Congo Attualità n. 371

AL RINVIO DELLE ELEZIONI AL 30 DICEMBRE 2018, PER MOTIVI LOGISTICI, PURCHÈ SIA L’ULTIMISSIMO!

NO AL RINVIO DELLE ELEZIONI A MARZO 2019 PER BENI E BUTEMBO (NORD KIVU). PIÙ CHE VERI MOTIVI, EBOLA E INSICUREZZA SONO SEMPLICI PRETESTI!

INDICE

1. GLI ULTIMI PREPARATIVI DELLE ELEZIONI
2. LA CAMPAGNA ELETTORALE
3. IL RINVIO DELLE ELEZIONI AL 30 DICEMBRE 2018
4. A BENI, BUTEMBO E YUMBI: RINVIO DELLE ELEZIONI A MARZO 2019
5. LA QUESTIONE DELLA TRASMISSIONE DEI RISULTATI ELETTORALI

1. GLI ULTIMI PREPARATIVI DELLE ELEZIONI

Il 16 dicembre, a Kinshasa, con diversi giorni di ritardo, è arrivato, per via aerea dal Sud Africa, un primo lotto di 1.662.386 formulari cartacei destinati alla compilazione manuale di verbali e schede relative ai risultati elettorali. Gli ultimi lotti dovrebbero arrivare a Kinshasa il 20 dicembre. In una corsa contro cronometro, la Ceni dovrà inviare un totale di 166 tonnellate di questi formulari cartacei ai 21.699 centri di voto che comprendono oltre 75.563 seggi elettorali sparsi su tutto il territorio nazionale. I ritardi si accumulano, ma la Ceni continua ad affermare che sta facendo del suo meglio, per assicurare che tutto il materiale elettorale necessario arrivi a destinazione in tempo utile.[1]

Il 18 dicembre, il relatore della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Jean-Pierre Kalamba, ha annunciato l’arrivo, a Kinshasa, di 4.000 macchine per votare, per sostituire le 8.000 macchine distrutte nell’incendio del suo magazzino. Il relatore della Commissione ha  dichiarato che queste macchine per votare provengono dallo stock di riserva delle province più vicine, tra cui Lubumbashi, Kolwezi, Kipushi e Kananga. Secondo le sue dichiarazioni, «la CENI riuscirà a ricuperare più o meno 7.000 macchine, che andranno ad aggiungersi alle 2.500 che erano rimaste dopo l’incendio. In questo modo, a Kinshasa, ci saranno più di 9.000 macchine per circa 7.000 seggi elettorali».[2]

Il 19 dicembre, il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha annunciato che la Commissione elettorale è già riuscita sostituire le 8.000 macchine per votare distrutte durante l’incendio del suo magazzino a Kinshasa, il 13 dicembre. Egli ha affermato che la CENI ha già ricuperato la maggior parte delle macchine per votare necessarie per gli oltre 7.000 seggi elettorali di Kinshasa: «Abbiamo riconfigurato oltre 9.600 macchine per i 7.393 seggi elettorali di Kinshasa».
Per quanto riguarda la distribuzione, sul territorio nazionale, dei formulari adibiti a verbali e schede per la compilazione dei risultati elettorali, egli ha assicurato che sono già stati inviati nelle varie province: «I formulari cartacei sono già arrivati ​​e inviati a destinazione. Restano ancora 7 province. Quattro li riceveranno oggi: l’Haut Katanga e il Lualaba, il Kasai orientale e il Kasai centrale. Rimarranno solo Kinshasa, Kongo Centrale e Kwilu».
Circa la pubblicazione delle liste definitive degli elettori, Jean-Pierre Kalamba ha fatto osservare che, nel mese di settembre, la CENI aveva pubblicato le liste provvisorie, per affissione al pubblico a livello di antenne provinciali della Commissione stessa. Secondo le sue dichiarazioni, «la CENI non aveva ricevuto alcuna lamentela. Di conseguenza, quelle liste diventano definitive».[3]

Il 20 dicembre, la CENI ha dichiarato di aver ordinato la stampa, in Corea del Sud, di 5 milioni di nuove schede elettorali per la città di Kinshasa, in sostituzione di quelle rimaste distrutte in seguito all’incendio di uno dei suoi magazzini centrali. Secondo Corneille Nangaa, «dopo l’incendio del magazzino di Kinshasa, la CENI ha dovuto ordinare altri 5 milioni di schede elettorali, di cui un primo lotto di 1 milione è già arrivato a Kinshasa il mercoledì 19 dicembre, mentre l’ultimo lotto arriverà il sabato 22 dicembre». Queste nuove schede elettorali dovranno essere adattate alle macchine di scorta riportate a Kinshasa da altre province. Corneille Nangaa ha precisato che «l’accensione, mediante nuove schede, delle macchine per votare ricuperate dallo stock di riserva e riportate a Kinshasa, ​​richiede non solo la loro riconfigurazione, ma anche una nuova codificazione delle schede stesse, per renderle compatibili con il collegio elettorale di Kinshasa. Per farlo, occorrono almeno 60 ore. Il che significa che, a Kinshasa, le macchine per votare non potranno essere pronte prima del 25 dicembre».[4]

Il 22 dicembre, l’ultimo aereo con le schede elettorali destinate a Kinshasa è arrivato all’aeroporto internazionale di N’djili, come previsto. Questi quattro milioni di schede elettorali si sono aggiunti al primo lotto di un milione di schede arrivato dalla Corea del Sud il 19 dicembre. Subito sono iniziati i lavori del loro adattamento alle macchine per votare ricuperate dallo stock di riserva. La loro codificazione durerà almeno 60 ore. Il loro invio ai diversi seggi elettorali della capitale sarà completato il 25 dicembre. Secondo la CENI, tutto dovrebbe essere pronto il 30 dicembre.[5]

Il 22 dicembre, la CENI ha concluso l’operazione di accreditamento dei testimoni (osservatori) dei partiti politici. Secondo i dati già disponibili, sono già stati accreditati oltre 700.000 testimoni, circa 270.000 osservatori elettorali nazionali e 1.575 giornalisti, tra cui 84 internazionali.[6]

In previsione delle elezioni del 30 dicembre, ogni elettore può localizzare il proprio seggio elettorale a partire da un qualsiasi telefono. Per questa operazione, la CENI ha chiesto la collaborazione di Orange. L’elettore può digitare il suo numero di codice scritto sul suo certificato elettorale e inviarlo al numero 170. Gli verrà immediatamente inviato un SMS con i dati del suo seggio elettorale. La CENI è in discussione con altre compagnie telefoniche per estendere questa possibilità anche agli elettori che non usano sim di Orange.[7]

La CENI ha pubblicato un atlante del processo elettorale in corso. Questo documento è disponibile presso la sua sede centrale. Si tratta di 26 volumi che contengono, ciascuno, i dati relativi ad una data provincia. Ogni volume costa 45 $. Il prezzo complessivo dei 26 volumi è di 1.170 $. «Avremmo voluto che questo atlante fosse gratuito e accessibile sul sito web della CENI», ha affermato Jacquemain Shabani, presidente della Commissione elettorale permanente dell’UDPS.
Questo atlante presenta la suddivisione delle varie entità territoriali, la localizzazione di città e villaggi, la denominazione e l’indirizzo dei centri di registrazione degli elettori e dei centri di voto, le loro caratteristiche geografiche naturali (fiumi, foreste, montagne ), le relative vie di accesso, ecc. Questo strumento dovrebbe consentire ai candidati di poter precisare le loro strategie, agli osservatori elettorali di organizzare la loro presenza sull’insieme del territorio nazionale e agli elettori di conoscere in anticipo il luogo preciso in cui recarsi per votare.[8]

La coalizione di opposizione Lamuka continua ad opporsi alla trasmissione dei risultati per via elettronica. Secondo Steve Kimvuata, portavoce dell’ex primo ministro Adolphe Muzito e membro di Lamuka, la trasmissione dei risultati per via elettronica può facilitare brogli elettorali: «Avevamo detto di no alla macchina per votare, perché sapevamo che la CENI avrebbe trasmesso i risultati elettorali elettronicamente. Oggi ci sono in circolazione dei programmi secondo cui l’elettore può votare per un certo candidato, ma la macchina per votare può registrarne un altro. Quindi, per evitare eventuali brogli elettorali, non si può permettere che la CENI trasmetta i risultati forniti dalla macchina per votare». Secondo Lamuka, la trasmissione dei risultati elettorali locali deve essere fatta manualmente. Steve Kimvuata precisa: «Continuiamo a far pressione sulla CENI, affinché la macchina per votare sia usata solo come stampante per le schede elettorali e il conteggio dei voti sia fatto manualmente e i risultati elettorali locali siano debitamente registrati sui verbali che verranno trasmessi personalmente ai centri di compilazione locali».[9]

Il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha riconfermato che «dopo l’operazione di voto, ci sarà lo spoglio delle schede elettorali, il conteggio manuale dei voti e la trascrizione dei risultati elettorali locali su verbali appropriati che saranno scansionati e inviati ai centri di compilazione locali. Infine, i risultati che saranno pubblicati saranno quelli dei centri di compilazione in cui verranno portati tutti i verbali manuali compilati nei seggi elettorali».[10]

Il 25 dicembre, a cinque giorni dalle elezioni, mentre ufficialmente l’operazione di accreditamento degli osservatori elettorali è terminata dal 14 dicembre, migliaia di osservatori stanno ancora aspettando di ricevere i loro badge, anche a causa di una disorganizzazione e una mancanza di comunicazione da parte della Commissione elettorale (CENI). La società civile aveva già denunciato dei ritardi nella messa a disposizione dei moduli di richiesta di accreditamento nelle province. Le due principali missioni di osservazione elettorale della società civile, quella della Chiesa cattolica e quella della sinergia delle missioni cittadine di osservazione elettorale (Symocel) hanno richiesto l’accreditamento rispettivamente per 40.000 e 20.000 osservatori. Entrambi affermano di non aver ancora ricevuto la totalità dei badge necessari per il riconoscimento dei loro osservatori.
Secondo le sue dichiarazioni, la CENI avrebbe accreditato circa 270.000 osservatori elettorali, nazionali ed internazionali.
Gerard Bisambu, segretario esecutivo di AETA si è detto sorpreso per un numero così elevato di osservatori elettorali annunciato dalla CENI. Secondo lui, una grande parte di questi osservatori è costituito da membri dei partiti politici che avrebbero creato delle pseudo associazioni di carattere sociale, per poter perturbare il lavoro dei veri osservatori indipendenti: «Secondo il nostro monitoraggio, abbiamo notato che molti partiti e coalizioni politiche, oltre ad aver richiesto e ottenuto l’accreditamento dei loro testimoni, sono riusciti a far accreditare altri loro testimoni come osservatori elettorali. Ciò che è successo è che molti partiti e coalizioni politiche hanno creato delle pseudo organizzazioni e associazioni, presentate come membri della società civile. È stato sufficiente che tali partiti abbiano presentato i relativi documenti. Di conseguenza, molti loro delegati sono stati accreditati come osservatori elettorali, quando avrebbero dovuto essere accreditati come testimoni di partiti. Visto che il compito dei testimoni nei seggi elettorali è quello di difendere gli interessi dei loro rispettivi partiti, è prevedibile che la loro presenza nei seggi elettorali entri in conflitto con i veri osservatori elettorali, che devono lavorare in modo imparziale e senza prendere posizioni di parte. Tale diversità potrebbe perturbare le operazioni di voto e creare tensioni tra i veri osservatori elettorali e gli agenti della Commissione elettorale presenti nel seggio elettorale».[11]

Il 28 dicembre, due giorni prima delle elezioni, la CENI ha rivelato di non avere ancora abbastanza macchine per votare per aprire tutti i seggi elettorali previsti a Kinshasa, la capitale.
Dopo l’incendio di uno dei suoi magazzini principali a Kinshasa a metà dicembre, 8.000 macchine per votare erano state distrutte. Delle 10.300 circa, ne erano rimaste solo 2.300. La CENI ha affermato di disporne oggi circa 9.000, dopo averne ricuperato dallo stock di riserva di altre province, tra cui l’Alto Katanga. Ma, secondo la CENI, esse non sono ancora sufficienti per i 7.939 seggi elettorali previsti per la città di Kinshasa. Di conseguenza, essa ha ridotto il numero dei seggi elettorali di quasi il 14%, cioè 1.092 seggi elettorali in meno.
Tuttavia, il relatore della Ceni, Jean-Pierre Kalamba, ha assicura che questa diminuzione dei seggi elettorali non pone alcun problema. Per esempio: invece di dieci seggi elettorali in una scuola, ce ne saranno solo nove. Invece dei 600 elettori previsti per ogni seggio elettorale, ce ne saranno 700. Ma ciò non creerà alcun problema, poiché «tutti quelli che si troveranno in fila d’attesa al momento della chiusura dei seggi elettorali, potranno votare fino a tarda notte». Tuttavia, secondo alcuni osservatori, 100 elettori in più per ogni seggio elettorale creeranno necessariamente lunghe file e il rischio sarà che alcuni elettori si scoraggino e ritornino a casa senza aver votato.
Un altro problema: con questa riorganizzazione tardiva dei seggi elettorali, gli elettori sapranno dove andare a votare? Infine, se gli elettori passeranno da 600 a 700 per seggio elettorale, si dovrebbero ristampare le liste degli elettori, adeguandole al nuovo numero dei seggi elettorali disponibili. Tanti, forse troppi, problemi logistici per Kinshasa, una città di 4.457 milioni di elettori, cioè l’11% dell’intero elettorato nazionale.[12]

2. LA CAMPAGNA ELETTORALE

Il 18 dicembre, in un suo comunicato, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha segnalato 152 casi di violazioni dei diritti umani commesse dall’inizio della campagna elettorale: «Si tratta di 50 casi di lesioni fisiche, 35 casi di violazione del diritto alla libertà di manifestazione e di riunione, 30 casi di violazione al diritto alla libertà di spostamento, 27 casi di non rispetto dei diritti alla proprietà privata e 10 casi di violazione al diritto alla vita (morti), di cui 3 a Kalemie, 3 a Lubumbashi, 3 a Tshikapa e 1 a Mbuji-Mayi … A Kalemie, Lubumbashi e Mbuji-Mayi, si tratta di morti causate da armi, mentre a Tshikapa si tratta di una morte causata da gas lacrimogeni lanciati dalla polizia». Secondo l’ACAJ, gli autori di queste violazioni dei diritti umani sono autorità politico-amministrative, funzionari della pubblica amministrazione e agenti dei servizi di sicurezza, che le hanno pianificate e realizzate con la collaborazione di alcuni giovani del Fronte Comune per il Congo (FCC), una coalizione dei partiti della maggioranza attualmente al potere.
Secondo l’ACAJ, varie autorità hanno adottato delle strategie per ostacolare la campagna elettorale di Martin Fayulu e Felix Tshisekedi, rispettivamente candidati alle prossime presidenziali per conto di Lamuka e Verso il Cambiamento: «A Kindu, Kalemie e Lubumbashi, le autorità locali hanno reclutato e pagato dei giovani per impedire lo svolgimento della campagna elettorale di Martin Fayulu, candidato di LAMUKA alle presidenziali. In una registrazione audio, pubblicata sui social network, si sente il governatore della provincia dell’Alto Katanga, Pande Kapopo, che incita i militanti del suo partito a impedire la campagna elettorale di Martin Fayulu … A Mbuji-Mayi, Kananga e Tshikapa, le autorità locali hanno cercato di interrompere la campagna elettorale di Félix Tshisekedi, candidato di Verso il Cambiamento (CACH), requisendo quasi tutti i moto taxi ed erigendo barricate sulle strade che portano verso l’aeroporto, per impedire ai suoi sostenitori di recarsi all’aeroporto per accoglierlo».
L’ACAJ ha condannato queste violazioni dei diritti umani e ha chiesto al governo di assicurare la sicurezza dei candidati dell’opposizione e dei militanti dei loro rispettivi partiti, fino alla fine della campagna elettorale. Inoltre, l’ACAJ ha chiesto al Procuratore Generale della Corte di Cassazione e al Revisore Generale dell’esercito di aprire un’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani commesse durante la campagna elettorale.[13]

Il 19 dicembre, in un comunicato stampa, il governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, ha annunciato la sospensione di manifestazioni di piazza inerenti alla campagna elettorale dei candidati alle elezioni presidenziali. Egli ha detto di aver tenuto conto delle raccomandazioni fornite dai servizi incaricati della sicurezza del processo elettorale, per evitare qualsiasi rischio di disturbo dell’ordine pubblico. Nel suo comunicato, il governatore André Kimbuta ha dichiarato: «Le informazioni in nostro possesso indicano che, a Kinshasa, nei partiti dei principali candidati alle elezioni presidenziali, ci sono degli estremisti che si stanno preparando ad affrontarsi in manifestazioni di piazza, approfittando degli ultimi giorni di campagna elettorale», aggiungendo che «una tale situazione minaccia seriamente la sicurezza delle persone e dei loro beni e rischia di compromettere un processo elettorale che tutti desideriamo pacifico».
Martin Fayulu, candidato di Lamuka, ha dichiarato che non spetta al Governatore di Kinshasa sospendere le attività inerenti alla campagna elettorale. Felix Tshisekedi, candidato di “Verso il cambiamento”, ha definito illegale e ingiustificata la sospensione della campagna elettorale dei candidati alle elezioni presidenziali.
Iniziata il 22 novembre, la campagna elettorale si concluderà ufficialmente il 21 dicembre, due giorni prima delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e provinciali. Vari candidati avevano previsto di concluderla proprio a Kinshasa e, pertanto, non vi potranno tenere i loro comizi finali, come avevano previsto.[14]

Il 19 dicembre, poche ore dopo la pubblicazione del comunicato del Governatore André Kimbuta sulla sospensione della campagna elettorale, il candidato di Lamuka alle presidenziali, Martin Fayulu, è arrivato a Kinshasa per un suo comizio già programmato da alcuni giorni, a Sainte-Thérèse di Ndjili. Il suo corteo è stato bloccato dalla polizia all’altezza del comune di Nsele, all’ingresso di Kinshasa, sulla strada proveniente dall’ex Bandundu. Bloccato anche il traffico. A cento metri dal convoglio di Martin Fayulu, alcuni attivisti di Lamuka hanno incendiato foto e manifesti di Emmanuel Ramazani Shadary, candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC). La polizia ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla che era accorsa ad accogliere Martin Fayulu. La coalizione Lamuka si è vista infine costretta ad annunciare l’annullamento del comizio del suo candidato, Martin Fayulu, a Sainte-Thérèse di N’djili.[15]

Il 20 dicembre, nonostante il rinvio delle elezioni al 30 dicembre, la CENI ha annunciato la fine della campagna elettorale per il venerdì 21 dicembre, come previsto secondo il calendario elettorale.[16]

3. IL RINVIO DELLE ELEZIONI AL 30 DICEMBRE 2018

Il 19 dicembre, la Commissione Elettorale ha annunciato che il suo presidente Corneille Nangaa terrà una conferenza stampa il giorno seguente, 20 dicembre, cioè due giorni prima della fine della campagna elettorale e tre giorni prima delle elezioni finora previste per il 23 dicembre.
Questa conferenza stampa avrà luogo il giorno dopo che André Kimbuta, governatore di Kinshasa, abbia annunciato la sospensione delle attività legate alla campagna elettorale dei candidati alle elezioni presidenziali. Inoltre, essa si terrà in un contesto caratterizzato da voci sempre più insistenti su un possibile rinvio delle elezioni. Queste voci sono alimentate soprattutto dal dubbio sulla reale capacità della Commissione elettorale nel far arrivare, in tempo, tutti i materiali elettorali, tra cui i formulari cartacei adibiti a verbali e schede di compilazione dei voti, necessari per l’organizzazione delle elezioni su tutto il territorio nazionale.
In questa conferenza stampa, Corneille Nangaa potrebbe ufficializzare un’eventuale decisione di rinviare le elezioni di alcuni giorni, come ha lasciato supporre il relatore della CENI, Jean Pierre Kalamba: «Nessuno può pretendere l’impossibile. Non si può rischiare di fallire per paura di tre o quattro giorni in più. Ciò che è importante è fare bene le cose … se è necessario aspettare cinque, sette, dieci o quattordici giorni per farlo, è forse sbagliato?».[17]

Secondo alcune fonti della Commissione elettorale, l’incendio che ha devastato il magazzino della Commissione a Kinshasa è uno dei motivi principali che potrebbero giustificare un possibile rinvio delle elezioni.
Secondo le spiegazioni fornite dalla commissione elettorale, le macchine per votare sono state rapidamente sostituite grazie alle riserve di scorta, ma non è stato possibile fare altrettanto per un altro tipo di materiale elettorale. Secondo una fonte della Commissione, «le schede elettorali da inserire nella macchina per votare sono indicizzate per collegio elettorale. Quelle di Kinshasa sono state  bruciate. È stato possibile sostituire le macchine per votare grazie allo stock di riserva ma, per quanto riguarda le schede elettorali, è stato assolutamente necessario ordinarne delle altre». Si tratta di circa cinque milioni di schede elettorali stampate nella Corea del Sud. Una prima parte di esse (un milione) è già arrivata a Kinshasa il giovedì 20 dicembre, ma la seconda parte dovrebbe arrivare il sabato 22 dicembre, il giorno prima delle elezioni, previste per il 23 dicembre.
Di conseguenza, la Commissione elettorale sembra ormai che stia per prendere in considerazione un rinvio di una settimana. «Vogliamo che le elezioni vadano bene. Potremmo prendere in considerazione un rinvio di due giorni, ma vogliamo che le cose si svolgano nel miglior modo possibile», ha aggiunto un’altra fonte.[18]

Il 20 dicembre, in una conferenza stampa, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha annunciato, per ragioni logistiche, il rinvio delle elezioni al 30 dicembre 2018. Egli ha affermato che la CENI si trova nella “impossibilità tecnica” di organizzare le elezioni il 23 dicembre come previsto, a causa del ritardo accumulato nell’invio di nuove schede elettorali e dei formulari cartacei adibiti alla compilazione dei verbali e delle schede dei risultati di voto.[19]

Secondo l’opposizione questo rinvio di una settimana è inammissibile. Essa si chiede perché la CENI l’abbia annunciato così tardi, mentre i problemi logistici erano noti da mesi e molti esperti già prevedevano l’impossibilità di aprire i seggi elettorali in tempo, a causa dei ritardi accumulati nella consegna del materiale elettorale.
Per molti, non è sicuro che questo periodo di una settimana sia sufficiente per risolvere tutti i problemi finora riscontrati. Ad esempio, i formulari cartacei dei verbali e le schede dei risultati hanno iniziato ad arrivare in Congo solo domenica 16 dicembre. L’ultimo volo dal Sud Africa è previsto per giovedì 20 dicembre. Si tratta di 166 tonnellate di materiale elettorale cartaceo che la CENI dovrà inviare all’ultimo minuto negli oltre 75.000 seggi elettorali sparsi sul territorio nazionale. Inoltre, le macchine per votare sono arrivate in Congo con quasi due mesi di ritardo rispetto alle prime previsioni della CENI e non si trovano ancora nei seggi elettorali. I problemi sono molti e, rifiutando qualsiasi aiuto internazionale, la CENI si è privata delle decine di aerei ed elicotteri di cui aveva certamente bisogno per organizzare bene le elezioni. Ora, essa sta inviando la maggior parte del materiale elettorale per via stradale, ciò che richiede molto più tempo.[20]

Il rinvio delle elezioni apre un nuovo periodo di incertezza perché, benché prevedibile, la sua durata, “molto breve” in confronto con i problemi logistici constatati, lascia molti osservatori nello scetticismo.
Sono molti quelli che si chiedono se sette giorni siano sufficienti per compensare i ritardi che la la Commissione elettorale ha accumulato nella  preparazione delle elezioni. “Sì”, ha assicurato il presidente della commissione elettorale, Corneille  Naanga che, nella sua conferenza stampa, ha interamente attribuito il rinvio delle elezioni  all’incendio che, la settimana precedente, ha distrutto un magazzino della commissione a Kinshasa. Egli ha assicurato che, messo da parte questo caso, nel resto del paese le elezione avrebbero potuto svolgersi la domenica 23 dicembre, come previsto. Ma le informazioni che provengono da certe zone dell’interno del paese sull’effettività della distribuzione del materiale elettorale provocano perplessità: assenza dei kit elettorali, necessari per la formazione dei membri dei seggi elettorali; mancanza di chiavi USB per configurare le macchine per votare; convogli di materiale elettorale bloccati a causa dell’impraticabilità delle strade, rapporti di materiale arrivato a destinazione​, ma che non corrispondono alla realtà. «In questo contesto, 7 giorni sono troppo pochi, irrealistici», ha affermato un osservatore. «È il caos», dice una fonte governativa, che non nasconde il suo scetticismo per un rinvio di soli sette giorni, pur ammettendo che un rinvio più lungo avrebbe rischiato di “riaprire il dibattito sulla legittimità delle istituzioni”, una legittimità che deriva da un accordo politico raggiunto, in extremis, due anni fa, il 31 dicembre 2016. «In una settimana, la situazione non cambierà. Stiamo andando verso elezioni truccate», ha aggiunto Fred Bauma, uno dei fondatori del movimento cittadino Lucha.[21]

Il 20 dicembre, Néhémie Mwilanya, membro dell’ufficio per le strategie del Fronte Comune per il Congo (FCC), ha affermato che il rinvio delle elezioni al 30 dicembre da parte della CENI è deplorevole, ma comprensibile: «È deplorevole perché ci siamo preparati per il 23 dicembre, ma è comprensibile perché si tratta di un caso di forza maggiore». Inoltre, egli ha detto che il FCC si attiene alla decisione della Ceni e che, quindi, aspetterà con pazienza le elezioni previste per il 30 dicembre. In un’intervista, il portavoce della maggioranza presidenziale, André Alain Atundu, ha dichiarato: «Non possiamo che inclinarci davanti a questa decisione della CENI. È di sua competenza. Una settimana non è un anno. Non è la prima volta che si assiste a un piccolo rinvio».[22]

Il 21 dicembre, in un comunicato stampa, “Verso il Cambiamento” (CACH) ha affermato di aver accettato il rinvio delle elezioni a sette giorni dopo. I due leader di questa coalizione politica, Félix Tshisekedi e Vital Kamerhe hanno condannato la decisione della CENI che rischia, secondo loro, di bloccare il processo elettorale, per mantenere illegalmente al potere il presidente Joseph Kabila.
I leader di CACH si sono rivolti ai militanti dei loro partiti, per chiedere loro di accettare la decisione presa. Tuttavia, hanno dichiarato che non accetteranno un ulteriore rinvio: «Il 30 dicembre 2018 è l’ultima linea rossa che non deve essere oltrepassata. Se il 30 dicembre 2018 non ci saranno elezioni, il popolo dovrà assumersi tutte le sue responsabilità». Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe hanno annunciato che continueranno la loro campagna elettorale  a Bandundu e Sankuru, anche se la Ceni ha confermato la fine della campagna elettorale per il venerdì 21 dicembre, nonostante il rinvio delle elezioni.[23]

Il 21 dicembre, in un videomessaggio, Jean Pierre Bemba e Moïse Katumbi, i due leader di LAMUKA, hanno dichiarato di aver preso atto del rinvio delle elezioni al 30 dicembre. Per Lamuka, è necessario andare a votare, per non dare alcun pretesto al regime di rimanere al potere. Tuttavia, Katumbi e Bemba hanno affermato che, se le elezioni non si terranno il 30 dicembre, il popolo dovrà assumersi le proprie responsabilità, per mettere fine all’attuale regime. Inoltre, Lamuka ha dichiarato di non accettare di terminare la campagna elettorale il venerdì 21 dicembre a mezzanotte, come deciso dalla CENI e ha affermato che continuerà la campagna elettorale fino a due giorni prima delle elezioni.[24]

Il 26 dicembre, in un comunicato stampa, la CENI ha annunciato che la pubblicazione dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali avrà luogo il 6 gennaio 2019, la pubblicazione dei risultati finali delle elezioni presidenziali si terrà il 15 gennaio 2019 e il giuramento del nuovo presidente eletto è previsto per il 18 gennaio 2019.
La raccolta, la compilazione e la centralizzazione dei risultati delle elezioni presidenziali si svolgeranno dal 31 dicembre al 5 gennaio. Per le elezioni legislative nazionali e provinciali, la stessa operazione si svolgerà dal 31 dicembre al 22 gennaio. I ricorsi in appello e il trattamento dei contenziosi dei risultati delle elezioni presidenziali si svolgeranno dal 7 al 15 gennaio.[25]

4. A BENI, BUTEMBO E YUMBI: RINVIO DELLE ELEZIONI A MARZO 2019

Il 26 dicembre, in un comunicato stampa, la CENI ha annunciato che le elezioni dirette nelle circoscrizioni del territorio di Beni, della città di Beni, della città di Butembo (Nord Kivu) e della città di Yumbi (Maindombe) sono state rinviate a marzo 2019. Per le tre circoscrizioni del Nord Kivu, la CENI ha dichiarato di non poter organizzare le elezioni a causa della persistenza della epidemia di Ebola e delle violenze commesse da gruppi armati e milizie. Per quanto riguarda Yumbi, la CENI ha affermato che è impossibile organizzarvi le elezioni, a causa degli scontri etnici avvenuti il ​​14 e il 15 dicembre, durante i quali quasi tutti i materiali e documenti elettorali sono stati incendiati, le strutture e i depositi della Commissione elettorale sono stati saccheggiati e la popolazione è stata costretta a fuggire. La CENI ha precisato di essersi riferita alla lettera inviatagli dal governo il 17 dicembre, in cui presentava la “preoccupante situazione di insicurezza e di precarietà sanitaria nella regione di Beni e Butembo (…) e nel territorio di Yumbi”.[26]

Queste quattro circoscrizioni elettorali hanno 1.247.600 elettori, tra cui 182.378 elettori per la città di Beni, 670.816 per il territorio di Beni, 328.136 elettori per la città di Butembo e 66.270 per il territorio di Yumbi. Oltre al Presidente della Repubblica, questi elettori dovrebbero eleggere anche i loro deputati nazionali e provinciali: 2 deputati nazionali e 2 provinciali per la città di Beni, 4 deputati nazionali e 4 provinciali per la città di Butembo, 8 deputati nazionali e 7 provinciali per il territorio di Beni, 1 deputato nazionale e 1 provinciale per il territorio di Yumbi. Sono 15 deputati nazionali e 14 provinciali che non saranno eletti fino a marzo 2019.[27]

Il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), Donatien N’shole, si è detto preoccupato per le ragioni addotte dalla CENI per rinviare, a marzo 2019, le elezioni a Beni, Butembo: «Non posso nascondere la mia preoccupazione per le ragioni addotte in riferimento alla situazione di Beni e Butembo, intese come misure di precauzione contro l’epidemia di Ebola. Le trovo incoerenti. In effetti, poche settimane prima e nello stesso contesto segnato dalla febbre emorragica di Ebola, la CENI aveva permesso lo svolgimento della campagna elettorale che, per sua natura, comporta una concentrazione di persone molto più elevata in rapporto ad una giornata elettorale, in cui il numero degli elettori è già noto e si possono prendere le disposizioni sanitarie adeguate». L’abbé Donatien N’shole si è quindi chiesto: «Cos’è più pericoloso? Una folla di persone che entrano ed escono da una chiesa, come a Natale, o una fila di persone che aspettano il loro turno per andare a votare?», pensando che, in tutto ciò, «ci può essere qualcosa che non va e, probabilmente, un’intenzione nascosta». Egli ha aggiunto di essere preoccupato per «la reazione degli abitanti di Beni che, già massacrati fisicamente, potrebbero sentirsi assassinati anche nei loro diritti civili».[28]

In una dichiarazione firmata dal suo coordinatore provinciale, Muhindo Nzangi, il coordinamento provinciale della coalizione elettorale Lamuka nel Nord Kivu ha accusato la CENI e il governo di ricorrere ad una nuova manovra volta a ridurre la possibilità che Martin Fayulu, candidato di Lamuka, vinca le elezioni presidenziali, soprattutto a partire da questa parte del paese dove, durante la campagna elettorale, è stato accolto a furor di popolo. «Escludendo circa 1.200.000 elettori, Kabila sta riducendo il numero degli elettori pro Fayulu, ciò che inciderà molto sui risultati elettorali, soprattutto in elezioni presidenziali a un solo turno», ha affermato Lamuka. Secondo Muhindo Nzangi, deputato nazionale per l’opposizione, «Beni e Butembo sono acquisite al nostro candidato, Martin Fayulu. Durante la campagna elettorale, c’è stata una grande mobilitazione della popolazione a suo favore. La CENI non organizza le elezioni in questa zona del paese, per evitare che il nostro candidato vinca le elezioni».
Inoltre, Lamuka ha accusato la CENI di aver violato la legge elettorale per aver rinviato le elezioni in questi tre distretti della provincia del Nord Kivu: «Secondo l’attuale legge elettorale, il rinvio delle elezioni in alcune circoscrizioni è impensabile. Infatti la soglia di sbarramento è determinata sulla base dei voti espressi su tutto il territorio nazionale o provinciale. Se nel Nord Kivu le elezioni si svolgono in due tempi, come sarà calcolata la soglia di sbarramento? Inoltre, i partiti e le coalizioni politiche che confidavano sui 1.200.000 elettori di Beni-Butembo per superare la soglia di sbarramento (AABC o AR) si vedranno penalizzati».[29]

La società civile del Nord Kivu ha affermato che la decisione della CENI sia di tipo “politico e discriminatorio” e ne ha richiesto l’annullamento: «Il coordinamento provinciale della società civile del Nord Kivu non comprende come la CENI abbia permesso di far campagna elettorale a Beni e a Butembo e pochi giorni dopo abbia deciso di rinviarvi le elezioni. Tale decisione sembra puramente politica e discriminatoria. Se l’epidemia di Ebola e l’insicurezza sono le ragioni del rinvio delle elezioni nelle suddette circoscrizioni elettorali, il coordinamento provinciale della società civile del Nord Kivu desidera ricordare che, nonostante queste difficoltà, i corsi scolastici, i culti religiosi, le gare sportive, le riunioni, gli incontri e i mercati continuano a svolgersi normalmente. La società civile raccomanda pertanto alla CENI di annullare la decisione in questione».
«Cosa cambierà in tre mesi sulla situazione dell’ebola e dell’insicurezza a Beni e a Butembo? L’epidemia di Ebola non ha impedito di fare campagna elettorale. Allora, come potrebbe impedire lo svolgimento delle elezioni il 30 dicembre?», si chiede un candidato alle elezioni legislative.[30]

Dopo l’annuncio del rinvio delle elezioni nei territori di Beni, Butembo e Yumbi, il collettivo delle autorità tradizionali del Nord Kivu ha condannato e denunciato una decisione “politica e sociale pericolosa”. Per queste autorità, «le ragioni fornite dalla CENI per rinviare le elezioni in questi territori sono totalmente infondate perché, nonostante l’Ebola, la campagna elettorale si è svolta normalmente, senza che l’enorme partecipazione della popolazione ai comizi elettorali abbia aggravato la già precaria situazione sanitaria».
Pertanto, questo collettivo ha chiesto alla CENI di riconsiderare immediatamente la sua “infondata” decisione, le cui conseguenze potrebbero essere “pericolose e dannose”, sia a livello politico che giuridico e sociale. Inoltre, in mancanza di una risposta positiva, esso ha minacciato di mobilitare la popolazione per azioni su vasta scala, al fine di mettere fine a ciò che qualifica di “balcanizzazione della Repubblica a partire dal Nord Kivu”.[31]

Con questa decisione della CENI, gli elettori di Beni, Butembo e Yumbi, circa 1,25 milioni di Congolesi, saranno privati ​​del diritto di eleggere il loro nuovo presidente, dal momento che i risultati finali delle elezioni presidenziali saranno annunciati a metà gennaio.
Da parte sua, il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha ricordato che, secondo la legge elettorale, «in circostanze eccezionali, se la CENI non riesce a organizzare le elezioni in uno o più collegi elettorali, la procedura è chiara: si terrà conto dei voti validamente espressi disponibili».
Tuttavia, un ex giudice della Corte costituzionale, Eugène Banyaku Luape Epotu, ha dichiarato che la decisione della Ceni di rinviare le elezioni a Beni, Butembo e Yumbi è incostituzionale. Secondo lui, non spetta alla CENI, che è un organo amministrativo, dichiarare lo stato di forza maggiore: «Il rinvio delle elezioni cade sotto la responsabilità dell’esecutivo. In tutti gli stati del mondo, i casi di forza maggiore non possono essere decretati da una qualsiasi autorità amministrativa». Egli ha fatto notare che la Ceni ha preso questa decisione sulla base di una semplice «nota amministrativa, una lettera che le è stata inviata dal ministro. Non si tratta di un decreto che sia stato deliberato in Consiglio dei ministri».[32]

Il 27 dicembre, gli avvocati di LAMUKA hanno presentato alla CENI un “ricorso” contro il rinvio delle elezioni a Beni, Butembo e Yumbi. Secondo il testo del ricorso sottoscritto dall’avvocato Kabengele Jean-Marie, «per la pubblica opinione, sia nazionale che internazionale, tale decisione è stata presa per ridurre il numero di voti sfavorevoli al candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC) e ridurre i voti favorevoli al candidato di LAMUKA … Noterà, signor Presidente, che nessuna disposizione giuridica o costituzionale concede alla CENI la prerogativa di ridurre, per qualsiasi motivo, il collegio elettorale dell’elezione del Presidente della Repubblica, un collegio elettorale che comprende la totalità del territorio nazionale».[33]

Nella giornata del 27 dicembre, a Beni e a Goma sono state organizzate varie manifestazioni di protesta per chiedere alla CENI di annullare la sua decisione. In solidarietà con la popolazione di Beni, Butembo e Yumbi, la coalizione Lamuka e la società civile del Nord Kivu hanno convocato una giornata “città morte”, prevista su tutto il territorio nazionale per il venerdì 28 dicembre, per protestare contro la decisione della CENI e chiederne l’annullamento.[34]

5. LA QUESTIONE DELLA TRASMISSIONE DEI RISULTATI ELETTORALI

La macchina per votare continua ad essere oggetto di discussioni e la domanda più frequente è «Come verranno trasmessi i risultati dei seggi elettorali?». La CENI assicura che i risultati saranno trasmessi manualmente, ma l’opposizione e la società civile dubitano e ne sospettano una trasmissione elettronica a partire dagli stessi seggi elettorali, ciò che, secondo loro,  costituirebbe una porta aperta ad ogni tipo di manipolazione. Gli inviati speciali di TV5MONDE a Kinshasa hanno cercato di saperne di più.
In una scuola del distretto di Mokali, a Kinshasa, la CENI sta formando i suoi agenti.
Sulla questione della trasmissione dei risultati, il nostro giornalista chiede: «Sarà manuale o via wifi?». «Manuale», risponde un agente in formazione. L’animatore del gruppo conferma: «Il voto sarà manuale. La compilazione e l’invio dei risultati sarà manuale. La macchina per votare è una macchina stampante». Dunque, a partire dai seggi elettorali, non ci sarà alcuna trasmissione elettronica dei risultati elettorali.
Tuttavia, altri agenti in formazione hanno dato un’altra versione. Preferiscono rimanere anonimi.
Agente 1: «Durante la formazione, ci hanno detto che i risultati saranno trasmessi elettronicamente».
Agente 2: «Invieremo dapprima i dati dei risultati al server centrale, poi continueremo a fare lo spoglio manuale delle schede elettorali e il conteggio manuale dei voti».  Mentre le operazioni manuali di spoglio e di conteggio saranno ancora incorso, il server centrale avrà già ricevuto i risultati provenienti dai seggi elettorali».
In un altro centro di formazione, Anaclé Kabwissi, coordinatore di un seggio elettorale, afferma: «Durante la formazione, il tecnico ci ha detto che sarà lui stesso ad inviare i risultati per Internet».

Da sapere: le macchine per votare sono dotate di una sim card e di una porta internet (USB) che consentono di trasmettere elettronicamente i risultati elettorali, senza alcun controllo possibile da parte degli osservatori elettorali indipendenti.
Luc Lutala, addetto alle comunicazioni di Symocel (Missione di Osservazione Elettorale), spiega: «Se c’è una trasmissione elettronica a partire dal seggio elettorale, l’intero sistema di osservazione e di sorveglianza sarà completamente vano, perché da quel momento in poi, il canale elettronico di trasmissione dei risultati verso il centro di compilazione locale dei risultati elettorali non è oggetto di controllo da parte degli osservatori elettorali».
Alla sede centrale della Ceni, il nostro giornalista chiede al vice relatore della Commissione, Onesime Kukatula Falash, se può confermare ciò che la Ceni ha sempre detto, cioè che «non ci sarà trasmissione elettronica dei risultati elettorali a partire dai centri di voto». O. Kukatula Falash risponde: «No no, la Ceni non ha mai detto questo. Se la macchina per votare è dotata di un’applicazione per la trasmissione dei dati, è per poterla usare!». Una persona gli si avvicina e lo chiama in disparte, Al suo ritorno, egli assicura che non ci sarà alcuna trasmissione elettronica (via internet) dei risultati elettorali.[35]

In seguito alla trasmissione di TV5 sulla questione relativa alle macchine per votare, in un’intervista, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha affermato che «le macchine per votare saranno utilizzate nei seggi elettorali. Durante le operazioni di voto, esse rimarranno scollegate da internet, secondo le raccomandazioni degli esperti britannici che, tuttavia, avevano pure affermato che le macchine potrebbero essere ricollegate a internet quando fosse necessario.
In effetti, ci sono informazioni importanti che la CENI dovrebbe poter ottenere. Ad esempio, all’apertura dei seggi, alle sei del mattino, la CENI deve sapere se tutti i seggi elettorali sono stati effettivamente aperti. Ciò non ha nulla a che fare con la trasmissione dei risultati. Il collegamento permette di sapere se, in un determinato luogo o scuola, le operazioni di  voto sono effettivamente iniziate o no, se ci sono delle difficoltà e quali, come risolverle. Non si può pretendere di voler disconnettere completamente il seggio elettorale dalla sede centrale della Commissione elettorale, perché sarà necessario prendere eventuali misure correttive necessarie, Ciò non ha nulla a che fare con la trasmissione dei risultati perché, in quel momento del mattino, i risultati non ci saranno ancora.

Le macchine per votare sono simili agli smartphone. Vi sono inserite molte opzioni e applicazioni. Tra queste, c’è quello che permette di disconnettersi da internet. Quando uno è disconnesso, non si può né inviare né ricevere messaggi. Durante le operazioni di voto, le macchine saranno disconnesse da Internet. Gli osservatori elettorali potranno controllare se le macchine per votare sono disconnesse o meno, purché sappiano come connettersi o disconnettersi. Le macchine potranno essere ricollegate a internet solo dopo che le operazioni di voto siano terminate e i verbali cartacei dei risultati elettorali affissi nei centri di voto per consultazione da parte della popolazione. Solo allora e se necessario, certi dati e informazioni potranno essere inviate via internet dalla macchina per votare. Tuttavia, i risultati che saranno proclamati non saranno i risultati che potrebbero essere forniti dalla macchina per votare, ma quelli ottenuti dalla centralizzazione del conteggio manuale dei voti e consolidati a livello dei vari centri di compilazione locali».[36]

Il 25 dicembre, vari candidati alle elezioni presidenziali, tra cui Martin Fayulu, Théodore Ngoy, Seth Kikuni, Marie-Josée Ifoku, Dennis Maluta, Sylvain Masheke, Rajabho Tebabho e Jean-Philibert Mabaya, hanno chiesto agli operatori telefonici, tra cui Vodacom, Africell, Orange e Airtel, di disabilitare le carte Sim venduti alla CENI, per l’uso delle macchine per votare.
Secondo questi candidati, la CENI sta tentando di organizzare un voto elettronico, quando invece le macchine per votare dovrebbero essere utilizzate solo per stampare istantaneamente il voto degli elettori sulla scheda elettorale. Secondo alcuni osservatori, le sim incorporate nelle macchine per votare potrebbero essere utilizzate per trasmettere i risultati elettorali elettronicamente, il che potrebbe facilitare una catena di brogli elettorali.[37]

[1] Cf RFI, 18.12.’18
[2] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 18.12.’18
[3] Cf Radio Okapi, 19.12.’18
[4] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 20.12.’18
[5] Cf Actualité.cd, 23.12.’18
[6] Cf Actualité.cd, 23.12.’18
[7] Cf Actualité.cd, 24.12.’18
[8] Cf Actualité.cd, 24.12.’18
[9] Cf Cas-info.ca, 24.12.’18
[10] Cf Top Congo / MCP, via mediacongo, 24.12.’18
[11] Cf RFI, 25.12.’18
[12] Cf RFI, 28.12.’18
[13] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 18.12.’18
[14] Cf Radio Okapi, 19.12.’18
[15] Cf Christine Tshibuyi et Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 19.12.’18
[16] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 20.12.’18
[17] Cf Actualité.cd, 19.12.’18; Cas-info.ca, 19.12.’18
[18] Cf Actualité.cd, 20.12.’18; AFP – via mediacongo.net, 20.12.’18
[19] Cf 7sur7.cd, 20.12.’18; Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 20.12.’18
[20] Cf RFI, 20.12.’18
[21] Cf RFI, 21.12.’18
[22] Cf Cas-info.ca, 20.12.’18; Radio Okapi, 21.12.’18
[23] Cf Radio Okapi, 21.12.’18
[24] Cf 7sur7.cd, 21.12.’18
[25] Cf Actualité.cd, 26.12.’18
[26] Cf Radio Okapi, 26.12.’18
[27] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 26.12.’18
[28] Cf Radio Okapi, 26.12.’18
[29] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 26.12.’18
[30] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 26.12.’18
[31] Cf Cas-info.ca, 26.12.’18
[32] Cf RFI, 27.12.’18
[33] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 27.12.’18
[34] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 27.12.’18
[35] Cf TV5, 23.12.’18 https://afrique.tv5monde.com/information/presidentielle-en-rdc-les-machines-voter-peuvent-elles-transmettre-les-resultats
[36] Cf TV5, 24.12.’18 https://afrique.tv5monde.com/information/presidentielle-rdc-reactions-notre-reportage-sur-les-machines-voter
[37] Cf Chris Elongo – Cas-info.ca, 25.12.’18