LA FILIERA STANNIFERA ARTIGIANALE NEL SUD KIVU IL CASO DEL COLTAN E DELLA CASSITERITE

LA FILIERA STANNIFERA ARTIGIANALE NEL SUD KIVU

IL CASO DEL COLTAN E DELLA CASSITERITE

 

A cura di Adamon Ndungu Mukasa e Janvier Kilosho Buraye[1]

 INDICE

1. INTRODUZIONE

2. ANALISI DELLA STRUTTURA DELLE FILIERE

2.1. Presentazione di minerali

2.2. Breve storia della filiera dell’artigianato

2.3. I principali operatori

2.4. L’esportazione

2.5. Troppe tasse

3. ANALISI CONTABILE DELLE FILIERE DEL COLTAN E DELLA CASSITERITE

3.1. La distribuzione delle rendite nella filiera della cassiterite nel Sud Kivu

3.2. La distribuzione del reddito nella filiera del coltan del Sud Kivu

 

  1. INTRODUZIONE

Precedentemente valorizzato per il suo potenziale agro-pastorale, il Sud Kivu è attualmente passato alla ribalta per i suoi minerali. Esporta soprattutto cassiterite, coltan, wolframite e oro. Queste risorse sono state alla base di un’economia di guerra che ha causato, direttamente o indirettamente, la morte di più di cinque milioni di persone e l’allontanamento di numerose famiglie dal loro
ambiente tradizionale. I diversi rapporti del gruppo degli esperti dell’Onu hanno individuato il cruciale ruolo svolto dalle compagnie minerarie straniere e la loro complicità nelle dinamiche dei conflitti armati locali. Davanti a tale drammatica situazione, il settore minerario si è rivelato come l’attività in grado di offrire la migliore strategia generatrice di reddito e di rapido arricchimento. Si è quindi registrato un vasto afflusso di popolazione verso i siti minerari trascurando, in tal modo, l’attività agricola e l’educazione dei figli. Nel Sud Kivu, quasi 200.000 persone lavorano nel settore dell’estrazione mineraria artigianale. Calcolando approssimativamente cinque persone a carico di ogni lavoratore, si può presumere che, per la loro sopravvivenza, circa un milione di persone potrebbe dipendere dall’estrazione mineraria artigianale. Ciò che probabilmente fa dell’estrazione artigianale il più grande datore di lavoro nel Sud Kivu. Tuttavia, malgrado la sua importanza sul piano economico, il contributo del settore minerario artigianale alla riduzione della povertà rimane del tutto marginale.

Quest’articolo presenta, in particolare, un’analisi della filiera del coltan e della cassiterite nella provincia del Sud Kivu.

Nel dicembre 2000, grazie all’enorme domanda dei mercati occidentali, il valore commerciale del coltan ha raggiunto il suo record, essendo il prezzo del tantalio passato in pochi mesi da 60 $ a più di 1.000 $ al chilo, per tornare al suo prezzo normale pochi mesi dopo.

Per quanto riguarda la cassiterite, essa è strettamente legata alla storia economica della provincia del Sud Kivu. È stata scoperta per la prima volta nel Kivu nel 1910 dalla CFL, quando tale società stava costruendo la linea ferroviaria Kindu-Kongolo. Nel 1940, la Repubblica Democratica del Congo ne era il secondo produttore dopo la Bolivia. Nel 2007, la cassiterite occupava il primo posto delle esportazioni ufficiali della provincia, con 16.013.940 dollari. Al secondo posto figurava il coltan, con 3.370.715 dollari, seguito dall’oro, con 1.837.501 dollari e dalla wolframite, con 571.120 dollari.

L’obiettivo di questo studio è quello di valutare il contributo dei settori della cassiterite e del coltan per lo sviluppo economico del Sud Kivu. Per fare questo, è necessaria un’analisi dell’evoluzione della struttura di questi due settori, il loro ruolo nel periodo bellico 1998-2003 e la ripartizione del reddito generato tra i vari soggetti che intervengono nel settore.

 2. ANALISI DELLA STRUTTURA DELLE FILIERE

Le strutture delle filiere di produzione della cassiterite e del coltan possono essere analizzate secondo le seguenti aree: la delimitazione delle filiere, i principali agenti, le diverse fasi della produzione, i vincoli imposti a chi interviene nel settore.

2.1. Presentazione di minerali

Il termine “coltan” è l’abbreviazione di “Colombo-tantalite”, un minerale da cui sono estratti due metalli, il tantalio (Ta) e il Columbium (Cb), spesso chiamato niobio (Nb). Di questi due metalli, il tantalio è il più ricercato per le sue proprietà industriali: si tratta di un eccezionale conduttore di calore e di elettricità, facilmente malleabile e altamente resistente alla corrosione. È usato nell’industria dell’informatica e dell’elettronica. Il columbium ha delle proprietà più modeste rispetto a quelle del tantalio, ma è il più abbondante ed è usato nei settori dell’energia, dell’aerospaziale e dei trasporti. La cassiterite (greco kassiteros, stagno) è un ossido (SnO2) e ha un basso punto di fusione.

2.2. Breve storia della filiera dell’artigianato

Le filiere artigianali (in particolare quella dell’oro) cominciano ad operare in modo irregolare agli inizi degli anni 1970.

L’apparizione del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), nel 1998, ha provocato profondi cambiamenti nel settore minerario artigianale del Sud Kivu. Il movimento ribelle ha introdotto un sistema di liberalizzazione, ma ha sequestrato tutte le riserve di coltan e di cassiterite che ha trovato sul suo cammino. Nel novembre 2000, il movimento ribelle creò una nuova società mineraria, la SOMIGL (Società Mineraria dei Grandi Laghi) che aveva il monopolio su tutte le esportazioni dei minerali prodotti nella zona sotto suo controllo. Il forte calo del prezzo del coltan mise fine a questo monopolio a causa della incapacità del SOMIGL di rispettare i termini contrattuali concordati con l’RCD. Per mantenere il suo monopolio, questa società doveva pagare mensilmente all’RCD 1 milione di dollari.

I siti ufficiali di estrazione erano gestiti da società (chiamate centri di acquisto e di esportazione), che appartenevano quasi tutte a cittadini ruandesi, anche se alcune erano congolesi, ma con dei forti legami con l’RCD.

Secondo molte fonti, l’esercito ruandese stesso gestiva certe attività minerarie e utilizzava sia una mano d’opera congolese, a volte sotto  costrizione, sia prigionieri hutu detenuti in Ruanda.
Vari rapporti hanno messo in evidenza una vasta gamma di dettagli che dimostrano l’implicazione di gruppi armati (FDLR e Mai-Mai) e di unità di comando delle FARDC nello sfruttamento e commercio dei minerali.

Inoltre, il gruppo degli esperti dell’Onu ha confermato che diversi centri di acquisto e di esportazione di Bukavu (Groupe Olive, Etablissement Muyeye, MDM, WMC e Panju) erano direttamente coinvolti nel pre-finanziamento di alcuni operatori che lavoravano in stretta collaborazione con le FDLR. Queste società sono i primi cinque esportatori di cassiterite, coltan e wolframite del sud Kivu e sono espressamente autorizzati dalle autorità nazionali per esportare minerali. Il Gruppo degli esperti dell’Onu dispone di prove che dimostrano che anche Namukaya partecipa molto attivamente al pre-finanziamento di acquisti d’oro in zone del Sud Kivu controllate dalle FDLR.

2.3. I principali operatori

Anche se il nuovo codice minerario riconosce tre principali operatori che lavorano nel settore minerario artigianale, tra cui i minatori artigianali, i commercianti (ambulanti o residenti) e i centri di acquisto dei minerali, i centri minerari comprendono una serie di altri operatori.

2.3.1. Il caposquadra e i minatori

In un primo momento, il caposquadra è colui che identifica il luogo in cui c’è un giacimento. Si tratta spesso di ex operai di precedenti compagnie minerarie, come la Sominki, che iniziano un’attività di esplorazione e di ricerca. Questo lavoro richiede una certa competenza ed esperienza per potere individuare il posto migliore. Se le prime picconate sono promettenti, chiede un permesso di attività al proprietario della parcella e al capo locale che, secondo il diritto tradizionale, ha la facoltà di decidere sull’uso delle terre. Il valore delle concessioni (parcelle concesse) dipende dalle zone e dalle riserve minerarie stimate: il loro prezzo varia, nel caso del coltan, da 300 a 1.500 $. Il prezzo di queste concessioni è sicuramente  diminuito dopo la caduta del prezzo del coltan a livello mondiale. Nel 2007, a Mwenga, una superficie tra i 20 e i 50 metri quadrati valeva tra i 100 e i 200 dollari. Una volta ottenuto il permesso, il cercatore comincia a reclutare una squadra di minatori e diventa il capo del gruppo (caposquadra).

La maggior parte dei minatori sono semplici persone che vendono la loro mano d’opera, mettendosi a disposizione di un minatore titolare, cioè di una persona che, avendo ottenuto un permesso di attività, pratica l’estrazione artigianale sui propri terreni o su un terreno preso in affitto. Una parte della produzione mineraria è venduta a piccoli commercianti, direttamente sui siti di estrazione, ciò che facilita l’acquisto di generi alimentari e dell’attrezzatura necessaria. Un’altra parte della produzione è venduta ai centri di acquisto accreditati, attraverso i commerciati principali che mantengono i contatti tra i minatori che lavorano sui siti minerari e i centri di acquisto.

I minerali estratti vengono dapprima trasportati verso un luogo di “lavaggio” e separati dalla sabbia e dall’argilla. In generale, i minatori non dispongono di attrezzi di lavoro e sono spesso costretti a indebitarsi con i commercianti che forniscono loro l’attrezzatura necessaria (pale, martelli, picconi, machete, …) e prodotti alimentari. In cambio di questo finanziamento, i commercianti si riservano il diritto di acquistare la produzione ottenuta.

Tra i minatori e i piccoli commercianti, intervengono anche altri operatori:

– Coloro che, con martelli, frantumano manualmente il materiale roccioso estratto, riducendolo in ghiaia;
– Coloro che, con vagli, setacciano la ghiaia, frantumano ulteriormente quella più fine (il ghiaino), per ottenerne una polvere più malleabile;

– Coloro che spulano la polvere per separare il coltan e la cassiterite dalla sabbia e da altre scorie leggere;
– Coloro che trasportano i minerali dalla miniera al luogo dove arrivano i piccoli commercianti. Di solito, è un lavoro affidato alle donne (soprannominate “hilux”). A causa del pessimo stato in cui si trovano le infrastrutture stradali (si tratta spesso di sentieri appena tracciati), questo lavoro è lungo e pesante, anche se il guadagno è quasi irrilevante. Secondo le distanze e le condizioni climatiche, il trasporto può richiedere anche più di 12 ore. Durante il periodo di forte domanda,  il costo di trasporto era di 30 $ per 20 kg trasportati. Con la caduta dei prezzi, tale importo è drasticamente dimezzato.

2.3.2. I piccoli commercianti

Sono il primo anello della catena di evacuazione del coltan e della cassiterite e trattano direttamente  con il caposquadra. La professione di piccolo commerciante è aperta alle sole persone fisiche di nazionalità congolese ed è subordinata al rilascio di una licenza commerciale rilasciata dal governatore provinciale. L’attività dei piccoli commercianti è molto limitata, soprattutto per la mancanza di risorse finanziarie. Le loro operazioni con i minatori riguardano, di solito, solo piccole quantità di cassiterite e coltan.

2.3.3. Il grosso commerciante

Rispetto al piccolo commerciante, egli dispone di maggiori risorse finanziarie e di una migliore informazione sull’evoluzione dei prezzi presso i centri di acquisto accreditati. È l’anello di collegamento tra i produttori e i centri di acquisto situati in città. Deve valutare la percentuale di tantalio contenuto nel coltan e di stagno contenuto nella cassiterite. Il prezzo pagato dal grosso commerciante al piccolo commerciante, nel periodo di forte richiesta, si aggirava intorno a 50 dollari al chilo (2,50 $ per tasso percentuale di tantalio). Ma dal calo della domanda di coltan, i prezzi variano tra i 20 e i 40 $ al chilo (1,60 $ per tasso percentuale di tantalio). Dal punto di vista topografico, egli svolge la sua attività sia presso un centro minerario, dove avvicina il piccolo commerciante, o nei pressi di una pista aerea, o in città.

2.3.4. Le agenzie di trasporto aereo interno

Nel settore minerario, svolgono un ruolo importante a causa dell’isolamento della maggior parte dei siti minerari e per le grandi quantità da trasportare. Assicurano il legame tra le zone interne e la città, tra i commercianti e i centri di acquisto accreditati. La loro flotta è essenzialmente composta di aerei cargo noleggiati presso le varie società estere che ruotano intorno agli aeroporti. Durante il periodo della grande domanda, il prezzo variava tra 0,50 e 1 $ per ogni chilo di coltan trasportato ed era a carico del commerciante.

2.3.5. I centri di acquisto e di esportazione

I centri di acquisto autorizzati hanno il permesso di acquisto, vendita ed esportazione di minerali estratti artigianalmente. Di solito, si trovano in città e rappresentano il terzo e ultimo punto della filiera del coltan e della cassiterite prima dell’esportazione. Dispongono spesso di buoni contatti all’estero che consentono loro di essere ben informati circa i prezzi sul mercato mondiale, ciò che è ovviamente utile per negoziare il prezzo di acquisto. Inoltre, essi sono dotati di attrezzature moderne e più efficienti di quelle dei commercianti per analizzare i campioni di coltan e cassiterite.
Alcuni centri di acquisto del Sud Kivu esportano contemporaneamente sia la cassiterite che il coltan. Nel 2008, lo facevano Panju, Muyeye, Amur e WMC (World Mining Company). Altri, come Bakulikira, Oliva, MPC (Mining Process Congo), Hua Ying Tranding Company, Cemico, MDM (Mudekereza-Defays-Mundenge) e JMT Sprl esportavano solo cassiterite.

Arrivati nei centri di acquisto, i minerali vengono ulteriormente trattati per migliorare la loro purezza. La cassiterite e il coltan sono, infatti, ancora mescolati con altre scorie. Per l’eliminazione di queste impurità si ricorre ancora ai soliti metodi della setacciatura, frantumazione, vagliatura e separazione con mezzi magnetici. Si preleva, infine, un campione del minerale sommariamente purificato e, su una lastra di zinco, lo si asperge con acido cloridrico. La cassiterite prende il color grigio, mentre gli altri elementi rimangono neri.

La vendita dei minerali in un centro d’acquisto si realizza alla presenza di due funzionari statali, uno della Divisione Provinciale delle Miniere e Geologia, l’altro del Centro di Valutazione e di Certificazione (CEEC) di sostanze minerarie preziose e semi-preziose. La loro missione è quella di garantire la trasparenza delle operazioni di esportazione e di rilevare le statistiche giornaliere. La procedura di esportazione inizia con il prelievo di un campione: un agente dell’OCC (Ufficio Congolese di Controllo) preleva un campione del minerale da esportare e lo fa analizzare in laboratorio. Quindi redige un documento che riporta i risultati dell’analisi effettuata. Una copia è rilasciata al centro di acquisto per poter proseguire le operazioni di esportazione. Il minerale esportato dai centri di acquisto ha un tasso medio del 65%.

Si introduce il minerale in fusti di 200 litri di capacità. Si chiudono i fusti mediante saldatura dei coperchi. Pieno di cassiterite, un fusto pesa in media 750 kg. Completato un lotto di fusti (il lotto minimo è di circa 22.500 kg, cioè 30 fusti), il CEEC redige un verbale di sigillatura controfirmato dagli altri servizi abilitati ad assistere all’operazione di riempimento dei fusti: l’OFIDA (Ufficio delle dogane e accise), la Divisione delle Miniere e l’OCC. Dopo il pagamento in banca di tutte le imposte dovute (vedi sezione sulla molteplicità delle imposte), il fascicolo del Centro di acquisto è inviato presso la Divisione delle Miniere e poi consegnato al governatorato per il rilascio, da parte del governatore della provincia, dell’autorizzazione di esportazione. Con le due autorizzazioni, la fattura (in 5 copie) e il rapporto di analisi, l’agenzia delle dogane si rivolge all’OCC per ottenere il Certificato di Verifica per le esportazioni (CVE). Completato, il fascicolo arriva finalmente all’OFIDA per le ultime formalità doganali. A sua volta, OFIDA redige una dichiarazione definitiva di uscita che consente l’esportazione del minerale.

Oltre a questi cinque principali operatori della filiera nazionale, la filiera internazionale comprende altri tre gruppi di agenti: gli intermediari, i trasportatori internazionali e le società acquirenti.

2.3.6. Gli intermediari internazionali

Svolgono il ruolo di ponte tra gli esportatori e le industrie metallurgiche. I più importanti sono Traxys, Trademet, SDE, Afrimex e Metmar.

Traxys è una società belga nata dalla fusione di Sogem e Considar avvenuta nel 2003. Nel 2007, la maggior parte dei centri di acquisto e di esportazione di coltan e cassiterite nel Sud Kivu hanno venduto i loro minerali a Traxys, per una quantità complessiva di 1.633.500 kg di cassiterite e di 226.861,5 kg di coltan.

Afrimex è una società con sede a Londra. Nel 2004-2005, è stato il secondo più grande esportatore di cassiterite del Sud Kivu ed è stata accusata di sostenere ufficiosamente il conflitto nell’est della RDCongo e di consolidare finanziariamente il movimento ribelle RCD-Goma, attraverso il pagamento di una tassa stimata sull’8% del valore di tutte le esportazioni di coltan effettuate dai centri di acquisto e di esportazione. Nel 2007, 1.102.500 kg di cassiterite e 112.500 kg di wolframite sono stati venduti a Afrimex.

Gli intermediari internazionali hanno proposto ai centri di acquisto e di esportazione diversi tipi di contratti. In un contratto di tipo hedge (copertura), per esempio, il valore stimato è dato dal valore del metallo contenuto nel minerale diviso per 1,22. Questo coefficiente comprende le commissioni di intermediazione, tra cui l’assicurazione, il trasporto e la commercializzazione. Così, se il prezzo di una tonnellata di cassiterite contenente  il 65% di stagno è di 7.500 $, il centro di acquisto e di esportazione riceve 6.147,5 $ e l’intermediario riceve i rimanenti 1.352,5 $. Durante il periodo di surriscaldamento dei prezzi del coltan, gli intermediari acquistavano, dagli esportatori congolesi, un kg di tantalio a 400 $ e lo rivendevano tra i 700 e i 1000 $ sui mercati internazionali. Tuttavia, gli intermediari possono subire pesanti sanzioni per le impurità contenute nel minerale. Se le spedizioni contengono più del 5% di ferro (considerato un’impurità), devono pagare un’indennità di 25 $ per tonnellata di cassiterite. Queste multe possono ridurre sostanzialmente i profitti realizzati al momento dell’esportazione.

2.3.7. I trasportatori internazionali

Punti di partenza sono la RDCongo o dei paesi limitrofi, come l’Uganda e il Ruanda e i punti di arrivo sono l’Europa (soprattutto il Belgio), l’Asia e gli Stati Uniti. Molte compagnie occidentali (tra cui Martinair, Das Air Cargo …) sono state accusate di trasportare “coltan di guerra”. Il trasporto del coltan e della cassiterite avviene per via aerea o via mare.

Per quanto si riferisce alla destinazione europea, per via aerea, da Bukavu e Goma, i minerali sono trasportati verso Kigali (Ruanda) da varie compagnie, tra cui Das Air e Flight Line. Da Kigali al Belgio (Ostenda e Anversa) era la Brussels Airlines, ex Sabena, che ne assicurava il trasporto. Per via mare, da Bukavu e Goma, i minerali sono trasportati su strada fino a Kigali, dove un’agenzia di trasporti francese, la SDV Transintra, li trasporta, sempre su strada, fino al porto di Dar es Salaam in Tanzania. Dalla Tanzania verso l’Europa è un’altra agenzia di trasporto francese, la Safmarine, che ne assicura il trasporto fino in Belgio con la nave Karina.

2.3.8. I compratori internazionali

La prima trasformazione dei minerali (coltan e cassiterite) in metalli è opera dei metallurgici (fonderie e raffinerie). Sono il punto di congiunzione della catena regionale e quella internazionale. Nel 2008, il Belgio, il Sud Africa e il Regno Unito sono state le principali destinazioni dei minerali provenienti dal Sud Kivu. Secondo le statistiche ufficiali del 2007, il Belgio sarebbe stato il primo luogo di destinazione, principalmente per le attività di Brussels Airlines e Traxys Belgique. Le due imprese più produttive sono la tedesca HC Starck (una divisione di Bayer AG) e l’americana Cabot Corp. Altri acquirenti internazionali sono anche la Malaysia Smelting Corporation Berhad e la Thailand Smelting and Refining e Co. Ltd.

2.4. L’esportazione

Sono le agenzie interne che provvedono al trasporto dei minerali allo stato grezzo verso i centri di acquisto che, in seguito, li vendono agli intermediari internazionali che trattano con le industrie metallurgiche estere. Le imprese internazionali riescono ad acquistare i minerali a prezzi bassi, a causa della mancanza di industrie di trasformazione nella RDCongo.

Le statistiche relative alle quantità di minerali esportati dal Sud Kivu possono essere ottenute  consultando i vari servizi coinvolti nell’esportazione (Divisione Provinciale delle Miniere e geologia, OFIDA e CEEC). Tuttavia, i dati ottenuti sono spesso divergenti, ciò che rivela una mancanza di rigore e di coordinamento tra i servizi stessi. I centri di acquisto e di esportazione approfittano di questa cacofonia per sottovalutare il livello delle esportazioni o per dichiarare incorrettamente le loro esportazioni (dichiarare wolframite invece di cassiterite, per esempio).

Il basso volume delle esportazioni di coltan registrate dai servizi dello Stato è dovuto, tra l’altro, al diffondersi della frode per evadere il fisco. Molti commercianti lavorano senza alcun tipo di licenza o, di contrabbando, fanno arrivare il coltan a Kigali (Ruanda), su strada o per via aerea (aerei cargo russi tipo Antonov), non essendo la frontiera con il Rwanda sufficientemente controllata.

Inoltre, i centri di esportazione si lamentano regolarmente per la pletora di tasse cui sono sottoposti e che, a volte, superano di 10 volte quelle pagate dai loro omologhi ruandesi.

Il seguente grafico riporta le quantità esportate secondo le statistiche della Divisione Provinciale delle Miniere e Geologia e di OFIDA.

Evoluzione delle esportazioni minerarie del Sud Kivu (1999 – 2008):

Il prezzo medio di una tonnellata di cassiterite esportata da Bukavu è notevolmente diminuito, passando da 1.420 $ nel 2001 a 800 $ nel 2004. Si nota la stessa tendenza al ribasso tra il 2004 e il 2006. Tuttavia, l’aumento del prezzo della cassiterite, a partire dal 2006, ha fortemente favorito le esportazioni del Sud Kivu. Nel secondo trimestre del 2008, il prezzo mondiale alla London Metal Exchange (LME) è di circa 26.000 $ / tonnellata ma, nel primo trimestre 2009, scende a 10.900 $ / tonnellata, a causa della crisi finanziaria mondiale partita dagli Stati Uniti.

Il seguente grafico mostra l’evoluzione del prezzo di una tonnellata di cassiterite tra il 1998 e il 2008 sul mercato mondiale:

A partire dal 2008, mentre il prezzo della cassiterite diminuiva, il prezzo del coltan, tuttavia, ritornava ad aumentare, a causa della chiusura della miniera australiana Talison Minerals Wodgina che, nel 2008, forniva più del 30% della produzione mondiale. Questa situazione ha favorito, a Bukavu, un aumento delle esportazioni di coltan, passando da 27 tonnellate nel 2006 a 354 e 440 tonnellate nel 2007 e nel 2008.

Si osserva dunque una forte correlazione tra il volume delle esportazioni di coltan e l’evoluzione dei prezzi sul mercato mondiale, come mostrato nel seguente grafico:

Evoluzione del prezzo / kg del columbio e del tantalio sul mercato mondiale (1998 – 2007):

2.5. Troppe tasse

Una preoccupazione comune tra i minatori, i commercianti e gli esportatori è la molteplicità delle tasse riscosse dallo Stato e dai vari gruppi armati.

Anche se il nuovo codice minerario congolese ha introdotto una diminuzione delle varie tasse imposte al settore minerario, nella pratica però si assiste a una grande confusione sulla natura e il montante esatto delle tasse che i vari agenti del settore devono pagare.

La seguente tabella riporta le tasse ufficialmente riconosciute:

Tabella: Natura e montante delle tasse per il settore minerario:

  minatori commercianti Centri d’acquisto
cassiterite Permesso per minatore:

25 $/anno

licenza per

commerciante:

500 $/anno

tasse:

6.000 $

cauzione: 3.000 $

coltan permesso per minatore :

25 $/anno

licenza per

commerciante:

500 $/anno

tasse:

20.000 $

cauzione: 10.000$

La maggior parte dei minatori non hanno alcun documento di permesso, considerandolo troppo costoso. Alcuni non ne sono a conoscenza, altri non ne vedono la necessità, visti gli scarsi controlli da parte dei servizi competenti. Ancor più, i diversi dipartimenti governativi, le autorità tradizionali e i capi dei gruppi armati tormentano regolarmente i minatori, imponendo tasse illegali e mance.
Tra le tasse, sono incluse quelle per la scheda di identificazione (10 $), la scheda tecnica (15 $), la scheda di iscrizione (3 $), la scheda del campione di un imballaggio (5 $). Altre imposte sono prelevate sul luogo dell’imbarco dei minerali a destinazione dell’aeroporto di Bukavu e al momento del loro sbarco all’aeroporto stesso di Bukavu: verificazione della scheda di identificazione (1 $), servizi aeroportuali (10 $), servizio d’igiene (3 $), servizio di immigrazione (5 $).

Al momento dell’esportazione di minerali, i centri di acquisto sono soggetti ad una pletora di imposte per conto dei vari servizi pubblici:

– Il Centro per la valutazione, l’analisi e la certificazione (CEEC): 0,65% del valore FOB delle esportazioni;
– L’Ufficio Congolese di Controllo (OCC): 1,2% del valore FOB delle esportazioni;
– La Direzione Generale delle Entrate Amministrative e Demaniali (DGRAD): 0,007% del valore FOB delle esportazioni;

– L’ufficio delle dogane e Accise (OFIDA): 5% del valore FOB delle esportazioni;
– L’Ufficio di Gestione del trasporto marittimo (OGEFREM): 0,59% del valore FOB delle esportazioni;
– La Cellula Tecnica di Coordinamento e di Pianificazione delle Miniere (CTCPM): 0,2% del valore FOB delle esportazioni e

– La Provincia: 1% del valore FOB delle esportazioni.

Sulla base dei dati ufficiali relativi alle esportazioni di coltan e cassiterite, nel 2008, si può determinare l’importo complessivo incassato dai vari servizi pubblici:

Le entrate provenienti dalla tassazione delle esportazioni mineraria nel 2008:

  coltan cassiterite
Pubblici servizi montante = 6.050324,7 $ montante = 6.004.299 $
     
OFIDA 302.516, 23 300.214, 95
OCC   72.603, 9   72.051, 59
CEEC   39.327, 11   39.027, 94
DGRAD     4.235, 23     4.203
CTPCM   12.100, 65   12.008, 6
PROVINCIA   60.503, 25   60.042, 99
OGEFREM   35.696, 92   35.425, 36
TOTAL 526.983, 29 522.974,43

In tal modo, nel 2008, il coltan e la cassiterite hanno apportato alle casse dello Stato 1.049.957,7 $. Il seguente grafico presenta il contributo apportato da ciascun servizio alle casse dello Stato:

Quasi il 10% del valore dei prodotti esportati dai centri di acquisto e di esportazione viene assorbiti dalle tasse, ciò che riduce i loro margini di profitto e che tende a favorire il contrabbando, a vantaggio del Ruanda e del Burundi, dove la legge mineraria è più vantaggiosa. In Burundi, per esempio, l’apertura di un centro di acquisto e di esportazione costa solo 10.000 $, invece dei 50.000 in RDCongo. Spesso, i centri di acquisto e di esportazione del Sud Kivu si lamentano della pletora di tasse e imposte a cui sono soggetti e che, a volte, superano più di 10 volte quelle pagate da quelli ruandesi. Il Ruanda, infatti, esporta coltan e cassiterite da tre a quattro volte più di quanto produca: la differenza deriva sicuramente dal Kivu.

Produzione ed esportazioni del Ruanda, dal 1995 al 2003:

Cassiterite Colombio – tantalio (coltan)

3. ANALISI CONTABILE DELLE FILIERE DEL COLTAN E DELLA CASSITERITE

L’analisi contabile di una filiera si riferisce alla valutazione di alcune ripercussioni economiche (ricavi e costi) sui vari agenti e alla distribuzione, tra loro, del valore aggiunto del minerale prodotto e esportato. Punto di partenza è il valore, nel 2008, di una tonnellata di coltan o di cassiterite esportata dai centri di acquisto e di esportazione di Bukavu, per risalire fino ai minatori, passando attraverso gli altri agenti della filiera, come i piccoli e i grandi commercianti.

3.1. La distribuzione delle rendite nella filiera della cassiterite nel Sud Kivu

Il valore di riferimento è il prezzo di esportazione di una tonnellata di cassiterite presso i centri di acquisto e di esportazione. Nel 2008, a Bukavu, il prezzo medio di esportazione era di 8.263 $ / tonnellata. Tale importo comprendeva:

– Le tasse sull’esportazione: l’8,71% del valore FOB, cioè 720 $ per tonnellata;

– Il prezzo di acquisto dei minerali: i dati raccolti dal CEEC indicano che i centri di acquisto e di esportazione hanno acquistato 7.390.902,66 kg di cassiterite, per un valore di 25.008.300.35 $, cioè 3.383,66 $ per tonnellata;

– I costi di trasporto dalle piste d’atterraggio nei pressi dei centri minerari dell’interno fino ai centri di acquisto e di esportazione in città: tra 0,4 e 0,6 $ per kg, cioè tra i 400 e i 600 $ per tonnellata;
– I costi di funzionamento dei centri di acquisto e di esportazione (spese per il personale, consumo di energia, affitto, …):  circa il 10% del prezzo di esportazione, cioè 826,3 $ per tonnellata;
Dopo tutte le spese, il margine di beneficio dei centri di acquisto e di esportazione si aggira sui 2.833,04 $ per tonnellata esportata, cioè 2,83 $ al kg.

Per potere garantire la regolarità delle operazioni commerciali a livello dei siti minerari, i grossi commercianti sono spesso prefinanziati dai centri di acquisto e di esportazione situati in città, a Bukavu. Il prezzo di acquisto praticato dai centri di acquisto e di esportazione (3.383,66 $ per tonnellata) rappresenta il prezzo di vendita incassato dai grossi commercianti. Se da tale importo si detraggono le seguenti spese:

– Le tasse pagate ai militari e alla pubblica amministrazione: 0,6 $ al Kg = 600 $ per tonnellata;
– Il prezzo d’acquisto dei minerali dai piccoli commercianti: 2.186 $ per tonnellata;

– Altre tasse varie valutate sul 5% del prezzo di vendita: 169,18 $ per tonnellata,

il margine di beneficio dei grossi commercianti si aggira sui 428,48 $ per tonnellata di cassiterite esportata, cioè 0,42 $ per kg.

Il prezzo di acquisto dei grossi commercianti, 2.186 $ per tonnellata di cassiterite) corrisponde al prezzo di vendita guadagnato dai piccoli commercianti. Questi ultimi trattano direttamente con i minatori sui siti minerari. Dopo le seguenti spese:

– il costo del trasporto, dalla miniera fino al grosso commerciante: tra 0,1 e 0,3 $ per kg,

– le tasse ai militari e all’amministrazione locale (in media 0,4 $ per kg di cassiterite).

– il pagamento della cassiterite acquistata dai minatori: 1.396 $ per tonnellata di cassiterite,

il margine di beneficio dei piccoli commercianti si aggira sui 190,25 $ per tonnellata di cassiterite esportata, cioè 0,19 $ per kg.

I minatori vendono la loro produzione ai piccoli commercianti. Di solito lavorano in squadre di sei persone e sotto la supervisione di un caposquadra. Dai piccoli commercianti, i minatori ricevono 1.396 $ per tonnellata di cassiterite venduta, ma il caposquadra deve pagare:

– le tasse ai militari (circa 0,1 $ al kg di cassiterite) e ai capi tradizionali (da 1 a 3 $ per settimana),

– l’affitto del terreno utilizzato (da 200 a 400 $),

– il trasporto dei minerali fino ai piccoli commercianti (tra 0,2 e 0,3 $ al kg) e le

– altre spese, compreso il vitto per la squadra dei minatori (5% del prezzo di vendita).

Ne consegue che, dopo le spese fatte, il margine di beneficio dell’intera squadra dei minatori si aggira sui 966,2 $ per tonnellata di cassiterite, di cui la metà per il caposquadra (483,1 $ per tonnellata o 0,48 $ al kg) e l’altra metà da suddividere tra ogni minatore (80,52 $ per tonnellata o 0,08 $ al chilo).

3.2. La distribuzione del reddito nella filiera del coltan del Sud Kivu

Il valore di riferimento è il prezzo all’esportazione di una tonnellata di coltan. Nel 2008, presso i centri di acquisto e di esportazione di Bukavu, il prezzo medio di esportazione era 14.100 $ alla tonnellata. Tale importo comprendeva:

– Le tasse pagate per l’esportazione: 8,71% del valore FOB, cioè 1.228,11 $ per tonnellata di coltan.
– Il prezzo di acquisto: secondo le statistiche, i centri di acquisto e di esportazione avevano acquistato 356.134,82 kg di coltan per un valore complessivo di 3.305.819 $, cioè 9.282,49 $ per tonnellata;
– I costi di trasporto dalle piste di atterraggio nei pressi dei siti minerari fino ai centri di acquisto e di esportazione situati in città: tra 0,4 e 0,6 $ per kg, cioè tra i 400 e i 600 $ per tonnellata;
– I costi di funzionamento: circa il 10% del prezzo per tonnellata esportata, cioè 1.410 $ per tonnellata;
Dopo le spese fatte, il margine di beneficio dei centri di acquisto e di esportazione si aggira quindi sui 1.679,4 $  per tonnellata di coltan esportato, cioè 1,68 $ al chilo.
Durante il periodo di forte domanda del coltan, questo margine era stato di 12 $ per tonnellata. La drastica diminuzione del guadagno netto da parte degli esportatori è dovuta principalmente al calo dei prezzi del tantalio intervenuto sul mercato mondiale dal 2001.

I grandi commercianti vendono il coltan ai centri di acquisto e di esportazione a 9.282,49 $ per tonnellata ma, come per la cassiterite, devono sostenere certe spese, fra cui:

– le tasse dovute ai militari e all’amministrazione locale: circa 0,6 $ al chilo di coltan,

– l’acquisto del coltan dai piccoli commercianti: 6.497,74 $ alla tonnellata,

– le spese varie: circa il 5% del prezzo di vendita, cioè 464,12 $ per tonnellata.

Dopo le spese, il margine di profitto dei grandi commercianti si aggira sui 1.720,63 $ per tonnellata, cioè 1,72 $ al kg. Nel periodi di grande richiesta del colta, il loro margine di profitto si aggirava sui 15.000 $ per tonnellata (15 $ al kg).

I piccoli commercianti vendono il coltan ai grandi commercianti a 6.497,74 $ alla tonnellata ma devono pagare: il trasporto: tra  0,5 e 0,3 % al kg, le tasse imposte dai militari e dall’amministrazione locale: 0,7 $ al kg. e l’acquisto del coltan a 4.223,21 $ per tonnellata.

Dopo le spese, il margine di profitto dei piccoli commercianti è di 1.174,21 $ per tonnellata, cioè 1,17 $ al kg. Durante il periodo di grande richiesta, i piccoli commercianti potevano guadagnare fino a 8,25 $ al kg.

Sui 4.223,21 $ per tonnellata che i minatori ricevono dai piccoli commercianti, il caposquadra deve pagare: una certa somma ai militari, circa 0,4 $ al kg e ai capi tradizionali (da 1 a 3 $ per settimana),  l’affitto del terreno utilizzato: da 400 a 600 $, il trasporto: tra 0,2 e 0,3 $ al kg e le altre spese (cibo e bevande per i minatori della squadra …): il 5% del prezzo di vendita.

Dopo le spese, il margine di beneficio dell’intera squadra dei minatori si aggira sui 2.422,05 $ per tonnellata. Su questo importo, la metà rimane al caposquadra, con un margine di profitto di 1.211,02 $ per tonnellata, cioè 1,21 $ per kg, e l’altra metà è suddivisa tra tutti i minatori della squadra, ciascun minatore con un margine di beneficio di 201,83 $ per tonnellata, cioè 0,2 $ al kg.

[1] Testo integrale in francese: http://www.ua.ac.be/objs/00245654.pdf