Congo Attualità n. 433

LA DESTITUZIONE DEL PRIMO MINISTRO E DEL SUO GOVERNO

INDICE

1. VINTA UN’ALTRA BATTAGLIA, MA FORSE NON ANCORA LA GUERRA
2. LA CONTINUAZIONE DELLA SESSIONE STRAORDINARIA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE
a. L’approvazione della legge sull’adesione alla ZLECAF e la dichiarazione di appartenenza alla maggioranza o all’opposizione
3. LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO IL PRIMO MINISTRO E IL SUO GOVERNO
a. L’inoltro della mozione e le sue motivazioni
b. Alcuni deputati FCC accusano il Comitato di presidenza provvisorio di violare la Costituzione e il Regolamento interno
c. La Corte costituzionale aveva autorizzato il controllo parlamentare sul Governo anche nel caso di un Comitato di presidenza provvisorio
d. Il Primo Ministro non si è presentato, ma ha inviato una lettera
e. La mozione approvata e il Primo Ministro destituito
f. Le dimissioni del Primo Ministro

1. VINTA UN’ALTRA BATTAGLIA, MA FORSE NON ANCORA LA GUERRA

Brutti tempi per il Fronte Comune per il Congo (FCC) di Joseph Kabila. Dopo la sconfitta di Emmanuel Ramazany Shadari, il delfino di Joseph Kabila, alle elezioni presidenziali del 2018 e la destituzione del Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale, è arrivato il momento della caduta dello stesso Primo ministro Sylvestre Ilunga e del suo Governo.
D’altra parte, il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, si trova alla guida di una nuova maggioranza molto eterogenea e sotto la minaccia dei deputati pro-Kabila dissidenti, maggioritari nella sua nuova coalizione.
Sempre gli stessi
La destituzione del governo Ilunga costituisce una nuova tappa nella battaglia che il Presidente Félix Tshisekedi sta portando avanti per cercare di recuperare quel potere finora confiscato dallo schieramento dell’ex presidente Joseph Kabila. Si è compiuto un nuovo passo verso quello “sbullonamento” del regime kabilista che Felix Tshisekedi aveva annunciato all’inizio del suo mandato. Tuttavia, se l’attuale presidente ha vinto varie battaglie di indebolimento del sistema Kabila, non ha ancora vinto la guerra. Promovendo una vasta “Sacra Unione” che assomiglia, come due gocce d’acqua, alla precedente coalizione CACH-FCC, per di più con gli stessi attori, il presidente Tshisekedi si ritrova ora condannato a dover soddisfare non solo le richieste del proprio partito, l’UDPS, ma anche quelle dei suoi moltissimi nuovi partner che, spesso, hanno interessi molto divergenti.
I germi di un’instabilità istituzionale
Secondo il politologo Alphonse Maindo, «inizialmente, Félix Tshisekedi avrà uno spazio di manovra maggiore. Ma gestire più persone comporta anche più problemi. Lo si è già constatato con le tensioni che sono sorte,  all’interno della Sacra Unione, tra UDPS, Insieme, MLC e i dissidenti FCC. Queste tensioni portano in sé i germi di futuri problemi». Felix Tshisekedi si troverà infatti a capo di una maggioranza Brancaleone e la composizione del nuovo governo non sarà affatto facile. Se c’erano voluti sette mesi per trovare un accordo con l’FCC per formare il governo Ilunga Ilunkamba, quanto tempo ci vorrà per soddisfare i molteplici schieramenti politici della Sacra Unione?
Tshisekedi ancora ostaggio dell’FCC?
La Sacra Unione, imposta quasi con forza, è una scommessa rischiosa per il presidente Tshisekedi.
Secondo il politologo Alphonse Maindo, la strategia di Joseph Kabila sembra quella di voler “infiltrarsi nella Sacra Unione attraverso le sue truppe, per affondarla dall’interno”. Con degli FCC dissidenti maggioritari all’interno della “Sacra Unione”, il presidente Tshisekedi rischia di rimanere ostaggio degli ex sostenitori di Joseph Kabila che, in tal modo, conserva un’eccellente mezzo di pressione sul Capo dello Stato.
Il sistema Kabila non è stato ancora “sbullonato”, poiché una parte di questo sistema si trova ormai nella maggioranza presidenziale … e Félix Tshisekedi dovrà venire a patti e accettare dei compromessi.[1]

2. LA CONTINUAZIONE DELLA SESSIONE STRAORDINARIA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE

a. L’approvazione della legge sull’adesione alla ZLECAF e la dichiarazione di appartenenza alla maggioranza o all’opposizione

Il 21 gennaio, il comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale ha convocato una seduta plenaria per il giorno successivo, il 22 gennaio. Secondo il comunicato firmato dal relatore del comitato provvisorio, Gaël Bussa, l’ordine del giorno prevede la dichiarazione di appartenenza all’opposizione o alla nuova maggioranza parlamentare (Sacra Unione della Nation – SUN), da parte di ogni deputato. Questa operazione consentirà al comitato provvisorio di presidenza di identificare l’attuale configurazione politica dell’Assemblea nazionale, in vista dell’elezione dei membri del Comitato di presidenza definitivo dell’Assemblea nazionale.
Inoltre, si prevede anche l’esame e l’approvazione del progetto di legge sulla ratifica dell’accordo internazionale che, firmato il 21 marzo 2018 a Kigali (Ruanda), istituisce la Zona di Libero Commercio Continentale Africana (ZLECAF).[2]

Il 22 gennaio, i deputati nazionali membri del Fronte Comune per il Congo (FCC) hanno deciso di sospendere la loro partecipazione alla seduta plenaria. Essi hanno affermato che il comitato di presidenza provvisorio continua a violare il regolamento interno dell’Assemblea nazionale perché, secondo loro, non ha facoltà né di proporre l’approvazione, per voto, delle leggi, né di esercitare il controllo parlamentare. Secondo il loro punto di vista, l’unica questione specifica che resta da trattare è l’elezione dei membri del Comitato di presidenza definitivo.
Gli altri deputati nazionali, che hanno proseguito la seduta plenaria senza quelli dell’FCC, hanno votato e approvato la legge che istituisce la Zona di Libero Commercio Continentale Africana (ZLECAF). Sui 340 deputati presenti, 330 hanno votato “sì”, 8 “no” e 2 astensioni. Il disegno di legge approvato verrà inviato al Senato per una seconda lettura, ciò che richiede la convocazione di una sessione straordinaria anche al Senato.
Al termine della seduta, il presidente del Comitato provvisorio, Mboso Nkodia, ha annunciato ai deputati nazionali che, entro il 23 gennaio (l’indomani), devono depositare, presso la segreteria del Relatore dell’Assemblea Nazionale, il formulario della loro dichiarazione di appartenenza all’opposizione o alla maggioranza. I deputati nazionali devono compilare 4 moduli, il primo dei quali da consegnare al proprio partito politico, il secondo da inviare al raggruppamento politico, il terzo da consegnare alla segreteria del Relatore dell’Assemblea Nazionale e il quarto da tenere personalmente. C’è da ricordare che i partiti e i raggruppamenti politici faranno le loro dichiarazioni di appartenenza sulla base delle dichiarazioni dei singoli deputati.[3]

Il 23 gennaio, i deputati hanno continuato a firmare la dichiarazione di appartenenza alla maggioranza o all’opposizione parlamentare. Questa dichiarazione permetterà di avere un’idea chiara e precisa sulla composizione della maggioranza e dell’opposizione parlamentare. Si tratta di una precisazione che è necessaria per organizzare la ripartizione dei 7 posti all’interno del nuovo Comitato di presidenza definitivo dell’Assemblea Nazionale. Per questa ripartizione infatti si deve tener conto di due elementi: il peso politico e la rappresentanza geopolitica.
Alcuni deputati esitano a firmare questa dichiarazione di appartenenza all’opposizione o alla maggioranza parlamentare. Essi affermano che, nel contesto attuale, è difficile sapere cosa significhi “maggioranza” o “opposizione” parlamentare. Da una parte, secondo i testi parlamentari in vigore, la maggioranza è finora detenuta dall’FCC-CACH. D’altra parte, sta nascendo una nuova maggioranza parlamentare denominata Sacra Unione della Nazione, cui hanno aderito molti della maggioranza FCC- CACH.[4]

Il 25 gennaio, il Fronte Comune per il Congo (FCC) ha inviato una lettera al presidente del Comitato provvisorio, Christophe Mboso, per comunicargli ufficialmente che i deputati membri dei suoi partiti e raggruppamenti politici non firmeranno la dichiarazione di appartenenza all’opposizione o alla maggioranza, perché si tratterrebbe di una seconda volta, avendola già firmata all’inizio di questa legislatura.
Nella sua lettera, l’FCC ha indicato al presidente del Comitato provvisorio che, intrapresa in questo momento, questa procedura è “illegale”, perché essa viene effettuata solo una volta e all’inizio della legislatura. Per questo gli ha chiesto di «attenersi alle dichiarazioni di appartenenza alla maggioranza o all’opposizione fatte all’inizio della legislatura».
Secondo l’FCC, «la richiesta del Comitato provvisorio ai deputati nazionali di fare, durante la legislatura, una dichiarazione individuale di appartenenza alla maggioranza o all’opposizione, viola intenzionalmente gli articoli 114 e 116 della costituzione e gli articoli 24 paragrafo 4 e 54 paragrafi 7 e 8 del Regolamento interno dell’Assemblea Nazionale».
L’FCC ricorda inoltre che la sentenza n. 1438 della Corte costituzionale, che precisa il mandato del Comitato provvisorio, affida all’equipe di Christophe Mboso solo la facoltà di votare la mozione di sfiducia contro il vice questore del precedente Comitato di presidenza e di organizzare l’elezione dei membri del nuovo Comitato di presidenza definitivo. Secondo l’FCC, «Il punto relativo all’individuazione della maggioranza parlamentare non compare nella decisione di convocare la sessione straordinaria, tanto meno è menzionato nella citata sentenza della Corte Costituzionale.
Inoltre, l’articolo 13 del Regolamento interno stipula che, sotto la presidenza di un Comitato provvisorio, non è permesso alcun dibattito su un argomento estraneo alla sua missione».[5]

3. LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO IL PRIMO MINISTRO E IL SUO GOVERNO

a. L’inoltro della mozione e le sue motivazioni

Il 22 gennaio, il deputato Chérubin Okende ha trasmesso la mozione di censura contro il primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba al Comitato provvisorio dell’Assemblea nazionale.
La mozione ha ottenuto 301 firme. Secondo Chérubin Okende, eletto a Lukunga, la mozione di censura si basa sui limiti e fallimenti dell’azione di governo, rispetto alle aspettative del popolo congolese circa la pace, la sicurezza, lo stato di diritto, la democrazia e la situazione sociale.[6]

In un documento inoltrato al Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea Nazionale, i promotori della mozione intrapresa contro il Primo Ministro Sylvestre Ilunga hanno esposto i motivi per i quali ne hanno chiesto la destituzione. Per quanto riguarda il settore della difesa e della sicurezza, essi hanno rilevato che il governo non è stato capace di assicurare la pace. Ogni giorno, nell’Est del Paese, molti cittadini vengono terrorizzati, saccheggiati, massacrati e sequestrati a Beni, Ituri, Masisi, Fizi e altrove, senza parlare della presenza di truppe straniere, della proliferazione dei gruppi armati e dell’aumento degli attacchi terroristici. Inoltre, il documento segnala l’insicurezza causata da bande di briganti e rapinatori armati a Lubumbashi, Bukavu,  Goma e a Kinshasa, sede delle istituzioni nazionali. Per quanto riguarda la riconciliazione nazionale, da quando è entrato in funzione, questo governo non è riuscito a garantire l’unità nazionale.
Benché il capo del governo avesse promesso una giustizia equa per tutti i Congolesi, l’esecutivo nazionale non ha mobilitato in modo sufficiente le risorse necessarie per la logistica, le infrastrutture e la rimunerazione del personale giudiziario, ciò che ha dato origine al non rispetto della legge e alla mancanza di giustizia nell’emissione delle sentenze giudiziarie. Si è notato anche il persistere di anti-valori, come la corruzione e la concussione.
Per quanto riguarda il settore dell’amministrazione, le Entità Territoriali Decentrate (ETD) non usufruiscono pienamente del loro diritto all’autonomia delle loro risorse.
In violazione dell’articolo 174 della Costituzione, il governo ha continuato ad applicare il principio della retrocessione, a scapito di quello della ritenuta alla fonte di parte delle entrate locali.
Tuttavia, alcuni membri dell’FCC affermano di non capire perché, per quanto riguarda l’azione di governo, i successi sono sempre attribuiti al Capo dello Stato, mentre i fallimenti sono sempre attribuiti al Primo Ministro.[7]

Il deputato nazionale André Mbata ha fatto notare che, per essere ammissibile, la mozione doveva essere firmata da almeno ¼ dei deputati nazionali, quindi il minimo richiesto era di 125 deputati. Secondo l’articolo 146 della Costituzione, l’Assemblea nazionale può mettere in discussione la responsabilità del Governo o di un membro del Governo, attraverso l’approvazione di una rispettiva  mozione di censura o di sfiducia. L’articolo 146 della Costituzione prevede, infatti, che «(…) La mozione di censura contro il Governo è ammissibile solo se firmata da un quarto dei membri dell’Assemblea Nazionale. La mozione di sfiducia contro un membro del Governo è ammissibile solo se firmata da un decimo dei membri dell’Assemblea Nazionale. La discussione e la votazione non possono aver luogo che 48 ore dopo l’inoltro della mozione. Vengono conteggiati solo i voti favorevoli alla mozione di censura o di sfiducia, che non può essere adottata che a maggioranza assoluta dei membri dell’Assemblea Nazionale. Se la mozione di censura o di sfiducia viene respinta, i suoi firmatari non possono proporne una nuova durante la stessa sessione parlamentare».[8]

Un avvocato del Tribunale di Kinshasa / Matete, Guylain Motele, ha chiarito che la mozione di censura si applica al primo ministro e che, in caso di voto favorevole, cade tutto il suo governo.
La mozione di sfiducia, invece, riguarda un ministro e, in caso di voto favorevole, è solo quel ministro che cade.  L’articolo 147 della Costituzione stabilisce che, se l’Assemblea nazionale approva la mozione di censura, il governo è considerato dimissionario. In questo caso, il Primo Ministro sottopone le dimissioni del governo al Presidente della Repubblica entro 24 ore. Dopo la notifica al Primo Ministro, deve essere convocata una seduta plenaria per prendere in esame la mozione, secondo le disposizioni degli articoli 214 e 215 del Regolamento Interno dell’Assemblea Nazionale.[9]

Il 23 gennaio, in conformità con le disposizioni degli articoli 213 e 214 del regolamento interno dell’Assemblea nazionale, il presidente del Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, ha trasmesso al Primo ministro, Sylvestre Ilunga Ilunkamba, il testo della mozione di censura firmata contro di lui da 301 deputati nazionali. A tal fine, gli ha chiesto di partecipare alla seduta plenaria del 26 gennaio, alle ore 13:00.[10]

b. Alcuni deputati FCC accusano il Comitato di presidenza provvisorio di violare la Costituzione e il Regolamento interno

Un consigliere del Primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba ha dichiarato che quest’ultimo non intende presentarsi a un’eventuale seduta parlamentare convocata dal Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale per l’esame della mozione di censura avviata nei suoi confronti. Secondo lui, «il comitato provvisorio di presidenza non ha la facoltà di convocare un primo ministro che era stato insediato da un comitato di presidenza definitivo debitamente costituito e in una seduta plenaria regolarmente convocata». I deputati membri dell’FCC insistono sul fatto che il comitato di presidenza provvisorio dovrebbe piuttosto accelerare le elezioni del comitato di presidenza definitivo, in conformità con le due recenti sentenze della Corte costituzionale che, secondo loro, limitano i poteri del Comitato provvisorio alla finalizzazione del trattamento delle petizioni di sfiducia intraprese contro  i membri del comitato di presidenza uscente e all’organizzazione delle elezioni del nuovo comitato di presidenza definitivo.[11]

Il deputato nazionale André Tambwe, membro del Fronte Comune per il Congo (FCC), ha affermato che il comitato provvisorio di presidenza non ha il potere di affrontare  questioni relative a un governo insediato da un comitato di presidenza definitivo. Secondo lui, nelle sue sentenze, la Corte costituzionale non ha dato al comitato di presidenza provvisorio un mandato simile a quello di un comitato di presidenza definitivo, ma piuttosto quello di convocare una sessione straordinaria, in vista della gestione degli affari correnti, e questi sono quelli che il precedente comitato di presidenza aveva lasciato sul tavolo. Ma qui si tratta di una mozione di censura presentata durante una sessione straordinaria presieduta da un comitato provvisorio nei confronti di un Primo ministro insediato legalmente da un comitato di presidenza definitivo».[12]

Da parte dell’FCC, la posizione è sempre la stessa: secondo la Costituzione, il Regolamento interno dell’Assemblea Nazionale e le sentenze della Corte Costituzionale, la mozione di censura contro il Primo Ministro non può essere esaminata finché c’è un Comitato di presidenza provvisorio.
Secondo l’FCC, fin quando c’è un Comitato di presidenza provvisorio, l’esame di qualsiasi questione diversa da quella dell’esame della petizione contro il Vice Questore del precedente comitato e dell’elezione dei membri del Comitato di presidenza definitivo costituisce “una flagrante violazione dei testi menzionati, violazioni che l’FCC non può tollerare». Inoltre, questa piattaforma politica ricorda che «il Primo ministro ha sempre detto che non si dimetterà, fino a quando l’autorità morale dell’FCC non glielo chiederà».[13]

c. La Corte costituzionale aveva autorizzato il controllo parlamentare sul Governo anche nel caso di un Comitato di presidenza provvisorio

Riguardo alle obiezioni sollevate dall’FCC, nella sua sentenza R. Const 1438 del 15 dicembre 2020, la Corte costituzionale ha affermato di aver ricevuto, il 14 dicembre 2020, una richiesta inoltrata dal Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale, per poter ottenere «la proroga del suo mandato e l’autorizzazione a compiere atti di gestione quotidiana (questione degli emolumenti dei deputati nazionali e delle retribuzioni del personale, casi di malattia che richiedono il rimpatrio e / o cure specifiche, gli ordini di missioni da effettuare, il voto del budget dello Stato ancora in esame presso il Senato) fino alla costituzione del Comitato di presidenza definitivo».
Va ricordato che, il 10 dicembre 2020, i membri del Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale erano stati destituiti dal loro incarico mediante l’approvazione di una mozione di sfiducia, ad eccezione di uno solo, che si era ammalato immediatamente prima e che, secondo le disposizioni vigenti, la sessione parlamentare ordinaria si sarebbe conclusa il 15 dicembre.
La Corte costituzionale ha precisato che «si tratta di un caso non previsto dal costituente, dal legislatore e dal regolamento interno dell’Assemblea nazionale. Ma le disposizioni degli articoli 114 e 116 della costituzione rispettivamente relative al Comitato di presidenza provvisorio istituito all’inizio della legislatura dopo le elezioni legislative al Comitato di presidenza definitivo sono, mutatis mutandis, applicabili nella situazione attuale».
Nelle condizioni attuali, in cui il Comitato definitivo è stato destituito, l’esame della mozione di sfiducia nei confronti di uno dei suoi membri che rimane ancora in funzione, può ben essere considerato un caso di affari correnti e, nei limiti del tempo assegnato, la Corte Costituzionale ha preso atto della necessità di autorizzare che «si conceda la proroga richiesta e si dia l’autorizzazione a gestire gli affari dell’Assemblea Nazionale al Comitato di presidenza provvisorio, che potrà quindi convocare una sessione parlamentare straordinaria, non solo per occuparsi dell’unico caso che resta (quello della mozione di sfiducia contro  il vice questore del precedente Comitato di presidenza) e per organizzare l’elezione del nuovo comitato di presidenza definitivo, ma anche, vista l’urgenza, per esercitare il controllo previsto dall’articolo 100 della Costituzione. L’Assemblea nazionale, infatti, non perde nessuna delle sue prerogative costituzionali a causa della destituzione dei membri del suo comitato di presidenza».
Per questo, alla fine, «la Corte Costituzionale autorizza la proroga del mandato del Comitato di presidenza provvisorio, autorizzandolo a gestire gli affari correnti dell’Assemblea nazionale e a convocare una sessione parlamentare straordinaria, per esaminare e votare la mozione di sfiducia nei confronti del vice questore membro del comitato di presidenza destituito e per organizzare le elezioni dei membri del comitato di presidenza definitivo, il tutto entro un termine non superiore a un mese».[14]

Va ricordato che:
L’articolo 100 della Costituzione stabilisce che il Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato) esercita un controllo sul governo, sulle imprese pubbliche e sui servizi pubblici.
L’articolo 114 stabilisce che, all’inizio di una legislatura, vale a dire dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni legislative nazionali, il Segretario generale di ciascuna Camera del Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato) convoca una sessione parlamentare straordinaria.
Questa sessione straordinaria delle due Camere sarà rispettivamente presieduta da due comitati provvisori di presidenza composti di tre membri, il parlamentare più anziano e i due più giovani, fino all’elezione e all’insediamento dei comitati di presidenza definitivi delle due Camere del Parlamento.
L’articolo 116 stabilisce che ciascuna Camera del Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato) può essere convocata in sessione straordinaria dal suo Presidente per uno specifico ordine del giorno.

Secondo alcuni osservatori, va notato che, se è vero che, nella sua sentenza, la Corte costituzionale ha autorizzato il Comitato di presidenza provvisorio a convocare una sessione parlamentare straordinaria abilitata a controllare e, quindi, a sanzionare il governo, secondo l’articolo 100 della costituzione, tuttavia, nelle sue ultime disposizioni finali, essa sembra non essere stata sufficientemente chiara su questo argomento, per non averlo citato esplicitamente tra i compiti assegnati alla sessione straordinaria convocata dal Comitato provvisorio di presidenza, dopo esserne stato abilitato.

Secondo l’avvocato Guy Mafuta Kabongo, deputato nazionale, la domanda che ci si pone è quella di sapere se il Comitato di presidenza provvisorio possa presiedere una seduta plenaria per discutere su una mozione di censura contro il governo della Repubblica. Egli ha parlato di “presiedere una seduta plenaria” e non di “occuparsi della mozione di censura”, e questa precisione è importante.
Egli ha infatti precisato che, secondo quanto previsto all’articolo 214 del Regolamento interno dell’Assemblea Nazionale, l’esame e l’approvazione della mozione di censura sono di competenza della plenaria e non del Comitato di presidenza, che non fa che la trasmettere al Governo.[15]

Secondo un altro avvocato, Grâces Muwawa, si dovrebbe fare una distinzione tra il Comitato di presidenza provvisorio istituito all’inizio di una legislatura e il Comitato di presidenza provvisorio istituito nel corso di una legislatura. Tutti e due i comitati di presidenza sono provvisori e temporanei, ma le loro missioni e competenze, data la differenza dei tempi e delle circostanze, possono permettere di diversificarli. Quindi, se il comitato provvisorio dell’inizio legislatura ha come missioni e competenze, strettamente e necessariamente, quelle previste dall’articolo 12 del regolamento interno, vale a dire: la convalida dei mandati dei membri dell’Assemblea nazionale, l’elaborazione e l’approvazione del Regolamento interno, l’elezione e l’insediamento del Comitato di presidenza definitivo, quello provvisorio istituito durante la legislatura, che non deve convalidare i mandati dei parlamentari, né approvare un nuovo Regolamento interno, ha la missione di assicurare la continuità dei servizi parlamentari, esercitando talora poteri che, per la loro natura e per le loro caratteristiche, sono considerate proprie del comitato di presidenza definitivo. Ne consegue, quindi, che l’attuale Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea Nazionale ha la facoltà di convocare una seduta plenaria per esaminare l’attuale mozione di censura contro il Primo Ministro e il suo governo.[16]

d.  Il Primo Ministro non si è presentato, ma ha inviato una lettera

Il 24 gennaio, il primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba si è recato a Lubumbashi, capitale della provincia dell’Alto-Katanga, per incontrare alcune personalità del Fronte Comune per il Congo, che si trovano in quella città da alcune settimane. In particolare, dovrebbe incontrare Joseph Kabila Kabange, ex presidente della Repubblica e autorità morale dell’FCC. Infatti, prima di partire, egli ha dichiarato: «Vado a Lubumbashi per un incontro con Sua Eccellenza Joseph Kabila Kabange, Autorità morale del Fronte Comune per il Congo (FCC). È stato lui a proporre il mio nome come candidato Primo Ministro, ciò che ha permesso la mia nomina a questo posto da parte di Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, Capo dello Stato»[17]

Il 25 gennaio, il Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale ha convocato una seduta plenaria per il giorno successivo, 26 gennaio. Secondo un comunicato stampa emesso dal relatore, il deputato Gaël Bussa, questa sessione sarà dedicata all’esame della mozione di censura nei confronti del Primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba.[18]

In un messaggio rivolto ai leader dei partiti e raggruppamenti politici membri dell’FCC, Raymond Tshibanda, presidente dell’Unità di crisi di questa piattaforma politica, ha chiesto ai deputati dell’FCC di «presentarsi in aula, non per partecipare al dibattito parlamentare sulla mozione, ma piuttosto per presentare una mozione sulla posizione dell’FCC. Effettuata la mozione, nel caso in cui non fosse accordata la parola al promotore della mozione, abbandonare l’aula. Una volta fuori, rilasciare un comunicato stampa spiegando la posizione dell’FCC e il motivo per il quale i suoi deputati hanno boicottato la seduta».[19]

Il 25 gennaio, il ministro dei rapporti con il parlamento, Deogratias Nkusu Kunzi Bikawa, ha comunicato al Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale che, il giorno successivo, il Primo Ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba non si presenterà in aula, in occasione del dibattito parlamentare sulla mozione di censura che lo riguarda. Gli ha trasmesso anche una fotocopia dell’ordine di missione emesso a suo favore, valido tre giorni (24-26 gennaio) e firmato da Gilbert Kankonde Malamba, Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno.[20]

Il 26 gennaio, l’Assemblea nazionale ha rinviato il dibattito sulla mozione di censura contro il premier Sylvestre Ilunga, trovandosi quest’ultimo ancora a Lubumbashi. Il presidente del Comitato provvisorio di presidenza, Christophe Mboso, ha letto due documenti ricevuti, cioè l’ordine di missione a favore del Primo Ministro e una lettera di trasmissione alla Camera dei deputati. Il dibattito sulla mozione è quindi stato riprogrammato per il giorno successivo, 27 gennaio, alle 11:00. I deputati nazionali del Fronte Comune per il Congo (FCC) hanno nuovamente boicottato la seduta.[21]

Il 27 gennaio, il primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba non si è presentato alla seduta plenaria convocata per esaminare la mozione di censura contro di lui, non riconoscendo al Comitato di presidenza provvisorio la facoltà di affrontare la questione. Tuttavia, attraverso una lettera indirizzata al Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale, egli ha fornito le sue osservazioni e risposte alle accuse portate contro di lui dai deputati che hanno firmato la mozione di censura in questione. In particolare, il primo ministro ha fatto notare che il suo governo è entrato in funzione 9 mesi dopo l’insediamento del presidente Tshisekedi.
Sul piano economico, egli ha ricordato che «tutti sanno che, prima che il mio governo entrasse in carica, le finanze pubbliche sono state gestite in modo non ortodosso. Gli errori rivelati durante il cosiddetto processo dei “100 giorni” ne sono un esempio. Da parte mia, avevo lanciato l’allarme due mesi prima del mio insediamento: le casse dello Stato erano quasi vuote, le riserve erose e il franco congolese vacillante». Sempre sul fronte economico, egli ha affermato che «da più di 6 mesi l’inflazione è stata contenuta intorno al 15%, mentre il cambio si è stabilizzato sui 2000 FC per 1 $, nonostante l’accelerazione dei prezzi interni, indotta tra aprile e luglio 2020 dalle misure di contenimento a causa del Covid-19. Parlando del clima imprenditoriale, Sylvestre Ilunga ha constatato il passaggio del tasso di agevolazione dal 35,2% al 36,2%».
Sul piano politico, il primo ministro si è detto sorpreso dell’accusa secondo la quale egli avrebbe bloccato l’esecuzione del programma di governo. Ilunga Ilunkamba ha sottolineato che sarebbe sbagliato trarre delle conclusioni dopo soli 15 mesi di attuazione di un programma concepito per un periodo di cinque anni. Egli ha inoltre ricordato di non essere stato l’unico comandante a bordo, visto che il programma di governo è definito di concerto con il Presidente della Repubblica. Ha fatto notare che «quasi tutte le 52 riunioni del Consiglio dei ministri sono state presiedute dal Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, che dava i suoi orientamenti su buona parte dei dossier in corso. Successivamente, le sue linee guida erano espresse sotto forma di decisioni del Consiglio dei ministri». Sylvestre Ilunga si è finalmente detto sorpreso del fatto che, «appena un mese fa, l’Assemblea Nazionale aveva approvato in modo schiacciante, con più di 380 voti, la legge finanziaria per l’esercizio 2021. Con quell’atto, gli onorevoli deputati nazionali avevano dimostrato il loro pieno appoggio al governo della Repubblica. Ora, molti di quei deputati hanno cambiato posizione, firmando una mozione di censura contro lo stesso governo … ». Ciò consente al Primo ministro di aggiungere: «la famosa mozione di censura contro il mio governo non è altro che una manovra politica priva di ogni fondamento concreto e in contrasto con le esigenze dello Stato di diritto»
Infine, Ilunga Ilunkamba si è rivolto all’Assemblea Nazionale dicendo che, «secondo il regolamento interno della camera dei deputati e le recenti sentenze della Corte costituzionale, l’ambito di competenza del Comitato provvisorio di presidenza non può eccedere la gestione degli affari correnti  dell’Assemblea Nazionale … Il Comitato provvisorio di presidenza deve piuttosto agire con diligenza, organizzando quanto prima l’elezione del Comitato di presidenza definitivo, l’unico dotato di pieni poteri per avviare una mozione di censura … Detto ciò, resto a disposizione del prossimo Comitato di presidenza definitivo, l’unico che avrà la facoltà di prendere in considerazione una mozione di censura contro il mio governo».[22]

e. La mozione approvata e il Primo Ministro destituito

Il 27 gennaio, nel suo discorso introduttivo alla seduta plenaria dedicata all’esame della mozione contro il Primo Ministro, il presidente del Comitato di presidenza provvisorio, Christophe Mboso N’kodia, ha autorizzato i deputati nazionali a votare la mozione, nonostante l’assenza del Primo Ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba. Per quanto riguarda la questione relativa alla possibilità che l’Assemblea nazionale si pronunci sulla mozione di censura, Mboso Nkodia ha affermato: «La Corte costituzionale ha autorizzato l’Assemblea Nazionale ad esercitare il controllo parlamentare. All’apertura della sessione parlamentare straordinaria, questo punto era stato incluso nell’ordine del giorno approvato. D’altra parte, il governo non viene a rendere conto al Comitato di presidenza provvisorio, ma piuttosto all’assemblea plenaria che l’ha insediato».
In seguito, nonostante l’assenza del Primo Ministro e dei deputati del Fronte Comune per il Congo (FCC) rimasti fedeli all’ex presidente Joseph Kabila, l’Assemblea nazionale ha votato la mozione di censura nei confronti del Primo Ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba e del suo governo.
Su 382 deputati presenti, 377 hanno partecipato al voto: 367 hanno votato a favore, 7 contro, 2 si sono astenuti e 1 nullo.
Secondo l’articolo 147 della Costituzione e l’articolo 215 del regolamento interno dell’Assemblea Nazionale, quando l’Assemblea plenaria approva una mozione di censura, il Governo è ritenuto  dimissionario e il Primo Ministro ha 24 ore di tempo per presentare le sue dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.[23]

Il 28 gennaio, dopo l’approvazione della mozione di censura, il Primo Ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba ha diffuso il seguente comunicato stampa: «Confermo le osservazioni che avevo apportato à proposito delle competenze del Comitato di presidenza provvisorio. Tuttavia, in quanto repubblicano, rispettoso della Costituzione e delle Istituzioni della Repubblica, non posso che riconoscere all’Assemblea Nazionale, in quanto tale, la facoltà di esaminare la mozione di censura nei miei confronti, in quanto firmata da 301 Deputati nazionali. Poiché i Deputati hanno votato a stragrande maggioranza a favore della mozione di censura nei confronti miei e del mio Governo, aspetto di esserne notificato, per assumermi le mie responsabilità secondo la Costituzione».[24]

Il 28 gennaio, il deputato nazionale Christian Mwando, presidente dell’UNADEF, ha accolto con favore la destituzione, da parte dell’Assemblea nazionale, del governo guidato dal primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba. Egli considera questo risultato come «il completamento di un processo di “sbullonamento” del sistema anteriore, un sistema corrotto e fallito che bloccava lo sviluppo economico e sociale del Paese. Per dare un nuovo slancio al Paese, non ci si poteva limitare a rovesciare il Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale, si doveva andare fino in fondo, rovesciando anche il governo».[25]

f. Le dimissioni del Primo Ministro

Il 29 gennaio, il Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale ha inviato al Primo Ministro, Sylvestre Ilunga Ilunkamba, una lettera di notificazione sulla sua destituzione e, di conseguenza, di quella del suo governo. Nella stessa lettera, il presidente del Comitato di presidenza provvisorio gli ha chiesto di rassegnare le sue dimissioni e quelle del suo governo nelle mani del Presidente della Repubblica.[26]

Il 29 gennaio, il primo ministro Sylvestre Ilunga Ilunkamba ha presentato le sue dimissioni e quelle del suo governo al Capo dello Stato, Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo. Uscendo dall’incontro con il Presidente della Repubblica, egli ha semplicemente dichiarato: «Ho ringraziato il Presidente della Repubblica, a nome del governo. L’ho ringraziato per la fiducia che ci ha dimostrato nell’ambito di quell’accordo di coalizione che aveva permesso il primo trasferimento del potere in modo pacifico… Ringrazierò anche l’ex Presidente Joseph Kabila che mi aveva proposto come candidato Primo Ministro, con la grande responsabilità di lavorare quotidianamente a favore del popolo congolese».[27]

[1] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia.com, 27.01.’21
[2] Cf Radio Okapi, 21.01.’21; Germain Lobo – Actualité.cd, 21.01.’21
[3] Cf Clément Muamba et Germain Lobo – Actualité.cd, 22.01.’21
[4] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 23.01.’21
[5] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 26.01.’21; Prince Mayiro – 7sur7.cd, 26.01.’21
[6] Cf Siméon Isako – Cas-info.ca, 22.01.’21
[7] Cf JM Mawete – Politico.cd, 23.01.’21
[8] Cf Radio Okapi, 23.01.’21
[9] Cf JM Mawete – Politico.cd, 23.01.’21
[10] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 23.01.’21
[11] Cf Actualité.cd, 23.01.’21
[12] Cf Politico.cd, 23.01.’21
[13] Cf Actualité.cd, 26.01.’21
[14] Cf Testo completo: https://legalrdc.com/2020/12/15/arret-rconst-1438-du-15-decembre-2020/
[15] Cf Cf Actualité.cd, 26.01.’21
[16] Cf Actualité.cd, 26.01.’21
[17] Cf José Mukendi – Actualité.cd, 24.01.’21; Actualité.cd, 25.01.’21
[18] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 25.01.’21; Actualité.cd, 25.01.’21
[19] Cf Japhet Toko – Actualité.cd, 26.01.’21
[20] Cf Actualité.cd, 26.01.’21
[21] Cf Actualité.cd, 26.01.’21
[22] Cf Hubert Leclercq – Lalibre.be/Afrique, 27.01.’21 ; Actualité.cd, 27.01.21; Orly-Darel Ngiambukulu – 7sur7.cd, 27.01.’21
[23] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 27.01.’21 ; Clament Muamba – Actualité.cd, 27.01.’21; Berith Yakitenge – Actualité.cd, 27.01.’21
[24] Cf 7sur7.cd, 28.01.’21
[25] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 28.01.’21
[26] Cf Actualité.cd, 29.01.’21
[27] Cf Actualité.cd, 29.01.’21