Congo Attualità n. 417

ALLA RICERCA DI UN CONSENSO SULLE RIFORME ELETTORALI

INDICE

1. INIZIATIVE E DIVISIONI IN SENO ALLA CLASSE POLITICA CONGOLESE
a.Il gruppo dei firmatari dell’appello dell’11 luglio
b. L’Opposizione parlamentare rifiuta di designare i propri delegati presso la Commissione elettorale
c. Un seminario per costruire consenso sulla riforma elettorale

1. INIZIATIVE E DIVISIONI IN SENO ALLA CLASSE POLITICA CONGOLESE

a. Il gruppo dei firmatari dell’appello dell’11 luglio

L’11 luglio, a Kinshasa, alcune personalità politiche e della società civile hanno firmato una dichiarazione comune in cui chiedono l’organizzazione di un forum strettamente limitato a temi inerenti al processo elettorale, al fine di poter permettere che le prossime elezioni del 2023 siano veramente democratiche, trasparente e pacifiche.
Tra queste personalità: Delly Sesanga (Luiza), Henri-Thomas Lokondo (Mbandaka), Jacques Djoli (Boende), Claudel Lubaya (Kananga), Patrick Muyaya (Kinshasa / Funa) e Juvénal Munubo (Walikale).
Queste personalità propongono una serie di riforme elettorali, tra cui la revisione della legge relativa all’organizzazione e al funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). In questo contesto, propongono che l’assemblea plenaria (attualmente composta di 13 membri) della Commissione sia abolita e che il comitato direttivo della CENI sia composto secondo il principio di una rappresentanza paritaria tripartita: società civile, opposizione politica e maggioranza parlamentare e secondo il criterio di tre o quattro delegati di ciascuna di queste tre componenti.
Suggeriscono inoltre di escludere, dal comitato direttivo, le personalità che hanno partecipato alle elezioni negli ultimi dieci anni o che hanno esercitato responsabilità politiche o di partito.
Propongono che la designazione del presidente della CENI sia affidata all’insieme della società civile e non solo alle confessioni religiose. Propongono addirittura la seguente ripartizione dei vari ruoli all’interno del comitato direttivo:
Presidente (società civile)
1° vicepresidente (maggioranza)
2° vicepresidente (opposizione)
3° vicepresidente (maggioranza)
Relatore (società civile)
Vice relatore (maggioranza)
Questore (opposizione)
1° questore (maggioranza)
2° Vice Questore (società civile).
Altro tema su cui hanno insistito è quello relativo alle finanze della CENI. Queste personalità propongono l’obbligatorietà della pubblicazione dei rendiconti finanziari trimestrali della CENI e il loro controllo semestrale da parte della Corte dei conti.
I firmatari dell’appello dell’11 luglio propongono anche la revisione di alcuni articoli della costituzione, per rafforzare il carattere democratico e inclusivo del processo elettorale. Propongono, ad esempio, di ritornare all’elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale diretto a due turni.
Propongono inoltre che si renda obbligatoria la pubblicazione, appena siano disponibili, dei risultati parziali, seggio elettorale per seggio elettorale a livello di ogni centro elettorale e centro elettorale per centro elettorale a livello di ogni antenna (centro locale di compilazione dei risultati).
Propongono che la proclamazione dei risultati definitivi sia suffragata dalla pubblicazione dei risultati seggio elettorale per seggio elettorale, pena l’annullamento del voto.
Chiedono l’obbligatorietà del rilascio dei verbali delle operazioni di voto a tutti i testimoni e gli osservatori elettorali e questo a tutti i livelli (seggi elettorali, centri elettorali, antenne provinciali e centro nazionale di compilazione) e della pubblicazione della mappatura elettorale.
Tutte queste proposte saranno sottoposte a tutte le parti implicate nel processo elettorale e verranno proposte all’Assemblea nazionale all’inizio della sessione parlamentare di settembre.[1]

Il gruppo dei firmatari dell’appello dell’11 luglio si è proposto di consultare le organizzazioni della classe politica e della società civile, al fine di raggiungere un consenso sulle riforme elettorali da effettuare prima delle prossime elezioni del 2023. .
I 4 punti principali che costituiscono l’essenziale dell’iniziativa ‘intrapresa da questo gruppo sono i seguenti:
– la riforma della Commissione Elettorale
– la riforma della legge elettorale,
– la revisione di alcuni articoli della Costituzione e
– la programmazione finanziaria del prossimo ciclo elettorale.[2]

b. L’Opposizione parlamentare rifiuta di designare i propri delegati presso la Commissione elettorale

Il 19 agosto, in un comunicato, i gruppi parlamentari di opposizione, AMK e alleati, MLC-ADN e MS-G7, hanno deciso di non prendere in considerazione la lettera in cui la presidente dell’Assemblea nazionale li invitava a cominciare a riflettere sulla designazione dei loro delegati alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).
In un loro comunicato, i presidenti dei gruppi parlamentari scrivono: «L’opposizione parlamentare dichiara di aver ricevuto una lettera inviata separatamente ai Presidenti di ciascun gruppo parlamentare, in cui l’Onorevole Presidente dell’Assemblea Nazionale li invita a cominciare a riflettere sulla designazione dei loro delegati presso la CENI. L’opposizione ritiene che tale richiesta costituisca una manovra insidiosa volta a dividere l’opposizione, come già successo nel caso delle confessioni religiose».
Secondo i deputati nazionali membri dell’Opposizione parlamentare, la Presidente dell’Assemblea nazionale non ha fatto alcun accenno al fatto che il Capo dello Stato non abbia voluto procedere alla nomina di Ronsard Malonda alla presidenza della CENI, perché designato illegalmente da alcune confessioni religiose e confermato da deputati del Fronte Comune per il Congo (FCC).
Essi denunciano anche la totale passività del Parlamento, per quanto riguarda l’esame del rapporto di gestione presentato dalla CENI all’Assemblea Generale dall’equipe uscente e la verifica della situazione finanziaria della CENI da parte della Corte dei conti. Denunciano l’assoluto silenzio del Parlamento sul tema delle riforme elettorali richieste dalla maggioranza delle forze politiche e sociali del Paese, come la ristrutturazione della Ceni, le modalità di nomina dei suoi membri e la revisione della legge elettorale.
Di conseguenza, questi deputati dell’opposizione hanno formulato una serie di richieste rivolte al Comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale: «L’opposizione parlamentare ribadisce la sua posizione espressa nella sua dichiarazione del 3 giugno 2020 in cui si richiede, in via preliminare, l’esame del rapporto della CENI, la verifica della sua gestione finanziaria e l’esame delle proposte legislative relative alla riforma del sistema elettorale».
Essi criticano l’atteggiamento della presidente dell’Assemblea che tenta di far passare a tutti i costi l’approvazione di Ronsard Malonda come prossimo presidente della CENI, iniziativa che, secondo loro, rischia di diventare “un insulto alla nazione e una dichiarazione di guerra al popolo”.
Chiedendo a tutte le istituzioni di appoggiare l’annullamento della designazione “non consensuale” di Ronsard Malonda come prossimo presidente della CENI, l’opposizione chiede a Jeanine Mabunda di rinviare alla piattaforma delle confessioni religiose i controversi verbali relativi a tale questione, affinché si possa riprendere la procedura in forma corretta dopo le riforme elettorali.
È necessario ricordare che, durante la scorsa sessione parlamentare di marzo, l’Assemblea Nazionale aveva proceduto all’approvazione dell’attuale segretario esecutivo nazionale della CENI, Ronsard Malonda, come delegato delle confessioni religiose presso la Commissione elettorale. Questo atto aveva dato luogo a varie manifestazioni di protesta.[3]

c. Un seminario per costruire consenso sulla riforma elettorale

Il 24 agosto, presso il Centro Interdiocesano di Kinshasa, si è aperto un “seminario per costruire consenso sulla riforma elettorale” coordinato dal Prof. Bob Kabamba, membro del Centro di Appoggio Politologo Africa-Caraibi (CAPAC) dell’Università di Liegi (Belgio).
Il gruppo di preparazione ha previsto la partecipazione di una sessantina di rappresentanti di diversi partiti e gruppi politici. La durata dei lavori dovrebbe essere di sette giorni, dal 24 al 31 agosto.
Uno degli obiettivi sarebbe quello di creare un ambito di concertazione inclusivo che riunisca le varie parti coinvolte nella riforma della legge elettorale.
Secondo il programma di apertura, dovevano intervenire Jean-Pierre Bemba (Presidente nazionale dell’MLC); Aimé Boji (Segretario nazionale a.i dell’UNC); Martin Fayulu (presidente nazionale di Ecide); Jean-Marc Kabund (presidente nazionale a.i. dell’UDPS); Moïse Katumbi (Presidente nazionale di Insieme per la Repubblica); Adolphe Muzito (Presidente Nazionale di Nuovo Slancio) e Néhémie Mwilanya (Coordinatore dell’FCC).
Tuttavia, all’apertura del seminario, i membri della coalizione di governo FCC-CACH non erano presenti. Secondo il professor Bob Kabamba, moderatore del seminario, molti di quelli che avevano accettato di partecipare hanno voluto dapprima accertarsi che il seminario si limiti ad affrontare solo questioni tecniche e non politiche: «Ci sono piattaforme politiche che avevano espresso la loro disponibilità a partecipare a questi incontri e che ora non sono presenti. Probabilmente, vogliono dapprima assicurarsi che si lavori esclusivamente su questioni tecniche e non politiche. Molti hanno confuso questo seminario con un dialogo intercongolese o una strategia di condivisione del potere. Ribadisco che si lavorerà solo su questioni tecniche che riguardino la CENI e la legge elettorale e mi impegno a restare in questa prospettiva».
Tuttavia, è noto che, per l’FCC, tutte le questioni relative alla riforma elettorale dovranno essere discusse nell’ambito istituzionale. Così, per quanto riguarda la riforma elettorale, i deputati di questo raggruppamento politico chiedono di attendere la sessione parlamentare del prossimo settembre.
Diversi leader delle principali forze politiche del Paese invitati a partecipare a questo seminario hanno delegato dei propri rappresentanti. Christophe Lutundula rappresenta Moïse Katumbi, coordinatore di Insieme per la Repubblica; Eve Bazaïba rappresenta Jean-Pierre Bemba per conto dell’MLC e Kasongo Numbi, vicepresidente di Nuovo Slancio, rappresenta Adolphe Muzito. Martin Fayulu ha delegato Devos Kitoko, segretario generale dell’ECIDE.
Presente anche il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), padre Donatien Nshole. Richiesto di pronunciare un breve discorso di apertura del seminario, egli ha insistito sulla necessità di riforme elettorali consensuali e ha invitato i partecipanti a dare la priorità all’interesse del popolo e non alla conquista del potere.
Il professor Bob Kabamba, moderatore del seminario, ha insistito sul fatto che questo seminario non costituisce in alcun modo un nuovo dialogo inter-congolese, né un nuovo esercizio di concertazioni nazionali. Secondo lui, «questo seminario non può sostituirsi alle istituzioni della Repubblica che, per prime, hanno la responsabilità di favorire la dinamica delle riforme elettorali».
La deputata Eve Bazaiba, segretaria generale dell’MLC, che rappresenta Jean Pierre Bemba al seminario, ha letto la dichiarazione firmata dal presidente del suo partito. Jean Pierre Bemba ha invitato le forze politiche del paese a correggere gli errori del passato. Per l’MLC, «di fronte alle molteplici sfide economiche, sociali, sanitarie ed educative, di fronte ai problemi di insicurezza e di disoccupazione dei giovani, ecc., il dibattito su elezioni libere, trasparenti e credibili avrebbe dovuto essere un ricordo del passato e aver lasciato il posto al dibattito essenziale sullo sviluppo economico del Paese». Jean Pierre Bemba ha definito illegittime tutte le istituzioni sorte dai tre precedenti cicli elettorali (2006, 2011 e 2018): «In un contesto in cui la sovranità di un intero popolo è confiscata da un gruppo di individui, in violazione dei diritti fondamentali … il processo di democratizzazione del nostro Paese ha attraversato diverse fasi, dal dialogo intercongolese di Sun-City ai tre caotici cicli elettorali del 2006, 2011 e 2018, che hanno dato origine a istituzioni illegittime e più problemi che soluzioni … Dobbiamo riconoscere i nostri errori e prendere la coraggiosa decisione di correggerli in futuro».
Il deputato nazionale Christophe Lutundala, delegato di Moïse Katumbi, ha dichiarato che, per la componente che rappresenta, «in questo seminario non sarà possibile mettere in questione le configurazioni politiche sorte dalle elezioni del 2018. Si volta pagina e non se ne parla più. Il passato è quel che è stato, ma ora dobbiamo andare avanti». Nel suo intervento letto dal suo delegato, Christophe Lutundula, Moïse Katumbi ha formulato una serie di domande: «Quale meccanismo si dovrebbe istituire per avere una commissione elettorale nazionale veramente indipendente, affinché la CENI cessi di essere percepita come un campo di battaglia per la conservazione o la conquista del potere, attraverso la corruzione o la manipolazione dei risultati elettorali? Quale dovrebbe essere la composizione della CENI? Chi potrebbe essere designato come membro della CENI? Come si poterebbe garantire che esclusioni arbitrarie come quelle del 2018 non si ripetano più? Come garantire pari opportunità a tutti i concorrenti elettorali?».
Va ricordato che Moïse Katumbi, presidente di Insieme per la Repubblica, aveva scelto la via dell’esilio dopo che gli fu impedito di partecipare alle elezioni presidenziali del 2018, a causa di alcuni suoi problemi di ordini giudiziari. Ritornato in maggio 2019, Katumbi ha dato origine al suo partito politico e non nasconde il suo desiderio di candidarsi alla Presidenza della Repubblica. Per questo, egli auspica l’attuazione di alcune riforme, tra cui quella della legge elettorale.
Il segretario generale  di Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo (ECIDE), Devos Kitoko, ha letto il discorso di Martin Fayulu che ancora si considera vincitore delle elezioni presidenziali del 2018.  Secondo lui, il problema sta soprattutto a livello di applicazione delle leggi da parte di chi ne ha la responsabilità: «Dato che ciò che non corrisponde a verità corrompe tutto, ne consegue che tutte le attuali istituzioni e i loro animatori sono illegittimi … Il nostro Paese è vittima di una profonda crisi di legittimità che richiede di essere presa seriamente in considerazione, al fine di garantire la pace, la stabilità e la coesione nazionale, condizioni necessarie per affrontare la grande sfida della ricostruzione del nostro Paese … L’attuale urgenza è quella di cercare insieme questa legittimità. Secondo la nota di orientamento, l’obiettivo di questo seminario è quello di migliorare il processo elettorale, attraverso una proposta di riforma che si concentra principalmente sulla legge relativa all’organizzazione e al funzionamento della CENI e sulla legge sull’organizzazione delle elezioni. Dal 2006 queste leggi hanno subito diverse modifiche, senza però risolvere davvero gli effetti perversi del nostro sistema elettorale, il che obbliga a chiedersi se il vero problema stia nelle leggi o, piuttosto, nel comportamento di chi è responsabile dell’organizzazione delle elezioni, da un lato, e di chi deve accertare la veridicità dei risultati definitivi, dall’altro … Nello stesso tempo, ci si può chiedere quanto valga la riforma di una legge, se poi non vengono rispettati i principi fondamentali della costituzione. Riteniamo che l’approccio adottato dagli organizzatori di questo seminario sia purtroppo frammentario, perché ignora la trasversalità delle questioni elettorali. Si tratta di una trasversalità che implica una pluralità di aspetti: l’adesione di tutti al rispetto dei valori contenuti nella costituzione e nelle leggi della Repubblica, il governo, la magistratura, il ruolo dell’esercito, della polizia e dei servizi di sicurezza, il rispetto dei diritti umani e la lotta contro la corruzione. La mancanza di presa in considerazione di tutto ciò esporrebbe la sovranità del nostro popolo al rischio del fallimento».
Inoltre, il presidente dell’ECIDé ha condizionato la continuazione della sua partecipazione a questo seminario alla garanzia che si tenga conto di questo approccio globale e che si assicuri il monitoraggio delle sue risoluzioni, attraverso la creazione di un Consiglio Nazionale Superiore per le Riforme Istituzionali e l’organizzazione di elezioni anticipate, come previsto nella sua proposta di fine crisi, presentata nel mese di febbraio 2019.
Dopo la prima giornata dedicata ai vari discorsi di apertura, i partecipanti dovranno iniziare i lavori nelle varie commissioni previste.[4]

Il 25 agosto, il comitato organizzatore ha sospeso i  lavori del seminario, nel tentativo di poter ottenere la partecipazione delle altre piattaforme politiche ancora assenti, tra cui l’FCC, CACH  e l’AFDC-A. Infatti, delle 4 principali forze politiche del Paese: FCC, CACH, LAMUKA e AFDC-A, solo Lamuka, piattaforma dell’ opposizione, ha partecipato ai lavori iniziati il 24 agosto presso il Centro interdiocesano di Kinshasa. Secondo gli organizzatori, «ci siamo resi conto che, se vogliamo davvero pensare a soluzioni durature e consensuali, per non ripetere gli errori dei precedenti cicli elettorali, è necessaria la partecipazione di tutte le principali forze politiche del paese». Secondo i partecipanti, la mancanza di inclusività di tutte le forze politiche e sociali del Paese porterebbe inevitabilmente al fallimento del seminario. Pertanto, gli organizzatori hanno deciso di sospendere i lavori, nella speranza di ottenere la partecipazione dell’FCC, di CACH e dell’AFDC-A.
Secondo alcune fonti, al di là della mancanza di inclusività citata come motivo della sospensione dei lavori, c’è un altro aspetto che suscita alcune perplessità. Diverse forze politiche e sociali ritengono inverosimile che un dialogo tra Congolesi sia organizzato da un’università straniera. Tale opzione rischia di confermare la tesi secondo la quale i Congolesi non sarebbero capaci di trovare essi stessi le soluzioni ai loro problemi. Sempre secondo questa tesi, per raggiungere un accordo tra loro,  i Congolesi avrebbero bisogno di una mediazione straniera, come avvenuto nei precedenti dialoghi cosiddetti intercongolesi, come se, 60 anni dopo l’indipendenza, mancassero menti illuminate capaci di riunire i loro compatrioti per dialogare tra loro, al fine di arrivare a una reciproca comprensione, pur nella legittimità  delle loro differenze.[5]

Il 26 agosto, il quotidiano Le Phare ha qualificato il seminario sulla riforma elettorale, iniziato il 24 agosto presso il Centro Interdiocesano, di “messa nera” e “trappola” tesa alla coalizione di governo, composta dal Fronte Comune per il Congo (FCC) e da Verso il Cambiamento (CACH). La presenza dei soli gruppi politici membri di Lamuka, non ha fatto che rafforzare la sfiducia degli altri partiti che già sospettavano un copia-incolla dell’incontro di Ginevra 1 che, in una mascherata di votazione sapientemente pianificata, era sfociato nella designazione di un vero-falso candidato comune dell’Opposizione per le elezioni presidenziali del mese di dicembre 2018. Questa trappola, il cui obiettivo era quello di mettere in questione i risultati delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e provinciali di dicembre 2018 e, conseguentemente, degli animatori delle attuali istituzioni, non ha funzionato e l’organizzatore del seminario ha dovuto sospendere bruscamente i lavori che, in realtà, non sono mai iniziati.[6]

Il 26 agosto, in una conferenza stampa, il ministro delle Comunicazioni e dei media, Jolino Makelele, è ritornato sulla questione delle riforme elettorali. Ha incoraggiato le riflessioni promosse dal Centro di Appoggio politologo Africa-Caraibi (CAPAC) dell’Università di Liegi (Belgio) e le iniziative intraprese dal gruppo dei firmatari dell’appello dell’11 luglio. Il portavoce del governo ha  però ribadito che sarà necessario che i risultati di tutte queste riflessioni approdino in Parlamento, tempio della democrazia, per un approfondimento: «Accogliamo con favore i passi che si stanno facendo. Ma ci aspettiamo che le conclusioni di queste riflessioni attualmente in corso vengano presentate in Parlamento, per discussione in seno alle istituzioni».[7]

Il 3 settembre, sulla questione delle riforme elettorali che divide la classe politica congolese, il presidente della Commissione Elettorale Permanente (CEP) dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jacquemain Shabani, ha affermato che è importante che le forze politiche si possano riunire attorno a un tavolo, per discutere di questa questione elettorale.
«Qualsiasi iniziativa che abbia come fine l’interesse comune deve essere incoraggiata. Credo che sia importante che tra Congolesi responsabili si possa discutere di questo problema che riguarda le riforme elettorali», ha scritto Jacquemain Shabani sul suo account Facebook.
Tuttavia, secondo il responsabile della commissione elettorale dell’UDPS, questi scambi devono avvenire a livello istituzionale: «Come via legale di accesso al potere, il processo elettorale è una questione di Stato che non può essere affrontata al di fuori delle istituzioni. Nessuno si trova escluso dalle istituzioni e tutte le forze del Paese sono, in un modo o nell’altro, rappresentate in parlamento. Quindi la questione di come gestire l’ascesa al potere non può che essere affrontata in parlamento, nell’ambito di un consenso nazionale».[8]

[1] Cf Actualité.cd, 05 et 06.08.’20
[2] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 14.08.’20
[3] Cf Elysée Odia – 7sur7.cd, 20.08.’20; Kimp – Le Phareonline.net, 28.08.’20
[4] Cf Ivan Kasongo et Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 24.08.’20
[5] Cf Kléber Kungu . Forum des As.org, 26.08.’20
[6] Cf Kimp – Le Phare.net – Kinshasa, 26.08.’20
[7] Cf Orly-Darel Ngiambukulu – 7sur7.cd, 26.08.’20
[8] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 03.09.’20