Congo Attualità n. 356

INDICE

EDITORIALE: RESPONSABILITÀ, TRASPARENZA E CRITICA COSTRUTTIVA PER ELEZIONI CREDIBILI

  1. IL PROCESSO ELETTORALE
    1. Il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi in parlamento
    2. A proposito di candidature
  2. ANNUNCIATA LA REVOCA DELL’INTERDIZIONE DI MANIFESTAZIONI POLITICHE
  3. L’UNIONE PER LA DEMOCRAZIA E IL PROGRESSO SOCIALE (UDPS)
    1. Un accordo sui funerali di Étienne Tshisekedi
    2. Il Comizio di Félix Tshisekedi
  4. “INSIEME PER IL CAMBIAMENTO”
    1. Nuove nomine
    2. Nuovi problemi per Moïse Katumbi
  5. LA DICHIARAZIONE DEL COMITATO LAICO DI COORDINAMENTO (CLC)

 

EDITORIALE: RESPONSABILITÀ, TRASPARENZA E CRITICA COSTRUTTIVA PER ELEZIONI CREDIBILI

 

 

 

 

1. IL PROCESSO ELETTORALE

 

a. Il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi in parlamento

 

Il 16 aprile, il Governo ha approvato il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi in parlamento tra le varie circoscrizioni elettorali. Secondo il rapporto del Consiglio dei ministri, «questo progetto di legge prevede che il territorio della Repubblica sia suddiviso in 181 collegi elettorali per le elezioni dei 500 deputati nazionali e in 201 collegi elettorali per le elezioni dei 780 deputati provinciali, tra cui 715 eletti e 65 cooptati». Lo stesso documento indica che il quoziente elettorale è calcolato sulla base del numero totale degli elettori diviso per il numero dei deputati da eleggere in ogni tipo di elezione. Secondo l’attuale registro elettorale, gli elettori saranno 40.287.387.[1]

 

Il 25 aprile, la Camera dei Deputati nazionali ha dichiarato ricevibile il progetto di allegato alla legge elettorale sulla ripartizione dei seggi in Parlamento. Dopo una presentazione tecnica del testo da parte del Ministro degli Interni, Henri Mova Sakanyi, si è aperto un dibattito generale. Fin dall’inizio del dibattito, il deputato Fabien Mutomb, membro dell’opposizione, ha chiesto un rinvio perché, secondo lui, non ha alcun senso prendere in considerazione una legge basata su un registro elettorale ancora da sottoporre a verifica da parte dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF). Secondo i deputati della maggioranza, si tratta di una manovra dilatoria orchestrata dall’opposizione. Da parte sua, il ministro Henri Mova ha insistito sul fatto che «l’approvazione di questa legge sarà un passo decisivo verso le elezioni». La richiesta di rinvio è stata quindi respinta. In seguito, pur riconoscendo che la revisione del registro elettorale non è ancora completamente terminata, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha spiegato la logica sottostante alla ripartizione dei seggi in Parlamento: «per ottenere il “quoziente elettorale”, abbiamo diviso il numero totale degli elettori [40.287.387] per il numero dei deputati nazionali [500]». Dopo l’intervento del presidente della CENI, il progetto di allegato alla legge elettorale sulla ripartizione dei seggi è stato dichiarato ricevibile e inviato alla Commissione politica, amministrativa e giuridica (PAJ) che ha 48 ore per un esame approfondito del testo.[2]

 

Il 30 aprile, con 339 voti favorevoli sui 341 deputati nazionali presenti, l’Assemblea nazionale ha approvato l’allegato alla legge elettorale relativo alla ripartizione dei seggi in parlamento secondo le diverse province e circoscrizioni. Dopo due giorni (48 ore) di studio da parte della Commissione politica, amministrativa e giuridica (PAJ), il contenuto di questo allegato, come concepito dalla Commissione elettorale e presentato ai deputati dal Governo, non è cambiato molto, data la sua natura tecnica. Il testo approvato è stato inviato al Senato per una seconda lettura.[3]

 

Il 4 maggio, il Senato ha approvato il disegno di legge sulla ripartizione dei seggi in parlamento. Rispetto al testo inviato dall’Assemblea nazionale, che proponeva che questa legge entrasse in vigore 30 giorni dopo la sua promulgazione, il Senato ha suggerito che essa entri in vigore immediatamente dopo la sua promulgazione. Per le elezioni legislative nazionali, la distribuzione dei seggi in parlamento è stata effettuata secondo le 181 circoscrizioni elettorali e secondo un quoziente elettorale pari a 80.742.878 elettori per deputato. Per le elezioni legislative provinciale, la distribuzione dei seggi nei vari parlamenti provinciali è stata effettuata secondo 201 circoscrizioni elettorali. I deputati provinciali per l’insieme delle 26 province sono 780, di cui 715 eletti e 65 cooptati. Le elezioni urbane, municipali e locali interessano 311 comuni, 470 settori, 364 zone tradizionali e, 6.095 raggruppamenti, di cui 189 incorporati nei nuovi comuni e città che sono diventati capoluoghi di provincie.[4]

 

Il 5 maggio, la Camera dei deputati e il Senato hanno approvato congiuntamente il testo definitivo sulla ripartizione dei seggi nei vari parlamenti, nazionale e provinciali. Deputati e senatori hanno approvato la versione del Senato, che proponeva l’entrata in vigore della legge subito dopo la sua promulgazione.[5]

 

Per le elezioni legislative nazionali, il territorio congolese è suddiviso in 181 circoscrizioni elettorali suddivise nelle 26 province: sette per il Bas-Uélé (con 7 deputati), otto per l’Equateur (con 12 deputati), otto per l’Alto Katanga (con 30 deputati), sei per l’Alto Lomami (con 16 deputati), sette per l’Alto Uélé (con 11 deputati), sei in Ituri (con 28 deputati), sei nel Kasaï (con 19 deputati), sei in Kasaï centrale (con 19 deputati), sei in Kasaï orientale (con 14 deputati), quattro a Kinshasa (con 55 deputati), dodici nel Kongo centrale (con 24 deputati), sei nel Kwango (con 12 deputati), sette nel Kwilu (29 deputati), sette nel Lomami (con 15 deputati), sei nel Lualaba (con 13 deputati), nove nel Maï-Ndombe (con 12 deputati), otto nel Maniema (con 13 deputati), quattro nel Mongala (con 12 deputati), nove nel Nord Kivu (con 48 deputati), cinque nel Nord Ubangi ( con 8 deputati), sette nel Sankuru (con 14 deputati), nove nel Sud Kivu (con 32 deputati), sei nel Sud Ubangi (con 16 deputati), sette nel Tanganica (con 15 deputati), otto nel Tshopo (con 16 deputati) e sette nel Tshuapa (con 10 deputati).[6]

 

Con 55 deputati contro i 51 del 2011, Kinshasa rimane la provincia meglio rappresentata nella prossima Camera dei deputati, seguita dalle due province del Nord Kivu (48 deputati) e del Sud Kivu (32 deputai). Il Basso Uélé (7 seggi), il Nord Ubangi (8 seggi) e la Tshuapa (10 seggi) sono le province con meno deputati. Per quanto riguarda la città provincia di Kinshasa, nel 2018 la Commissione elettorale ha registrato 4.462.245 elettori invece dei 3.287.745 del 2011.

In generale, le variazioni del numero degli elettori registrati sono dovute all’evoluzione dei dati demografici. Tuttavia, confrontando le statistiche delle varie circoscrizioni elettorali, si nota che l’aumento del numero degli elettori non è sempre accompagnato da un aumento del numero dei seggi. Nelle quattro province dell’ex Katanga, il Tanganyika aumenta di 100.000 elettori, ma perde un seggio rispetto al 2011. L’Alto Lomami aumenta di 200.000 elettori, ma perde due seggi. Il Luabala aumenta di 300.000 elettori e ottiene due seggi in più. L’Alto Katanga aumenta di un milione di elettori e ottiene tre seggi in più, ma la sua capitale Lubumbashi ne perde due.
Nell’ex Kasai Orientale, il Sankuru vede raddoppiare la sua popolazione elettorale e ottiene tre seggi in più, mentre il nuovo Kasai Orientale aumenta di soli 30.000 nuovi elettori e perde un seggio.[7]

 

Dopo l’approvazione in Parlamento della legge sulla ripartizione dei seggi, parte della società civile e dell’opposizione protesta contro una cosiddetta “attuazione meccanica” del calendario elettorale e chiede che tutte le fasi di questo calendario siano effettuate con serietà e rigore per avere delle elezioni di qualità. Finora, quasi tutte le operazioni pianificate nel calendario elettorale sono state eseguite. La Commissione elettorale se ne dice soddisfatta , ma l’opposizione denuncia “una mancanza di rigore” nell’esecuzione delle operazioni, un limite premonitore di un caos elettorale annunciato per dicembre. Martin Fayulu, membro dell’opposizione, ha affermato di non riuscire a capire, ad esempio, il fatto che la legge sulla ripartizione dei seggi sia stata approvata prima di un controllo esterno (audit) del registro elettorale da parte di terzi: «Com’è possibile calcolare la ripartizione dei seggi in parlamento sulla base di un registro elettorale non verificato né certificato? Nel caso in cui il registro elettorale rivelasse irregolarità gravi, cosa si potrà fare per rimediarvi? Pensiamo che ci sia un chiaro piano di imbrogli … Le elezioni di Nangaa non sono altro che una parodia di elezioni che causerà il caos».[8]

 

L’8 maggio, il presidente Joseph Kabila ha promulgato l’allegato alla legge elettorale sulla ripartizione dei seggi per le elezioni legislative, provinciali, urbane, comunali e locali.[9]

 

b. A proposito di candidature

 

Il 20 aprile, il relatore della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha dichiarato che il bando internazionale per il controllo esterno (audit) del registro elettorale, annunciato il 10 aprile dal vicepresidente di questa istituzione, non ha ancora ricevuto alcuna risposta, il che potrebbe causare un eventuale ritardo nell’attuazione del calendario elettorale che prevede la conclusione di tale operazione il 25 maggio. Per questo, la direzione della Commissione elettorale ha dichiarato di aver sospeso il bando internazionale e di aver chiesto all’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) di assumersi la responsabilità di questa operazione di controllo esterno (audit) del registro elettorale, tanto più che tale richiesta le era stata formalmente comunicata un mese e mezzo fa e che, da allora, sono in corso delle discussioni.[10]

 

Il 26 aprile, in un comunicato stampa, il segretario generale dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Jean-Baudouin Mayo Mambeke, ha annunciato che il partito designerà il suo candidato  alle elezioni presidenziali del 23 dicembre in occasione del suo Congresso straordinario che si terrà a Kinshasa dal 14 al 16 giugno 2018. Vital Kamerhe, presidente e fondatore di questo partito che ha 18 deputati all’Assemblea nazionale e che era arrivato terzo alle elezioni presidenziali del 2011, è il favorito di questo Congresso. Tuttavia, egli stesso ha affermato che questo Congresso non mette affatto in discussione la possibilità di un candidato comune dell’opposizione alle prossime elezioni presidenziali. «Come l’UDPS ha un suo candidato nella persona di Felix Tshisekedi e la piattaforma Insieme che ha un suo candidato nella persona di Moïse Katumbi, anche l’UNC designerà un suo candidato. Sarà così anche per altre forze dell’opposizione. In seguito, le varie parti dell’opposizione inizieranno un dialogo per individuare e raggiungere un consenso sul candidato che avrà le migliori possibilità di vincere le elezioni», aveva spiegato Kamerhe in un’intervista lo scorso mese di marzo. Secondo l’UNC, è ancora possibile presentare un “candidato comune” dell’opposizione alle elezioni presidenziali di dicembre 2018. Secondo un membro di questo partito, «occorre unirsi per vincere sul candidato della maggioranza. L’opposizione non può permettersi di andare alle elezioni in ordine sparso».

Moïse Katumbi e Félix Tshisekedi, membri dell’opposizione, sono stati designati candidati rispettivamente dalla piattaforma Insieme e dal partito Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS). Tuttavia, le differenti forze di opposizione e anti kabiliste hanno sempre affermato la loro disponibilità ad unirsi per presentare un solo candidato.[11]

 

Il 26 aprile, in una conferenza stampa, il portavoce della maggioranza presidenziale, André-Alain Atundu, ha dichiarato che il nome del candidato successore di Joseph Kabila sarà rivelato in occasione della presentazione delle candidature per le elezioni presidenziali, operazione che inizierà il 25 luglio 2018, secondo il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale. In questa occasione, egli ha annunciato che la sua famiglia politica sta concentrando tutti i suoi sforzi sulle elezioni previste per il prossimo mese di dicembre. Egli ha infine invitato l’intera classe politica ad assumersi la propria responsabilità, affinché si possa raggiungere l’obiettivo comune che è quello di organizzare le elezioni il 23 dicembre 2018.[12]

 

 

2. ANNUNCIATA LA REVOCA DELL’INTERDIZIONE DI MANIFESTAZIONI POLITICHE

 

Il 20 marzo, in occasione della 37ª sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, la ministra congolese per i diritti umani, Marie-Ange Mushobekwa, ha annunciato «la revoca della decisione relativa alla sospensione delle manifestazioni politiche, al fine di permettere a tutti i partiti politici di preparare le elezioni del 23 dicembre. Tuttavia, tutte le manifestazioni dovranno essere organizzate nel rispetto dell’ordine pubblico e dei valori repubblicani della tolleranza, della coesistenza pacifica e della non violenza». Il 23 marzo, rispondendo a una domanda di un giornalista in occasione di una conferenza stampa, Abdoul Aziz Thioye, direttore del Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato di non avere dubbi sulla veridicità della dichiarazione della Ministra Mushobekwa: «La ministra Marie-Ange Mushobekwa ha fatto tale dichiarazione a nome del governo. Sarà necessario verificare. Da parte mia, farò le mie verifiche. Mi trovo davanti a un governo e rappresento un’istituzione. Come istituzione, quando un governo mi dice qualcosa, non posso dubitare di ciò che il governo mi sta dicendo. Quindi, per favore, fate anche voi le vostre verifiche. Apriamo gli occhi e vediamo».[13]

 

Il 3 aprile, il ministro provinciale dell’interno della città provincia di Kinshasa, Emmanuel Akweti, ha affermato di non aver mai revocato la misura relativa alla sospensione delle manifestazioni politiche e ha precisato che le richieste di manifestazioni saranno analizzate caso per caso, in collaborazione con i servizi di sicurezza.[14]

 

L’11 aprile, in un comunicato stampa, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), l’Associazione “Amici di Nelson Mandela per la difesa dei Diritti Umani” (ANMDH) e la Voce dei Senza Voce (VSV) hanno annunciato la sospensione della loro partecipazione alla commissione d’inchiesta istituita dalla ministra dei diritti umani, Marie-Ange Mushobekwa, sulle violazioni dei diritti umani commesse durante le manifestazioni del 31 dicembre 2017 e del 21 gennaio 2018. Le tre ONG hanno affermato di essersi ritirate dalla suddetta commissione a causa della mancata attuazione, da parte del governo, delle raccomandazioni che essa gli aveva rivolto, tra cui «la revoca dell’interdizione di organizzare delle manifestazioni pubbliche, la liberazione delle persone arrestate in occasione delle manifestazioni del 31 dicembre 2017 e del 21 gennaio 2018 e l’assistenza medica delle persone ferite durante quelle stesse manifestazioni».

Secondo il coordinatore di ACAJ, Georges Kapiamba, le tre ONG hanno posto due condizioni per poter reintegrare la Commissione: «la prima è che si convochi una riunione speciale di valutazione. La ministra ha promesso di convocarla per il 16 aprile. La seconda è che si attuino le raccomandazioni proposte in commissione, tra cui la liberazione di tutte le persone detenute».
Istituita lo scorso febbraio, questa commissione di inchiesta è formata da delegati del Ministero per i diritti umani, del Ministero della giustizia, della Commissione Nazionale per i Diritti Umani (CNDH), della Società civile, del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti umani (BCNUDH) e del Comitato di collegamento dell’Unione africana (UA).[15]

 

Il 27 aprile, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), gli Amici di Nelson Mandela e la Voce dei Senza Voce (VSV) hanno dichiarato di essere pronti a riprendere la loro partecipazione alla Commissione congiunta di inchiesta istituita dal Ministero per i diritti umani, per individuare le diverse responsabilità nell’ambito delle violenze commesse in occasione di manifestazioni pubbliche. Georges Kapiamba, presidente di ACAJ, che ha fornito queste informazioni, giustifica questa loro posizione per il fatto che sembra esserci un inizio di attuazione, da parte del governo, delle raccomandazioni precedentemente formulate dalle tre ONG, tra cui la presa in carica delle vittime delle manifestazioni. Egli ha anche citato il fatto che, il 24 aprile, le autorità “hanno saputo gestire correttamente” la questione relativa al comizio indetto dall’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), un partito dell’opposizione.[16]

 

 

3. L’UNIONE PER LA DEMOCRAZIA E IL PROGRESSO SOCIALE (UDPS)

 

a. Un accordo sui funerali di Étienne Tshisekedi

 

Il 21 aprile, il governo, l’UDPS e la famiglia biologica di Etienne Tshisekedi hanno firmato un comunicato congiunto sulla creazione di una commissione mista incaricata dell’organizzazione dei funerali di Etienne Tshisekedi, deceduto il 1° febbraio 2017 a Bruxelles, in Belgio.

La firma del comunicato stampa ufficializza quindi l’ultima fase delle discussioni iniziata il 3 marzo 2018, con la mediazione del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo di San Silvestro 2016 (CNSA) e del consigliere del Capo dello Stato per la sicurezza, Jean Mbuyu.

La commissione sarà composta da nove membri, a ragione di tre delegati per ciascuna delle parti. Essa sarà presieduta dal Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno, in collaborazione con un rappresentante della famiglia e un rappresentante dell’UDPS.

Lo Stato congolese si impegna a coprire tutte le spese dell’organizzazione dei funerali.

La data del rimpatrio della salma di Etienne Tshisekedi sarà fissata dalla suddetta commissione.
Una volta rimpatriata, la salma sarà esposta a Palazzo del Popolo per due giorni (48 ore).
La salma sarà tumulata in una residenza familiare situata nel comune della N’sele, a Kinshasa.
Il comunicato congiunto invita gli attori politici a osservare una tregua politica durante il periodo del lutto. Nessuna strumentalizzazione politica, nessuna provocazione politica, insiste il documento.
Il comunicato stampa è stato firmato dal Vice Primo Ministro responsabile degli Affari Interni e della Sicurezza, Henry Mova; dal governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta; dal segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund e dal fratello di Etienne Tshisekedi, mons. Gerard Mulumba.[17]

 

b.  Il Comizio di Félix Tshisekedi

 

Il 19 aprile, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha informato il governatorato di Kinshasa sull’organizzazione di un comizio previsto per il martedì 24 aprile, in piazza Sainte Thérèse del comune di N’Djili e animato dal neo eletto presidente del partito, Felix Tshisekedi. In questo comizio, egli dovrebbe rivelare il profilo del suo progetto di società e il suo programma politico come futuro candidato alla presidenza della Repubblica.

A proposito dell’organizzazione del comizio, il portavoce del partito, Augustin Kabuya, ha dichiarato: «La costituzione ci chiede semplicemente di informarne le autorità. È ciò che abbiamo fatto. Non si tratta di chiedere un’autorizzazione. Perciò il comizio avrà luogo il 24 aprile. Il governo provinciale dovrà prendere i provvedimenti necessari per assicurarne la sicurezza».[18]

 

Il 20 aprile, in un comunicato stampa, l’ONG per i diritti umani la Voce dei Senza Voce (VSV) ha raccomandato alle autorità della città di Kinshasa di non impedire lo svolgimento del comizio del presidente dell’UDPS, Félix Tshisekedi, previsto il 24 aprile, in piazza Sainte Thérèse, nel comune di N’djili. La VSV ha chiesto all’autorità provinciale di Kinshasa di prenderne atto e di garantire la sicurezza dei manifestanti, in conformità con la costituzione. La VSV ha chiesto ai membri dell’UDPS e della polizia di evitare eventuali disordini: «Per evitare possibili disordini e violenze, la VSV chiede ai responsabili dell’UDPS di sensibilizzare i loro attivisti e simpatizzanti, affinché abbiano un comportamento pacifico e responsabile e alle forze dell’ordine di adempiere alla loro missione con professionalità, moderazione e senso di responsabilità».[19]

 

Il 21 aprile, il governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, ha inviato una lettera al segretario generale dell’UDPS Jean Marc Kabund, chiedendogli di presentarsi al suo ufficio il 23 aprile,  alle 16:00, per un incontro di preparazione del comizio del 24 aprile.[20]

 

Il 23 aprile, in un incontro con i leader dell’UDPS, il governatore della città provincia di Kinshasa, André Kimbuta, ha preso atto dell’organizzazione del comizio previsto dal presidente dell’UDPS , Félix Tshisekedi, per il 24 aprile 2018, a Place Sainte-Thérèse, a N’djili, un comune di Kinshasa.

In una lettera al segretario generale dell’UDPS, il governatore Kimbuta ha scritto: «Noto che il suo partito intende organizzare un comizio martedì 24 aprile 2018, in piazza Santa Teresa, a N’djili, per commemorare l’inizio del multipartitismo nella Repubblica Democratica del Congo. Ne prendo atto e la invito, pertanto, a garantire un corretto svolgimento della vostra attività, programmata dalle 11:00 alle 15:00, e il rigoroso rispetto della legge sulla libertà di manifestazioni e di riunione». Egli ha infine chiesto alla polizia di prendere le misure necessarie per garantire l’ordine pubblico durante la manifestazione.[21]

 

Il 24 aprile, l’annunciato comizio di Félix Tshisekedi si è svolto in maniera pacifica e con la partecipazione di varie migliaia di attivisti, accorsi ad ascoltarlo in piazza Sainte Therese a N’djili, un comune di Kinshasa. Felix Tshisekedi ha iniziato il suo discorso chiedendo un minuto di silenzio in ricordo delle vittime congolesi delle ultime manifestazioni, del Kasai e dell’est del Paese.

Ha poi immediatamente smentito le voci diffuse sui social network e su alcuni giornali, a proposito di eventuali negoziati con il governo, in vista di una sua probabile nomina alla Presidenza del Governo, in cambio di un ennesimo rinvio delle prossime scadenze elettorali: «Non c’è stato alcun dialogo con la maggioranza presidenziale per un eventuale incarico di Capo del Governo. È stata una falsa notizia, non prestatele alcuna attenzione. Noi aspiriamo alla Presidenza della Repubblica e non alla poltrona di Primo Ministro. Il Congresso del partito mi ha eletto come candidato Presidente e non come candidato Primo Ministro. Conducetemi alla vittoria finale delle elezioni presidenziali». Egli ha tuttavia precisato che «gli unici negoziati che abbiamo avuto con l’attuale potere concernono il rimpatrio della salma di Étienne Tshisekedi che sarà sepolta nel comune di Nsele».

Per quanto riguarda il processo elettorale in corso, Felix Tshisekedi ha rinnovato la sua opposizione all’introduzione della macchina per votare, ormai detta macchina per barare. Per quanto riguarda il registro elettorale che, secondo lui, conterrebbe ancora molte registrazioni fittizie, egli ha insistito per un suo controllo esterno da parte dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) e di altri esperti internazionali.

Egli ha chiesto anche la sostituzione, entro la fine di questo mese, di Jean-Pierre Kalamba, delegato dell’UDPS come relatore della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).

Circa l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico, il presidente dell’UDPS si è congratulato con la polizia per aver garantito, in modo adeguato e corretto, la sicurezza dei partecipanti al comizio in corso. Ha affermato di aver accolto con favore la decisione delle autorità di permettere questo comizio e le ha invitatae a fare di più, liberando i prigionieri politici (Eugène Diomi, Franck Diongo, Claude Muyambo, Beni Carbone, Christian Lumu, Gecoco Mulumba, …) e facilitando il ritorno degli esiliati politici (Moise Katumbi, Mbusa Nyamwisi).

Nella seconda parte del suo discorso, Félix Tshisekedi ha svelato i punti principali del suo programma. Secondo Felix Tshisekedi, il programma d’azione del suo partito, che sarà reso pubblico a breve, dovrebbe permettere di mobilitare risorse sufficienti per invertire il paradosso di un Congo scandalosamente ricco ma abitato da una popolazione estremamente povera.

Ha veemente criticato la corruzione che, a suo parere, è una vera piaga della vita sociale e politica del Paese, e ha insistito a lungo sull’educazione, promettendo di assicurare, nel caso di una sua vittoria elettorale, la piena gratuità delle scuole elementari, il finanziamento di borse di studio per gli studenti delle scuole superiori e universitarie.

Il presidente dell’UDPS ha parlato anche dell’organizzazione di un censimento generale della popolazione congolese, per risolvere definitivamente il problema della doppia nazionalità: «Procederemo al censimento dei cittadini congolesi, ciò che consentirà loro di avere finalmente una carta d’identità e non solo un certificato elettorale … Il popolo deve poter sapere chi è congolese e chi non lo è. A volte, quelli che sono congolesi, sono considerati come stranieri e quelli che non sono congolesi sono spesso considerati come congolesi» . L’ultimo censimento era stato organizzato nel 1984. Per meglio organizzare la campagna elettorale in occasione delle prossime elezioni, Felix Tshisekedi ha annunciato, per i prossimi giorni, una campagna di raccolta di fondi denominata “1 dollaro per l’UDPS”.[22]

 

 

4. “INSIEME PER IL CAMBIAMENTO”

 

a. Nuove nomine

 

L’8 aprile, Moïse Katumbi, presidente di “Insieme per il cambiamento”, ha nominato i membri dirigenti della sua piattaforma elettorale: Pierre Lumbi è stato nominato vicepresidente, Olivier Kamitatu è stato nominato portavoce e Delly Sesanga segretario generale.

Ha nominato anche i membri del suo gabinetto, il cui direttore è lo stesso Olivier Kamitatu.
Infine, ha nominato i Vice Segretari generali e i coordinatori regionali.

Il segretario generale della piattaforma elettorale “Insieme”, Delly Sessanga, ha affermato che «il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete  non presenterà alcun candidato per le prossime elezioni presidenziali: né Felix Tshisekedi né Moïse Katumbi, perché il Raggruppamento non è mai stato una piattaforma elettorale … Felix Tshisekedi è il candidato dell’UDPS e Moïse Katumbi è il candidato di Insieme. È segno di democrazia. Speriamo che, nei prossimi giorni, si possa arrivare a ciò che i Congolesi si aspettano: avere un candidato unico o comune dell’opposizione».

Felix Tshisekedi, presidente dell’UDPS e Moïse Katumbi, presidente di Insieme, hanno entrambi annunciato l’intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali di dicembre 2018, anche se entrambi fanno tutti parte della stessa piattaforma politica denominata “Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete”.[23]

 

Il 19 aprile, la piattaforma politica creata in appoggio di Moïse Katumbi, “Insieme per il cambiamento“, ha annunciato l’organizzazione di un suo comizio, previsto per il 9 maggio a Kinshasa.[24]

 

b. Nuovi problemi per Moïse Katumbi

 

Il 20 aprile, in un’intervista concessa al settimanale Jeune Afrique, il capo dell’intelligence militare delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), Delphin Kahimbi, ha affermato che Moïse Katumbi avrebbe appoggiato e finanziato le azioni militari del generale disertore John Tshibangu e che dei sacerdoti cattolici avrebbero facilitato la connessione tra Katumbi e John Tshibangu. Delphin Kahimbi ha dichiarato che, durante l’interrogatorio, John Tshibangu ha citato tre volte il nome di Mosè Katumbi tra quelli che hanno finanziato il suo tentativo di destabilizzazione delle istituzioni. Raggiunto per telefono a Bruxelles da Jeune Afrique, Moïse Katumbi ha smentito la versione data da Delphin Kahimbi: «Non conosco John Tshibangu e non ho mai parlato con lui … La mia lotta è democratica e la mia unica ribellione consiste nel chiedere l’organizzazione di elezioni libere e inclusive».

Il generale John Tshibangu aveva disertato l’esercito congolese nel 2012, quando Moïse Katumbi era ancora governatore dell’ex provincia del Katanga. Dopo una lunga latitanza, egli è stato arrestato alla fine di gennaio 2018 all’aeroporto di Dar el Salaam, in Tanzania, pochi giorni dopo la pubblicazione, sui social network, di un suo video in cui aveva dato al presidente Joseph Kabila un ultimatum di 45 giorni per lasciare il potere, minacciandolo di “destituirlo” con la forza nel caso in cui non lo avesse rispettato. Estradato a Kinshasa nel mese di febbraio 2018, è attualmente detenuto in una cella segreta dei servizi dell’intelligence militare.[25]

 

Il 1° maggio, il segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, Delly Sesanga, ha dichiarato di non concepire le prossime elezioni senza Moïse Katumbi come candidato alla presidenza della Repubblica: «”Insieme per il cambiamento” non può immaginare delle elezioni da cui Moïse Katumbi possa essere escluso per motivi politici o di parte. Queste questioni sono state risolte dai vescovi che, in una loro inchiesta, hanno dimostrato l’irrilevanza delle accuse mosse contro di lui e dall’accordo del 31 dicembre 2016 che sancisce il diritto di tutti i Congolesi a partecipare alle prossime elezioni».

Moïse Katumbi, ex governatore dell’ex Katanga, dimessosi dal PPRD nel 2015 per passare all’opposizione, è stato processato e condannato a tre anni di reclusione per appropriazione indebita di un immobile. Accusato anche di reclutamento di mercenari, il dossier è stato trasferito alla Corte Suprema. Questi problemi, ai quali se ne aggiungerebbero altri due: detenzione di doppia nazionalità e finanziamento di un ex generale disertore, renderebbero la candidatura di Katumbi alle presidenziali estremamente debole e difficile.[26]

 

Il 4 maggio, a Lubumbashi, la polizia ha impedito a un gruppo di giovani di avvicinarsi alla residenza di Gabriel Kyungu wa Kumwanza, coordinatore interprovinciale di “Insieme per il cambiamento”, dove avrebbero dovuto prendere parte a un incontro di questa piattaforma elettorale che appoggia la candidatura di Moise Katumbi alla presidenza della Repubblica.
Il comandante della polizia di Lubumbashi ha ammesso di aver dato l’ordine di intervenire per ristabilire l’ordine, secondo lui turbato da vari giovani provenienti da diverse parti della città e che si stavano dirigendo verso la residenza di Kyungu wa Kumwanza cantando delle canzoni provocatorie.[27]

 

 

5. LA DICHIARAZIONE DEL COMITATO LAICO DI COORDINAMENTO (CLC)

 

Il 1° maggio, dopo essersi riuniti a Kinshasa il 30 aprile e il 1° maggio 2018, per valutare la situazione generale del paese e, in particolare, il cammino di preparazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali previste per il 23 dicembre prossimo e auspicate trasparenti, credibili e pacifiche, i membri del Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e altri delegati delle sei province ecclesiastiche della RD Congo hanno pubblicato una dichiarazione in cui, tra altre cose, affermano:

«Abbiamo notato che, nonostante la pubblicazione del calendario elettorale da parte della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), la promulgazione della legge elettorale modificata, la conclusione delle operazioni di registrazione degli elettori e il dibattito ancora in corso sulla legge relativa alla ripartizione dei seggi in parlamento, i sacrifici del popolo congolese e gli sforzi della comunità internazionale non hanno ancora raggiunto i risultati attesi.
Durante i lavori, abbiamo fatto l’amara constatazione che la situazione generale della RD Congo rimane molto preoccupante e il futuro del paese più che confuso, perché incerto.

Constatazione
Cinquantatre giorni dopo il 10 marzo, data in cui annunciavamo al Segretario Generale delle Nazioni Unite un periodo di tregua, otto mesi prima delle elezioni previste per il 23 dicembre 2018, la constatazione unanime è la seguente:

  1. L’incertezza del calendario elettorale: Il calendario elettorale pubblicato dalla CENI fissa la data delle elezioni (presidenziali, legislative nazionali e provinciali) per la domenica 23 dicembre 2018. Considerata come ultima e definitiva, questa data non dovrà naturalmente essere oltrepassata, a prescindere da ogni tipo di circostanze. Eppure, a 55 giorni prima del 24 giugno, data di convocazione degli elettori e di inizio dell’operazione di ricezione e trattamento delle candidature alle elezioni legislative provinciali, e a 86 giorni prima del 25 luglio, data di inizio dell’operazione di ricezione e trattamento delle candidature alle elezioni presidenziali e legislative nazionali, la Commissione elettorale continua a sprecare tempo, risorse ed energie per difendere il suo progetto illegale e conflittuale di imposizione di un materiale elettorale criticato a livello nazionale e sconsigliato da tutti i paesi amici, incluso quello da cui proviene questa tecnologia.

Occorre ricordare che, prima di tali date o parallelamente, si dovrebbe organizzare la registrazione degli elettori congolesi residenti all’estero, il controllo esterno del registro elettorale e la formazione degli agenti incaricati dello svolgimento delle operazioni elettorali. È molto improbabile che, alla data critica del 19 settembre 2018, la Commissione elettorale sia in grado di pubblicare, come previsto dal calendario elettorale, le liste definitive dei candidati alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali del 23 dicembre 2018.

  1. Nessuna misura di rasserenamento del clima politico è stata realmente applicata. In effetti, fino ad oggi, tre mesi prima dell’inizio dell’operazione di ricezione e trattamento delle candidature per le elezioni del Presidente della Repubblica e dei deputati nazionali, nessun prigioniero politico emblematico è stato liberato; nessun esiliato politico ha potuto ritornare in patria; il contenzioso sullo sdoppiamento dei partiti politici non è ancora stato risolto; gli spazi democratici e mediatici non sono stati liberalizzati; le procedure giudiziarie contro i membri dell’opposizione non sono ancora state abbandonate; le misure di interdizione di manifestazioni politiche pacifiche non sono state revocate; la lista dei partiti politici autorizzati a partecipare al processo elettorale non è ancora stata pubblicata.

III. La parzialità della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI): la direzione della CENI si è costantemente squalificata per la sua incapacità di iscriversi nella logica degli obiettivi dell’accordo del 31 dicembre 2016 e, soprattutto, per la sua mancanza di imparzialità, poiché si è sempre comportata come un’amministrazione elettorale di parte, come lo dimostra la sua testardaggine nel voler imporre la macchina per votare, l’elaborazione non trasparente del registro degli elettori e della cartografia elettorale, l’opacità nell’assegnazione degli appalti e nella gestione dei fondi elettorali. In effetti, non si sa ancora nulla sulla destinazione dei fondi previsti e erogati dal 2012 in poi in vista delle attuali elezioni; un controllo esterno sulla gestione della CENI è ancora in attesa; il preventivo economico elettorale, chiaramente troppo costoso per le reali capacità del paese, che potrebbe servire come scusa per ulteriori rinvii.

  1. La strumentalizzazione della Corte Costituzionale: come organo responsabile della gestione dei contenziosi inerenti ai dossier delle candidature e dei risultati delle elezioni presidenziali e legislative nazionali, essa può invalidare delle candidature e convalidare i risultati elettorali. Purtroppo, in seguito ad alcune sue inique decisioni prese nel quadro del processo elettorale, la Corte costituzionale ha dimostrato di essere strumentalizzata dal regime di Kabila, come dimostrato dalle sue sentenze che autorizzano rispettivamente la nomina dei governatori provinciali (commissari straordinari, settembre 2015 ) e il prolungamento del mandato del Presidente della Repubblica (ottobre 2016), due sentenze pronunciate in flagrante violazione della Costituzione, della legge ad essa relativa e del suo regolamento interno.

In conclusione

Constatiamo che l’attuale processo elettorale rischia di sfociare in uno dei due seguenti scenari:
* il governo e la CENI potrebbero rinviare le elezioni a nuove date ipotetiche, usando il pretesto di difficoltà operative e logistiche, manipolando ancora una volta l’opinione nazionale e internazionale;
* il governo e la CENI potrebbero portare il paese alle elezioni, ma senza alcuna misura preventiva di rasserenamento del clima politico e senza alcuna garanzia di trasparenza e di credibilità, avendo la Corte Costituzionale già ricevuto ordine di pronunciarsi sui contenziosi elettorali secondo le ingiunzioni che le verrebbero date.

Da parte nostra, diciamo NO a questi due scenari. Il popolo congolese che si è così tanto sacrificato per mettere fine alla dittatura e che si è così tanto impegnato per avere elezioni credibili, trasparenti e pacifiche, non può tollerare ulteriori rinvii, tanto meno la messa in scena di un parodia elettorale. Per questo ci rivolgiamo di nuovo al Capo dello Stato e al governo: non è ancora troppo tardi per cambiare il corso della storia, tanto più che noi non accetteremo mai questa situazione e non ci arrenderemo mai.

Per questi motivi, oggi prendiamo la decisione di porre fine alla tregua che il Comitato Laico di coordinamento aveva deciso per concedere, a tutti gli attori della crisi politica congolese, il tempo necessario per trovare una soluzione accettabile.

A partire da oggi, 1° maggio 2018, annunciamo l’inizio dei preparativi per nostre future azioni pacifiche, di protesta e di rivendicazione, su tutto il territorio nazionale.

Chiediamo al popolo congolese di prepararsi, nell’unità, ad una mobilitazione generale, in tutte le province del Paese: città, quartieri, villaggi e strade.

Restiamo insieme, pronti ad affrontare il peggio per ottenere il meglio, cioè il rispetto per la nostra dignità, la conquista della nostra libertà confiscata e la protezione, la conservazione e la promozione del nostro patrimonio comune: la Repubblica Democratica del Congo».[28]

 

La caotica descrizione della situazione da parte del CLC non ha lasciato la maggioranza presidenziale indifferente. Un deputato del PPRD, Célestin Tunda, ha accusato il CLC di mancanza di obiettività: «È una valutazione abusiva che manca di obiettività. Attualmente non si può dire che il processo elettorale stia perdendo slancio, poiché tutti si stanno impegnando a realizzare tutte le azioni previste».[29]

[1] Cf Actualité.cd, 17.04.’18

[2] Cf Radio Okapi, 26.04.’18; RFI, 26.04.’18

[3] Cf Radio Okapi, 01.05.’18; Actualité.cd, 30.04.’18

[4] Cf Actualité.cd, 04.05.’18

[5] Cf Radio Okapi, 06.05.’18

[6] Cf Politico.cd, 06.05.’18

[7] Cf RFI, 05.05.’18

[8] Cf RFI, 06.05.’18

[9] Cf Actualité.cd, 08.05.’18

[10] Cf RFI, 20.04.’18

[11] Cf Politico.cd, 27.04.’18

[12] Cf mediacongo.net, 27.04.’18

[13] Cf Actualité.cd, 24.03.’18

[14] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 03.04.’18

[15] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 11.04.’18; Radio Okapi, 12.04.’18

[16] Cf Radio Okapi, 27.04.’18

[17] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 21.04.’18; Radio Okapi, 21.04.’18

[18] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 19.04.’18

[19] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 21.04.’18

[20] Cf Richard Mfumu/Stagiaire UPN – Actualité.cd, 21.04.’18

[21] Cf Radio Okapi, 23.04.’18; Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 23.04.’18

[22] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 24.04.’18; Radio Okapi, 24.04.’18; RFI, 24.04.’18

[23] Cf Radio Okapi, 09.04.’18

[24] Cf 7sur7.cd, 19.04.’18

[25] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 20.04.’18; Politico.cd, 20.04.’18

[26] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 01.05.’18

[27] Cf Radio Okapi, 04.05.’18

[28] Cf congoforum.be, 01.05.’18

http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=1&newsid=210546&Actualiteit=selected

[29] Cf Cas-info.ca, 02.05.’18