Congo Attualità n. 318

INDICE

EDITORIALE: RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE → DALL’ASTENSIONE ALLA PARTECIPAZIONE

  1. LA MANIFESTAZIONE DEL 10 APRILE TRASFORMATA IN GIORNATA “CITTÀ MORTE”
  2. LE CONSULTAZIONI DEL NUOVO PRIMO MINISTRO PER LA FORMAZIONE DI UN NUOVO GOVERNO
  3. IL RAPPRESENTANTE SPECIALE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU IN RDCONGO HA INIZIATO UNA NUOVA SERIE DI COLLOQUI
  4. NUOVE ESCLUSIONI DAL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE

 

EDITORIALE: RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE → DALL’ASTENSIONE ALLA PARTECIPAZIONE

 

 

 

 

1. LA MANIFESTAZIONE DEL 10 APRILE TRASFORMATA IN GIORNATA “CITTÀ MORTE”

 

L’8 aprile, in un comunicato stampa, la Delegazione dell’Unione Europea in Congo, a proposito della manifestazione dell’opposizione annunciata per il 10 aprile, «ha ricordato che il diritto alla protesta pacifica è il corollario di qualsiasi processo politico. Ha chiesto a tutti gli attori politici di fare di tutto per evitare gli estremismi e ha esortato le autorità a garantire il rispetto dello spazio pubblico e ad evitare l’uso sproporzionato della forza da parte degli agenti della polizia. L’UE continuerà a monitorare la situazione da vicino, in collaborazione con i paesi della regione e gli altri membri della comunità internazionale. Riferendosi alle conclusioni del 6 marzo 2016, l’UE ha ricordato a tutti i leader politici e ai membri delle forze di sicurezza che potrà adottare nuove misure restrittive individuali contro chi si rendesse responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, incitasse alla violenza o ostacolasse una via d’uscita dalla crisi in forma consensuale, pacifica e rispettosa della volontà del popolo congolese».[1]

 

Il 9 aprile, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa animata da Félix Tshisekedi, il Raggruppamento dell’Opposizione ha rinnovato il suo appello a partecipare alle manifestazioni del lunedì 10 aprile, per protestare contro la violazione dell’accordo del 31 dicembre 2016, considerato come l’unica tabella di marcia che possa permettere al paese di andare alle elezioni. Secondo questa piattaforma dell’Opposizione, nominando Bruno Tshibala come Primo Ministro, il Presidente Joseph Kabila ha violato lo spirito e la lettera dell’accordo del 31 dicembre. Contestando la nomina di Bruno Tshibala come nuovo Primo Ministro, Félix Tshisekedi ha affermato che «Kabila non ha rispettato l’accordo. Egli è attualmente il principale ostacolo al processo democratico in corso (…) È più che mai urgente portare a termine i lavori sul documento relativo alle modalità di attuazione dell’accordo».[2]

 

Il 9 aprile, il portavoce della polizia nazionale, il colonnello Pierrot Mwanamputu, ha affermato che «la polizia nazionale congolese (PNC) impedirà lo svolgimento di eventuali manifestazioni pubbliche di natura politica e non autorizzate su tutto il territorio nazionale». Riferendosi alla manifestazione programmata a Kinshasa, egli ha dichiarato che «l’itinerario proposto dagli organizzatori per la manifestazione rivela germi di rivolta e di sovvertimento dell’ordine pubblico e, pertanto, il governatore può non autorizzarla». Egli ha precisato che, avendo le autorità di Kinshasa interdetto la manifestazione prevista per il 10 aprile, la Polizia Nazionale ha predisposto un piano di sicurezza rafforzato, soprattutto in corrispondenza dei “punti caldi di Kinshasa” per disperdere qualsiasi raggruppamento di più di 10 persone. Egli ha inoltre aggiunto che sono state mobilitate anche alcune unità delle forze armate per rafforzare l’azione della polizia.[3]

 

Il 9 aprile, in serata, il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Félix Tshisekedi, ha lasciato il paese con un volo aereo in partenza dall’aeroporto internazionale di N’djili. Augustin Kabuya, portavoce dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) conferma la partenza, urgente e non prevista, di Félix Tshisekedi, per Addis Abeba, in Etiopia, su invito del Consiglio dell’Unione Africana.[4]

 

Il 10 aprile, a Kinshasa, mentre ci si aspettava una grande mobilitazione da parte dei sostenitori del Raggruppamento dell’opposizione, si è assistito invece ad una paralizzazione quasi totale delle attività in tutta la città. Sui Viali 30 giugno, Lumumba e Trionfale, a Limete, Masina, Ngaba, l’Unikin e in altre zone della città, la situazione era la stessa: la paralisi delle attività. Boutique, negozi, mercati e chioschi sono rimasti chiusi tutta la mattinata. Molto rari i mezzi di trasporto pubblico. Scarsissima l’affluenza agli uffici della pubblica amministrazione.

Una delle cause principali di questa paralisi delle attività è stato il rafforzamento dell’apparato di sicurezza in tutti i punti nevralgici di Kinshasa. Numerosi elementi della polizia nazionale e dell’esercito erano stati predisposti nei pressi degli incroci stradali e delle fermate degli autobus, per impedire qualsiasi raggruppamento di persone. La popolazione si è quindi trincerata in casa e le forze di sicurezza sono rimaste padrone delle strade. Non sono stati segnalati incidenti gravi.

A Kinshasa, la marcia prevista dal Raggruppamento dell’Opposizione si è trasformata piuttosto in una giornata “città morta”, come quella del 3 aprile.[5]

 

Una simile situazione si è ripetuta anche in quasi tutte le altre città, in cui la polizia ha disperso ogni tentativo di manifestazione, come a Mbuji-Mayi (Kasai Orientale), a Lubumbashi (Haut Katanga), a Bukavu (Sud Kivu), a Goma (Nord Kivu), a Beni (Nord Kivu) e a Mbandaka (Equateur).

La manifestazione è stata annullata dagli stessi organizzatori a Butembo (Nord Kivu), a causa delle voci su un imminente attacco alla città da parte di miliziani Mai-Mai, e a Kananga (Kasai centrale), a causa della situazione di insicurezza provocata da miliziani Kamuina Nsapu.

A Kisangani (Tshopo), non c’è stato alcun seno di manifestazione. Fonti concordanti hanno riferito che le attività commerciali si sono svolte normalmente, ma hanno notato un grande dispiegamento delle forze di sicurezza agli incroci delle strade e sui “luoghi strategici” della città. Stessa situazione nelle province di Kwango, Kwilu e Maindombe, dove fonti locali hanno segnalato un insolito  dispiegamento della polizia, ​​in particolare nelle città di Bandundu, Inongo, Kenge e Kikwit.[6]

 

L’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, Human Rights Watch (HRW), ha rapportato più di 80 persone arrestate in occasione della manifestazione del 10 aprile. A Kinshasa sono state arrestate almeno 44 persone, tra cui 4 donne e 9 minorenni; 12 sono state rilasciate prima  di sera. HRW riferisce di arresti anche in varie altre città del Paese: 12 a Bukavu; 10 a Kindu; 10 a Lubumbashi; 7 a Kongolo; 5 a Mbuji-Mai e 4 a Kamina.

Anche l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (BCNDH) fornisce quasi gli stessi dati.

La manifestazione indetta dal Raggruppamento per chiedere l’attuazione dell’accordo politico del 31 dicembre non ha avuto l’effetto desiderato e si è invece trasformata in una giornata “città morta”, soprattutto a causa di un dispositivo di sicurezza rinforzato con la presenza di militari della guardia repubblicana a lato della polizia.[7]

 

Da parte della Maggioranza Presidenziale, Aubin Minaku ha dichiarato alla stampa che «la marcia pacifica indetta dal  Raggruppamento è stata un eclatante fallimento».

Da parte del Raggruppamento dell’Opposizione, Martin Fayulu ha invece affermato che «la paralizzazione delle attività ha sufficientemente dimostrato la forza di mobilitazione del Raggruppamento stesso». In un’intervista, Martin Fayulu ha ammesso che il Raggruppamento ha dovuto cambiare strategia, al fine di evitare un bagno di sangue a Kinshasa: «Dopo aver visto il grande dispiegamento delle forze di sicurezza, abbiamo cambiato strategia, perché non abbiamo voluto consegnare la popolazione nelle mani degli aguzzini. Non abbiamo voluto portare la gente in piazza, perché la polizia avrebbe semplicemente sparato e ucciso degli innocenti».

Il presidente del Comitato dei Saggi del Raggruppamento e leader del G7 (piattaforma di quelli che hanno lasciato la maggioranza presidenziale), Pierre Lumbi, ha affermato che «è stata una nuova giornata “città morte”, come volevamo». Anche secondo Pierre Lumbi, gli organizzatori hanno voluto evitare la collisione con la polizia.[8]

 

Divisa e schiacciata sotto il peso di un dispiegamento impressionante della polizia, l’opposizione congolese ha dato l’impressione di non avere raggiunto l’obiettivo iniziale della manifestazione, quello  di una mobilitazione finale, il cui epilogo avrebbe dovuto essere la “presa” di Palazzo della Nazione, ciò che non è avvenuto. Le dichiarazioni di Martin Fayulu, presidente dell’Ecide e membro del Raggruppamento, non riescono a dissimulare il fallimento nella capitale congolese, dove aveva promesso di mettere al muro potere che, secondo lui, ha osato violare l’accordo del 31 dicembre.[9]

 

Il Raggruppamento dell’Opposizione si era impegnato a porre un termine agli ostacoli che, a suo avviso, stanno ostacolando l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016. Il 10 aprile il 2017 rappresentava una data decisiva per passare all’azione. E la parola d’ordine non era che una sola: scendere in piazza per chiedere l’attuazione dell’accordo della notte di San SiLvestro. Attraverso questo appuntamento, il Raggruppamento / ala Felix Tshisekedi avrebbe dovuto dimostrare la sua capacità di mobilitare la popolazione anche dopo la morte del suo leader Etienne Tshisekedi. Ma di fronte all’imponente presenza militare dispiegata nei diversi punti caldi della città di Kinshasa, gli iniziatori della manifestazione hanno dovuto battere in ritirata, affermando che tale cambio di strategia era necessario per proteggere la popolazione dalla brutalità della polizia. Anche se l’opposizione non ammette di aver fallito nel suo intento, ciò che è sicuro è che l’obiettivo principale della manifestazione, quello di presentare un memorandum a Palazzo della Nazione, non è stato raggiunto. Tuttavia, il Raggruppamento considera un successo l’essere riusciti a bloccare, o a rallentare, il rimo di attività in varie città, anche se non era quello l’obiettivo fissato. “In assenza della luna, ci si accontenta delle stelle”, si dice.[10]

 

 

2. LE CONSULTAZIONI DEL NUOVO PRIMO MINISTRO PER LA FORMAZIONE DI UN NUOVO GOVERNO

 

L’11 aprile, in un comunicato stampa, l’ambasciata degli Stati Uniti nella RDCongo «ha ribadito la sua delusione per il fatto che i firmatari dell’accordo del 31 dicembre non abbiano raggiunto un accordo sulla scelta di un nuovo primo ministro, in conformità con l’accordo del 31 dicembre 2016». L’ambasciata degli Stati Uniti ha affermato che «la piena e rapida attuazione, da parte del governo congolese, dell’accordo del 31 dicembre, in conformità con la risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, costituisce un passo essenziale verso il primo passaggio pacifico e democratico del potere». Il governo degli Stati Uniti, ha deplorato “l’incertezza” circa l’impegno del governo congolese nell’attuazione dell’accordo della notte di San Silvestro, che prevede l’organizzazione delle elezioni entro la fine del 2017. Per questo, Washington ha incoraggiato i leader del Raggruppamento dell’Opposizione a collaborare con la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e gli altri firmatari dell’accordo del 31 dicembre, per «raggiungere l’obiettivo dell’organizzazione delle elezioni e di un passaggio pacifico e democratico del potere». In questo contesto, il governo degli Stati Uniti ha esortato le autorità congolesi e i leader dell’opposizione ad «astenersi da qualsiasi dichiarazione o azione che possa incitare alla violenza» e ha minacciato di imporre delle restrizioni su qualsiasi attore politico, sia della maggioranza che dell’opposizione, che intralci le istituzioni democratiche del Paese.[11]

 

L’11 aprile, in un’intervista, il nuovo Primo Ministro, Bruno Tshibala, ha dichiarato che le elezioni saranno la priorità assoluta del nuovo governo. «Per quanto riguarda le risorse necessarie per l’organizzazione delle elezioni, faremo prima di tutto affidamento su noi stessi. Se ci sarà un appoggio esterno, non esiteremo ad accettarlo. Le elezioni saranno la priorità assoluta e tutto sarà fatto in modo che non ci sia alcuna scusa per organizzarle. Faremo ogni sforzo per ottenere le risorse necessarie per finanziare queste elezioni secondo il calendario che sarà presentato dalla Commissione elettorale. Queste elezioni devono essere pacifiche e trasparenti, cioè delle elezioni completamente diverse dalle precedenti», ha dichiarato il nuovo primo ministro.

Nel suo ultimo discorso alla nazione davanti alle due camere del Parlamento riunite in Congresso, il Presidente Joseph Kabila aveva già dichiarato di voler organizzare le prossime elezioni con risorse stanziate principalmente dal governo stesso, per evitare eventuali ingerenze esterne.[12]

 

L’11 aprile, il nuovo primo ministro, Bruno Tshibala, ha iniziato le consultazioni per formare il nuovo governo. Queste consultazioni si svolgono presso la Cittadella dell’Unione Africana. Secondo il programma, nella giornata odierna dovrà in contrare le delegazioni delle varie componenti del Raggruppamento dell’Opposizione (UDPS, Dynamique, G7, AR, FDP/CAD, G14, MPP, CR, la Società civile non firmataria dell’accordo del 18 ottobre). Tali consultazioni continueranno il giorno seguente, 12 aprile, con le delegazioni della Maggioranza Presidenziale, dell’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, dell’Opposizione Repubblicana e della Società civile firmataria dell’accordo del 18 ottobre.

Nella giornata odierna, il nuovo Primo Ministro ha ricevuto le delegazioni del Raggruppamento dell’Opposizione/ala Joseph Olenghankoy, della Maggioranza Presidenziale Popolare (MPP) e della Convenzione Repubblicana (anche queste due ultime sono piattaforme dell’opposizione) e i Capi tradizionali.

Ricevuto da Bruno Tshibala, Joseph Olenghankoy ha dichiarato che la sua piattaforma appoggerà il nuovo primo ministro.

Segretario generale della Democrazia Cristiana (DC, partito presieduto da Eugène Diomi Ndongala), co-fondatore della Maggioranza Presidenziale Popolare (MPP) e firmatario dell’atto di Genval, Freddy Kita ha affermato che la decisione di partecipare o meno al governo Tshibala sarà resa pubblica nelle ore seguenti. Secondo tali dichiarazioni, non c’è alcun dubbio che la MPP potrebbe entrare a far parte del nuovo governo. Il linguaggio adottato da Freddy Kita potrebbe farlo pensare. Freddy Kita ha fatto intuire che, con questo atto di legittimazione di Bruno Tshibala come leader del Raggruppamento e la possibilità di partecipare al governo Tshibala, Eugène Diomi Ndongala potrebbe infine abbandonare Félix Tshisekedi.

Firmataria dell’Atto di Genval e membro del Raggruppamento dell’opposizione, la Convenzione Repubblicana (CR) ha risposto positivamente all’invito del primo ministro Bruno Tshibala. Secondo questa componente del Raggruppamento dell’Opposizione, la priorità deve essere data al miglioramento delle condizioni sociali della popolazione, senza perdere di vista la necessità dell’organizzazione delle elezioni che, secondo Simon Bolenge, dipende dalla disponibilità delle risorse economiche necessarie per finanziarla. Per quanto riguarda la partecipazione al governo Tshibala, la CR ha dichiarato di essere pronta ad appoggiare il Primo Ministro Tshibala e gli lascia la facoltà di decidere.

Da parte lori, i Capi tradizionali hanno indicato la loro scelta per quanto riguarda la suddivisione dei ministeri nel futuro governo. Da parte loro, essi sarebbero particolarmente interessati al Ministero del decentramento e affari tradizionali. In tal modo, essi sperano di poter contribuire a risolvere la moltitudine di problemi da anni constatati in questo settore.

Come previsto, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Félix Tshisekedi – Pierre Lumbi non si è presentato. Questa ala più radicale dell’opposizione ha rifiutato la mano tesa del premier Bruno Tshibala che, invece, aveva invitato i suoi colleghi delle due tendenze ad unirsi al suo governo, per lavorare insieme. Questo ramo del Raggruppamento dell’opposizione ha dichiarato di non riconoscersi in Bruno Tshibala e a promesso di accentuare la pressione, per denunciare questa scelta del Presidente Kabila.[13]

 

Il 12 aprile, il nuovo primo ministro, Bruno Tshibala, ha ricevuto i rappresentanti della Maggioranza Presidenziale (MP) che si sono detti disposti a presentare, entro le 48 ore, la lista e i dossier dei loro candidati Ministri. La delegazione della MP era composta da Aubin Minaku, Henri Mova, Modeste Bahati e Shadary Ramazani.

In seguito, Bruno Tshibala ha consultato i membri dell’Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre. Uno di loro, Vital Kamerhe, ha affermato che la sua componente non accetta di svolgere un ruolo secondario nel nuovo governo che, secondo le sue parole, dovrà essere on governo di vera unità nazionale, con l’obiettivo di organizzare le elezioni. Egli era accompagnato da José Makila, Steve Mbikayi e Azarias Ruberwa.

Ricevuta da Bruno Tshibala, l’Opposizione Repubblicana (OR), piattaforma guidata da Léon Kengo Wa Donfo, ha affermato di voler sperare che il nuovo governo sia davvero più inclusivo. Michel Bongongo, alla guida di questa delegazione, ha dichiarato che «il prossimo governo sarà più inclusivo … Il Primo Ministro ha dato, su indicazione del Capo dello Stato, le tre priorità per il suo governo: l’organizzazione delle elezioni, il miglioramento delle condizioni sociali ed economiche del popolo e la questione della sicurezza».[14]

 

Il 13 aprile, in un comunicato stampa, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Félix Tshisekedi e Pierre Lumbi ha ribadito la sua posizione di disapprovazione della nomina di Bruno Tshibala come primo ministro e ha annunciato la sua decisione di non partecipare alle sue consultazioni per formare il nuovo governo. Secondo il comunicato, «il Raggruppamento chiede, ancora una volta, al Presidente Joseph Kabila di rispettare immediatamente e integralmente l’accordo del 31 dicembre. Il Raggruppamento invita, quindi, la popolazione a rimanere vigile e mobilitata, per continuare la pressione sul potere, fino alla piena attuazione dell’accordo del 31 dicembre e all’effettiva organizzazione di elezioni libere, credibili e pacifiche entro il 31 dicembre 2017».[15]

 

 

3. IL RAPPRESENTANTE SPECIALE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU IN RDCONGO HA INIZIATO UNA NUOVA SERIE DI COLLOQUI

 

Il 12 aprile, il Presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha sottolineato la necessità di firmare il documento sulle modalità di attuazione dell’Accordo del 31 dicembre. Dopo l’incontro con il nuovo primo ministro, Vital Kamerhe ha affermato di avergli detto che «l’annesso sulle modalità di attuazione dell’Accordo del 31 dicembre è parte integrante dell’accordo stesso. Per questo è necessario portarlo a termine. In caso contrario, si avrebbe un accordo incompleto. Non c’è nulla che possa impedire la finalizzazione e la firma di tale documento. Siamo adulti e non siamo obbligati a passare attraverso i vescovi della CENCO».

Tra i punti ancora in sospeso: la presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA). Su questa questione, l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre ritiene che la Presidenza del CNSA richieda un nuovo consenso dopo la scomparsa di Etienne Tshisekedi.[16]

 

Il 15 aprile, il Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Maman Sidikou, ha iniziato una serie di colloqui con gli attori politici congolesi. Ha già incontrato il nuovo primo ministro Bruno Tshibala e ha annunciato che, nel contesto di una missione di consulenza, incontrerà anche Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS e Aubin Minaku, Presidente dell’Assemblea Nazionale e Coordinatore della Maggioranza Presidenziale.

Dopo il suo incontro con il nuovo primo ministro, egli ha dichiarato che, nel suo comunicato stampa, la Missione dell’Onu in Congo (Monusco) non ha mai messo in questione la nomina di Bruno Tshibala. «Il comunicato della Monusco non afferma che la nomina di Bruno Tshibala non è conforme all’Accordo del 31 dicembre. La Monusco prende semplicemente atto della nomina del Primo Ministro. Ora, sono le Istituzioni della Repubblica che possono ratificare o meno tale nomina. Credo che il Primo Ministro nominato dovrà presentare il suo programma di Governo all’Assemblea nazionale dei Deputati. Questo è chiaro».

A proposito del governo Tshibala in gestazione, egli ha detto che «è essenziale che non ci sia alcuna esclusione. È necessario avere un governo inclusivo, con un consenso più ampio. Bruno Tshibala ha detto che questa è anche la sua priorità. Nessuno dovrebbe sentirsi escluso».

Maman Sidikou, ha ricordato anche la «necessità di andare alle elezioni». Secondo la sua dichiarazione, «è ciò che è più importante e urgente». Un punto di vista condiviso anche dal Primo Ministro Bruno Tshibala che, secondo quanto riferito dal Rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu, ha detto in modo inequivocabile che ciò sarà la priorità del suo governo. Maman Sidikou ha infine affermato che le Nazioni Unite sono pronte ad assistere e ad appoggiare la RDCongo nell’organizzazione di queste elezioni.[17]

 

Il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, è chiaro: non vuole parlare con Maman Sidikou, rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDCongo su un’eventuale partecipazione dell’UDPS o del Raggruppamento dell’Opposizione nel Governo Tshibala. In un’intervista, egli ha affermato che, «se Maman Sidikou vuole appoggiare un eventuale governo guidato da Bruno Tshibala, non potrà contare su di noi, non solo perché contestiamo Tshibala, ma anche perché mettiamo in discussione la sua nomina a Primo Ministro avvenuta in violazione dell’accordo del 31 dicembre. Sin dall’inizio, abbiamo detto che, per noi, si tratta di un non-evento. Quindi, nel caso in cui decidessimo di incontrare Maman Sidikou, sarebbe solo per chiedergli di attivare il meccanismo di consulenza di cui parla la risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Tale procedura dovrà assolutamente portare alla finalizzazione del documento relativo alle disposizioni di attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 e alla piena applicazione dell’accordo stesso. Ma stiamo constatando che Maman Sidikou vuole parlare di un governo formato da Bruno Tshibala, quando la comunità internazionale non lo riconosce».[18]

 

Il 15 aprile, in un comunicato stampa firmato da Pierre Lumbi, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Félix Tshisekedi – Pierre Lumbi ha vivamente criticato la dichiarazione fatta da Maman Sidikou, secondo la quale la Missione dell’Onu in Congo (Monusco) “ha preso atto” della nomina di Bruno Tshibala a Primo Ministro. Secondo il comunicato stampa, «il Raggruppamento ha rilevato che Maman Sidikou ha affermato che la Monusco ha preso atto della nomina di Bruno Tshibala a primo ministro, una nomina che, secondo lui, sarebbe in linea con l’accordo politico del 31 dicembre 2016. Inoltre, Maman Sidikou ha lasciato intendere che la Monusco sosterrebbe e accompagnerebbe questo governo guidato da Bruno Tshibala … Il Raggruppamento rileva che tale posizione personale di Maman Sidikou è contraria non solo alla risoluzione 2348 (2017) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma anche alle dichiarazioni dell’Unione Africana e dell’Unione Europea che appoggiano l’accordo del 31 dicembre 2016 e ne chiedono la piena attuazione, secondo la lettera e lo spiritoIl Raggruppamento prende dunque atto del fatto che, con questa posizione di parte, Maman Sidikou si è scostato dalla lettera e dallo spirito dell’accordo del 31 dicembre 2016, calpestando la risoluzione 2348 del Consiglio di sicurezza». Tuttavia, il Raggruppamento ha detto di rinnovare la sua fiducia nel Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per la sua disponibilità a una missione di consulenza. Infine, il Raggruppamento guidato da Félix Tshisekedi conferma la sua disapprovazione della nomina del primo ministro Bruno Tshibala che, a suo dire, viola l’accordo firmato il 31 dicembre scorso.[19]

 

Il 15 aprile, dopo un incontro con il primo ministro Bruno Tshibala, il rappresentante speciale del presidente della Commissione dell’Unione africana nella RDC, Abdou Abarry, ha espresso l’intenzione dell’Unione africana di collaborare con il governo che sarà formato da Bruno Tshibala e che dovrà portare il Paese alle elezioni previste per il mese di dicembre di quest’anno. Abdou Abarry ha dichiarato che «Bruno Tshibala è un Congolese che è stato scelto come Primo Ministro e noi non possiamo che sottometterci a questa scelta sovrana del Presidente della Repubblica. Come Unione Africana, lavoreremo al fianco di Bruno Tshibala per raggiungere gli obiettivi più importanti, tra cui le elezioni». L’ambasciatore dell’Unione Africana ha inoltre espresso l’auspicio dell’UA per una maggiore inclusività del nuovo governo guidato dal primo ministro Bruno Tshibala.[20]

 

Il 16 aprile, Maman Sidikou ha ricevuto una delegazione del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Tshisekedi-Lumbi, formata da Pierre Lumbi, François Mwamba, Martin Fayulu, Christophe Lutundula, Gilbert Kiakwama, Laurent Batumona, Jean Bertrand Ewanga e il Dottor Bwassa.

Dopo l’incontro, il direttore dell’Ufficio per l’informazione della MONUSCO, Charles Antoine Bambara, ha confermato che, «secondo la MONUSCO, non c’è alcuna alternativa alla piena attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016, come previsto dalla risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È necessario lavorare tutti insieme, per superare le difficoltà relative all’organizzazione di elezioni credibili entro la fine del 2017».

Da parte sua, Pierre Lumbi, presidente del Comitato dei Saggi del Raggruppamento, ha fatto notare che l’incidente provocato dalla dichiarazione del capo della Monusco dopo il suo incontro con il primo ministro Bruno Tshibala, è ormai chiuso: «Abbiamo parlato dell’accordo e di ciò che può essere considerato come incidente dovuto a un equivoco di comunicazione. Oggi abbiamo parlato con grande schiettezza, sincerità e molta umiltà. Posso dirvi che l’incidente è chiuso. Ci siamo trovati d’accordo sul modo di intendere l’accordo del 31 dicembre e la risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza. L’’accordo deve essere pienamente attuato e ognuno deve rispettare la risoluzione 2348».[21]

 

Il 17 aprile, il Rappresentante speciale delle Nazioni Unite nella RDC, Maman Sidikou, si è incontrato con il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), principale partito di opposizione e membro del Raggruppamento dell’Opposizione che ancora contesta la nomina di Bruno Tshibala a Primo Ministro.

Il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, ha riferito di aver trovato il principale responsabile della MONUSCO, Maman Sidikou “molto ricettivo” nei confronti del messaggio del suo partito circa il proseguimento dei negoziati diretti, in vista della firma dell’annesso all’accordo del 31 dicembre. Senza rivelare il contenuto di questo messaggio, egli ha sottolineato la necessità della consulenza da parte delle Nazioni Unite, per permettere la firma di tale annesso. «Maman Sidikou ci ha assicurato di impegnarsi, secondo la risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza e nell’ambito di una missione di consulenza, ad incontrare i vescovi della CENCO e le parti interessate, per riprendere i colloqui e firmare l’annesso all’accordo del 31 dicembre», ha dichiarato Jean Marc Kabund, dopo il suo incontro con il capo della missione dell’ONU nella RDCongo. Jean-Marc Kabund ritiene che, «conformemente alla risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, si  potrà finalmente arrivare alla nomina del primo Ministro presentato dal Raggruppamento, all’installazione del presidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA) e all’attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico e di apertura dello spazio politico che possano permettere l’organizzazione di elezioni pacifiche».[22]

 

Il primo ministro nominato dal presidente Joseph Kabila, benché non ancora accettato dal Raggruppamento / ala Félix Tshisekedi – Pierre Lumbi, sta comunque ottenendo  sempre più appoggio. Il campo delle proteste sta perdendo parte del suo lustro, mentre il nuovo primo ministro, Bruno Tshibala, sembra ottenere un’adesione sempre più crescente, sia dalle file dell’opposizione che dalle istituzioni regionali. Mentre i paesi della comunità internazionale, soprattutto quelli appartenenti all’area occidentale, hanno annunciato rapidamente la loro disapprovazione nei confronti di ciò che hanno qualificato come una violazione dell’accordo del 31 dicembre, Kinshasa ha alzato la voce, fino a sospendere la cooperazione militare con la sua ex potenza coloniale, il Belgio, condannando alcuni tentativi presentati come atti di ingerenza. Già nel suo discorso pronunciato il 5 aprile davanti alle due camere del Parlamento, il Presidente Joseph Kabila aveva, per l’ennesima volta, avvertito le “potenze occidentali” che non avrebbe tollerato “interferenze” esterne in questioni di sovranità nazionale.

Da parte sua, la Monusco sembra aver preferito intraprendere un’azione diplomatica che potrebbe portare alla firma dell’annesso al testo dell’accordo del 31 dicembre, pur mantenendo Bruno Tshibala come Primo Ministro. A questo proposito, un responsabile della Monusco avrebbe detto che, «per l’opposizione, potrebbe essere già troppo tardi per ottenere il posto di primo ministro. Se sono ragionevoli, potrebbero battersi per ottenere la presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA) e portare il Paese alle elezioni».

Tra le file del Raggruppamento, Bruno Tshibala può ora contare sull’appoggio di Freddy Kita, della Democrazia Cristiana, e di Jean-Pierre Lisanga Bonganga, capo di una vera e propria dissidenza nei confronti dei “Katumbisti” del Raggruppamento / ala Felix Tshsiekedi – Pierre Lumbi. Freddy Kita e Lisanga Bonganga si aggiungono all’ormai lunga lista di dissidenti del Raggruppamento stesso.[23]

 

 

4. NUOVE ESCLUSIONI DAL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE

 

a. Il caso di Freddy Kita

 

Il 13 aprile, il segretario generale della Democrazia Cristiana (DC), Freddy Kita, è stato sospeso dalle sue funzioni, in seguito al suo incontro con il nuovo primo ministro Bruno Tshibala il giorno prima, il 12 aprile, nell’ambito delle consultazioni per formare il nuovo governo. In un comunicato stampa  firmato da Eugène Diomi Ndongala, presidente del partito, Freddy Kita è accusato di insubordinazione e di vagabondaggio politico. Secondo il comunicato, Freddy Kita non è più autorizzato a parlare o ad agire né in nome della DC, né in nome della MPP. Il presidente della DC, Eugène Diomi Ndongala sembra voglia piuttosto rimanere fedele all’ala Félix Tshisekedi – Pierre Lumbi del Raggruppamento dell’Opposizione.[24]

 

Il 15 aprile, Freddy Kita ha respinto la sua espulsione dalla Democrazia Cristiana (DC) e dalla Maggioranza Presidenziale Popolare (MPP), considerandola come una “decisione illegale, irregolare e infondata”. Egli ha dichiarato che il motivo addotto non ha alcun senso, perché il suo incontro con il primo ministro Bruno Tshibala era stato deciso insieme al presidente del partito, Eugène Diomi Ndongala. Freddy Kita ha affermato che il comunicato di sospensione dalle sue funzioni di segretario generale della Democrazia Cristiana (DC) è stato firmato da Jean-Pierre Boka, un suo dipendente e, pertanto, senza alcun potere di procedere alla sua sospensione. Egli ha aggiunto che lo statuto della MPP non prevede l’esclusione di un fondatore. «Nessuno può dunque escludermi», ha egli affermato, confermando che è e che resta ancora il segretario generale della DC. Inoltre, Freddy Kita ha lasciato intendere che Bruno Tshibala era stato designato alla carica di Primo Ministro dallo stesso Étienne Tshisekedi e che la nomina di Pierre Lumbi alla presidenza del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento è stata fatta su richiesta di Moïse Katumbi. «Il Raggruppamento non sarà mai un trampolino elettorale di Katumbi», ha egli assicurato. Egli aveva già denunciato la ristrutturazione del Raggruppamento e rifiutato la candidatura di Pierre  Lumbi alla presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre (CNSA).[25]

 

b. Il caso di Jean-Pierre Lisanga Bonganga

 

Il 13 aprile, nel corso di una conferenza stampa, Jean-Pierre Lisanga Bonganga, coordinatore della “Coalizione degli Alleati di Tshisekedi” (CAT), membro del Raggruppamento dell’opposizione, ha annunciato la creazione, all’interno dello stesso Raggruppamento, di una corrente denominata come “Tshisekedista”. Nel precisare che questa corrente non vuole affatto provocare una spaccatura del Raggruppamento,egli ha affermato che l’obiettivo della creazione di questa corrente è di «perpetuare la visione e i valori incarnati dal compianto Etienne Tshisekedi e di essere un contrappeso alla tendenza egemonica Katumbista» in seno al Raggruppamento dell’Opposizione. Lisanga Bonganga ha annunciato che, secondo la “Coalizione degli Alleati di Tshisekedi”, è Felix Tshisekedi (e non Mpoïse Katumbi) che dovrebbe essere designato candidato del Raggruppamento per le prossime elezioni presidenziali. Dopo aver riconosciuto l’esistenza di due correnti all’interno del Raggruppamento: quella “Katumbista”, diretta dal G7 che ha scelto Moïse Katumbi come candidato del Raggruppamento per le prossime presidenziali e quella “Tshisekedista”, diretta da lui stesso, Lisanga Bonganga ha tuttavia dichiarato che queste due tendenze dovranno coesistere impegnandosi a mantenere l’unità del Raggruppamento dell’opposizione.[26]

 

Il 14 aprile, in un comunicato stampa, la deputata Henriette Wamu ha annunciato la “autoesclusione” di Jean-Pierre Lisanga Bonganga dalla Coalizione degli Alleati di Tshisekedi (CAT) e, conseguentemente, dal Raggruppamento. Secondo il comunicato, «la CAT denuncia con forza le perfide dichiarazioni di Lisanga Bonganga, secondo cui nel Raggruppamento esistono  due correnti … La CAT prende atto della nuova scelta politica fatta da Lisanga Bonganga e constata la sua autoesclusione dalla CAT e dal Raggruppamento dell’Opposizione. In tal modo, egli non potrà più parlare a nome della CAT». Questa coalizione politica considera l’Accordo del 31 dicembre come unica fonte della legittimità, nell’attuale situazione politica del Paese, di tutte le istituzioni della Repubblica e rifiuta la nomina di Bruno Tshibala come primo ministro, qualificandola non conforme alle disposizioni dell’accordo del 31 dicembre 2016.[27]

 

Il 15 aprile, Jean-Pierre Lisanga Bonganga ha denunciato questa sua esclusione considerandola nulla e di nessun effetto. «Quello che è successo ieri non ha nulla a che fare con la CAT. In primo luogo, la decisione è stata presa presso la sede dell’UDPS che non è quella della CAT. In secondo luogo, l’incontro non era presieduto da membri della CAT, ma da Pierre Lumbi, presidente contestato del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento e da Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS. In terzo luogo, l’incontro di ieri non si è svolto alla presenza dei presidenti dei partiti politici membri della CAT. Quindi, senza la presenza di tutti i leader di partito, non c’erano le condizioni necessarie per approvare un’esclusione».[28]

 

Il 15 aprile, in una conferenza stampa a Kinshasa, dei partiti membri della Coalizione degli Alleati di Etienne Tshisekedi (CAT) hanno annunciato il loro appoggio a Jean-Pierre Lisanga Bonganga e hanno protestato contro la sua “auto-esclusione” decisa, il giorno precedente, da una parte della coalizione che sembra essere una dissidenza. I leader di questi partiti della CAT, che affermano si essere in maggioranza all’interno di questa coalizione membro del Raggruppamento dell’Opposizione, hanno deciso:

« – La conferma della creazione della corrente Tshisekedista all’interno del Raggruppamento, con l’obiettivo di contrastare alcune tendenze egemoniche.

– Il rifiuto dell’esclusione di Jean-Pierre Lisanga dalla CAT, per la semplice ragione che la CAT è composta da organizzazioni e individui il cui modo di decisione è collegiale e che non hanno mai discusso su questa questione.

– La cessazione del tentativo di duplicazione della CAT in seno al Raggruppamento. Fin dalla sua nascita, il Raggruppamento è una mega struttura che mette insieme delle piattaforme totalmente  autonome e che non dispone di testi che possano autorizzare delle sanzioni da parte di qualcuno contro altri».[29]

[1] Cf https://eeas.europa.eu/delegations/dr-congo-kinshasa/24444/declaration-locale-de-la-delegation-de-lunion-europeenne_fr

[2] Cf Jacques Kini – Actualité.cd, 09.04.’17

[3] Cf Radio Okapi, 09.04.’17; Politico.cd, 09.04.’17

[4] Cf Politico.cd, 09.04.’17

[5] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 10.04.’17

[6] Cf Radio Okapi, 10.04.’17

[7] Cf Jacques Kini – Actualité.cd, 11.04.’17; Actualité.cd, 11.04.’17

[8] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 10.04.’17; RFI, 10.04.’17

[9] Cf Politico.cd, 10.04.’17

[10] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 11.04.’17

[11] Cf Radio Okapi, 11.04.’17

[12] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 11.04.’17

[13] Cf Radio Okapi, 11.04.’17; Actualité.cd, 11.04.’17; Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 11.04.’17; Élysée Odia – 7sur7.cd, 11.04.’17; RFI, 12.04.’17

[14] Cf Radio Okapi, 12.04.’17; Actualité.cd, 12.04.’17

[15] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 13.04.’17; Radio Okapi, 13.04.’17

[16] Cf Actualité.cd, 12.04.’17

[17] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 15.04.’17; Radio Okapi, 15.04.’17; Politico.cd, 16.04.’17

[18] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 15.04.’17

[19] Cf Politico.cd, 16.04.’17; Actualité.cd, 16.04.’17

[20] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 16.04.’17

[21] Cf Radio Okapi, 17.04.’17

[22] Cf Radio Okapi, 17.04.’17

[23] Cf Politico.cd, 16.04.’17

[24] Cf Jacques Kini – Actualité.cd, 13.04.’17; Radio Okapi, 13.03.’17

[25] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 15.04.’17; Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 15.04.’17

[26] Cf Radio Okapi, 14.04.’17

[27] Cf Politico.cd, 14.04.’17; Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 14.04.’17

[28] Cf Politico.cd, 15.04.’17

[29] Cf Politico.cd, 15.04.’17