Per una «forza internazionale neutra» efficace

Congo Attualità n. 159 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo

 

Molti sono i gruppi armati che operano nelle due province del Kivu, all’Est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo). I due più rilevanti sono il Movimento del 23 Marzo (M23) e le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR). Il primo, costituito da militari filoruandesi che hanno disertato l’esercito nazionale congolese, è appoggiato dal vicino Ruanda che fornisce armi, munizioni, logistica e nuove reclute. Il secondo, composto essenzialmente di militari e miliziani hutu ruandesi fuggiti dal Ruanda nel 1994, dopo il genocidio e in seguito all’ascesa al potere del Fronte Patriottico Ruandese (FPR, a connotazione tutsi), è usato dall’attuale regime ruandese come pretesto per intervenire militarmente in territorio congolese. A questi due gruppi più importanti, se ne aggiungono molti altri, tra cui l’Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano (APCLS), le Forze di Difesa Congolesi (FDC), i Maï Maï Raìa Mutomboki, i Maï Maï Cheka, i Maï Maï Yacutumba, i Maï Maï La Fontaine, Maï Maï Kirikisho, i Maï Maï Simba, i Maï Maï Mandefu, la Milizia Nyatura, ecc.

È in questo contesto che i Paesi membri della Conferenza Internazionale della Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) stanno esaminando la proposta di creare una “forza internazionale neutra” capace di risolvere definitivamente la questione relativa al disarmo di questi gruppi armati.

Anche se si tratta di una proposta ancora allo stadio embrionale, sembra però che i ministri della difesa dei Paesi membri della CIRGL abbiano raggiunto un accordo sulla “neutralità” della forza, escludendone i Paesi direttamente implicati nel conflitto (RDCongo, Ruanda, Uganda e Burundi). Un’altra decisione importante è che tale forza agirà con mandato dell’Unione Africana e dell’Onu.

In questa prospettiva, anche il Consiglio di Sicurezza dovrà ripensare il mandato affidato alla MONUSCO (Missione dell’ONU per la Stabilizzazione in Congo). Come dimostrato dai fatti, l’attuale mandato è servito solo a STABILIZZARE la guerra. Per poter stabilizzare la Pace, occorre un mandato di IMPOSIZIONE della pace, con la possibilità del ricorso all’uso della forza, secondo il cap. VII della Carta delle Nazioni Unite.

Essendo la situazione del Kivu molto complessa, a causa della molteplicità dei gruppi armati presenti, deve certamente essere affrontata nella sua globalità, ma richiede tuttavia che si fissino delle priorità che possano permettere alla forza internazionale neutra un esito finale positivo. Sarà compito della gerarchia militare fissare le strategie più idonee, ma sarà anche compito di tutti apportare proposte costruttive che possano contribuire al buon esito dell’operazione.

Una buona strategia sarebbe quella di procedere per tappe successive, seguendo una scala di priorità. La prima e più urgente priorità sembra essere quella del disarmo dell’M23 che ha già instaurato una sua amministrazione nel territorio di Rutchuru, formato un Comitato politico che con i suoi vari dipartimenti assomiglia a un vero e proprio governo parallelo a quello dello Stato e minaccia di prendere Goma, il capoluogo della Provincia del Nord Kivu.

Secondo il comunicato finale dei Ministri della difesa della CIRGL, quattro saranno le basi della forza internazionale, una nella pianura della Ruzizi (Sud Kivu) e tre nel Nord Kivu: Lubero-Ruwenzori, Masisi-Walikale e Rutchuru.  Secondo molti osservatori, le truppe della “forza internazionale neutra” dovrebbero essere concentrate soprattutto nel territorio di Rutchuru, occupato dall’M23. Ma anche il dispiegamento della forza internazionale a Lubero-Ruwenzori e a Masisi-Walikale, territori situati ad ovest del territorio di Rutchuru, potrebbe servire come base per un attacco simultaneo contro le posizioni dell’M23 installato nel territorio di Rutchuru. Se poi il Ruanda e l’Uganda permettessero il dispiegamento della forza internazionale anche sui loro rispettivi territori, situati ad est del territorio di Rutchuru, l’accerchiamento sarebbe completo e l’obiettivo dell’operazione, il disarmo dell’M23, potrebbe essere raggiunto abbastanza facilmente.

Ma è questo il punto debole: il Ruanda e l’Uganda non accetteranno mai una tale proposta che impedirebbe loro di portare soccorso all’M23. Questa è la questione cruciale. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’Unione Africana e la Comunità Internazionale, compresi gli Stati Uniti e l’Unione Europea, dovranno prendere atto che il fenomeno M23 non è un problema interno congolese, ma è suscitato e alimentato dal Ruanda e dall’Uganda, per difendere i loro interessi economici nel Kivu. Dovranno quindi prendere le misure adeguate per mettere questi due Paesi nella condizione di non poter più ostacolare la pace all’Est della RDCongo.

In ogni caso, il dispiegamento della forza internazionale a Masisi, Walikale, Lubero e Ruwenzori non potrà essere inteso come una tattica di interposizione fra l’esercito congolese e l’M23, in quanto  una simile strategia equivarrebbe a un riconoscimento ufficiale dell’occupazione del territorio di Rutchuru da parte dell’M23, il che gli conferirebbe la forza di esigere trattative e negoziati con il Governo. Ed è ciò che occorre evitare ad ogni costo, se si vuole essere fedeli alle richieste del popolo congolese che dice NO ad ogni forma di compromesso, NO a nuove trattative, NO a nuovi accordi segreti, NO alla guerra, No alla divisione del Paese. Per questo, la forza internazionale dovrebbe avere un mandato forte che le permetta di sconfiggere l’M23 in modo definitivo. Una volta raggiunto questo primo obiettivo, si potrà passare ad altre tappe successive per il disarmo delle FDLR e degli altri gruppi armati.

Ma è legittimo porsi la domanda: chi vuole davvero la pace nell’est della RDCongo, nel rispetto del diritto? Quanti guadagnano dall’attuale disordine e quanti sperano di guadagnare da una futura netta separazione del grande Kivu dal resto del Paese sono disposti a rivedere le loro posizioni? Se così fosse, non sarebbe neppure necessario un intervento militare. Gli strumenti diplomatici sarebbero di facile uso e di sicura efficacia.