Congo Attualità n. 486

MOVIMENTO DEL 23 MARZO (M23): SEMPRE MENO IN UNIFORME MILITARE E SEMPRE PIÙ IN TENUTA CIVILE

INDICE

1. IL MOVIMENTO DEL 23 MARZO (M23)
a. Il finto ritiro dell’M23 da località finora da esso occupate
b. Trattativa M23 – Governo: il primo è favorevole, il secondo è contrario
2. LA FORZA MILITARE REGIONALE DELL’EAC NEL NORD KIVU
a. Il dispiegamento del contingente ugandese
b. Una strana situazione di coabitazione tra la forza militare regionale dell’EAC e l’M23
c. Le dimissioni del Comandante della forza militare regionale dell’EAC
3. LA LEGGE SULLA CREAZIONE D’UN CORPO DI RISERVA DELLE FORZE ARMATE
4. UNA NUOVA “PROVOCAZIONE” DEL PRESIDENTE RUANDESE PAUL KAGAME

1. IL MOVIMENTO DEL 23 MARZO (M23)

a. Il finto ritiro dell’M23 da località finora da esso occupate

Il Movimento del 23 marzo (M23) si è ritirato da diversi villaggi e località finora da esso occupate, tra cui Bunagana, Rutshuru-centro, Kiwanja, Rumangabo, Kishishe, Bambo, Kibirizi, Tchengerero, Kinyandonyi e Tongo, nel territorio di Rutshuru; Kibumba e Buhumba nel territorio di Nyragongo; Karuba, Mushaki, Kirolirwe, Kitchanga e Mweso, nel territorio di Masisi.
Tuttavia, secondo le condizioni poste dallo stesso M23, l’esercito congolese non può accedere a queste zone ufficialmente cedute dall’M23 alla forza militare regionale della Comunità dell’Africa dell’Est (EAC). Inoltre, secondo alcune fonti, l’M23 continua a mantenere varie sue postazioni lungo la strada Kibumba-Rumangabo, dove sono già presenti i contingenti keniota e sud sudanese delle forza militare regionale dell’EAC. La situazione è identica lungo la strada Bunagana -Rutshuru – Kiwanja, dove si stanno progressivamente dispiegando le truppe ugandesi dell’EAC.[1]

Il 15 aprile, alcuni delegati del Meccanismo di Verifica e della forza militare regionale dell’EAC hanno potuto constatare che, a Bunagana e a Tchengerero, in territorio di Rutshuru, ci sono ancora dei combattenti dell’M23, ciò che fa pensare ad un ritiro parziale dell’M23 da tali località. Lo avevano già detto molte fonti locali e ora se ne ha la conferma. C’è da ricordare che, secondo il calendario annunciato dalla facilitazione angolana, l’M23 doveva ritirarsi dalle zone occupate entro il 30 marzo scorso.[2]

Il 18 aprile, un’equipe di giornalisti si è recata in diverse località dei raggruppamenti di Nyiragongo e Rutshuru, per verificare se l’M23 si fosse o no ritirato dalle zone occupate. Contrariamente agli annunci ufficiali, l’M23 non si è completamente ritirato da molte località, su cui continua ad esercitare un certo controllo. È il caso del territorio di Nyiragongo, vicino a Goma, dove l’M23 aveva annunciato di essersi ritirato da Kibumba in dicembre scorso. Quasi quattro mesi dopo, l’M23 è ancora presente a Kibumba e a Buhumba, due raggruppamenti di diversi villaggi situati nei pressi della frontiera tra la RDC e il Ruanda. «I ribelli vestono abiti civili per ingannare la vigilanza della popolazione e delle autorità», hanno testimoniato sotto anonimato alcuni abitanti di Kibumba. Combattenti dell’M23 in abiti civili sono stati visti anche a Kilolirwe, Rumangabo e Bunagana, nel territorio di Rutshuru. Nel centro di Kibumba, in territorio di Nyiragongo, l’ambiente è diverso dal solito. Si vedono poche persone e la maggior parte di loro sono dei piccoli commercianti che svolgono la loro attività ai bordi della strada nazionale N2.  «La vita è cara. Una piccola ciotola di fagioli che costava tra 1.000 e 2.000 FC è attualmente venduta a 5.000 FC o più. I fagioli provengono da Mulimbi, un villaggio del distretto di  Bwito, in territorio di Rutshuru. Altre quantità provengono dal Ruanda. Diversi prodotti venduti qui provengono dal Ruanda, perché qui sono scappati quasi tutti poiché, a causa dell’insicurezza, non si poteva più andare a coltivare i campi. Almeno il 90% di tutti questi piccoli commercianti proviene dal Ruanda. Le persone di qui sono solo il 10%. Io, per esempio, tutte le sere devo andare a dormire nel campo profughi di  Kanyaruchinya, perché qui la sicurezza non è ancora garantita», dice una signora che, per paura di rappresaglie, non vuole farsi vedere mentre parla con dei giornalisti, perché qui i combattenti dell’M23sono ancora molto presenti. Quasi ovunque nel territorio di Nyiragongo si vedono case chiuse, negozi, scuole e strutture sanitarie vandalizzate e saccheggiate. Un po’ diversa è la situazione a Rugari e a Kisigari, nel territorio di Rutshuru, dove l’M23 aveva brevemente occupato la strategica base militare di Rumangabo. La zona è controllata dai contingenti keniota e sud sudanese della forza militare regionale dell’EAC. Qui molti sfollati sono tornati a casa e le attività socio-economiche sono progressivamente riprese, compreso il mercato di Kabaya. «L’M23 si è ritirato, ma non sappiamo dove sia andato», sussurrano alcuni abitanti del posto.
Secondo l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nel territorio di Rutshuru quasi 50.000 sfollati che erano fuggiti a causa dei combattimenti tra l’esercito e l’M23 sono ritornati nei loro villaggi. Questi ex sfollati provengono dai siti di Kanyaruchinya e Don Borco Ngangi, due campi profughi allestiti nei pressi di Goma. Questi ritorni erano iniziati tra il 13 marzo e il 1° aprile, in seguito a una precaria tregua. «Siamo tornati quando abbiamo saputo che l’M23 si era ritirato. Almeno l’80% della popolazione di Rumangabo è già tornata. Ma, a dire il vero, alcuni erano già ritornati quando l’M23 stava ancora occupando la zona perché, si erano detti, è meglio andare a morire nei nostri campi che continuare a soffrire nei campi profughi», ha affermato un abitante di Rumangabo.[3]

Il 20 aprile, in un comunicato stampa, la società civile del Nord Kivu ha denunciato la riscossione di tasse stradali illegali da parte dell’M23. Secondo il comunicato, «l’M23 appoggiato dall’esercito ruandese continua non solo ad occupare abusivamente quelle zone che avrebbe già dovuto cedere alla forza militare regionale dell’EAC, ma continua anche ad erigere posti di blocco sulle strade principali, per riscuotere tasse illegali, il cui importo varia tra i 300 e i 600 dollari USA per camion. L’importo per le moto è di 10.000 FC».[4]

Il 22 aprile, in una conferenza stampa tenutasi a Goma, il governatore della provincia del Nord Kivu, il generale Constant Ndima, non solo ha qualificato di “simulacro” l’apparenza di ritiro dell’M23 dalle zone occupate, ma ha anche denunciato la ripresa e il  rafforzamento, da parte dell’M23, di alcune località precedentemente abbandonate e in cui sono già state dispiegate delle truppe della forza militare regionale dell’EAC. Il giorno precedente, in Consiglio dei ministri, il ministro della Difesa Jean Pierre Bemba aveva già dichiarato che l’M23 continua a rafforzare le proprie posizioni nei territori di Rutshuru, Nyiragongo e Masisi, soprattutto lungo la strada nazionale N2, ricevendo rinforzi da Runyonyi , Chanzu e Sabinyo.[5]

Nei territori di Rutshuru, Nyiragongo e Masisi, l’amministrazione civile insediata dall’M23 durante il periodo di occupazione continua a funzionare, anche nelle zone dove l’M23 si è ufficialmente ritirato. Si tratta di un elemento che conferma che l’M23 non si è veramente ritirato dalle zone precedentemente conquistate. A Kibumba, in territorio di Nyiragongo, Katambara Kariwabo, nominato dall’M23 come capo di raggruppamento (di villaggi), continua a svolgere le sue funzioni anche dopo il presunto ritiro delle truppe dell’M23. Stessa cosa a Rumangabo, in territorio di Rutshuru, dove Nzamuye Musanganya Salomon svolge le funzioni di capo ad interim della località di Kabaya. A Bunagana, cittadina di frontiera con l’Uganda e situata a circa 100 km da Goma, in territorio di Rutshuru, la dogana è gestita da agenti di servizio nominati dall’M23, installandovi un’amministrazione parallela a quella dello Stato.[6]

b. Trattativa M23 – Governo: il primo è favorevole, il secondo è contrario

Il 10 aprile, in un comunicato stampa, il portavoce politico dell’M23, Laurence Kanyuka, ha affermato che l’M23 si sta progressivamente ritirando da varie località, in conformità con le raccomandazioni dei Capi di Stato della Comunità dell’Africa dell’Est che hanno chiesto la cessazione delle ostilità e il ritiro dell’M23 verso le sue posizioni anteriori a giugno 2022. Tuttavia, egli ha ricordato che il ritiro dell’M23 non è fine a se stesso, ma un passo importante per creare le condizioni favorevoli allo svolgimento di un dialogo politico con il governo congolese.
Ma, finora, Kinshasa continua ad escludere qualsiasi possibilità di trattativa con l’M23. Questa posizione era già stata ribadita il giorno precedente, 9 aprile, da Serge Tshibangu, rappresentante speciale del Capo dello Stato presso l’EAC: «Escludiamo qualsiasi tipo di negoziati con l’M23, perché tutto è già stato chiaramente definito nel comunicato di Luanda del 23 novembre 2022, che prevede un cessate il fuoco immediato e incondizionato da parte dell’M23, il suo ritiro dalle località occupate verso le sue posizioni iniziali sul Monte Sabinyo e la sua adesione al Programma di Disarmo, Smobilitazione e Reintegrazione Sociale».[7]

Il 13 aprile, il presidente Félix Tshisekedi ha ribadito il suo rifiuto di un dialogo politico con l’M23: «Non ci può essere alcun dialogo politico con l’M23, per il semplice motivo che è attraverso questo tipo di dialogo che l’M23 approfitta della situazione, per infiltrare nelle istituzioni dello Stato, tra cui l’esercito, molti suoi combattenti che, in seguito, avanzeranno fallaci rivendicazioni per giustificare nuove aggressioni contro la RDC». Félix Tshisekedi ha parlato anche del futuro dell’M23: «I combattenti dell’M23 saranno provvisoriamente stanziati a Kitshanga, dove c’è una base della Missione dell’ONU (Monusco) e un piccolo aeroporto. Dopo la loro identificazione e il loro disarmo, saranno trasferiti in un sito che stiamo allestendo vicino a Kindu, nel Maniéma, dove saranno stanziati in modo più stabile e introdotti nel processo di formazione per il loro reinserimento sociale». In seguito a queste affermazioni del Presidente Tshisekedi, il portavoce politico e capo del dipartimento comunicazione e media dell’M23, Lawrence Kanyuka, ha dichiarato: «Finché non ci sarà un dialogo politico diretto tra l’M23 e il governo di Kinshasa, non ci sarà nemmeno stanziamento, disarmo e smobilitazione».[8]

Il 18 aprile, il coordinatore nazionale del Programma di Disarmo, Smobilitazione e Reinserimento Comunitario e Sociale (DDRCS), Tomy Tambwe, ha precisato che verranno allestiti due siti per lo stanziamento provvisorio dei combattenti dell’M23: uno a Kitshanga, in territorio di Masisi e un altro a Jomba, in territorio di Rutshuru. «Saranno poi trasferiti a Kindu, nel Maniema, dove saranno stanziati in modo più stabile per seguire una formazione in vista del loro reinserimento sociale, che non avverrà a Kindu, ma nei loro luoghi rispettivi di origine: Masisi e Rutshuru. Tale procedura è riservata solo ai Congolesi. I Ruandesi e gli Ugandesi saranno rimpatriati verso i loro Paesi di origine già nella fase di stanziamento provvisorio». Per il momento, non si è ancora riusciti ad avviare tale programma, poiché l’M23 non ha rispettato le scadenze fissate dall’EAC, per il suo ritiro dalle località finora da esso occupate.[9]

2. LA FORZA MILITARE REGIONALE DELL’EAC NEL NORD KIVU

a. Il dispiegamento del contingente ugandese

Secondo il governo congolese, nell’ambito del dispiegamento della forza militare regionale dell’EAC, le truppe ugandesi dovrebbero recuperare e controllare le seguenti località: Tchengerero, Bunagana, Rwanguba, Matebe, Rutshuru-centro e Kiwandja, in territorio di Rutshuru. Le truppe  burundesi dovrebbero controllare Mushaki, Karuba, Kirolirwe, Kitchanga e Mweso, in territorio di Masisi, Le truppe keniane dovrebbero installarsi a Kibati, Kibumba, Rumangabo et Rugari, in territorio di Nyiragongo. I sud sudanesi dovrebbero controllare Katale e Rumangabo.[10]

Il 3 aprile, un contingente ugandese della forza militare regionale della Comunità dell’Africa dell’Est (EAC) è arrivato a Bunagana, città situata sulla frontiera con l’Uganda. Tuttavia, fonti locali affermano che i combattenti dell’M23 non vi si sono ritirati che parzialmente. Secondo le stesse fonti, la situazione di Bunagana è molto confusa. Contro ogni aspettativa, le truppe ugandesi dell’EAC coabitano con quelle dell’M23. Inoltre, l’M23 continua a gestire le attività del posto di frontiera, a mantenere intatta un’amministrazione parallela a quella dello Stato e a occupare le case rimaste vuote dopo che molti abitanti  sono fuggiti, cercando protezione in campi profughi.
Da novembre 2022, truppe della forza militare regionale dell’EAC sono presenti a Kibati, Kibumba, Rugari, Rumangabo, Mushaki, Sake, Kilolirwe e Kitshanga.[11]

L’8 aprile, un secondo contingente dell’esercito ugandese è arrivato a Rutshuru Centro, capoluogo del territorio di Rutshuru, situato a 70 km da Goma. Tuttavia, secondo le testimonianze di alcuni abitanti, in città e nei dintorni si nota ancora una notevole presenza di combattenti dell’M23.
Il 10 aprile, le autorità militari ugandesi hanno annunciato il dispiegamento di loro truppe a Kiwanja, in territorio di Rutshuru, in seguito al ritiro dell’M23 da questa cittadina.[12]

Il 1° maggio, altre truppe ugandesi sono arrivate ​​a Mabenga, situata a più di 90 chilometri a nord di Goma, sempre in territorio di Rutshuru. Militari ugandesi erano già presenti a Bunagana, Chengerero, Rutshuru e Kiwanja. L’EAC ribadisce che la sua missione è quella di rafforzare la protezione della popolazione civile e di aprire al traffico la strada Bunagana-Rutshuru-Rumangabo-Goma, L’EAC si dice soddisfatta dell’andamento della sua missione, in quanto «il dispiegamento delle sue truppe nell’est della RDC ha permesso l’applicazione del cessate il fuoco». Da parte sua, il governo congolese si aspetta molto di più, cioè l’applicazione del mandato offensivo della missione, nel caso in cui l’M23 non si ritiri completamente verso le sue posizioni iniziali, come stipulato nei vari accordi di Nairobi (Kenia) e di Luanda (Angola).[13]

b. Una strana situazione di coabitazione tra la forza militare regionale dell’EAC e l’M23

Il 15 aprile, nonostante l’evidente constatazione che l’M23 non si fosse ritirato del tutto da Bunagana e da Tchengerero, un alto ufficiale delle truppe ugandesi della forza militare regionale dell’EAC, ha dichiarato che non è opportuno ricorrere all’uso della forza per combattere l’M23, poiché il mandato delle truppe dell’EAC non è di tipo offensivo: «La nostra missione è quella di esercitare un’attività di controllo sulle località da cui l’M23 si è ritirato, cedendole  alla forza militare regionale dell’EAC invece che all’esercito congolese, considerato come nemico e avversario. Il nostro mandato non è di combattere l’M23, ma di agire come forza neutrale di interposizione tra l’M23 e l’esercito congolese, mentre essi tenteranno di risolvere le loro divergenze politiche attraverso il dialogo e il negoziato».[14]

Il 20 aprile, in un comunicato stampa, il presidente della società civile del Nord Kivu, John Banyene, ha affermato di aver preso atto del dispiegamento di truppe della forza militare regionale dell’EAC in delle località dove l’M23 non si è completamente ritirato e ha quindi denunciato una sorta di coabitazione o di  cogestione tra la forza militare regionale dell’EAC e l’M23 appoggiato dall’esercito ruandese. Di fronte a questa situazione, la società civile del Nord Kivu ha chiesto al Presidente della Repubblica e al Primo Ministro di informare l’opinione pubblica nazionale sull’esatto mandato della forza militare regionale dell’EAC attualmente dispiegata nel Nord Kivu.
Da ricordare che le truppe della forza militare regionale dell’EAC controllano attualmente varie località precedentemente occupate dall’M23, tra cui Kibumba e Buhumba, nel territorio di Nyiragongo; Rumangabo, Bunagana e Kiwanja, nel territorio di Rutshuru;  Kilolirwe, Kitshanga, Mweso e Mushaki, nel territorio di Masisi.[15]

Il 21 aprile, in una lettera indirizzata al governatore del Nord Kivu, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC), struttura associativa di cristiani cattolici, si è detto contrario a un’eventuale proroga del mandato della forza militare regionale dell’EAC attualmente dispiegata nel Nord Kivu. In questa lettera, il CLC ricorda che il mandato della forza EAC è scaduto lo scorso 31 marzo e si chiede quindi quale possa essere la base giuridica che potrebbe permettere alle truppe dell’EAC di rimanere sul suolo congolese oltre la scadenza prevista. Il coordinatore urbano del CLC a Goma, Jackson Kitambala, ha dichiarato che il mandato della forza regionale dell’EAC potrebbe essere prorogato solo se fosse di tipo offensivo e prevedesse il dispiegamento dell’esercito congolese nelle zone lasciate libere dall’M23. Egli ha inoltre ricordato che non saranno tollerate trattative politiche tra governo e M23 e ha proposto la creazione di una commissione mista composta da delegati del governo, dell’EAC, delle Nazioni Unite e della società civile, incaricata di verificare l’effettività del ritiro dell’M23 dalle zone da esso finora occupate.[16]

Il 24 aprile, in una conferenza stampa, il ministro degli Esteri keniota, Alfred Mutua, ha affermato che le truppe keniote dispiegate nella RDC nell’ambito della forza militare regionale dell’EAC, non hanno la missione di combattere l’M23 o qualsiasi altro gruppo armato. Secondo lui, la loro missione sarebbe piuttosto quella di creare un corridoio di sicurezza tra l’esercito congolese e l’M23, affinché possano deporre le armi e iniziare dei negoziati di pace, Come si può constatare, mentre le autorità congolesi parlano di un mandato offensivo, tutti gli altri paesi membri dell’EAC parlano di una missione di interposizione o di mantenimento della pace.[17]

Il 27 aprile, reagendo alle dichiarazioni del suo omologo del Kenia, il Vice Primo Ministro congolese e Ministro degli Affari Esteri, Christophe Lutundula, ha affermato che «dire che la forza militare regionale dell’EAC non viene in Congo per combattere i gruppi armati, tra cui l’M23, è dire completamente il contrario di ciò che è stato concordato e pianificato nell’ambito dei processi di pace di Nairobi (Kenia – 21 aprile 2022 e di Luanda (Angola – 23 novembre 2022)».[18]

c. Le dimissioni del Comandante della forza militare regionale dell’EAC

Il 28 aprile, il generale Jeff Nyagah, comandante della forza militare regionale della Comunità dell’Africa dell’Est (EAC) dispiegata nel Nord Kivu, ha rassegnato le dimissioni. In una lettera indirizzata al segretario generale dell’EAC, egli ha affermato che la sua sicurezza non è più garantita. Ha accusato una società privata addetta a servizi di sicurezza, i cui membri sono presentati da Kinshasa come istruttori, di aver posizionato dei dispositivi di sorveglianza nei pressi della sua residenza. Egli ha inoltre dichiarato di essere vittima di una vasta campagna di demonizzazione per come gestisce il caso M23. Ha affermato che il governo congolese non copre i costi  amministrativi degli uffici del quartier generale della forza militare regionale, degli alloggi degli ufficiali di stato maggiore, dell’elettricità e degli stipendi del personale civile.
In realtà. secondo una fonte governativa, le dimissioni del generale Jeff Nyagah sono state richieste dalle autorità congolesi che lo accusano di non essere sufficientemente chiaro e deciso sulle questioni della lotta contro l’M23 e del tipo di mandato della forza militare regionale. Il presidente del Kenia, William Ruto, lo ha rapidamente sostituito con il generale Alphaxard Muthuri Kiugu.[19]

Il 29 aprile, il portavoce delle dell’esercito congolese, il generale Sylvain Ekenge, ha dichiarato che ciò che viene imputato al generale Jeef Nagah è una sorta di “pacifica coabitazione” con l’M23. Secondo lui, Jeef Nagah non è riuscito né a impedire che l’M23 continui a ricevere gli ingenti rinforzi provenienti dall’esercito ruandese, né ad applicare le risoluzioni dei processi di pace di Nairobi (Kenia) e di Luanda (Angola). Il generale Sylvain Ekenge ha inoltre escluso che l’incolumità del generale Jeff Nyagah sia stata minacciata da “mercenari” reclutati dal governo congolese: «Prima di tutto, non sono mercenari, ma istruttori rumeni reclutati legalmente dal governo congolese per corsi di addestramento di militari congolesi. La sicurezza di Jeef Nagah non è mai stata minacciata. Egli si è allarmato, poiché la sua prima residenza era adiacente a quella degli istruttori rumeni, che avevano installato delle antenne di comunicazione sul tetto della loro casa». Composta da truppe provenienti da Kenya, Uganda, Burundi e Sud Sudan, la forza militare dell’EAC è criticata per la sua inefficacia, in quanto non intraprende alcun combattimento diretto contro l’M23. Sembra quasi complice. Secondo la Società Civile del Nord Kivu, questa forza era stata annunciata come una forza di “imposizione della pace”, ma è diventata una semplice forza di “interposizione” tra l’esercito congolese e le truppe dell’M23 appoggiate dall’esercito ruandese.[20]

3. LA LEGGE SULLA CREAZIONE D’UN CORPO DI RISERVA DELLE FORZE ARMATE

Il 20 aprile, la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge sull’istituzione del corpo di riserva delle Forze Armate della difesa. È stato Gilbert Kabanda, attuale Ministro della Ricerca Scientifica ed ex Ministro della Difesa, a presentare l’economia di questo disegno di legge. Dopo il dibattito in aula, il testo è stato approvato all’unanimità da tutti i 384 deputati che hanno preso parte al voto.
La Riserva delle Forze Armate della Difesa è composta da:
– militari di carriera in pensione;
– agenti di altri servizi di sicurezza in pensione;
– persone che hanno svolto il servizio militare obbligatorio e poi congedate;
– persone che hanno svolto il servizio militare contrattuale e poi congedate;
– Volontari civili impegnati nella difesa del Paese e della sua integrità territoriale di fronte a una minaccia esterna o ad un’aggressione, secondo le disposizioni degli articoli 63 e 64 della Costituzione.
Le suddette categorie di persone costituiscono il Corpo di Riserva delle Forze Armate e beneficiano di una formazione qualificata e di un addestramento specifico.
Per la durata del loro servizio usufruiscono della retribuzione e delle indennità previste per i membri delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo.
Per far parte di questo corpo, è necessario: essere di nazionalità congolese; avere almeno 18 anni; essere dotato di buona salute fisica e morale; non essere mai stato condannato per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio.
Mentre in una conferenza stampa tenutasi a Goma, il ministro dell’Istruzione Superiore e Universitaria, Muhindo Nzangi, aveva affermato, che tutte le milizie locali sarebbero state legalizzate ed equipaggiate come l’esercito regolare, per far fronte all’aggressione dell’M23 appoggiato dall’esercito ruandese, il deputato Claudel André Lubaya ha dichiarato che la legge sul corpo di riserva delle forze armate rischia di contraddire la risoluzione recentemente votata dai Deputati stessi in assemblea plenaria sul divieto di integrare – arruolare dei membri dei gruppi armati nell’esercito regolare. Secondo lui, «L’approvazione di questa legge rischia di legalizzare i gruppi armati e di integrarli automaticamente nell’esercito regolare, con tutti i pericoli che ciò comporta. Invece di “legalizzare delle milizie, l’ideale sarebbe poter riorganizzare, formare, addestrare, equipaggiare l’esercito di cui il Paese dispone».
Da parte sua, il portavoce del governo Patrick Muyaya ha spiegato che i riservisti non saranno considerati come veri e propri militari, perché non si tratta di un servizio permanente, ma circostanziale. Quelli che vorranno arruolarsi nell’esercito, dovranno seguire un corso militare appropriato.
Il disegno di legge sulla creazione del corpo dei riservisti è stato approvato in seconda lettura dai Senatori nella seduta plenaria del 4 maggio 2023. Su un totale di 109 senatori, 82 hanno partecipato al voto: 81 hanno votato sì e uno si è astenuto.[21]

4. UNA NUOVA “PROVOCAZIONE” DEL PRESIDENTE RUANDESE PAUL KAGAME

Il 16 aprile, in una conferenza stampa organizzata durante la sua visita in Benin, il presidente ruandese Paul Kagame ha parlato della questione relativa all’M23: «Il problema del Congo, della regione dei Grandi Laghi Africani e del Ruanda non è l’M23. L’M23 è il risultato di diversi altri problemi che, da decenni, non sono mai stati risolti». A questo proposito, Paul Kagame ha affermato che, secondo lui, all’inizio della colonizzazione, una parte del territorio ruandese era stata attribuita al Congo e che, sempre secondo lui, è questa situazione che è all’origine dei conflitti che perdurano da decenni nell’est della RDC: «Le frontiere tracciate durante il periodo coloniale hanno diviso e condizionato i nostri popoli. Una parte del Ruanda fu assegnata al Congo, un’altra all’Uganda, ecc. Basta leggere qualche libro di storia. Oggi sappiamo qual è il nodo del problema».
Anche Jean Damascène Bizimana, ministro ruandese per l’unità nazionale e l’impegno civico, è tornato su questo tema in Senegal, durante la conferenza organizzata in occasione della giornata nazionale degli eroi del Ruanda. Secondo lui, «durante il periodo coloniale, il Ruanda è stato amputato di una parte del suo territorio. Il problema che stiamo attualmente vivendo nasce al tempo della conferenza di Berlino nel 1885, quando il territorio ruandese comprendeva Bufumbira, Ndorwa e Mpororo fino al lago Alberto e che furono ceduti all’Uganda. Comprendeva inoltre anche Rutshuru, Bunyabungo, Masisi, Gishali, Tongo e Idjwi e che furono assegnati al Congo. Questi sono fatti storici assolutamente indiscutibili».[22]

Il 17 aprile, in una conferenza stampa a Goma, nel Nord Kivu, il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, ha denunciato una “nuova provocazione” da parte del presidente ruandese Paul Kagame, secondo il quale, durante il periodo coloniale, una parte del territorio ruandese sarebbe stata ceduta al Congo. Secondo Patrick Muyaya, «dopo esser stato chiaramente dimostrato che le FDLR sono, per il regime ruandese, un perfetto falso pretesto per inviare le sue truppe nella RDC; dopo esser stato dimostrato che la questione dei rifugiati congolesi in Ruanda è un falso problema, perché il Congo non si è mai opposto al loro ritorno in patria, il discorso di Kigali è ora completamente cambiato». Patrick Muyaya ha inoltre fatto notare che, a Goma, nel mese di giugno 2018, era già stato firmato un accordo per la demarcazione definitiva delle frontiera tra la RDC e il Ruanda. Da parte ruandese, quell’accordo fu firmato da James Kabarebe, in quel tempo ministro della Difesa ruandese. Infine, Patrick Muyaya ha ricordato che ci sono più rifugiati ruandesi in Congo che rifugiati congolesi in Ruanda.[23]

[1] Cf Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 11.04.’23; Radio Okapi, 10.04.’23
[2] Cf Actualité.cd, 15.04.’23
[3] Cf Jonathan Kombi – Actualité.cd, 19.04.’23; Patrick Maki – Actualité.cd, 20.04.’23
[4] Cf David Mukendi – Politico,cd, 21.04.’23
[5] Cf Radio Okapi, 23.04.’23
[6] Cf Jonathan Kombi – Actualité.cd, 24.04.’23
[7] Cf Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 11.04.’23
[8] Cf Radio Okapi, 13.04.’23 ; Actualité.cd, 13.04.’23; Actualité.cd, 14.04.’23
[9] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 19.04.’23
[10] Cf Actualité.cd, 15.04.’23
[11] Cf Radio Okapi, 04.04.’23; Radio Okapi, 05.04.’23
[12] Cf Jonathan Kombi – Actualité.cd, 08.04.’23; Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 10.04,’23
[13] Cf Actualité.cd, 02.05.’23
[14] Cf Actualité.cd, 15.04.’23
[15] Cf David Mukendi – Politico,cd, 21.04.’23
[16] Cf Radio Okapi, 22.04.’23
[17] Cf Carmel Ndeo – Politico.cd, 27.04.’23
[18] Cf Radio Okapi, 28.04.’23
[19] Cf Actualité.cd, 28.04.’23
[20] Cf Patrick Maki et Sonia Rolley – Actualité.cd, 29.04.’23
[21] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 21.04.’23; Carmel Ndeo – Politico.cd, 21.04.’23; Clément Muamba – Actualité.cd, 05.05.’23
[22] Cf Actualité.cd, 16.04.’23; Monge Junior Diama – Politico.cd, 16.04.’23
[23] Cf Radio Okapi, 17.04.’23