MASSACRI DI BENI: VERSO L’IDENTIFICAZIONE DEI VERI RESPONSABILI

Editoriale Congo Attualità n. 284– a cura della Rete Pace per il Congo

 

Le cifre di un dramma

A proposito dei crimini contro l’umanità (massacri) commessi nel territorio di Beni (Nord Kivu), in una lettera aperta indirizzata al Capo dello Stato, Joseph Kabila, la Società civile di Beni, Butembo e Lubero ha elencato una serie di dati che dimostrano la drammaticità della situazione:

– Più di 1.116 persone brutalmente uccise tra ottobre 2014 e maggio 2016, una media di 60 al mese e di 2 al giorno;

– Più di 1.470 persone sequestrate e dichiarate disperse;

– Più di 1.750 case incendiate, a volte con persone dentro;

– Almeno 13 centri sanitari incendiati, a volte con pazienti e personale infermieristico dentro;

– Più di 27 scuole distrutte, altre abbandonate, altre ancora occupate da degli sfollati, da familiari di militari o da gruppi armati;

– Più di 34.297 famiglie costrette a fuggire dai loro villaggi;

– Saccheggio sistematico delle risorse naturali e furti continui nelle case dei privati.

In mancanza di un’inchiesta approfondita, è difficile identificare gli autori e i mandanti di tali crimini, soprattutto perché stanno apparendo nuovi dettagli. Tuttavia, la gravità e l’intensità di tali crimini lasciano presupporre l’esistenza di una loro pianificazione.

Popolazioni autoctone e sfollati: difficile convivenza

Dall’inizio dell’anno, nel Nord Kivu sono stati chiusi sette centri di accoglienza degli sfollati e, per almeno sei di essi, il motivo è sempre stato lo stesso: le popolazioni locali, Nande e Hunde, accusano gli sfollati hutu congolesi residenti in questi campi di essere complici delle FDLR, ribelli hutu ruandesi. «In questi campi di accoglienza sono state ritrovate delle armi», sostengono le autorità locali, assicurando che tra questi sfollati hutu congolesi ci sarebbero anche dei rifugiati hutu ruandesi e dei familiari hutu ruandesi dei miliziani delle FDLR. In questi campi allestiti per accogliere sfollati congolesi ci sarebbero, quindi, non solo degli Hutu congolesi, ma anche degli Hutu ruandesi.

Questa situazione ha creato sospetti e generato conflitti. Quello che preoccupa è il fatto che ogni gruppo considera come proprio nemico chi parla la lingua del gruppo avversario. Se le popolazioni locali, Nande e Hunde, considerano gli Hutu come dei miliziani delle FDLR, da parte loro gli Hutu considerano i Nande e gli Hunde come dei miliziani dei gruppi armati locali Mai-Mai. Inoltre, i Nande e gli Hunde si reputano come popolazioni autoctone e considerano gli Hutu, ruandofoni, come degli “stranieri”, dei “ruandesi”.

Spostamenti sospetti di popolazioni

– La Società civile denuncia degli «spostamenti collettivi e sospetti di popolazioni mono-etniche, di origine indeterminata e con un piano di occupazione delle terre». Essa teme che «la popolazione di Beni e di Lubero sia destinata all’estinzione» e che questa parte del Paese venga occupata da certe popolazioni di origine sconosciuta, aprendo la porta all’effettiva balcanizzazione del Paese.

– I Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Bukavu hanno evocato un problema di alienazione delle terre comunitarie, sia attraverso una strategia di occupazione anarchica, sia attraverso oscuri contratti firmati da rappresentanti dello Stato con grandi società agro-alimentari, sia attraverso la creazione di aree protette decise senza alcuna consultazione della popolazione locale e senza alcuna offerta di risarcimento, privandola in tal modo di uno spazio vitale indispensabile.

Secondo i Vescovi, le popolazioni che vivono in una situazione di totale insicurezza si chiedono se il loro calvario non sia la conseguenza di una logica e di un’ideologia di spopolamento e ripopolamento messe in atto nell’ambito di una subdola dinamica di balcanizzazione del Paese.

– La Nuova iniziativa per il Congo, una piattaforma dell’opposizione, ha parlato di una “minaccia di occupazione delle terre“. Secondo questa coalizione politica, «il vero problema del Kivu è che c’è chi vuol incutere paura e terrore tra la popolazione locale […], affinché abbandoni [le sue terre] e altri vengano ad occuparle. In Ituri, oggi arrivano delle popolazioni che non si sa da dove vengano». Essa ha evocato «degli spostamenti di popolazioni che, partendo dai paesi vicini, arrivano nel nostro paese con l’intenzione di occupare il Kivu».

– Un deputato provinciale del Nord Kivu, originario di Beni, ha parlato di popolazioni “sconosciute” che si trasferiscono verso la provincia dell’Ituri passando attraverso il territorio di Beni, dove si stanno commettendo continui massacri. Ciò fa pensare ad un’eventuale implicazione di queste popolazioni in spostamento ai massacri ufficialmente attribuiti ai ribelli ugandesi ADF-Nalu.

– In questo contesto, quelle popolazioni “non ben identificate” che si stanno spostando potrebbero essere costituite da rifugiati hutu ruandesi e da sfollati hutu congolesi che, dopo la chiusura dei campi di accoglienza, si ritrovano senza assistenza e senza terre da coltivare e che, quindi, potrebbero “migrare” altrove, in cerca di terre coltivabili. Il sito benilubero.com parla anche di rifugiati ruandesi fuggiti in Tanzania nel 1994 che, espulsi qualche anno fa dall’ex presidente tanzaniano Kikwete, erano ritornati in Ruanda e ora, per mancanza di spazio nel loro Paese, sono inviati in Congo dal presidente Paul Kagame.

Chi potrebbero essere i responsabili dei massacri di Beni?

Tra queste popolazioni ruandofone in spostamento, potrebbero essersi infiltrati dei miliziani di gruppi armati (FDLR, Mai-Mai Nyatura, …) che potrebbero essere implicati nei massacri di Beni.

In questo senso, il sito benilubero.com fa osservare che, se è vero che alcuni rimasugli delle ADF sono ancora attivi nella zona del Rwenzori, tuttavia, i principali autori dei massacri di Beni potrebbero essere degli “infiltrati ruandofoni” che operano con la complicità di ufficiali dell’esercito congolese provenienti dall’ex Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) e in collaborazione con ex ufficiali disertori dello stesso esercito congolese ma passati all’ex Movimento del 23 marzo (M23). Il CNDP e il M23 erano due gruppi armati creati e appoggiati dal regime ruandese.

Nel suo ultimo rapporto, anche il gruppo degli esperti dell’Onu per la RDCongo ha messo in causa dei membri dell’esercito congolese, per la loro presunta implicazione nei massacri di Beni, fornendo il loro appoggio agli esecutori di questi crimini. Secondo il gruppo degli esperti, «alcuni ufficiali delle FARDC sarebbero implicati nel reclutamento e nell’armamento di gruppi armati implicati nei massacri di civili».

Anche secondo alcune fonti della Società Civile, «è ormai chiaro che vi è una parte dell’alto comando militare dell’esercito congolese che sarebbe implicata nei massacri di Beni».

La continuazione di un piano di occupazione e di balcanizzazione

Se questo tipo di lettura si avverasse conforme alla realtà, si starebbe assistendo alla continuazione del piano di occupazione dell’est della RDCongo da parte del regime ruandese con l’assentimento di quello congolese.

– L’obiettivo del piano: costringere le popolazioni autoctone (Nande, Hunde, Nyanga, …) dell’est della RDCongo a fuggire, per sostituirle con popolazioni hutu provenienti dal Ruanda.

– Gli ideatori e mandanti: le più alte autorità politiche e militari del Ruanda e della RDCongo.

– I responsabili dell’attuazione: ufficiali ex CNDP dell’esercito congolese e ex membri dell’ex M23.

– Gli esecutori materiali: miliziani FDLR e loro alleati (Nyatura, …).

– I collaboratori: rifugiati hutu ruandesi e sfollati hutu congolesi.

Da sottolineare: CNDP e M23 erano due gruppi armati a predominanza tutsi.  Le FDLR e i Nyatura sono a predominanza hutu. Benché spesso in conflitto tra loro, sia dei Tutsi che degli Hutu partecipano, a livelli diversi, alla realizzazione di questo piano d’occupazione. A questo proposito, il sito benilubero.com osserva: «I flussi degli Hutu ruandesi riversati sul territorio congolese dovranno servire come marciapiede per l’attuazione del piano ideato da Kagame e Kabila per lo sterminio degli autoctoni da una parte, e per l’espansione dell’egemonia ruandese dall’altra. Questi Hutu sono degli “strumenti” inconsapevoli destinati ad essere sacrificati allo stesso modo dei Congolesi che stanno massacrando».

La Società civile del Nord Kivu raccomanda

* Al Governo Centrale di:

  1. sostituire tutte le unità militari composte da membri provenienti dal RCD e dall’ex-CNDP che, attivi nel Nord Kivu a partire dal 1998, partecipano attualmente alle operazioni Sokola 1 e Usalama;
  2. accelerare l’operazione di rimpatrio, in Ruanda, dei membri delle FDLR e dei loro familiari;
  3. assicurare il monitoraggio dei membri dell’ex-M23 fuggiti in Uganda e in Ruanda;
  4. Completare l’operazione d’identificazione dei rifugiati ruandesi, in vista di una soluzione definitiva alla problematica relativa al loro statuto;
  5. cessare di usare un linguaggio ambiguo che fa regolarmente riferimento a “presunti membri delle ADF / NALU” e pronunciarsi chiaramente sulla vera identità degli autori dei massacri.

* Al Governatore e al Governo provinciale del Nord Kivu di:

  1. spiegare alla popolazione locale l’origine e le cause degli spostamenti collettivi di popolazioni ruandofone e provvedere alla loro regolamentazione.

* Alla comunità internazionale di:

  1. avviare un’inchiesta internazionale e indipendente, per identificare e processare gli autori dei massacri;
    2. dichiarare come crimini di genocidio i massacri perpetrati nei territori di Beni e di Lubero.