Congo Attualità n. 368

INDICE

EDITORIALE: UNA PARTE DELL’OPPOSIZIONE DESIGNA UN SUO CANDIDATO COMUNE PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI
1. IL PROCESSO ELETTORALE
a. Le attività della Commissione elettorale
b. Alcune richieste dell’opposizione
c. L’equipe responsabile della campagna elettorale del Fronte Comune per il Congo (FCC)
2. L’OPPOSIZIONE: L’ACCORDO DI GINEVRA
a. La nuova coalizione elettorale “Lamuka” e la designazione di Martin Fayulu come candidato comune per le presidenziali
b. I veri perdenti e i grandi vincitori
c. Le reazioni a Kinshasa
d. Félix Tshisekedi e Vital Kamerhe ritirano la loro firma

EDITORIALE: UNA PARTE DELL’OPPOSIZIONE DESIGNA UN SUO CANDIDATO COMUNE PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI

1. IL PROCESSO ELETTORALE

a. Le attività della Commissione elettorale

Il 29 ottobre, in una conferenza stampa organizzata in due tempi, dapprima presso la sede della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), poi presso l’aeroporto di Ndjili, il Governo ha affermato di aver messo a disposizione della CENI i mezzi logistici necessari per le elezioni del 23 dicembre 2018: 150 camion Kamaz già ricevuti a Kinshasa, 135 camion Sino ancora da ricevere ma destinati alle città della parte orientale del paese, 171 pick-up, 1.500 moto, 1 aereo Ilyusin-76, 1 DC-8, 3 Boeing-727, 1 Boeing-737 cargo, 1 Boeing-737 passeggeri, 2 Antonov 26, 2 Antonov 72, 5 elicotteri per trasporto merci con una capacità di 1,5 tonnellata e 2 elicotteri per la supervisione. Appartenenti all’esercito, questi mezzi logistici serviranno per l’invio dei kit elettorali sul territorio e saranno restituiti all’esercito alla fine delle operazioni elettorali.[1]

L’Associazione Africana per i Diritti Umani (ASADHO) ha raccomandato che i veicoli militari messi dal governo a disposizione della CENI per il trasporto del materiale elettorale siano guidati da persone civili. Secondo Jean-Claude Katende, presidente di ASADHO, la presenza delle forze armate in questo processo elettorale potrebbe perturbare il normale svolgimento delle elezioni: «non abbiamo dimenticato il comportamento di certi militari che, nelle elezioni del 2011, in alcune città si erano impossessati delle urne per favorire dei brogli elettorali». Tuttavia, il presidente di ASADHO ha fatto osservare che la messa a disposizione di questi mezzi logistici da parte del governo rappresenta un importante passo in avanti nell’organizzazione delle elezioni del prossimo mese di dicembre.[2]

Il 29 ottobre, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha annunciato che tutte le 40.144 macchine per votare che dovevano arrivare al porto di Matadi sono già arrivate. Esse saranno utilizzate nelle province di Kongo Central, Maï-Ndombe, Kwango, Kwilu, Equateur, Nord Ubangi, Sud Ubangi, Tshuapa e Kasai. Il convoglio destinato a Mai-Ndombe dovrebbe partire da Kinshasa il 30 ottobre e quello destinato alle province situate lungo il fiume Congo dovrebbe partire il 1° novembre. Sempre secondo le date e le cifre della CENI, le prime 35.861 macchine per votare attese al porto di Dar-es-Salaam sono già arrivate e le restanti 8.838 dovrebbero arrivare il 3 novembre. A Mombasa, 6.828 macchine dovrebbero arrivare il 30 ottobre e 13.586 il 7 novembre. Corneille Nangaa ha sottolineato che, «a partire dal 10 novembre, non ci sarà più alcun materiale elettorale fuori dal Paese, poiché quasi tutto sarà già arrivato».[3]

Il 3 novembre, a Kinshasa, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha proceduto alla conclusione del corso di formazione dei formatori dei Membri dei Centri di Voto e di Spoglio (MBVD) e dei Membri dei Centri Locali di Compilazione dei Risultati (MCLCR).
A tal fine, 281 formatori elettorali e 36 mediatori, tra cui 70 tecnici informatici, hanno ricevuto una formazione di 8 giorni su diversi aspetti, tra cui l’uso della macchina per votare, la procedura di voto, la procedura di compilazione dei risultati elettorali e la loro trasmissione al centro di compilazione dei risultati locali.
Dopo questo 1° livello di formazione, il calendario elettorale della Ceni prevede altri livelli di formazione. Dal 10 al 16 novembre, nelle segreterie esecutive provinciali si svolgerà la formazione dei formatori elettorali nazionali, dei capi antenna, dei tecnici informatici e di altri agenti delle segreterie esecutive provinciali.
Dal 22 al 28 novembre 2018, la Ceni prevede la formazione, a livello di antenne, dei formatori elettorali territoriali; dal 02 al 07 dicembre, quella dei capi dei centri di voto e dei tecnici dei centri di voto; dal 17 al 21 dicembre, quella dei membri dei seggi elettorali e dei membri dei centri locali di compilazione dei risultati.[4]

Il 6 novembre, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha confermato che le operazioni di accreditamento dei testimoni, osservatori e giornalisti inizieranno l’8 novembre. Queste operazioni si svolgeranno nelle date previste nel calendario elettorale, cioè dall’8 novembre al 22 dicembre per i testimoni dei partiti politici e dall’8 novembre al 10 dicembre per gli osservatori e i giornalisti.
Da parte della società civile, la Sinergia delle Missioni di Osservazione Cittadina delle Elezioni (SYMOCEL) ha affermati di voler dispiegare 20.000 osservatori a breve termine e 275 a lungo termine. 52 coordinatori provinciali e vice coordinatori di questa missione hanno già completato un corso di formazione di tre giorni a Kinshasa. Da parte sua, anche la piattaforma Agire per Elezioni Trasparenti e Pacifiche (AETA) ha iniziato a Kinshasa la formazione dei formatori dei suoi osservatori. In occasione delle elezioni del 23 dicembre, AETA prevede di dispiegare 10.000 osservatori elettorali. La Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha annunciato che disporrà di 1.026 osservatori elettorali a lungo termine e 40.000 a breve termine.[5]

Il 14 novembre, la CENI ha proceduto all’invio di materiale elettorale verso due province. In questa operazione sono utilizzati 35 camion Kamaz diretti verso 16 destinazioni. L’operazione concerne due province: quelle di Kwango (12 camion) e di Kwilu (23 camion).
Per quanto riguarda le 16 destinazioni, esse riguardano le antenne della Ceni ma, soprattutto, altri siti dall’accesso molto difficile, tra cui Mawanga, Tembo, Panzi, Kibunda, Sedzo, Kilembe, Belo, tutti in provincia di Kwango. Il materiale elettorale inviato comprende cabine, inchiostro indelebile, kit burocratici (BVD), macchine per votare, batterie esterne e interne, schede elettorali e materiali di formazione. Questo materiale elettorale dovrebbe arrivare a destinazione entro 3 giorni al massimo. Inoltre, su ciascuno di questi camion, guidati da membri delle FARDC, viaggiano anche un tecnico della CENI e agenti di polizia per garantirne la sicurezza.[6]

b. Alcune richieste dell’opposizione

Il 1° novembre, vari candidati dell’opposizione alle prossime elezioni presidenziali, tra cui Moïse Katumbi, Adolphe Muzito, Marie Josée Ifoku, Jean-Pierre Bemba, Martin Fayulu, Freddy Matungulu, Théodore Ngoyi e altri leader dell’opposizione hanno inviato una lettera alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) per chiederle di dare una risposta, entro il 3 novembre, al memorandum che le era stato consegnato il 26 ottobre, in occasione della marcia organizzata dall’opposizione contro l’utilizzazione della macchina per votare. Nella lettera, i candidati dell’opposizione chiedono alla CENI di «rinunciare alla macchina per votare, perché non prevista nella legge elettorale, eliminare dal registro elettorale gli elettori iscritti in modo irregolare, cioè senza impronte digitali e creare un comitato tecnico incaricato di sorvegliare l’attuazione delle disposizioni riportate nel calendario elettorale», soprattutto per quanto riguarda i preparativi tecnici dell’utilizzazione della “scheda elettorale cartacea”.
I firmatari hanno fatto notare che, «per quanto riguarda la macchina per votare, oltre ad essere illegale, essa non è oggetto di alcun consenso. La sua imposizione inciderà sulla credibilità dei risultati elettorali e sulla legittimità delle istituzioni che ne emergeranno. Aprirà le porte a innumerevoli contestazioni che potrebbero portare alla violenza e all’indebolimento generale dello stato». Infine, i candidati membri dell’opposizione hanno affermato che, nel caso in cui le loro richieste non siano prese in considerazione, faranno ricorso ad altri mezzi di pressione.[7]

Il 5 novembre, il responsabile per la diffusione del programma di Moïse Katumbi, Sam Bokolombe, ha proposto un rinvio delle elezioni, ritenuto ormai necessario, secondo lui, a causa dei problemi politici, finanziari e, soprattutto, logistici cui la Ceni deve oggi far fronte. Il presidente del partito Adure ha espressamente chiesto alla CENI, in quanto organo tecnico, di assumersi le proprie responsabilità e le ha suggerito una proroga di due o tre mesi in più per poter preparare delle “buone elezioni”, cioè senza macchine per votare e senza elettori fittizi: «Senza arrivare a pretendere un’ennesima transizione, il paese avrebbe tutto da guadagnare se ci si desse un periodo di due o tre mesi per organizzare delle elezioni veramente credibili e inclusive, cioè senza macchine per votare e senza elettori fittizi».
Da parte loro, la CENI e il governo continuano ad affermare che le elezioni si svolgeranno entro la data stabilita (il 23 dicembre) e che le difficoltà relative alla macchina per votare e al registro elettorale sono già state risolte.[8]

c. L’equipe responsabile della campagna elettorale del Fronte Comune per il Congo (FCC)

Il 3 novembre, il Fronte Comune per il Congo (FCC) ha reso nota la composizione dell’equipe incaricata dell’organizzazione della prossima campagna elettorale in preparazione alle elezioni presidenziali del 23 dicembre. Il candidato presidenziale di questa piattaforma elettorale, Emmanuel Ramazani Shadary, è lui stesso il coordinatore di questa equipe che comprende quarantotto cellule costituite da quindici membri ciascuna, tra cui un coordinatore, un vice coordinatore e un segretario.
Qui di seguito, le competenze di alcune di esse e i nominativi dei loro rispettivi coordinatori:
– Redazione del programma di Governo del candidato FCC: Evariste Boshab
– Sicurezza dei candidati e del processo elettorale: Henri Mova Sakani, ministro dell’Interno, e Didier Etumba, un generale in pensione
– Comunicazione: Lambert Mende, portavoce del governo, e André-Alain Atundu, portavoce della maggioranza presidenziale (MP),
– Affari esteri: Leonard She Okitundu, capo della diplomazia congolese
– Finanza e logistica: Moïse Ekanga e Jaynet Kabila (sorella gemella del presidente Kabila)
– Giovani: Zoe Kabila (fratello minore del presidente Kabila)
– Questioni giuridiche: Nehemiah Mwilanya, capo di gabinetto del Presidente Kabila
– Strategia: Adolphe Lumanu, consigliere del presidente Kabila, e Jean-Lucien Bussa, ministro
– Reclutamento dei testimoni (osservatori): Aubin Minaku, presidente dell’Assemblea nazionale dei deputati
– Trasporti: José Makila, Ministro dei trasporti
– Lobbying: Elikya M’Bokolo
– Uomini d’affari: Raphael Soriano Katebe Katoto (fratello maggiore di Moïse Katumbi)
– Affari religiosi: pastori Pascal Mukuna e François Mutombo.
Secondo le dichiarazioni del FCC, questa equipe è rappresentative delle 26 province, dei 145 territori, dei partiti politici membri e della società civile.
Secondo il calendario della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), la campagna elettorale si svolgerà dal 21 novembre al prossimo 22 dicembre.[9]

2. L’OPPOSIZIONE: L’ACCORDO DI GINEVRA

a. La nuova coalizione elettorale “Lamuka” e la designazione di Martin Fayulu come candidato comune per le presidenziali

Il 9 novembre, a Ginevra (Svizzera), i sette principali leader dell’opposizione: Jean Pierre Bemba (MLC), Felix Tshisekedi (UDPS), Vital Kamerhe (UNC), Moïse Katumbi (Insieme per il Cambiamento), Adolphe Muzito ( Nouvel Élan), Martin Fayulu (Ecide) e Freddy Matungulu (Congo Na Biso) hanno iniziato l’ultima fase delle loro discussioni sulla designazione del candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018. Tra i 4 candidati convalidati dalla CENI (Felix Tshisekedi, Vital Kamerhe, Martin Fayulu e Freddy Matungulu), i favoriti sono Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe.[10]

L’11 novembre, Jean-Pierre Bemba Gombo, Martin Fayulu Madidi, Vital Kamerhe, Moïse Katumbi Chapwe, Freddy Matungutu Mbuyamu, Adolphe Muzito, Felix Tshisekedi Tshilombo, leader dell’opposizione congolese rappresentanti rispettivamente le seguenti forze politiche di Opposizione: Movimento di Liberazione del Congo (MLC) e Alleati, Dinamica dell’Opposizione (DO), Unione per la Nazione Congolese (UNC) e alleati, Insieme per il Cambiamento (INSIEME), Congo Na Biso / Sinergia Elettorale del Nostro Congo (CNB / SYENCO), Nuovo Slancio (NOUVEL) e Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e alleati hanno firmato un Accordo di coalizione in vista delle elezioni del 23 dicembre 2018.  Tale accordo consta di 7 capitoli e 20 articoli, di cui alcuni estratti:
«a. Consapevoli dei gravi pericoli che minacciano la nazione congolese: l’insicurezza, la corruzione, la sfruttamento illegale delle risorse naturali, il regno dell’arbitrario, l’ingiustizia e l’impunità, il clientelismo, il malgoverno, il continuo deterioramento della situazione economica e sociale, l’estrema povertà del popolo, le disuguaglianze, le epidemie e la disintegrazione morale della società congolese;
Profondamente preoccupati per il contesto politico del paese, segnato da un processo elettorale caotico, organizzato contro la libertà e la trasparenza delle elezioni, la pace, l’armonia nazionale e la stabilità del paese;
Consapevoli che solo l’unità delle forze politiche dell’opposizione può sconfiggere questo piano disastroso, garantire un cambiamento effettivo e interrompere l’attuale declino del paese, provocando un’alternanza alla guida del paese e delle istituzioni della Repubblica, per instaurare lo stato di diritto democratico, mettere fine alla miseria del popolo e riabilitare la democrazia ora distrutta dalla dittatura del regime di Joseph Kabila;
Prendendo la nostra responsabilità davanti a Dio, la Nazione, la Storia e il Mondo, abbiamo deciso di superare, con spirito patriottico, le nostre divergenze, le nostre legittime ambizioni personali, al fine di concretizzare la volontà di cambiamento e di ritorno allo stato di diritto espressa dall’insieme dei cittadini riunitisi in seno alle forze vive della Nazione;
Avendo oggi deciso … di unire le nostre forze per superare i demoni della divisione, che apre la via alla dittatura, e di presentare un candidato comune per le elezioni presidenziali, nonostante la mancanza di inclusività, le molteplici violazioni dei diritti umani che hanno caratterizzato l’esame delle candidature e le irregolari esclusioni orchestrate per impedire l’alternanza politica;
Abbiamo deciso di creare una coalizione politica denominata LAMUKA (= Sveglia) retta dal
presente Accordo, i cui obiettivi sono:

– conseguire un’alternanza democratica attraverso elezioni libere, trasparenti, inclusive, pacifiche e credibili;
– restaurare e consolidare la democrazia e l’ordine istituzionale sorti dall’accordo globale e inclusivo di Sun City;
– presentare al popolo congolese una proposta politica alternativa credibile per un cambiamento di leadership nazionale e di governo della RD Congo;
– porre fine all’attuale crisi politica ed evitare al paese il caos programmato da Joseph Kabila e dai suoi collaboratori;
> – fermare il deterioramento della situazione generale del paese;
consolidare l’unità delle forze di cambiamento in generale e dell’opposizione in particolare, per assicurare la vittoria dell’opposizione nelle prossime elezioni.
Per questo, lanciamo al popolo congolese un solenne appello, affinché appoggi LAMUKA, per liberare il paese dalla dittatura e metterlo sulla via della democrazia, della libertà, dello stato di diritto, del progresso e del bene comune;
Conseguentemente, ci siamo accordati su quanto segue:
Capitolo 1: IL CANDIDATO COMUNE
Articolo 1: L’IMPEGNO DI PRINCIPIO
I firmatari del presente Accordo concordano di designare un candidato comune tra i candidati dei partiti e coalizioni politiche dell’opposizione ritenuti nella lista definitiva dei candidati alla Presidenza della Repubblica pubblicata dalla Commissione Elettorale.
Articolo 2: I PRINCIPI PER LA DESIGNAZIONE DEL CANDIDATO COMUNE
Il candidato comune è designato dalle forze politiche di opposizione rappresentate dai loro leader firmatari di questo accordo, secondo i seguenti criteri:
– la capacità di unire le forze dell’opposizione prima, durante e dopo il processo elettorale;
– la capacità di unire la nazione attorno ai valori del cambiamento, dello stato di diritto e del buon governo;
– la sufficiente forza organizzativa per condurre la campagna elettorale presidenziale;
– la rete dei candidati per le elezioni legislative nazionali e provinciali;
– la geopolitica e la cartografia elettorale;
– la tendenza generale in seno alla popolazione;
– l’esperienza professionale e la capacità gestionale;
– l’esperienza elettorale.
Articolo 3: L’ATTO DI DESIGNAZIONE DEL CANDIDATO COMUNE
La designazione del candidato comune dell’opposizione è effettuata, in conformità con l’articolo 2, dalla Conferenza dei leader.
Articolo 4: GLI IMPEGNI IRREVOCABILI DEL CANDIDATO COMUNE
Il candidato comune dell’opposizione s’impegna a difendere la causa comune dell’opposizione, fino alle prossime elezioni presidenziali e sulla base dei seguenti obblighi:
Garantire l’unità delle forze di opposizione nella conquista democratica del potere, in vista della materializzazione dell’alternanza politica;
esercitare il mandato di Presidente della Repubblica a nome di tutta l’opposizione, nell’unità, nella coesione, nella solidarietà e nell’interesse generale del popolo congolese;
difendere, fino allo svolgimento effettivo delle elezioni del 23 dicembre 2018, le rivendicazioni dell’opposizione contenute nelle dichiarazioni fatte a Kinshasa il 13 agosto 2018 e a Bruxelles il 12 settembre 2018, tra cui: il rifiuto dell’utilizzazione della macchina per votare, l’eliminazione degli elettori fittizi dal registro elettorale, la sicurezza del Paese durante il processo elettorale e l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico; …..
assicurare un’ampia partecipazione di tutte le forze nell’attuazione del programma comune. A tal fine, egli rinuncia a che il suo partito o coalizione politica eserciti le funzioni di Primo Ministro, di Presidente dell’Assemblea Nazionale e di Presidente del Senato, che saranno devolute, con il suo attivo sostegno, ad altre componenti, tenendo conto del loro peso politico all’interno delle istituzioni; ….
Articolo 6: RITIRO, PER SOLIDARIETÀ, DEGLI ALTRI CANDIDATI
Gli altri leader dell’opposizione si impegnano a ritirare, a favore del candidato comune, la loro candidatura alle elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018, per promuovere e facilitare la candidatura comune e contribuire alla vittoria elettorale dell’opposizione.
Articolo 8: ORGANIZZAZIONE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE PRESIDENZIALE
La campagna elettorale presidenziale, basata sul programma comune di governo, è guidata dal candidato comune, assistito da uno staff misto e rappresentativo di tutti i partiti firmatari, tenendo conto del genere e della geopolitica.
Capitolo IV: ESERCIZIO DEL POTERE DOPO LE ELEZIONI
Articolo 9: PRINCIPI FONDAMENTALI
L’esercizio del potere dopo le elezioni sarà gestito nell’interesse generale della popolazione, seguendo le regole del buon governo e tenendo conto dei seguenti principi:
– il rispetto assoluto della Costituzione, delle leggi della Repubblica e del bene comune;
– l’ampia partecipazione delle parti firmatarie dell’accordo politico al governo, in vista dell’attuazione del programma comune;
I ruoli di Primo Ministro, di Presidente dell’Assemblea Nazionale e di Presidente del Senato saranno assegnati ad altre parti, diverse da quella del Presidente, secondo gli accordi presi tra le parti firmatarie;
Il Presidente della Repubblica eletto e membro dell’opposizione costituirà, sulla base della competenza e dell’esperienza, un Gabinetto rappresentativo di tutte le forze che hanno contribuito alla sua elezione. Lo stesso vale per i Gabinetti del Primo Ministro, del Presidente dell’Assemblea nazionale e del Presidente del Senato;
I Comitati di presidenza dell’Assemblea nazionale e del Senato saranno costituiti tenendo conto dell’equilibrio nelle due Camere e della partecipazione solidaria delle parti interessate nella direzione del Parlamento;
Per la formazione del governo, si terrà conto della partecipazione di tutte le parti implicate nell’accordo politico alla gestione dei diversi settori della vita nazionale (politica, economica, sociale e culturale). La composizione del Governo sarà proporzionale al numero dei rappresentanti nazionali eletti e conforme al principio di solidarietà necessaria per l’unità dell’opposizione;
I principi di cui sopra si applicano, mutatis mutandis, anche alle istituzioni provinciali
».[11]

L’11 novembre, in seguito alle negoziazioni di Ginevra tra i leader dell’opposizione, Martin Madidi Fayulu (62 anni) è stato designato candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018. Eletto deputato provinciale nel 2006 e deputato nazionale nel 2011, Fayulu è presidente del partito Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo (ECiDé) e si è candidato alle elezioni presidenziali di dicembre come presidente della Dinamica dell’Opposizione.
«È stata un’elezione a due turni», ha dichiarato uno dei sette leader dell’opposizione. Nel primo turno, hanno votato solo i quattro candidati alle elezioni presidenziali che erano stati convalidati dalla Commissione elettorale e dalla Corte Costituzionale. Essi potevano presentare due nomi:il loro, ovviamente, e quello di uno dei loro colleghi. Nessuno dei quattro ha scelto di votare per quello che considerava un suo concorrente diretto. È così che ciascuno dei due favoriti, Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe, avrebbe votato per se stesso e per un piccolo “candidato”. Quindi i due outsider (Martin Fayulu e Freddy Matungulu) hanno ottenuto ciascuno più voti rispetto ai due favoriti e sono riusciti a qualificarsi per il secondo turno.
Stupore in sala. “La legge è dura, ma è la legge“, avrebbe immediatamente riconosciuto Félix Tshisekedi, grande sconfitto già al primo turno e ben consapevole dell’ostilità di certi membri del suo partito nei confronti di qualsiasi altra candidatura diversa dalla sua. Al secondo turno, i sette leader hanno quindi votato Martin Fayulu, che sarebbe rimasto eletto con la maggioranza dei voti (4 su 7).[12]

L’11 novembre, alla fine dell’incontro svoltosi a Ginevra dal 9 novembre sotto la facilitazione della Fondazione Kofi Annan, i leader dell’opposizione hanno pubblicato un comunicato in cui dichiarano di aver materializzato l’unità dell’opposizione firmando un accordo politico tra le forze di opposizione e creando una nuova coalizione che, denominata LAMUKA, comprende, tra altri, i seguenti obiettivi:
«– Realizzare un’alternanza democratica attraverso elezioni libere, trasparenti, inclusive, pacifiche e credibili;
– Ripristinare e consolidare la democrazia e l’ordine istituzionale sorto dall’accordo globale e inclusivo di Sun City nel 2002;
– Presentare al popolo congolese, attraverso un programma comune dell’Opposizione, un’offerta politica alternativa e credibile, per un cambio di leadership e di governo;
– Porre fine all’attuale crisi politica ed evitare al Paese il caos organizzato e programmato da Joseph Kabila e dai suoi sostenitori;
– Garantire la vittoria dell’opposizione alle elezioni del 23 dicembre 2018.
Per quanto riguarda il processo elettorale, i leader dell’opposizione hanno riaffermato la determinazione delle loro organizzazioni politiche per partecipare, nell’ambito della coalizione LAMUKA, alle elezioni previste per il 23 dicembre 2018.
A tal fine, la coalizione LAMUKA continuerà a combattere senza sosta per la non utilizzazione della macchina per votare, la revisione del registro elettorale e l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico, al fine di rendere queste elezioni libere, trasparenti, inclusive, credibili e pacifiche.
Nel caso in cui non si riuscisse ad organizzare le elezioni nelle condizioni sopra indicate e entro il 23 dicembre 2018, la Coalizione LAMUKA chiede al popolo congolese di assumere le proprie responsabilità nel quadro dell’articolo 64 della Costituzione, al fine di impedire ogni forma di parodia di elezioni.
Per la riuscita della sua lotta politica, la coalizione LAMUKA ha scelto, mediate voto, Martin Fayulu Madidi come candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018. Nello stesso contesto, LAMUKA annuncia:
– L’imminente organizzazione di un comizio popolare a Kinshasa, per presentare il candidato dell’opposizione al popolo congolese;
– La presentazione del programma politico comune dell’opposizione e l’equipe responsabile della campagna elettorale;
– L’organizzazione di una serie di manifestazioni politiche su tutto il territorio nazionale, per esigere elezioni credibili, trasparenti, democratiche, inclusive e pacifiche».[13]

Su radio Top Congo FM, uno dei sette leader dell’opposizione che hanno partecipato all’incontro di Ginevra, Adolphe Muzito, ha dichiarato che, se eletto, «Martin Fayulu dovrebbe organizzare una transizione di 2 anni, 2 anni e mezzo, per ritornare alla normalità costituzionale e, al termine di questa transizione, egli dovrebbe indire nuove elezioni, che potrebbero permettere a tutti i Congolesi di esprimersi in condizioni normali, senza essere esclusi dal potere». A tali elezioni, potrebbero quindi partecipare anche Moïse Katumbi, Jean-Pierre Bemba ed egli stesso, Adolphe Muzito, le cui candidature sono state finora invalidate dalla Commissione elettorale e dalla Corte Costituzionale. «Martin Fayulu è il nostro capofila nella battaglia contro l’utilizzazione della macchina per votare e l’attuale registro elettorale», ha affermato Adolphe Muzito, secondo cui «il candidato comune dell’opposizione è stato designato per condurci alla vittoria elettorale. Il suo obiettivo principale è di mobilitare tutti, per avere buone elezioni». Elezioni che, secondo lui, dovrebbero permettere di «creare le condizioni di normalità e di democrazia, per ritornare alla legalità costituzionale che ora è continuamente violata».[14]

Secondo un’indiscrezione trapelata da Ginevra, i partecipanti all’incontro di Ginevra avrebbero anche concordato la suddivisione delle responsabilità, in caso di vittoria dell’opposizione alle elezioni del 23 dicembre: Jean-Pierre Bemba avrebbe l’incarico di primo ministro e Adolphe Muzito quello di presidente dell’Assemblea nazionale. Félix Tshisekedi sarebbe Presidente del Senato, Moise Katumbi presiederebbe la Commissione economica e finanziaria del governo (con il rango di vice primo ministro) e Freddy Matungulu avrebbe la presidenza della Banca Centrale. Per quanto riguarda Vital Kamerhe, egli avrebbe chiesto di poter consultare la sua base elettorale.
I sette leader dell’opposizione riuniti a Ginevra avrebbero anche proposto che, se eletto, il candidato comune dell’opposizione dovrebbe limitare il mandato legislativo a ventiquattro mesi, trenta al massimo, per permettere il ritorno ad un ordine costituzionale normale e riportare il paese sulla via di una legittimità definitiva.
Essi hanno previsto anche delle riforme istituzionali riguardanti la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente, la Corte Costituzionale e il ritorno ad elezioni presidenziali a due turni.
La modalità di gestione dello stato dovrebbe essere consensuale. Il candidato comune, una volta eletto Presidente della Repubblica, dovrebbe avere un incontro informale settimanale con gli altri sei membri della coalizione, per valutare l’azione del governo.[15]

b. I veri perdenti e i grandi vincitori

Poiché nessuno dei due è stato scelto come candidato comune dell’Opposizione, malgrado certe previsioni, Vital Kamerhe e Felix Tshisekedi sono i veri perdenti dell’incontro dell’opposizione svoltosi a Ginevra, in Svizzera, dal 9 all’11 novembre. Tuttavia, anch’essi hanno una parte di responsabilità in ciò che è loro successo poiché,  nei colloqui bilaterali UDPS-UNC che si erano svolti a  Kinshasa per cercare di individuare un candidato comune dell’opposizione, essi non erano riusciti a mettersi d’accordo tra loro. Mentre avevano tra le loro mani l’occasione di mettersi d’accordo, affinché almeno uno di loro potesse far parte della lista dei possibili candidati comuni dell’Opposizione, se la sono lasciata scappare. Il loro orgoglio personale ha messo il loro destino nelle mani degli altri leader dell’opposizione che, alla fine, hanno designato Martin Fayulu come candidato comune dell’’opposizione  alle presidenziali di dicembre 2018.[16]

Esclusi dalla competizione elettorale del 23 dicembre 2018, Jean Pierre Bemba, Moïse Katumbi e, in misura minore, Adolphe Muzito sono i grandi vincitori dell’incontro dell’opposizione, svoltosi a Ginevra, in Svizzera, dal 9 all’11 novembre. Alla gran sorpresa di tutti, Martin Fayulu Madidi è stato eletto candidato comune dell’opposizione per le presidenziali di dicembre prossimo, mentre Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe, entrambi favoriti dalle previsioni, sono stati neutralizzati dai loro stessi partner dell’opposizione.
È quindi la linea dura dell’Opposizione (quella del boicottaggio delle elezioni) che ha prevalso a Ginevra, a scapito della linea realista (quella della partecipazione alle elezioni, nonostante le numerose carenze del processo elettorale).
Leggendo il testo del comunicato di Ginevra, si constata il ritorno alla retorica del 2016, quella del ricorso all’articolo 64 della Costituzione, soprattutto nel caso in cui la Commissione elettorale non rinunciasse all’utilizzazione della macchina per votare.
Un altro impegno assunto dai 7 principali leader dell’opposizione è quello della revisione costituzionale. I firmatari dell’accordo parlano del ritorno all’ordine istituzionale previsto dall’Accordo globale e inclusivo del 2002. Con questa espressione, essi si impegnano a ritornare alle elezioni presidenziali a due turni, essendo stato il secondo turno soppresso nel 2011 dal regime allora al potere.
Un’altra battaglia di questa nuova piattaforma riguarda l’inclusività delle elezioni. Per Katumbi, Bemba e Muzito, le elezioni non sono inclusive fin quando non possano prendervi parte.
A dire il vero, queste rivendicazioni non sono affatto nuove. Il problema è che il potere non vi ha mai prestato ascolto e le ha finora sistematicamente ignorate. Non sarà ora, a quaranta giorni dalle elezioni, che il regime di Kabila cederà. Nonostante le pressioni interne (manifestazioni di piazza) ed esterne (sanzioni occidentali), il potere è rimasto indifferente. Ci si può quindi chiedere dove l’opposizione potrà trovare nuove energie per implicare e mobilitare la popolazione in questo loro ultimo programma, in vista di una loro vittoria elettorale.[17]

c. Le reazioni a Kinshasa

A Kinshasa, la designazione di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione non ha ricevuto l’appoggio desiderato dai firmatari dell’accordo di Ginevra. Alcuni esponenti dell’UDPS, dell’UNC e di Insieme per il cambiamento hanno apertamente dichiarato il loro dissenso.
Yves Bunkulu, presidente della Lega dei Giovani dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UPDS), ha dichiarato di non condividere la nomina di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione e di continuare a proporre Felix Tshisekedi come candidato del partito per le elezioni presidenziali di dicembre 2018.
Il segretario generale dell’UDPS responsabile della mobilitazione, Augustin Kabuya, ha assicurato di non essere “mai” stato favorevole alla candidatura comune dell’opposizione: «Personalmente, non ho mai accettato questa proposta. Ci pronunceremo tra qualche ora». Augustin Kabuya non ha esitato a fare un confronto con la riunione di Sun City nel 2002, quando Etienne Tshisekedi perse il posto di quarto vice-presidente della transizione “1 + 4”: «L’Udps ha lottato per 36 anni senza tradire il popolo. Ciò che è successo a Ginevra assomiglia a ciò che era successo a Sun City. Non vogliamo che ci venga imposto un altro Zaidi Ngoma».
Il presidente interfederale dell’UNC-Kinshasa, Molendo Sakombi, si è detto convinto che i membri dell’opposizione presenti a Ginevra si siano sbagliati: «Non mi sembra che abbiano scelto il cavallo migliore». Tuttavia egli ha invitato l’Opposizione a mobilitarsi di fronte alle sfide delle legislative.
Da parte sua, Adam Bombole, della Piattaforma Insieme per il cambiamento di Moïse Katumbi, ha affermato: «è il fallimento dell’opposizione già previsto per le prossime elezioni presidenziali. È oggi che l’Opposizione ha già perso le elezioni. Tutto il resto non sarà che pura formalità». Secondo lui, a Ginevra, i leader dell’opposizione hanno fatto una scelta sbagliata. «Dobbiamo essere realistici e prendere in considerazione la realtà. A mio parere, c’erano solo due candidati in grado di competere con il candidato unico della maggioranza. Sono Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe. La scelta di Fayulu liquificherà l’opposizione. Non penso che gli elettori dell’UDPS voteranno Martin Fayulu», ha egli dichiarato, aggiungendo: «Avrei auspicato che si fosse scelto Felix Tshisekedi, perché l’UDPS dispone di un’ampi base elettorale su tutto il territorio nazionale, o Vital Kamerhe che ha dimostrato le sue competenze e il suo radicamento in tutto il Paese».[18]

Il 12 novembre, alcuni attivisti dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) hanno organizzato una manifestazione davanti alla sede del partito situata in viale dell’Insegnamento, nel comune di Kasa-Vubu, di fronte allo stadio dei Martiri, per protestare contro la designazione di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del 23 dicembre. Hanno incendiato dei pneumatici per impedire il traffico stradale, provocando l’arrivo della polizia.[19]

Sin dal primo mattino, un centinaio di attivisti dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) hanno invaso la sede del loro partito, a Limete, per manifestare il loro disaccordo con la nomina di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione. Per esprimere la loro rabbia, hanno acceso un grande fuoco proprio all’ingresso della sede principale del partito. Alcuni dei più estremisti hanno addirittura minacciato di incendiare la sede del partito. Uno di loro ha affermato: «In tutti questi anni non abbiamo lottato per niente. Etienne Tshisekedi non è morto per niente. Non ci arrenderemo».[20]

Il 12 novembre, a Kinshasa, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha chiesto al suo presidente, Félix Tshisekedi, di ritirare la sua firma dalla dichiarazione finale che designa Martin Fayulu candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del 23 dicembre. Di fronte ai militanti del partito, il segretario generale dell’UDPS, Jean Marc Kabund, ha dichiarato: «L’UDPS respinge con forza questa designazione … Al nostro presidente, diamo 48 ore di tempo per ritirare la sua firma dal comunicato finale firmato a Ginevra. Gli chiediamo di ritornare in fretta, per poter preparare la sua campagna elettorale. L’UDPS non vuole il boicottaggio. Andremo alle elezioni con o senza macchina per votare. Non faccio polemica. Faccio politica. Non si può vendere l’UDPS, né comprarla. Non abbiamo costruito questo partito per ritirarci e mandare avanti uno che non ha alcuna base politica, che non ha nemmeno un partito, che nei recenti sondaggi ha solo il 4 o il 5%». Jean Marc Kabund ha confermato la posizione del partito sulla macchina per votare: «L’UDPS non vuole alcun tipo di transizione, con o senza Kabila. Vuole semplicemente andare alle elezioni il 23 dicembre, con o senza macchina per votare. Se il 23 dicembre non ci saranno elezioni, Joseph Kabila dovrà trarne le conseguenze. Da parte nostra, non vogliamo né boicottaggio delle elezioni, né una transizione».[21]

Il 12 novembre, a Kinshasa, il vice portavoce dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Sele Yamba, ha chiesto a Vital Kamerhe e a Félix Tshisekedi, rispettivamente presidenti dell’UNC e dell’UDPS, di incontrarsi per cercare un nuovo candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del 23 dicembre. Egli ha dato loro un ultimatum di due giorni di tempo per farlo. Se non vi riusciranno, saranno considerati come dei traditori. Secondo lui, la scelta di Martin Fayulu da parte dei sette leader dell’opposizione non risponde alle sfide delle prossime elezioni presidenziali: «Abbiamo bisogno di un candidato comune all’altezza della situazione. Non vogliamo perdere questo appuntamento con la storia. Il popolo attende con ansia e impazienza una vera alternanza ai vertici dello stato. Ai due presidenti, Vital Kamerhe dell’UNC e Felix Tshisekedi dell’UDPS, diciamo che non ci sentiamo partecipi di ciò che è successo a Ginevra. Concediamo loro 48 ore di tempo per incontrarsi e trovare un nuovo candidato comune dell’opposizione. Ci aspettiamo l’uno o l’altro. Se non riusciranno a mettersi d’accordo, li considereremo come dei traditori. Noi non possiamo accettare la candidatura di Martin Fayulu».[22]

d. Félix Tshisekedi e Vital Kamerhe ritirano la loro firma

Il 12 novembre, il presidente dell’UDPS, Felix Tshisekedi, ha deciso di ritirare la sua firma dall’accordo firmato il giorno precedente, a Ginevra, sulla designazione di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del mese di dicembre.
«Mi sono reso conto che l’atto posto a Ginevra non è stato compreso, né accettato dai membri del partito. Al contrario, questo atto è stato rifiutato. Pertanto, a nome dell’UDPS, ho ritirato la mia firma dall’accodo di Ginevra», ha dichiarato Felix Tshisekedi in un’intervista su radio Top Congo. Egli ha sottolineato che la sua presenza a Ginevra era stata appoggiata dalla base del partito e che, pertanto, essa deve essere ascoltata: «Ero andato a Ginevra con l’approvazione della base, perché si doveva trovare un accordo per la designazione di un candidato comune. Quindi, non è stata un’iniziativa personale. Ho assunto questa responsabilità come presidente dell’UDPS. Ho quindi il dovere di renderle conto. La base dell’UDPS è il motore del partito. Non è possibile definirsi leader dell’UDPS senza riferirsi alla sua base. Un partito politico è prima di tutto la sua base. Non ci si può definire leader dell’UDPS senza l’appoggio della sua base. Non posso andare contro ciò che la base chiede. Ciò significherebbe la fine della mia carriera politica».
Anche il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha ritirato la sua firma dall’accordo di Ginevra sulla candidatura comune dell’opposizione. Egli ha sottolineato che il suo disimpegno è motivato dal voler rispettare la volontà dei militanti del suo partito che non hanno condiviso una simile decisione. «La direzione politica del partito mi ha esortato a tenere conto della richiesta della base. Essa mi ha dato l’ordine di ritirare la mia firma dall’accordo di Ginevra, poiché esso rischierebbe di far esplodere il partito. Annuncio dunque che ritiro la mia firma, per rispettare la volontà della base del mio partito. Senza questa base, io stesso mi auto escluderei dal partito», ha egli dichiarato a radio Top Congo FM. Inoltre, Vital Kamerhe ha messo in questione la procedura di voto che ha portato alla designazione di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione: «C’era una serie di criteri che erano stati redatti a Pretoria: popolarità, curriculum, partito di appartenenza, presenza sul territorio, numero di deputati e senatori in parlamento, numero di candidati alle legislative nazionali e provinciali. Ma tutto questo è stato ignorato. Ciò che ha condizionato tutto è stato il voto».
Tra i candidati convalidati dalla Commissione elettorale e dalla Corte costituzionale, solo Freddy Matungulu e Martin Fayulu rimangono come firmatari del documento.[23]

Il 15 novembre, Jean-Pierre Bemba, Moïse Katumbi e Adolphe Muzito hanno riaffermato il loro appoggio alla candidatura di Martin Fayulu, che considerano candidato comune dell’opposizione per le prossime elezioni presidenziali. Dopo un incontro a Bruxelles, essi hanno chiesto a Felix Tshisekedi e a Vital Kamerhe di reintegrare la coalizione Lamuka: «Confidiamo in Martin Fayulu e crediamo nella sua capacità di vincere le elezioni presidenziali … Perciò chiediamo a Felix Tshisekedi e a Vital Kamerhe di ritornare nell’ambito dell’accordo di Ginevra e di conformarsi alla volontà del popolo congolese che non ha mai cessato di chiedere l’unità dell’opposizione».[24]

[1] Cf ACP, 29.10.’18
[2] Cf Radio Okapi, 30.10.’18
[3] Cf Actualité.cd, 30.10.’18
[4] Cf Clément Muamba Mulembue – Times.cd, 05.11.’18
[5] Cf Actualité.cd, 06.11.’18
[6] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 14.11.’18
[7] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 02.11.’18; Clément Muamba Mulembue – Times.cd, 03.11.’18
[8] Cf Stanis Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 06.11.’18
[9] Cf Radio Okapi, 03.11.’18; RFI, 03.11.’18
[10] Cf 7sur7.cd, 09.11.’18
[11] Cf Testo integrale: Congoforum.be, 13.11.’18
http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=41&newsid=211868&Actualiteit=selected
[12] Cf Actualité.cd, 11.11.’18; RFI, 12.11.’18; Gloire Batomene – Forum des As – Kinshasa, 12.11.’18
[13] Cf Forum des As – Kinshasa, 12.11.’18   http://www.forumdesas.org/spip.php?article17702
[14] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 12.11.’18
[15] Cf RFI, 12.11.’18; Clément Muamba Mulembue – Times.cd, 14.11.’18
[16] Cf Zabulon Kafubu – 7sur7.cd, 11.11.’18
[17] Cf Zabulon Kafubu – 7sur7.cd, 11.11.’18
[18] Cf Radio Okapi, 12.11.’18; Cas-info.ca, 11.11.’18; Stanis Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 11.11.’18; Cas-info.ca, 12.11.’18; Francis Otshudi – Times.cd, 12.11.’18
[19] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 12.11.’18
[20] Cf Actualité.cd, 12.11.’18
[21] Cf Christine Tshibuyi – Acualité.cd, 12.11.’18; Radio Okapi, 12.11.’18
[22] Cf Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 12.11.’18
[23] Cf Radio Okapi, 12.11.’18; Actualité.cd, 12.11.’18; Stanis Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 13.11.’18
[24] Cf Actualité.cd, 15.11.’18