CONGO RD : GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA “MARCIA DELLA SPERANZA” PER DIRE NO ALLA DIVISIONE DEL PAESE .

da Antonio Trettel, sx

Come a Kinshasa e a Kisangani (cfr Fides, 2.8.’12), anche a Bukavu e a Uvira il triduo e la marcia per la pace si sono svolti felicemente e senza incidenti, più o meno come previsto.

 

QUI A BUKAVU

IL MOMENTO-CLOU DI MERCOLEDÌ 1° AGOSTO si è concluso sulla grande spianata del collegio Alfajiri (Aurora, in swahili) dei Gesuiti che, al di là degli ultimi ‘fiordi’del lago Kivu, guarda verso le colline di Cyangugu /Rwanda… La marcia si è conclusa con la celebrazione solenne dell’eucarestia, presieduta dal vescovo di Bukavu con una ventina di concelebranti, in viola,e una numerosa folla, partecipante e attenta, con cartelli e slogan intonati alla giornata: dalle 10h00 circa fin quasi alle 14h, con un’ora esatta di omelia frizzante, popolare e dialogata dello stesso arcivescovo Mons. Maroy.

Ma il momento più bello e impressionante è stato tuttavia lo stesso snodarsi e congiungersi dei molteplici cortei, lunghissimi, ordinati e compatti, oranti e cantanti, che, a partire dai diverse parrocchie disseminate nei quartieri della città, o partiti di buon mattino anche dai villaggi e agglomerati extraurbani, lontani anche 10-12 km e più, si sono lentamente riversati pacificamente qui sulla spianata del Collegio. Quanti erano/eravamo? Difficile contarli! Qualcuno avanza la cifra di 10.000, qualche altro di 15.000 e più. Qualcosa di simile, ma mi è impossibile documentarlo, si è svolto poi un po’ in tutti gli altri centri dei vari decanati extraurbani di Bukavu. (A.Tr.)

DA UVIRA/ Sud Kivu abbiamo invece questa testimonianza:

Ti invio un rapido resoconto dei 3 giorni contro la balcanizazione del Congo, a Uvira. Abbiamo terminato la 3 giorni di preghiera per la pace nell’est con una marcia che e’ partita da Kalundu (la zona portuale, a sud di Uvira) e abbiamo attraversato tutta la città da sud a nord, e poi verso est, per arrivare alla scuola di Kilomoni/nord-est di Uvira, alla frontiera con il Burundi, dove si e’ celebrata sotto le tende una bella Messa con una quindicina di preti e più di mille fedeli. Alle 12h00″ esatte, era il momento del canto di ringraziamento del dopo comunione, tutti abbiamo fatto un minuto (mi son sembrati anche 3 o 4) di silenzio per le vittime della guerra del Nord-Kivu, e per le centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati. Il silenzio si e’ concluso con un boato di batti-mani, e… batti-pentole e batti-porte di ferro, fischietti, ecc., questo per manifestare la collera popolare contro la guerra e il rischio della balkanisazione della nazione. (G. Vignato)