L’opposizione costretta a scegliere tra un cambio di strategia o una sconfitta elettorale

Editoriale Congo Attualità n. 367 / a cura di Rete Pace per il Congo

La manifestazione del 26 ottobre organizzata dall’opposizione

Il 26 ottobre, i partiti membri dell’opposizione hanno organizzato una manifestazione contro l’utilizzazione della macchina per votare nelle prossime elezioni del mese di dicembre.
L’opposizione giustifica la sua contrarietà alla macchina per votare per il fatto che la sua utilizzazione può favorire una lunga serie di brogli elettorali e la manipolazione dei risultati elettorali e mette in difficoltà gran parte di un elettorato, non ancora abituato ad usare questo tipo di nuova tecnologia.
L’affluenza dei partecipanti a questa manifestazione è stata notevolmente inferiore a quella constatata in occasione del ritorno in patria di Étienne Tshisekedi nel giugno 2016 e di Jean-Pierre Bemba nell’agosto 2018.
L’obiettivo prefissato per questa manifestazione era quello di ottenere la rinuncia, da parte della Commissione elettorale, all’utilizzazione delle macchine per votare. Si tratta tuttavia di un obiettivo oggettivamente poco realistico visto che, secondo le dichiarazioni della Commissione elettorale, la fase di produzione (in Corea del Sud) di questi dispositivi informatici è già terminata e quella del loro invio (per via marittima) è già in corso.

L’assenza dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS)

L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il maggior partito dell’opposizione, non vi ha aderito. Benché contrario all’utilizzazione della macchina per votare, l’UDPS ha deciso di partecipare alle elezioni di dicembre prossimo, con o senza di essa.
Secondo il vice direttore del gabinetto dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Peter Kazadi, «la macchina per votare è una trappola tesa dalla maggioranza presidenziale all’opposizione per non organizzare le elezioni, prendendo come pretesto un eventuale boicottaggio da parte dell’opposizione». Egli ha precisato che è giunto il tempo per preparare le elezioni e non per boicottarle: «Invece di rimanere sempre in un atteggiamento di rifiuto e di negativismo, dobbiamo prepararci ad andare alle elezioni nella data già stabilita. Formando i nostri testimoni in vista di un buon monitoraggio, potremmo vincerle».
Anche secondo Jean-Marc Kabund, l’UDPS ha scelto di andare alle elezioni, con o senza la macchina per votare, per non permettere al presidente Kabila di rimanere ancora al potere: «oggi abbiamo la scelta tra continuare a rifiutare la macchina per votare o andare alle elezioni con o senza questa macchina. Rifiutare la macchina per votare ci farà precipitare in un ennesimo rinvio delle elezioni che permetterà a Joseph Kabila di rimanere ancora al potere. L’UDPS ha scelto il minor male: andare alle elezioni il 23 dicembre 2018, con o senza la macchina per votare, per non dare a Kabila il pretesto di rimanere ancora al potere, dicendo che è l’opposizione che ha rifiutato le elezioni. Da parte nostra, non vogliamo dargli l’opportunità di rinviare le elezioni per l’ennesima volta».

Il rischio di una frattura all’interno dell’opposizione

Questa nuova posizione dell’UDPS contrasta con quella degli altri partner dell’opposizione che hanno partecipato alla manifestazione del 26 ottobre, tra cui “Insieme per il cambiamento” di Katumbi e l’MLC di Bemba e rischia di rompere irrimediabilmente l’unità dell’opposizione, già molto debole e fragile, a causa di interessi personali e di partito molto diversi tra loro.
Gli interessi dei diversi candidati sono diversi tra loro: quelli convalidati dalla Commissione elettorale (Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe), quelli invalidati (Jean Pierre Bemba e Adolphe Muzito) e quelli esclusi (Moïse Katumbi).
Tra Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe vi è una competizione legittima. Entrambi hanno ambizioni politiche ben fondate per accedere alla Presidenza della Repubblica. Per questo è quasi impossibile che uno dei due si ritiri a favore dell’altro.
Quelli invalidati o esclusi hanno altri interessi rispetto a quelli convalidati. Essi vogliono ad ogni costo ritornare in gioco sulla scena politica dalla quale sono stati allontanati. Per loro, tutti i pretesti sono buoni per bloccare il processo elettorale, pur di entrare nella dinamica del processo elettorale, al fine di poter candidarsi alle elezioni presidenziali. Sono pronti a fare qualsiasi cosa per impedire lo svolgimento di elezioni cui non possano candidarsi.

La necessità di un cambio di strategia

Per questo, di fronte a questa diversità di interessi e al nuovo atteggiamento dell’UDPS, i partiti membri dell’opposizione potrebbero cambiare strategia:
– reclutare e formare i loro testimoni (osservatori) affinché, prima, durante e dopo lo svolgimento delle elezioni, possano monitorare il meglio possibile la conformità delle liste degli elettori e dei candidati, il corretto funzionamento delle macchine per votare, lo svolgimento regolare delle operazioni di voto da parte degli elettori e l’esatta compilazione manuale dei risultati elettorali, al fine di evitare irregolarità e brogli elettorali.
– favorire la designazione di un unico candidato comune, condizione necessaria per poter competere efficacemente con il candidato comune del Fronte Comune per il Congo (FCC), piattaforma elettorale della Maggioranza presidenziale e alleati. Tanto più in un contesto di elezioni presidenziali a un solo turno, in cui basterà ottenere la maggioranza relativa dei voti espressi per essere eletto Presidente della Repubblica.