Congo Attualità n. 294

INDICE

EDITORIALE : IL DIALOGO DI FRONTE ALLA SFIDA DELL’URGENZA DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

  1. LA RIPRESA DEL DIALOGO
    1. Le raccomandazioni della Comunità internazionale
    2. Gli avvertimenti provenienti dal Parlamento
    3. L’ordine di successione delle elezioni
    4. La questione del calendario elettorale
    5. Verso un accordo politico: quale?
  2. LA COMMISSIONE ELETTORALE “UFFICIALIZZA” IL RINVIO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

EDITORIALE : IL DIALOGO DI FRONTE ALLA SFIDA DELL’URGENZA DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

 

 

1. LA RIPRESA DEL DIALOGO

a. Le raccomandazioni della Comunità internazionale

Il 12 settembre, l’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione dei Grandi Laghi, Thomas Perriello, ha affermato che è necessario organizzare le elezioni il più rapidamente possibile. Dopo l’incontro con il Presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), egli ha detto che «occorre fare tutto ciò che è possibile per rispettare lo spirito della costituzione, in modo che le elezioni si svolgano nel più breve tempo possibile». In particolare, Thomas Perriello ha insistito sull’organizzazione delle elezioni presidenziali: «Abbiamo discusso dei problemi tecnici, per vedere come organizzare rapidamente le elezioni, in particolare quelle presidenziali. C’è un particolare interesse su questa questione».[1]

Il 12 settembre, attraverso Said Djinnit, inviato speciale delle Nazioni Unite per i Grandi Laghi, il gruppo di appoggio alla facilitazione ha ribadito la sua posizione: il dialogo dovrebbe svolgersi nell’ambito della Costituzione e della risoluzione 22-77 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, come era stato accettato dai partecipanti. Egli ha ricordato che «le migliori elezioni sono quelle che si svolgono entro i tempi previsti. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza ha previsto e privilegiato l’organizzazione delle elezioni entro i tempi stabiliti dalla Costituzione. Ma oggi, alla luce di quello che hanno detto la CENI e i vari esperti delle Nazioni Unite e dell’OIF, è chiaro che, purtroppo, le elezioni non potranno essere organizzate nei tempi previsti. È per questo che i partecipanti al dialogo stanno cercando delle possibili soluzioni che permettano lo svolgimento delle elezioni in tempi che si avvicinino il più possibile a quelli previsti dalle scadenze costituzionali. Questo dialogo è stato concepito nell’ambito del rispetto della Costituzione e della risoluzione 22-77 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ne consegue che i partecipanti devono lavorare in questo ambito che, peraltro, essi stessi hanno concordato».[2]

b. Gli avvertimenti provenienti dal Parlamento

Il 15 settembre, in occasione dell’apertura della sessione parlamentare di settembre, il presidente del Senato, Leon Kengo wa Dondo, e il suo collega dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, hanno fatto alcune precisazioni sul dialogo in corso, ricordando ai partecipanti che non hanno alcun potere d’apportare un qualsiasi cambio all’interno dell’ordine istituzionale e che le loro “risoluzioni” dovranno conformarsi ai requisiti della Costituzione. Nel suo discorso di apertura dei lavori del Senato, Léon Kengo ha affermato: «Il dialogo politico non è né un Parlamento, né un’Assemblea costituente, speriamo che agisca nell’ambito dei suoi limiti. È il desiderio del popolo, che ci tiene al rispetto della Costituzione e delle istituzioni che ne derivano». D’altra parte, Aubin Minaku ha ricordato che «prima, durante e dopo il dialogo, tutto deve essere fatto in conformità con la nostra Costituzione» e ha ribadito che «rispettare la legge fondamentale del paese significa rispettare tutto il Corpus costituzionale, da un capo all’altro, sia nella lettera che nello spirito. Rispettare la Costituzione significa rispettare le prerogative costituzionali di qualsiasi istituzione della Repubblica, tra cui il Governo, il Parlamento, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente, l’Alto Consiglio per gli audiovisivi e la comunicazione, ecc».[3]

c. L’ordine di successione delle elezioni

Il 12 settembre, in una intervista, Patrick Muyaya, deputato del Partito Lumumbista Unificato (PALU) e Presidente della Rete dei Giovani parlamentari, partecipante al dialogo come “personalità”, ha affermato: «Occorre fare una distinzione tra i problemi tecnici relativi all’organizzazione delle elezioni e i problemi politici collegati alla fine del mandato presidenziale di Joseph Kabila. Se oggi si vuole organizzare bene le elezioni, è impossibile farlo rispettando la scadenza costituzionale. L’attuale registro elettorale è criticato sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Dal punto di vista tecnico, quindi, non è più possibile organizzare le elezioni secondo i tempi prescritti dalla costituzione. Occorre pertanto trovare un accordo per risolvere i problemi politici. Ciò che è chiaro è che oggi non è più possibile rispettare la scadenza costituzionale. Ciò porta con sé delle conseguenze: si devono individuare le responsabilità. A questo proposito, la responsabilità ultima dell’organizzazione delle elezioni è del governo. Pertanto, esso deve spiegare al popolo per quale motivo non si sono organizzate le elezioni secondo i tempi previsti. Il governo può avere le sue ragioni. Inoltre, attraverso il dialogo, occorre trovare un accordo che permetta di comunicare al popolo delle indicazioni su quando si voterà, come si voterà e come si finanzierà le elezioni».[4]

Il 12 settembre, nel corso di una conferenza stampa, il portavoce della maggioranza, André Alain Atundu, ha affermato che andare nella direzione della risoluzione 22-77 e privilegiare le elezioni presidenziali sarebbe contrario alla logica istituzionale dello Stato. Egli ha sottolineato che la democrazia si costruisce dal basso verso l’alto. Secondo lui «l’intenzione reale è quella di normalizzare la democrazia nel nostro paese, organizzando le elezioni dal basso verso l’alto, perché l’implementazione della democrazia e dell’autorità dello Stato avviene più a livello locale che a livello dei vertici dello Stato. E, in generale, le decisioni delle alte autorità dello Stato, se non sono sostenute dalla base, rimangono spesso semplici annunci, senza alcuna conseguenza sulla realtà … Iniziare con le elezioni locali e provinciali sembra non solo più logico, ma anche più utile, al fine di consolidare l’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale. Sembra quindi superfluo che ci si combatta come cani e gatti per cominciare, a tutti i costi, con le presidenziali, quando esse dovrebbero essere, logicamente, il coronamento del processo elettorale».[5]

Il 12 settembre, il senatore Florentin Mokonda Bonza (dell’opposizione) ha affermato che è necessario organizzare dapprima le elezioni presidenziali abbinate alle elezioni legislative nazionali e provinciali. Le locali potranno essere organizzate in seguito. Egli ne spiega le ragioni: «Non si può cominciare con le elezioni locali, perché si deve ancora precisare la configurazione di varie circoscrizioni elettorali. Per le elezioni locali, il collegio elettorale è il raggruppamento. Ma i diversi ministri degli interni che si sono succeduti hanno creato dei raggruppamenti fittizi. Le nuove città e le nuove municipalità che sono state create spesso si estendono sullo spazio di diversi raggruppamenti. Queste difficoltà sono riscontrabili in tutte le province». Secondo il senatore Mokonda, si deve dapprima chiarire la configurazione dei raggruppamenti, che sono delle entità territoriali decentrate (ETD), che comprendono chiefdoms e settori, a loro volta suddivisi in raggruppamenti e villaggi.[6]

Il 13 settembre, il giorno dopo l’annuncio della sospensione della partecipazione dell’opposizione ai lavori del dialogo, il facilitatore Edem Kodjo ha invitato le parti implicate a non perdere tempo, a risolvere le loro divergenze e a trovare rapidamente un accordo: «faccio appello a tutti i partecipanti al dialogo, affinché la via del compromesso sia la strada che decidiamo di percorrere per viaggiare insieme. Il tempo non è più a nostro favore e non possiamo giocare con esso».

Il punto di disaccordo tra la maggioranza e l’opposizione riguarda l’ordine di successione delle future elezioni. La maggioranza vuole che le prossime elezioni inizino con le elezioni locali e terminino con le presidenziali. L’opposizione vuole dare la priorità alle presidenziali.

Il co-moderatore dell’opposizione al dialogo, Vital Kamerhe, ha ribadito la posizione della sua componente: «Tutte le elezioni sono costituzionali. Ma non siamo affatto d’accordo a cominciare con le elezioni locali per finire con le presidenziali». Vital Kamerhe ha affermato che l’organizzazione delle elezioni locali richiederà molto tempo. Egli ha spiegato che «l’attuale mappatura relativa al processo di decentralizzazione pone vari problemi: sovrapposizione di entità amministrative locali, conflitti tra di esse, conflitti etnici, complessità della logistica. Si rischia di cadere in un processo molto lungo e di non soddisfare le aspettative del popolo congolese». Egli ha aggiunto che l’opposizione non è contraria a che le elezioni presidenziali siano organizzate in concomitanza con altre. Vital Kamerhe ha ancora una volta spiegato le ragioni della sospensione temporanea dell’opposizione dai lavori del dialogo: «Ci troviamo in una situazione extra-costituzionale. La popolazione non ha mai protestato per la mancanza delle elezioni locali. Il problema principale è la mancata organizzazione delle presidenziali entro i tempi fissati dalla Costituzione. Pertanto, nell’ordine di successione delle elezioni, vogliamo prestare particolare attenzione alle elezioni presidenziali. Stiamo cercando un compromesso».

Da parte sua, il co-moderatore della maggioranza, Alexis Thambwe Mwamba, ha fatto sapere che la Maggioranza era pronta a riprendere i lavori del dialogo. Pertanto ha chiesto al facilitatore di riconvocare tutte le parti implicate al tavolo delle discussioni, per trovare un compromesso. Secondo lui, il dialogo richiede che ciascuna delle parti sia disposta a fare delle concessioni.[7]

Il 13 settembre, il delegato della Commissione Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), l’Abbé Donatien Nshole, ha dichiarato che «porre le elezioni presidenziali in secondo piano, equivarrebbe a violare seriamente un articolo “bloccato” della costituzione». Il Vice Segretario Generale della CENCO ha ricordato che i vescovi cattolici avevano già avvertito l’opinione pubblica circa il pericolo che incombeva sui lavori del dialogo, in merito al cronogramma delle elezioni. Secondo lui, non si possono organizzare le elezioni presidenziali dopo le locali perché, per quanto riguarda le elezioni presidenziali, c’è un articolo della costituzione che fissa in modo chiaro (blocca) il periodo in cui esse devono essere organizzate. Infatti, l’articolo 73 della Costituzione stipula che «le elezioni del Presidente della Repubblica sono convocate dalla Commissione elettorale nazionale indipendente 90 giorni prima della fine del mandato del presidente in esercizio». Il Vice Segretario Generale della CENCO ha dichiarato di non essersi sorpreso della decisione dei delegati dell’opposizione, che hanno sospeso la loro partecipazione a questi negoziati politici, per esigere l’organizzazione delle elezioni presidenziali prima di ogni altra elezione. «Non è che una coincidenza che l’opposizione abbia assunto la stessa posizione [della CENCO]. Cioè, secondo la CENCO, tutte le elezioni sono volute dalla costituzione e devono essere organizzate. Tuttavia, la priorità deve essere data alle elezioni presidenziali», ha concluso l’Abbé Donatien Nshole.[8]

Il 13 settembre, il co-moderatore della maggioranza presidenziale, Alexis Thambwe Mwamba, ha dichiarato alla stampa che il suo campo politico è pronto a fare delle concessioni circa la priorità da dare all’organizzazione delle elezioni presidenziali. Il ministro della giustizia ha sottolineato che tutte le parti partecipanti al dialogo sono d’accordo su una rielaborazione completa del registro elettorale, come proposta dalla CENI (Commissione Elettorale Indipendente Nazionale), cioè con una durata di 16 mesi e 1 giorno.[9]

Il 14 settembre, il deputato nazionale della maggioranza presidenziale, Henry Thomas Lokondo, ha affermato che le elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali dovrebbero essere organizzate prima di tutte le altre. Facendo riferimento alla risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, egli ha affermato: «Con la risoluzione 2277, il Consiglio di Sicurezza ha deciso che l’ordine di successione delle elezioni deve iniziare con quelle presidenziali e legislative nazionali. Il Consiglio ha preso questa risoluzione secondo la nostra Costituzione e la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo». Secondo Thomas Lokondo, i partecipanti al dialogo dovrebbero attenersi alla risoluzione 2277, che è un “testo vincolante”: «Non ci si può soffermare su cose che sono trasparenti come l’acqua. Quello che dobbiamo tenere a mente è che una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è un testo giuridicamente vincolante, a differenza di una raccomandazione emanata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite». Henri Thomas Lokondo ha ricordato che il valore vincolante delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza è stato confermato, nel diritto internazionale, dall’articolo 25 della Carta delle Nazioni Unite. Questo testo afferma che: «i membri dell’Organizzazione hanno deciso, di comune accordo, di accettare e di applicare le decisioni del Consiglio di Sicurezza, conformemente alla presente Carta».[10]

Il 14 settembre, la maggioranza e l’opposizione che partecipa al dialogo si sono messe d’accordo sull’ordine di successione delle elezioni. Le due parti hanno convenuto che le presidenziali, le legislative nazionali e le legislative provinciali si svolgano nello stesso giorno. Queste tre elezioni saranno organizzate in concomitanza con le locali se le risorse finanziarie e tecniche lo consentano.

In caso contrario, le locali saranno organizzate in seguito, quando sarà possibile.

La maggioranza e l’opposizione si sono incontrate al Grand Hotel Kinshasa insieme al Facilitatore del dialogo, Edem Kodjo. Per la maggioranza erano presenti Thambwe Mwamba, Aubin Minaku, Ramazani Shadari e Leonard She Okitundu. Per l’opposizione hanno partecipato Vital Kamerhe, Jean-Lucien Bussa, Samy Badibanga e José Makila.

Soddisfatto per l’accordo raggiunto, il facilitatore Edem Kodjo ha annunciato la ripresa dei lavori del dialogo il pomeriggio del 15 settembre.[11]

Il Ministro della giustizia e co-moderatore del dialogo per la maggioranza, Alexis Thambwe, ha affermato che le varie parti si sono dette d’accordo sulla necessità di una rielaborazione totale del registro elettorale. Il co-moderatore del dialogo per l’opposizione, Vital Kamerhe, ha aggiunto che la Commissione elettorale nazionale indipendente farà una proposta di calendario elettorale, ma che esso dovrà essere discusso in vista di un consenso.

A proposito del dopo il 19 dicembre 2016, data della fine del secondo e ultimo mandato costituzionale del Presidente in carica, il Ministro Thambwe ha dichiarato che «la maggioranza è per il rigoroso rispetto della costituzione. Joseph Kabila rimarrà al potere e ci sarà un nuovo governo formato da membri della maggioranza e dell’opposizione». Vital Kamerhe ha confermato che ci sarà un nuovo governo, ma non si è pronunciato sulla sorte del presidente Kabila.[12]

Vital Kamerhe si è detto soddisfatto d’aver trovato un compromesso con la Maggioranza Presidenziale sulla priorità da dare all’organizzazione delle elezioni presidenziali: «Questo accordo rende possibile un calendario elettorale che indichi chiaramente la data dello svolgimento delle elezioni presidenziali abbinate a quelle legislative nazionali e provinciali e la data esatta del passaggio del potere tra l’ex presidente, che non sarà candidato alla sua successione, e il nuovo presidente che sarà eletto».[13]

Thambwe Mwamba ha dichiarato che il governo si impegna a finanziare il processo elettorale.

Secondo Alexis Thambwe Mwamba, per finanziare il ciclo elettorale, la RDC non può contare sul contributo dei partner internazionali, perché «promettono molto, ma spesso non mantengono le loro promesse». Egli ha quindi precisato che «la RDC finanzierà l’intero processo elettorale da sola» e che «il governo provvederà a procurare tutti i mezzi necessari». Tutto, ciò purtroppo, a scapito del sociale. «Si tratta di una sfida per il nostro paese. Siamo adulti e non vogliamo ricatti. Rivedremo tutte le priorità nazionali. Bloccheremo la costruzione di strade e di ferrovie. Ridurremo il numero di nuove scuole e di nuovi ospedali. Tutto ciò per potere finanziare le elezioni. È una sfida che ci siamo posti e che il Presidente della Repubblica ha fissato per il suo governo».[14]

d. La questione del calendario elettorale

Il 16 settembre, i lavori nelle commissioni sono stati più lunghi del previsto, il che non ha permesso di chiudere il dibattito. Solo due commissioni, quella sulla “sicurezza” e l’altra sulle “misure di fiducia e di equità“, hanno concluso i lavori, ciò che ha permesso di approvare, in seduta plenaria, le loro raccomandazioni. La terza commissione, quella sulle “elezioni“, doveva ancora discutere sulla questione del calendario elettorale. Ma le discussioni continuano. La Commissione elettorale e la maggioranza hanno parlato di “difficoltà tecniche” e la delegazione dell’opposizione di “scadenze politiche“. Per quanto riguarda il futuro dell’attuale presidente della Repubblica, se l’opposizione presente al dialogo potrebbe accettare il mantenimento al potere di Joseph Kabila, anche oltre la fine del suo secondo e ultimo mandato costituzionale, essa chiede però delle garanzie sul suo ritiro alla fine del suo mandato e sull’applicazione dell’accordo. Ristrutturazione della Commissione elettorale e Governo di unità nazionale sembrano due punti ormai certi. Ma per il resto, la maggioranza si oppone ancora all’attribuzione del posto di primo ministro all’opposizione e alla creazione di un comitato internazionale di controllo sui lavori della Commissione elettorale, adducendo come motivi il rispetto della Costituzione e della sovranità nazionale.[15]

Il 16 settembre, in una dichiarazione pubblicata in tarda serata, il facilitatore del dialogo Edem Kodjo ha annunciato che la plenaria del giorno seguente prenderebbe in considerazione la questione dell’accordo politico che dovrà sancire la fine del dialogo. [16]

Il 17 settembre, la Commissione “Elezioni” ha terminato i lavori. I suoi membri si sono trovati d’accordo sui punti principali, che sono la riformulazione completa delle liste elettorali in 16 mesi + 1 giorno e l’inizio del ciclo elettorale con le elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali.

Essi non hanno però deciso alcuna cosa sulla spinosa questione del calendario elettorale. Poco prima della pausa, il presidente della Commissione elettorale ha detto ai delegati che, per le prossime elezioni, avrebbe dato solo “delle indicazioni”, ma nessuna data precisa. All’uscita, il capo della delegazione dell’opposizione presente al dialogo, Vital Kamerhe, ha dichiarato che «senza data, nessuna firma dell’accordo».

Secondo la CENI, l’elaborazione del calendario elettorale rimane una prerogativa dell’assemblea plenaria della Commissione elettorale. In ogni caso, anche se si adottassero le risoluzioni della commissione “Elezioni”, la Ceni manterrebbe ugualmente tutte le sue prerogative ma, secondo un delegato dell’opposizione, «non si può concederle un assegno in bianco». Il giorno prima, la Commissione elettorale aveva già parlato con alcuni delegati della maggioranza, dell’opposizione e della società civile su un possibile schema di calendario elettorale, ma con una data (fine 2018) già contestata dalla delegazione dell’opposizione e da diversi delegati della società civile, tra cui la CENCO, la conferenza episcopale. Secondo uno dei partecipanti, «il popolo non accetterà mai le elezioni presidenziali nel 2018».[17]

La questione della determinazione di una data precisa per l’organizzazione delle elezioni presidenziali divide la maggioranza presidenziale e l’opposizione presente al dialogo.

La maggioranza presidenziale sostiene che spetta alla Commissione elettorale fissare il calendario elettorale, mentre l’opposizione ritiene che il dialogo sarà inutile se il popolo congolese non potrà essere informato sulla data precisa in cui si svolgeranno le elezioni presidenziali.

La maggioranza presidenziale sostiene che la pubblicazione del calendario elettorale è di competenza esclusiva della Commissione elettorale, mentre l’opposizione e la CENCO insistono sul fatto che la data delle elezioni deve essere chiaramente indicata anche nel testo dell’accordo politico.

Il 19 settembre, la Commissione elettorale (Ceni) si esprimerà su tale materia davanti alla sessione plenaria del dialogo. Secondo Leonard She Okitundu, delegato della maggioranza presidenziale, «il calendario elettorale non può essere fissato finché non sia completato il processo di revisione delle liste elettorali. Senza registro elettorale, non è possibile fissare il calendario elettorale. Non si può fissare la data delle elezioni, finché non si sia terminato il processo di revisione delle liste elettorali».[18]

In un’intervista, il presidente della Ceni, Corneille Nangaa, ha confermato che «la pubblicazione del calendario elettorale è regolata dall’articolo 9.5 della legge sull’organizzazione e il funzionamento della Ceni. Solo la Commissione elettorale ha la competenza di pubblicare il calendario elettorale. Ciò che la CENI si aspetta dal dialogo è una serie di indicazioni e di orientamenti che le permetteranno di elaborare e di pubblicare il calendario elettorale. A livello del dialogo, le discussioni stanno avanzando e sta già apparendo una certa tendenza secondo la quale la Commissione elettorale potrebbe organizzare tre o quattro elezioni contemporaneamente. Una volta confermata tale opzione, allora la Commissione elettorale (Ceni) potrà, nelle ore o nei giorni successivi, pubblicare il calendario elettorale. Tuttavia, a livello del dialogo, la Ceni comunicherà, alle parti implicate, le condizioni legali e operative che permettono di determinare il numero dei giorni necessari prima di arrivare al voto».[19]

e. Verso un accordo politico: quale?

Il 13 settembre, il co-moderatore della maggioranza presidenziale, Alexis Thambwe Mwamba, ha menzionato la possibilità di organizzare un periodo di transizione per la gestione del Paese fino all’organizzazione delle elezioni. Il grande interrogativo è quello di sapere come funzioneranno le istituzioni della Repubblica. Tutte le parti sembrano concordare sul fatto che l’attuale Capo dello Stato resti in carica oltre il suo secondo e ultimo mandato, per guidare questo periodo di transizione. Diverso è il caso del posto di primo ministro, ambito sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Secondo diverse fonti, l’opposizione rivendica per sé tale posto. Motivazione: l’attuale governo non è riuscito a trovare i mezzi necessari per l’organizzazione delle elezioni. In un Governo di transizione, l’attuale co-moderatore dell’opposizione, Vital Kamerhe, potrebbe essere il nuovo Primo Ministro. Per i “falchi” del partito presidenziale, il posto di primo ministro spetterebbe a loro, secondo lo spirito della Costituzione secondo la quale il Primo ministro dovrebbe provenire dalle file della maggioranza parlamentare. Alexis Tambwe Mwamba potrebbe dunque essere il primo ministro della maggioranza durante il periodo di transizione.

Secondo le stesse fonti, la corsa per il posto di primo ministro sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso quando l’opposizione ha sospeso la sua partecipazione ai lavori delle commissioni. Il vero obiettivo dei negoziati intrapresi sarebbe stato quello di trovare una sorta di compromesso per accontentare tutte le parti.[20]

Il progetto dell’accordo politico che dovrà sancire la fine del dialogo è ancora in fase di preparazione, anche se se ne conosce già lo schema. È quasi certo che un governo di unità nazionale sarà presieduto da un membro dell’opposizione e che, soprattutto, Joseph Kabila resterà in carica fino all’insediamento del nuovo presidente che sarà eletto. I delegati dell’opposizione hanno insistito sul fatto che, nel testo dell’accordo, si menzioni l’impossibilità di organizzare, durante il periodo di transizione, un eventuale referendum sulla revisione della costituzione o dei suoi articoli vincolati. Essi hanno inoltre sottolineato che, nel documento finale, è importante affermare in modo chiaro che l’attuale presidente non sarà candidato alle prossime elezioni presidenziali. Inoltre, una delle grandi linee di questo accordo sarebbe la trasformazione del gruppo internazionale di appoggio alla facilitazione in un organo di accompagnamento per l’applicazione dell’accordo politico stesso. Per quanto riguarda il calendario elettorale e la ristrutturazione della Commissione elettorale, le trattative sono ancora in corso.[21]

2. LA COMMISSIONE ELETTORALE “UFFICIALIZZA” IL RINVIO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

Il 17 settembre, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) si è rivolta alla Corte costituzionale per chiedere un rinvio della convocazione delle elezioni presidenziali. Nessuna precisazione al riguardo della durata di questo rinvio.

L’articolo 73 della Costituzione stabilisce che le elezioni del Presidente della Repubblica siano convocate 90 giorni prima della scadenza del mandato del presidente. L’attuale mandato del presidente Kabila arriverà a scadenza il 19 dicembre 2016.

Secondo il presidente della Ceni, Corneille Nangaa, «il calendario elettorale globale pubblicato in febbraio 2015 prevede la convocazione delle elezioni presidenziali il 20 settembre 2016, ma l’operazione di revisione del registro elettorale per costituire l’elettorato è appena iniziata. Essendo questo lavoro ancora in corso, la plenaria della Commissione elettorale si è vista nell’impossibilità di procedere e, quindi, ha deciso di rivolgersi alla Corte Suprema».

La commissione elettorale ha stimato che prima della revisione completa del registro elettorale, non può convocare l’elettorato e, quindi, nemmeno le elezioni. Tuttavia, gli esperti elettorali della CENCO, la Conferenza Episcopale, teme che, con questo gesto precipitato, la CENI sia già «uscita dal suo ruolo costituzionale». Secondo l’esperto e vari costituzionalisti, essa avrebbe dovuto dapprima convocare l’elettorato e poi chiedere il rinvio. Ovviamente starà alla Corte Costituzionale decidere e dire se tale richiesta di rinvio è regolare o meno.

Nel frattempo, è proprio per esigere la convocazione delle elezioni che il Raggruppamento dell’opposizione, movimenti cittadini e organizzazioni della società civile hanno organizzato delle manifestazioni per il 19 settembre.

Nel calendario elettorale pubblicato in febbraio 2015, la CENI aveva previsto di organizzare le elezioni presidenziali il 27 novembre 2016. Ma in marzo 2016, Corneille Nangaa aveva fatto sapere che “difficoltà tecniche” non avrebbero permesso d’organizzare tali elezioni entro la data fissata. Egli aveva quindi annunciato che la CENI avrebbe inoltrato una richiesta alla Corte Costituzionale per ottenere “un breve rinvio“.[22]

[1] Cf Radio Okapi, 14.09.’16

[2] Cf RFI,13.09.’16

[3] Cf Le Phare – Kinshasa, 16.09.’16

[4] Cf Stany Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 12.09.’16

[5] Cf RFI,13.09.’16

[6] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 14.09.’16

[7] Cf Radio Okapi, 13.09.’16

[8] Cf Radio Okapi, 14.09.’16

[9] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 14.09.’16

[10] Cf Radio Okapi, 14.09.’16

[11] Cf Radio Okapi, 14.09.’16

[12] Cf RFI, 14.09.’16

[13] Cf Actualité.cd, 14.09.’16

[14] Cf Actualité.cd, 14.09.’16; Radio Okapi, 15.09.’16

[15] Cf RFI, 16.09.’16

[16] Cf Patient Ligodi – Actualité.cd, 16-09.’16

[17] Cf RFI, 17.09.’16

[18] Cf Actualité.cd, 17.09.’16

[19] Cf Actualité.cd, 17.09.’16

[20] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 14.09.’16

[21] Cf Patient Ligodi – Actualité.cd, 16-09.’16

[22] Cf Radio Okapi, 17.09.’16; RFI, 17.09.’16