Congo Attualità n. 407

IL PROCESSO VITAL KAMERHE

(2ª Parte)

INDICE

1. LA FASE DELL’ISTRUZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI GRANDE ISTANZA DI KINSHASA-GOMBE
a. La prima udienza
b. La seconda udienza
c. La terza udienza
d. La quarta udienza

1. LA FASE DELL’ISTRUZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI GRANDE ISTANZA DI KINSHASA-GOMBE

a. La prima udienza

L’11 maggio, presso il Tribunale di Grande Istanza di Kinshasa-Gombe, si è aperto il processo relativo a un caso di malversazione di fondi dello Stato destinati al finanziamento del “programma dei primi 100 giorni del Presidente Tshisekedi”. Sul banco degli accusati: il capo del gabinetto della Presidenza, Vital Kamerhe, un imprenditore libanese, Samih Jammal e il responsabile delle importazioni ed esportazioni, Jeannot Muhima.
Secondo l’inchiesta del Procuratore della Repubblica, tra marzo 2019 e gennaio 2020, Vital Kamerhe e Samih Jammal si sarebbero intascati 49 milioni di dollari.
Il denaro era stato pagato alla società Samibo Congo, di proprietà dell’imprenditore libanese ed era destinato alla costruzione di 1.500 case popolari prefabbricate a beneficio di cinque province.
I due sono accusati anche di appropriazione indebita di oltre 2,1 milioni di dollari, pagati a un’altra società di Samih Jammal, Husmal Sarl. Si trattava di un anticipo di una somma totale di oltre 57 milioni di dollari, destinata alla costruzione di altre 3.000 case prefabbricate, a favore di militari dell’esercito e di agenti della polizia residenti a Kinshasa. Gli avvocati di Samih Jammal respingono le accuse di appropriazione indebita perché, dicono, i lavori di fabbricazione sono in corso.
Il terzo accusato è il responsabile del servizio import-export presso la Presidenza, Jeannot Muhima Ndoole, al quale sono stati dati dei soldi per lo sdoganamento delle case in questione.[1]

L’11 maggio, la prima udienza pubblica del processo si è svolta presso la prigione centrale di Makala. È stata un’audizione di conferma delle identità delle parti e delle accuse a loro carico.
Vital Kamerhe ha dichiarato: «Si tratta del programma del Presidente della Repubblica. Non è stato Vital Kamerhe a idearlo. Si tratta di un programma elaborato e approvato dallo stesso Presidente della Repubblica. Vital Kamerhe non era l’unico supervisore di questo programma. C’era un intero comitato di supervisione e di coordinamento».
Jeannot Muhima ha affermato di aver agito sotto l’autorità del capo di gabinetto del Capo dello Stato. Jammal Samih, ha negato tutto.[2]

Per quanto riguarda i loro rapporti, Vital Kamerhe e Jammal Samih hanno affermato di non conoscersi e di non essersi mai incontrati. Tuttavia, dopo l’udienza, su Internet sono state pubblicate diverse foto che mostrano Vital Kamerhe accanto a Jammal Samih. In una di queste foto, a loro lato si può vedere anche un’altra persona, figura chiave per il suo ruolo. Si tratta di Yannick Talangay, identificato come il punto focale che ha “presentato” un eventuale progetto di case prefabbricate a un parente stretto della famiglia di Vital Kamerhe, Daniel “Massaro”, oggi in fuga.
Secondo quanto riferito, Talangay è un dipendente di una delle società di Jammal Samih e, nello stesso tempo, amico intimo di un figlio di Jammal. Secondo una fonte che ha richiesto l’anonimato, «Una sera, un figlio di Jammal e Talangay sono andati da (Daniel) Massaro per parlargli di un eventuale accordo. Il figlio di Jammal gli offre persino un veicolo, affinché lo presenti al capo del gabinetto Capo dello Stato». A proposito di queste foto, un collaboratore di Yannick Talangay ha confermato che sono autentiche: «Sono state scattate nella casa di Vital Kamerhe in Via Uvira, proprio da[Daniel] Massaro». Altre foto mostrano il giovane Talangay al fianco di Samih Jammal alla Presidenza congolese, presso il Palazzo della Nazione.
Gli avvocati di Jammal Samih ammettono infine che il loro cliente ha incontrato Vital Kamerhe, ma continuano ad affermare che non lo “conosce”: «il termine “conoscere” può assumere diversi significati … Nel caso del nostro cliente, Samih Jammal, di 82 anni e indebolito dalla malattia, la sfumatura è importante: una cosa è tra incontrare una persona una o due volte, altra cosa è conoscerla veramente». Occorre notare che il figlio di Samih Jammal, implicato nel dossier, ha lasciato il paese subito dopo l’arresto di suo padre.
Per quanto concerne Daniel Shangalume Nkingi, alias Daniel Massaro, nipote di Vital Kamerhe e consigliere presso il ministero del bilancio, era stato convocato dalla Procura generale presso la Corte d’appello di Kinshasa / Matete per 14 aprile 2020, nell’ambito dell’inchiesta sui lavori dei 100 giorni del programma d’urgenza del Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, ma si è reso irreperibile. Di conseguenza, il procuratore generale Kisula Betika Adler ha emesso un mandato di ricerca nei suoi confronti, affinché il commissario provinciale e l’ispettore capo della brigata criminale possano trovarlo e arrestarlo.[3]

Vital Kamerhe ha completamente smentito di essere l’unico ad avere la responsabilità della gestione del progetto dei 100 giorni. Egli ha dapprima dichiarato di essere sempre intervenuto «come direttore del gabinetto del Capo dello Stato e a nome del Presidente della Repubblica, per trovare una risposta ai bisogni urgenti della popolazione».
Egli ha poi ricordato che, il 13 giugno 2019, aveva firmato una “decisione” con cui istituiva un “Comitato di monitoraggio del programma di 100 giorni del Capo dello Stato”, composto da un totale di 66 persone e comprendente una “commissione di supervisione” e una “commissione di coordinamento”.
La “commissione di supervisione” era composta, fra altri, da Vital Kamerhe, capo del gabinetto del Capo dello Stato; dal suo vice Désiré-Cashmir Kolongele; dall’ex ministro delle finanze, Henri Yav; dall’ex ministro del Budget, Pierre Kangudia; dal ministro Thomas Luhaka; dal governatore della Banca centrale del Congo, Déogracias Mutombe; da Guylain Nyemba, da Gety Ntiaka Mpanu-Mpanu e daOliver Mondonge.
La “commissione di coordinamento”, presieduta dall’ambasciatore itinerante del Capo dello Stato, Nicolas Kazadi, era composta, fra altri, da Justin Kamerhe, Peter Kazadi, Marcelin Bilomba, Alexis Kadima, John Ntumba (attuale ministro della formazione professionale), alcuni rappresentanti di diverse istituzioni, tra cui vari ministeri.[4]

In questa udienza sono stati interrogati anche vari membri della “commissione di coordinamento” del progetto dei 100 giorni, tra cui Nicolas Kazadi, coordinatore della commissione, Marcellin Bilomba, Alex Kadima e Peter Kazadi.
Nicholas Kazadi, in un comunicato stampa pubblicato il 15 febbraio 2020, aveva già proclamato la sua innocenza, affermando di avere agito sotto l’autorità del direttore del gabinetto del Capo dello Stato: «Per quanto riguarda il programma dei 100 giorni, non sono stato associato alla sua concezione. È solo dopo il suo inizio che il direttore del gabinetto della Presidenza mi ha incaricato di assicurare il coordinamento del suo monitoraggio all’interno di una commissione ad hoc».
Nicolas Kazadi ha dichiarato di non aver mai avuto contatti finanziari con nessuna società responsabile dell’attuazione del programma: «Come coordinatore, non avevo ovviamente alcun contatto finanziario né con società pubbliche o private selezionate per i diversi progetti,  né con i Ministeri delle finanze o del bilancio. Ciò era completamente al di fuori delle mie prerogative».
Successivamente, su richiesta degli avvocati della difesa di Vital Kamerhe e di Samih Jammal, il tribunale distrettuale di Gombe ha rinviato la causa al 25 maggio.[5]

Il 15 maggio, il nipote di Vital Kamerhe, Daniel Masaro, ricercato da un mese, è stato trovato dalla polizia in una fattoria situata nella periferia est di Kinshasa e trasferito alla procura di Kinshasa-Matete il 18 maggio. Nipote di Vital Kamerhe, egli potrebbe essere servito da intermediario tra l’imprenditore libanese Samih Jammal e suo zio, in una trattativa relativa al progetto costruzione di case prefabbricate per conto dello stato congolese.[6]

b. La seconda udienza

Il 25 maggio, è ripreso il processo. Le domande poste dal Pubblico Ministero si sono concentrate sui contratti stipulati per l’acquisto di case prefabbricate per un valore di oltre 50 milioni di dollari. Le prime domande sono state poste sulla procedura che ha portato alla scelta della società Samibo di Samih Jamal, come fornitore delle case prefabbricate.
All’inizio, Vital Kamerhe ha proclamato la sua innocenza perché, secondo lui, nessun documento dimostra la sua colpevolezza: «Sono accusato di appropriazione indebita di fondi pubblici. Vorrei che il pubblico ministero fosse capace di dimostrare in che modo avrei potuto appropriarmi di quei soldi pagati a Jammal Samih. Vorrei sapere in che giorno e in quale documento mi sono stati dati quei 47 milioni di dollari». Come nella prima udienza, egli ha affermato di non essere l’unico supervisore del programma dei 100 giorni di Félix Tshisekedi e ha aggiunto: «Abbiamo avuto almeno 10 riunioni del comitato di supervisione ed è stato il dircab che ha presieduto tutte queste riunioni a nome del Presidente della Repubblica».
Alla domanda su quali elementi abbiano contribuito alla scelta della società Samibo Congo SARL gestita da Samih Jammal, Vital Kamerhe ha addossato la responsabilità di questa scelta a Justin Bitakwira, allora ministro dello sviluppo rurale: «Non sono stato io a scegliere Samibo. È stato l’ex ministro dello sviluppo rurale, Justin Bitakwira».
Il Presidente del tribunale ha chiesto a Vital Kamerhe come mai milioni di dollari siano stati pagati alla società Samibo, quando l’addendum al contratto di case prefabbricate non era ancora stato firmato. Secondo Vital Kamerhe, a questa domanda dovrebbero rispondere i responsabili della catena dei pagamenti della spesa pubblica, tra cui l’allora ministro del bilancio, Pierre Kangudia, e il governatore della Banca centrale del Congo, Déogratias Mutombo: «Non ho mai pagato un dollaro a nessuno. Non ho dato alcuna ingiunzione di pagamenti, perché ciò non è di competenza del capo di gabinetto della Presidenza».[7]

Dopo aver ricordato che il contratto del 2018 prevede 26 milioni, il pubblico ministero ha chiesto  come si sia passati da 26 a 57 milioni. Ha inoltre sottolineato che il pagamento di 57 milioni a Jammal Samih e alla sua società Samibo sarebbe stato effettuato senza alcuna base giuridica, poiché l’addendum al contratto iniziale non è mai stato autorizzato o firmato dal direttore generale della direzione generale di controllo degli appalti pubblici.
Da parte di Samih Jammal, i suoi avvocati hanno dichiarato che il contratto del 2018 e l’addendum di aprile 2019 sono effettivamente stati firmati tra il loro cliente, Jammal Samih, e la Repubblica, rappresentata dal Ministro dello sviluppo rurale, Justin Bitakwira.
Considerando che, dal 15 marzo al 18 maggio 2019, loa Banca Centrale ha trasferito 57 milioni sul conto di Samibo, il presidente del Tribunale ha chiesto: «Perché questi fondi sono stati collocati sul conto di Jammal presso la Rawbank, mentre invece il conto annotato sul contratto è ospitato presso Ecobank?». A questa domanda, Samih Jammal ha risposto: «Si tratta  del mio conto privato. È da 10 anni che ho un conto presso la Rawbank. Non ho accettato questo trasferimento su Ecobank, poiché è una banca che lavora sempre con ritardo».[8]

Citando alcuni documenti, il pubblico ministero ha rilevato che Jamal Samih ha trasferito 5 milioni di dollari dal conto della sua società Samibo SARL presso la Rawbank sul conto dell’altra sua società, Husmal SARL, attivo presso la stessa banca. Ha quindi chiesto delle spiegazioni sul fatto di aver trasferito del denaro destinato al progetto delle case prefabbricate sul conto della sua società Husmal Sarl, su un altro suo conto aperto presso una banca in Libano e su conti di altre eventuali società o persone fisiche.
Samih Jammal ha ammesso di aver ricevuto l’importo totale di 57 milioni di $, ma ha affermato che ne sono stati trasferiti solo 47, essendo il resto stato bloccato dalla Banca Centrale Congolese presso la Rawbank. Egli ha aggiunto di essere un commerciante e di avere dei rappresentanti in Libano e a Istanbul. Gestisce i suoi conti secondo le sue attività e le diverse necessità, come il pagamento dei suoi dipendenti.
Un avvocato di Samih Jammal ha aggiunto: «Sul presunto trasferimento in Libano, occorre notare che Samih Jammal intrattiene relazioni commerciali con molte società ed entità estere e, pertanto, ha il diritto di depositare i soldi dove vuole».
Un altro avvocato di Samih Jammal ha osservato: «I 57 milioni di $ versati a Samih Jammal non servivano solo per le spese di acquisto delle case prefabbricate. Vi sono anche altre spese, come quelle del trasporto e dell’installazione sul posto. Samibo ha firmato contratti con altre società. Ad esempio, un contratto di 700 mila dollari con ANCOR per preparare le fondazioni, un contratto di 600.000 dollari con Park Line, ecc. L’importo di 57 milioni di $ è giustificato».[9]

Secondo l’accusa, i due figli di Jammal hanno prelevato ciascuno 12 e 18 milioni di $ dal conto aperto presso la Rawbank. Da parte sua, Jammal Samih ha ammesso che i suoi figli hanno ritirato diversi milioni di dollari dal suo conto, su cui lo stato gli aveva appena trasferito 57 milioni per la consegna delle case prefabbricate, ma ha altrettanto detto che si trattava  “dei suoi soldi”. Diverse fonti riferiscono che i due figli di Jammal non si trovano più in RD Congo. Secondo una fonte giudiziaria, «hanno lasciato il paese pochi giorni dopo l’arresto del padre». Altri dicono che uno è a Istanbul e l’altro a Beirut.[10]

In questa seconda udienza pubblica, Samih Jammal ha suggerito ai giudici di andare al campo militare di Tshatshi, per constatare di persona quanto è già stato fatto per le case. Secondo i suoi avvocati, diversi container di materiale sono ancora bloccati a Dar es Salaam, per mancanza di pagamento da parte del governo.
L’udienza seguente è prevista per il 3 giugno. Il giudice che ha presieduto l’udienza ha dichiarato di voler interrogare i membri del governo che avrebbero concluso il contratto e permesso l’erogazione dei fondi e ascoltare la moglie e la nuora di Vital Kamerhe che, si dice, abbiano beneficiato della malversazione di denaro pubblico.[11]

c. La terza udienza

Il 3 giugno, il processo Kamerhe e co-imputati è ripreso una settimana dopo l’improvvisa morte del giudice incaricato di questo dossier, Raphael Yanyi. Il nuovo presidente del Tribunale di Grande Instanza di Kinshasa-Gombe è il giudice Pierrot Bankenge Mvita.
L’ex ministro dello sviluppo rurale, Justin Bitakwira, che nel 2018 ha firmato il contratto iniziale con Samibo SARL di Samih Jammal, ha spiegato che, inizialmente, si trattava di un progetto di 27 milioni di $ per 900 case prefabbricate a favore di 9 province. Justin Bitakwira ha ammesso di aver firmato questo contratto.
Accusato da Vital Kamerhe di aver firmato il contratto che ha portato al pagamento di 57 milioni di $ alla società SAMIBO, Bitakwira ha smentito tale versione. «Non c’è stato alcun contratto né emendamento», ha egli detto, precisando che un contratto era stato firmato nel 2018, ma poi era stato messo in discussione perché, a quel tempo, il governo non ha potuto pagare la prima rata della fattura a Samibo SARL. In seguito, è stato presentato un progetto di modifica, che non è mai stato convalidato dalla Direzione Generale di Controllo sugli Appalti Pubblici.
Ha aggiunto che non ha potuto dare seguito a questo dossier perché, tramite corrispondenza ufficiale, Vital Kamerhe gli aveva tolto tale incarico. «Quando Félix Tshisekedi è diventato Presidente della Repubblica, Kamerhe ha paralizzato il nostro governo. Eravamo diventati degli  spettatori», ha dichiarato, assicurando di non essere a conoscenza del pagamento di 57 milioni di $ a Samibo SARL. Questo importo, ha detto, è lungi da quello di 27 milioni di $ previsti nel contratto originale: «Non ho mai impegnato la RD Congo in un pagamento di 57 milioni di $. È dal 22 maggio 2019 che non ho più alcuna responsabilità nel progetto delle case popolari prefabbricate, perché il capo di gabinetto della Presidenza l’ha incluso nel progetto dei 100 giorni», affidandolo al Ministero dell’urbanistica e dell’edilizia abitativa. Secondo le sue dichiarazioni, da quella data egli non ha più avuto nulla a che fare con questo dossier. Ricordando di non essere mai stato associato al comitato di gestione del programma dei 100 giorni, ha smentito la validità dell’addendum al contratto che ha permesso il pagamento di 57 milioni di $.[12]

Per quanto riguarda il contratto del 2018 relativo a 900 case popolari e l’addendum del 2019 relativo a 1.500 case prefabbricate, che avrebbero dovuto essere firmati dal Ministero dello sviluppo rurale, il Direttore generale ai della Direzione Generale di Controllo sugli Appalti Pubblici (DGCMP), Ngongo Salumu, è stato tassativo: nulla è stato firmato in conformità con la legge sull’aggiudicazione degli appalti pubblici. Pertanto, né il contratto di aprile 2018 relativo a un ordine per 900 case per un importo di 26 milioni di dollari, né la famosa “modifica” di aprile 2019 relativa all’ordine di 1.500 (900 iniziali + 600 aggiuntive) case prefabbricate al costo di 57 milioni di dollari, non hanno ricevuto l’approvazione della DGCMP.
Il DG a.i della DGCMP ha inoltre spiegato che lo Stato non può pagare l’intera fattura che dopo la consegna e la verifica di conformità. Ha aggiunto che lo Stato non può effettuare dei pagamenti senza preavviso di autorizzazione da parte della DGCMP.
Secondo alcune fonti, il ministro Bitakwira ha firmato il contratto del 2018 e l’addendum del 2019, ma quando la DGCMP non ha potuto concedere l’autorizzazione, i due documenti hanno perso automaticamente il loro valore. Sempre secondo queste stesse fonti, Vital Kamerhe avrebbe fatto uso di documenti falsi e non validi.[13]

Jeannot Muhima, responsabile del servizio Import-Export della Presidenza della Repubblica, accusato di malversazione di 1.144.000 $ nell’ambito dello sdoganamento delle case prefabbricate, ha rivendicato la sua innocenza. Alle domande del Pubblico Ministero: «Conosce il contratto per la fabbricazione di 1.500 case? Chi era l’importatore? Da chi hai ricevuto l’ordine di sdoganare le case?», Jeannot Muhima ha risposto di non sapere nulla del contratto. Ha dichiarato che l’importatore era la presidenza della Repubblica e che aveva ricevuto l’ordine di missione firmato dal direttore del gabinetto della presidenza, Vital Kamerhe.
Da parte sua, Vital Kamerhe ha precisato che non è firmatario di alcun contratto: «Il contratto delle case esiste. Ma non ne conosco i termini». Il Pubblico Ministero allora gli ha chiesto in che qualità ha fatto erogare 1.144.000 $ per lo sdoganamento. Brandendo l’articolo 6 del contratto, il direttore del gabinetto della Presidenza ne ha addossato la responsabilità al Governo della Repubblica.[14]

Interrogato sulla concessione di un terreno di 100m per 70m situato nel distretto di Basoko, in comune di Ngaliema (Kinshasa) a Soraya Mpiana, nuora di Vital Kamerhe, per un importo di 100.000 $, con il presumibile obiettivo di ottenere l’appalto del progetto delle case prefabbricate, Jammal Samih ha affermato di non conoscerla. Tuttavia, ha ammesso di aver dato, già due anni fa, un terreno a Daniel Shangalume Nkingi, nipote di Vital Kamerhe. Ha spiegato che “Daniel” è un amico dei suoi figli e che ha spesso lavorato con lui. Questo regalo, spiega, era per ringraziarlo per altri affari che non hanno nulla a che fare con il programma dei 100 giorni.
Secondo fonti giudiziarie, il titolo della donazione porta il nome di Soraya Mpiana, ma la firma è di Daniel Shangalume Nkingi, attualmente detenuto nella prigione centrale di Makala (Kinshasa).[15]

d. La quarta udienza

Il 4 giugno si è svolta la quarta udienza pubblica, sempre presso la prigione centrale di Makala (Kinshasa). Questa udienza segna la fine della fase dell’istruzione.
L’ex ministro del bilancio, Pierre Kangundia, ha dichiarato che l’erogazione dei fondi e i pagamenti non hanno seguito la procedura normale, poiché erano effettuati in procedura di emergenza, passando direttamente attraverso il Ministro delle finanze, per decisione del direttore del gabinetto del Presidente Félix Tshisekedi.
Questa versione è stata confermata dal suo ex collega ministro delle finanze, Henri Yav, secondo cui il finanziamento di 57,6 milioni era stato versato alla società SAMIBO in diverse rate, ancora prima dell’attuazione del progetto. Egli ha spiegato che tutti i pagamenti sono stati effettuati sulla base di un piano di erogazione elaborato presso la Presidenza della Repubblica e sulla base di una lettera emessa da Vital Kamerhe.
Il consigliere del Capo dello Stato in materia economica e finanziaria, Marcelin Bilomba, ha insistito sull’opacità che ha caratterizzato l’attuazione del programma e ha affermato che, in realtà, Jammal ha ricevuto 66,7 milioni e 57,6 milioni di $, per un totale di 124,3 milioni di $. Ha sostenuto di aver abbandonato il coordinamento del programma dei 100 giorni, a causa della mancanza di trasparenza e ha accusato Vital Kamerhé di esserne il principale responsabile. Ha parlato di un “grossolano montaggio” e di una operazione di “malversazione intellettuale di fondi pubblici”.
Il governatore della Banca Centrale del Congo (BCC), Deogratias Mutombo, ha ribadito le stesse cose.[16]

Pierre Kangudia Mbayi, attualmente deputato nazionale, era ministro del bilancio al momento del pagamento di circa 57 milioni di $ a Samibo SARL, per il progetto delle case prefabbricate.
Egli ha dichiarato che i pagamenti non potevano essere effettuati senza l’autorizzazione del capo del gabinetto della Presidenza. Egli ha affermato che, con una lettera ufficiale, Vital Kamerhe aveva neutralizzato il governo: «Per tutti i flussi di pagamento, si doveva fare riferimento al capo del gabinetto del Capo dello Stato … Tutto doveva passare attraverso di lui». Pierre Kangudia ha affermato che il pagamento della prima somma di circa 26.700.000 USD a Samibo SARL non è stato effettuato a causa di un problema della Tesoreria dello Stato flusso di cassa. «In quel momento, la priorità erano le elezioni», ha fatto osservare, aggiungendo che il progetto delle case prefabbricate era passato in secondo piano. Inoltre, il ministro ha spiegato di non aver mai visto il il dossier relativo al pagamenti di circa 57 milioni di $ destinati a questo progetto, poiché i pagamenti erano effettuati in procedure d’urgenza, passando direttamente attraverso il ministro delle finanze.
Pierre Kangudia ha anche affermato di essere venuto a conoscenza del dossier Samibo solo per regolarizzazione, per essere stato consultato dal Ministro delle Finanze di quel tempo: «Non ho mai avuto conoscenza del dossier relativo alle case prefabbricate. Ne sono stato messo al corrente solo nel momento della regolarizzazione dei pagamenti, quando già erano stati pagati più di 31 milioni». Per quanto riguarda il suo rapporto con Jammal Samih, l’ex ministro del bilancio ha ammesso di conoscerlo da tempo e di averlo incontrato una volta nell’anticamera dell’ufficio del direttore del gabinetto del presidente della Repubblica. Da parte sua, Samih Jammal ha confermato di essere stato ricevuto dal capo del gabinetto della Presidenza per 2 o 3 minuti.[17]

Henri Yav Mulang, ministro delle finanze da dicembre 2014 ad agosto 2019, ha dichiarato che Vital Kamerhe è effettivamente quello che ha ordinato i pagamenti di 57 milioni di $ a favore di Samibo. Henri Yav ha confermato di aver erogato 57 milioni a favore della società Samibo e 2 milioni a Husmal «sulla base di varie lettere del capo gabinetto del Capo dello Stato e secondo un piano di erogazione stabilito dalla Presidenza della repubblica».
L’ex ministro Yav Mulang ha dichiarato che i 57 milioni di $ sono stati pagati in più rate. 14 milioni sono stati pagati con procedure d’urgenza, 10 milioni con procedura di liquidazione. Altri pagamenti sono stati effettuati a seconda della disponibilità di contanti. Ha aggiunto che Samih Jammal è stato pagato con le riserve di cambio della Banca Centrale del Congo (BCC) e che i pagamenti sono stati effettuati sul conto di Samibo presso Ecobank.
Egli ha dichiarato che, per quanto riguarda il progetto delle case prefabbricate, non ha preso parte al processo di selezione di Samibo SARL. Tuttavia, ha ammesso di aver scritto alla DGDA per «l’esenzione di sdoganamento delle case prefabbricate, su richiesta del capo gabinetto del Capo dello Stato. Si trattava, in effetti, di un’esenzione concessa alla Presidenza della Repubblica».
Henri Yav Mulang  ha affermato di aver appreso di far parte del comitato di supervisione del programma di 100 giorni solo in un secondo momento, attraverso una lettera del mese di giugno.
Da parte sua, Vital Kamerhe ha sempre negato di aver ordinato i pagamenti, perché ciò non era di sua competenza ed egli non aveva alcuna facoltà di decisione al riguardo. Sempre secondo le sue dichiarazioni, egli aveva agito solo nell’ambito della progettazione del programma e, per il resto della procedura, ciascun ministro agiva secondo le sue prerogative. D’altra parte, egli ha ricordato che «nessuno è tenuto a rispettare un ordine che non sia legale o non conforme agli equilibri economici», aggiungendo che Yav Mulang, Deogratias Mutombo e Pierre Kangudia l’avevano rassicurato sulla disponibilità dei fondi.[18]

Deogratias Mutombo Mwana Nyembo, governatore della Banca Centrale del Congo (BCC), ha dichiarato di aver partecipato, in febbraio 2019, a due incontri di preparazione del programma dei 100 giorni, ma ha fatto notare che, in quei due incontri, non si era parlato dei progetti delle case prefabbricate. Ha affermato di non aver fatto parte della commissione di supervisione del programma. Ha detto di non ricordare come sia stato effettuato il pagamento di 2 milioni di $ alla società Husmal. Ha spiegato che la BCC aveva chiesto a Rawbank di pagare il conto Samibo a Ecobank. Ha precisato che la BCC non ha alcuna possibilità di controllare ciò che fanno le banche private.[19]

Nicolas Kazadi Kadima, ambasciatore itinerante del presidente Felix Tshisekedi da marzo 2019, ha dichiarato che è stato nominato coordinatore del comitato di controllo nell’ambito del programma dei 100 giorni solo verbalmente e che l’ha saputo solo durante il primo incontro svoltosi presso la Presidenza. Ha affermato che «il programma è stato progettato in febbraio e reso pubblico in marzo. Il comitato di controllo è stato istituito ufficialmente in giugno, ma i lavori erano iniziati circa due mesi prima, attraverso una riunione convocata dal capo gabinetto della Presidenza. La commissione di coordinamento non aveva alcun mandato di identificazione delle società cui affidare i cantieri».
Ha sottolineato che la commissione di coordinamento non ha mai partecipato alla fase preparatoria del programma, né all’individuazione dei progetti, né all’aggiudicazione degli appalti.
Ha detto di essersi sorpreso dei pagamenti versati a Samibo, ma ha sottolineato che «ciò non ci riguardava, perché non era di nostra competenza». Ha sottolineato che lui e «i membri della commissione di coordinamento non sono mai stati associati al dossier Husmal, tanto meno al dossier Samibo, non essendo stati implicati nell’identificazione di questi progetti». «Quando abbiamo preso conoscenza del lavoro svolto sotto la direzione del direttore del gabinetto della Presidenza, ci siamo limitati solo ad un’attività di controllo».
Nicolas Kazadi ha riconosciuto che «due membri della sua commissione hanno collaborato con il direttore del gabinetto del Capo dello Stato nell’ambito dei progetti affidati a Samibo. Si trattava di un incarico affidato dal Dircab a loro due in particolare, non alla commissione in quanto tale».
Egli ha infine riconosciuto che il Ministro della formazione professionale faceva parte della sua commissione, ma ha affermato di non sapere che fosse coinvolto in operazioni di sdoganamento, incarico che avrebbe ricevuto  dal direttore del gabinetto della Presidenza.[20]

Marcellin Bilomba, consigliere del Capo dello Stato in materia di economia e finanza, ha affermato che, in realtà, almeno 66 milioni di $ sono stati erogati a beneficio di Samih Jammal, per il progetto di costruzione delle case popolari nell’ambito del programma dei 100 giorni. Ha affermato che, nella sua veste di consulente, aveva suggerito alla DG della BCC di non effettuare il pagamento di tale importo a Samibo e Husmal, perché temeva la possibilità di eventuali tentativi di corruzione. Sfortunatamente, ha detto, «nessuno mi ha ascoltato». Ha sottolineato che le case prefabbricate non sono mai state una priorità per il governo e che la concezione di questo progetto è opera di un piccolo gruppo. Ha affermato che i vari consiglieri presso la Presidenza non sono mai stati consultati. Secondo lui, «la creazione di Husmal, accanto a Samibo è una truffa ai danni della Repubblica». Per quanto riguarda il finanziamento di questo progetto delle case prefabbricate, egli afferma che l’importo è stato preso dalle riserve internazionali della Banca Centrale del Congo, ciò che ha sconvolto il quadro macroeconomico, i cui impatti sono attualmente visibili nell’aumento del tasso di cambio e dell’indice di inflazione.[21]

Il generale Christian Tshiwewe Songe, comandante della Guardia Repubblicana, ha affermato che su 300 case, ne sono state consegnate 211, aggiungendo che il progetto prevede 1.000 case.[22]

Daniel Shangalume Nkingi, noto come Masaro, cugino di Vital Kamerhe, è intervenuto a proposito di una presunta donazione di Samih Jammal, proprietario di SAMIBO, a i Soraya Mpiana, nuora di Vital Kamerhe. Si tratta della concessione di un terreno di 70 x 100 metri, situata nella baia di Ngaliema, nel distretto di Basoko del comune di Ngaliema (Kinshasa).
Daniel Shangalume ha dapprima spiegato la sua relazione con Samih Jammal: «Nella ricerca di clienti nel contesto del mio lavoro di assicuratore presso Sonas, mi sono imbattuto nella famiglia Jammal e è in quell’occasione che ci siamo conosciuti». A proposito del terreno in questione, egli ha detto che «Né Soraya, né i suoi genitori, né alcun altro ne sa qualcosa».
Mentre la parte civile, che ha citato in giudizio Vital Kamerhe e Jammal Samih, ha affermato che l’imprenditore libanese aveva offerto al direttore del gabinetto del presidente Tshisekedi un bene immobile, attraverso sua nuora Soraya Mpiana, per ottenere l’appalto del progetto delle case prefabbricate, Daniel Massaro ha dato una versione diversa, ammettendo di essere lui la causa di questa confusione: «Sono stato io a chiedere a Jammal Samih di mettere il nome di Soraya Mpiana come beneficiaria di quel terreno. Soraya non c’entra per niente». Egli ha aggiunto che Samih Jammal gli aveva “venduto” un terreno, dopo che ne aveva comprato un altro. A proposito di questo terreno situato a Ngaliema e stimato sui 100.000 $ dagli avvocati della parte civile, Daniel Massaro ha affermato di averlo “comprato” da Jammal Samih e di averlo pagato 20.000 $.
Ma questa tesi non ha convinto molto. L’avvocato della parte civile ha cercato di capire qualcosa di più sugli acquisti di Daniel Massaro, tra cui un edificio e un terreno nel centro di Kinshasa. Tuttavia, Massaro si è rifiutato di rispondere alle domande del giudice presidente.
In effetti, Daniel Massaro è stato implicato anche in un’altra inchiesta giudiziaria. Secondo due copie di certificati di registrazione di concessioni immobiliari, risulta che egli ha acquistato un primo terreno del distretto di Socimat, nel comune di Gombe, per un importo di 1.001.157 $ il 27 aprile 2019 e un secondo terreno nel comune di Lingwala, per un importo di 650.000 $ l’11 aprile 2019. I due acquisti risalgono stranamente al periodo in cui Jammal Samih ha ricevuto i pagamenti da parte della Banca Centrale del Congo per il progetto di costruzione delle case prefabbricate. Secondo i documenti, Jammal Samih ha ricevuto 57 milioni di $ in diverse rate, proprio tra il 18 marzo e il 19 maggio 2019.
I contatti di Massaro con l’imprenditore libanese, i suoi acquisti di beni immobiliari e i suoi problemi giudiziari, hanno messo in difficoltà Vital Kamerhe nel suo processo. Se, nel processo di Vital Kamerhe, Daniel Massaro sembra addossarsi molte responsabilità, non c’è dubbio che, nel suo proprio processo, rischierà di trovarsi in una posizione molto scomoda, dal momento che, come fonte di pagamento degli acquisti effettuati, ha menzionato solo i propri averi.[23]

Il Tribunale di Grande Istanza di Kinshasa-Gombe ha terminato la fase di istruzione del dossier “appropriazione indebita di fondi pubblici assegnati al programma dei primi 100 giorni del Capo dello Stato”. La prossima udienza è prevista per l’11 giugno 2020, per la presentazione delle richieste di assoluzione o di condanna da parte degli avvocati delle diverse parti: la difesa, il Pubblico Ministero e la parte civile.[24]

[1] Cf RFI, 11.05.’20
[2] Cf Radio Okapi, 11.05.’20
[3] Cf Politico.cd, 12.05.’20
[4] Cf Politico.cd, 12.05.’20
[5] Cf Politico.cd, 12.05.’20
[6] Cf Kamanda wa Kamanda Muzembe – RFI, 19.05.’20
[7] Cf Patient Ligodi – RFI, 25.05.’20
[8] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 25.05.’20
[9] Cf Politico.cd, 25.05.’20
[10] Cf Politico.cd, 25.05.’20
[11] Cf Radio Okapi, 25.05.’20
[12] Cf Patient Ligodi – RFI, 03.06.’20; Politico.cd, 03.06.’20
[13] Cf Radio Okapi, 04.06.’20; Politico.cd, 03.06.’20; Actualité.cd, 04.06.’20
[14] Cf Radio Okapi, 03.06.’20
[15] Cf Politico.cd, 03.06.’20
[16] Cf Radio Okapi, 04.06.’20; Patient Ligodi – RFI, 04.06.’20
[17] Cf Actualité.cd, 04.06.’20; Politico.cd, 04.06.’20
[18] Cf Actualité.cd, 04.06.’20; Thierry Mfundu – Politico.cd, 04.06.’20
[19] Cf Actualité.cd, 04.06.’20
[20] Cf Actualité.cd, 04.06.’20; Thierry Mfundu – Politico.cd, 04.06.’20
[21] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 04.06.’20
[22] Cf Actualité.cd, 04.06.’20
[23] Cf Actualité.cd, 06.06.’20; Politico.cd, 07.06.’20
[24] Cf Actualité.cd, 04.06.’20