Congo Attualità n. 317

INDICE

EDITORIALE: LA NOMINA DI UN NUOVO PRIMO MINISTRO → SOLUZIONE O COMPLICAZIONE DELL’ATTUALE CRISI POLITICA?

  1. LA RISOLUZIONE 2348 DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU
  2. LA GIORNATA “CITTÀ MORTE” INDETTA DALL’UDPS
  3. LE CONSULTAZIONI DEL PRESIDENTE JOSEPH KABILA
    1. L’attitudine del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Félix Tshisekedi
    2. Lo svolgimento delle consultazioni
  4. IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AL PARLAMENTO
  5. LA NOMINA DEL NUOVO PRIMO MINISTRO
    1. Le reazioni locali
    2. Le reazioni internazionali

 

EDITORIALE: LA NOMINA DI UN NUOVO PRIMO MINISTRO → SOLUZIONE O COMPLICAZIONE DELL’ATTUALE CRISI POLITICA?

 

 

 

 

1. LA RISOLUZIONE 2348 DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU

 

Il 31 marzo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha reso pubblica la risoluzione 2348 sull’attuale situazione nella Repubblica Democratica del Congo. A proposito dell’attuale situazione politica, il Consiglio,

«– Riaffermando il suo fermo appoggio all’”accordo politico globale e inclusivo”, firmato a Kinshasa il 31 dicembre 2016; riconoscendo l’intenso lavoro svolto dai mediatori della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo per facilitare l’accordo; chiedendo un’immediata attuazione dell’accordo, in buona fede e nella sua interezza, affinché sia possibile organizzare, al più tardi nel mese di dicembre 2017, delle elezioni credibili, inclusive e pacifiche, in vista di un passaggio pacifico del potere;

– Ricordando che è essenziale attuare pienamente e tempestivamente l’accordo del 31 dicembre 2016, per sostenere la legittimità delle istituzioni di transizione; sottolineando che è fondamentale che il prossimo ciclo elettorale si svolga in modo pacifico e credibile; chiedendo l’immediata applicazione di misure volte a rafforzare la fiducia, in conformità con l’accordo, attraverso la cessazione delle restrizioni dello spazio politico, degli arresti illegali e delle detenzioni arbitrarie dei membri dell’opposizione politica e dei rappresentanti della società civile e delle restrizioni alle libertà fondamentali, come la libertà di opinione e di espressione, compresa la libertà di stampa; – Sottolineando l’importanza che il governo della Repubblica democratica del Congo e i suoi partner nazionali prendano senza indugio tutte le misure necessarie per accelerare i preparativi delle elezioni e creino le condizioni necessarie affinché, garantendo la sicurezza di tutti gli attori politici, le attività politiche siano libere e inclusive; ribadendo la sua determinazione ad agire di conseguenza nei confronti di tutti gli attori congolesi le cui azioni e dichiarazioni ostacolino l’attuazione dell’accordo e l’organizzazione delle elezioni;

  1. Invita tutte le parti interessate, tra cui il presidente Kabila, la maggioranza presidenziale e l’opposizione, ad attuare senza indugio l’accordo del 31 dicembre 2016, in buona fede e nella sua integralità, a raddoppiare gli sforzi per giungere rapidamente alla conclusione dei colloqui in corso sulle “modalità d’applicazione”, al fine di nominare senza indugio un Primo Ministro presentato dal Raggruppamento dell’Opposizione, conformemente all’accordo concluso, di istituire il Consiglio nazionale di supervisione dell’Accordo e ad applicare pienamente le misure di fiducia, al fine di iniziare immediatamente la preparazione delle elezioni presidenziali e legislative che dovranno aver luogo entro la fine del 2017.
  2. Ribadisce il suo impegno a sostenere pienamente l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016. 3. Chiede al governo della Repubblica democratica del Congo e ai suoi partner nazionali, in particolare la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), di garantire la trasparenza e la credibilità del processo elettorale, dato che sono i primi responsabili nel creare le condizioni favorevoli per l’organizzazione delle prossime elezioni, secondo l’accordo del 31 dicembre 2016.
  3. Prende atto dei progressi compiuti nella registrazione degli elettori con il supporto della MONUSCO; chiede alla Commissione elettorale di pubblicare immediatamente un calendario elettorale completo rivisto, in conformità con l’accordo del 31 dicembre 2016 e di procedere senza indugio ad un aggiornamento credibile delle liste elettorali; chiede al governo della Repubblica democratica del Congo di stabilire rapidamente un budget elettorale sufficiente e credibile, per garantire lo svolgimento delle elezioni entro il mese di dicembre 2017, come previsto nell’accordo del 31 dicembre; ricorda che, a questo proposito, è importante istituire effettivamente il Consiglio nazionale di supervisone dell’accordo e il governo di unità nazionale.
  4. Chiede al Parlamento di modificare, durante la sessione ordinaria iniziata il 15 marzo 2017, la legge elettorale secondo le necessità, in modo che il calendario elettorale sia conforme all’accordo del 31 dicembre 2016.
  5. Esorta il governo e tutte le altre parti interessate a creare le condizioni necessarie, affinché il processo elettorale sia libero, equo, credibile, aperto, trasparente, pacifico, conforme al calendario elettorale e alla Costituzione congolese e accompagnato da un dibattito politico libero e costruttivo e affinché siano garantite le libertà di opinione e di espressione, anche per la stampa, la libertà di riunione, la parità di accesso ai media, compresi i media di stato, la sicurezza di tutti gli attori politici e la libertà di circolazione per tutti i candidati, gli osservatori elettorali, i giornalisti, i difensori dei diritti umani e dei membri della società civile, comprese le donne. 7. Sottolinea che una piena e rapida attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 è essenziale, per appoggiare la legittimità delle istituzioni della transizione; esprime il suo pieno sostegno alla mediazione condotta dalla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo; invita tutte le parti nazionali interessate a proseguire il dialogo in modo trasparente e aperto e a cooperare con la Conferenza a questo proposito; chiede al Segretario Generale di dare un appoggio politico a questi sforzi, in conformità con la presente risoluzione, fornendo i suoi consigli».[1]

 

 

2. LA GIORNATA “CITTÀ MORTE”INDETTA DALL’UDPS

 

Il 3 aprile, la giornata “città morte” indetta, a livello nazionale, dall’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) per protestare contro la mancata attuazione dell’accordo del 31 dicembre è stata rispettata in modo diverso secondo le varie città del paese.

A Kinshasa, le attività hanno subito un notevole rallentamento. Alle 8h45, i negozi erano ancora chiusi, i mercati quasi vuoti e molti supermercati non hanno affatto aperto. Sulle vie principali della città, il traffico si era ridotto di molto. Mentre i mezzi di trasporto pubblici erano scarsi, dai quartieri della periferia, la gente di dirigeva verso il centro città a piedi, per raggiungere i loro posti di lavoro o di commercio. Verso le 6h30, delle venditrici di patate dolci e di altri prodotti agricoli stavano esponendo i loro prodotti in un mercato di Kingasani. «Non abbiamo nulla a che fare con le parole d’ordine dei politici a qualsiasi partito essi appartengano. Il nostro problema è trovare qualcosa per sfamare i nostri figli e mandarli a scuola. Per noi, gente povera, la vita è diventata insopportabile, mentre (i politici) vivono da nababbi», si lamenta Albertine Bulanga, venditrice di mais in un mercato di Kingasani.

Nel centro città di Lubumbashi (Haut Katanga), la maggior parte dei negozi e dei mercati hanno aperto come al solito. Sulle diverse vie della città, i veicoli per il trasporto pubblico hanno funzionato quasi normalmente. Tuttavia, in due quartieri della città, Matshipisha e Kenya, due punti caldi della città, le attività hanno subito un notevole rallentamento e molti negozi erano chiusi.

A Matadi (Kongo centrale), le attività sono rimaste paralizzate, sia nella zona del porto che nel resto della città. Negozi e mercati erano quasi tutti chiusi.

Stessa situazione nella città di Beni, a 350 km a nord di Goma (Nord Kivu). Su Viale Nyamwisi, la via principale della città, il traffico era al minimo e la maggior parte dei negozi e dei magazzini lungo questa strada  erano chiusi, eccetto alcune banche commerciali e distributori di benzina.

A Kananga, capoluogo del Kasai centrale, una regione afflitta da una milizia ribelle che ha ucciso più di 400 persone da settembre, tutte le banche, gli uffici della pubblica amministrazione, i mercati, i negozi e i centri di telecomunicazioni erano chiusi.

Nel centro città di Goma, tutte le attività si sono svolte normalmente: i negozi, le banche e i mercati hanno aperto come di solito. Il traffico era normale. Nelle città dell’ex Equateur, i funzionari statali erano di servizio. Mercati, negozi e bancarelle erano aperti a Mbandaka (Equateur), a Lisala e a Bumba (Mongala), a Boende e a  Basankusu (Tshuapa) e a Gbadolite (Nord-Ubangi). La situazione era normale anche a Bunia (Ituri), a Bandundu (Kwilu) e a Kisangani (Tshopo).[2]

 

Dopo la morte di Etienne Tshisekedi, presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), l’appello ad aderire alla giornata “città morte” era considerato come un test per l’opposizione. Augustin Kabuya, portavoce dell’UDPS, ha dichiarato: «È stato un successo, perché la popolazione ha risposto positivamente al nostro appello. Tutte le attività sono state sospese in tutto il paese. La popolazione è con noi».

Tuttavia, secondo Célestin Tunda, uno dei portavoce della maggioranza, «è vero che la giornata è stata perturbata, ma la situazione è rimasta sulla normalità (…) ci sono state solo alcune interruzioni, soprattutto al mattino». In modo particolare a Kinshasa, l’assenza degli studenti, che hanno iniziato le vacanze di Pasqua, ha accentuato l’impressione di “città morta”.Così pure, una buona parte di quelli che sono rimasti a casa non l’hanno fatto per convinzione, ma per paura di possibili disordini.[3]

 

Secondo il Raggruppamento dell’Opposizione, iniziatore di questa giornata “città morte” per chiedere l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre, il suo appello è stato ben compreso dalla popolazione. Secondo Christophe Lutundula, membro del G7 e del Raggruppamento, questa azione ha permesso di far valere le rivendicazioni della popolazione. Egli ha affermato che «la giornata “città morte” è stata rispettata. È il primo segnale della ripresa delle manifestazioni pacifiche da parte della popolazione, per sostenere le rivendicazioni e l’azione del Raggruppamento. L’attuazione dell’accordo è bloccata da chi ci governa, in particolare dal Presidente della Repubblica e dai suoi sostenitori. È necessario ricorrere a ciò che è permesso dalla legge e dalle regole più elementari della democrazia, per ottenere l’attuazione dell’accordo». Christophe Lutundula ha dichiarato che chi detiene il potere dovrebbe piuttosto «tenere conto del significato politico di questa azione».

Invece, il vice ministro degli interni, Basile Olongo Pongo, ha affermato di aver «constatato il fallimento della giornata “città morte” convocata dall’opposizione». Egli ha fatto notare che la popolazione si è dedicata alle sue abituali occupazioni e ha chiesto al Raggruppamento di sedersi attorno ad un tavolo con la maggioranza, per risolvere la crisi politica attuale.[4]

 

 

3. LE CONSULTAZIONI DEL PRESIDENTE JOSEPH KABILA

 

Il 2 aprile, due membri di una commissione istituita dal Presidente Kabila per preparare lo svolgimento delle consultazioni, Aubin Minaku e Adolphe Lumanu, hanno incontrato una delegazione del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Joseph Olenghankoy, per discussioni informali sull’attuazione dell’accordo del 31 dicembre. Secondo alcune informazioni, a questo incontro con Aubin Minaku e Adolphe Lumanu hanno partecipato Bruno Tshibala, Roger Lumbala e Joseph Olenghankoy. Le discussioni si sarebbero concentrate principalmente su due questioni: la nomina del prossimo Primo ministro e la nomina del Presidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’applicazione dell’accordo. La delegazione del Raggruppamento / ala di Joseph Olenghankoy si sarebbe detta pronta a consegnare al Presidente Kabila i nomi di tre membri suoi, come candidati primi ministri. È proprio questa questione  che costituisce uno dei principali punti critici per l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre.[5]

 

Il 3 aprile, dopo il fallimento dei negoziati diretti svoltisi presso il Centro interdiocesano, il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha avviato una serie di consultazioni della classe politica e della Società civile. Al centro di queste consultazioni: l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre, in vista di una co-gestione di una transizione che dovrebbe portare verso le elezioni previste entro la fine di quest’anno.[6]

 

a. L’attitudine del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Félix Tshisekedi

Il 3 aprile, parlando alla Radio Top Congo, un membro del Raggruppamento dell’Opposizione, il deputato Delly Sessanga Ipungu, ha affermato che la loro piattaforma politica guidata da Félix Tshisekedi e Pierre Lumbi non è ancora stata ufficialmente invitata a partecipare a queste consultazioni. Tuttavia, Delly Sessanga ha dichiarato che il Raggruppamento è pronto ad incontrare Joseph Kabila come parte della crisi e non come arbitro in un contesto istituzionale. Egli ha ricordato che, per bocca del suo presidente Félix Tshisekedi, il Raggruppamento ha sempre richiesto dei negoziati diretti con il presidente Kabila, per risolvere i problemi che non sono stati risolti durante il dialogo presso il Centro interdiocesano, tra cui le modalità della nomina del Primo Ministro, la Presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo e il ruolo della Cenco.[7]

 

Il 3 aprile, in serata, il Raggruppamento / ala Félix Tshisekedi ha preso la decisione di non partecipare alle consultazioni del Presidente Joseph Kabila.

Dopo una lunga riunione, i membri del Raggruppamento hanno concluso che il presidente Kabila, arrivato a fine mandato, è il problema. Jean Claude Vuemba, membro del Raggruppamento, ha affermato: «Il presidente Kabila non ha organizzato le elezioni entro i tempi stabiliti dalla costituzione e, quindi, non può essere la soluzione». Secondo l’ala Félix Tshisekedi, il presidente Kabila non ha che attuare l’accordo del 31 dicembre, nominando il Primo Ministro proposto dal Raggruppamento, e lasciando lavorare il presidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo, anch’egli membro del Raggruppamento. «Qualsiasi altro tipo di approccio è pura distrazione», ha ricordato un leader del G7.

Con il rifiuto del Raggruppamento / ala Félix Tshisekedi di incontrare il Capo dello Stato, si apre una nuova pagina di confronto tra il regime di Kabila e il Raggruppamento.

La Maggioranza Presidenziale (MP) potrebbe approfittare del rifiuto dell’ala Félix Tshisekedi, considerato come una prova della sua malafede, per trattare con l’ala Joseph Olenga Nkoi. È ciò che teme l’ala Félix Tshisekedi, secondo cui l’obiettivo delle consultazioni del Presidente Kabila sarebbe quello di legittimare la sua intenzione di nominare un primo ministro proveniente dalle file dell’ala dissidente del Raggruppamento stesso (Bruno Tshibala?).

Infatti, l’ala dissidente ha già rivelato di essere pronta a trasmettere tre nomi al Presidente della Repubblica, affinché nomini Primo Ministro uno di loro. Il piano di Kabila prevedrebbe anche di espropriare il Raggruppamento della Presidenza del CNSA. Lo dimostrerebbe il rifiorire di molteplici candidature non appartenenti al Raggruppamento, come prevede l’accordo del 31 dicembre.[8]

 

Il 3 aprile, in un comunicato firmato da Félix Tshisekedi, il Raggruppamento / ala Félix Tshisekedi ha dichiarato che, «essendo la causa della crisi attuale, il presidente Kabila non può erigersi come arbitro». Il Raggruppamento ha affermato di avere più volte denunciato «i numerosi tentativi di ostacolare l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 intrapresi dal presidente Kabila e dalla sua famiglia politica, che hanno sistematicamente sabotato i negoziati che hanno avuto luogo con la mediazione dei Vescovi della CENCO» .

Il Raggruppamento dell’opposizione / ala Tshisekedi ha affermato che «l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 implica la finalizzazione delle trattative sulle modalità della sua applicazione, la continuazione delle consultazioni in modo trasparente e aperto, con la cooperazione dei Vescovi della CENCO e l’implicazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, in conformità con la risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza».[9]

 

Il 4 aprile, in un’intervista, Martin Fayulu, membro della Dinamica dell’opposizione, ha spiegato i motivi del rifiuto, da parte del Raggruppamento / ala Félix Tshisekedi, di aderire alle consultazioni intraprese da Joseph Kabila a Palazzo della Nazione. Il presidente dell’Ecide ha affermato che il Raggruppamento non crede più nella buona volontà di Joseph Kabila, che avrebbe potuto intervenire prima, più precisamente nel momento in cui i negoziati del Centro interdiocesano stavano entrando in una situazione di stallo.

Secondo Martin Fayulu, «il Raggruppamento ha rifiutato di aderire alle consultazioni intraprese dal presidente Kabila semplicemente perché egli è il problema. È lui che ha bloccato i lavori delle trattative che si sono svolte con la mediazione della CENCO. È lui che ha ordinato alla Maggioranza Presidenziale di non firmare. Essendo egli stesso il problema, egli non può esserne la soluzione. Ci vuole consultare, ma con quale facoltà se egli ha terminato il suo mandato presidenziale il 19 dicembre 2016? Oggi è un cittadino congolese come tutti gli altri. Inoltre, se l’accordo non viene applicato, tutte le Istituzioni dello Stato saranno illegittime, inclusa la Presidenza della Repubblica. Da parte nostra, accetteremo di incontrare Kabila solo se ci sarà un mediatore esterno. Al dialogo del Centro interdiocesano hanno partecipato i firmatari e i non firmatari dell’accordo del 18 ottobre. Sono queste due parti che devono risolvere l’attuale crisi politica. Dunque il presidente Kabila è una delle parti interessate e non può quindi pretendere di stare al di sopra della mischia».[10]

 

b. Lo svolgimento delle consultazioni

 

Il 3 aprile, nel pomeriggio, presso Palazzo della Nazione, Joseph Kabila ha ricevuto quattro delegazioni, quella della Società civile firmataria dell’accordo del 18 ottobre, quella della Società civile non firmataria di quell’accordo, quella dell’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre e quella dell’Opposizione Repubblicana.[11]

 

Ricevuta dal Presidente Kabila per consultazione, la delegazione dell’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre gli ha notificato il nome del suo candidato proposto alla presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA). Tale nome non è stato rivelato alla stampa. Per tale incarico, Vital Kamerhe, presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e capo della delegazione, ha chiesto una persona consensuale. «Dal momento in cui Étienne Tshisekedi non c’è più, il posto della Presidenza del CNSA è ora aperto a tutte le componenti che hanno aderito al dialogo», ha egli dichiarato. Vital Kamerhe ha inoltre esortato tutti i politici a concentrarsi sulla priorità dell’organizzazione delle elezioni e ad evitare il dibattito sulla suddivisione dei posti, da lui considerata una distrazione.[12]

 

Il 4 aprile, nell’ambito delle consultazioni avviate al fine di ottenere l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre, il presidente Joseph Kabila ha ricevuto le delegazioni della Società civile non firmataria dell’accordo del 18 ottobre, del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Olengha Nkoyi, del Fronte per il Rispetto della Costituzione e la Maggioranza Presidenziale. Il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Félix Tshisekedi ha mantenuto la sua decisione di boicottare quest’incontro con il presidente Joseph Kabila.[13]

 

Il 4 aprile, la delegazione del Raggruppamento dell’opposizione / ala Olengha Nkoy ha incontrato il presidente Joseph Kabila nel corso delle consultazioni. Guidata da Bruno Tshibala, la delegazione ha sollevato due punti che, secondo lei, la cui soluzione permetterebbe l’attuazione dell’accordo. «Per quanto riguarda la nomina del Primo Ministro, il Raggruppamento / ala Olengha Nkoyi ha fatto una proposta al Capo dello Stato sta a lui rivelarne il contenuto al popolo congolese», ha affermato Bruno Tshibala dopo l’udienza. Secondo alcune informazioni, il Raggruppamento / ala Joseph Olenghankoy ha presentato al presidente Joseph Kabila una lista di 5 nomi per la nomina di un primo ministro. I candidati proposti sarebbero Bruno Tshibala, Valentin Mubake, Felix Tshisekedi, Raphaël Katebe e Roger Lumbala. Per quanto riguarda il Presidente del CNSA, Bruno Tshibala è stato esplicito: è Olenghankoy che è stato nominato presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento dell’Opposizione. Secondo Bruno Tshibala, il ritorno all’unità del Raggruppamento deve passare attraverso un ritorno alla vecchia configurazione, quella di Genval: il Consiglio dei Saggi e il Comitato di coordinamento delle azioni.[14]

 

Il 4 aprile, ricevuto dal presidente Joseph Kabila, il Fronte per il Rispetto della Costituzione gli ha ricordato “la sua disponibilità alla Presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre (CNSA)”. «Fino a poco tempo fa, la scelta di Etienne Tshisekedi non rappresentava alcun problema, perché era stata unanime. Ora che lui non c’è più, noi rifiutiamo il fatto che il presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento debba essere automaticamente anche il Presidente del CNSA», ha affermato Fidèle Babala, capo della delegazione. Il Fronte ha quindi chiesto un consenso sulla nomina del presidente del CNSA. Secondo il Fronte, questo posto dovrebbe essere attribuito a lui perché, non partecipando al prossimo governo, sarebbe la componente politica che meglio potrebbe controllare i membri del governo, che devono mobilitare i fondi per organizzare le elezioni. Secondo le dichiarazioni di Fidèle Babala, il Fronte non ha intenzione di partecipare al governo di transizione, che dovrebbe essere guidato da un membro del Raggruppamento. Egli ha dunque affermato: «Abbiamo confermato la nostra decisione di non partecipare al prossimo governo. Abbiamo detto che la questione del Primo Ministro va risolta tra la Maggioranza Presidenziale (MP) e il Raggruppamento dell’Opposizione (RassOp)».[15]

 

Il 4 aprile, Valentin Mubake, membro dell’UDPS e del Raggruppamento dell’opposizione, è stato ricevuto dal Presidente Joseph Kabila, violando in tal modo la decisione della sua piattaforma politica di boicottare le consultazioni avviate dal Presidente della Repubblica. L’ex consigliere politico di Etienne Tshisekedi ha affermato: «Non sono venuto in rappresentanza di un qualsiasi gruppo politico. Sono stato invitato dal Capo dello Stato come personalità. Abbiamo discusso della situazione politica del Paese e dell’accordo del 31 dicembre, per vedere come metterlo in applicazione in modo completo e il più rapidamente possibile». Valentin Mubake ha parlato di «una lodevole iniziativa del Capo dello Stato, a condizione però che sia il Congo al centro di queste consultazioni». Per quanto riguarda i due punti critici di attuazione dell’accordo del 31 dicembre, Valentin Mubake ha dichiarato di aver fatto delle proposte al Capo dello Stato, senza però rivelarle, e ha sottolineato il fatto che queste proposte erano già state fatte da Raggruppamento. «Il presidente mi ha chiesto delle proposte concrete. Gliel’ho fatte. Lasciate al Presidente il compito di valutarle», ha egli risposto alle domande insistenti dei giornalisti.[16]

 

Il 5 aprile, Valentin Mubake, membro dell’UDPS e delegato del Raggruppamento al dialogo politico inclusivo è stato espulso dal partito. Secondo un comunicato firmato da Jean Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS, egli è accusato di aver incontrato il Presidente Joseph Kabila il 4 aprile, nel corso delle sue consultazioni, contrariamente alle decisioni prese dal partito che aveva declinato l’invito. Secondo l’UDPS, il comportamento di Valentin Mubake costituisce una grave violazione dello statuto e del regolamento interno del partito. Valentin Mubake è accusato di non avere rispettato l’autorità gerarchica e il regolamento del partito. Secondo lo stesso comunicato stampa, «a partire da questo mercoledì 5 Aprile 2017, la presidenza del partito prende atto e constata l’auto-esclusione di Valentin Mubake e gli impedisce di utilizzare il nome, il logo e le insegne del partito e di parlare a suo nome».[17]

 

Il 6 aprile, in un’intervista, il ministro per le relazioni con il Parlamento, Justin Bitakwira, ha affermato che «Felix Tshisekedi si è disqualificato a causa della sua arroganza nei confronti del Capo dello Stato» per avere rifiutato di incontrarlo durante le recenti consultazioni avviate presso Palazzo della Nazione. «Dove si è mai visto che qualcuno che vuole diventare primo ministro possa rifiutare di incontrare l’autorità che deve nominarlo? Ha perso l’opportunità di diventare primo ministro con Joseph Kabila. È un’inutile arroganza che gli costerà caro», ha detto Justin Bitakwira che, nello stesso tempo, ha messo in guardia tutti quelli che «prendono in ostaggio il paese per i propri interessi».[18]

 

Il 7 aprile, nel corso di una conferenza stampa, Valentin Mubake, ha spiegato i retroscena della sua espulsione dal partito che, tra l’altro, egli non ha accettato. Egli ha dichiarato che è Félix Tshisekedi, figlio di Etienne Tshisekedi, deceduto il 1° febbraio a Bruxelles, che è alla base di questa “manovra” Infatti, Valentin Mubake contesta la designazione di Félix Tshisekedi come candidato ufficiale del Raggruppamento per l’incarico di Primo Ministro. Egli ne spiega il perché: «Il presidente Etienne Tshisekedi mi aveva chiamato per dirmi: tu sarai il primo ministro. Poi ha convocato i membri della sua famiglia, dicendo loro la stessa cosa che aveva detto a me. In seguito, ha convocato anche i leader di tutte le piattaforme riunite in seno al Raggruppamento, chiedendo loro di non presentare alcuna candidatura per il posto di Primo Ministro, perché tale incarico sarebbe riservato a un candidato dell’UDPS». Valentin Mubake si è quindi chiesto: «Possibile che Etienne Tshisekedi possa aver detto ciò e che, nello stesso tempo, abbia firmato una lettera mettendo il nome di qualcun altro?».

Per quanto riguarda il suo incontro con il presidente Joseph Kabila, Valentin Mubake ha affermato che il presidente Kabila gli ha rivelato di essersi incontrato, pochi giorni prima, con Félix Tshisekedi  e di non avere alcuna intenzione di nominarlo Primo Ministro. Secondo le dichiarazioni di Valentin Mubake, Kabila gli avrebbe detto: «Pochi giorni fa, Felix [Tshisekedi] era qui, con il consigliere speciale del presidente Sassou Nguesso, Abbas. Credevo che volesse parlarmi dei funerali di suo padre, Étienne Tshisekedi, ma con mia sorpresa, egli ha iniziato a parlare della questione relativa al primo ministro. Ho subito interrotto la conversazione».

Di ciò che egli avrebbe detto al Presidente Kabila, Valentin Mubake ha affermato di averlo informato sulla sua designazione, da parte di Etienne Tshisekedi, per l’incarico di primo ministro: «ho spiegato al presidente Kabila che, prima di morire, Etienne Tshisekedi mi aveva scelto per l’incarico di Primo Ministro. Poiché spetta a lui (il presidente Kabila) decidere, era giusto che sapesse la verità».

A proposito del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA), Valentin Mubake avrebbe detto al presidente Kabila che «questo posto spetterebbe all’UDPS e non dovrebbe essere oggetto di negoziati. Se l’UDPS non avesse una persona di consenso, spetterebbe a lui (l’UDPS) scegliere un’altra persona all’interno del Raggruppamento. Ma ho detto al presidente: Pierre Lumbi (membro del G7) non può essere il successore di Etienne Tshisekedi (ex presidente dell’UDPS)».

 

Sulla questione del primo ministro, che deve essere un membro del Raggruppamento, Valentin Mubake aveva già affermato, il 20 marzo, che Etienne Tshisekedi gli aveva assicurato, il 24 gennaio 2017, prima di partire per Bruxelles, che aveva scelto lui come candidato. «Il presidente del partito Etienne Tshisekedi mi aveva invitato per dirmi di aver scelto me per l’incarico di primo ministro», aveva egli dichiarato.

Il dibattito sulla autenticità della famosa lettera che Etienne Tshisekedi avrebbe lasciato rimane ancora attuale, soprattutto perché il suo contenuto non è mai stato svelato dai Vescovo della CENCO, cui la lettera era stata consegnata per trasmissione al Capo Stato, in vista della nomina del Primo Ministro. Alcuni esponenti del Raggruppamento sono ancora scettici sulla sua autenticità, nonostante le numerose conferme degli attuali leader del Raggruppamento.[19]

 

 

4. IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AL PARLAMENTO

 

Il 5 aprile, davanti alle due camere del Parlamento riunite in Congresso, il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha annunciato la nomina di un nuovo Primo Ministro entro le 48 ore. Per quanto riguarda la presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre (CNSA), egli ha esortato i politici a proseguire i negoziati, per trovare una figura di consenso.

Qui di seguito, la sintesi della parte del suo discorso riguardante l’attuale situazione politica: 1. Ha affermato che il Paese non deve più essere ostaggio di interessi personali e della competizione tra attori politici.

  1. Ha promesso che le elezioni avranno sicuramente luogo, ma non ha specificato quando.

Ha respinto ogni interferenza straniera nella condotta e nell’organizzazione del processo elettorale.

  1. Ha invitato il Raggruppamento dell’Opposizione a superare le sue divisioni interne e ad armonizzare le loro opinioni sulla lista dei candidati premier.
  2. Ha annunciato la nomina di un nuovo Primo Ministro entro le 48 ore.
  3. Ha invitato il Parlamento ad approvare la Legge Organica sul CNSA e ha invitato i politici ad accelerare i negoziati tra loro, in vista della nomina di una persona “consensuale”.

 

Qui di seguito, la parte del discorso del Presidente Kabila sulla crisi politica in corso: «La ricerca del consenso mi ha spinto a convocare, nel mese di novembre 2015, un dialogo politico nazionale inclusivo, svoltosi poi sotto la facilitazione internazionale dell’Unione Africana. Preceduto esso stesso da un pre-dialogo tra la Maggioranza e l’UDPS, svoltosi in alcune città europee, questo dialogo tenutosi presso la Cittadella dell’Unione Africana, si è concluso con l’accordo del 18 ottobre 2016, tra l’opposizione politica, la società civile e la maggioranza presidenziale. Anche se questo accordo aveva gettato una solida base alle nostre aspettative, ho deciso di fare riferimento all’imperativo dell’inclusione, in vista di un consenso più ampio tra le varie parti implicate nel processo elettorale, affidando Conferenza Episcopale Nazionale del Congo una missione di mediazione nei confronti del “Raggruppamento” dell’Opposizione. È doveroso qui rendere omaggio ai Vescovi della Chiesa cattolica, per il loro grande lavoro che ha portato all’accordo del 31 dicembre e ad alcuni punti di convergenza sulle modalità di attuazione dell’accordo stesso.

Purtroppo, nonostante i loro lodevoli sforzi che hanno permesso di raggiungere oltre il 90% dei risultati attesi, le parti interessate non sono riuscite a raggiungere il consenso sui due punti relativi alla designazione del Primo Ministro e alla nomina del Presidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’accordo, secondo quanto riferito nel rapporto finale di mediazione che mi è stato trasmesso il 28 marzo.

Ricordo ancora una volta che l’obiettivo perseguito nell’organizzazione del dialogo è, e rimane, l’organizzazione di elezioni pacifiche. Esprimo la mia gratitudine alla Commissione elettorale che, in condizioni estremamente difficili, ha fatto un lavoro notevole che ha già permesso di superare la soglia dei 21.500.000 elettori registrati e iscritti, con un finanziamento da parte del governo della Repubblica valutato, fino ad oggi, sui 320 milioni di dollari.

Vorrei annunciare solennemente al nostro popolo che le elezioni avranno sicuramente luogo. Coloro che ancora dubitano ne siano rassicurati. Tutto sarà fatto, per raggiungere questo obiettivo, secondo il calendario che la CENI stabilirà.

Gli accordi del 18 ottobre e del 31 dicembre 2016 hanno permesso di raggiungere il consenso precedentemente ricercato sulle due questioni relative all’ordine di successione delle elezioni e al registro elettorale. Una volta terminata l’operazione di aggiornamento del registro elettorale e approvata in Parlamento la legge sulla ripartizione dei seggi, nulla potrà impedire la convocazione delle elezioni.

Essendo questo processo opera dei Congolesi, finanziato dai Congolesi stessi, nessuna ingerenza straniera sarà tollerata, né nella sua gestione, ancor meno nella sua attuazione. Come in tutti gli altri paesi membri delle Nazioni Unite, si tratta di una questione di politica interna e, di conseguenza, oggetto della sovranità nazionale. Il nostro dovere è proprio quello di difendere l’indipendenza e la sovranità nazionale, in conformità con l’impegno assunto davanti al nostro popolo, secondo il nostro giuramento costituzionale.

Durante le ultime 48 ore, sono stato in ascolto della classe politica e sociale che ha risposto al mio invito. Ho notato una convergenza di punti di vista sull’urgenza di risolvere i due problemi non ancora risolti e relativi all’attuazione dell’accordo, soprattutto per quanto riguarda la questione della designazione di un nuovo Primo Ministro.

A questo proposito, essendosi manifestato un ampio consenso sulla procedura di designazione di quest’ultimo e sulle competenze dell’autorità di nomina, invito il “Raggruppamento” a superare le sue divisioni interne e ad armonizzare i loro punti di vista sulla lista dei candidati premier, come auspicato da diversi mesi, al fine di accelerare il processo di formazione del nuovo governo di unità nazionale.

Come sottolineato nel mio messaggio del mese di novembre 2016, e tenendo conto del fatto che il Paese non deve più essere ostaggio di interessi personali e di contese tra politici, il Primo Ministro sarà imperativamente nominato entro 48 ore.

 Per quanto riguarda la presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’accordo, chiedo alle due camere del Parlamento di adottare rapidamente la legge organica ad esso relativa. Nello stesso tempo, appello all’accelerazione dei negoziati all’interno della classe politica, in vista della designazione, contemporaneamente all’entrata in funzione del nuovo governo, di una figura di consenso che posa presiedere questa struttura».[20]

 

Il 5 aprile, in un comunicato stampa firmato da Félix Tshisekedi, il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento, ha reso nota la sua reazione al discorso del Presidente Joseph Kabila sullo stato della nazione e ha affermato di voler fare riferimento solo all’accordo del 31 dicembre, al fine di assicurare l’organizzazione delle elezioni entro il mese di dicembre 2017.

Il Raggruppamento ha fatto notare che, al suo interno, non esiste alcun problema che possa impedire la designazione del Primo Ministro, in vista della sua nomina da parte del Capo dello Stato. Il Raggruppamento ha confermato di voler attenersi alla lettera e allo spirito dell’accordo del 31 dicembre e ha rifiutato di aderire a qualsiasi altro approccio contrario.

«Il Raggruppamento continua a sostenere che solo la piena attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 può spianare la strada all’organizzazione di elezioni credibili e pacifiche entro il 31 dicembre 2017. Secondo il Raggruppamento, è solo attraverso un cambiamento democratico che il popolo congolese potrà trovare soluzioni adeguate alle diverse sfide della sua esistenza. – Secondo il Raggruppamento, la finalizzazione e la firma dell’annesso all’accordo del 31 dicembre costituiscono un’emergenza nazionale per rendere effettiva l’attuazione di questo accordo, come raccomandato anche dalla risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite resa pubblica il 31 marzo 2017.

– Pertanto, il Raggruppamento non può sottoscrivere che un approccio rispettoso dello spirito e della lettera dell’accordo. Questo approccio dovrebbe apportare delle adeguate risposte alle due divergenze rimaste in sospeso e permetterebbe la firma dell’annesso sule modalità di attuazione dell’accordo.

– Per quanto riguarda la questione del Primo Ministro, il Raggruppamento afferma che, al suo interno, non c’è alcun problema che possa impedirne la presentazione da parte sua e la sua nomina da parte del Presidente della Repubblica, conformemente all’accordo.

– Per quanto riguarda il Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo e del processo elettorale, il Raggruppamento fa riferimento alle pertinenti disposizioni dell’accordo che impegna tutte le parti interessate.

– In conclusione, il Raggruppamento afferma la sua disponibilità a contribuire alla ricerca di qualsiasi soluzione che possa rendere effettiva la piena attuazione dell’accordo, nell’interesse superiore della Nazione».[21]

 

 

5. LA NOMINA DEL NUOVO PRIMO MINISTRO

 

Il 7 aprile, il primo ministro Samy Badibanga ha ufficialmente rassegnato le dimissioni al termine di un’udienza concessagli dal Presidente Joseph Kabila a Palazzo della Nazione. Queste dimissioni hanno avuto luogo due giorni dopo il discorso sullo stato della nazione che il presidente Joseph Kabila ha pronunciato davanti alle due Camere del Parlamento riunite in Congresso. Durante questo discorso, il Presidente della Repubblica aveva annunciato la nomina di un nuovo primo ministro entro 48 ore.[22]

 

Il 7 aprile, il Presidente Kabila ha nominato Bruno Tshibala Nzenze Primo Ministro. Il decreto di nomina è stato reso pubblico nel telegiornale delle 20h00 emesso dalla RTNC.

Questa nomina avviene però senza a firma del documento relativo alle modalità di attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 tra il potere e l’opposizione.

Nel mese di ottobre 2016, quando era ancora vice segretario generale dell’UDPS, Bruno Tshibala era stato arrestato all’aeroporto di Kinshasa mentre stava per partire per una missione ufficiale del partito. Era stato accusato dal Procuratore Generale della Repubblica di avere partecipato all’organizzazione delle manifestazioni del 19 e 20 settembre a Kinshasa, manifestazioni degenerate in scontri sanguinosi tra militanti anti-Kabila e forze di sicurezza. Era stato rimesso in libertà nel mese di novembre dello stesso anno.

Oltre alle sue funzioni all’interno dell’UDPS, Bruno Tshibala era anche il portavoce del Raggruppamento dell’opposizione, creato in giugno 2015 intorno a Étienne Tshisekedi. Dopo la morte di Etienne Tshisekedi, all’inizio di febbraio 2017, il Raggruppamento si è ristrutturato, introducendo un organo nuovo, quello della Presidenza. Bruno Tshibala ha contestato questa riorganizzazione che ha portato alla nomina di Félix Tshisekedi e di Pierre Lumbi, rispettivamente Presidente del Raggruppamento e Presidente del Consiglio dei Saggi e si è dissociato dal tandem Tshisekedi-Lumbi, per raggiungere il gruppo dissidente di Joseph Olenghankoyi. È quindi stato escluso sia dall’UDPS che dal Raggruppamento / ala Tshisehedi-Lumbi.[23]

 

a. Le reazioni locali

 

Il 7 aprile, il portavoce della Maggioranza Presidenziale, Andre-Alain Atundu, ha spiegato la scelta del Presidente della Repubblica, affermando che «il Presidente ha ritenuto che Bruno Tshibala sia la persona migliore per l’accompagnare nel processo di normalizzazione del ciclo elettorale fino all’organizzazione effettiva delle elezioni e la persona più compatibile per consolidare l’unità nazionale e la coesione della classe politica attorno alla leadership del Capo dello Stato».[24]

 

In un’intervista, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), André Alain Atundu, ha affermato che «la nomina di Bruno Tshibala come nuovo primo ministro è coerente con lo spirito dell’accordo del 31 dicembre» e che «il Capo dello Stato ha così mantenuto la promessa fatta durante il suo discorso alla nazione di nominare il capo del governo entro 48 ore». «Questa nomina è conforme con lo spirito dell’accordo, secondo il quale il Primo Ministro deve essere un membro del Raggruppamento dell’Opposizione. Il presidente ha dimostrato ancora una volta la sua volontà di normalizzare il processo elettorale e di condurre la nostra democrazia verso un’alternanza da tutti auspicata», ha affermato Alain Atundu, aggiungendo che è arrivato il tempo di mettersi a lavorare, per rispondere alle aspettative della popolazione, tra cui quella di un miglioramento delle sue condizioni di vita.[25]

 

Il 7 aprile, il Raggruppamento dell’opposizione si è detto non riguardato da questa nomina che, secondo i suoi membri, non offre alcun segno di rappacificamento. Il Raggruppamento ha mantenuto il suo appello a partecipare alla manifestazione del lunedì 10 aprile. Christophe Lutundula, uno dei delegati del Raggruppamento, ha affermato che, «se c’è un merito, questa nomina  ha due meriti. Il primo è quello di dimostrare che ciò che viene denominata dissidenza del Raggruppamento è il prodotto della maggioranza presidenziale che oggi la riconosce. Il secondo merito è quello di portare la prova più evidente che il presidente Kabila non ha alcuna intenzione di applicare l’accordo del 31 dicembre 2016».[26]

 

Il 7 aprile, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, ha affermato che, per l’UDPS e il Raggruppamento, la nomina di Bruno Tshibala come primo ministro è un “non-avvenimento”. Secondo lui, «Kabila non ha risolto alcun problema, al contrario, ne ha creato uno in più. Questa nomina arriva in un momento molto teso in cui il popolo congolese era in attesa dell’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016, che rimane l’unico quadro legale e legittimo delle istituzioni della Repubblica». Jean-Marc Kabund ha aggiunto che la nomina di Bruno Tshibala non si basa su alcun quadro giuridico. «Essendo la costituzione stata violata da Kabila, l’unico quadro che avrebbe potuto giustificare tale nomina è l’accordo del Centro  interdiocesano. Ma questa nomina non è in sintonia con tale accordo. Da quello che ho sentito, nel decreto di nomina di Bruno Tshibala, non c’è alcun riferimento esplicito all’accordo del 31 dicembre», ha affermato il segretario generale dell’UDPS, Jean Marc Kabund che, tra l’altro, ha annunciato che il suo partito continuerà ad esigere l’attuazione dell’accordo, affinché le elezioni siano organizzate entro la fine di quest’anno.[27]

 

Jean-Marc Kabund ha dichiarato che «l’UDPS e il Raggruppamento chiedono ai Congolesi di non accettare la nomina di Bruno Tshibala e di resistere fino a quando Joseph Kabila capisca che l’accordo del 31 dicembre è il solo quadro in cui può egli può nominare un primo ministro e dal quale egli stesso trae la sua legittimità. Gli raccomandiamo di attuare l’accordo. E il prossimo lunedì saremo in piazza per chiederne l’applicazione».

Il segretario generale dell’UDPS ha affermato che, prima della firma del documento sulle modalità di applicazione dell’accordo del 31 dicembre, non era possibile aderire alle consultazioni avviate da Joseph Kabila, poiché il suo partito lo considera come “il problema”. «Egli è il problema e non abbiamo alcun interesse a trasformarlo in soluzione. Sappiamo che ha sempre voluto dare l’impressione di essere la soluzione. Kabila fa una cosa e il suo contrario. Com’era possibile recarsi alle consultazioni di Kabila cui noi non riconosciamo alcuna legittimità al di fuori dell’accordo che egli ha intenzionalmente bloccato? Gli abbiamo riferito che, prima di un incontro con la leadership del Raggruppamento, egli avrebbe dovuto mandare un segnale forte e chiaro, soprattutto attraverso la firma del documento sulle modalità di applicazione dell’accordo e che, solo dopo, si sarebbe potuto avere un incontro tra lui e la nuova leadership del Raggruppamento, in vista della nomina del Primo Ministro».[28]

 

Il deputato Claudel Lubaya ha avuto parole molto forti per esprimere la sua rabbia dopo la nomina di Bruno Tshibala alla responsabilità di capo del governo. «La nomina di Bruno Tshibala come primo ministro di una RDC ormai al collasso è un supremo atto di disprezzo nei confronti del popolo congolese innocente», ha egli scritto sulla sua pagina Facebook poco dopo l’annuncio di questa notizia. Secondo il presidente dell’UDA Originale, si tratta dell’ultima prova di non rispetto dell’accordo del 31 dicembre e della costituzione. Secondo lui, «la nomina a capo del governo dell’ex portavoce del Raggruppamento è un affronto al senso comune e segna la rottura tra l’attuale Presidente della Repubblica e il popolo congolese che, disilluso, non ha più nulla da aspettarsi da lui, poiché si sta opponendo alle sue aspirazioni». «La funzione di Primo Ministro è stata completamente spogliata di ogni prestigio e di tutta la sua natura repubblicana. Ora è diventata oggetto di preda da parte di chiunque, siano essi traditori o voltagabbana», ha egli detto arrabbiato. L’ex governatore del Kasai Occidentale ha concluso dicendo che, «con quest’atto, la Repubblica non ha più né simboli, né dignità. È diventata un “casino”».[29]

 

L’8 aprile, il coordinatore della nuova società civile del Congo, Jonas Tshiombela, ha affermato che con la nomina di Bruno Tshibala come Primo Ministro, le aspirazioni del popolo non sono state rispettate. «Quando un primo ministro parte già contestato, che tipo di adesione popolare può aspettarsi per la sua azione? Quello che è successo per Samy [Badibanga] succederà anche per Bruno [Tshibala]», ha dichiarato Jonas Tshiombela, secondo il quale «si continuerà con le contestazioni e le manifestazioni che, a loro volta, impediranno di organizzare le elezioni entro la fine di quest’anno».[30]

 

Il presidente dell’ASADHO ritiene che la nomina di Bruno Tshibanda viola lo spirito dell’accordo del 31 dicembre e la Costituzione della Repubblica. Secondo Jean-Claude Katende, nominando Tshibala come Primo Ministro, Joseph Kabila ha scelto la strada dello scontro frontale con il popolo congolese. «Decidendo di violare sia la Costituzione che l’accordo politico del 31 dicembre, il presidente ha scelto la strada dello scontro con l’opposizione e il popolo congolese. Si tratta di una via che rischia di precipitare di nuovo il paese nel caos», ha dichiarato Jean Claude Katende. Il difensore dei diritti dell’uomo ritiene che, come lo è già stato per Samy Badibanga, anche per Bruno Tshibala sarà difficile mettere in atto un piano di lavoro che possa portare all’organizzazione delle elezioni perché, secondo lui, è stato nominato senza il consenso di un’ampia parte della classe politica.[31]

 

Il 9 aprile, in un comunicato pubblicato da Marrakech (Marocco), Moïse Katumbi ha chiesto al popolo congolese e alla comunità internazionale di non riconoscere il governo di Bruno Tshibala. Secondo l’ex governatore del Katanga, la nomina di Bruno Tshibala come primo ministro ha violato l’accordo politico del 31 dicembre 2016, da egli considerato come la fonte della legittimità di tutte le istituzioni del paese. «Questa nomina non conforme con lo spirito e la lettera di dell’Accordo del 31 dicembre è un altro esempio del cinismo di Joseph Kabila e del suo disprezzo nei confronti del popolo congolese», ha dichiarato Moïse Katumbi. «Kabila non aveva il diritto di nominare il primo ministro prima della firma dell’annesso all’accordo che avrebbe stabilito le modalità concrete dell’applicazione dell’accordo [del Centro Inter-Diocesano]», ha precisato l’ex governatore del Katanga che, inoltre, si è detto sorpreso del fatto che il Capo dello Stato abbia preferito nominare Primo Ministro una persona espulsa dal suo partito (l’UDPS) e dalla sua famiglia politica (il Raggruppamento dell’Opposizione).[32]

 

b. Le reazioni internazionali

 

L’8 aprile, la Delegazione dell’Unione Europea ha emesso una dichiarazione in cui esprime la sua preoccupazione in seguito alla nomina di Bruno Tshibala come Primo Ministro: «L’Unione Europea (UE) prende atto del discorso del Presidente Kabila pronunciato il 5 aprile sullo stato della nazione e della nomina di un nuovo primo ministro che sembra opporsi alla lettera e allo spirito dell’accordo del 31 dicembre 2016. L’UE nota la mancanza di consenso su questa nomina e, per questo, essa esprime la sua grande preoccupazione. Il raggiungimento di un ampio consenso nazionale per un governo incaricato di organizzare le elezioni entro la fine dell’anno, si trova al centro del suddetto accordo. A questo proposito, l’UE appoggia pienamente la nuova risoluzione 2348 che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità e che esorta tutte le parti ad attuare, senza alcun indugio, l’accordo del 31 dicembre 2016, in buona fede e nella sua integralità».[33]

 

L’8 aprile, in un comunicato stampa, il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri del Belgio, Didier Reynders, ha dichiarato che «prende atto della nomina di un nuovo Primo Ministro e deplora il fatto che essa si discosti dalla lettera e dallo spirito dell’accordo del 31 dicembre che prevede la nomina di un Primo Ministro proposto dal Raggruppamento dell’Opposizione. Come l’Unione Europea, anche il Belgio è preoccupato del fatto che le autorità di transizione non abbiano l’ampio sostegno necessario. Ricordando la Risoluzione 2348 (2017) delle Nazioni Unite e le Conclusioni del Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri dell’Unione Europea del 6 marzo, il Ministro ricorda la necessità di dare piena attuazione all’accordo del 31 dicembre. Ciò include anche la cessazione delle restrizioni imposte all’esercizio dei diritti e delle libertà».[34]

 

Il 9 aprile, in un suo comunicato, il rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo (RDC), Maman Sidikou, ha preso atto della nomina, da parte del presidente Joseph Kabila, il 7 aprile 2017, del nuovo Primo Ministro Bruno Tshibala. Egli ha sottolineato la «grande responsabilità di tutti gli attori politici congolesi in questa fase critica della storia del loro paese» e ha affermato l’imperiosa «necessità di un atteggiamento moderato e di uno spirito di dialogo». Maman Sidikou ha ancora una volta affermato che «spetta agli attori congolesi il far prevalere, su ogni altro interesse e in ogni momento, l’interesse nazionale e le aspirazioni del popolo al benessere e al buon governo. È a questa condizione che si potrà consolidare la pace e la stabilità, ottenute a caro prezzo è con l’appoggio determinante della comunità internazionale, e garantire una transizione consensuale che conduca all’organizzazione di elezioni libere, eque, trasparenti e rispettose della Costituzione». Il rappresentante speciale ha ricordato che non c’è alcun altra alternativa alla piena attuazione dell’accordo politico firmato il 31 dicembre 2016 con la mediazione della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO). Egli ha infine sottolineato la sua disponibilità per una missione di consulenza, tesa ad appoggiare ogni sforzo nazionale per «creare le condizioni che potrebbero consentire la piena mobilitazione della comunità internazionale e assicurare un appoggio effettivo al processo politico».[35]

 

Il 10 aprile, in un comunicato rilasciato dal Ministero degli Affari Esteri, la Francia ha dichiarato di aver preso atto della nomina, il 7 aprile, del nuovo primo ministro, ma ha espresso la sua «profonda preoccupazione per la mancanza di consenso che contraddistingue tale nomina». Per il governo francese, «l’attuale nomina non rispetta i termini dell’accordo del 31 dicembre 2016» firmato dal governo e dall’opposizione, in vista di un periodo di transizione e dell’organizzazione delle elezioni prima della fine di quest’anno. Secondo il comunicato, «questo accordo è l’unica via credibile per uscire dalla crisi. La sua violazione comporta gravi rischi per la stabilità e il futuro del paese, in un contesto caratterizzato da un forte deterioramento della situazione della sicurezza e dei diritti umani».[36]

 

[1] Cf Résolution Onu 2348  http://www.un.org/fr/documents/view_doc.asp?symbol=S/RES/2348(2017)

[2] Cf Actualité.cd, 03.04.’17; AFP – Africatime, 03.04.’17; Radio Okapi, 03.04.’17

[3] Cf AFP – Africatime, 03.04.’17

[4] Cf Radio Okapi, 03.04.’17

[5] Cf Politico.cd, 03.04.’17

[6] Cf Mediacongo.net, 03.04.’17

[7] Cf Mediacongo.net, 03.04.’17

[8] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 03.04.’17

[9] Cf Radio Okapi, 04.04.’17

[10] Cf Stanys Bujakera –  Actualité.cd, 04.04.’17

[11] Cf Actualité.cd, 03.04.’17

[12] Cf Élysée Odia – 7sur7.cd, 03.04.’17

[13] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 04.04.’17

[14] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 04.04.’17; Stanys Bujakera – Actualité.cd, 05.04.’17

[15] Cf Radio Okapi, 04.04.’17

[16] Cf Radio Okapi, 04.04.’17

[17] Cf Radio Okapi, 05.04.’17

[18] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 06.04.’17

[19] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 20.03.’17

[20] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 05.04.’17 http://7sur7.cd/new/2017/04/resume-en-8-points-du-discours-du-president-kabila-devant-le-congres-texte-integral-ci-dessous/

[21] Cf Actualité.cd, 06.04.’17  https://actualite.cd/2017/04/06/probleme-rassemblement-nempeche-presentation-premier-ministre-nomination-communique/

[22] Cf Actualité.cd, 07.04.’17

[23] Cf Radio Okapi, 07.04.’17

[24] Cf RFI, 07.04.’17

[25] Cf Radio Okapi, 08.04.’17

[26] Cf RFI, 07.04.’17

[27] Cf Radio Okapi, 08.04.’17

[28] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 08.04.’17

[29] Cf Zabulon Kafubu – 7sur7.cd, 07.04.’17

[30] Cf Radio Okapi, 08.04.’17

[31] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 08.04.’17

[32] Cf Radio Okapi, 10.04.’17

[33] Cf https://eeas.europa.eu/delegations/dr-congo-kinshasa/24444/declaration-locale-de-la-delegation-de-lunion-europeenne_fr

[34] Cf Congoforum.be, 08.04.’17

http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=41&newsid=207435&Actualiteit=selected

[35] Cf Radio Okapi, 09.04.’17

[36] Cf Radio Okapi, 10.04.’17