Congo Attualità 411

LA MOLTO CONTROVERSA DESIGNAZIONE DI RONSARD MALONDA ALLA GUIDA DELLA PROSSIMA EQUIPE DELLA COMMISSIONE ELETTORALE (2ª Parte)

INDICE

1. COS’È VERAMENTE SUCCESSO?
a. Gli elementi di un cocktail esplosivo
b. Un’intervista a Padre Donatien Nshole
c. Un’intervista al Pastore Sony Kafuta Rockman
2. ALCUNI CHIARIMENTI SULLA PROCEDURA LEGALMENTE PREVISTA DALLA LEGGE
3. UNA RICHIESTA DI ANNULLAMENTO
4. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DICHIARA DI NON ESSERE NELLA CONDIZIONE DI POTER NOMINARE RONSARD MALONDA ALLA PRESIDENZA DELLA CENI

1. COS’È VERAMENTE SUCCESSO?

a. Gli elementi di un cocktail esplosivo

I responsabili delle otto confessioni religiose si sono incontrati su richiesta della presidente dell’Assemblea nazionale, per designare il loro candidato comune alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), poiché l’attuale equipe di Corneille Nangaa è arrivata a fine mandato.
Il martedì 2 giugno, riuniti presso il complesso scolastico “Cardinal Monsengwo”, i responsabili delle confessioni religiose hanno affidato al loro segretariato tecnico il compito di esaminare i curricoli delle candidature ricevute e di preselezionare i migliori profili e ciò per facilitare la designazione del delegato comune alla CENI.
Il sabato 6 giugno, i membri del segretariato tecnico della piattaforma delle confessioni religiose si sono incontrati presso la cattedrale del centenario protestante e sotto la direzione del loro coordinatore, padre Donatien Nshole. Su 24 candidature ricevute, ne sono state selezionate 6 sulla base dei loro rispettivi curricoli e tenendo conto del loro livello di istruzione e di esperienza in campo elettorale. Si tratta di:
– Sylvain Lumu (originario del Grande Kasaï)
– Dénis Kadima (originario del Grande Kasaï)
– Jérôme Mbonso (originario del Grande Kasaï)
– Cyrille Ebotoko (originario dell’Equatore e presentato come candidato della CENCO)
– Remy Eale Bosela originario dell’Equatore e presentato come candidato dell’ECC)
– Ronsard Malonda (originario del Kongo Central e successivamente assunto come candidato dalla Chiesa kimbaghista).
Il lunedì 8 giugno e martedì 9 giugno, i  responsabili delle confessioni religiose si incontrano nuovamente presso il complesso scolastico “Cardinal Monsengwo” per esaminare il rapporto del segretariato tecnico e procedere alla designazione del loro candidato comune. Hanno approvato il rapporto del segretariato tecnico e hanno avviato le discussioni per la designazione del loro candidato comune. Durante il dibattito in aula, sulle sei candidature ritenute valide dal segretariato tecnico, tre sono state eliminate.
Secondo padre Donatien Nshole, nella prima fase delle discussioni non è stato possibile raggiungere alcun consenso su un candidato tra i tre rimasti in lizza. Da qui la decisione dei cattolici di ritirare il loro candidato Cyrille Ebotoko, per facilitare i negoziati. Tuttavia, secondo padre Donatien Nshole, «ciò non significa che la CENCO sia disposta ad accettare un candidato qualsiasi, perché il popolo  congolese sta aspettando che alla CENI ci siano nuove persone che possano ricreare la fiducia in questa istituzione di appoggio alla democrazia. Secondo il popolo congolese, non è possibile continuare con il sistema che ci ha portati in questa situazione». Successivamente, dopo aver constatato la persistenza dell’impasse, la CENCO ha rimesso sul tavolo la candidatura di Cyrille Ebotoko, poiché il motivo del suo ritiro, quello di favorire il consenso, non era più giustificato, visto che la situazione rimaneva ancora bloccata.
Il venerdì 12 giugno, sei confessioni religiose: la Comunità islamica, la Chiesa kimbanghista, le Chiese indipendenti del Congo, la Chiesa del risveglio del Congo, la chiesa Ortodossa e l’Esercito della salvezza hanno pubblicato un comunicato stampa all’insaputa delle Chiese cattolica e protestante. Secondo varie informazioni, 3 candidati sui 6 presentati dal segretariato tecnico sono stati accusati di essere appoggiati da una forza politica e quindi, per facilitare una designazione consensuale, sono stati eliminati dalla lista. Pertanto, erano rimasti in lizza solo tre candidati:
Ronsard Malonda, Eyale Bosela e Cyrille Ebotoko. In mancanza di consenso su un unico candidato e per tentare di sbloccare la situazione, la Chiesa cattolica ha ritirato la candidatura di Cyrille Ebotoko. È così che rimangono in lizza solo due candidati.
Successivamente, si è constatato che uno dei due candidati rimasti, Eale Bosela, è membro di un partito politico – Alternativa per la Repubblica – che lo aveva presentato come proprio candidato alle elezioni legislative del 2018, nel distretto elettorale di Bolomba, in provincia dell’Equatore.
Quindi, secondo i criteri fissati per la selezione, «Eale Bosela, non poteva più essere considerato come figura indipendente della società civile». Secondo le sei confessioni religiose, a questo punto si è passati a una votazione a mani alzate e Ronsard Malonda ha ottenuto 6 voti su 8, avendo due confessioni religiose (cattolici e protestanti) votato per Eale Bosela.
I responsabili delle sei denominazioni religiose hanno aggiunto: «Successivamente, il cardinale presidente della riunione ha ripresentato il candidato della CENCO, precedentemente ritirato. In una seconda votazione a mano alzata, la candidatura di Cyrille Ebotoko è stata respinta, avendo ottenuto solo 2 voti su 8». Pertanto, il candidato Ronsard Malonda Ngimbi, che ha ottenuto 6 voti su 8, è rimasto l’unico in gara. Tirando le conseguenze di questo fatto, i responsabili delle sei confessioni religiose favorevoli a Ronsard Malonda l’hanno designato  come candidato comune delle otto confessioni religiose alla CENI, versione smentita da cattolici e protestanti.
A proposito della candidatura di Ronsard Malonda, segretario esecutivo nazionale uscente del CENI, il segretario generale della CENCO, padre Donatien Nshole, ha dichiarato che «la CENCO e l’ECC vi si oppongono con tutte le loro forze, per la semplice ragione che sarebbe una scelta a favore della continuità del sistema dell’attuale CENI da tutti denigrato. Non è per mancanza di capacità tecnicità o per mancanza di professionalità da parte del candidato. Si tratta semplicemente del fatto che, essendo membro dell’attuale CENI, egli è tra i responsabili della strumentalizzazione e della manipolazione delle precedenti elezioni, di cui il popolo sta ancora subendo le negative conseguenze».
Padre Donatien Nshole ha riconosciuto che è stato un errore mettere la designazione dei membri della CENI prima della riforma di questa istituzione: «Lo riconosco. È un errore aver messo il carro davanti ai buoi. Siamo stati in un certo modo messi in trappola. Ci si è fatto credere che le altre componenti della società civile si fossero incontrate tra loro e che avessero già designato gli altri due candidati, ciò che non sembra vero. Questo è il motivo per cui, secondo la CENCO, ora occorre dare priorità alla riforma elettorale, che dovrà prendere in considerazione anche il modo di designare i membri della CENI, tenendo conto delle esperienze passate. La riforma elettorale deve venire prima della designazione dei nuovi candidati alla CENI».[1]

b. Un’intervista a Padre Donatien Nshole

In un’intervista, il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale della RD Congo (CENCO), padre Donatien Nshole, ha illustrato come si è arrivati ​​alla conferma, da parte dell’Assemblea dei Deputati nazionali, della candidatura di Ronsard Malonda alla presidenza di la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Ad un certo momento, riceviamo un messaggio dal Comitato di presidenza dell’Assemblea dei Deputati nazionali, in cui si diceva che le confessioni religiose erano in ritardo, per non aver ancora presentato il loro candidato per la nuova equipe della CENI, mentre i partiti politici e le altre componenti della società civile lo avevano già fatto, il che si rivelerà essere falso. In realtà, le confessioni religiose stavano lavorando su alcune proposte relative alle riforme elettorali. Per quanto riguarda il profilo del loro candidato per la nuova equipe della CENI, le confessioni religiose hanno stabilito tre criteri: competenza in materia elettorale, indipendenza dai politici e capacità di resistere ad eventuali pressioni esterne. Ad ogni denominazione religiosa è stato chiesto di presentare un candidato. Si sono quindi previsti 8 candidati. Per quanto riguarda la metodologia, si è insistito sulla necessità di raggiungere un consenso, lasciando il voto come ultima possibilità. Tuttavia, quando si sono iniziati i lavori, ci si è trovati con 24 candidati, mentre le confessioni religiose sono otto.
La Cenco aveva presentato un candidato: Cyrille Ebotoko, membro della Commissione Giustizia e Pace. La consegna che era stata data dal presidente della CENCO, mons. Marcel Utembi, era di non sostenerlo a tutti i costi, qualora ci fosse stato un altro candidato che rispondesse al profilo stabilito.
I protestanti della Chiesa di Cristo in Congo (ECC) hanno presentato Rémy Eyale.
Gli altri 22 candidati non erano stati presentati da alcuna denominazione religiosa. Facevano piuttosto parte di un blocco di candidati stabilito dalla Commissione per l’Integrità e la Mediazione Elettorale (CIME), una piattaforma di alcune confessioni religiose. Un numero così elevato di candidati avrebbe complicato i lavori. È stato quindi necessario effettuare una preselezione. Questo compito è stato affidato a un comitato tecnico, formato da rappresentanti di tutte le confessioni religiose, per esaminare il curriculum di ciascuno di essi, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di competenza e professionalità. Tutti dicevano sì o no. A questo livello, il candidato della CENCO è stato l’unico a ottenere 8 pareri favorevoli su 8.
Il comitato tecnico ha selezionato sei candidati. Malonda è rimasto sulla lista dei candidati per la sua professionalità e la sua competenza. A questo punto, c’erano 6 candidati e 8 denominazioni religiose. La Cenco aveva il suo candidato. L’ECC aveva il suo candidato. Tra gli altri 4 candidati, solo Malonda è stato proposto dalla Chiesa Kimbanguista.
Era sufficiente che ciascuna altra denominazione religiosa si pronunciasse su una di queste sei candidature. Stranamente, durante le discussioni, le altre cinque confessioni religiose hanno dichiarato di non conoscere gli altri 3 candidati. Tra questi tre altri candidati, il delegato della Comunità Islamica della RD Congo (COMICO), Idriss Kateta, ha proposto di prendere in considerazione la candidatura di Dénis Kadima, ma il suo leader spirituale e rappresentante legale della comunità islamica, lo sceicco Abdallah, ha detto di no. Delphin Elebe, delegato della Chiesa Kimbanghista, ha quindi designato Ronsard Malonda, per la sua esperienza e la sua conoscenza della Ceni. È in quel momento che Delphin Elebe ha introdotto l’elemento geopolitico. Ronsard Malonda è originario del Bas Congo, la Presidenza della Repubblica è detenuta da un originario del Kasaï, l’Equatore è rappresentato nell’Assemblea nazionale e l’Est è rappresentato al Senato.
È quando si stava tenendo conto di ciò che il cardinale Ambongo è intervenuto affermando che, in un forum di confessioni religiose, non si dovrebbe proprio discutere né del dato geopolitico, né di quello tribale. Tutto questo quando si stava parlando di Malonda. Benché la Cenco si fosse opposta a che si facesse riferimento alla tribù di origine nell’esame delle candidature, i tre candidati originari del Kasaï sono stati eliminati, visto soprattutto che nessuno diceva di averli presentati.
È così che si è scesi a tre candidati: Rémy Eyale, appoggiato dall’ECC, Cyrille Ebotoko, presentato dalla Cenco e Ronsard Malonga, sostenuto dalla Chiesa Kimbanguista. Tuttavia, non si è arrivati a un consenso, perché ciascuno difendeva il prprio candidato. Per facilitare il consenso, su proposta del cardinale Ambongo, la Cenco ha ritirato la candidatura di Cyrille Ebotoko, benché avesse ricevuto, a livello del comitato tecnico, 8 pareri favorevoli su 8. Dopo il ritiro di Cyrille Ebotoko, sono rimasti in lizza 2 candidati: quello dei protestanti, appoggiato anche dalla Cenco, e Rondard Malonda, candidato dai Kimbanghisti, ma rifiutato dalla CENCO. Per quanto riguarda la candidatura di Malonda, il cardinale ha affermato che la sua designazione sarebbe un insulto nei confronti del popolo congolese, poiché è uno che fa già parte di una CENI ritenuta disonesta, per non essere riuscita da organizzare elezioni democratiche e trasparenti.
Nel frattempo, quelli che stavano appoggiando la candidatura di Malonda, hanno presentato un’obiezione contro il candidato appoggiato dai protestanti rivelando che, in occasione delle elezioni legislative del 2018, egli si era candidato per conto di un partito politico. Anche con solo due nomi (Rémy Eyale e Ronsard Malonga), non si è riusciti a sbloccare la situazione.
Allora, constatando che nessuno dei due candidati rimasti in lizza riusciva ad ottenere il consenso di tutti, il cardinale Ambongo ha rimesso sul tavolo delle discussioni la candidatura di Cyrille Ebotoko, visto che , fino al momento, non c’era stata alcuna obiezione contro di lui. La differenza tra il ritiro e il rifiuto di una candidatura è evidente. Visto che la candidatura di Cyrille Ebotoko era stata ritirata volontariamente per favorire il consenso e constatato che è stato impossibile raggiungere tale consenso anche in assenza della sua candidatura, il motivo del suo ritiro è venuto meno ed è per questo che la Cenco a rimesso in gioco la candidatura di Cyrille. L’ECC l’ha appoggiata, ma le altre sei confessioni religiose si sono arrabbiate.
Per tentare di sbloccare la situazione, il cardinale Ambongo ha posto tre domande. La prima: chi vuole che la candidatura di Malonda rimanga sul tavolo delle discussioni? Sei hanno risposto si. La seconda: chi vuole che anche la candidatura di Eyale rimanga sul tavolo delle discussioni? Tre hanno risposto di si. Uno ha alzato la mano per la seconda volta. Si tratta di Sony Kafuta. Terza domanda: chi vuole che Cyrille rimanga sul tavolo delle discussioni? Ancora una volta, 3 hanno risposto sì. Sony Kafuta ha alzato la mano per la terza volta. È questo che alcune confessioni chiamano votazione. In realtà, non si trattava di una votazione. Infatti, come spiegare il fatto che, mentre si sta eleggendo una persona tra tre candidati, una persona possa votare 3 volte? È logico? Sony Kafuta aveva ben capito che non si trattava di una votazione per eliminazione, ma piuttosto di una metodologia per tentare di superare l’impasse. È disonesto dire che si è trattato di una votazione.
Un altro elemento che dimostra che non si è trattato di una votazione è che Cheick Abdallah, notando la situazione di stallo, anche dopo ciò che qualcuno chiama votazione, ha suggerito al cardinale Ambongo di riprendere in considerazione le altre 3 candidature che non  erano state tenute in conto. Quindi, come si può spiegare una simile proposta se c’era già stata una votazione? Il cardinale ha risposto che non era possibile dal momento che, precedentemente, tutti avevano detto di non conoscerli.
Nonostante la mancanza di consenso, il cardinale non ha voluto andare direttamente al voto e ha terminato l’incontro, nella speranza che si potesse raggiungere un consenso nei giorni seguenti.
Successivamente, i responsabili delle sei confessioni religiose che appoggiavano la candidatura di Malonda si sono incontrati presso la sede della CIME, situata nell’edificio della Ceni. Tenendo conto del fatto che sei confessioni religiose su otto avevano espresso la volontà di designare Malonda come membro della nuova CENI, essi hanno trasformato questo dato in un voto, con un rapporto firmato da chissà chi, dal momento che né il presidente né il vicepresidente delle confessioni religiose l’hanno firmato.[2]

c. Un’intervista al Pastore Sony Kafuta Rockman

Dopo l’intervista di padre Donatien Nshole su ciò che è realmente accaduto nella procedura di designazione di Ronsard Malonda a capo della Ceni, Télé 50 di Kinshasa a trasmesso l’intervista del pastore Sony Kafuta Rockman, presidente della Chiesa del Risveglio. Secondo Sony Kafuta, si è proceduto a una vera e propria votazione. Inoltre, sempre secondo il suo parere, vari candidati meritevoli sono stati eliminati dal cardinale Fridolin Ambongo che, con le sue posizioni, ha indirettamente contribuito alla designazione di Ronsard Malonda. Sony Kafuta ha discreditato la Chiesa cattolica e la Chiesa di Cristo in Congo (ECC), attribuendo loro un atteggiamento di tribalismo / regionalismo e, persino, la volontà di mantenere sotto loro controllo la CENI. Secondo lui, i leader spirituali di queste due chiese sono al servizio di potenze straniere che hanno sempre voluto mantenere la RD Congo sotto il loro dominio e ostacolarne la democrazia e lo sviluppo.
Jean Marie Kassamba, un giornalista che ha partecipato all’intervista, ha persino affermato che la Chiesa cattolica non ha mai accettato l’ultima cessione pacifica del potere e che quindi vorrebbe che le prossime elezioni fossero ai suoi ordini, forse, per attuare il piano di Ginevra che non ha avuto luogo. A monte, quindi, c’era un progetto di candidatura pro-Lamuka, via la Chiesa cattolica, che ora vuole azzerare tutto, per tornare al punto di partenza: mettere in discussione la legittimità di Felix Tshisekedi e creare una Ceni a sua immagine, imponendo un candidato di sua scelta.
Sony Kafuta Rockman ha dapprima ricordato che la Chiesa del Risveglio è membro della piattaforma delle confessioni religiose, le cui presidenza e vicepresidenza sono affidate rispettivamente alla CENCO e all’ECC. Composta da otto membri, la piattaforma dispone anche di una segreteria tecnica, coordinata da padre Donatien Nshole (della Cenco). Ogni denominazione religiosa vi è rappresentata da un proprio tecnico.
Cinque punti.
– 1. La Presidente dell’Assemblea Nazionale aveva invitato i capi delle confessioni religiose per chiedere loro di presentare il loro candidato alla CENI. Se la Chiesa cattolica e l’ECC avevano come preoccupazione principale quella della riforma elettorale, era in quel momento che avrebbero dovuto dirlo alla Presidente dell’Assemblea nazionale, comunicandole pure che non sarebbe stato possibile presentarle alcun candidato. Ma non l’hanno detto. Anzi,  padre Donatien Nshole, coordinatore della segreteria tecnica, ha chiesto qualche giorno di tempo per poterlo designare.
– 2. La segreteria tecnica si è riunita presso la cattedrale del centenario dei Protestanti e ha ricevuto 24 candidature. Secondo alcuni criteri di preparazione tecnica, si è passati all’esame dei vari curricoli e ne sono stati eliminati 18. Tra i 6 candidati rimasti, ce n’erano solo 2 che erano stati presentati dalle confessioni religiose: quello dei cattolici (CENCO) e quello dei protestanti (ECC). Tutti i candidati delle altre 6 confessioni religiose sono stati eliminati durante la preselezione. Tuttavia, la Chiesa del Risveglio aveva presentato 3 candidati, l’Esercito della salvezza 2, Comico 1. Gli altri 4 candidati rimasti in gara erano candidati indipendenti dalla società civile.
– 3. L’8 giugno, durante l’incontro dei capi delle 8 confessioni religiose, il cardinale Fridolin Ambogo ci ha fornito la seguente informazione: tra i 6 candidati selezionati, 3 sono dei sostenitori dell’attuale Capo dello Stato, Félix Tshisekedi e dietro di loro c’è una lobby politica. Pertanto, essi sono stati eliminati, secondo un nostro principio interno, secondo il quale non è possibile designare qualcuno politicamente schierato, al fine di assicurare l’indipendenza della CENI. Quindi siamo rimasti con 3 candidati.
Il cardinale ha continuato dicendo che ogni denominazione religiosa deve sponsorizzare un candidato, perché quello che sarà designato sarà il candidato di tutte le denominazioni religiose.
Poiché i candidati di 6 confessioni religiose erano già stati eliminati, Elebe, il delegato della Chiesa Kimbanguista, ha alzato la mano per sponsorizzare Ronsard Malonda, seguito dal rappresentante delle Chiese indipendenti del Congo.
In questo momento, c’erano tre candidati: Ronsard Malonda, Eale Bobela e Cyrille Ebotoko.
Si sono letti i loro curricoli e si è chiesto a ciascuna denominazione religiosa di sostenere una candidatura. L’unica candidatura che è stata commentata è quella di Ronsard Malonda.
Elebe ha detto: Malonda è giovane, ha molta esperienza, ha lavorato per la CENI in tutti i tre cicli elettorali ed è attualmente segretario esecutivo nazionale della CENI. È un esperto internazionale.
Elebe ha continuato a dire che, dal punto di vista geopolitico, se il presidente della Repubblica è originario del Kasai e la presidente dell’Assemblea nazionale è originaria dall’Equatore, per la presidenza della CENI si potrebbe designare uno del Kongo Centrale.
Il cardinale è subito intervenuto dicendo che non è possibile designare Ronsard Malonda perché, pur essendo un cristiano cattolico praticante, è stato uno dei principali artefici dei brogli elettorali del 2018, che hanno portato l’attuale Capo dello Stato al potere. Egli ha insistito sul fatto che, come cristiano cattolico, Ronsard Malonda non ha mai denunciato tali brogli, né rassegnato le dimissioni. Questo atteggiamento del cardinale non ha fatto che aumentare la tensione e non è stato accettato dalle altre sei confessioni religiose, che hanno formato un blocco per difendere la causa di Malonda. A questo punto, uno degli esperti presenti in aula ha fatto notare che Malonda non era uno che avesse un potere decisionale perché, come segretario esecutivo, era un semplice tecnico amministrativo. I veri responsabili delle decisioni sono i membri dell’assemblea plenaria della Ceni: la maggioranza, l’opposizione e la società civile. La responsabilità è collettiva.
Allora, il cardinale ha ritirato il candidato della Cenco, Cyrille Ebotoko, a favore di Eale Bosela. Egli aveva ben capito la posizione delle altre sei confessioni religiose.
Nel frattempo, si è saputo che Eale Bosela si era candidato, senza riuscire ad essere eletto, alle  elezioni legislative del 2018, per conto di un partito politico. In seguito, si è appreso che, dopo le elezioni, aveva però scritto una lettera di dimissioni da quel partito. Si è rimasti con due candidati: Ronsard Malonda e Eale Bosela. A questo punto il cardinale ha sospeso la seduta.
– 4. Il 9 giugno, si sono ripresi i lavori. Il cardinale aveva già preparato le schede per votare, nel  caso in cui non si fosse arrivati a un consenso. Egli ha recuperato Ebotoko Cyrille, ritirato il giorno precedente e lo ha rimesso sul tavolo delle discussioni.
Il cardinale ha detto: poiché non c’è consenso su alcun candidato, ciascuno deve pronunciarsi su un candidato e ha aggiunto: per questo, faremo un esercizio democratico. Poi ha pronunciato il nome di Ronsard Malonda. Sei denominazioni religiose su otto hanno alzato la mano. Ha pronunciato il nome di Heale. Due denominazioni religiose su otto hanno alzato la mano: l’ECC e la Cenco. Ha pronunciato il nome di Cyrille Ebotoko. Tre hanno alzato la mano: il delegato cattolico, quello dell’ECC e me stesso, perché il suo curricolo mi aveva impressionato, visto che, durante la preselezione a livello della segreteria tecnica, aveva ottenuto 8 pareri favorevoli su 8. La votazione ha quindi avuto luogo, anche se sotto forma di mani alzate. Se si devono fare dei calcoli: Malonda 6 su 8, Eyale 2 su 8 e Cyrille 3 su 8. Avremmo dovuto continuare? La partita era finita. Si era giunti alla fine. Abbiamo concluso l’incontro con una preghiera e siamo usciti.
– 5. Successivamente, i capi delle sei confessioni religiose ci siamo recati presso la nostra sede della CIME per fare il punto della situazione. Poiché la maggior parte dei membri  della piattaforma delle confessioni religiose erano presenti, abbiamo deciso di redigere un rapporto di ciò che era accaduto. In fondo al verbale, abbiamo lasciato lo spazio per le firme del presidente e del vicepresidente. Il giorno seguente, abbiamo saputo di un comunicato stampa in cui il nostro presidente e il vicepresidente non hanno detto la verità: hanno detto che non si era raggiunto alcun consenso e che non c’era stata alcuna votazione. È ciò che ci ha spinti a depositare il nostro verbale presso il Comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale.[3]

2. ALCUNI CHIARIMENTI SULLA PROCEDURA LEGALMENTE PREVISTA DALLA LEGGE

Il 7 luglio, ospite del programma “Appuntamento con gli ascoltatori” trasmesso ogni giorno sulle onde di Canale Congo Televisione e Radio Libertà Kinshasa (CCTV-RALIK), un esperto della problematica elettorale del paese, il professor Jacques Djoli, deputato nazionale del Movimento di Liberazione del Congo (partito di opposizione) ed ex vice presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) durante il ciclo elettorale del 2011, ha deplorato il modo con cui si è arrivati all’approvazione, da parte del comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale, della candidatura di Ronsard Malonda, considerata scelta dalle confessioni religiose per presidenza della CENI. Jacques Djoli ha voluto apportare alcuni chiarimenti sulla procedura legalmente prevista dalla legge, per quanto riguarda la designazione dei membri della CENI: «Nessuna disposizione legale permette alle confessioni religiose di designare il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente».
Sulla base degli articoli 10, 12, 13 e 22 della legge sull’organizzazione e funzionamento della CENI, Jacques Djoli afferma che la designazione del presidente della CENI è possibile solo dopo la scelta di tutti e tre i membri della componente della società civile: «sono i tre delegati della società civile che hanno il potere di incontrarsi per trovare un consenso sul nome di chi potrà essere il presidente della CENI e ciò dopo una prima riunione (assemblea generale) che sarà convocata e presieduta dal segretario esecutivo di questa istituzione di appoggio alla democrazia. Pertanto, né le denominazioni religiose, né il Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale e ancor meno l’assemblea plenaria della Camera dei deputati hanno avuto l’autorità, come alcuni erroneamente hanno creduto, di designare Ronsard Malonda come candidato alla presidenza della CENI».
Jacques Djoli ha inoltre attirato l’attenzione sul fatto che il caso della designazione del presidente della CENI non deve essere confuso con quello della sostituzione di un suo membro, com’è successo per Corneille Nangaa: «Non si può evocare il caso particolare della sostituzione di Corneille Nangaa, succeduto al defunto Abbé Malu Malu. Quando si tratta di sostituire un membro dell’equipe, non c’è alcun problema, poiché si tratta di completare l’equipe. Ma quando si devono rinnovare sia il comitato direttivo che l’assemblea plenaria della CENI, la legge indica le procedure da seguire: la maggioranza parlamentare designa 6 membri, l’opposizione parlamentare ne designa 4 e la società civile 3, per un totale di 13 membri. I nomi di tutti i 13 delegati scelti dalla maggioranza, dall’opposizione e dalla società civile – secondo criteri di credibilità e di moralità – devono essere inviati all’Assemblea Nazionale per essere confermati. Pertanto, secondo il regolamento interno dell’Assemblea nazionale, viene istituita una commissione incaricata di verificare se tutti i criteri previsti dalla legge sono stati rispettati dalle diverse componenti. In seguito, il rapporto della commissione viene presentato e approvato dalla sessione plenaria dell’Assemblea nazionale. È solo in quest’ultima fase che l’Assemblea Nazionale può quindi ratificare i nomi di tutti i nuovi membri che costituiranno l’intera equipe. La ratifica di un solo membro risulta quindi irregolare». Secondo i rapporti di valutazione del processo elettorale presentati dai vari organi nazionali e internazionali, il rinnovo dei membri della CENI dovrebbe, in linea di principio, aver luogo solo dopo determinati prerequisiti, tra cui la valutazione del processo elettorale del 2018 e, soprattutto, la modifica della legge relativa all’organizzazione e al funzionamento della CENI. Perciò, secondo Jacques Djoli, è necessario ricorrere a qualche pista di soluzione, come quella di prevedere delle riflessioni, all’interno della classe politica, che possano condurre a delle riforme costituzionali che permettano di ridare la fiducia a tutte le parti implicate nell’organizzazione delle prossime elezioni del 2023.[4]

3. UNA RICHIESTA DI ANNULLAMENTO

L’11 luglio, il deputato nazionale Jean-Baptiste Muhindo ha inviato alla Presidente dell’Assemblea nazionale una lettera per chiedere l’annullamento della decisione, da parte del Comitato di presidenza, di sottomettere alla plenaria del 2 luglio l’approvazione della designazione di Ronsard Malonda alla presidenza della CENI. In effetti, questa decisione è stata presa in violazione dell’articolo 23 del regolamento interno dell’Assemblea nazionale e degli articoli 12 e 23 della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI.
1. L’articolo 23 del regolamento interno stabilisce che l’assemblea plenaria ha la competenza, tra l’altro, di adottare l’ordine del giorno e di confermare la designazione dei membri della CENI. Tuttavia, è necessario ricordare che, nel comunicato stampa del 1° luglio, in cui si convocava la seduta plenaria dell’Assemblea nazionale per il 2 luglio, si indicava che l’ordine del giorno comportava un solo punto: “continuazione dei lavori: rapporto della Commissione Difesa e Sicurezza e approvazione delle raccomandazioni”. Durante la seduta plenaria, iniziata ben dopo le 16:00, all’ordine del giorno è stato aggiunto un secondo punto: “interpellanza del Vice Primo Ministro e ministro degli Interni, Gilbert Kakonde”.
Dopo l’esaurimento dei punti iscritti all’ordine del giorno adottato, Lei ha presentato, sotto forma di  comunicato del Comitato di presidenza, una nuova materia, relativa alle trattative tra le confessioni religiose circa la designazione del loro rappresentante presso la CENI e ha invitato i deputati presenti in aula a procedere alla ratifica di Ronsard Malonda come presidente della CENI.
L’irregolarità della presentazione di questa materia sotto forma di comunicato del Comitato di presidenza è dimostrata all’articolo 49 del nostro regolamento interno che, per quanto riguarda la procedura di ratificazione, prevede: “Su iniziativa del Comitato di presidenza, durante la seduta plenaria viene istituita una commissione speciale incaricata di esprimere dei pareri sulla conferma della designazione dei membri di determinate istituzioni pubbliche”.
Quanto alla lettura, da parte del relatore dell’Assemblea nazionale, dei presunti verbali che le suddette denominazioni religiose avrebbero redatto, essi non sarebbero stati messi a disposizione dei deputati nazionali, in violazione dell’articolo 70 del regolamento interno che dispone: “I documenti da sottoporre alle deliberazioni dei membri dell’assemblea plenaria sono distribuiti almeno 48 ore prima delle riunioni, salvo casi urgenti”.
Data la mancanza di consenso tra le confessioni religiose su questo tema, l’assoluto rispetto dell’imperativo di istituire una commissione speciale responsabile di fornire dei pareri sull’approvazione dei membri della CENI (articolo 49) e la presentazione dei relativi verbali ai deputati (articolo 70) avrebbero permesso all’Assemblea nazionale di pronunciarsi con chiarezza.
2. L’articolo 12 della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI prevede: “La designazione dei membri della CENI è ratificata dall’Assemblea nazionale”. Diversamente dalla procedura relativa alla sostituzione di un membro in caso di una sua mancanza, previsto dall’articolo 15 della stessa legge, l’approvazione prevista all’articolo 12 riguarda tutti i tredici membri della CENI. Ancora di più. L’articolo 23 della legge  sulla CENI prevede: “l’assemblea plenaria si riunisce in seduta inaugurale entro 15 giorni dall’investitura dei membri della CENI. La seduta di apertura è presieduta dal segretario esecutivo nazionale”. Ciò implica che, in occasione di questa seduta inaugurale, il Comitato direttivo della CENI non è ancora costituito; ciò giustifica la presidenza di detta riunione da parte del segretario esecutivo nazionale, in attesa che i 13 membri dell’assemblea plenaria della CENI possano creare il loro comitato di presidenza in modo autonomo. Ne consegue che l’approvazione individuale del membro designato dalle confessioni religiose come nuovo presidente della CENI si è svolta al margine degli articoli 12 e 23 sopra evocati.
Da quanto riportato sopra, Le chiedo di annullare, entro 3 giorni dal ricevimento della presente, la decisione, da parte del Comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale, di aver presentato in aula l’approvazione della designazione di Ronsard Malonda come presidente della CENI, in violazione degli articoli 23, 49 e 70 del regolamento interno dell’Assemblea nazionale e degli articoli 12 e 23 della legge relativa all’organizzazione e il funzionamento della CENI.[5]

4. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DICHIARA DI NON ESSERE NELLA CONDIZIONE DI POTER NOMINARE RONSARD MALONDA ALLA PRESIDENZA DELLA CENI

Il 17 luglio, in una lettera, non datata e non firmata, indirizzata a Jeanine Mabunda, presidente dell’Assemblea nazionale, il Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha dichiarato di non essere nella condizione di poter nominare Ronsard Malonda come presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Con questa lettera, il Capo dello Stato ha risposto alla presidente dell’Assemblea nazionale che gli aveva chiesto di nominare il prossimo presidente della CENI. Nella sua lettera, Félix Tshisekedi ha risposto: «La sua richiesta non è accompagnata da alcun documento giustificativo, come i verbali di designazione e di approvazione (della candidatura di Ronsard Malonda) citati nel suo documento sopra menzionato».
Il Capo dello Stato ha fatto osservare che «l’informazione sulla designazione di Ronsard Malonda da parte delle confessioni religiose è fortemente contestata, in fatto e in diritto, da alcune di esse, tra cui la Chiesa cattolica, la Chiesa di Cristo in Congo e la Chiesa Kimbanguista».
Nella stessa lettera, Félix Tshisekedi ha osservato che l’approvazione di Ronsard Malonda da parte dell’Assemblea nazionale ha dato origine a numerosi movimenti di protesta: «ho potuto constatare che l’annuncio della designazione e dell’approvazione, in condizioni contraddittorie, di un membro della componente Confessioni religiose come presidente della prossima equipe della CENI, ha causato movimenti di protesta su tutto il territorio nazionale». Infine, Félix Tshisekedi ha concluso: «Tenendo conto di tutti questi elementi, le informazioni che mi sono state fornite non mi permettono di nominare Ronsard Malonda come presidente della CENI, in conformità con la legge vigente».[6]

[1] Cf Politico.cd, 06.07.’20  https://www.politico.cd/grand-angle/2020/07/06/rdc-designation-de-malonda-comment-les-catholiques-se-sont-fait-avoir.html/64210/
[2] Cf https://www.youtube.com/watch?v=D4bZ-_Jq_LM&feature=youtu.be
[3] Cf CongoForum.be, 15.07.’20; vidéo : https://www.congoforum.be/fr/2020/07/affaire-malonda-quand-la-contradiction-entre-les-confessions-religieuses-conduit-les-pasteurs-au-paroxysme-du-ridicule-congoforum/
[4] Cf Jean Médard Liwoso – Politiquerdc.net, 07.07.’20
[5] Cf https://audf-rdc.org/index.php/2020/07/12/enterinement-de-la-designation-du-president-de-la-ceni-mise-en-demeure-lancee-au-bureau-de-lassemblee-nationale-par-hon-muhindo/
[6] Cf Jordan Mayenikini – Actualité.cd, 17.07.’20; Thierry Mfundu – Politico.cd, 17.07.’20