Congo Attualità n. 276

INDICE

EDITORIALE: TENSIONE TRA HUTU E NANDE DEL NORD KIVU

  1. IL CONFLITTO HUTU – NANDE
    1. Il contesto
    2. Un piano di soluzione proposto dal governatorato
    3. Le prese di posizione dei rappresentanti delle due comunità
    4. Nonostante tutte le dichiarazioni, la tensione continua
    5. Chi sono questi Hutu in conflitto con i Nande?
  2. LE FDLR SOSPETTATE DI NUMEROSI SEQUESTRI
  3. L’ESERCITO RUANDESE IN CONGO PER PERSEGUIRE LE FDLR

EDITORIALE: TENSIONE TRA HUTU E NANDE DEL NORD KIVU

 

1. IL CONFLITTO HUTU – NANDE

a. Il contesto

Nel sud Lubero, (Nord Kivu), da qualche tempo le comunità hutu e nande si guardano come cani e gatti. Gli Hutu sono accusati di connivenza con le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) che vogliono, a tutti i costi, stabilirsi nella zona e controllarne lo spazio, per accaparrarsi le terre dei Nande che, per proteggersi, a loro volta hanno creato una propria milizia, il gruppo armato “Mai-Mai Yira”.[1]

Nickson Kambale, avvocato residente a Kinshasa e associato al Gruppo di Studi sul Congo, in un articolo intitolato “Miriki: i pericoli della guerra per procura”, afferma che, dopo la caduta del regime di Habyarimana (1994), le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) si sono ritirate nelle foreste di Walikale (Nord Kivu) e sono riuscite a sopravvivere alle operazioni militari, ai vari programmi di disarmo, rimpatrio e reintegrazione sociale, facendo alleanze con diverse milizie locali attive nella regione, in particolare con il gruppo UCPC di Kakule Sikuli Lafontaine e i Nyatura. Tali alleanze hanno permesso loro di esercitare un’autorità di fatto sulle zone occupate, in cui praticano l’agricoltura, il commercio e lo sfruttamento delle risorse minerarie, a scapito della popolazione locale.

Di fronte all’incapacità delle forze di sicurezza congolesi e delle forze della missione delle Nazioni Unite (Monusco), le autorità tradizionali hanno deciso di ricorrere ai giovani della zona per riuscire a sbarazzarsi di ospiti il cui comportamento era giunto al limite del tollerabile. È così che, nell’ultimo trimestre 2015, i miliziani delle FDLR hanno dovuto scontrarsi con una milizia composta da giovani ben determinati e decisi, denominata Mai Mai Kyaghanda Yira, diventata in seguito Unione dei Patrioti per la Difesa degli Innocenti (UPDI). Secondo diverse fonti, all’inizio questa milizia ha ricevuto un notevole sostegno da parte delle Forze Armate della RDC. Dopo essere stati cacciati da molte delle loro roccaforti, i miliziani delle FDLR non hanno tardato a reagire. Se la sono presa con le popolazioni civili e con i capi tradizionali, per il loro ruolo, presunto o effettivo, nell’organizzazione del movimento Mai-Mai Kyaghanda Yira. È ciò che è successo a Miriki, dove le FDLR hanno ucciso la moglie e due figli del capo villaggio.[2]

A partire dal 2010, la popolazione hutu è rientrata, spesso in maniera pesante, nel sud del territorio di Lubero, dove aveva vissuto prima delle cosiddette guerre di liberazione (1996 – 2003). Questo ritorno è stato accettato dalle autorità provinciali, ma non è stato regolamentato e solo gli organismi umanitari si sono mobilitati per portare un minimo d’aiuto a questi ritornati. Una conseguenza della mancanza di inquadramento ha dato origine ad una diffidenza tra gli Hutu e i Nande che li hanno accusati di essere ritornati portando con sé delle armi e di aver fatto alleanza con le FDLR. Conseguentemente, la mancanza di fiducia tra le due popolazioni non ha fatto che aumentare.

Da oltre 5 anni, la popolazione Nande denuncia l’occupazione anarchica delle loro terre da parte degli Hutu e la complicità di questi ultimi con le attività delle FDLR: massacri di civili, sequestri di persone, omicidi di leader locali e di capi tradizionali, saccheggi dei raccolti e incendi di villaggi, secondo una strategia di occupazione delle terre senza alcun rispetto del diritto tradizionale locale. Occorre aggiungere anche un gran numero di sfollati, che abbandonano i loro villaggi per paura di rappresaglie da parte delle varie milizie tra loro in conflitto. Il conflitto ha assunto aspetti molto preoccupanti. Se non si interverrà immediatamente, il rischio di genocidio sarà sicuramente inevitabile. È quindi necessario che si apra un’inchiesta internazionale per identificare i leader politici che tirano le file dietro le quinte. Inoltre, la popolazione locale attende una posizione chiara da parte dell’autorità nazionale sulla questione del rimpatrio, in Ruanda, dei membri delle FDLR, responsabili di numerose violazioni dei diritti umani nei confronti delle popolazioni locali.[3]

b. Un piano di soluzione proposto dal governatorato

Il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, ha accusato i ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) di essere alla base delle violenze verificatesi tra le comunità hutu e Nande, nel sud Lubero.

«Sono i ribelli hutu ruandesi delle FDLR che sono il problema centrale. Essi sono all’origine delle manipolazioni registrate nella regione. Si sono stabiliti in zone dove hanno creato una nuova amministrazione e perfino voluto cambiare l’autorità tradizionale del posto», ha affermato Julien Paluku. A Lubero, l’autorità tradizionale è nelle mani dei Nande. Secondo le parole del Governatore Paluku, i responsabili delle FDLR vogliono collocare dei capi a loro sottomessi.

«In collaborazione con l’esercito, abbiamo deciso di rilanciare rapidamente le operazioni contro le FDLR e le milizie Mai-Mai, poiché le popolazioni di entrambe le parti tendono a cercare protezione le une presso le FDLR e le altre presso i Mai-Mai», ha dichiarato Julien Paluku, aggiungendo che «dovremmo completare questo lavoro con un’inchiesta condotta da giudici militari, affinché quelli che tirano le file dietro le quinte e che si trovano anche al di fuori della nostra provincia, siano identificati e arrestati, affinché cessino di strumentalizzare le popolazioni che sono comunque disposte a vivere in pace tra loro».[4]

Per far fronte a questa situazione, che potrebbe degenerare in un conflitto etnico tra Hutu e Nande, il governo provinciale del Nord Kivu ha proposto un piano di soluzione per la crisi sorta al sud del territorio di Lubero. Sei i punti essenziali. Si tratta di:

– Rafforzare la presenza militare per neutralizzare sia le FDLR che le varie milizie Mai-Mai, cui ogni comunità tende rivolgersi per ottenere protezione;

– Spostare in altra zona il campo degli sfollati di Miriki e portare urgentemente assistenza alle 900 famiglie (circa 4.500 persone) che vi si trovano, tenendo conto anche degli sfollati che vivono in famiglie ospitanti. Tale assistenza limiterà gli scontri tra le comunità Nande e Hutu. Spesso infatti, gli sfollati hutu entrano nei campi coltivati dai Nande in cerca di qualcosa da mangiare; – Dispiegare la Polizia Nazionale Congolese (PNC) per mantenere l’ordine nelle zone liberate dalle FARDC;

– Organizzare un dialogo sociale, con la presenza delle autorità dei sei territori della provincia e di quelle che sono a Kinshasa, con l’obiettivo di ripristinare la fiducia tra le comunità;

– Chiudere il campo di transit di Kanyabayonga, in cui vivono i membri delle FDLR che si sono arresi. Occorre rimpatriarli in Ruanda, con la forza se necessario, o trasferirli altrove;

– Chiudere gradualmente i campi per gli sfollati, a cominciare da quelli ubicati in aree relativamente sicure. Questo piano richiede la partecipazione di diversi attori, tra cui: il governo centrale, l’Assemblea Provinciale del Nord Kivu, il governo provinciale del Nord Kivu, la PNC, le FARDC, le autorità locali, i leader politici e la società civile.[5]

c. Le prese di posizione dei rappresentanti delle due comunità

Il 18 febbraio, il gruppo dei deputati nazionali del Grande Nord si sono rivolti al Segretario Generale delle Nazioni Unite per informarlo sul “genocidio in atto contro la comunità Nande, nell’est della Repubblica Democratica del Congo”. Secondo i deputati nazionali eletti nei territori di Beni e di Lubero,

«La natura generalizzata e selettiva dei massacri perpetrati contro la comunità etnica Nande corrisponde alla definizione di genocidio.

L’attuale situazione esplosiva del territorio del Sud Lubero trae la sua origine nella volontà chiaramente espressa dei migranti appartenenti alla comunità hutu di occupare delle terre con la forza, la violenza e il terrore. In effetti, i massacri che hanno raggiunto il culmine nel mese di gennaio 2016, con gli eventi del Miriki, sono stati preceduti dall’incendio di centinaia di case di contadine, per obbligarli ad abbandonare le loro terre.

Peraltro, i massacri del sud Lubero non sono che la continuazione di quelli commessi nel vicino territorio di Beni a partire dal 2014 e ufficialmente attribuiti ai ribelli ugandesi delle ADF. Si è, inoltre, osservata una somiglianza tra l’attuale modo di procedere (uso di machete, asce e altri tipi d’armi bianche) con quello utilizzato durante il genocidio ruandese, i cui autori sono per lo più ancora presenti sul territorio congolese sotto il nome di FDLR. Tale similitudine ci permette di affermare che il genocidio dei Nande è già in corso, con la complicità di alcuni Hutu congolesi. Siamo convinti che il vasto movimento di migrazione della popolazione hutu dai territori di Masisi e di Rutshuru verso l’Ituri, via Beni e Lubero, non sia affatto casuale, ma parte di una vera e propria strategia di occupazione del territorio, mediante il ricorso a massacri di crudeltà senza precedenti, il cui scopo è quello di provocare il panico tra le popolazioni locali e il conseguente abbandono dei loro campi e villaggi.

Data questa situazione e per porre fine al genocidio di cui è vittima la comunità Nande, chiediamo: 1. Il Segretario Generale dell’Onu s’implichi personalmente, affinché la MONUSCO svolga realmente la sua missione, che è quella di proteggere la popolazione,

  1. Che la Brigata d’intervento delle Nazioni Unite svolga efficacemente il proprio ruolo, secondo la risoluzione 32098 del 29/03/2013.
  2. Che si apra un’inchiesta internazionale, per scoprire la verità sul genocidio dei Nande e che la Corte penale internazionale apra un suo dossier, affinché questi crimini non restino impuniti».[6]

Il Club Nyiragongo, associazione dei giovani lider hutu congolesi, ha reagito alla dichiarazione dei deputati nazionali del Caucus del Grande Nord, scrivendo una lettera aperta al presidente Joseph Kabila, pubblicata il 1° marzo, per attirare l’attenzione sui massacri di popolazioni hutu congolesi compiuti nei territori di Beni, Butembo e Lubero da individui e gruppi armati nande congolesi. Secondo il Club Nyiragongo, «alcuni leader di partiti politici e varie autorità della comunità dei Banande congolesi, o meglio del gruppo etnico Nande congolese, hanno scelto la xenofobia, l’esclusione e il terrore, instaurando il saccheggio delle risorse, lo stupro delle donne e i massacri sistematici dei membri della comunità hutu che vive nella zona settentrionale della provincia (Beni, Butembo e Lubero). Peggio ancora, incitano la popolazione, che essi rappresentano, al massacro dei loro vicini hutu, rendendo così i massacri degli hutu un genocidio ben pianificato e supervisionato essenzialmente da deputati e senatori Nande congolesi».

Dopo aver ricordato la cronologia di alcuni massacri, di cui gli Hutu sono stati vittime, il Club Nyiragongo ha citato:

«- Le parole del deputato nazionale Vénant Tshipasa, pronunciate in un incontro pubblico a Kanyabayonga il 3 febbraio 2016, incitando all’odio tribale contro gli Hutu: “La guerra contro gli Hutu è cominciata. Occorre affinare le lance e i machete … abbiamo un nemico comune, il Munyarwanda”. – Le parole del governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, pronunciate il 9 aprile 2015 a Radio Okapi, in una puntata del programma dialogo tra Congolesi: “le FDLR comprendono tre gruppi: le FDLR / FOKA che si oppongono al regime di Kigali e che militano per il recupero del potere con la forza; le FDLR / RUD, create da forze oscure esterne alla RDC per cercare di tenere sotto controllo le FDLR / FOKA e, purtroppo, le “FDLR CONGOLESI”, dei cittadini del Nord Kivu, di Masisi e di Rutshuru (cioè hutu congolesi) che si sono alleati con le FDLR per secondi fini”.

– Le parole di Télesphore Karonde, Presidente della Comunità Nande (KYAHANDA), pronunciate il 15 Febbraio 2016 a Radio Kivu Uno di Goma, incitando a cacciare tutti gli Hutu dai territori detti Nande (Beni, Butembo, Lubero).

– La campagna di assimilazione degli Hutu congolesi a degli stranieri che devono tornare “a casa loro, in Ruanda”, dimenticando che le frontiere africane ereditate dalla Conferenza di Berlino del 1884/1885 (a volte le frontiere sono state fissate con squadra e compasso) hanno creato delle popolazioni transfrontaliere in tutta l’Africa. I Nande sono essi stessi una popolazione transfrontaliera, di cui una parte si trova nella RDCongo e l’altra in Uganda. Dovrebbero per questo anch’essi tornare in Uganda?».

A proposito della lettera indirizzata a Ban Ki Moon da un gruppo di deputati Ñande, il Club Nyiragongo osserva che «gli Hutu, intenzionalmente qualificati come “migranti” per ostracizzarli, sono cittadini congolesi a pieno titolo, a cui la Costituzione, nel suo articolo 30, riconosce il diritto alla libertà di movimento, di fissare la loro residenza in qualsiasi luogo della Repubblica, di partire e di ritornare (…).

Gli Hutu non sono membri delle ADF, come dichiarato da questi deputati Nande. Per prova, né l’esercito, né la MONUSCO non sono mai arrivati a una tale conclusione e nessun fatto ha dimostrato un collegamento tra le ADF e la popolazione hutu congolese negli eventi del “Grande Nord”, un termine che, peraltro, è stato coniato dai politici di Beni, Butembo e Lubero, per tentare di isolare le loro zone e purificarle dalla presenza di altri gruppi etnici, soprattutto Hutu. È questo macabro piano (divide et impera) che i Nande stanno attuando. In realtà, la Provincia del Nord Kivu è stata divisa in due parti: la parte settentrionale, denominata “Grande Nord”, esclusivamente Nande e dove altri gruppi etnici non possono vivervi, né esercitarvi una determinata attività; e la parte meridionale che alcuni chiamano “profondo sud”.

Inoltre, il presunto legame tra le FDLR e gli Hutu congolesi e le similitudini tra i due gruppi non sono che il risultato della fantasia di alcuni deputati Nande. In effetti, sono le milizie Mai-Mai che, nelle loro false strategie, hanno più volte concluso delle alleanze di convenienza con le FDLR e altri gruppi armati stranieri presenti nel Kivu e che cambiano alleanze secondo i propri interessi e non quelli delle varie popolazioni della provincia».

Infine, il Club Nyiragongo raccomanda che:

«1. Il Presidente s’implichi personalmente nella revoca dell’immunità parlamentare degli onorevoli deputati Vénant Tshipasa e Bonane Lusenge, affinché rispondano dei loro atti davanti alla giustizia;

  1. Il presidente s’implichi personalmente, affinché l’esercito e gli altri servizi di sicurezza compiano realmente la loro missione di protezione della popolazione;
  2. La brigata speciale d’intervento della MONUSCO svolga efficacemente il proprio ruolo, in conformità con la risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza del 23 marzo 2013;
  3. Si apra un’inchiesta internazionale per conoscere la verità sul genocidio degli Hutu, e che la Corte penale internazionale apra un suo dossier, affinché questi crimini non rimangano impuniti; 5. Tutti i gruppi armati implicati in crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio siano disarmati, per consentire alle autorità giudiziarie, sia a livello nazionale che internazionale, di avviare un procedimento legale contro i responsabili di tali crimini».[7]

Il 2 marzo, il primo vicepresidente del comitato di gestione del Kyaghanda-Kinshasa, Paluku Kandu, ha affermato in una dichiarazione che la comunità Nande di Kinshasa ha letto, non senza rammarico, la lettera del Club Nyiragongo.

Egli ha dichiarato che «la comunità hutu ha utilizzato il Club Nyiragongo come avvocato, per cercare di coprire i crimini contro l’umanità commessi dalle FDLR e alleati nei confronti delle popolazioni civili Nande della provincia del Nord Kivu. L’opinione nazionale e internazionale deve sapere che questa strumentalizzazione del Club Nyiragongo da parte della comunità hutu rivela la sua complicità con le atrocità commesse dalle FDLR e loro alleati contro le popolazioni innocenti di altre comunità della provincia di Nord Kivu.

In effetti, sulla base dell’affinità etnica e linguistica con gli Hutu congolesi, le FDLR / Interahamwe continuano, senza alcuna difficoltà, a reclutare molti giovani hutu che poi addestrano all’uso delle armi e che preparano ad uccidere con asce e machete e ciò senza essere denunciati dai politici e notabili Hutu di Kinshasa. Il silenzio di questi ultimi è sufficientemente rivelativo e dimostra che il famoso “Club Nyiragongo” dei giovani hutu non è che un albero che nasconde la foresta. A Beni, oltre 1.000 persone sono state uccise a colpi di machete e asce. Secondo un rapporto parlamentare, alcuni sopravvissuti dei massacri hanno confermato che gli assassini parlavano Kinyarwanda e che hanno fatto ricorso agli stessi metodi delle FDLR consistenti, tra l’altro, nell’incendiare delle case dei Nande, come ad esempio a Kanyabayonga, Kasiki; Nyanzale, ecc. La comunità Nande vorrebbe far sapere che, in occasione della visita della delegazione del governo a Miriki e a Bulehusa, circa due settimane fa, la popolazione stessa ha segnalato che un membro del governo ha distribuito armi ai giovani hutu. Ci auguriamo che questo dettaglio figuri nel rapporto di missione che sarà presentato al governo.

La comunità Nande non ha mai negato la nazionalità degli Hutu congolesi, ma ricorda che i lider di questa comunità devono cessare di fare il gioco delle FDLR, come ammesso dall’onorevole François Nzekuye quando, nel corso di un’emissione di “Dialogue entre Congolais” di Radio Okapi, ha ufficialmente affermato che gli Hutu, per ottenere protezione in territorio di Lubero, fanno ricorso alle FDLR / Interahamwe. La comunità Nande li invita a prendere chiaramente le distanze dagli Hutu ruandesi, FDLR o altri cercatori di terre, altrimenti rischiano di essere confusi con i genocidari, in quanto la stessa procedura (decapitare senza pietà, uccidere a colpi di machete e di scuri, sventramento di donne in gravidanza, ecc.) con cui si sono sterminati i Tutsi in Ruanda è ora usata contro i Nande nel Nord Kivu».[8]

Il 10 marzo, in una loro dichiarazione, i deputati nazionali Hutu dei territori di Rutshuru, Goma e Masisi (Nord Kivu), hanno deplorato:

«1. L’aumento dell’insicurezza nella Provincia del Nord Kivu.

  1. L’assimilazione intenzionale degli Hutu congolesi alle FDLR da parte di alcuni esponenti politici Nande, con l’obiettivo di creare la confusione circa l’identità degli Hutu.
  2. Il favoreggiamento di un clima di xenofobia e di terrore, particolarmente nel territorio di Lubero, dove, in seguito all’ultimo massacro di popolazioni Nande nella notte del 6 gennaio 2016, le popolazioni hutu sono sistematicamente perseguitate e uccise, con il pretesto che sarebbero complici con le FDLR.
  3. La collocazione generalizzata e coatta degli Hutu sopravvissuti ai massacri in campi di concentramento, con gravi conseguenze come la mancanza d’assistenza, l’insicurezza e il rischio di epidemie.

Fino ad oggi, queste popolazioni sono raggruppate intorno alla base della MONUSCO a Miriki, senza alcuna assistenza umanitaria e privati di ogni libertà riconosciuta ad ogni essere umano.

  1. L’incapacità delle forze armate dispiegate nella regione a contenere i gruppi armati e la loro passività di fronte all’attivismo di certe milizie tribalo-etniche, lasciando i pacifici cittadini hutu alla loro mercé.
  2. La limitazione dei diritti di stabilirsi liberamente nei territori di Beni, Butembo, Lubero e nella zona circostante. Infatti, i Nande hanno eretto barriere che filtrano i passaggi dei cittadini in transito, controllando solo gli Hutu, soprattutto quelli che, negli ultimi anni, si sono stabiliti in Ituri in maniera regolare.
  3. Le dichiarazioni irresponsabili di alcuni esponenti politici, per esacerbare il conflitto interetnico tra le comunità hutu e Nande per ragioni di calcolo politico, il che rende difficile la convivenza tra le due comunità, in particolare alla vigilia delle elezioni.
  4. La presa di posizione di alcuni deputati nazionali Ñande nella loro corrispondenza del 18 febbraio 2016, indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite, su uno pseudo genocidio Nande, nascondendo la verità dei fatti come sono realmente vissuti sul luogo. Ciò è tanto più deplorevole in quanto questa presa di posizione non concertata e di parte è stata trasmessa dai media in nome e per conto di tutti i deputati nazionali del Nord Kivu».

Esprimendo il suo cordoglio a tutte le famiglie in lutto, il gruppo dei deputati nazionali hutu di Rutshuru, Goma e Masisi condanna fermamente questi atti anti patriottici e chiede al governo della Repubblica di:

«a. ristabilire l’autorità dello Stato nei territori in cui sono successi i massacri; di fermare le uccisioni e di garantire la sicurezza di tutte le comunità della Provincia;

  1. b) aprire urgentemente un’inchiesta indipendente per stabilire le responsabilità e portare in giudizio tutti i responsabili intellettuali e materiali di questi massacri;
  2. c) adottare misure urgenti per l’assistenza umanitaria in favore delle popolazioni sfollate e permettere loro di ritornare ai loro luoghi di residenza;
  3. d) organizzare una tavola rotonda per il dialogo tra i leader locali e politici delle due comunità;
  4. e) garantire la libera circolazione di merci e persone sull’insieme della provincia del Nord Kivu e del Paese, come garantito dalla Costituzione;
  5. f) avviare progetti di sviluppo comunitario, per ridurre la disoccupazione e la povertà che sono alla base della violenza e dell’attivismo dei gruppi armati».[9]

d. Nonostante tutte le dichiarazioni, la tensione continua

Il 15 aprile, a Buleusa, nel raggruppamento d’Ikobo, nel settore di Wanyanga del territorio di Walikale, un gruppo di Hutu, preso dalla fame, è andato a procurarsi del cibo nei campi dei Nande. Considerato dai proprietari dei campi come un’esagerazione, questo atto ha provocato una rissa tra i due gruppi. La tensione tra Hutu e Nande è ancora una volta aumentata. I Nande accusano gli Hutu ritornati (da Miriki e dal Masisi, dove risiedevano come sfollati) di invadere i loro campi per la loro sopravvivenza.[10]

Il 23 aprile, verso le 18h00-19h00, gli abitanti di Eringeti (territorio di Beni) si sono opposti al passaggio di 12 famiglie hutu che volevano recarsi nell’Ituri. Queste famiglie hutu hanno dichiarato di provenire dal Territorio di Masisi (Nord Kivu) e di voler recarsi, per scopi agricoli, a TSABI, nel territorio d’Irumu (in Ituri), passando per Lubero e Beni. Secondo gli abitanti di Eringeti, spostarsi in questi tempi difficili verso questa zona vuol dire che sono in combutta con le ADF che stanno massacrando le popolazioni civili di questa zona. I giovani del posto hanno eretto delle barricate, incendiato dei pneumatici in mezzo alla strada e hanno preso in ostaggio i migranti. Li avrebbero linciati, se non fossero intervenute le forze dell’ordine che li hanno condotti al campo militare di Eringeti per la loro protezione.[11]

e. Chi sono questi Hutu in conflitto con i Nande?

Qui di seguito un articolo di Belhar Mbuyi, un giornalista che, da vari anni, affronta la questione dei diversi conflitti in corso nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Nei conflitti del Kivu, spesso si tende a mettere in causa la nazionalità dell’avversario, soprattutto se parla in kinyarwanda. Se è vero che, nella loro ultima dichiarazione, i leader del Kyaghanda, associazione Nande, hanno insistito sul fatto che non hanno mai negato l’esistenza di Hutu congolesi, è però altrettanto vero che molti altri congolesi la pensano diversamente. La tendenza al non riconoscimento degli Hutu e Tutsi come componenti della nazione congolese trae spesso le sue origini nei discorso di personalità che hanno anche delle responsabilità politiche e amministrative. È il caso, per esempio, di Mukumbulhe Kahindo, che si presenta come “Capo del protocollo del Collegio dei Bami (capi tradizionali) Nande”, e che, in una lettera inviata al Ministro del decentramento, nega agli Hutu la cittadinanza congolese e richiede l’annessione delle loro rispettive entità amministrative a quelle Nande.

Mille volte ripetuta, in tv e per strada, sui siti di informazione e nei comizi, questa idea è ormai posta come un postulato matematico che non ha bisogno di prove. “Non ci sono né Hutu né Tutsi congolesi”, ripetono in coro molti Congolesi su internet e i social network. Ma di cosa si tratta? In primo luogo, in base alla loro storia, ci sono due categorie di Hutu nella RDC: gli autoctoni di Rutshuru e i discendenti dei “trapiantati” del Masisi.

Gli autoctoni di Rutshuru

Fin dall’inizio, è importante sottolineare che le frontiere orientali del Congo sono state definite non nel 1885, come dicono alcuni, ma piuttosto in occasione della convenzione del 14 maggio 1910, un accordo entrato in vigore a partire dal 14 giugno 1911. Va notato che gli esploratori europei arrivarono in questa regione del Kivu molto tardi.

– Prima evidenza: allo stesso modo che l’attuale provincia del Kongo centrale faceva parte dell’antico regno del Kongo, oggi diviso tra l’Angola, la Repubblica Democratica del Congo e il Congo – Brazzaville, il territorio dell’antico Ruanda fu diviso tra il Congo belga (Rutshuru, Nyiragongo, Goma), la colonia britannica di Uganda (Bufumbira, nell’attuale distretto di Kigezi), e il protettorato tedesco del Ruanda (il Ruanda attuale). Come prova, molte testimonianze attestano il fatto che i capi locali di questa parte del Congo (non solo i Banyarwanda, ma anche dei capi Nande) pagavano un tributo al re del Ruanda.

Non c’è nulla di cui vergognarsi se il nostro Paese ha acquisito dei territori che non aveva. Ben più, ciò non dà alcun diritto all’attuale Repubblica del Ruanda su una qualsiasi parte del territorio congolese, in conformità con il principio dell’inviolabilità delle frontiere ereditate dalla colonizzazione, adottato dall’Unione Africana nel periodo dell’indipendenza dei Paesi africani.

– Seconda evidenza: l’identità delle popolazioni trovate sul luogo non lascia alcun spazio a dubbi. L’avere acquisito dei territori implica avere ereditato anche le popolazioni che vivevano su di essi. Ad esempio, i Nande, sottogruppo del popolo Bayira, sono anch’essi originari dell’attuale Uganda, dove si trova una parte dei membri della loro etnia, i Bakonjo, nei distretti di Kasese Kabarole e Bundibugyo.

Padre SMULDERS, Superiore della Missione Tongres Sainte Marie di Rugari, uno degli attuali sette raggruppamenti di territorio di Rutshuru, nel 2011 scriveva: “La popolazione è composta da Watutsi e Wahutu …)”.

Dopo tre anni di indagini (1904-1906) sui costumi degli abitanti dei raggruppamenti di Busanza e Jomba, situati più a nord della regione dei vulcani, il tenente G.VERVLOET scriveva: “… la popolazione (…) è molto più densa tra gli Hutu che vivono nelle vicinanze dei vulcani. Mentre questi ultimi subiscono più direttamente l’influenza (politica) dei Watuzi, essi vivono raggruppati in grandi villaggi … “.

Poco dopo, il comandante BASTIAN, primo commissario del Territorio del Rusizi-Kivu, chiedeva al Belgio di fare tutto il possibile per mantenere questa zona che rischiava di passare, non al Ruanda come molti dicono, ma all’Uganda, più adiacente. Il 23 aprile 1911, egli scriveva che “questa zona è molto popolata di ex sudditi del sultano del Ruanda e il loro capo è Tchicilongo. In questa zona, il bestiame è molto abbondante ed è allevato dai Watuzi mentre i Wahutu, che dipendono da loro, si dedicano all’agricoltura intensiva sui fianchi e ai piedi delle montagne. In breve, si tratta di un paese ricchissimo che mi sembra utile cercare di mantenere».

È chiaro che gli Hutu e i Tutsi sono degli autoctoni di Bwisha, nel territorio di Rutshuru. Tutte le testimonianze citate sopra descrivono, in effetti, una popolazione autoctona, con una sua organizzazione sociale ben integrata, con dei clan comprendenti sia Hutu, Tutsi e Twa, con una sua struttura produttiva e una sua complementarità economica, con i suoi diversi capi, alcuni hutu e altri tutsi, ecc. Dopo la riforma territoriale del 1920, tutte le entità amministrative tradizionali furono riunite nella grande entità amministrativa del Bwisha, sotto la guida del capo Daniel Ndeze Rugabo II, un hutu che ha governato fino alla sua morte, nel 1980. Questo grande entità amministrativa è ancora finora gestita dai suoi discendenti diretti.

I discendenti dei “trapiantati” del Masisi

Per valorizzare il fertile territorio del Masisi, da un lato, e per decongestionare il sovraffollamento del Ruanda, d’altro lato, l’autorità coloniale belga decise il trasferimento di popolazioni ruandesi verso il Congo. È in questo contesto che, nel 1934, fu creata la Missione d’Immigrazione Banyarwanda (MIB). Dal 1930 al 1954, il Belgio trasferì nel Masisi migliaia di Banyarwanda, la maggior parte Hutu, ma anche Tutsi. Attualmente, i loro discendenti rappresentano oltre l’80% della popolazione di questo territorio. Nel fare questo trasferimento, il Belgio, tutela coloniale del Congo Belga e del Ruanda-Burundi, concedeva ai nuovi arrivati lo status di cittadini del Congo Belga. Nonostante i numerosi tumulti, la RDCongo ha riconosciuto la loro nazionalità congolese, conformemente al Diritto di nazionalità quando c’è una successione di stati.[12]

2. LE FDLR SOSPETTATE DI NUMEROSI SEQUESTRI

Secondo il bollettino informativo del Centro di Studi per la promozione della Pace, della Democrazia e dei Diritti Umani (CEPADHO),

Il 3 aprile, verso le 20h15, Kajuga Mbuzokongira, capo della località di Rumangabo, nel territorio di Rutshuru, è stato ucciso presso il suo domicilio, da uomini armati sospettati di essere dei ribelli ruandesi delle FDLR.

Il 4 aprile, verso le 5h00, due camion sono stati attaccati sulla strada nazionale n.4 a Biruma, nel territorio di Rutshuru. L’attacco è stato attribuito alle FDLR.

L’8 aprile, verso le 8h00 del mattino, un veicolo di marca FUSO proveniente da Bunagana e diretto a Kishishe è caduto in un’imboscata tesa da presunti FDLR a Lushebere, nella zona di Bwito. Il proprietario del veicolo, il conducente, il suo assistente e due passeggeri sono stati sequestrati dagli aggressori, che non hanno ancora rivendicato l’atto. Alcuni credono che prima o poi questi fuorilegge si faranno vivi per esigere un riscatto in cambio degli ostaggi.

L’8 aprile, verso le 13h00, un conducente di moto-taxi, proveniente da Vitsumbi e diretto a Kanyabayonga, è stato attaccato da uomini armati non identificati. Se egli è rimasto illeso, i suoi clienti sono stati colpiti dagli spari. Kahambu Mashauri (18 anni) è stata ferita sulla parte sinistra del petto. Sua figlia, Mumbere Malengera, è deceduta all’istante.

L’8 aprile, nel pomeriggio, due donne di una stessa famiglia sono state uccise al mercato di Kiseguru. Uomini armati presunti ribelli ruandesi delle FDLR sono arrivati al mercato simulando dapprima un acquisto di viveri. Quando le due venditrici hanno chiesto il pagamento dei prodotti acquistati, esse sono state uccise.

L’8 aprile, verso le 21h00, Uzima Masumbuko, presidente della comunità hutu di Nyamilima, nel raggruppamento di Binza, è stato ucciso a casa sua da un militare incontrollato delle FARDC. I vicini di casa, hanno lapidato il militare indisciplinato.

Il 10 aprile, Muhongya, di 27 anni, direttore del Dipartimento dell’Ambiente del raggruppamento di Baswagha-Madiwe, nel settore di Beni Mbau, è stato aggredito da due uomini armati che gli esigevano del denaro e il suo telefono. Avendo opposto resistenza, i ladri gli hanno sparato e lo hanno ucciso.

Il 12 aprile, verso le 7h30, le ADF hanno teso un’imboscata a militari delle FARDC del 3204° Reggimento tra Opira e Atukaka, nel raggruppamento di Bambuba-Kisiki, del settore di Beni Mbau. L’attacco delle ADF si è verificato quando i soldati di pattuglia stavano lasciando la posizione di Opira verso quella di Atukaka, ad est della strada statale n.4. Gli scontri sono durati almeno un’ora.

Il 13 aprile, la popolazione di Kalembe, un villaggio del raggruppamento di Kisimba, nel settore di Wanyanga, territorio di Walikale, hanno fatto sapere che, dal 2 aprile, è tenuta in ostaggio dai Mai-Mai PARECO e NYATURA (alleati delle FDLR). Essi hanno affermato che questi due gruppi armati commettono omicidi, sequestri di civili, atti di stupro, saccheggi, estorsioni e incendi di case. A titolo di esempio:

– Il 4 aprile, i combattenti PARECO-NYATURA hanno assassinato il capo del villaggio Sanganano, nel raggruppamento vicino di Bashali-Mokoto (territorio di Masisi).

– Il 5 aprile, un giovane è stato ucciso dagli stessi combattenti a Kariviri (12 km ad ovest di Kalembe). – Il 7 aprile, un camion è caduto in un’imboscata tesa dai PARECO-NYATURA a Kariviri, vicino a Bitongi. Gli assalitori hanno sequestrato quasi tutti i passeggeri, una ventina di civili, tra cui diverse donne.

Il 16 aprile, verso le 10h00, a Vuvotyo, nel raggruppamento d’Itala del territorio di Lubero, 2 civili della comunità hutu sono stati sequestrati e quattro mucche rubate. L’atto è imputato a un gruppo Mai-Mai non ancora identificato.

Il 17 aprile, verso le 15h00, a Mushikiri, nel raggruppamento di Mutanda, nella zona di Bwito, uomini armati hanno sequestrato cinque membri dell’ONG. MERCYCORPS. Diverse fonti indicano che i sequestratori parlavano in kinyarwanda. Ciò suggerisce che si possa attribuire il sequestro alla milizia NYATURA, poiché in questa zona le FDLR non sono presenti. Secondo alcune informazioni, i rapitori avrebbero chiesto un riscatto di 50.000 dollari, 10 mila dollari per ostaggio. Pochi giorni dopo, avrebbero abbassato il montante del riscatto a 10.000 $ per i 5 ostaggi.

Il 19 aprile, verso le 13h30, tre civili sono stati rapiti a Bitongi (4 km da Kalembe), nel raggruppamento di Kisimba, nel settore di Wanyanga del territorio di Walikale. I sequestratori sono stati identificati come membri dei Mai-Mai PARECO-NYATURA, una coalizione alleata delle FDLR.

Il 20 aprile, verso le 9h30 del mattino, a Katwiguru, a 17 km a est di Kiwanja, nel raggruppamento di Binza, nella zona di Bwisha, quattro rapitori, identificati come membri delle FDLR, sono stati uccisi dall’esercito congolese che era stato allertato dalla popolazione del posto.

Il 22 aprile, i cinque umanitari sequestrati nel territorio di Rutshuru sono stati rilasciati. Secondo le informazioni ottenute, i sequestratori avrebbero ottenuto un riscatto in cambio della liberazione delle vittime. L’ONG MERCYCORPS non ha né confermato, né smentito.

3. L’ESERCITO RUANDESE IN CONGO PER PERSEGUIRE LE FDLR

Nella notte tra il 15 e il 16 aprile, uomini armati non identificati hanno attaccato la sede della polizia e il campo militare di Mudende (nel distretto di Rubavu, in Ruanda), situati nei pressi della frontiera con la RDCongo. Gli aggressori sono riusciti a liberare e a recuperare alcuni prigionieri, hanno incendiato un veicolo della polizia, rapinato una banca locale e sono fuggiti verso una destinazione sconosciuta.

Poco dopo la fuga dei banditi, l’esercito ruandese ha inviato a Mudende almeno 150 militari come rinforzo. Questi ultimi hanno immediatamente instaurato un coprifuoco e si sono messi alla ricerca degli aggressori perquisendo le case dei villaggi situati in prossimità della frontiera con la RDCongo, ma senza alcun risultato positivo. Kigali ha dunque concluso che chi ha attaccato Mudende potrebbero essere dei membri delle FDLR provenienti dalla RDCongo e che, quindi, occorrerà cercarli in territorio congolese. Le comunità mirate dall’esercito ruandese sono Kabagana 1 e Kabagana 2, situati nel raggruppamento di Buhumba, nel territorio di Nyiragongo della provincia del Nord Kivu. Ufficialmente, il Ruanda ha annunciato una sua prossima entrata sul territorio congolese sulla base di un suo diritto a perseguire le FDLR e i loro complici che hanno effettuato gli attacchi nel distretto di Rubavu.

Già il 24 marzo, l’esercito ruandese aveva assicurato di essere stato attaccato, nello stesso distretto, da uomini che indossavano uniformi militari dell’esercito congolese e di averne ucciso uno. Questo attacco era poi stato attribuito dal presidente ruandese Paul Kagame alle FDLR.[13]

Il 19 aprile, il direttore dell’ufficio stampa della 34ª regione militare delle FARDC, il capitano Guillaue Ndjike Kaiko, ha confermato che «l’esercito ruandese è entrato in territorio congolese». Egli ha presentato alla stampa i risultati dell’inchiesta realizzata da una delegazione dell’esercito nelle località di Kabagana 2 e di Chegera, situate nel raggruppamento di Kibumba del territorio di Nyiragongo (Nord Kivu).

La missione della delegazione era di raccogliere le testimonianze della popolazione su un’eventuale presenza di soldati ruandesi sul suolo congolese. Secondo le testimonianze della popolazione, centinaia di soldati dell’esercito ruandese hanno fatto irruzione in territorio congolese il 16 aprile stesso, passando nei pressi del cippo 123 che marca la frontiera tra il Ruanda e la RDCongo. Secondo la popolazione, i soldati ruandesi hanno superato la frontiera di circa due Km, arrivando fino alla scuola elementare Amore e Pace del villaggio di Chegera, a una trentina di km a nord di Goma. I testimoni hanno precisato che i soldati dell’esercito ruandese erano “alla ricerca dei ribelli ruandesi delle FDLR». Secondo le autorità ruandesi, infatti, la scuola Amore e Pace sarebbe una delle basi delle FDLR, ma la popolazione smentisce, sostenendo di non aver mai visto un solo FDLR nella zona circostante.[14]

Il 20 aprile, le FDLR hanno attaccato la posizione delle FARDC di Buvunga /Katale, nei pressi di Rumangabo, a circa 20 km a sud di Rutshuru Centro. Gli scontri sono durati più di un’ora. Alcune fonti riferiscono di 3 morti e 2 feriti dal lato delle FARDC. Non sono disponibili dati per quanto riguarda le FDLR. Secondo alcuni osservatori, le FDLR avrebbero cercato di procurarsi delle armi, in previsione di un’eventuale entrata dell’esercito ruandese in territorio congolese. Altri, invece, ritengono che chi ha attaccato Buvunga sarebbero dei falsi FDLR creati da Kigali, per dimostrare che il Ruanda rischia di essere attaccato da miliziani FDLR presenti nelle prossimità della frontiera tra i due Paesi. Secondo i sostenitori di questa tesi, Kigali cercherebbe un pretesto per giustificare un eventuale ingresso del suo esercito in territorio congolese.[15]

[1] Cf Cosmas Mungazi , wazaonline, 12.02.’16

[2] Cf http://congoresearchgroup.org/miriki-les-dangers-de-la-guerre-par-procuration/

[3] Cf Musa Kahindo Sokulu Conflit-interethnique-au-Sud-Lubero

[4] Cf Stanislas Ntambwe – rdcongoréalités/mondoblog, 11.02.’16

[5] Cf http://provincenordkivu.cd/index.php/s/item/1074-situation-sud-de-lubero-un-plan-interimaire-de-sortie-de-crise-pour-la-province-du-nord-kivu

[6] Cf Centre d’Études Juridiques Appliquees-CEJA-UCG, 23.02.’16 http://ceja.overblog.com/2016/02/nord-kivu-les-deputes-nationaux-du-caucus-grand-nord-alertent-les-nations-unies-sur-genocide-contre-la-communaute-nande-a-l-est-de-l

[7] Cf Le Phare – Kinshasa, 01.03.’16 – Texte complet: http://www.lephareonline.net/traques-au-nord-kivu-des-hutu-ecrivent-a-joseph-kabila/

[8] Cf Le Phare – Kinshasa, 04.03.’16 – Texte complet: http://www.lephareonline.net/le-genocide-rwandais-importe-en-rd-congo/

[9] Cf Le Phare – via 7sur7.cd, 11.03.’16 – Texte complet : http://7sur7.cd/new/conflits-interethniques-au-nord-kivu-le-caucus-des-deputes-hutu-enfonce-le-clou/

[10] Cf Bulletin d’Information-CEPADHO du 16 Avril 2016

[11] Cf Bulletin d’information-CEPADHO du 24 Avril 2016

[12] Cf Belhar Mbuyi – 7sur7.cd, 12.04.’16 Texte complet: http://7sur7.cd/new/alors-que-nande-et-hutu-saffrontent-la-question-se-pose-quid-de-hutu-congolais/

[13] Cf Bulletin d’Information-CEPADHO du 16 Avril 2016

[14] Cf Radio Okapi, 19.04.’16

[15] Cf Bulletin d’Information-CEPADHO du 20 Avril 2016