Congo Attualità n. 430

PRESIDENTE TSHISEKEDI: IL PESCATORE CHE LANCIA LE RETI IN MARE

INDICE

1. FÉLIX TSHISEKEDI IN MEZZO AL GUADO
2. LA 7ª CONFERENZA DEI GOVERNATORI PROVINCIALI
3. LA NOMINA DI MODESTE BAHATI LUKWEBO COME INFORMATORE
4. L’INCONTRO TRA IL PRESIDENTE TSHISEKEDI E I DEPUTATI NAZIONALI ADERENTI ALLA SACRA UNIONE

1. FÉLIX TSHISEKEDI IN MEZZO AL GUADO

In seguito alle elezioni presidenziali truccate del 2018, l’accordo di condivisione del potere tra Joseph Kabila e Felix Tshisekedi era ampiamente a favore dell’ex presidente. Ultra preponderante all’Assemblea Nazionale, al Senato e alle Assemblee Provinciali, Joseph Kabila controllava tutte le leve del potere, lasciando pochissimo spazio di manovra al nuovo presidente, riducendo il suo programma d’azione alla costruzione di alcuni ponti stradali a Kinshasa e alla gratuità dell’istruzione primaria ancora alla ricerca di finanziamenti. Nel 2020, il permanente braccio di ferro tra Tshisekedi e Kabila ha bloccato in gran parte tutte le istituzioni. Di conseguenza, ogni iniziativa presa dal Fronte Comune per il Congo (FCC) o da Verso il Cambiamento (CACH) è stata sistematicamente osteggiata da chi ne doveva essere il “partner”. La Commissione Elettorale (CENI) si trova ancora senza comitato direttivo. La riforma giudiziaria che l’FCC voleva imporre per un suo maggior controllo sul sistema giudiziario è stata bloccata dal Presidente Tshisekedi, provocando le dimissioni dello stesso ministro della Giustizia,  membro dell’FCC. Le nuove nomine all’interno dell’esercito da parte del Presidente Felix Tshisekedi, e in particolare l’emarginazione del kabilista John Numbi, sono state fortemente criticate dall’FCC, come pure le nomine di tre nuovi giudici presso la Corte costituzionale.
Poco a poco, il presidente Tshisekedi ha deciso di non lasciarsi fare. In seguito ai numerosi disaccordi, Felix Tshisekedi ha deciso di divorziare da quel “imbarazzante partner” che, inizio 2019, gli aveva offerto la poltrona presidenziale. La polemica sulla mancata controfirma di decreti presidenziali da parte del Primo Ministro FCC e la controversia sulla nomina dei giudici alla Corte costituzionale, hanno fatto capire a Felix Tshisekedi che era giunto il momento di reagire e far saltare uno dei punti nevralgici della la fortezza FCC: l’Assemblea Nazionale. L’obiettivo fissato per tale operazione è stato identificato nella caduta della sua presidente: Jeannine Mabunda. La paura dello scioglimento del Parlamento ha fatto il resto e la presidente della camera è stata destituita… con l’appoggio di una parte di deputati membri dell’FCC! Questa offensiva vincente ha permesso al campo del Presidente Tshisekedi di prendere in considerazione un capovolgimento dei rapporti di forza all’interno dell’Assemblea nazionale e la segreta speranza di ottenere una nuova maggioranza parlamentare. Dopo aver messo fine alla sua coalizione con l’FCC di Joseph Kabila, Félix Tshisekedi deve ora costruire una nuova maggioranza all’interno dell’Assemblea nazionale. Per questo dovrà stringere una nuova alleanza non solo con Jean-Pierre Bemba, Moïse Katumbi, Modeste Bahati, ma anche con disertori dell’FCC pro-Kabila.
Per convalidare l’auspicato cambio di maggioranza, Félix Tshisekedi ha nominato il senatore Modeste Bahati come informatore.  Quest’ultimo dovrà individuare una nuova maggioranza che dovrebbe essere composta da almeno 251 deputati su un totale di 500. Finora, il presidente Tshisekedi dispone solo dei 47 deputati appartenenti alla sua piattaforma Verso il Cambiamento (CACH), composto da membri dell’Unione per la Demovrazia e lo Sviluppo Sociale (UDPS) e dell’Unione per la Nazione (UNC). Durante le lunghe settimane di consultazioni nazionali, Félix Tshisekedi si è assicurato l’appoggio di Moïse Katumbi (Insieme) e di Jean-Pierre Bemba (Movimento di Liberazione del Congo – MLC). Membri di LAMUKA, questi due dispongono di un buon centinaio di deputati, ma il loro appoggio si ridurrà probabilmente al minimo, perché ciascuno di essi vorrà, comprensibilmente, mantenere la propria autonomia dal presidente. In effetti, i due stanno entrambi pensando a una loro eventuale candidatura alle prossime elezioni presidenziali del 2023 e non andranno molto oltre nel loro appoggio all’attuale Capo dello Stato che, presumibilmente, anch’egli avrà le stesse mire. Aderendo alla Sacra Unione di Félix Tshisekedi, Bemba e Katumbi si assicurano soprattutto un “diritto di controllo” sulla composizione della futura Commissione Elettorale e sulla Corte Costituzionale, i due organi strategici per il controllo delle elezioni del 2023.
Bemba e Katumbi vorranno certamente mettere alcune loro pedine sullo scacchiere di queste due istituzioni. I due vorranno soprattutto delle elezioni trasparenti e credibili. Ma per ora, la prossima battaglia di Felix Tshisekedi sarà ancora quella dell’Assemblea Nazionale, in occasione dell’elezione del nuovo comitato di presidenza, dopo la revoca di quello di Jeannine Mabunda. Sarà il momento della verità, quando Felix Tshisekedi potrà verificare il numero esatto di deputati a sua disposizione. Ci vorranno sicuramente i deputati dell’UDPS, UNC, Insieme, MLC, AFDC-A, ma saranno necessari anche molti deputati provenienti dall’FCC. La nomina molto strategica di Modeste Bahati come informatore dovrebbe servire a traghettare gli indispensabili, ma compatibili, deputati FCC verso la Sacra Unione del Presidente Félix Tshisekedi. Ex membro dell’FCC, prima di essere entrato in conflitto con Joseph Kabila per aver presentato la sua candidatura alla presidenza del Senato, Modeste Bahati è un veterano della politica congolese. Più volte ministro sotto Kabila, questo senatore conosce personalmente tutti i membri dell’FCC … e quindi quelli che hanno i requisiti per entrare a far parte della Sacra unione presidenziale.
Ma l’esercizio è pericoloso perché, nel mondo politico congolese, il nomadismo da uno schieramento all’altro è frequente, se non permanente. Molti politici non adiscono secondo un’ideologia o un programma (presentano spesso lo stesso senza mai applicarlo), ma secondo la convenienza del momento o l’appartenenza a un determinato clan, tribù o provincia, guidati da leader, spesso ricchi, che esercitano la loro influenza mediante reti di clientelismo. Quindi, cambiare di schieramento politico non pone loro alcun problema. Questa tendenza alla “transumanza politica” rischia di trasformare l’adesione alla “sacra unione” in una corsa per le poltrone … una nuova condivisione della torta del potere. Questi nuovi alleati di circostanza saranno affidabili? Modeste Bahati dovrà assicurarsi della lealtà dei deputati provenienti dall’FCC. Ironia della sorte, la “Sacra unione” potrebbe finire per essere composta principalmente da ex membri dell’FCC! Per convincere i più restii ad entrare a far parte della maggioranza presidenziale, Modeste Bahati potrebbe brandire la minaccia di un possibile scioglimento dell’Assemblea Nazionale, già preannunciata da Felix Tshisekedi in caso di necessità. Questa minaccia aveva già avuto i suoi piccoli effetti in occasione del voto sulla mozione di sfiducia nei confronti della presidente dell’Assemblea, Jeannine Mabunda. In quel momento, molti deputati si sono lasciati condizionare dalla paura di perdere le loro poltrone e, soprattutto, i loro lauti stipendi.
Per questo, Modeste Bahati dovrebbe rassicurare i nuovi arrivati ​​dall’FCC, facendo semplicemente ricorso al comunicato del Presidente Felix Tshisekedi relativo alla sua nomina come informatore.
Infatti, il testo in questione assicura che il prossimo governo che uscirà dalla nuova maggioranza parlamentare sarà “un governo di coalizione rappresentativo”. Quindi ci sarà spazio per tutti!
Ma prima della formazione di un nuovo esecutivo, si dovrà eleggere il nuovo comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale, quando la Sacra Unione per la Nazione di Félix Tshisekedi  e il Fronte Comune per il Congo di Joseph Kabila si sfideranno per ottenerne la presidenza.
Ed è solo in caso di vittoria del presidente Tshisekedi all’Assemblea Nazionale che una mozione di sfiducia contro il governo potrebbe causare la destituzione dell’attuale Primo ministro, ancora saldamente arroccato alla sua poltrona.
Usando gli stessi artifici del suo predecessore per ottenere l’adesione di politici voltagabbana, Felix Tshisekedi potrebbe riuscire ad imporsi.Ma al di là di un “colpo di stato politico” riuscito, Félix Tshisekedi dovrà conservare la simpatia del popolo, migliorandone le condizioni di vita quotidiana.
L’economia è in ritardo e il prossimo budget per l’anno 2021 è stato dimezzato rispetto alle previsioni iniziali. Nell’est del Paese, l’insicurezza è aumentata da quando Felix Tshisekedi ha assunto la presidenza. La lotta contro la corruzione, pietra angolare del suo programma presidenziale, è a geometria variabile.
A questo misero bilancio, si aggiunge la mancanza di legittimità di Felix Tshisekedi, arrivato alla Presidenza della Repubblica non attraverso le urne, ma per decisione del suo predecessore.
Un peccato originale che il popolo non dimenticherà, qualsiasi sia la strategia politica adttata, quando sarà il momento di tornare alle urne.[1]

2. LA 7ª CONFERENZA DEI GOVERNATORI PROVINCIALI

Il 28 dicembre, a Kinshasa, il Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi ha aperto i lavori della VIIª Conferenza dei Governatori provinciali. Nel suo discorso di orientamento, egli ha anzitutto ricordato che «la conferenza dei governatori provinciali è la più importante istanza di consultazione e di armonizzazione tra il potere esecutivo nazionale e i governatori provinciali. Infatti, la nostra Costituzione … ha delineato le sfere di azione sia del potere centrale che della provincia, nonché le aree di collaborazione tra i due livelli di potere statale. La complessità delle regole e dei meccanismi di funzionamento del potere centrale e delle province ha indotto il costituente a istituire la Conferenza dei governatori provinciali come ambito di concertazione tra questi due livelli del potere statale. Tali concertazioni servono a consolidare l’unità, la pace e la solidarietà nazionale e ad assicurare l’armonia tra il potere esecutivo nazionale e le province».
Annunciando il tema scelto per questa Conferenza dei Governatori provinciali, “la governabilità delle province nell’attuale contesto democratico: sfide e opportunità“, il Presidente Tshisekedi ha avviato una serie di riflessioni da esaminare in sede di commissioni.
«La prima riflessione consiste nel rivisitare gli obiettivi fondamentali delle regole e dei meccanismi di funzionamento del Potere Esecutivo Nazionale e delle Province, in un contesto politico atipico, preservando i frutti dell’alternanza pacifica al potere avvenuta nel 2018 e traendo insegnamento dal fallimento della coalizione creata dopo le elezioni del 2018 in vista della governabilità del paese.
Va infatti ricordato che l’alternanza al potere ottenuta pacificamente con le elezioni del 2018 aveva posto le basi per una nuova governabilità e il consolidamento della democrazia … Purtroppo non è stato così. Due anni dopo l’alternanza politica del 2018, la coalizione FCC – CACH, che ne è stata l’emanazione, ha dimostrato i suoi limiti, non riuscendo a rispondere positivamente alla maggior parte delle aspettative del nostro popolo, sia a livello nazionale che provinciale. La speranza nata in gennaio 2019 ha lasciato il posto al dubbio, che rischiava, se non si stava attenti, di trascinare il popolo nella disperazione, con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
A livello delle province – per non parlare che di questo livello di potere – la crisi di questa coalizione si è fatta sentire anche nell’azione di alcuni governi e assemblee provinciali dove sono state prese determinate decisioni, non secondo l’interesse dei cittadini, ma secondo gli orientamenti del partito di appartenenza dei politici implicati.
Non potendo restare insensibile a una tale situazione, in qualità di Garante della Nazione e del buon funzionamento delle istituzioni, ne ho quindi tratto tutte le conseguenze, intraprendendo ampie consultazioni delle forze vive della nazione e incontrando i leader più rappresentativi della
società civile e della classe politica, tra cui i governatori delle province, per raccogliere le loro opinioni ed eventuali raccomandazioni, al fine di porre fine alla crisi.
A questo proposito, ho capito che voi governatori avete chiesto al Capo dello Stato di:
– convocare periodicamente la Conferenza dei Governatori provinciali;
– proteggere la funzione de Governatore Provinciale, rappresentante della suprema Autorità dello Stato  nella Provincia, contro ogni tentativo di destabilizzazione da parte dei Deputati provinciali;
– chiedere al Ministro del Bilancio e al Ministro delle Finanze di regolarizzare i pagamenti degli arretrati di retrocessione (18 mesi), delle spese di funzionamento e dei fondi di investimento spettanti alle Province;
– assicurare la ritenuta alla fonte del 40% delle entrate del Fondo Nazionale per la Manutenzione Stradale (FONER) dovute alle Province, al fine di riabilitare opere e infrastrutture comunitarie;
– riformare le strategie di difesa delle nostre Forze Armate nelle zone operative e in quelle di grande instabilità e insicurezza;
– destinare dei Magistrati per rafforzare il sistema giudiziario e i servizi sicurezza nelle Province.
Al termine di queste consultazioni, ho preso una serie di decisioni che ho reso pubbliche durante il mio intervento del 6 dicembre. Una delle più importanti è la costituzione della Sacra Unione della Nazione, il cui obiettivo è di dare allo Stato, attraverso l’azione del futuro esecutivo nazionale, la possibilità di rispondere efficacemente alle legittime aspettative del nostro popolo.
Questo appello alla Sacra Unione della Nazione è rivolto anche a voi Governatori provinciali e membri delle Assemblee provinciali, affinché possiate orientare le vostre scelte, le vostre attività e le vostre decisioni secondo l’interesse delle popolazioni delle vostre rispettive province e non secondo interessi individuali, politici o settari …
Non ho alcun dubbio che il nuovo contesto, quello della Sacra Unione della Nazione, in cui si evolveranno le istituzioni della Repubblica, consentirà la stabilità dei governi provinciali, condizione indispensabile per lo sviluppo del Paese. Questo nuovo contesto politico presterà molta più attenzione alle preoccupazioni finanziarie delle province, darà priorità alla costruzione delle infrastrutture, accelererà il processo di pacificazione, concederà molte più agevolazioni agli investitori, porrà più enfasi sul controllo delle finanze e proseguirà le riforme multi settoriali avviate.
In questa prospettiva, gli atti di sabotaggio delle nuove politiche che intendo promuovere per il resto del mio quinquennio non saranno tollerati, né resteranno impuniti. D’ora in poi, l’attuazione del mio programma e di quelli delle amministrazioni provinciali verrà monitorata e valutata trimestralmente, al fine di garantire che le nostre politiche, delineate e pianificate nei vari settori della vita nazionale, migliorino le condizioni di vita del nostro popolo.
La seconda riflessione al centro dei lavori di questa Conferenza dei Governatori provinciali riguarda il principio fondamentale su cui si fonda lo Stato congolese, quello dell’unità del Paese, come ricordato nell’articolo 1° della nostra Costituzione: “la Repubblica Democratica del Congo è, nei suoi confini del 30 giugno 1960, uno Stato unitario, sociale, democratico e laico”. È quindi indivisibile. L’unità del nostro Paese costituisce infatti l’obiettivo sia delle missioni che delle prerogative conferite alle istituzioni nazionali dall’articolo 202 della Costituzione, ovvero:
– l’amministrazione degli affari esteri, tra cui le relazioni diplomatiche e la negoziazione dei trattati e accordi internazionali. Anche se la legge permette anche alle province di intraprendere delle iniziative per la conclusione di accordi di cooperazione con le province limitrofe dei paesi confinanti, tutto deve essere fatto sotto l’egida dell’Esecutivo nazionale;
– l’amministrazione delle forze di sicurezza e di difesa;
– l’amministrazione del Budget dello Stato, ossia del potere centrale e delle province.
Colgo l’occasione per ricordare che solo le Istituzioni Nazionali, cioè: il Presidente della Repubblica, il Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato), il Governo e le Corti e Tribunali, sono abilitate ad esercitare queste missioni e prerogative, in  vista dell’unità del Paese. Per queste missioni e prerogative sovrane, non esiste alcuna nozione di decentralizzazione o di regionalizzazione. Le province ne sono più beneficiarie che partner.
A questo proposito, è particolarmente interdetta ogni partecipazione di un governatore provinciale a qualsiasi iniziativa che possa mettere in pericolo, sospendere o interrompere nel nostro Paese lo Stato di diritto, la sua indipendenza, la sua sovranità, la sua unità, la sua indivisibilità, il suo carattere sociale, democratico e laico, istituendo proprie forze di difesa nazionale, interna ed esterna. Ogni tentativo di destabilizzazione dell’unità del paese attraverso qualsiasi tipo di azione intrapresa da un governo provinciale verrà severamente sanzionato. Nelle materie di esclusiva competenza del potere centrale, il governatore provinciale deve limitarsi a controllare e a coordinare i servizi che rientrano nelle competenze del potere centrale.
Le materie di competenza esclusiva delle province sono quelle enumerate nell’articolo 204 della Costituzione, ferme restando le altre disposizioni costituzionali.
Tuttavia, conformemente all’articolo 203 della Costituzione, alcune questioni strategiche di comune interesse sono oggetto di collaborazione tra il potere centrale e quello delle province. 
È qui importante ricordare che il Governatore provinciale rappresenta il governo centrale nelle province e, come tale, assicura la salvaguardia dell’interesse nazionale, veglia sul rispetto delle leggi e dei regolamenti della Repubblica e garantisce la sicurezza e l’ordine pubblico nella provincia.
La terza riflessione riguarda le attuali sfide che  impediscono il funzionamento ottimale delle province, rallentandone il loro indispensabile sviluppo. Queste sfide sono numerose. Ne evidenziamo alcune, le più significative: la mobilitazione delle risorse provinciali (trattenuta del 40% delle entrate di tipo nazionale; tasse, imposte e diritti di tipo provinciale e territoriale), la lotta contro la corruzione e l’appropriazione indebita di fondi pubblici, l’erogazione dei servizi pubblici (istruzione, sanità, acqua e elettricità), la costruzione e la riabilitazione delle infrastrutture pubbliche (edifici amministrativi, scolastici e universitari, ecc.) e di comunicazione (strade, ferrovie, porti e aeroporti), l’adozione di misure sanitarie appropriate per far fronte alle dannose conseguenze causate dal Covid-19 e il rafforzamento dei servizi di sicurezza e di difesa, in particolare per quanto riguarda le province orientali e nord-orientali maggiormente colpite.
Per far fronte a tutti questi problemi conto su di voi Governatori, in quanto Rappresentanti dello Stato nelle province. Questi problemi non possono essere risolti da una sola persona, nemmeno da un solo gruppo. Essi richiedono l’impegno di tutti i Congolesi in tutta la loro diversità.
La nuova configurazione politica che l’Assemblea nazionale ci offre non è una coincidenza casuale, né una strategia per la conquista o la conservazione del potere, ma è la profonda espressione
di un popolo che chiede di essere governato in modo diverso, di  un popolo che, unito da uno stesso destino, sceglie l’unità per affrontare problemi comuni dopo tanti sacrifici comuni. È quindi vostro dovere mettere insieme tutte queste diverse risorse umane disponibili, per lavorare in sinergia. L’unione a lungo ricercata e raggiunta dalla determinazione di questo popolo deve essere messa in grado di fruttificare. Essa non deve essere un fine in se stesso ma un trampolino di lancio.
Tenuto conto di quanto sopra, vorrei ricordarvi che il popolo congolese è stanco dei discorsi dei politici. Vuole solo raggiungere il suo benessere attraverso una politica che tenga conto delle sue aspirazioni al progresso sociale. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo consolidare la democrazia, lo Stato di diritto e il buon governo».[2]

Il 29 dicembre, attraverso una mozione di appoggio al Presidente della Repubblica Félix-Antoine Tshisekedi Tshilombo, letta dal governatore di Tsuapa, Pancrace Boongo, a nome dei suoi colleghi in chiusura della 7ª Conferenza dei governatori, i 26 governatori provinciali hanno espresso al Capo dello Stato il loro appoggio e gli hanno assicurato la fedele esecuzione delle sue istruzioni a livello delle loro rispettive province. In qualità di rappresentanti del Capo dello Stato, i 26 governatori si sono impegnati a garantire la coesione nazionale e a sostenere gli sforzi intrapresi dal Presidente della Repubblica per lo sviluppo del Paese. Si sono impegnati a lavorare in armonia con il governo centrale, aderendo alla visione del Capo dello Stato e appoggiando la Sacra Unione della Nazione.
In qualità di relatore della Conferenza dei governatori, il vice primo ministro e ministro dell’Interno, Gilbert Kankonde, ha letto il rapporto finale degli incontri. Sul piano politico e della sicurezza, il rapporto ha rilevato, tra altri, i ricorrenti conflitti tra le assemblee provinciali e i governi provinciali, i conflitti di carattere etnico, il banditismo urbano e l’attivismo dei gruppi armati. Sul piano economico, finanziario e sociale, il rapporto ha constatato il deterioramento del tessuto economico delle province, la diminuzione del potere d’acquisto, lo scarso accesso all’elettricità e all’acqua potabile. A ciò si aggiungono gli effetti della pandemia Covid-19. Per quanto riguarda le infrastrutture e lo sviluppo economico, si è notato il degrado delle unità produttive in alcune province e la loro assenza in altre, soprattutto in quelle di recente creazione.
Per garantire la stabilità delle istituzioni provinciali, il ministro dell’Interno ha chiesto una moratoria di due anni, al fine di sospendere temporaneamente le numerose mozioni di sfiducia contro i governatori delle province.
Reagendo a tale proposta, il presidente dell’Assemblea provinciale di Sankuru, Benoît Olamba, ha manifestato il disaccordo espresso dai presidenti delle Assemblee provinciali. Secondo lui, «i Governatori non possono cercare di sottrarsi al loro obbligo legale di essere controllati dalle Assemblee provinciali, con il pretesto di una certa stabilità delle istituzioni».[3]

3. LA NOMINA DI MODESTE BAHATI LUKWEBO COME INFORMATORE

Il 30 dicembre, dopo diversi rinvii, il comitato uscente di presidenza dell’Assemblea nazionale ha finalmente proceduto al passaggio delle consegne con il comitato provvisorio presieduto dal decano Christophe Mboso. È stato Boniface Balamage, secondo vicepresidente deposto, che ha rappresentato l’ormai ex presidente Jeanine Mabunda, all’estero per motivi di salute.[4]

Il 31 dicembre, in una dichiarazione letta alla televisione pubblica, la RTNC, il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha annunciato la nomina di Modeste Bahati Lukwebo come informatore incaricato di individuare una nuova maggioranza parlamentare in seno all’Assemblea nazionale. Bahati Lukwebo avrà trenta giorni, rinnovabili una sola volta, per identificare questa coalizione di maggioranza. L’individuazione di una nuova maggioranza parlamentare consentirà al Capo dello Stato di nominare un nuovo Primo Ministro di un governo formato da membri della Sacra Unione per la Nazione. Secondo l’articolo 78 della Costituzione, il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro appartenente alla maggioranza parlamentare, previa consultazione di quest’ultima. Se tale maggioranza non esistesse, il Presidente della Repubblica nomina un informatore con l’incarico di individuare una coalizione maggioritaria.
Professore universitario, Modeste Bahati Lukwebo era stato eletto deputato nazionale nel 2006 e rieletto nel 2011. Era stato anche Ministro della Pianificazione e poi dell’Economia con Joseph Kabila. Presidente del raggruppamento chiamato Alleanza delle Forze Democratiche del Congo e Alleati (AFDC-A), membro del Fronte Comune per il  Congo (FCC), nel 2018 era stato eletto senatore. Per aver presentato la sua candidatura alla presidenza del Senato in concorrenza con Alexis Tambwe Mwamba, il 15 luglio 2019 Modeste Bahati Lukwebo era stato radiato dall’FCC. Avendo mantenuto la sua candidatura, era stato sconfitto dal candidato dell’FCC. Questa situazione aveva causato una scissione all’interno dell’AFDC-A e la sua destituzione dalla presidenza di questo raggruppamento politico. Avendo fatto ricorso alla giustizia, quest’ultima gli ha infine riconosciuto il suo diritto alla presidenza dell’AFDC-A. Dopo aver affermato la propria autonomia dall’FCC, Modeste Bahati si è sempre più avvicina al nuovo Capo dello Stato ed è stato tra i primi politici a sostenere l’idea della Sacra Unione della nazione lanciata dal presidente Felix Tshisekedi.[5]

Il 1° gennaio 2021, in un’intervista, Ferdinand Kambere, vice segretario permanente del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), ha affermato che, nominando Modeste Bahati come informatore, il Capo dello Stato, Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo, ha violato la Costituzione e il regolamento interno dell’Assemblea nazionale. Secondo questo esponente del PPRD, il partito di Joseph Kabila, l’individuazione della maggioranza in parlamento si fa all’inizio di una legislatura e non a metà, quando ci sono già un primo ministro e un governo in funzione.[6]

Il 2 gennaio, in una conferenza stampa organizzata a Kinshasa, il professor Tshibangu Kalala ha affermato che, con la nomina del professor Modeste Bahati Lukwebo, da parte del Presidente della Repubblica, come informatore, il processo di formazione di un nuovo governo diventa irreversibile:
«Se la missione affidata a Modeste Bahati andrà a buon porto, allora si potrà formare un nuovo governo che possa lavorare in armonia con il presidente della Repubblica». Secondo lui, nel caso in cui il Fronte Comune per il Congo (FCC) conservasse la maggioranza, il presidente della Repubblica potrebbe ricorrere a un “piano B” con elezioni legislative anticipate.[7]

Il 2 gennaio, in una conferenza stampa a Bunia, il portavoce della federazione LAMUKA in Ituri, Luc Malembe, ha dichiarato che la nomina di Modeste Bahati come informatore al fine di ottenere una nuova maggioranza parlamentare è una pericolosa “avventura politica” perché, secondo lui, l’Unione Sacra è composta principalmente da ex kabilisti e da membri del Fronte Comune per il Congo (FCC), poiché l’UDPS [il partito presidenziale] ha solo 34 deputati su 500.[8]

Il 2 gennaio, il deputato Crispin Mbindule (UNC), eletto a Butembo (Nord Kivu), ha affermato che la designazione del senatore Bahati Lukwebo come informatore non costituisce alcuna violazione della costituzione: «Non c’è alcuna violazione della costituzione, poiché si tratta semplicemente di verificare e di individuare la maggioranza. È l’informatore che dirà chi ha attualmente la maggioranza parlamentare. La maggioranza può infatti cambiare in qualsiasi momento. L’attuale Primo ministro è libero di dire che ha la maggioranza, ma sarà il lavoro dell’informatore che permetterà di identificare la maggioranza reale … Ben presto inizierà una sessione parlamentare straordinaria. Se ha la maggioranza, come egli pretende, presenti in Assemblea Nazionale un disegno di legge o altro che richieda un voto e poi vedremo se passerà o meno. In realtà non ha più la maggioranza parlamentare».[9]

A questo proposito, va ricordato che l’Assemblea Nazionale aveva approvato il progetto di legge finanziaria per l’anno fiscale 2021 il 3 dicembre scorso, seguita dal Senato il 15 dicembre.
Il presidente della Repubblica Félix Tshisekedi ha promulgato questa legge il 1° gennaio 2021.
La relativa ordinanza presidenziale è stata letta su Radio Televisione Nazionale Congolese (RTNC) da Giscard Kusema, un membro dell’ufficio stampa presidenziale. Il budget di questa legge finanziaria per l’anno 2021 è di oltre 14 miliardi di franchi congolesi (6,9 miliardi di dollari).[10]

Il 3 gennaio, il presidente del partito politico Insieme Cambiamo il Congo (ECCO) e ex candidato alla presidenza nelle elezioni del 2011, Adam Bombole, ha dichiarato che la designazione del senatore Bahati Lukwebo come informatore non è incostituzionale. Secondo lui, la designazione di un informatore non dovrebbe essere confusa con la designazione di un incaricato della formazione di un nuovo governo o con la nomina di un primo ministro. Adam Bombole ha chiarito: «La designazione di un informatore è lasciata alla libera discrezione del Presidente della Repubblica e non richiede alcun atto giuridico ufficiale. La giurisprudenza in materia fa riferimento alla nomina, da parte dell’allora presidente Kabila, del compianto Mwando Simba, in condizioni pressoché simili e resa nota tramite un comunicato della presidenza firmato da Beya Siku, allora capo di gabinetto della Presidenza». Tuttavia, secondo alcuni osservatori, occorre ricordare che Mwando Simba fu nominato informatore l’8 marzo 2012 in condizioni molto diverse, cioè dopo le dimissioni del primo ministro Adolphe Muzitu, eletto deputato alle elezioni legislative del 2011.[11]

Il 3 gennaio, in una dichiarazione fatta al termine di una riunione dei presidenti dei partiti e raggruppamenti politici membri del Fronte Comune per il Congo (FCC), l’FCC ha condannato la designazione “unilaterale”, da parte del Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi, di un informatore incaricato di individuare una Maggioranza parlamentare, nonostante la mancanza delle “condizioni sine qua non” previste dall’articolo 78, §2  della Costituzione: le dimissioni volontarie del Primo Ministro Sylvestre Ilunga ancora in carica, la sua destituzione mediante mozione di sfiducia votata in Assemblea nazionale o l’indizione di nuove elezioni legislative dopo scioglimento delle camere del Parlamento.
Secondo l’FCC, la dichiarazione unilaterale, il 6 dicembre scorso, sullo sgretolamento della maggioranza parlamentare e sulla fine della coalizione FCC-CACH non dovrebbe avere alcun impatto sulla vita istituzionale nazionale, poiché l’identificazione della maggioranza e dell’opposizione all’interno dell’Assemblea Nazionale, formulata secondo gli articoli 26 e 54 del Regolamento interno dell’Assemblea Nazionale all’inizio della legislatura e per tutta la sua durata, non è in alcun modo stata messa in discussione né dal ritiro dell’UDPS dal governo, né dalla convocazione di elezioni generali anticipate.[12]

Il 4 gennaio, il deputato nazionale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC) Jacques Ndjoli ha dichiarato che la nomina del senatore Modeste Bahati Lukwebo come informatore non viola alcuna disposizione della costituzione, nonostante che il Primo ministro non abbia rassegnato le sue dimissioni. Secondo lui, la designazione di un informatore quando c’è ancora un governo in funzione non pone alcun problema, non essendo le due realtà in contraddizione: «Le due operazioni non si escludono a vicenda. L’informatore ha una missione essenzialmente politica, cioè la possibile individuazione di una nuova maggioranza, a partire dagli spostamenti che si stanno verificando all’interno dell’Assemblea Nazionale. Quindi non c’è alcuna contraddizione. Spetta ora al Primo ministro prepararsi ad annunciare le sue dimissioni … C’è un Governo per il quale il Capo dello Stato ha già annunciato la fine della sua missione. Secondo la costituzione, la funzione di Primo ministro può arrivare a termine mediante dimissioni. Il Presidente della Repubblica gliele ha già chieste. Spetta al Primo Ministro trarne le conseguenze. In una costituzione c’è il detto e il non detto: quando un Primo ministro ha perso la fiducia del Capo dello Stato, le regole della politica impongono le sue dimissioni. In ogni caso, già da parecchio tempo non c’è più alcun consiglio dei ministri e, in un sistema semi-presidenziale, questo vuol dire che il presidente lo ha già messo da parte».[13]

Il 7 gennaio, è apparsa la notizia della designazione di alcune personalità incaricate di assistere l’informatore nella sua missione, secondo aree linguistiche. Si tratta di: Samy Badibanga per il Kasai, Jean Bertrand Ewanga per l’Equatore, Rémy Massamba per lo spazio BDD-Kongo centrale, Danny Banza per lo spazio swahilofono e Gentiny Ngobila per lo spazio lingalafono. Ne sono stati informati dal direttore di gabinetto ai della Presidenza, Eberande Kolongele.[14]

La nomina di un informatore mentre è in vigore un governo può sorprendere. Ancora una volta, il potere congolese stravolge la Costituzione per raggiungere i suoi fini. Nel comunicato stampa in cui si annuncia la nomina di Modeste Bahati come informatore si fa riferimento all’articolo 78 della Costituzione. Se è vero che questo articolo fa riferimento alla nomina dell’informatore da parte del Presidente, lo fa nel caso specifico in cui sarebbe impossibile disporre di una maggioranza parlamentare per nominare il Primo Ministro. Tuttavia, oggi c’è già un Primo Ministro. Surrealista. Dal 6 dicembre, molti costituzionalisti si sono più volte pronunciati su questo punto. Ma ciò non interessa al potere congolese, appoggiato da Stati Uniti e Unione Europea (Belgio in testa) che, in nome di “Tutto tranne Kabila”, non cessano di esaltare i meriti delle riforme (!) di Tshisekedi. Una cecità che ha già consentito al potere alcune “distorsioni” legali tanto pericolose quanto distruttive per la democrazia, tra cui la nomina di tre nuovi giudici alla Corte costituzionale. Infatti, Tshisekedi e il suo entourage hanno adottato un modus operandi che consiste nel far passare le sue proprie interpretazioni, molto libere tra l’altro, dei testi giuridici mediante decisioni che soddisfano la comunità internazionale.
Modeste Bahati non se ne preoccupa. Secondo il mandato conferitogli dal Presidente, egli intende portare avanti la sua missione, quella di identificare una nuova maggioranza parlamentare. Ma tale missione è già stata ampiamente effettuata dal vice segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund che, secondo varie fonti, ha già incontrato i futuri disertori dell’FCC. Infatti, questo braccio destro di Tshisekedi rivendicagià almeno 150 nuove reclute per la “Sacra Unione”. Aggiungere questi disertori dell’FCC ai circa 40 deputati della piattaforma CACH e ai deputati  di Insieme di Moïse Katumbi e dell’MLC di Jean-Pierre Bemba può dare una nuova maggioranza.
Non resterebbe altro che spartirsi i posti. Con un numero ridotto di deputati all’Assemblea nazionale, sarà forse difficile che Cach ottenga il posto di Primo ministro. Andrebbe allora a cercare un Primo Ministro tra i disertori di Kabila? Sarebbe come “prendere gli stessi e ricominciare”. Rimarrebbe infine l’opzione dell’opposizione. Katumbi e Bemba hanno risposto positivamente per ben due volte all’invito di Tshisekedi, dispongono di un centinaio di eletti e il loro ruolo è stato determinante nella caduta dell’FCC. Tutte le possibilità rimangono ancora aperte.[15]

4. L’INCONTRO TRA IL PRESIDENTE TSHISEKEDI E I DEPUTATI NAZIONALI ADERENTI ALLA SACRA UNIONE

Le adesioni alla Sacra Unione per la Nazione si sono sempre più moltiplicate. Il seguente elenco non è esaustivo: il deputato e professore di diritto costituzionale Jacques Djoli, il deputato André Claudel Lubaya, il deputato Delly Sessanga, il deputato Henri Thomas Lokondo, il deputato Juvenal Munubo, il professor Daniel Mukoko Samba, il deputato Garry Sakata (PALU), il deputato Patrick Muyaya (PALU), IL Ministro dell’urbanistica e dell’edilizia Pius Muabilu (Alleanza per l’Avvenire e Alleati – AA / a), François Rubota (ADRP), Guy Mafuta (PPRD), JP Lihau (ex capo di gabinetto di Aubin Minaku presso l’Assemblea nazionale), JC Okoto (PPRD), Godard Motemona (PPRD), JL Bussa (Ministro del Commercio Estero e Presidente di CODE), il raggruppamento AAB, ecc.[16]

Il 29 dicembre, in un comunicato stampa, il coordinatore della Nuova Società Civile Congolese (NSCC), Jonas Tshiombela, ha chiesto alle autorità della Sacra Unione di verificare che le numerose adesioni dichiarate siano “oneste e sincere”, nell’interesse superiore del popolo congolese. Secondo lui, è necessario evitare che i vari politici aderiscano alla dinamica della Sacra Unione per timore dello scioglimento dell’Assemblea nazionale.[17]

Il 3 gennaio, a Kinshasa, il Presidente della Repubblica, Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo, si è incontrato con 309 deputati nazionali che hanno aderito alla sua visione della Sacra Unione per la Nazione. Il Presidente della Repubblica li ha ringraziati per la scelta che hanno fatto: «Volevo incontrarvi perché stiamo vivendo una svolta decisiva nella storia del nostro Paese. Una svolta in cui ne siete gli attori principali». Secondo un deputato presente alla riunione, il Presidente Tshisekedi ha chiesto ai deputati di appoggiare le candidature che la Sacra Unione per la Nazione presenterà per l’elezione del nuovo Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale. Ai deputati dell’FCC ha chiesto di non farsi intimidire: «Non avete tradito nessuno, vi siete schierati dalla parte del popolo. Non siete usciti da un partito politico per entrare in un altro. Avete semplicemente preso la decisione giusta, quella del buon senso e dell’interesse superiore della nostra nazione. Se vi offrono dei soldi per votare contro le nostra candidature all’Assemblea nazionale, prendeteli, ma votate per noi».
Il vicedirettore della stampa presidenziale, Giscard Kusema, ha indicato che erano presenti diversi gruppi, tra cui l’AMK di Moïse Katumbi, l’MLC di Jean-Pierre Bemba, l’AAB, l’ADRP e il PPRD. Per quanto riguarda il PPRD, Giscard Kusema ha citato varie presenze, tra cui Jean-Charles Okoto e Alphonse Ngoyi Kasanji.
Parlando a nome del gruppo MS, G7 e AMK, Christian Mwando Nsimba ha confermato l’adesione di 70 deputati nazionali, membri del suo gruppo. Il deputato Bokele ha preso la parola a nome dei deputati dell’FCC che hanno liberamente aderito alla Sacra Unione. Secondo lui, sono circa 80 i deputati dell’FCC che hanno aderito, tra cui quelli di Avvenire del Congo (ACO), di AAC e di CCU e Alleati di Lambert Mende. Da parte sua, il deputato Daniel Mbau ha parlato a nome dell’MLC / ADN.
Questi deputati nazionali erano guidati da Jean-Marc Kabund, presidente a.i dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il partito del Presidente Félix Tshisekedi.[18]

Il 5 gennaio, il partito politico Congresso degli Alleati per l’Azione in Congo (CAAC) dell’ex governatore del Kasai Centrale, Alex Kande Mupompa, ha annunciato ufficialmente la sua adesione alla Sacra Unione della Nazione avviata dal presidente Félix Tshisekedi.[19]

Il 6 gennaio, il Presidente Félix Tshisekedi ha ricevuto il deputato nazionale Lambert Mende Omalanga, membro del Fronte Comune per il Congo (FCC) e più volte ministro, in particolare delle comunicazioni e dei media, dal 2008 al 2012 e dal 2014 al 2019, sotto l’ex presidente Joseph Kabila. Secondo il gabinetto del Capo dello Stato, l’incontro è avvenuto su richiesta dello stesso Lambert Mende.. Al termine dell’incontro con il Capo dello Stato, Lambert Mende non ha detto nulla ma, secondo alcune fonti, si è parlato di una possibile adesione del suo raggruppamento, la Convenzione dei Congolesi Uniti e Alleati (CCU e Alleati) alla Sacra Unione per la Nazione.
CCU e Alleati è composta da 8 partiti politici e dispone di 9 deputati nazionali, tra cui 7 sono membri della CCU di Lambert Mende.[20]

[1] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia.com, 02.01.’21  http://afrikarabia.com/wordpress/2021-felix-tshisekedi-au-milieu-du-gue/
[2] Cf Texte complet: Actualité.cd, 29.12.’20  https://actualite.cd/2020/12/29/discours-de-felix-tshisekedi-en-ouverture-de-la-7eme-conference-des-gouverneurs-de
[3] Cf Radio Okapi, 30.12.’20
[4] Cf Actualité.cd, 30.12.’20
[5] Cf Radio Okapi, 01.01.’21
[6] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 01.01.’21
[7] Cf Radio Okapi, 03.01.’21
[8] Cf Radio Okapi, 03.01.’21
[9] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 03.01.’21
[10] Cf Prince Mayiro – 7sur7.cd, 01.01.’21
[11] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 03.01.’21
[12] Cf Carmel Ndeo – Politico.cd, 03.01.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 03 et 04.01.’21; Radio Okapi, 04.01.’21
[13] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 04.01.’21
[14] Cf Actualité.cd, 07.01.’21
[15] Cf Hubert Leclercq – Lalibre.be/Afrique, 03.01.’21
[16] Cf JM Mawete – Politico.cd, 02.01.’21
[17] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 29.12.’20
[18] Cf Radio Okapi, 03.01.’21; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 03.01.’21; Actualité.cd, 03.01.’21
[19] Cf Sosthène Kambidi – Actualité.cd, 05.01.’21
[20] Cf Actualité.cd, 06.01.’21