PRIVILEGIARE CIÒ CHE CONTRIBUISCE ALLA COSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA E DELLA PACE

Editoriale Congo Attualità n. 287– a cura della Rete Pace per il Congo

 

Due visioni radicalmente opposte

 

Il 29 luglio, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha organizzato una manifestazione allo stadio Tata Raphaël di Kinshasa, per sostenere il dialogo politico convocato dal Capo dello Stato. Su un grande poster si poteva leggere, “Il presidente della Repubblica resta in funzionesecondol’articolo 70 della Costituzione” e Aubin Minaku, segretario generale della MP, ha concluso: «Nessuno vi inganni, Kabila non violerà la Costituzione». In altre parole, Aubin Minaku ha voluto dire che, nel caso ormai certo di mancate elezioni, Joseph Kabila continuerà ad essere Presidente della Repubblica anche oltre la fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale. 

Il 31 luglio, Etienne Tshisekedi ha tenuto il suo primo discorso dopo il suo ritorno a Kinshasa. Il suo messaggio è stato chiaro: «I traditori del popolo congolese, gli stessi che hanno rubato la nostra vittoria alle elezioni del 2011, impedendomi di esercitare il mandato che mi avevate affidato, non si sono ancora arresi. Oggi sono qui affinché, insieme e con il vostro appoggio massivo e determinato, possiamo fermare i loro nefasti progetti e dare nuove prospettive alla RDCongo. Come previsto dalla Costituzione, le elezioni devono avere luogo quest’anno 2016. Il 19 settembre 2016 costituisce la prima linea rossa da non oltrepassare. È la data della convocazione dell’elettorato, in vista delle elezioni presidenziali. In quel giorno, inizierà il conto alla rovescia di un preavviso di tre mesi, affinché il Sig. Kabila abbandoni il palazzo presidenziale. Poiché il 19 dicembre 2016 marcherà la fine del preavviso, il giorno dopo, il 20 dicembre, la casa dovrà essere libera. Il 20 dicembre 2016, quando terminerà il preavviso dei tre mesi, tutti noi diremo addio a Kabila e inaugureremo una nuova era … senza Kabila. Vi assicuro che ci sono già dei piani precisi da attuare nell’ambito di un governo responsabile».

 

Il dialogo ormai più che mai necessario

 

Due visioni radicalmente opposte che rischiano di portare il Paese verso il caos. Per evitare che ciò avvenga, il 22 luglio, in un comunicato stampa, i vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) avevano già chiesto:

«1. A tutti gli esponenti politici, di mettersi attorno a un tavolo, in vista di un dialogo nazionale sincero, diventato ormai la via inevitabile per rilanciare il processo elettorale nel rispetto della Costituzione e per evitare, in tal modo, il caos. Data l’urgenza, chiediamo loro di tenere questo dialogo nel corso del mese di agosto. Ogni rinvio non farebbe che aggravare le tensioni. Il tempo che passa non permette più di prolungare l’attesa. Le previe condizioni poste da una parte o dall’altra potranno trovare una risposta nell’ambito del Comitato preparatorio del dialogo. È indispensabile privilegiare ciò che contribuisce alla democrazia e alla pace, piuttosto che preoccuparsi delle poltrone o degli interessi personali o di partito.

  1. Alla maggioranza che è al potere, di dare maggiori segnali di buona volontà per l’effettivo svolgimento del dialogo. La liberazione dei prigionieri politici e di opinione, l’apertura dello spazio mediatico, il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali dei cittadini, sono gesti che possono contribuire alla pacificazione degli animi e prevenire i disordini di cui spesso sono vittime i civili.
  2. All’opposizione, di fare tutto il possibile per lo svolgimento effettivo del dialogo, sotto l’egida del facilitatore nominato e con il supporto del gruppo di appoggio della comunità internazionale, al fine di trovare un consenso politico il prima possibile e salvare la democrazia.
  3. Alle istituzioni della Repubblica, di garantire alla Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) la sua effettiva indipendenza e di procurarle i mezzi giuridici e materiali necessari per accelerare le operazioni di revisione delle liste elettorali e per pubblicare un calendario elettorale consensuale».