TENSIONE TRA HUTU E NANDE DEL NORD KIVU

Editoriale Congo Attualità n. 276– a cura della Rete Pace per il Congo

Confusione, dubbi e sospetti

Il Nord Kivu è caratterizzato da una realtà sociale alquanto confusa a causa della presenza di gruppi demografici stranieri.

Un primo gruppo è composto da miliziani ruandesi delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), un gruppo armato di origine ruandese, ma attivo nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) e spesso all’origine di atroci violenze perpetrate contro la popolazione congolese. Essi sono accompagnati dalle loro rispettive famiglie.

Un secondo gruppo è composto da rifugiati ruandesi, arrivati nel 1994. Secondo le statistiche ufficiali, sarebbero circa 200.000. Essi vivono nei villaggi, sparsi tra la popolazione. La maggior parte di essi afferma di non volere ritornare in Ruanda. Tuttavia, in virtù della decisione del Ruanda di applicare la clausola di cessazione dello statuto di rifugiati nei confronti dei suoi cittadini che ne usufruiscono, essi rischiano di perdere tale statuto a partire dal 31 dicembre 2017, diventando cittadini apolidi o immigrati irregolari.

I membri di questi due gruppi demografici di origine ruandese sono Hutu. Un certo numero di loro ha ottenuto, illegalmente, il certificato elettorale congolese, che serve anche come carta d’identità congolese, ciò che ha suscitato confusione, dubbi e sospetti tra la popolazione congolese.

Inoltre, negli ultimi anni, si è notato un certo movimento di popolazioni hutu, non ben identificate, verso la vicina provincia di Ituri. Secondo una fonte locale, «è difficile confermare se coloro che emigrano verso l’Ituri attraverso Beni-Lubero (nord Kivu) siano tutti dei congolesi. Alcuni credono che ci siano due possibilità: o si tratta di Hutu congolesi, o si tratta di Hutu (ruandesi) che, espulsi dalla Tanzania durante il regime di Kikwete, sono arrivati nella RDCongo come rifugiati (ammessi nei campi del Masisi), ma poi infiltrati come Hutu congolesi, con la complicità della comunità internazionale. Il motivo della loro migrazione sembra essere il bisogno di spazio e di terre coltivabili dove poter vivere. La popolazione del territorio di Beni, rendendosi conto che tra le file delle Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato di origine ugandese e responsabile di numerosi massacri nella zona, alcuni parlano Kinyarwanda, assimila, a torto o a ragione, questi migranti Hutu alle ADF».

Conflitto aperto

Nel sud Lubero, (Nord Kivu), da qualche tempo le relazioni tra le comunità hutu e nande si sono deteriorate, degenerando in conflitto. I Nande accusano gli Hutu congolesi di essere complici con le FDLR. Da tempo infatti, i Nande denunciano l’occupazione anarchica delle loro terre da parte degli Hutu e l’implicazione di questi ultimi nei crimini contro l’umanità commessi dalle FDLR: massacri di civili, sequestri di persone, omicidi di leader locali e di capi tradizionali, saccheggi dei raccolti e incendi di villaggi, secondo una strategia di occupazione delle terre senza alcun rispetto del diritto tradizionale locale. Per proteggersi, i Nande hanno a loro volta creato una propria milizia, il gruppo armato “Mai-Mai Yira”, diventata in seguito Unione dei Patrioti per la Difesa degli Innocenti (UPDI). Il conflitto sociale tra le due comunità rischia di tramutarsi in un conflitto etnico. Per evitare che ciò accada, varie sono le raccomandazioni formulate.

Proposte di soluzioni

– Rafforzare la presenza militare per neutralizzare sia le FDLR che le varie milizie Mai-Mai, cui ogni comunità tende a rivolgersi per ottenere protezione;

– Dispiegare la Polizia Nazionale Congolese (PNC) per mantenere l’ordine nelle zone liberate dalle FARDC;

– Rimpatriare in Ruanda i membri delle FDLR che si sono già consegnati o che si consegneranno all’esercito o alla Monusco. Nel caso in cui non fosse possibile, occorrerà trasferirli altrove;

– Aprire urgentemente un’inchiesta indipendente, sia a livello nazionale che internazionale, per individuare i mandanti e gli esecutori degli attacchi ai villaggi, dei sequestri di persone e dei massacri commessi e avviare procedure giudiziarie contro di loro.

– Aumentare la sorveglianza e il monitoraggio nei campi di accoglienza per gli sfollati interni, per evitare l’introduzione di armi e l’infiltrazione di membri delle FDLR e di gruppi armati loro alleati.

– Continuare l’operazione di identificazione e di registrazione digitale dei rifugiati ruandesi, assicurarne l’assistenza e favorire un loro rimpatrio su base volontaria. In caso di rifiuto da parte loro ed essendo ormai prossima la data di applicazione della clausola di cessazione dello statuto di rifugiati, occorrerà prendere le misure necessarie, al fine di evitare situazioni di cittadini apolidi o di immigrati irregolari.

– Gestire con trasparenza i movimenti d’immigrazione, per garantire la sicurezza di coloro che emigrano e per rassicurare le comunità locali.

– Avviare progetti di sviluppo comunitario, per ridurre la disoccupazione e la povertà che sono alla base della violenza e dell’attivismo dei gruppi armati.