Congo Attualità n. 252

INDICE:

EDITORIALE: UNA LETTERA CHE POTREBBE CAMBIARE LA CONFIGURAZIONE POLITICA DEL PAESE

  1. LA LETTERA DEL G7 AL PRESIDENTE KABILA
  2. LA DICHIARAZIONE DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE (MP)
  3. REVOCAZIONI E DIMISSIONI ALL’INTERNO DELLA MP
    1. A livello centrale
    2. A livello di qualche provincia
  4. LE DIVERSE POSIZIONI NEL CAMPO DEL G7
  5. VERSO UNA RICONFIGURAZIONE DEL PANORAMA POLITICO

EDITORIALE: UNA LETTERA CHE POTREBBE CAMBIARE LA CONFIGURAZIONE POLITICA DEL PAESE

 

1. LA LETTERA DEL G7 AL PRESIDENTE KABILA

Il 14 settembre, in una lettera indirizzata al Presidente Joseph Kabila, sette partiti della Maggioranza Presidenziale (MP) hanno chiesto l’organizzazione delle elezioni entro i termini costituzionali, in vista di un’alternanza politica ai vertici dello Stato. Essi denunciano una “implicita intenzione di non rispettare la Costituzione, per screditare e dissacrare le istituzioni su cui poggia ogni sistema democratico“. Il gruppo dei sette partiti politici, ormai denominato G7, ritiene che la gravità della situazione richiede iniziative coraggiose da parte del Presidente Kabila e della maggioranza presidenziale. “È essenziale garantire il pieno rispetto della costituzione“, raccomanda il G7, che avverte che il dialogo politico nazionale previsto dal Presidente Kabila, il cui secondo mandato presidenziale termina nel mese di dicembre 2016, “sarà destinato al fallimento se non si basa su una forte volontà di tutti nell’affermare l’inviolabilità della nostra costituzione“. Date le difficoltà riscontrate nel finanziare tutte le elezioni previste nel 2015 e 2016, il gruppo afferma “l’assoluta necessità di limitarsi all’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali, senatoriali e legislative provinciali sulla base di un database elettorale aggiornato“.

La lettera al presidente Kabila è firmata da:

Yves Mobando Yogo (Mouvement Social pour le Renouveau – MSR)

Olivier Kamitatu (Alliance pour le Renouveau du Congo – ARC)

José Endundo (Parti démocrate-chrétien – PDC)

Banza Maloba (Avenir du Congo – ACO)

Gabriel Kyungu wa Kumwanza (Union Nationale des Fédéralistes du Congo – UNAFEC)

Charles Mwando Nsimba (Union Nationale des Démocrates Fédéralistes – UNADEF)

Christophe Lutundula (Alliance des Démocrates pour le Progrès – ADP).[1]

Eccone alcuni estratti:

«Signor Presidente,

– Nonostante i fallimenti e gli errori insiti in ogni impresa umana, è necessario riconoscere che, sotto la sua guida, si è iniziata la trasformazione strutturale della società congolese e dell’economia del Paese. Anche se oggi le disuguaglianze sociali sono ancora troppo numerose e la povertà continua a colpire duramente la stragrande maggioranza della popolazione, non è meno vero però che si sono compiuti progressi significativi nei settori legati alla vita quotidiana dei nostri connazionali . – È per salvaguardare i progressi sopra ricordati che, lo scorso mese di febbraio, di fronte ai dubbi sempre più crescenti che si sono diffusi nella società congolese, in particolare tra i giovani, ci siamo sentiti in dovere, in qualità di membri della maggioranza presidenziale, di condividere con Lei le nostre preoccupazioni circa la necessità di rafforzare il legame di fiducia tra il governo e il popolo congolese da una parte, e tra le nostre istituzioni e la comunità internazionale dall’altra.

– Inviandole le due lettere di febbraio e marzo, la nostra preoccupazione più profonda era stata, in primo luogo, di portare il nostro modesto contributo al consolidamento della democrazia e della pace civile, al fine di salvare il nostro Paese da una crisi politica inutile e, in secondo luogo, di evitare alla maggioranza presidenziale al potere la responsabilità di una tale crisi dalle conseguenze imprevedibili. – In quelle due lettere avevamo espresso le nostre serie preoccupazioni circa (i) alcuni tentativi di modificare o di cambiare la Costituzione, (ii) altri tentativi di revisione della legge elettorale, (iii) lo smembramento precipitato delle province, (iv) la controversa organizzazione delle elezioni locali e municipali e (v) il funzionamento interno della maggioranza presidenziale, nostra famiglia politica. – Oggi è chiaro che l’affrettata creazione delle nuove province ha portato all’indebolimento dello Stato e all’anarchia nella gestione del Paese. Inoltre, questa situazione caotica ha addirittura indotto la Corte Costituzionale, recentemente istituita, non solo a constatarlo, ma soprattutto a proporre misure eccezionali che possono violare la Costituzione.

– Per quanto riguarda le prossime elezioni, tanto attese dal popolo congolese, ogni giorno che passa porta più confusione che chiarezza. In effetti, è ad esempio, difficile capire che, quando la Commissione elettorale, e Lei stesso, riconoscete l’importanza dell’iscrizione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori, il Parlamento invece adotta, in un modo del tutto particolare, la legge relativa alla ripartizione della seggi per le elezioni locali e municipali.

– In realtà, l’ultima sessione parlamentare straordinaria e la sentenza della Corte costituzionale, emessa su richiesta della Commissione elettorale l’8 settembre, hanno portato la stragrande maggioranza dei Congolesi alla convinzione che ci sono delle intenzioni ancora nascoste di non rispettare la Costituzione, di screditare e di dissacrare le istituzioni su cui si fonda qualsiasi regime democratico, come se ci fosse un altro schema diverso dall’ordine istituzionale per il quale milioni di Congolesi hanno fatto enormi sacrifici.

– In questo contesto, volere fare marcia indietro sul consenso e sul compromesso storico faticosamente raggiunti dalle forze della nazione congolese a Sun City e sull’ordine istituzionale previsto nella Costituzione non farà che aggravare la sfiducia del popolo nei confronti delle autorità e generare instabilità e insicurezza.

Signor Presidente,

– La gravità della situazione e dei rischi che essa comporta per il futuro del Paese, esigono delle iniziative politiche coraggiose sia da parte sua che di quella della maggioranza presidenziale. – Di fronte a questa situazione e nel momento in cui si sta preparando, e per di più all’estero, un dialogo politico nazionale, ci sentiamo costretti ad apportare il nostro contributo alla ricerca di soluzioni efficaci ai principali problemi attuali.

– A tal fine, è fondamentale assicurare l’assoluto rispetto della Costituzione, come garanzia della pace civile, della sicurezza, della stabilità e dell’unità del nostro Paese. Come la storia insegna, in particolare quella del nostro Paese, queste condizioni indispensabili per lo sviluppo di una nazione non sono il frutto dell’impegno di un solo uomo, fosse pure provvidenziale, ma dell’azione di tutti i cittadini che condividono gli stessi valori e che guardando nella medesima direzione.

– Senza alcun dubbio, il dialogo previsto sarà destinato al fallimento se non si baserà su una forte volontà da parte di tutti nell’affermare l’inviolabilità della nostra Costituzione e nel rispettarne le disposizioni per quanto riguarda, in particolare, i valori fondamentali della solidarietà nazionale, della libertà di espressione e di manifestazione, le elezioni e l’alternanza politica.

– Per quanto riguarda il processo elettorale nella ricerca della pace e della stabilità, l’organizzazione di elezioni libere e trasparenti, credibili e pacifiche è una premessa essenziale per l’instaurazione della democrazia e la creazione dello Stato di diritto . Non essendo riusciti a organizzare le elezioni provinciali e senatoriali nei tempi previsti e, ultimamente, nemmeno quelle, molto meno costose, dei governatori provvisori delle nuove province, non c’è da sorprendersi del sospetto generale nei confronti di chi vuole organizzare, a tutti i costi, dapprima le elezioni locali, municipali e urbane.

– È per questo che, a causa dei problemi finanziari e tenendo conto della necessità di assicurare l’amministrazione delle province e di rispettare le disposizioni degli articoli 73 e 103 della Costituzione, ci troviamo nella pressante necessità di limitarci all’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali, senatoriali e legislative provinciali, sulla base di un database elettorale aggiornato.

– A proposito del database elettorale, è importante ricordare che tutti i Congolesi che si trovano nelle condizioni legali di essere elettori e di essere eletti, possano liberamente esercitare questi diritti costituzionali. Pertanto, l’iscrizione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori e l’aggiornamento del registro elettorale sono elementi imprescindibili e non negoziabili.

– Per quanto riguarda le elezioni dei governatori e vice-governatori delle nuove province, è importante sottolineare che devono essere assolutamente organizzate. E non è opportuno approfittare dell’indeterminatezza della recente sentenza della Corte costituzionale per ritardarle. Nel caso in cui non si riuscisse ad organizzarle, per motivi tecnici oggettivi, entro un tempo conveniente, è necessario modificare urgentemente la legge di pianificazione, in vista di una sua applicazione graduale, a seconda che una determinata provincia sia pronta o no, materialmente e politicamente. – Va da sé che tutte le attuali difficoltà e il ritardo accumulato nell’organizzazione delle elezioni esigono un conseguente aggiustamento del calendario elettorale. Tuttavia, tale adeguamento dovrà rispettare le scadenze imposte dalla Costituzione ed effettuarsi nella più ampia trasparenza. Per affrontare i problemi sopra citati, è importante sopprimere dal processo elettorale tutto ciò che rischia di sovraccaricarlo, di ritardare le scadenze e di avvelenare il clima di pace e di coesione nazionale di per sé già molto fragile.

– A un anno dalle elezioni presidenziali, desiderosa di mantenere democraticamente il potere per continuare l’opera di sviluppo del Paese con Lei iniziata, la maggioranza presidenziale dovrà preparare le prossime elezioni con fiducia e in conformità con la sua Carta, tenendo conto dell’esigenza dell’alternanza politica. Crediamo che la nostra maggioranza ha tutte le possibilità di vincere le prossime elezioni senza alcun problema e, nello stesso tempo, di vincere anche la scommessa dell’alternanza politica in modo pacifico. L’attuale strategia sembra suicida. È indispensabile adottarne un’altra, più realistica e più efficace.

– Questo è l’approccio che proponiamo per disinnescare la tensione che, da più di un anno, sta aumentando sempre più, sbloccare la situazione politica interna e trovare, insieme, delle soluzioni efficaci alle principali sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare in questo momento, tra cui l’organizzazione di elezioni democratiche, trasparenti e credibili».[2]

2. LA DICHIARAZIONE DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE

Il 16 settembre, il Comitato Politico della Maggioranza Presidenziale (MP) si è incontrato con il suo alleato, il Partito Lumumbista Unificato (PALU), sotto la presidenza di Aubin Minaku, segretario generale della MP, per esaminare il contenuto del memorandum del 14 settembre, redatto da 7 partiti membri della coalizione e indirizzato al Presidente della Repubblica e Autorità morale della MP.

Ecco alcuni estratti della dichiarazione finale dell’incontro:

«– Il Comitato Politico della MP e il Palu hanno qualificato di poco elegante l’atteggiamento degli autori del memorandum, che hanno dato un’esagerata importanza pubblica ad un’analisi che sarebbe dovuta essere discussa all’interno della stessa MP. La stessa cosa vale anche per la deliberata volontà di cavalcare paure irrazionali alimentate da una certa opposizione.

– Affermando di volere consolidare la democrazia e la pace civile e salvare il paese da una crisi politica dalle conseguenze imprevedibili, i firmatari fanno proprio il processo alle intenzioni portato avanti dall’opposizione nei confronti dell’autorità morale della MP, accusata di volere rivedere o modificare la Costituzione. Inoltre, essi denunciano il passaggio da 11 a 26 province previsto, tra l’altro, dalla stessa Costituzione. Negano al parlamento il diritto di rivedere la legge elettorale e rifiutano l’organizzazione delle elezioni locali e comunali che, a loro avviso, indebolirebbero la coesione nazionale e rallenterebbero il processo di democratizzazione che non sarebbe operativo alla base.

– In tal modo, i firmatari si situano agli antipodi delle opzioni concordate in seno alla MP e alleati, tra cui il passaggio effettivo da 11 â 26 province e l’organizzazione delle elezioni locali, che costituiscono degli arretrati elettorali del 2006 e del 2011, prima delle elezioni provinciali, senatoriali, legislative e presidenziali, ciò che priverebbe l’opposizione di un elemento importante per la sua campagna condotta, da due quinquenni, contro la maggioranza al potere. Come l’opposizione, hanno riportato i “dubbi sempre più crescenti” che hanno investito la società congolese e che avrebbero intaccato il “contratto di fiducia tra il governo e il popolo”.

– Appare chiaro che gli autori del memorandum hanno difeso la causa dell’opposizione. Invece di proporre alternative credibili, hanno preferito cavalcare paure irrazionali per posizionarsi politicamente. Mentre una costante delle dichiarazioni e delle azioni del presidente è sempre stata il rispetto della Costituzione, il memorandum cerca di far credere il contrario, esponendo la nostra Autorità Morale alla pubblica vendetta.

– Gli autori del memorandum indeboliscono le istituzioni della Repubblica, attaccando con veemenza il Parlamento, dove la MP è maggioritaria, per aver adottato una legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni locali e comunali e accusando la Corte Costituzionale per avere emesso una sentenza che ordina al governo di prendere misure eccezionali per mettere fine all’anarchia della gestione delle nuove province. Come se ci fosse bisogno di un’autorizzazione speciale, affinché queste istituzioni pubbliche esercitino i loro poteri costituzionali.

– Appare chiaro che gli autori del memorandum si sono auto esclusi dalla MP. Lo hanno manifestato loro stessi, abbandonando l’incontro del Comitato politico prima della fine.

Il memorandum rivela a questo proposito una percezione dicotomica della MP. Peggio ancora, getta calunnie su di essa, rafforzando l’idea che essa avrebbe delle mire antidemocratiche che i firmatari si sarebbero sentiti in dovere di denunciare.

In realtà, essi non hanno alcuna fiducia nella MP e nella sua autorità morale e cercano di posizionarsi in relazione a un futuro che credono appartenga all’opposizione e a certe potenze straniere, la cui ingerenza negli affari interni del Congo-Kinshasa è ormai normale.

Considerato quanto sopra detto, ai firmatari del memorandum non resta che trarre le conseguenze delle scelte strategiche che hanno fatto, ammettendo semplicemente che hanno scelto di lasciare la maggioranza presidenziale per entrare nelle file dell’opposizione».[3]

In un comunicato del 16 settembre, il Comitato Politico della MP ha chiesto ai Ministri e ai membri dei comitati direttivi delle due Camere del Parlamento che appartengono ai partiti del G7, di smarcarsi pubblicamente dai firmatari della lettera indirizzata a Joseph Kabila o di dimettersi. Lambert Mende, membro del Comitato politico della MP, ha sottolineato il carattere di “auto-esclusione” dei firmatari della lettera in questione e ha precisato che la loro uscita dalla maggioranza comporta anche quella dei loro partiti politici, tranne nel caso in cui esprimano un punto di vista diverso da quello dei loro vertici direttivi.[4]

3. REVOCAZIONI E DIMISSIONI ALL’INTERNO DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE

a. A livello centrale

Il 16 settembre, il Presidente Joseph Kabila ha revocato il suo consigliere speciale per la sicurezza, Pierre Lumbi Okongo, e il ministro per la Pianificazione, Olivier Kamitatu, due dei sette promotori della lettera aperta a lui indirizzata, per esortarlo a permettere l’organizzazione delle elezioni entro i termini costituzionali e ad assicurare un’alternanza democratica per il 2016. Secondo il decreto presidenziale, letto alla televisione di Stato, Olivier Kamitatu è accusato di aver “gravemente violato la deontologia etica cui sono sottomessi i membri del governo, tra cui l’obbligo di riserva e di discrezione in tutte le circostanze”. A Pierre Lumbi, invece, sono attribuite “gravi violazioni della deontologia etica propria dei membri del gabinetto del Presidente della Repubblica”. Olivier Kamitatu, ministro della pianificazione, è tra i firmatari della lettera. Pierre Lumbi, consigliere speciale del Capo dello Stato per la sicurezza, è l’autorità morale del MSR, uno dei sette partiti politici che hanno inviato la lettera aperta al Presidente Joseph Kabila.[5]

Il 17 settembre, Charles Mwando Nsimba, presidente dell’Unione Nazionale dei Democratici Federalisti (Unadef), uno dei firmatari della lettera, ha presentato le sue dimissioni da primo vice presidente dell’Assemblea Nazionale. Nel corso di una conferenza stampa tenuta a Kinshasa, ha anche annunciato che il gruppo dei sette partiti politici della MP denominato “G7” si è ormai trasformato in una piattaforma politica che sarà resa pubblica in futuro. Charles Mwando ha precisato che il G7 si impegna a continuare a difendere i valori fondamentali, tra cui il rispetto della Costituzione.[6]

Il 18 settembre, il relatore del Senato Modeste Mutinga si è dimesso. È membro del MSR, uno dei firmatari della lettera aperta al Capo dello Stato.[7]

Il 18 settembre, il ministro degli Affari fondiari e membro del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR), Dieudonné Bolengetenge, ha consegnato la sua lettera di dimissioni al primo ministro Augustin Matata Ponyo. Nella sua corrispondenza, Dieudonné Bolengetenge spiega che queste sue dimissioni sono conseguenti all’esclusione del suo partito dalla MP. Lo stesso giorno, anche un’altro membro del MSR e relatore dell’Assemblea nazionale, Norberty Ezadry, ha presentato le sue dimissioni come, del resto, il vice segretario generale della MP, Didier Molisho.[8]

Il 19 settembre, il Ministro della Funzione pubblica e membro del Partito del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR), Jean-Claude Kibala, ha presentato le sue dimissioni al Primo Ministro.[9]

Il 21 settembre, il ministro dell’Agricoltura e della Pesca, Kabwe Mwehu Longo, ha annunciato il suo ritiro dall’Unione Nazionale dei Democratici Federalisti (Unadef), uno dei sette partiti esclusi dalla MP per la loro lettera aperta al Capo dello Stato. Egli ha dichiarato di rimanere membro della MP “in conformità con l’aspirazione della sua base politica”. Inoltre, il ministro dell’Agricoltura ha smentito di aver rassegnato le dimissioni dal governo, come riportato da alcuni media.[10]

Il 22 settembre, il Ministro dello Sport, Sam Lukonde Kienge, ha annunciato di essersi dimesso dal suo incarico, in conformità con le istruzioni del suo partito, l’Avenir du Congo, membro del G7.[11]

b. A livello di qualche provincia

Il 18 settembre, il vice sindaco della città di Lubumbashi (Haut Katanga), Clotilde Mutita, si è dimessa dal suo incarico. Ella ha dichiarato di aver presentato la sua lettera di dimissioni al governatore provinciale, per esprimere fedeltà al suo partito, l’Unione Nazionale dei Democratici Federalisti (Unadef), uno dei firmatari della lettera aperta al Capo dello Stato.[12]

Il 21 settembre, il ministro delle finanze della provincia dell’ex Katanga, Christian Mwando, ha presentato le sue dimissioni al governatore Moïse Katumbi. Membro dell’Unadef, ha aderito alla linea del suo partito, membro del G7.[13]

Il 21 settembre, la ministro dell’Interno dell’ex provincia dell’Equateur, Michel Liyele wa Liyele, membro del Partito Democratico Cristiano (PDC) e il ministro provinciale della Giustizia, Pascal Selinga, membro del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR), hanno presentato le loro dimissioni in occasione del consiglio provinciale dei ministri tenutosi a Mbandaka. Lo stesso giorno, si sono dimessi anche due consiglieri del governatore ad interim e membri del PDC. Tra questi, Jean-René Ikanga, che è anche Presidente del Comitato Federale del PDC / Equateur che ha ribadito il suo sostegno al Presidente Nazionale del PDC, Jose Endundo.[14]

Il 21 settembre, il ministro provinciale dell’Interno dell’ex Provincia Orientale, Jean-Claude Esuka, si è dimesso dal suo incarico. Nella sua lettera di dimissioni al governatore John Bamanisa ha affermati di essersi sentito in dovere di allinearsi alla posizione del suo partito, il Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR).[15]

Il 22 settembre, il Ministro provinciale degli interni dell’ex Katanga, Juvénal Kitungwa, membro dell’UNAFEC di Gabriel Kyungu wa Kumwanza, ha rassegnato le sue dimissioni.[16]

4. LE DIVERSE POSIZIONI NEL CAMPO DEL G7

Il 19 settembre, il governatore dell’ex provincia dell’Equateur, Sébastien Impeto, e alcuni quadri locali del Partito Democratico Cristiano (PDC) si sono dissociati dal loro presidente nazionale José Endundo Bononge, uno dei firmatari della lettera aperta indirizzata a Joseph Kabila. Nel corso di una conferenza stampa a Mbandaka, egli si è dichiarato fedele alla maggioranza presidenziale e alla sua autorità morale, Joseph Kabila. Nella stessa occasione, ha ingiunto a tutti i ministri provinciali, membri dei partiti politici del G7, di decidere entro 48 ore se rimanere fedeli o meno alla maggioranza presidenziale. Da notare che due ministri del suo governo provengono dal PDC e dal MSR, firmatari della lettera aperta del G7. Secondo il governatore ad interim dell’ex Equateur, il presidente del suo partito non ha consultato né i membri cofondatori, né la base del PDC prima di firmare la lettera e di aderire alla nuova piattaforma politica del G7.

Lo stesso giorno, a Kinshasa, il comitato politico del Partito Democratico Cristiano (PDC) ha ribadito il suo pieno sostegno alla sua autorità morale, José Endundo Bononge. In una dichiarazione, 52 membri di questo comitato, tra cui sette deputati nazionali sugli otto di cui dispone questo partito membro del G7 ed escluso dalla maggioranza presidenziale, hanno dichiarato di continuare ad appoggiarlo nella sua lotta politica per la tutela dei valori democratici e repubblicani.[17]

Il 20 settembre, il secondo vice presidente del Senato, Mario Philipe Losembe, è stato espulso dal suo partito, l’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC). In una lettera indirizzata al Segretario Generale della Maggioranza Presidenziale (MP), gli si rimprovera di essersi smarcato dal suo partito. Il contenuto della lettera non è stato comunicato. L’ARC ha escluso dal suo comitato direttivo anche i deputati Guy Mikulu, Dede Makwa, Charles Nawej Mundele e Lucie Kipele, rimasti fedeli alla MP.[18]

Il 20 settembre, in un comunicato, cinque deputati nazionali del PDC di José Endundo e altri cinque dell’ARC di Olivier Kamitatu, hanno riaffermato la loro determinazione a sostenere incondizionatamente il Presidente Joseph Kabila in tutte le sue azioni.[19]

Il 21 settembre, il Partito Democratico Cristiano di José Endundo, membro del G7, ha dichiarato che non accetterà più che i suoi membri che si sono dissociati dal partito restino nei posti che detengono per conto del PDC. In una dichiarazione, il comitato politico di questo partito ha invitato “ogni membro del partito che si è dissociato o che si dissocia dall’autorità morale e, dunque, dal partito, a trarre le necessarie conseguenze“. L’invito era destinato a deputati, senatori, ministri e governatori del PDC. Il Ministro dell’Ambiente, Benvenu Liyota, ha scelto di rimanere al governo, contrariamente all’orientamento del suo partito, il PDC.[20]

5. VERSO UNA RICONFIGURAZIONE DEL PANORAMA POLITICO

I sette partiti del G7, firmatari della lettera al Presidente della Repubblica, hanno settantotto seggi sui circa 350 di cui dispone la maggioranza presidenziale alla Camera dei Deputati.

Il Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR) di Yves Mobando Yogo, sotto l’autorità morale di Pierre Lumbi, dispone di trentadue deputati nazionali.

L’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC) di Olivier Kamitatu Etsu ha quindici deputati nazionali, mentre l’Avvenire del Congo (ACO) di Dany Banza Maloba ne ha nove.

L’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo (UNAFEC) di Gabriel Kyungu wa Kumuanza e il Partito Democratico Cristiano (PDC) di José Endundo ne hanno otto ciascuno.

L’Unione Nazionale dei Democratici Federalisti (Unadef) di Mwando Nsimba ha cinque deputati, mentre l’Alleanza dei Democratica per il Progresso (ADP) ne ha uno.

Il G7 occupa posti di responsabilità anche in altre istituzioni del Paese, tra cui la Presidenza della Repubblica e il governo.[21]

Il 18 settembre, anche dopo l’esclusione dei membri del G7, la maggioranza presidenziale ha affermato di disporre ancora di trecento trentuno deputati sui precedenti trecentocinquanta circa. Il presidente del gruppo parlamentare del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) alla Camera dei Deputati, Emmanuel Shadari, ha riportato questi dati nel corso di una conferenza stampa del Comitato politico della MP tenutosi a Kinshasa. Parlando alla stampa, egli ha assicurato che la maggioranza è rimasta intatta, nonostante la contestazione del G7. «I dissidenti avevano creduto di aver indebolito la nostra famiglia politica. Si sono sbagliati», ha detto Emmanuel Shadari. Egli ha aggiunto che, per il momento, nove dei quindici membri dell’ARC si sono dissociati dal loro ex presidente Olivier Kamitatu. La stessa cosa, ha detto, vale anche per gli altri partiti politici, tra cui l’Unafec di Gabriel Kyungu wa Kumwanza, che ha perso sette dei suoi otto deputati, i quali hanno accettato di rimanere nella maggioranza. Secondo Emmanuel Shadari, anche otto deputati dell’ACO, un altro partito firmatario della lettera del G7, hanno preso le distanze dal loro presidente Dany Banza Maloba.

Tuttavia, tre deputati nazionali dell’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo (Unafec), rimasti fedeli alla loro autorità morale Kyungu wa Kumwanza e agli ideali del loro partito, hanno smentito le parole del vice segretario generale del PPRD, secondo cui l’Unafec sarebbe rimasto con un solo deputato su otto.[22]

Il 20 settembre, 315 membri circa della maggioranza presidenziale si sono riuniti in un hotel della capitale, per rinnovare la loro fiducia nel Presidente Joseph Kabila e nella maggioranza presidenziale. Tutti hanno firmato una lettera in cui confermano il loro sostegno al Capo dello Stato. Secondo il capo del gruppo parlamentare del PPRD, Ramazani Shadari, la maggioranza è rimasta “intatta”. L’iniziativa dei dissidenti è stata un “buco nell’acqua“. La prova è che, ha detto, almeno quattro partiti tra i sette che hanno scritto la lettera hanno perso dei deputati che hanno preferito rimanere nel campo della maggioranza presidenziale.

Nelle file del G7, si sente ovviamente un suono di campana diverso.

Per quanto riguarda i diplomatici occidentali, essi stimano che “la crisi non terminerà presto” e che si sta assistendo ad una “ricomposizione del campo politico“, anche se non si sa ancora come finirà.[23]

Il 25 settembre, il Presidente Kabila ha proceduto ad un “rimpasto tecnico” del governo Matata II, consistente essenzialmente nella sostituzione dei membri dei partiti appartenenti al G7, recentemente esclusi dalla Maggioranza Presidenziale (MP). Il “rimpasto tecnico” del governo Matata avviene pochi giorni dopo le dimissioni di alcuni membri del governo, in seguito alla lettera del 14 settembre indirizzata al Presidente Joseph Kabila. Su una quarantina di ministri, ne sono stati sostituiti solo una decina, quasi tutti membri dei partiti dissidenti del “G7”. Quattro si erano già dimessi loro stessi, gli altri avevano preso le distanze dalle loro formazioni politiche ed erano rimasti fedeli al Capo dello Stato e alla MP. Alla fine, Joseph Kabila non ha fatto differenze e li ha sostituiti tutti, senza fare distinzioni. Tutti i ministri del governo provenienti dai partiti del G7, quelli che si erano dimessi come quelli che non si erano dimessi, sono stati sostituiti. Così il ministro PDC dell’Ambiente (Welcome Liyota), la ministro UNAFEC del genere, famiglia e infanzia (Bijou Kat) e il ministro UNADEF dell’Agricoltura (Kabwe) hanno perso i loro posti nel governo, nonostante la loro “fedeltà” alla MP e al Presidente Kabila, secondo cui, però, senza i loro rispettivi partiti, i ministri provenienti dal G7 non avevano più alcun peso politico.[24]

Il 25 settembre, nel corso di una conferenza stampa a Lubumbashi, Gabriel Kyungu wa Kumwanza, presidente nazionale dell’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo (UNAFEC), ha dichiarato che il G7 parteciperà al prossimo dialogo politico che sarà organizzato dal Capo dello Stato. «Il G7 parteciperà al dialogo per giungere ad un calendario elettorale (…) che dia priorità alle prossime elezioni: presidenziali abbinate alle legislative e alle provinciali», ha detto Kyungu wa Kumwanza.[25]

[1] Cf Radio Okapi, 15.09.’15 Leggere la lettera qui

[2] Cf Le Phare Kinshasa, 15.09.’15 http://www.lephareonline.net/mwando-kyungu-kamitatu-banza-endundo-lutundula-et-mobando-disent-non-au-glissement/

[3] Cf Le Phare – Kinshasa, 17.09.’15 http://www.lephareonline.net/declaration-du-bureau-politique-de-la-majorite-presidentielle/

[4] Cf Radio Okapi, 16 et 17.09.’15

[5] Cf Radio Okapi, 16.09.’15

[6] Cf Radio Okapi, 17.09.’15

[7] Cf Radio Okapi, 18.09.’15

[8] Cf Radio Okapi, 19.09.’15

[9] Cf Radio Okapi, 22.09.’15

[10] Cf Radio Okapi, 22.09.’15

[11] Cf Radio Okapi, 23.09.’15

[12] Cf Radio Okapi, 19.09.’15

[13] Cf Radio Okapi, 22.09.’15

[14] Cf Radio Okapi, 22.09.’15

[15] Cf Radio Okapi, 22.09.’15

[16] Cf Radio Okapi, 23.09.’15

[17] Cf Radio Okapi, 20.09.’15

[18] Cf Radio Okapi, 20.09.’15

[19] Cf Radio Okapi, 21.09.’15

[20] Cf Radio Okapi, 22.09.’15

[21] Cf Radio Okapi, 16.09.’15

[22] Cf Radio Okapi, 18 et 20.09.’15

[23] Cf RFI, 22.09.’15

[24] Cf Radio Okapi, 26.09.’15; RFI, 26.09.’15; 7sur7.cd – Kinshasa, 26.09.’15

[25] Cf Radio Okapi, 26.09.’15