Congo Attualità n. 351

INDICE

EDITORIALE: QUALE FUTURO PER LE MANIFESTAZIONI DEL COMITATO LAICO DI COORDINAMENTO?

  1. LA DICHIARAZIONE DELLA CENCO
  2. LA TERZA MARCIA DEL COMITATO LAICO DI COORDINAMENTO
    1. L’annuncio
    2. Le adesioni
    3. Le critiche
    4. Alla vigilia della manifestazione
    5. Il giorno della marcia
    6. Bilanci e valutazioni
    7. Procedure giudiziarie

 

EDITORIALE: QUALE FUTURO PER LE MANIFESTAZIONI DEL COMITATO LAICO DI COORDINAMENTO?

 

 

 

1. LA DICHIARAZIONE DELLA CENCO

 

Il 17 febbraio, a conclusione di un’Assemblea Plenaria Straordinaria tenutasi a Kinshasa dal 15 al 17 febbraio, i vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) hanno pubblicato una dichiarazione in cui deplorano

«1. La sanguinosa repressione delle marce pacifiche del 31 dicembre 2017 e 21 gennaio 2018;
2. La campagna di denigrazione e di diffamazione della Chiesa cattolica e della sua gerarchia, in particolare di Mons, Laurent Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa;

  1. L’inquietante ampliamento delle zone di insicurezza;
  2. L’applicazione selettiva e parziale delle disposizioni dell’accordo di San Silvestro 2016;
  3. La polemica sulla “macchina per votare”.

In particolare, i vescovi si son posti la seguente domanda: perché così tanti morti, feriti, arresti, sequestri, attacchi a parrocchie e a comunità ecclesiali, umiliazioni, torture, intimidazioni, dissacrazioni di chiese e impedimenti a pregare? Quali crimini hanno commesso questi cristiani e cittadini congolesi che, pacificamente, non chiedevano che la piena attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016?».

Tra le raccomandazioni,

«a. la CENCO ha riaffermato l’urgenza di andare alle elezioni nel 2018 e ha chiesto insistentemente la piena ed effettiva attuazione delle disposizioni dell’accordo di San Silvestro 2016 non ancora totalmente applicate, tra cui quelle relative al rasserenamento del clima politico, alla ristrutturazione della Commissione elettorale e al Consiglio Superiore dell’Audiovisivo e della Comunicazione (CSAC).

  1. Ha chiesto alle autorità competenti di:

– Annullare gli editti emanati sulle interdizioni delle manifestazioni pacifiche, avviare procedure giudiziarie contro quelli che hanno commesso dei reati durante le marce organizzate dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e adottare le misure appropriate per garantire la sicurezza delle persone durante le prossime marce pacifiche.

– Mettere fine alle procedure giudiziarie avviate e alle minacce proferite contro gli organizzatori di marce pacifiche che non hanno fatto che esercitare i loro diritti riconosciuti dalla Costituzione.

– Rendere credibile ed effettiva l’autorità dello Stato, per salvaguardare l’integrità del territorio nazionale, proteggere i confini e garantire la sicurezza della popolazione.

  1. La CENCO si è detta “perplessa” per il fatto che l’introduzione, nel sistema elettorale, della “macchina per votare”, non abbia ottenuto un consenso unanime. Per i vescovi, questa mancanza di unanimità lascia prevedere una quasi certa contestazione dei risultati delle prossime elezioni.

Pertanto, la CENCO ha invitato la Commissione elettorale a fare tutto il possibile per eliminare ogni tipo di ambiguità e di sospetti intorno alla “macchina per votare”, sottoponendola a una procedura di certificazione da parte di esperti nazionali e internazionali.

  1. Al popolo congolese, la CENCO ha raccomandato di restare attento e vigilante e di prendere in mano il suo destino, soprattutto attraverso la preghiera e attraverso iniziative tese a bloccare pacificamente la strada a qualsiasi tentativo di mantenere o di prendere il potere con mezzi non democratici e incostituzionali.
  2. Alla Comunità internazionale, la CENCO ha chiesto di continuare ad accompagnare la Repubblica Democratica del Congo nel suo processo elettorale e di porre il bene del popolo congolese al di sopra dei suoi interessi.

Infine, i Vescovi hanno reso omaggio ai morti e ai feriti nelle manifestazioni e hanno espresso la loro vicinanza e la loro compassione per le famiglie provate per la perdita dei loro cari il 31 dicembre 2017 e il 21 gennaio 2018».[1]

 

2. LA TERZA MARCIA DEL  COMITATO LAICO DI COORDINAMENTO

 

a. L’annuncio

 

Il 9 febbraio, su richiesta del Comitato Laico di Coordinamento (CLC), nella cattedrale di Notre-Dame, a Kinshasa, è stata celebrata una messa per onorare la memoria delle vittime della marcia del 21 gennaio organizzata dai cristiani cattolici. Nella sua omelia, P. François Luyeye, parroco di Notre Dame de la Sagesse dell’Università di Kinshasa, ha dichiarato che «la marcia dei cristiani non si fermerà. Abbiamo il sacro dovere di continuare la bella battaglia per far emergere un nuovo Congo, dove l’uomo giusto sarà nel posto giusto. Le iniziative del Comitato Laico di coordinamento sono giuste e ne aspettiamo delle altre». Vari erano i diplomatici, gli oppositori e gli attivisti che hanno preso parte a questa celebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo.[2]

 

Il 10 febbraio, in un comunicato stampa, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha annunciato una nuova marcia per il 25 febbraio. Secondo il comunicato, questa marcia rappresenta un modo per “dire no alla dittatura”, primo ostacolo all’organizzazione di elezioni libere, trasparenti e pacifiche.

«In occasione delle marce pacifiche del 31 dicembre 2017 e del 21 gennaio 2018, oltre 3.000.000 di congolesi hanno marciato pacificamente, per chiedere la piena attuazione dell’Accordo di San Silvestro 2016. Come unica risposta, le autorità hanno scelto la via di una violenta repressione, mostrando così la persistenza della loro arroganza, del loro disprezzo, della loro noncuranza. In breve, hanno dimostrato il loro categorico rifiuto di prendere in considerazione le richieste di un’intera nazione.

Il nostro popolo non crede più nella volontà politica degli attuali dirigenti di assicurare un’alternanza pacifica ai vertici del potere. In effetti, le molte opportunità offerte loro dalla comunità nazionale e internazionale sono state volontariamente e sistematicamente respinte, riaffermando così il loro desiderio di rimanere al potere, senza rispettare alcuna procedura democratica. Questo popolo ha deciso di mettersi decisamente in piedi per sbarrare la strada all’attuale dittatura, primo ostacolo all’organizzazione di elezioni libere, trasparenti e pacifiche. Vogliamo le elezioni! Sì, le vogliamo libere, democratiche, trasparenti e inclusive. Non vogliamo elezioni truccate e manipolate che non garantiscano la pace, né prima né dopo.

Per la terza volta, il Comitato Laico di Coordinamento invita i Congolesi a proseguire la marcia fino alla vittoria finale. Lotteremo fino alla fine di questo regime irrispettoso della Costituzione e
dell’Accordo di San Silvestro 2016. Attraverso queste manifestazioni pacifiche, i Congolesi non chiedono che l’applicazione dell’Accordo di San Silvestro, un accordo ampiamente sostenuto anche dall’intera Comunità internazionale.

Questo 25 febbraio 2018, ovunque ci troviamo, in Congo o all’estero, a prescindere dalle nostre affiliazioni religiose, associative, politiche o professionali; ALZIAMOCI e MARCIAMO per dire NO alla dittatura; ALZIAMO LA TESTA e MARCIAMO per dire NO a tutte le atrocità di cui il nostro popolo è vittima; METTIAMOCI IN PIEDI e MARCIAMO, PRONTI ad affrontare il peggio per ottenere il meglio, cioè il rispetto della nostra dignità di uomini e di donne».[3]

 

b. Le adesioni

 

Il 12 febbraio, il portavoce dell’UDPS, Augustin Kabuya, ha annunciato che il congresso del partito, previsto per il 26-27 febbraio, è stato rinviato al prossimo mese di marzo a causa della marcia dei cristiani cattolici prevista per il ​​25 febbraio. «Occorre appoggiare la marcia prevista dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) per il 25 febbraio e mobilitare la base dei nostri militanti, affinché vi partecipi. Per questo, abbiamo rinviato il congresso al mese di marzo», ha egli affermato. Secondo un comunicato reso pubblico dal dipartimento della comunicazione di questo partito di opposizione, è per creare un fronte comune di pressione sul potere di Kinshasa che l’UDPS invita i suoi combattenti a mobilitarsi: «Si chiede a tutti i combattenti di partecipare in modo massiccio alla marcia» annunciata dal CLC.[4]

 

Il 15 febbraio, in occasione del 36° anniversario della fondazione del partito, il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, ha insistito sull’idea di una “breve transizione senza Joseph Kabila“, per poter organizzare delle elezioni credibili e pacifiche. Dopo di che ha proseguito dicendo: «Ecco perché invitiamo tutti i combattenti dell’UDPS a partecipare in maniera massiccia alla marcia del 25 febbraio 2018 promossa dal CLC … Collaboriamo insieme ed è insieme che vinceremo». È da ricordare che gli Stati Uniti e il Regno Unito sono contrari a una transizione senza Kabila. Le due potenze occidentali insistono sull’organizzazione delle elezioni entro il mese di dicembre 2018 al più tardi.[5]

 

Il 19 febbraio, il presidente della gioventù dell’UDPS, David Mukeba, ha annunciato il suo pieno sostegno alla marcia dei laici cattolici prevista il 25 febbraio a livello nazionale: «Questa crociata non finirà che alla caduta di questo sanguinario regime. Diamo il nostro benvenuto all’appello del CLC. Stiamo affilando le nostre armi non solo per rispondere a questa proposta, ma anche per prendere parte attiva a questa azione di liberazione del nostro paese».[6]

 

Il 19 febbraio, nel corso di una conferenza stampa, P. Donatien Nshole ha smentito l’esistenza di una collaborazione tra la Chiesa cattolica e i partiti di opposizione, tra cui l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS). Secondo il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), la chiesa non è nella stessa logica dell’opposizione.
«Non c’è alcun accordo tra la Chiesa cattolica e l’opposizione. Lo sottolineo con forza. La chiesa non fa che difendere la piena attuazione dell’accordo di San Silvestro 2016», ha egli affermato. «L’UDPS è nella logica di una transizione senza Kabila, mentre il CLC è in quella dell’attuazione dell’accordo» di San Silvestro 2016, mediante una transizione con Kabila, ha egli sottolineato.

  1. Donatien Nshole ha precisato che «la Chiesa cattolica non appoggia l’opposizione, ma rivendica l’applicazione dell’Accordo» firmato sotto la sua egida più di un anno fa. Per quanto riguarda la partecipazione dei partiti politici e di alcuni leader dell’opposizione alle manifestazioni dei cristiani promosse dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC), egli ha ricordato che essi non vi partecipano come politici, ma piuttosto come semplici cittadini di buona volontà: «Il CLC ha insistito sul fatto che i membri dei partiti politici non vi partecipano come personalità politiche. Quelli che desiderano parteciparvi dovrebbero farlo come cristiani cattolici o come persone di buona volontà che appoggiano la marcia». Il segretario generale della CENCO, P. Donatien N’shole, ha dovuto apportare questo chiarimento per ribadire la neutralità della Chiesa, dopo le dichiarazioni del segretario generale dell’UDPS sul successo della partecipazione cittadina alle marce dei cristiani organizzate dal CLC. Secondo Jean Marc Kabund, la metà dei manifestanti era costituita da membri dell’UDPS. Nei giorni precedenti, egli aveva affermato che la Chiesa e l’Udps, in partenariato, avevano ciascuno contribuito al 50 per cento, la chiesa con i suoi fedeli e l’UDPS con i suoi attivisti.[7]

 

Il 22 febbraio, in un comunicato stampa, il Gruppo dei Sette (G7) ha invitato i suoi combattenti a partecipare “in modo massiccio” alla marcia pacifica organizzata dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e prevista per la domenica 25 febbraio, per chiedere la piena attuazione dell’Accordo di San Silvestro 2016.

In un altro comunicato, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha invitato tutti i suoi membri e tutti i Congolesi innamorati della giustizia e della pace a «prendere parte alla marcia pacifica organizzata dal CLC questa domenica 25 febbraio 2018». L’UDPS intende aumentare la pressione sul potere di Kinshasa attraverso l’adesione all’appello lanciato dal CLC.
Anche la Dinamica dell’Opposizione ha «invitato la popolazione congolese a recarsi numerosa nelle chiese, nelle strade e nelle piazze» domenica 25 febbraio, come proposto dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) per dire di no alla dittatura. Secondo Martin Fayulu, coordinatore di questa struttura, «l’instaurazione di una transizione senza il presidente Kabila rimane l’unica via che possa permettere la preparazione di elezioni credibili».[8]

 

c. Le critiche

 

Il 17 febbraio, in seguito ad una riunione straordinaria sull’evoluzione della situazione politica, i “giovani leader” del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), in quanto cristiani, hanno preso la sorprendente decisione di «partecipare a tutte le messe che saranno organizzate dal Comitato Laico di Coordinazione (CLC) nelle parrocchie di Kinshasa, al fine di pregare per la Nazione e sconvolgere tutti i piani machiavellici dei nemici del popolo congolese. E se scopriremo delle persone che vorranno creare dei disordini, glielo impediremo». Questi “giovani leader” hanno condannato il comportamento “irresponsabile e non patriottico” dei leader dell’opposizione che, secondo loro, strumentalizzano la Chiesa cattolica per soddisfare le loro ambizioni politiche a danno dei cristiani cattolici. «Non si tratta di una marcia dei cattolici, ma dell’opposizione radicalizzata. Lo testimoniano le dichiarazioni di Jean-Marc Kabund [segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), secondo cui il 50% dei manifestanti sono dei fedeli cattolici e l’altro  50%  sono dei militanti dell’UDPS», ha spiegato Papy Pungu Lwamba, presidente dei Giovani Leader. «Conosciamo i loro metodi: usciranno dalle parrocchie armati di bottiglie molotov. Per ristabilire l’ordine, useremo tutti i mezzi a nostra disposizione. Deve essere chiaro che si tratta di un complotto e che noi difendiamo la nostra patria», ha detto senza mezzi termini Papy Pungu Lwamba.

«Non si tratta di una decisione strategica della Lega Giovanile del PPRD. Si tratta  piuttosto di un’iniziativa dei Giovani Leader e fa parte del dominio della fede», ha dichiarato il suo presidente Patrick Nkanga Bekonda, che è anche un consigliere politico di Joseph Kabila.[9]

 

Il 17 febbraio, in una lettera indirizzata al governatore di Kinshasa, “l’Alleanza dei Kabilisti musulmani (Akam / PPRD)” l’informa sull’organizzazione di «una marcia pacifica prevista per il 25 febbraio 2018, per appoggiare lo svolgimento delle elezioni il 23 dicembre 2018».

Accusando la Chiesa cattolica di volere “destabilizzare Joseph Kabila“, uno dei firmatari della lettera, Mondo Moussa, ha affermato che saranno organizzate cinque marce aventi come punti di partenza cinque moschee e come punti di arrivo altrettante cinque parrocchie cattoliche. L’obiettivo sarebbe quello di invitare i cristiani a “prepararsi per vincere le elezioni” e non di “creare disordini“. Anche se si presenta come un movimento musulmano prossimo al PPRD, l’Akam non è ufficialmente riconosciuto, né dal partito di governo, né dalla comunità islamica. «I membri di Akam non hanno niente a che fare con la comunità islamica. Non li riconosciamo», ha dichiarato Cheick Ali Mwinyi M’Kuu, rappresentante legale della comunità musulmana. «Non sono né affiliati né conosciuti dal partito presidenziale», ha detto Tunda Ya Me Kasende, vice segretario generale del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD).[10]

 

Il 23 febbraio, il coordinatore della Nuova Generazione per l’Emergenza del Congo (NOGEC),  Constant Mutamba, ha invitato i giovani congolesi a «dissociarsi da qualsiasi tipo di manifestazione tendente a perturbare l’ordine pubblico, a ritardare il processo elettorale e a manipolare la gioventù per interessi personali». Il coordinatore della NOGEC ha aggiunto: «Per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni, già disponiamo di tutti i mezzi giuridici e politici necessari, cioè la legge elettorale e il calendario elettorale. Durante la sessione parlamentare di marzo, sarà approvata la legge sulla ripartizione dei seggi in parlamento … Quindi pensiamo che le varie manifestazioni indette dai laici cattolici no facciano altro che ritardare le elezioni».

Affermando di temere possibili disordini o scontri che, questo 25 febbraio 2018, potrebbero causare dei morti, come accaduto il 31 dicembre 2017 e il 21 gennaio 2018, Constant Mutamba invita i giovani congolesi a essere vigili e a non cedere alla manipolazione.[11]

 

Il 23 febbraio, l’ex ministro degli Interni, Emmanuel Ramazani Shadari, ha parlato con il suo successore, Henri Mova Sakanyi, delle enormi sfide che dovrà affrontare, tra cui le azioni del Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e della Chiesa cattolica, due organizzazioni presentate come movimenti anarchici sotto copertura di un’etichetta cristiana: «Ci sono delle cellule di nuovi movimenti anarchici che agiscono sotto l’etichetta cristiana e che sono state create come gruppi di pressione per il rispetto dell’applicazione dell’accordo del 31 dicembre 2016: si tratta del CLC e della Chiesa cattolica. La esorto a rimanere vigilante nei confronti della minaccia di una guerra di religione, intrapresa nell’ambito dell’attivismo anarchico di certi gruppi che affermano di ispirarsi a certe ideologie apparentemente cristiane. Sotto l’apparenza della pietà e di un certo angelismo si nascondono dei veri movimenti anarchici».

Da parte sua, il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), P. Donatien Nshole, si è detto sorpreso delle affermazioni di Emmanuel Ramazani Shadari. Egli ha ricordato che il CLC e la Chiesa cattolica no fanno altro che esigere il pieno rispetto dell’accordo di San Silvestro 2016, affinché le prossime elezioni possano svolgersi nella pace e nella serenità: «Non capisco questa sua posizione, a meno che non sia ben informato circa gli obiettivi e le richieste del CLC e su ciò che la Chiesa cattolica sta chiedendo. Credo che i veri irresponsabili siano proprio quelli che non vogliono applicare l’accordo, perché l’obiettivo dell’accordo è quello di poter uscire dalla crisi in modo pacifico. Il CLC e la CENCO non chiedono nient’altro che l’applicazione dell’accordo del 31 dicembre 2016. Quindi, è davvero strano che si considerino pericolosi quelli che semplicemente chiedono di applicare tale accordo». Secondo il segretario generale della CENCO, il fatto che la Chiesa cattolica sia considerata come un movimento anarchico da quelli che sono responsabili dell’attuale crisi politica rappresenta un vero capovolgimento dei valori: «Com’è possibile considerare il CLC come un movimento anarchico, quando il diritto di manifestazione è costituzionale? È necessario andare diritti al nocciolo del problema invece di perdersi in falsi ragionamenti. Tutti vogliamo le elezioni. Ma noi vogliamo che siano delle elezioni pacifiche e capaci di porre fine all’attuale crisi politica. È questo che è pericoloso? Se sì, allora in questo paese c’è un capovolgimento dei valori».[12]

 

Il 24 febbraio, a conclusione della 53ª sessione del suo Comitato Esecutivo Nazionale, svoltosi a Kinshasa dal 19 al 23 febbraio, la Chiesa di Cristo in Congo (ECC) ha pubblicato un comunicato finale in cui il presidente nazionale di questa comunità cristiana protestante, il Reverendo Dott. André Bokundoa, ha affermato: «Protestiamo contro le marce convocate dal Comitato Laico di coordinamento, della Chiesa cattolica». Lo dice ancora più chiaramente in questi termini: «Protestiamo contro le manifestazioni pubbliche organizzate di domenica, giorno del Signore. Come protestante, sono contro ciò che la Bibbia non mi permette di fare e che gli uomini mi chiedono di fare».[13]

 

d. Alla vigilia della manifestazione

 

Il 24 febbraio, il governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, ha rifiutato di prendere atto dell’organizzazione della marcia indetta dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e prevista per il 25 febbraio. In un comunicato, il governatore ha sottolineato di aver invitato gli organizzatori di questa marcia per una sessione di lavoro, al fine di «discutere delle modalità pratiche», in conformità con l’articolo 7 del decreto legge n. 196 del 29 gennaio 1999, relativo all’organizzazione di manifestazioni e incontri pubblici. André Kimbuta scrive: «Poiché non avete risposto al mio invito, avete privato i servizi incaricati del mantenimento dell’ordine pubblico delle informazioni necessarie per una valutazione e una conseguente supervisione della vostra manifestazione. In assenza di questi elementi importanti, tra cui gli itinerari previsti, le autorità cittadine non possono prendere atto della vostra manifestazione, perché non possono garantirne una supervisione efficiente».

D’altra parte, in un altro comunicato, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), ha accusato il governatore di Kinshasa di non aver voluto ricevere i due avvocati inviati dal CLC, per rappresentarlo nella riunione relativa all’organizzazione della marcia del 25 febbraio e di aver, invece, richiesto la presenza fisica dei suoi membri. Secondo il comunicato, André Kimbuta avrebbe persino rifiutato di ricevere e di prendere in considerazione il documento relativo agli itinerari e ai punti di raccolta redatto e trasmesso dal CLC. «Ciò dimostra che l’obiettivo dell’invito del Governatore era, in realtà, quello di arrestare i membri del CLC», ha concluso l’ACAJ. In effetti, in una recente conferenza stampa, il ministro della giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, aveva affermato che le autorità giudiziarie stanno ancora ricercando i membri “latitanti” del CLC.

Da parte sua, il commissario provinciale della polizia, il generale Sylvano Kasongo, ha affermato che farà di tutto per impedire che si tenti di perturbare l’ordine pubblico. «Il governatore ci ha notificato di non aver preso atto della marcia di domani. Egli ci ha incaricati di prendere tutte le misure possibili per proteggere la popolazione e impedire a chiunque tenti di perturbare l’ordine pubblico», a dichiarato il generale Sylvano Kasongo, aggiungendo: «Ho ordinato agli agenti della polizia di non sparare sulla popolazione, perché è una popolazione civile e non armata. Abbiamo altri mezzi per mantenere l’ordine pubblico, tra cui del materiale non letale. Non abbiamo alcun diritto di sparare sulla popolazione con munizioni vere. Su ciò, saremo severi».[14]

 

Il 24 febbraio, verso le 17:00, un gruppo di “giovani leader” del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) ha invaso il recinto della parrocchia di Notre Dame du Congo, nel comune di Gombe. Indossando pantaloni bianchi e con berretti rossi in testa, questi giovani sono arrivati a bordo di autobus della compagnia TRANSCO. Alcuni di loro hanno detto che intendono «trascorrere la notte in parrocchia, per esprimere la loro contrarietà alla marcia indetta dal CLC per il giorno successivo». Guidati da Papy Mpungu, presidente del movimento dei giovani leader del PPRD, questi giovani accusano la Chiesa cattolica di «trasformare le parrocchie in luoghi di rivendicazioni politiche, dando facile accesso ai membri  dell’opposizione, affinché possano partecipare alla messa e ad altre iniziative». La messa delle 18 è stata sospesa. Quattro jeep della polizia sostavano a pochi metri dalla parrocchia. Infine, verso le 20:00, la polizia ha chiesto ai giovani di uscire e di andarsene. In un video ampiamente diffuso sui social network, Papy Mpungu ha chiesto ai giovani leader di organizzarsi in gruppi, per andare in  ogni parrocchia e segnalare alla polizia i sacerdoti che parteciperanno alle marce.[15]

 

e. Il giorno della marcia

 

Il 25 febbraio, a Kinshasa, in diverse parrocchie la Polizia Nazionale Congolese ha impedito e represso la marcia organizzata dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC).

Alla cattedrale di Nôtre Dame, la chiesa era mezza vuota. La maggior parte dei fedeli non hanno potuto partecipare al culto domenicale. Dopo la messa, il sacerdote ha pregato per la purificazione della grotta adiacente alla chiesa che, secondo i fedeli, era stata profanata dai giovani del Partito presidenziale (PPRD) la sera precedente. Mentre i fedeli stavano uscendo dalla cattedrale per iniziare la marcia, la polizia ha cominciato a sparare contro alcune decine di giovani che, in attesa della fine della messa, si erano già ammassati lungo il viale della Liberazione (Ex 24 novembre).

Nella parrocchia di Saint-Benoit, a Lemba, un trentenne membro di un movimento cittadino denominato “collettivo 2016”, Rossy Mukendi, è stato colpito a morte mentre i manifestanti stavano uscendo dalla chiesa per iniziare la marcia alla fine del servizio religioso. La sua morte è stata certificata presso l’ospedale San Giuseppe, a Limete, dov’era stato ricoverato d’urgenza.
Nella parrocchia di San Pio X, nel comune di Ngiri-Ngiri, dove era presente il presidente dell’UNC Vital Kamerhe, i manifestanti sono stati dispersi subito dopo l’inizio della marcia. Due persone sono rimaste leggermente ferite.

Presso la chiesa di San Francesco Saverio, di Masina, sono rimaste ferite altre due persone.
Alla parrocchia di San Francesco di Sales, a Kintambo, nota per la morte della giovane aspirante Deshade Kapangala durante la precedente manifestazione, i manifestanti sono usciti dalla chiesa per iniziare la marcia ma, dopo aver percorso un centinaio di metri, sono stati dispersi dalla polizia.
Nella parrocchia di Saint-Joseph, di Matonge, dopo aver notato, all’interno della chiesa, la presenza di giovani sconosciuti e temendo un’eventuale infiltrazione, i fedeli hanno deciso di non uscire dal recinto parrocchiale e hanno organizzato la loro marcia all’interno della parrocchia stessa.
Nella parrocchia di San Michele, nel comune di Bandalungwa, i fedeli cattolici sono stati dispersi dalla polizia proprio quando stavano uscendo dal culto.[16]

 

A Kisangani, la polizia ha represso la marcia organizzata dal CLC usando gas lacrimogeni e munizioni vere. I manifestanti di diverse parrocchie volevano arrivare alla Cattedrale di Nostra Signora del Santissimo Rosario, punto di partenza della marcia verso il governatorato provinciale, ma sono stati respinti dalla polizia. Verso le 9:30 del mattino, mentre i cristiani uscivano dalla messa celebrata nella cattedrale, la polizia ha usato gas lacrimogeni e armi automatiche per impedire la marcia sin dal suo inizio. Gli organizzatori hanno registrato feriti e arresti. Tra gli arrestati, anche tre sacerdoti che accompagnavano i fedeli delle loro rispettive parrocchie.

A Lubumbashi, la polizia ha disperso i cristiani che stavano tentato di iniziare la marcia dopo la prima messa nella cattedrale di San Pietro e Paolo. Il deputato nazionale Fabien Mutomb, membro dell’UDPS, era in testa alla marcia. Ci sono stati anche scontri tra giovani e polizia presso la parrocchia di Sainte Bernadette, nel comune di Katuba. La polizia ha sparato contro i manifestanti e arrestato un giovane.

A Mbandaka, molti hanno partecipato alla marcia dei cristiani cattolici. I manifestanti della Parrocchia di San Paolo e quelli della Parrocchia dei Martiri dell’Uganda sono confluiti  insieme nei pressi dell’incrocio tra i viali della Rivoluzione e Ipeco. È stato in quel momento che la polizia ha sparato contro di loro con munizioni vere e li ha dispersi. Un giovane che stava tornando a casa dopo la marcia è stato colpito a distanza ravvicinata da un agente di polizia che è fuggito immediatamente dopo aver commesso il crimine. Arrabbiati, i giovani del quartiere hanno saccheggiato il centro di addestramento della polizia di Mbandaka III e incendiato le case di un capo della polizia e del poliziotto assassino.

A Goma, la marcia annunciata dal CLC non ha avuto luogo, a causa dell’imponente dispiegamento della polizia fin dal primo mattino, nei punti strategici della città e, in particolare, intorno alla cattedrale di Virunga. Due attivisti, uno dei Lotta per il Cambiamento (LUCHA) e uno dell’UDPS, sono stati arrestati dopo la prima messa e condotti alla stazione di polizia di Munzenze.

A Beni, è verso le 9h00 che i militanti della LUCHA hanno iniziato la loro marcia, partendo dalla parrocchia cattolica di Saint Gabriel de Malepe e dirigendosi, via la Rotonda Kabila, verso il municipio di Beni. Durante il loro percorso, erano accompagnati da moto-taxi che li incoraggiavano suonando i loro clacson, ma sono stati dispersi dalla polizia che ha fatto uso di gas lacrimogeni. Successivamente, circa 20 militanti della LUCHA sono stati prelevati e fatti salire su una jeep della polizia che li ha poi rilasciati a 15 chilometri dal centro città, sulla statale n. 4, Beni-Oicha.
A Butembo, sono stati i simpatizzanti del movimento cittadino Veranda Mutsanga che sono scesi in strada, ma anch’essi sono stati dispersi dalla polizia.[17]

 

f. Bilanci e valutazioni

 

Il 25 febbraio, in un suo comunicato, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha affermato che, «ancora una volta, il popolo congolese ha risposto in modo massiccio al suo nuovo appello per una terza manifestazione. Più di tre milioni di Congolesi hanno marciato a Kinshasa e in diverse città di provincia, per dire NO alla dittatura, grande ostacolo all’attuazione rigorosa e completa dell’Accordo di San Silvestro 2016, e per chiedere al presidente Joseph Kabila di dire pubblicamente che non sarà candidato alla sua successione … L’abbiamo già detto: non ci sarà alcuna tregua nei confronto dell’attuale potere, finché non avremo riconquistato la nostra dignità e la nostra libertà».[18]

 

Il 26 febbraio, in un comunicato pubblicato a Kinshasa, la responsabile della missione delle Nazioni Unite nella RDC (MONUSCO), Leïla Zerrougui, ha reso noto un bilancio provvisorio di almeno 2 morti (1 a Kinshasa e l’altro a Mbandaka), 47 feriti e più di 100 arresti su tutto il territorio nazionale. La rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RD Congo, Leïla Zerrougui, ha chiesto alle autorità congolesi di «aprire un’inchiesta su questi incidenti, in vista di le sanzioni appropriate». La responsabile della MONUSCO ha invitato tutte le parti interessate ad assumere un atteggiamento di moderazione e ha sottolineato l’importanza di rispettare i diritti del popolo congolese alla libertà di espressione e di manifestazione. Infine, Leila Zerrougui ha chiesto ai politici congolesi di svolgere un ruolo costruttivo nell’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 che, secondo lei, «rimane l’unica via possibile per delle elezioni credibili e pacifiche».[19]

 

Il 26 febbraio, in un’intervista, la ministra congolese per i diritti umani, Marie-Ange Mushobekwa, ha confermato il bilancio di due morti, uno a Kinshasa e l’altro a Mbandaka. La ministra si è detta rammaricata del fatto che queste persone siano morte e ha dichiarato che sono in corso delle indagini per stabilirne le responsabilità.[20]

 

Il 27 febbraio, in un altro comunicato, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha reso pubblico «un bilancio di 149 marce pacifiche organizzate su tutto il territorio nazionale, tra cui 66 sono state impedite sin dall’inizio, all’interno delle parrocchie, 67 sono state represse in strada con l’uso di armi e gas lacrimogeni e 16 si sono svolte regolarmente con l’assistenza della polizia». Sempre secondo il comunicato, «la repressione da parte delle forze dell’ordine a causato 2 morti, 32 feriti, tra cui 13 colpiti da proiettili e 76 arresti».

I servizi di monitoraggio della CENCO hanno constatato «la presenza, in molte parrocchie, di giovani sconosciuti che incitavano i manifestanti ad oltrepassare i limiti predefiniti e a compiere atti di vandalismo». La CENCO si è congratulata con tutti i compatrioti che «hanno partecipato alla marcia in modo assolutamente pacifico, rifiutando ogni provocazione alla violenza».

Inoltre, la CENCO ha denunciato «la strumentalizzazione, da parte di alcuni partiti politici, dei giovani, per far fallire dall’interno la marcia, introducendovi atti di violenza. L’occupazione della cattedrale di Nôtre Dame du Congo, il sabato 24 febbraio 2018 da parte di giovani delinquenti, ne è un triste esempio». Infine, la CENCO ha denunciato la violenza con cui la polizia è intervenuta in diverse parrocchie: «Condanniamo l’uso esagerato della forza nei confronti di manifestanti, alcuni dei quali sono morti e altri sono stati torturati o feriti, che non hanno fatto nulla che sia contrario alla legge fondamentale che governa il paese».[21]

 

Circa la marcia organizzata dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC), il portavoce della maggioranza presidenziale, André Alain Atundu, ha affermato che i cristiani cattolici sono manipolati da membri dell’opposizione in cerca di posizionamento: «I cristiani cattolici sono delusi per questa loro manipolazione da parte di un certo gruppo, il CLC. All’inizio, i cristiani erano convinti che si trattava di un’iniziativa dei cristiani cattolici ma, dopo le inequivocabili dichiarazioni del segretario generale dell’UDPS, la complicità tra queste due parti, il CLC e l’UDPS. ha lasciato molti cristiani nel dubbio, temendo che queste manovre, alla fine, non facciano altro che ritardare ancor di più l’organizzazione delle elezioni. Per la Maggioranza Presidenziale, la conclusione è semplice: i politici radicalizzati del Raggruppamento dell’Opposizione si celano dietro i cristiani, li strumentalizzano per creare una situazione di caos e di disordine politico, per riprendere il loro piano originale di presa del potere con mezzi non democratici, preferibilmente mediante atti di violenza e manifestazioni di piazza».

Ma secondo Christophe Lutundula, vicepresidente del G7 e membro del Raggruppamento dell’opposizione, è un falso processo che la maggioranza fa all’UDPS e ai suoi alleati del Raggruppamento, un tentativo per distrarre l’opinione pubblica: «Quelli che affermano che i democratici e i pacifici cittadini vogliono fare un colpo di stato sono proprio quelli che uccidono, reprimono le manifestazioni e saccheggiano la Repubblica, per mantenersi al potere in violazione della legge. L’attuale potere ora sopravvive solo grazie alla repressione delle manifestazioni, all’uso delle armi e allo svuotamento delle casse dello Stato». Secondo il Raggruppamento dell’opposizione, le marce dei cristiani sono organizzate dal Comitato Laico di Coordinamento, rispondendo all’appello della conferenza episcopale. E se i fedeli, di qualsiasi tendenza politica essi siano, vi hanno aderto in maniera massiccia, è perché auspicano l’apertura dello spazio politico prima delle elezioni.[22]

 

Il 27 febbraio, nel suo discorso pronunciato durante la 37ª sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il ministro per i diritti umani, Marie-Ange Mushobekwa, ha sottolineato le difficoltà riscontrate in occasione delle manifestazioni organizzate dal CLC: «Come fare quando gli organizzatori di queste manifestazioni indicano ben 167 parrocchie come punti di partenza in una città di oltre 10 milioni di abitanti? Come fare quando gli organizzatori di queste marce non indicano alcun percorso alle autorità urbane? Come fare quando in certe chiese si vedono dei giovani che, a torso nudo e con bande rosse sul capo e fischietti in bocca, sventolano cartelli con sopra scritti dei messaggi politici violenti? Come fare quando alcuni cattolici, che non condividono le stesse opinioni politiche di quelli che simpatizzano per l’opposizione, non possono andare  liberamente a messa per paura di essere linciati?». Secondo Marie-Ange Mushobekwa, «i luoghi di culto non possono mai essere profanati, né da certi elementi indisciplinati delle forze di sicurezza, né da manifestanti simpatizzanti dei partiti politici dell’opposizione, né da giovani membri di un partito di maggioranza che, con berretti rossi, si permettono di occupare una parrocchia. Questi atti sono tutti condannabili».[23]

 

Il 2 marzo, in una conferenza stampa relativa alla questione delle marce organizzate dal CLC, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), Alain Atundu, ha denunciato «la strumentalizzazione della Chiesa cattolica da parte di alcuni politici» che hanno come vero obiettivo quello di prendere il potere con mezzi antidemocratici. Alain Atundu ha dichiarato che «sembra strano e curioso che, per una marcia di carattere politico, si usi dei simboli di culto, come se il dogma e la libertà di fede fossero minacciati dalle istituzioni della Repubblica. Un’alleanza tra la Chiesa come cavallo e la politica come cavaliere non serve alla causa della fede né a quella della democrazia. Di fatto, la Chiesa cattolica viene attualmente  strumentalizzata come cavallo di Troia a favore delle ambizioni di certe personalità politiche che si infiltrano nelle chiese. Le corone da rosario, le Bibbie e i crocifissi branditi durante queste marce nascondono dietro di sé ambizioni politiche contrarie alla costituzione e all’accordo del 31 dicembre 2016. Il presidente Kabila lascerà il potere solo mediante le urne».[24]

 

g. Procedure giudiziarie

 

Il 26 febbraio, la polizia nazionale congolese ha annunciato l’arresto del poliziotto che, a Lemba (Kinshasa), avrebbe sparato contro l’attivista Rossy Tshimanga Mukendi, in occasione della marcia organizzata dal CLC il 25 febbraio. Secondo un comunicato della polizia reso pubblico in serata, si tratta del brigadiere Tokis Kumbo, numero di serie 1198511210674, membro della Squadra mobile di Mont-Amba. Secondo il comunicato stampa della PNC, il poliziotto incriminato «avrebbe sparato contro Mukendi con proiettili di gomma, per difendere la sua comandante, Lokeso Koso Carine, aggredita dalla folla». Una versione smentita da vari testimoni, secondo i quali Rossy Mukendi era andato a chiudere il portale della chiesa di Saint-Benoît, per impedire il lancio di gas lacrimogeni all’interno della chiesa stessa.

Secondo l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), la morte di Rossy Mukenedi Tshimanda è stato un omicidio premeditato perpetrato dalle forze di sicurezza. Il presidente di questa ONG, Georges Kapiamba, ha dichiarato che, da qualche tempo, la vittima era già  stata oggetto di minacce di morte, a causa delle sue attività contro il potere. Sposato e padre di due figli, Rossy Mukendi Tshimanga era membro de movimento cittadino “Collettivo 2016”.[25]

 

Il 27 febbraio, il tribunale militare di Mbandaka ha condannato alla prigione perpetua e al licenziamento definitivo dalle forze dell’ordine l’ufficiale di polizia accusato di essere l’autore dell’omicidio di un giovane manifestante, durante la marcia organizzata il 25 febbraio dal Comitato laico di Coordinamento (CLC) a Mbandaka (Ecuador). Si tratta dell’ufficiale di polizia navale Obed Agbe Kingbele, dichiarato colpevole di aver ucciso Eric Boloko, il giovane manifestante deceduto in seguito alle ferite subite durante la marcia dei fedeli cattolici a Mbandaka. Secondo alcuni testimoni, Eric Boloko, studente del 6° anno di studi umanistici presso l’Istituto Moteyi, è stato ucciso alla fine della manifestazione, mentre stava ritornando a casa. L’agente Agbe è stato condannato all’ergastolo e al pagamento di 150.000 dollari a favore della famiglia della vittima. Vari attivisti per la difesa dei diritti umani a Mbandaka hanno deplorato l’eccessiva rapidità del processo volta a proteggere i veri autori dell’uccisione.[26]

[1] Cf http://cenco.org/declaration-de-la-conference-episcopale-nationale-du-congo-a-lissue-de-lassemblee-pleniere-extraordinaire-du-15-au-17-fevrier-2018/

[2] Cf AFP – Africatime, 09.02.’18

[3] Cf Le Phare – Kinshasa, 12.02.’18  http://www.lephareonline.net/25-fevrier-3me-marche-laics-catholiques/

[4] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 12.02.’18; Grevisse Tekilazaya – Cas-info.ca, 12.02.’18; Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 12.02.’18

[5] Cf Joseph Kazadi Mamba – 7sur7.cd, 15.02.’18

[6] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 20.02.’18

[7] Cf Auguy Mudiayi – Actualité. cd, 19.02.’18; Daniel Ngoie – 7sur7.cd, 20.02.’18

[8] Cf Roberto Tshahe – Cas-info.ca, 22.02.’18

[9] Cf mediacongo.net, 19.02.’18; Livier Liffran – Jeune Afrique, 22.02.’18

[10] Cf AFP – Mediacongo.net, 22.02.’18  http://www.mediacongo.net/article-actualite-35633.html

[11] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 24.02.’18

[12] Cf Radio Okapi, 24.02.’18

[13] Cf Daniel Ngoie – 7sur7.cd, 24.02.’18

[14] Cf Radio Okapi, 24.02.’18; Auguy Maudiayi – Actualité.cd, 24.02.’18

[15] Cfr Radio Okapi, 25.02.’18

[16] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 25.02.’18

[17] Cf Radio Okapi, 25.02.’18

[18] Cf 7sur7.cd, 26.02.’18  https://7sur7.cd/new/2018/02/bilan-provisoire-clc-de-la-marche-du-25-fevrier-3-morts-plusieurs-blesses-et-arrestations/

[19] Cf Radio Okapi, 26.02.’18

[20] Cf RFI, 26.02.’18

[21] Cf http://cenco.org/communique-du-secretariat-general-de-la-cenco-sur-le-bilan-de-la-manifestation-du-25-fevrier-2018/

[22] Cf RFI, 26.02.’18

[23] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 28.02.’18

[24] Cf Radio Okapi, 02.03.’18; Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 02.03.’18

[25] Cf Radio Okapi, 27.02.’18

[26] Cf Radio Okapi, 27.02.’18