Congo Attualità n. 461

OPERAZIONI MILITARI CONGOLO – UGANDESI CONTRO LE ADF IN RDCONGO

INDICE

1. QUAL È LA MISSIONE DELL’ESERCITO UGANDESE IN RDCONGO: NEUTRALIZZARE LE ADF O CONSOLIDARE L’OCCUPAZIONE DELLA RDCONGO?
2. UN ACCORDO DI COOPERAZIONE MILITARE TRA GLI ESERCITI CONGOLESE E UGANDESE CONTRO LE fORZE DEMOCRATICHE ALLEATE (ADF)
a. Un accordo firmato posteriormente, dopo l’avvio delle operazioni militari
b. Il Presidente della Repubblica annuncia, ufficialmente in Parlamento, l’intervento militare ugandese in RDCongo
c. Le operazioni militari “congiunte, mirate e concertate”
d. I primi tentativi di analisi
3. LA 14ª PROROGA DELLA LEGGE MARZIALE IN ITURI E NEL NORD KIVU

1. QUAL È LA MISSIONE DELL’ESERCITO UGANDESE IN RDCONGO: NEUTRALIZZARE LE ADF O CONSOLIDARE L’OCCUPAZIONE DELLA RDCONGO?

L’intervento dell’esercito ugandese nella RDCongo ha suscitato un vasto dibattito e ha dato adito a varie interpretazioni.
La domanda che Jean-Jacques Wondo Omanyundu, analista di questioni socio-politico-militari, si pone è la seguente: intervenendo in territorio congolese, l’esercito ugandese sta combattendo le ADF o  sta perseguendo anche altri obiettivi geostrategici?
La maggioranza dei Congolesi diffida delle operazioni militari ugandesi nell’est della RDCongo. Tuttavia, la popolazione di Beni-Lubero è per lo più favorevole a questo dispiegamento dell’e truppe ugandesi sul suo territorio, senza dubbio perché troppo stanca dei continui massacri che l’esercito congolese non riesce ad arrestare. Nello stesso tempo, una grande maggioranza degli abitanti dell’Ituri, un’altra provincia vicina in cui le ADF sono ultimamente molto attive, sono decisamente ostili alla presenza militare ugandese nell’est della RDCongo, perché temono una dominazione Hima sulla loro provincia.
In un articolo pubblicato nel 2003, il professor Alphonse Maindo non aveva esitato a presentare la parte nord-orientale della RDCongo come un selvaggio Far West ugandese per trafficanti e avventurieri in cerca di fortuna. Questa parte del territorio che si estende dall’estremo nord del Nord Kivu fino all’Ituri sarebbe considerata come una provincia ugandese di lingua francese. Infatti, in un recente passato, le milizie locali e le ribellioni congolesi (MLC e RCD-K/ML) sono state create e appoggiate da ufficiali ugandesi, tra cui il generale James Kazini e Salim Saleh, con l’obiettivo di impadronirsi delle ricchezze di questa regione, imbarcandosi in una vasta impresa egemonica hima-tutsi, di cui la “conquista” del Rwanda da parte dei Tutsi tra il 1990 e il 1994 fu solo il primo passo.
L’UPDF entra in territorio congolese per far guerra alle ADF, ma non per proteggere l’est della RDCongo
Va ricordato che l’obiettivo dell’intervento militare ugandese è quello di combattere le ADF che, secondo le autorità ugandesi, costituiscono una minaccia alla sicurezza interna del loro Paese. Ciò non significa necessariamente che l’intervento militare ugandese nell’est della RDCongo sia finalizzato anche a riportare la pace nell’Ituri e nel Nord Kivu. Infatti, secondo le autorità ugandesi, l’UPDF sta combattendo nella RDCongo contro un nemico (le ADF), percepisce come una minaccia alla sicurezza e all’integrità territoriale dell’Uganda anche se, finora, esse non hanno fornito alcuna prova ufficiale che dimostri che il duplice attacco del 16 novembre 2021 a Kampala (Uganda) provenga dalla RDCongo.
Motivazioni geo-economiche dietro il dispiegamento militare ugandese nella Repubblica Democratica del Congo?
Al di là degli obiettivi di sicurezza, non si possono escludere degli obiettivi geo-economici che potrebbero essere alla base di queste operazioni militari.
Quando si analizza la cartografia economica del Grande Nord (Nord Kivu) e dell’Ituri, si constata che questa parte del territorio congolese è infatti sotto l’influenza economica dell’Uganda che, grazie alle sue infrastrutture stradali, immette sul mercato interno di questa zona del territorio congolese molti prodotti di prima necessità. L’economia ugandese trae grandi benefici da questa situazione causata dal fallimento dello stato congolese in questa parte della RDCongo.
Quindi, per le autorità ugandesi, il modo migliore per meglio garantire e mettere in sicurezza il loro commercio in questa zona congolese in cui operano le ADF e altre milizie interne (Maï-Maï, FRPI / Chini ya Kilima, CODECO, FPIC, Groupe Zaire ,…), è quello di dispiegarvi le proprie forze armate. E quando l’esercito ugandese dichiara che vi resterà, finché la minaccia delle ADF non sarà totalmente neutralizzata, non si è molto lontano da ciò che si potrebbe definire come occupazione militare di parte del territorio congolese da parte di un esercito straniero. Infatti, l’Uganda potrebbe strumentalizzare l’insicurezza di quest’area, su cui ha posto lo sguardo sin dal 1996, per mantenervi la presenza delle sue truppe a tempo indeterminato. È ciò che il Ruanda fa già da molto tempo, non solo strumentalizzando le FDLR/RUD, ma anche facilitando la creazione e la mutazione di molti gruppi armati.
Verso la rioccupazione dello spazio perduto in RDCongo?
Quando si analizzano le azioni dell’esercito ugandese nella RDCongo tra il 1998 e il 2002, ci si accorge che l’obiettivo del suo ritorno in RDCongo potrebbe essere quello di rioccupare questa zona del nord – est della RDCongo, ambita per le sue risorse naturali e le sue possibilità commerciali che favorirebbero la crescita dell’economia ugandese.
Se in apparenza le operazioni militari ugandesi non costituiscono uno stato di guerra contro la RDCongo, non si può escludere a priori l’ipotesi che l’Uganda approfitti indirettamente di questo stato di guerra contro le ADF, per occupare militarmente questa parte della RDCongo. Quindi, accettare con benevolenza questo intervento militare non sarebbe forse un modo per avallare ingenuamente un’eventuale occupazione militare ugandese di questa parte del territorio congolese?
Infine, il modo in cui le autorità congolesi hanno agito in rapporto a questa situazione è del tutto deplorevole. Stupisce il fatto che abbiano permesso all’Uganda di dispiegare il suo esercito nell’est della RDCongo, senza dapprima firmare un accordo di cooperazione militare bilaterale. Lo hanno fatto 10 giorni dopo l’inizio delle offensive militari ugandesi nel Nord Kivu. Inoltre, nulla dice che tale accordo, firmato in ritardo, sia stato oggetto di una delibera in Consiglio dei Ministri e che sia stato messo a conoscenza dell’Assemblea nazionale e del Senato, come previsto nell’articolo 213 della Costituzione. Inoltre, in questo accordo, nulla viene specificato sul numero dei militari ugandesi entrati in RDCongo, sulla delimitazione precisa del loro raggio d’azione e sulla durata della loro missione.
Conclusione: cosa riceverà l’Uganda in cambio della sua azione militare nella RDCongo?
L’azione militare ugandese andrà a beneficio, almeno in parte, anche della Repubblica Democratica del Congo, visto che l’esercito congolese appare incapace di sconfiggere le ADF.
Quindi cosa darà la RDCongo all’Uganda in cambio della sua operazione militare in RDCongo?
È noto che i due Paesi sono parti interessate in un contenzioso giudiziario presso la Corte Internazionale di Giustizia a New York, in seguito alle attività militari che l’Uganda ha svolto dal 1996 al 2003 sul territorio congolese. In passato, le autorità congolesi avevano sostenuto che le forze armate ugandesi avevano invaso e occupato il territorio congolese. Nella sentenza emessa il 19 dicembre 2005, la Corte Internazionale di Giustizia aveva concluso che “l’Uganda ha violato la sovranità e l’integrità territoriale della RDCongo”. Nel diritto militare e internazionale, l’invasione armata porta molto spesso all’occupazione militare e talvolta all’annessione militare del territorio occupato militarmente.
Tuttavia, dall’ascesa al potere del presidente Félix Tshisekedi, l’opinione pubblica è rimasta sorpresa nel constatare che la Corte internazionale di Giustizia abbia rinviato a tempo indeterminato l’udienza del 18 novembre 2019, che avrebbe dovuto confermare la sentenza relativa alla condanna dell’Uganda al risarcimento di 10 miliardi di dollari a favore della RDCongo. La Corte ha ricevuto una lettera dalla RDCongo in cui si chiedeva questo rinvio. Tale richiesta di rinvio rivolta alla Corte Internazionale di Giustizia è stata inoltrata il 9 novembre 2019, una data in cui il Presidente Tshisekedi si trovava in visita ufficiale in Uganda. Secondo una richiesta congiunta delle due parti, i due capi di Stato hanno fatto sapere alla Corte di Giustizia che preferivano dirimere la questione mediante negoziati.
Per concludere, ci si potrebbe porre questa domanda: l’attuale intervento dell’esercito ugandese nella Repubblica Democratica del Congo non rischia di incidere sull’esito finale del contenzioso tra la RDCongo e l’Uganda? Solo il futuro lo dirà.[1]

2. UN ACCORDO DI COOPERAZIONE MILITARE TRA GLI ESERCITI CONGOLESE E UGANDESE CONTRO LE fORZE DEMOCRATICHE ALLEATE (ADF)

a. Un accordo firmato posteriormente, dopo l’avvio delle operazioni militari

Il 30 novembre,  gli eserciti ugandese e congolese hanno avviato delle operazioni militari congiunte, “mirate e concertate”, contro alcune postazioni delle Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato di origine ugandese ma ancora attivo nell’est della  RDCongo. Queste operazioni sono iniziate con l’intervento dell’aviazione militare e dell’artiglieria dell’esercito ugandese a partire dal lato ugandese della frontiera.

Il 9 dicembre, a Bunia (Ituri), il ministro della Difesa congolese, Gilbert Kabanda, e il suo omologo ugandese, Vincent Bamalangashi, hanno firmato un accordo di cooperazione militare sulla difesa e sicurezza dei due Paesi in generale e lo svolgimento di operazioni militari congiunte contro i gruppi armati dell’Ituri e del Nord Kivu in particolare. Nella loro dichiarazione congiunta, le due delegazioni hanno sottolineato che l’obiettivo di questa collaborazione militare tra i due paesi è la neutralizzazione delle Forze Democratiche Alleate (ADF) e di tutti gli altri gruppi armati locali attivi nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu, situate nei pressi della frontiera tra la RDCongo e l’Uganda. Le due parti hanno assicurato alle popolazioni della RDCongo e dell’Uganda che queste operazioni militari congiunte tra i due eserciti, congolese e ugandese, saranno effettuate nel rispetto dei diritti umani e della sovranità dei due Paesi.
Si tratta della continuazione di un lavoro iniziato quasi un anno fa, anche se negli ultimi mesi si è assistito ad un’accelerazione di quel lavoro. Infatti, prima dell’inizio effettivo dell’attuale offensiva, i due paesi avevano già istituito un servizio di intelligence congiunto. Dei militari specializzati a questo scopo erano stati dispiegati nella RDC, in particolare a Beni (Nord Kivu) e a Bunia (Ituri).
Altri erano stati dispiegati a Kasese, Kosoro e Fort Portal, in Uganda. Una task force di “intelligence” era stata istituita su entrambi i lati della frontiera e aveva già prodotto vari rapporti congiunti.
La cooperazione militare ugando-congolese riguarda anche il settore infrastrutturale ed energetico. I due Paesi hanno, infatti, concluso degli accordi per la costruzione di strade di reciproco interesse, in particolare la Bunangana-Rutshuru-Goma-Kasindi-Beni-Butembo e hanno indicato la possibilità di condivisione o vendita di parte dell’energia elettrica prodotta dall’Uganda sul Nilo (diga costruita da un’azienda cinese sul Nilo Bianco nel Nord Uganda).[2]

Il 10 dicembre, il generale Camille Bombele Lohola è stato nominato comandante incaricato di coordinare le operazioni militari congiunte degli eserciti congolese e ugandese contro le ADF nel Nord Kivu e nell’Ituri. È stato nominato dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito congolese. Secondo fonti militari, dovrebbe stabilire il suo quartier generale a Komanda, località situata tra il Nord Kivu e l’Ituri. Sotto il regime di Mobutu, il generale Camille Bombele Lohola era membro del centro di addestramento per le truppe aviotrasportate. Dopo essere stato vicecomandante della guardia repubblicana come incaricato delle operazioni e dell’intelligence, aveva guidato anche la 14ª regione militare della città-provincia di Kinshasa. Da luglio 2020 era vice comandante del servizio di educazione civica patriottica e delle azioni sociali dell’esercito congolese.[3]

Il 14 dicembre, è arrivato a Beni il generale Camille Bombele Lohola, recentemente nominato comandante incaricato di coordinare le operazioni congiunte tra l’esercito congolese e quello ugandese contro le ADF. Secondo fonti militari, egli dovrebbe incontrare il comandante delle truppe ugandesi dispiegate nella zona di Beni. Egli dovrebbe stabilire il proprio quartier generale a Komanda, località situata tra il Nord Kivu e l’Ituri, una zona in cui le ADF hanno attualmente concentrato i loro attacchi.[4]

b. Il Presidente della Repubblica annuncia, in Parlamento, l’intervento militare ugandese in RDCongo

Il 13 dicembre, nel suo tradizionale discorso annuale sullo Stato della Nazione, pronunciato davanti alle due camere del Parlamento riunite in Congresso, il Capo dello Stato, Félix Tsisekedi, ha fatto riferimento, per la prima volta ufficialmente, all’intervento dell’esercito ugandese condotto, con il suo consenso, in territorio congolese contro le ADF. Il presidente Félix Tshisekedi ha assicurato che l’esercito ugandese, entrato nella Repubblica Democratica del Congo dal 30 novembre, vi rimarrà solo per il tempo necessario per combattere le ADF: «Essendo stato il nostro Parlamento debitamente informato, assicuro che la presenza dell’esercito ugandese sul nostro territorio sarà limitata al tempo strettamente necessario per queste operazioni».
Fin dall’inizio del suo discorso, il Presidente della Repubblica ha affermato la sua determinazione a non lesinare sforzi per riportare la pace e la sicurezza nell’est del Paese che, da oltre 25 anni, è vittima di innumerevoli violenze perpetrate dai diversi gruppi armati. Una situazione che l’ha portato, ha egli spiegato, a dichiarare all’inizio del mese di maggio la legge marziale nelle due province del Nord Kivu e dell’Ituri. Secondo lui, questo provvedimento ha permesso alcuni cambiamenti, dal momento in cui varie posizioni precedentemente occupate dalle ADF sono state successivamente ricuperate dall’esercito congolese. Tuttavia, ha egli proseguito, «alcune forze terroristiche operano anche in altri Paesi vicini. È il caso delle ADF (Allied Democratic Forces), attive soprattutto a cavallo della frontiera comune tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo».
Stabilitesi in RDCongo nel 1995, le ADF sono considerate come il gruppo armato più violento e responsabile del massacro di migliaia di persone. Le ADF sono accusate anche dall’Uganda di essere responsabili dei recenti attentati commessi a Kampala e rivendicati dall’organizzazione jihadista dello Stato Islamico (ISIS). A questo proposito, il Presidente Félix Tshisekedi ha dichiarato: «Per poter combattere le ADF in modo efficace, i nostri due Paesi (l’Uganda e la RDCongo) hanno recentemente deciso di collaborare, chiedendo ai loro rispettivi eserciti di effettuare operazioni militari congiunte contro questo nemico comune».
Circa le critiche sollevate da vari membri della società civile e da alcuni parlamentari sul fatto che il Parlamento non sia stato né consultato, né informato su questa operazione militare effettuata congiuntamente dai due eserciti congolese e ugandese in territorio congolese, Félix Tshisekedi ha dichiarato che i due comitati di presidenza dell’Assemblea nazionale e del Senato ne erano stati previamente informati.
Stremate da decenni di violenze, le popolazioni locali hanno accolto piuttosto favorevolmente l’operazione militare ugandese contro le ADF, ma auspicano che essa sia limitata nel tempo, poiché non hanno affatto dimenticato il nefasto ruolo svolto dal Ruanda e dall’Uganda nella destabilizzazione dell’est della RDCongo a partire dagli anni 1990.[5]

c. Le operazioni militari “congiunte, mirate e concertate”

Il 10 dicembre, in un comunicato stampa congiunto, le autorità militari congolesi e ugandesi hanno dichiarato che, durante i bombardamenti effettuati il ​​30 novembre dall’aviazione militare e dall’artiglieria contro gli accampamenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF), 31 ostaggi congolesi sono stati liberati, 34 miliziani ADF sono stati catturati e 4 accampamenti ADF sono stati distrutti. Gli eserciti ugandese e congolese stanno attualmente eseguendo dei lavori di riabilitazione di alcune strade, per facilitare gli spostamenti delle loro truppe, in particolare sugli assi stradali Mbau-Kamango e Nobili-Kamango-Semuliki.[6]

Il 14 dicembre, si sono registrati nuovi bombardamenti nella regione di Beni (Nord Kivu) dove, due settimane prima, l’esercito ugandese aveva bombardato degli accampamenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF). «Erano circa le 5:30 (3:30 GMT) quando abbiamo sentito il rumore delle esplosioni di razzi provenienti dall’Uganda. Le detonazioni sono terminate verso le 7:00 (5:00 GMT), Tutto è avvenuto come il 30 novembre, data di inizio delle operazioni dell’esercito ugandese in territorio congolese», ha detto Tony Kitambala, un giornalista di Kamango (Nord Kivu), una cittadina situata nei pressi della frontiera con l’Uganda.
Secondo fonti ufficiali, questi ultimi bombardamenti effettuati dall’aviazione militare e dall’artiglieria marcano l’inizio di una nuova fase delle attuali operazioni militari concertate e mirate. Infatti, le forze armate congolesi (FARDC) e ugandesi (UPDF) che, da due settimane stanno conducendo queste operazioni, stanno avanzando verso altre postazioni ADF situate nella foresta del Parco Nazionale dei Virunga.
Secondo alcuni sfollati e la società civile locale, vari gruppi di miliziani ADF si trovano attualmente sul versante orientale della strada nazionale N°4, a cavallo delle province di Ituri (nord-est) e Nord Kivu (est), dove occupano diversi villaggi limitrofi al Parco Nazionale dei Virunga, tra cui Mulango, Tondoli, Ibanda Semuliki e Batonga.[7]

Il 18 dicembre, in un comunicato stampa firmato congiuntamente a Kinshasa, ​​il generale Léon Richard Kasonga e il generale Flavia Byekwaso, portavoce rispettivamente dell’esercito congolese e di quello ugandese, hanno annunciato che i due eserciti sono ormai passati alla fase dell’offensiva, dopo aver terminato i lavori di riabilitazione della strada, indispensabili per facilitare gli spostamenti delle truppe e il spiegamento della logistica militare nella zona di Mbau-Kamango, soprattutto tra Bukakati e il fiume Semuliki.
Essi hanno indicato che, facendo ricorso all’aviazione militare e all’artiglieria, i due eserciti, ugandese e congolese, hanno effettuato nuovi attacchi su altri accampamenti delle ADF situati nel territorio di Beni e nella provincia di Ituri.
Secondo il comunicato, «a Beni, le forze militari congiunte hanno effettuato intensi bombardamenti su posizioni ADF situate a Kambi ya Jua, Tondoli e Kahinama e, successivamente, hanno intrapreso delle operazioni a terra nei pressi del chilometro 51, vicino al fiume Semuliki».
In Ituri, le due forze armate hanno riferito che i bombardamenti effettuati dall’aviazione militare e dall’artiglieria hanno distrutto le basi ADF situate a Madina 3, Bantonga, Kitumba e Mulangu.
Inoltre, l’offensiva effettuata il 13, 14 e 15 dicembre 2021 nell’Ituri si è conclusa con la cattura di 35 terroristi ADF a Njiapanda, Manzobe e Ndimo, tre villaggi del territorio di Irumu, e con un’operazione di rastrellamento nelle località di Makeke, Makumbo e Makumo, sul tratto Makeke-Biakato della strada nazionale N° 4, ciò che ha riportato un po’ di calma nella zona.
Secondo il comunicato, «l’intervento delle forze armate alleate ha portato al controllo di aree precedentemente occupate dal nemico».
Per consolidare maggiormente i risultati delle operazioni, i comandanti delle due forze hanno infine chiesto alla popolazione di appoggiare la coalizione, di rimanere vigile e di denunciare ogni eventuale presenza di miliziani ADF, al fine di privarli di ogni possibilità di azione e di movimento.[8]

d. I primi tentativi di analisi

Secondo Pierre Boisselet, coordinatore del Kivu Security Tracker (KST), i risultati degli attacchi effettuati il 30 novembre contro le Forze Democratiche Alleate (ADF) non sono ancora stati confermati da una fonte indipendente. Inoltre, sembra che non si siano ancora registrati combattimenti diretti tra le truppe ugandesi e le ADF. Quindi che sta succedendo?
Secondo diverse fonti diplomatiche e locali, l’operazione militare si è bloccata sin dal suo inizio, a causa della mancanza di coordinamento tra l’esercito ugandese e quello congolese. Se è vero che il presidente congolese Felix Tshisekedi ha autorizzato Kampala a intervenire, l’esercito ugandese sembra aver interpretato questo via libera come un’autorizzazione a procedere anche senza concertazione.
Di conseguenza, vari membri del governo congolese sono essi stessi rimasti sorpresi, quando sono stati informati dell’inizio di bombardamenti effettuati in direzione del territorio congolese. Ciò potrebbe spiegare perché, all’inizio, il governo congolese si sia limitato a evocare “azioni concertate” tra i due eserciti quando, in realtà, l’Uganda ipotizzava un suo vero e proprio intervento militare in RDCongo. Conseguentemente, i due eserciti non hanno ancora raggiunto alcun accordo su una strategia comune contro le ADF. Secondo quanto riferito, questa situazione di confusione e di ambiguità ha causato delle difficoltà. I mezzi pesanti inviati dall’Uganda sembrano avere difficoltà ad avanzare, poiché le strade sono in terra battuta e sono state rese impraticabili da un’intensa stagione delle piogge.
Inoltre, ci sono problemi di coordinamento con la Missione delle Nazioni Unite nella RDCongo (MONUSCO), poiché il suo mandato non le consente di collaborare con un esercito straniero. Secondo una fonte interna alla Missione, ciò significa che le operazioni che, mediante l’intervento del suo nuovo contingente keniano,  essa aveva previsto contro le ADF, sono attualmente state sospese.
Il risultato di tutto ciò è che, nel territorio di Beni, sono ormai presenti tre forze militari incaricate di combattere le ADF ma, per il momento, senza alcun reale coordinamento tra di loro.
Questa confusione sembra caratterizzare anche Washington. Mentre il Dipartimento di Stato sembra considerare questo intervento come un momento molto importante nella lotta contro il terrorismo, il Dipartimento del Tesoro ha iscritto, sulla lista delle persone soggette a sanzioni, un uomo chiave di questa operazione: il capo dell’intelligence militare ugandese, Abel Kandiho, accusato di violazioni dei diritti umani commesse in Uganda.
Questo inizio confuso e scoordinato dell’intervento ugandese in territorio congolese non è certo una buona notizia per la lotta contro le ADF che, in tal modo, possono recuperare un po’ di tempo per riorganizzarsi.[9]

Il deputato UNC del Nord Kivu, Juvénal Munubo, ha analizzato la difficile situazione in cui si trova l’est del Paese, soprattutto per quanto riguarda l’ingresso delle truppe ugandesi in territorio congolese.
Afrikarabia: Cosa ne pensa dell’inizio delle operazioni militari ugandesi in territorio congolese per combattere le ADF?
Juvénal Munubo: L’accettazione dell’intervento di truppe ugandesi in RDCongo è stata una decisione difficile. È noto che l’Uganda è stato condannato dalla Corte internazionale di giustizia per aggressione contro il Congo. È anche noto che, nel 2000, l’esercito ugandese si è scontrato con quello ruandese a Kisangani. Si sa anche che i ribelli dell’M23 si sono rifugiati in Uganda e che di recente essi hanno attaccato per alcune ore l’esercito congolese. In questo contesto, faccio fatica a pensare che l’esercito ugandese sia un partner affidabile. Non sono convinto che si sia presa la decisione giusta. Penso che la cooperazione militare tra la RDCongo e l’Uganda avrebbe dovuto restare sul piano di uno scambio di informazioni, dato che le ADF sono di origine ugandese.
Afrikarabia: Come deputato, è stato avvertito dell’intervento militare dell’Uganda?
Juvénal Munubo: Questi accordi relativi a questioni di difesa non sono stati discussi in nessuna seduta plenaria dell’Assemblea nazionale, nonostante le disposizioni dell’articolo 214 della Costituzione.
Afrikarabia: Cosa sa sulle modalità e durata della missione dell’esercito ugandese in RDCongo?
Juvenal Munubo: Non so nulla! Non ho visto l’accordo. Anche gli altri colleghi parlamentari, che appoggiano l’intervento delle truppe ugandesi, non l’hanno mai visto. Alcuni parlamentari si dicono favorevoli ad un accordo che non hanno mai letto. Alla fine, non è chiaro quanti militari ugandesi siano entrati in territorio congolese, con quali tipi di armi e per quanto tempo. C’è da chiedersi se questo intervento ugandese non spingerà il Ruanda ad intervenire anche lui in Congo. Ci sono molte domande e poche risposte. In parlamento, dovrebbe esserci un dibattito su questo problema.
Afrikarabia: È ottimista sul ritorno della pace nell’est del Paese?
Juvénal Munubo: Sono ottimista, ma tutto dipende dalle scelte che si fanno e dalle decisioni che si prendono. Una di queste decisioni riguarderebbe l’applicazione delle raccomandazioni della Commissione “Difesa e Sicurezza” dell’Assemblea Nazionale. Soprattutto, occorrerebbe essere molto prudenti nei confronti dei Paesi vicini e precisare cosa ci si aspetta da queste operazioni militari congiunte.[10]

Il presidente nazionale del partito politico Raggruppamento Congolese per la Democrazia – Kisangani / Movimento per la Liberazione (RCD-K/ML), Antipas Mbusa Nyamwisi, ha ufficialmente annunciato il suo appoggio alla collaborazione militare dell’esercito congolese con quello ugandese, per combattere insieme le ADF, attive nell’est del paese. Ex capo di un movimento politico-militare che, nei primi anni 2000, controllava l’estremo nord del Nord Kivu e l’Ituri, egli ha fatto la dichiarazione durante il suo discorso di apertura del secondo congresso del suo partito politico.
Pure ex ministro degli Esteri, Mbusa Nyamwisi, a nome del suo partito politico, ha detto di essere favorevole a questa iniziativa perché, secondo lui, essa apre le porte a nuovi orizzonti di soluzioni. Egli ha anche chiesto alla giustizia di affiancare queste operazioni militari, al fine di stabilire le responsabilità dei crimini commessi e di condannarne i responsabili: «L’RCD-K/ML appoggia questa iniziativa che apre nuovi orizzonti nella ricerca di soluzioni durature non solo al dramma dei massacri perpetrati, ma anche al pericolo di balcanizzazione che tutto ciò rappresenta. A mio modesto avviso, la giustizia dovrebbe accompagnare le operazioni in corso mediante l’apertura di inchieste giudiziarie sui crimini commessi, l’attribuzione delle responsabilità individuali e collettive, l’identificazione dei colpevoli e la loro condanna. Queste operazioni militari congiunte permetteranno anche il ristabilimento dell’autorità dello Stato in questa parte del Paese che attualmente sfugge al suo controllo e, di conseguenza, l’adozione di un piano di sviluppo a favore delle popolazioni locali», Dall’inizio dei massacri nel 2014, Antipas Mbusa Nyamwisi ha sempre accusato alcuni ufficiali ruandofoni dell’esercito congolese di esserne i responsabili. Rientrato in RDCongo in giugno 2019, dopo sette anni di esilio sotto il regime di Joseph Kabila, Antipas Mbusa Nyamwisi sta ora appoggiando il Presidente Félix Tshisekedi.[11]

3. LA 14ª PROROGA DELLA LEGGE MARZIALE IN ITURI E NEL NORD KIVU

Il 26 novembre, in Consiglio dei ministri, il Governo ha approvato il progetto di legge sull’autorizzazione della 13ª proroga della legge marziale nell’Ituri e nel Nord Kivu.
Il 30 novembre, l’Assemblea nazionale ha autorizzato, per la tredicesima volta consecutiva, la legge marziale nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu. Su 287 deputati votanti, 283 hanno votato sì, 4 hanno votato no. I deputati nazionali delle province in cui vige la legge marziale non hanno partecipato al voto, perché continuano a opporvisi. Adottato in prima lettura, questo progetto di legge è stato trasmesso al Senato per una seconda lettura, prima della sua eventuale promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.
Il 2 dicembre, il Senato ha approvato, in seconda lettura, il progetto di legge sulla 13ª proroga della legge marziale nell’Ituri e nel Nord Kivu. Su un totale di 109 membri che compongono il Senato, 94 hanno preso parte alla votazione in seduta plenaria. 90 hanno votato a favore della legge marziale, 2 hanno votato contro e altri 2 si sono astenuti. Questa nuova proroga entrerà in vigore il 3 dicembre 2021, dopo la sua promulgazione da parte del Capo dello Stato e per un periodo di 15 giorni.[12]

Il 16 dicembre, l’Assemblea nazionale ha autorizzato la 14ª proroga della legge marziale nelle due province di Ituri e del Nord Kivu. Su 279 votanti, 275 hanno votato “a favore” e 4 hanno votato “contro”. Adottato in prima lettura, questo progetto di legge è stato trasmesso al Senato per una seconda lettura, prima della sua eventuale promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.
Il 18 dicembre, il Senato ha approvato in seconda lettura il progetto di legge sulla 14ª proroga della legge marziale nelle province di Ituri e del Nord Kivu. Su 109 membri che compongono il Senato, 98 senatori hanno preso parte al voto: 96 hanno votato sì e 2 hanno votato no. Il testo è stato inviato al Capo dello Stato per la sua promulgazione. Questa 14ª proroga entrerà in vigore il 19 dicembre.[13]

Il 16 dicembre, il deputato Delly Sesanga ha votato contro la 14ª proroga della legge marziale nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu, perché ritiene che «la difficile attuazione della legge marziale sta conducendo verso un contesto di “implosione del quadro costituzionale”, mediante una voluta anarchia, in cui le forze militari ugandesi già stanno operando e quelle ruandesi si stanno preparando ad entrare in gioco, senza un quadro politico, militare e giuridico compatibile con i nostri interessi nazionali». Egli chiede quindi che si proceda ad un’analisi profonda di questo problema perché, dice, «a forza di affrontare il problema solo dal punto di vista di una strumentalizzazione ai fini di politica interna, le strategie dei paesi a noi limitrofi sicuramente ci condurranno un giorno là dove i congolesi si sono sempre rifiutati di arrivare: la perdita della nostra indipendenza, della nostra sovranità nazionale e della nostra unità come popolo congolese».
Egli constata anche che la RDCongo ha perso ogni ambizione: «Il pericolo che la RDCongo sia ridotta allo status di un semplice Stato cliente dei Paesi limitrofi è oggi una minaccia più che mai reale». Inoltre, secondo lui, l’ombra della balcanizzazione non sembra allontanarsi: «Nella storia dell’esistenza degli Stati, nulla è mai acquisito in modo definitivo. Gli stati nascono, sopravvivono nella loro integrità o amputati, muoiono e talvolta scompaiono “balcanizzati”. Penso che sia giunto il momento di cercare di capire approfonditamente ciò che sta accadendo al nostro Paese e di identificare con precisione i rischi che sta correndo nell’ambito della situazione generale di insicurezza della regione dei Grandi Laghi».[14]

Il 3 dicembre, la Ministra della Giustizia ha presentato al Consiglio dei Ministri il progetto di legge sull’autorizzazione del Governo a procedere, temporaneamente e su materie ben precise, per poter approvare certi provvedimenti che, normalmente, rientrano nell’ambito del Parlamento come, ad esempio, la proroga della legge marziale. A questo proposito, l’articolo 129, commi 1 e 2 della Costituzione stipula che: “Per l’attuazione urgente del suo programma d’azione, il Governo può chiedere all’Assemblea nazionale e al Senato l’autorizzazione a prendere, con decreto-legge, in un periodo limitato e su materie specifiche, misure che sono normalmente di competenza del Parlamento”. «Considerato che, secondo il calendario costituzionale, il Parlamento sarà in ferie dal 15 dicembre 2021 al 15 marzo 2022, la Ministra della Giustizia ha sottolineato la necessità che il Governo sia abilitato ad assumere, con Decreti-Leggi, per un periodo di tre mesi, certi provvedimenti che sono del dominio del Parlamento», ha riferito Patrick Muyaya, portavoce del governo, nel resoconto della riunione del Consiglio dei ministri. Se questo testo sarà adottato in parlamento, esso consentirà al Presidente della Repubblica e al Governo di legiferare con decreti-legge, se necessario, durante i tre mesi di pausa parlamentare.
Il 14 dicembre, l’Assemblea nazionale ha dichiarato ammissibile il progetto di legge delega che permetterà al governo di autorizzare la proroga della legge marziale durante i tre mesi di pausa parlamentare. Questo progetto di legge è stato inviato alla Commissione Politica, Amministrativa e Giudiziaria (PAJ) per un esame approfondito entro 48 ore.
Il 17 dicembre, l’Assemblea nazionale ha approvato il progetto di legge delega a favore del governo. Su 289 deputati che hanno preso parte al voto, 287 hanno votato “per” e 2 hanno votato “contro”. Adottato in prima lettura dall’Assemblea nazionale, questo progetto di legge è stato trasmesso al Senato per una seconda lettura. Una volta adottato dalle due Camere del Parlamento, la legge-delega entrerà in vigore subito dopo la sua promulgazione e rimarrà in vigore fino al ​​14 marzo 2022. Durante questo periodo, il governo potrà, quindi, votare la proroga della legge marziale vigente nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu.
Il 18 dicembre, il Senato ha approvato, in seconda lettura e all’unanimità, il progetto di legge sulla delega al governo. Alla seduta plenaria del giorno erano presenti 98 senatori. Il testo è stato inviato al Presidente della Repubblica per la sua promulgazione.[15]

Il deputato UNC del Nord Kivu, Juvénal Munubo, ha analizzato la difficile situazione in cui si trova l’est del Paese, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione della legge marziale in Ituri e nel Nord Kivu.
Afrikarabia: Qual è la sua valutazione dell’applicazione della legge marziale decretata nell’est della RDCongo già sette mesi fa?
Juvénal Munubo: Si tratta di un bilancio piuttosto negativo. Le ADF continuano a uccidere la popolazione. Anche pochi giorni fa ci sono stati altri massacri recenti. Il problema è che l’esercito congolese non riesce a difendere e a mantenere sotto suo controllo le località che a volte recupera dalle mani delle ADF.
Afrikarabia: Come spiega le difficoltà in cui l’esercito congolese spesso si trova?
Juvénal Munubo: C’è prima di tutto un problema di personale, ma soprattutto di risorse. I militari sul fronte sono meno di quelli dichiarati ufficialmente e, spesso, non ricevono né gli stipendi, né le razioni alimentari. I reggimenti non hanno abbastanza carburante, né medicine. Tutti questi problemi rendono difficile l’azione dell’esercito.
Afrikarabia: come migliorare questa situazione?
Juvénal Munubo: La Commissione “Difesa e Sicurezza” dell’Assemblea Nazionale ha effettuato una valutazione dell’applicazione della legge marziale e ha fatto molte raccomandazioni. Se le si applicassero, la legge marziale sarebbe più efficace. In particolare, la Commissione raccomanda di riorganizzare la catena di comando, sostituendo alcuni ufficiali che non svolgono bene il loro lavoro. Si dovrebbe aumentare le risorse messe a disposizione dell’esercito congolese e lottare anche contro l’impunità all’interno dello stesso esercito. Applicando queste raccomandazioni, si potrebbe ottenere risultati migliori nella lotta contro i gruppi armati. Oggi siamo alla 14ª proroga della legge marziale e si ha l’impressione di essere entrati in un pantano.
Afrikarabia: Si dovrà continuare a prolungare la legge marziale?
Juvénal Munubo:Si potrà prorogarla ancora, ma applicando le raccomandazioni della Commissione “Difesa e Sicurezza”. Porre fine alla legge marziale quando non ci sono ancora risultati evidenti sarebbe visto come un fallimento politico.
Afrikarabia: Lo stato ha i mezzi sufficienti per finanziare meglio l’esercito congolese?
Juvénal Munubo: In effetti, non ci sono molte risorse a disposizione. Si tratta di un problema dell’Agenzia delle entrate statali. Ci sono molti soldi che sfuggono alle finanze pubbliche, soprattutto nel settore dell’estrazione dei minerali e degli idrocarburi. Occorrerebbe ridurre il budget riservato alle istituzioni dello Stato, come la Presidenza, il governo e il Parlamento. Ma si tratterrebbe solo di una soluzione palliativa. Per una soluzione duratura, la RDCongo dovrebbe dotarsi di una legge di programmazione militare con un budget reale molto superiore agli attuali 400 milioni di dollari stanziati a favore dell’esercito.
Afrikarabia: Cosa sta aspettando Felix Tshisekedi per riorganizzare la catena di comando dell’esercito nazionale?
Juvénal Munubo: Durante l’ultimo incontro tra il Presidente Tshisekedi e i deputati del Nord Kivu e dell’Ituri, gli è stata posta proprio questa domanda ed egli ci ha risposto che lo farà, anche se lentamente e progressivamente.[16]

[1] Cf https://afridesk.org/quelle-mission-de-larmee-ougandaise-en-rdc-neutraliser-les-adf-ou-ancrer-loccupation-jj-wondo/
[2] Cf Radio Okapi, 09.12.’21; Actualité.cd, 09 e 10.12.’21
[3] Cf Radio Okapi, 10.12.’21
[4] Cf Radio Okapi, 16.12.’21
[5] Cf AFP – Actualité.cd, 13.12.’21
[6] Cf Radio Okapi, 11.12.’21
[7] Cf AFP – Actualité.cd, 14.12.’21; Serge Sindani – Politico.cd, 15.12.’21
[8] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 18.12.’21; Stéphie Mukinzi & ACP – Politico.cd, 19.12.’21; AFP – Actualité.cd, 19.12.’21; Serge Sindani – Politico.cd, 19.12.’21
[9] Cf 7sur7.cd, 12.12.’21
[10] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia.com, 11.12.’21   http://afrikarabia.com/wordpress/juvenal-munubo-mettre-fin-a-letat-de-siege-sans-resultat-serait-vecu-comme-un-echec-politique/
[11] Cf Stéphie Mukinzi – Politico.cd, 14.12.’21
[12] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 27.11.’21; Berith Yakitenge – Actualité.cd, 30.11.’21; Christian Malele – Politico.cd, 03.12.’21
[13] Cf Actualité.cd, 16.12.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 18.12.’21
[14] Cf Actualité.cd, 17.12.’21
[15] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 05.12.’21; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 14.12.’21; Actualité.cd, 18.12.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 18.12.’21
[16] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia.com, 11.12.’21   http://afrikarabia.com/wordpress/juvenal-munubo-mettre-fin-a-letat-de-siege-sans-resultat-serait-vecu-comme-un-echec-politique/