Congo Attualità n. 362

INDICE

EDITORIALE: UNA BUONA NOTIZIA → IL PRESIDENTE KABILA NON SI RICANDIDERÀ PER UN TERZO MANDATO
1. LA DESIGNAZIONE DI EMMANUEL RAMAZANI SHADARY COME CANDIDATO DEL FCC ALLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI
a. Chi è Emmanuel Ramazani Shadary
b. La fine di un lungo periodo di incertezza
c. Alcuni segni premonitori
d. Aria di continuità più che vento di cambiamento
2. LE REAZIONI
a. La Comunità Internazionale
b. L’Opposizione
c. La Società Civile
3. IL PROCESSO ELETTORALE
a. La fine dell’operazione di accettazione delle candidature per le elezioni presidenziali e legislative
nazionali
b. Calendario elettorale e logistica

EDITORIALE: UNA BUONA NOTIZIA → IL PRESIDENTE KABILA NON SI RICANDIDERÀ PER UN TERZO MANDATO

 

1. LA DESIGNAZIONE DI EMMANUEL RAMAZANI SHADARY COME CANDIDATO DEL FCC ALLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI

a. Chi è Emmanuel Ramazani Shadary

L’8 agosto, nel pomeriggio, il portavoce del governo congolese, Lambert Mende, ha annunciato che il candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC), la coalizione di governo, per le elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018 è Emmanuel Ramazani Shadary. Questo annuncio ha definitivamente messo fine al sospetto che il presidente Kabila potesse candidarsi per un suo terzo mandato presidenziale.[1]

Nato il 29 novembre 1960, a Kabambare, nel Maniema, Emmanuel Ramazani Shadary si era laureato in scienze politiche e amministrative presso l’Università di Lubumbashi. Divenne professore assistente presso l’Istituto superiore per lo sviluppo rurale e l’Istituto superiore per il commercio a Kindu. Nel 1995 fu eletto segretario generale della Società civile del Maniema. Fu nominato da Laurent Désiré Kabila vice-governatore del Maniema nel 1997 e governatore della stessa provincia, un anno dopo, nel 1998. Fu confermato come governatore  nel 2001 dall’attuale Presidente della Repubblica, Joseph Kabila Kabange. Nel 2002, fu tra i fondatori del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD). Fu eletto deputato nel 2006 e nel 2011 nella circoscrizione elettorale di Kabambare, nel Maniema e fu alla guida del gruppo parlamentare del PPRD, prima di assumere le funzioni di coordinatore della maggioranza presidenziale presso l’Assemblea Nazionale. Il 19 dicembre 2016, Shadary è stato nominato Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno e della Sicurezza, incarico che ha ricoperto fino al 21 febbraio 2018, quando è stato sostituito da Henri Mova Sakanyi. Come responsabile ufficiale dei servizi di polizia, l’Unione europea lo ha ritenuto responsabile del ricorso frequente all’uso sproporzionato della forza nella repressione delle manifestazioni di piazza, negli arresti arbitrari di attivisti e membri dell’oppositore e della società civile e nelle operazioni intraprese contro l’organizzazione Bundu Dia Kongo a Kinshasa e la milizia Kamwina Nsapu nel Kasai. In quanto tale, dal 2017 è soggetto alle sanzioni dell’UE per violazione dei diritti umani. Il 26 febbraio 2018 è stato nominato Segretario permanente del Partito popolare per la ricostruzione e la Democrazia (PPRD).[2]

b. La fine di un lungo periodo di incertezza

L’annuncio del portavoce del governo ha messo fine a un lungo periodo di incertezza, creatasi in seguito al rinvio delle elezioni inizialmente previste, secondo le disposizioni della costituzione, in novembre 2016.
Tra le cause del rinvio, la maggioranza presidenziale aveva evocato la mancanza di un registro elettorale affidabile e l’assenza dei fondi necessari per il finanziamento delle varie operazioni pre-elettorali ed elettorali. Ma a queste cause “ufficiali”, occorre aggiungere anche una serie di errori commessi dalla maggioranza presidenziale, tra cui:
– la controversa polemica sulla possibilità di modificare la costituzione, innescata in occasione della pubblicazione, alla fine del mese di giugno 2013, del libro di Evariste Boshab intitolato “Tra la revisione della Costituzione e l’inanizione della nazione”;
– il tentativo di fare approvare in parlamento, nel mese di gennaio 2015, una revisione della legge elettorale che prevedesse un censimento generale della popolazione prima delle elezioni, ciò che avrebbe ritardato l’organizzazione delle elezioni di qualche anno;
– la decisione di iniziare l’attuale ciclo elettorale con le elezioni più complicate (quelle locali e provinciali), ciò che indusse la Commissione elettorale a pubblicare, in febbraio 2015, un calendario elettorale irrealistico che prevedeva le elezioni locali e legislative provinciali il 25 ottobre 2015, seguite dalle presidenziali e legislative nazionali il 27 novembre 2016.
Questi errori sono stati interpretati dall’opposizione come tentativi intrapresi dalla maggioranza presidenziale per ritardare il più possibile l’organizzazione delle elezioni presidenziali, in vista di un prolungamento, a tempo indeterminato, del mandato presidenziale di Joseph Kabila.
Le elezioni sono poi state successivamente riprogrammate per dicembre 2017, secondo le disposizioni dell’accordo del 31 dicembre 2016 e, infine, fissate per il 23 dicembre 2018, secondo l’attuale calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale.
In seguito a questi continui rinvii delle elezioni, si era diffusa l’opinione secondo cui l’attuale presidente della Repubblica volesse rimanere al potere, cambiando la costituzione, per ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale, una possibilità assolutamente esclusa dalla costituzione che prevede un massimo di due mandati presidenziali consecutivi di cinque anni ciascuno. Molte volte l’opposizione e la società civile gli avevano chiesto di dichiarare pubblicamente che non si sarebbe ricandidato per un terzo mandato, ma egli si era sempre limitato a dichiarare che “avrebbe rispettato la costituzione”, senza aggiungere altre precisazioni, aumentando così i dubbi circa le sue intenzioni. L’annuncio della designazione di un candidato come suo successore è stato, quindi, accolto con grande soddisfazione, ma anche con una certa prudenza.

c. Alcuni segni premonitori

In realtà, c’erano già alcuni segni che preannunciavano questa decisione del presidente Kabila:
– La sua dichiarazione pronunciata davanti al Parlamento riunito in Congresso il 15/11/2016: “A tutti coloro che sembrano preoccuparsi del mio futuro politico, voglio dire, ringraziandoli, che la RDCongo è una democrazia costituzionale. Tutte le questioni riguardanti la sorte delle istituzioni e dei loro animatori sono risolte in modo soddisfacente dalla Costituzione“. Si tratta di una dichiarazione da lui ripetuta più volte in Parlamento. L’ultima è stata il 19 luglio scorso: «il nostro impegno a rispettare la Costituzione resta inequivocabile».
– L’accettazione, anche da parte della maggioranza presidenziale, dell’inserimento, nel testo dell’accordo del 31 dicembre 2016, dell’impegno a “non intraprendere alcuna iniziativa di revisione o di cambiamento della Costituzione” e del principio secondo cui, conformemente alla costituzione vigente, “ogni Presidente che abbia terminato il suo secondo e ultimo mandato non può più candidarsi per un terzo“.
– La ristrutturazione, in febbraio scorso, del comitato direttivo del PPRD, con la nomina di Emmanuel Ramazani Shadari, allora ministro degli interni, a segretario permanente del partito e la creazione della funzione di presidenza del partito, inesistente fino ad allora e, naturalmente riservata allo stesso Kabila.
– Il rinvio dell’incontro previsto a metà luglio 2018 tra il presidente Kabila, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e il presidente dell’Unione Africana, Moussa Faki, motivato, secondo le dichiarazioni dello stesso Antonio Guterres, dal fatto che il presidente Kabila stava per prendere o per annunciare delle importanti decisioni e che non voleva dar l’impressione che le avrebbe prese sotto pressione internazionale.
– L’approvazione in Parlamento, nel mese di luglio, della legge sullo statuto degli ex capi di stato eletti e la sua promulgazione da parte del presidente della Repubblica.

d. Aria di continuità più che vento di cambiamento

Secondo diversi osservatori, l’Africa centrale è l’Africa degli uomini forti che tendono a rimanere al potere. Nel 2015, in Burundi, Pierre Nkurunziza ha deciso di rimanere al potere per un terzo mandato. Nel 2016, in Congo – Brazzaville, terzo mandato presidenziale consecutivo per Denis Sassou-Nguesso, anche se aveva già trascorso più di 30 anni al potere. Sempre nel 2016, l’ugandese Yoweri Museveni è stato eletto per il suo quinto mandato presidenziale e, immediatamente dopo le elezioni, ha cambiato la Costituzione per poter candidarsi nuovamente nel 2021. Stessa cosa per Paul Kagame, presidente ruandese e attuale presidente dell’Unione Africana è stato eletto nel 2017 per un terzo mandato presidenziale con il 98% dei voti e ha la possibilità di rimanere al potere fino al 2034.
Il vento del cambiamento viene piuttosto dall’Africa meridionale. Un vento di cambiamenti però relativo, poiché l’alternanza praticata nella SADC si limita a un’alternanza all’interno del partito al governo, che spesso è un partito di tendenza indipendentista. D’altra parte è ciò che i capi di stato della comunità dell’Africa meridionale avevano suggerito a Joseph Kabila. L’Angola ha fatto questa scelta, quella di un partito-stato forte e della sostituzione di José Eduardo dos Santos con João Lourenço. Stessa cosa in Zimbabwe e in Tanzania.[3]

In un blog specialmente dedicato alla recente designazione di Emmanuel Ramazani Shadary, da parte di Joseph Kabila, come suo erede politico e candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC) alle prossime presidenziali, Herman Cohen, ex diplomatico degli Stati Uniti per l’Africa, ha espresso la sua sorpresa: «Il suo nome non compariva nella lista delle persone presentite come possibili successori di Kabila. Tuttavia, dal punto di vista di Joseph Kabila, la scelta di Shadary ha un certo senso. Molto fedele a Kabila sin dall’inizio, Shadary ha stretti legami familiari con il presidente. Si dice che sia un cugino di sua madre, Mama Sifa».
Herman Cohen ritiene che la scelta di Emmanuel Ramazani Shadary rappresenti una decisione strategica del presidente Kabila per quanto riguarda il suo futuro politico. Questa designazione ha dato origine a una serie di teorie sulle possibili e vere intenzioni di Kabila. Nel suo blog, Herman Cohen ha scritto: «La più plausibile è quella che traccia uno scenario simile a quello russo Putin – Medvedev: dopo le elezioni, Kabila diventerà senatore a vita. Se farà parte della maggioranza, potrebbe essere eletto Presidente del Senato. Dopo uno o due anni, Shadary potrebbe dimettersi e Kabila diventerebbe presidente ad interim della RD Congo. Kabila potrebbe quindi candidarsi alle elezioni presidenziali che seguirebbero e. in caso di vittoria, sostituire Shadary e ritornare al potere».[4]

2. LE REAZIONI

a. La Comunità Internazionale

Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha espresso la sua soddisfazione per il nuovo passo compiuto nel processo elettorale congolese, in seguito  alla designazione del candidato successore dell’attuale Capo dello Stato.
Moussa Faki ha dichiarato di aver preso atto del fatto che il presidente Joseph Kabila ha mantenuto il suo impegno a rispettare le disposizioni della Costituzione congolese e dell’Accordo politico del 31 dicembre 2016, relative all’eleggibilità alla Presidenza del Repubblica ed escludenti un terzo mandato presidenziale. «Il presidente Kabila ha compiuto un gesto di alto valore politico nel migliore interesse del suo paese», ha affermato il presidente della Commissione dell’Unione africana, insistendo tuttavia sull’inclusività delle prossime elezioni.
Secondo lui, è assolutamente necessario dare a tutti la possibilità di competere. Ha quindi ribadito a tutti i politici il suo invito a «lavorare, insieme e in buona fede, per arrivare a delle elezioni pacifiche, trasparenti e inclusive, garantendo il diritto di candidarsi a tutti i cittadini che lo desiderino e che riempiano le condizioni stipulate dai testi in vigore», aggiungendo che «la popolazione congolese deve poter scegliere i suoi leader liberamente e senza costrizioni».
Moussa Faki ha anche sottolineato «la necessità e l’urgenza di creare un clima politico che possa favorire una competizione elettorale giusta ed equa, attraverso l’attuazione di appropriate misure di rasserenamento del clima politico … È imperativo che il popolo congolese possa pronunciarsi liberamente e con piena sovranità sul proprio destino».[5]

Gli Stati Uniti hanno accolto con favore la decisione del presidente Joseph Kabila di non candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, pur riconoscendo che occorra fare di più, per garantire una transizione democratica nel paese. L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Nikki Haley, ha sottolineato che con la designazione di Emmanuel Ramazani Shadary, segretario generale del PPRD ed ex ministro degli Interni, come suo successore candidato alle elezioni presidenziali del 23 dicembre, Joseph Kabila ha messo un termine a mesi interminabili di speculazioni di vario genere. In una sua dichiarazione, ella ha affermato che «accogliamo con favore la notizia secondo la quale il presidente Kabila non si candiderà per un terzo mandato e ciò in conformità con la costituzione del suo paese … Questa decisione è un altro passo avanti, ma c’è ancora molto da fare». Nikki Haley ha inoltre chiesto alla Commissione elettorale di «prendere tutte le misure necessarie, per garantire al popolo congolese il diritto di esercitare il diritto di voto mediante elezioni libere, eque, credibili e previste per il 23 dicembre 2018».[6]

La Francia ha accolto favorevolmente la non-candidatura del presidente congolese. Una fonte diplomatica ha affermato che si tratta di una “decisione coraggiosa” da parte del presidente Kabila e che, «benché non risolva tutto, rappresenta però una decisione storica per l’Africa centrale». Secondo un’altra fonte diplomatica, «la buona notizia è che la Costituzione non è stata ignorata».[7]

Il vice primo ministro belga e ministro degli affari esteri, Didier Reynders, “ha preso atto” della designazione, da parte del presidente in carica Joseph Kabila, del candidato del FCC alle elezioni presidenziali del 23 dicembre prossimo. Didier Reynders ha sottolineato che «questa designazione dimostra che il presidente Kabila non si candiderà per un terzo mandato presidenziale, tassativamente escluso dalla Costituzione che egli stesso ha promulgato nel 2006». Tuttavia, ha invitato i politici congolesi a impegnarsi per l’organizzazione delle varie elezioni (presidenziali, legislative nazionali e provinciali) in un clima “pacifico” e “inclusivo“, in modo che i risultati siano “credibili“.[8]

b. L’Opposizione

Secondo il presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Felix Tshisekedi, la non-candidatura di Joseph Kabila è un significativo passo avanti, anche se rimangono ancora molte cose da fare. In un twitt, egli ha affermato: «È un passo avanti nella giusta direzione, ma non siamo ancora arrivati a ciò che è più importante di tutto. Il rasserenamento del clima politico e le elezioni libere e credibili per un’alternanza pacifica sono i prossimi obiettivi».[9]

Per Christophe Lutundula Apala, membro di “Insieme per il cambiamento” di Moses Katumbi, si tratta di una vera vittoria del popolo congolese. In un Twitt, egli ha affermato: «Il popolo congolese ha ottenuto una vittoria storica. Per la prima volta, un popolo dell’Africa centrale è riuscito a impedire che un capo di stato fortemente sostenuto dalle forze armate modifichi la costituzione e lo ha costretto a lasciare il potere».[10]

c. La Società Civile

Il 9 agosto, in un appello intitolato “Popolo congolese, la lotta per la democrazia continua”, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha affermato che «la designazione del candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC) costituisce uno spettacolare risultato molto raro sul continente africano e una storica vittoria del popolo congolese che è riuscito a mettere fine ai tentativi del presidente Joseph Kabila di violare la Costituzione e l’Accordo del 31 dicembre 2016, impedendogli di candidarsi per un terzo mandato presidenziale».
Tuttavia, secondo il CLC, «questa meritata vittoria è solo un passo avanti nella lotta che deve condurci inesorabilmente verso la vittoria totale e finale, quella di poter organizzare elezioni libere, credibili, trasparenti, pacifiche e inclusive. Ecco perché, di fronte a tutte le manovre di confisca del potere mediante la forza e l’astuzia, il popolo congolese dice con insistenza:
– No all’esclusione di alcuni candidati dalle elezioni;
– No all’utilizzazione di una macchina per votare non prevista dalla legge;
– No all’utilizzazione di un registro elettorale che contiene milioni di elettori fittizi e registrati senza impronte digitali;
– No alla strumentalizzazione della Commissione elettorale, che comporta il rischio di organizzare una maldestra parodia di elezioni.
– No a un clima pre-elettorale viziato, a causa della mancata applicazione, da parte della maggioranza di governo, delle misure di rasserenamento del clima politico previste dall’accordo del 31 dicembre 2016».
Nonostante tutto ciò, il CLC «accetta di sospendere temporaneamente il suo programma di azioni previste per il 12, 13 e 14 agosto, per permettere al Capo dello Stato e alla Commissione elettorale di prendere tutte le misure necessarie, per garantire al popolo congolese il suo legittimo diritto ad elezioni credibili, inclusive, pacifiche e trasparenti».
Tuttavia, il CLC assicura che «la sua determinazione rimane intatta e incrollabile e la sua lotta non finirà, finché non saranno soddisfatte le condizioni per elezioni veramente credibili».[11]

Il 10 agosto, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha accolto con favore la decisione del presidente Joseph Kabila di non candidarsi per un terzo mandato presidenziale.
Il segretario generale della CENCO, Don Donatien Nshole, ha affermato che «la CENCO prende atto del fatto che la maggioranza ha designato un candidato diverso dal Presidente della Repubblica e che ciò rappresenta un passo importante nella direzione del rispetto della costituzione e dell’accordo del 31 dicembre 2016». Ma l’Episcopato sottolinea che la mancanza di consenso sull’utilizzazione della macchina per votare e la mancata applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico possono mettere a repentaglio lo svolgimento di buone elezioni.
«Rimangono ancora aperti molti problemi che devono essere presi in considerazione: il consenso sull’uso o meno della macchina per votare, la questione del registro elettorale che contiene molti elettori registrati senza impronte digitali, le varie misure di rasserenamento del clima politico che non sono ancora state applicate in modo soddisfacente. Se non si tiene conto di tutto questo, si rischia di credere di aver risolto tutti i problemi e di arrivare a delle elezioni con risultati che saranno immediatamente contestati e che daranno inizio ad una nuova crisi politica», ha dichiarato don Nshole che, tra l’altro, chiede alla Commissione elettorale di rispettare il suo impegno a «pubblicare le liste provvisorie degli elettori e affiggerle al pubblico anche negli uffici di registrazione degli elettori».[12]

Il movimento cittadino “Lotta per il cambiamento” (LUCHA) che, già da tempo, esige che Joseph Kabila lasci il potere, si è detto soddisfatto dell’atto da lui posto: «Abbiamo vinto una battaglia importante, ma la lotta continua: la lotta per una vera alternanza mediante elezioni in cui il voto non sia una mera formalità, ma la reale opportunità di SCEGLIERE i nostri dirigenti secondo le nostre aspirazioni e con la certezza che il risultato rifletta questa scelta sovrana».[13]

Secondo il coordinatore nazionale della società civile, Christopher Ngoyi Mutamba, la scelta di un candidato successore di Joseph Kabila alla Presidenza della Repubblica non è sufficiente per garantire un buon svolgimento del processo elettorale, ancora incerto e confiscato dal potere. In effetti, la società civile continua ad opporsi all’uso della macchina per votare, considerata come una strumento che facilita i brogli elettorali; alla confisca dei mass media da parte di una sola famiglia politica; alla strumentalizzazione della giustizia per ostacolare potenziali rivali politici e e alle situazioni di insicurezza provocate come mezzo per rimanere al potere. Christopher Ngoyi Mutamba ha dichiarato che «il fatto che Joseph Kabila abbia finalmente designato un candidato come suo successore non è sufficiente per rasserenare il clima politico preelettorale finché non si creino le condizioni necessarie per elezioni credibili, trasparenti e pacifiche».[14]

Nonostante la designazione, da parte del potere, di un suo candidato successore dell’attuale presidente, le ONG internazionali ritengono che sia ancora necessario far pressione sul regime, per rendere più credibile il processo elettorale, in particolare per quanto riguarda la questione dell’inclusività del processo elettorale stesso e il consenso della classe politica (maggioranza e opposizione) sul registro elettorale e la macchina per votare.
Secondo Sasha Lezhnev, vice direttrice dell’ONG statunitense Enough Project e direttrice del Grassroots Reconciliation Group, «la designazione del candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC) non rende il processo elettorale maggiormente credibile: l’accordo del 31 dicembre non è ancora completamente applicato, la Commissione elettorale continua a voler utilizzare la macchina per votare, alcuni esponenti politici non riescono a far registrare la propria candidatura alle elezioni, i problemi di insicurezza sono ancora numerosi. Per questo, gli Stati Uniti, l’UE e l’UA devono continuare a far pressione sul regime di Kabila».
Secondo Ida Sawyer, direttrice per il settore Africa centrale dell’ONG statunitense Human Rights Watch (HRW), il fatto che Ramazani Shadary sia stato designato come candidato della piattaforma elettorale del presidente Kabila indica che quest’ultimo non si presenterà per un terzo mandato presidenziale, peraltro incostituzionale. Tuttavia, secondo il parere di Ida Sawyer, si è ancora molto lontani da un processo elettorale credibile.
Dopo aver constatato che «il popolo congolese ha accolto con favore la decisione di Kabila di non candidarsi per un terzo mandato presidenziale», Amnesty International ha affermato che «il governo dovrebbe ora permettere al popolo di poter usufruire liberamente del suo diritto alla libertà di associazione e di manifestazione … Le autorità congolesi dovrebbero ora porre fine alle violazioni dei diritti umani, alla repressione delle manifestazioni pacifiche e agli arresti arbitrari di attivisti e membri dell’opposizione politica».[15]

3. IL PROCESSO ELETTORALE

a. La fine dell’operazione di accettazione delle candidature per le elezioni presidenziali e legislative nazionali

L’8 agosto, in fine giornata, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha chiuso l’operazione di accettazione delle candidature per le elezioni presidenziali e legislative nazionali.
Alla chiusura degli uffici di accettazione e di esame delle candidature (BRTC), alcuni candidati hanno ricevuto un ticket che permettesse loro di completare i loro dossier e presentarli il giorno seguente.
Secondo fonti giornalistiche, i candidati registrati per le elezioni presidenziali sarebbero ventisei:
– Emmanuel Ramazani Shadary, candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC), la coalizione al governo. Attualmente è segretario permanente del PPRD
– Felix Tshilombo Tshisekedi, presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS)
– Vital Kamerhe, presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC)
– Jean-Pierre Bemba Gombo, Presidente del Movimento di Liberazione del Congo (MLC)
– Adolphe Muzito, candidato del raggruppamento politico Nouvel Élan
– Sammy Badibanga, candidato del gruppo politico dei Progressisti
– Martin Fayulu, Presidente dell’Ecidé (Impegno per la cittadinanza e la Democrazia), candidato della Dinamica dell’Opposizione
– Freddy Matungulu, candidato di Congo na Biso
– Tryphon Kin-kiey Mulumba, candidato indipendente, presidente del Partito d’Azione (PA) e di “Desiderio Kabila,” vice presidente della coalizione elettorale Alleanza dei Costruttori di un Congo Emergente (ABCE)
– Antoine Gizenga, presidente del Partito Lumumbista Unificato (PALU)
– Yves Mpunga, candidato indipendente, presidente del partito Lotta per un Congo Moderno
– Pierre-Honoré Kazadi Ngube Ngube, candidato del Fronte Popolare per la Giustizia (FPJ)
– Gabriel Mokia, presidente del Movimento dei Democratici Congolesi (MDECO)
– Radjabo Mbira, Presidente del Partito Congolese Unito per il Cambiamento
– Marie-José Ifoku, candidata indipendente, presidente della Alleanza Nazionale per il Congo (ANC)
– Seth Kikuni, candidato indipendente, imprenditore e dottorando in scienze politiche
– Alain-Daniel Shekomba, candidato indipendente
– Noël Tshiani, ex funzionario delle Nazioni Unite
– Theodore Ngoy, Joseph Maluta, Bébé Malwalwa, Laure Marie Kawanda, Charles Diavena Lutadila, Michel Okongo, Sylvain Maurice Masheke e Jean Paul Moka.
Il calendario elettorale in vigore prevede un periodo di 5 giorni (dal 9 al 13 agosto) per eventuali aggiunte, ritiri o sostituzioni delle candidature. La tappa seguente sarà quella dell’analisi di ogni dossier, per convalidare o invalidare certe candidature sulla base delle disposizioni della legge elettorale e della costituzione.[16]

b. Calendario elettorale e logistica

L’11 agosto, il direttore della comunicazione della Commissione elettorale, Jean Baptiste Itipo, ha dichiarato che le liste definitive dei candidati per le elezioni presidenziali e legislative nazionali saranno pubblicate il prossimo 19 settembre, dopo le seguenti tappe:
– Dal 14 al 23 agosto, esame dei dossier dei candidati e deliberazione da parte dell’assemblea plenaria della Commissione elettorale.
– 24 agosto: pubblicazione delle liste provvisorie dei candidati.
– Dal 25 agosto al 4 settembre: esame dei dossier delle candidature da parte della Corte costituzionale.
– Dal 5 all’11 settembre: trasmissione delle sentenze della Corte costituzionale alla Commissione elettorale.
– Dal 12 al 18 settembre: presa in considerazione, da parte della Commissione elettorale, delle sentenze emanate dalla Corte costituzionale.[17]

Il 14 agosto, in una conferenza stampa, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha dichiarato che il governo congolese ha messo a disposizione della CENI: 7 elicotteri; 7 aerei, tra cui 2 Boeing 727, 1 Boeing 737, 1 D-C8 di una capacità di 40 tonnellate, 1 Antonov di una capacità di 72 tonnellate e 2 Ilouchines di una capacità di 62 tonnellate ciscuno; 130 camion 6 × 6 di una capacità di 15 tonnellate ciascuno e 185 pick-up. Con questi mezzi di trasporto appartenenti alle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), la Ceni si è detta convinta di non aver bisogno  dell’appoggio logistico della MONUSCO. Il presidente della CENI ha colto l’occasione per fornire alcune cifre approssimative sull’operazione di accettazione delle candidature per le elezioni: presidenziali: 25 candidature, legislative nazionali: 15.000 candidature, legislative provinciali: 19.643 candidati, elettori: 40.287.387, seggi elettorali: 76.000.[18]

Il 18 agosto, in un comunicato stampa, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha annunciato la pubblicazione, a partire dal 21 agosto, delle liste definitive dei candidati alle elezioni legislative provinciali, essendo terminata la fase del trattamento dei contenziosi a livello delle Corti d’appello. In totale, i candidati ritenuti idonei a partecipare alle elezioni dei deputati provinciali previste per il 23 dicembre sono 19.640. Le varie Corti d’appello avevano ricevuto un totale di 217 ricorsi, tra cui 10 sono stati ritenuti ammissibili e fondati, mentre i restanti 207 sono stati dichiarati o ammissibili ma infondati o inammissibili. La CENI ha indicato che le liste definitive dei candidati alle legislative provinciali saranno affisse presso gli uffici della CENI ubicati nella zona di ogni circoscrizione elettorale e saranno disponibili anche sul suo sito web. Su un totale di 780 deputati provinciali, 711 saranno eletti  e 69 cooptati.[19]

L’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha chiesto alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) di pubblicare le liste provvisorie degli elettori. L’obiettivo è di ottenere la completa trasparenza nella preparazione delle elezioni e di prevenire eventuali contestazioni. Il presidente della CENI, Corneille Nangaa, aveva promesso che tali liste sarebbero state pubblicate a partire dal 15 luglio, ma un mese dopo si può constatare che la CENI non l’ha ancora fatto. Secondo Georges Kapiamba, presidente di ACAJ, «se la CENI non pubblica queste liste provvisorie, che potrebbero subire eventuali emendamenti, contribuirà ad alimentare i sospetti di possibili brogli elettorali futuri. Non si capisce questo ritardo, dal momento che essa ha terminato l’operazione di registrazione degli elettori già da vario tempo».[20]

Per quanto riguarda l’utilizzazione della macchina per votare, secondo il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, per svolgere l’operazione di voto, ciascun elettore potrebbe impiegare 25 secondi.
Tuttavia, secondo Jean Pierre Bemba, una persona che utilizzi questa macchina per la prima volta, per compiere l’operazione di voto, potrebbe impiegare circa sei minuti. Jean Pierre Bemba ha quindi fatto il seguente calcolo:
– una macchina per ogni seggio elettorale,
– 3 minuti in media per elettore => 20 votanti all’ora
– 11 ore di votazione (dalle 7:00 alle 18:00) => 220 votanti per seggio elettorale
– 600 elettori previsti per ogni seggio elettorale => 380 elettori non potranno votare a causa della mancanza di tempo.
Per rimediarvi, Jean Pierre Bemba propone un prolungamento del tempo di voto, incluso il ricorso al legislatore per chiedere il prolungamento della procedura di voto su diversi (2 o 3) giorni.[21]

[1] Cf Radio Okapi, 08.08.’18
[2] Cf Radio Okapi, 08.08.’18; RFI, 08.08.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 08.08.’18
[3] Cf RFI, 09.08.’18
[4] Cf Fiston Mahamba – Politico.cd, 15.08.’18
[5] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 09.08.’18
[6] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 09.08.’18
[7] Cf RFI, 09.08.’18
[8] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 09.08.’18
[9] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 09.08.’18
[10] Cf Jeff Kaleb – 7sur7.cd, 09.08.’18
[11] Cf http://www.diacenco.com/le-clc-inebranlable-et-encourage-le-chef-de-letat-et-la-ceni-de-prendre-des-dispositions-necessaires-pour-des-elections-credibles/
[12] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 10.08.’18
[13] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 09.08.’18
[14] Cf Kerima – Politico.cd, 09.08.’18
[15] Cf Fiston Mahamba – Politico.cd, 08.08.’18
[16] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 08.08.’18; Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 09.08.’18
[17] Cf Radio Okapi, 11.08.’18
[18] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 14.08.’18
[19] Cf Radio Okapi, 19.08.’18; Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 18.08.’18
[20] Cf RFI, 17.08.’18
[21] Cf Jacques Kini – Actualité.cd, 05.08.’18