Congo Attualità n. 346

INDICE

EDITORIALE: ANCHE LA MARCIA DEI CATTOLICI SOTTO IL COLPO DELLA BARBARIE DELLA REPRESSIONE

LA MARCIA DEL 31 DICEMBRE 2017

  1. Prima della marcia
  2. Il giorno della marcia
  3. Dopo la marcia
  4. Alcune considerazioni

 

EDITORIALE: ANCHE LA MARCIA DEI CATTOLICI, IL 31 DICEMBRE 2017, SOTTO IL COLPO DELLA BARBARIE DELLA REPRESSIONE

 

 

 

LA MARCIA DEL 31 DICEMBRE 2017

 

a. Prima della marcia

 

Il 25 dicembre, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC), un organo della Chiesa cattolica, ha pubblicato un comunicato in cui ha insistito sul carattere non violento della marcia pacifica del 31 dicembre:
«Il CLC informa l’opinione nazionale e internazionale sul fatto che la marcia del 31 dicembre 2017 sarà una marcia pacifica: donne e uomini marceranno pacificamente a partire dalle loro strade, dai loro quartieri, dalle loro parrocchie, pregando e cantando inni, portando in mano corone di rosari, bibbie, crocifissi, … e gli altri rami di pace.

Il CLC invita la popolazione a evitare ogni forma di violenza: pneumatici incendiati, barricate, slogan violenti, insulti, lanci di pietre e altri atti di vandalismo.

Il CLC  invita la popolazione a non considerare gli agenti di polizia, i militari e altri agenti dei servizi di sicurezza come nemici e, nello stesso modo, chiede alla polizia, ai militari e agli altri agenti dei servizi di sicurezza di non considerare la popolazione come loro nemico.
Il CLC chiede alla polizia nazionale congolese e agli altri servizi di sicurezza di assicurare la sicurezza durante tutto il percorso.

Il CLC ringrazia i partiti politici, i movimenti cittadini, le organizzazioni della società civile, le associazioni dei diritti umani, i sindacati, … che hanno aderito a questa marcia pacifica prevista per il 31 dicembre 2017 e incoraggiano chi non l’ha ancora fatto a farlo».[1]

 

Il 27 dicembre, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha inviato al governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, una lettera per informarlo che «la domenica 31 dicembre 2017, i cristiani della città di Kinshasa parteciperanno ad una marcia pacifica che partirà dalle diverse parrocchie, con l’obiettivo di chiedere alle parti interessate la piena attuazione dell’accordo politico globale e inclusivo del Centro Inter-diocesano di Kinshasa, firmato il 31 dicembre 2016, unica via valida per condurre, nella pace, all’effettivo e rapido svolgimento di elezioni libere, trasparenti, inclusive e credibili». Il CLC chiede al Governatore di poter «dare alle forze dell’ordine le dovute istruzioni, affinché possano assicurare la sicurezza durante questa marcia, organizzata nell’ambito del normale esercizio dei diritti e delle libertà fondamentale garantiti dalla Costituzione della Repubblica».[2]

 

Il 28 dicembre, in un incontro di preparazione della marcia, il comitato dei laici e i sacerdoti cattolici hanno concordato alcune disposizioni indispensabili per il successo effettivo della giornata. I punti salienti sono i seguenti:

– Una sola messa in ogni parrocchia, dalle 6:30 alle 8:30.

– I fedeli accompagnati dai loro rispettivi parroci inizieranno la marcia secondo un percorso che verrà comunicato alla fine della messa. Il punto di ricongiungimento non è ancora stato specificato. Tuttavia, tutti i parroci ne saranno informati il ​​giorno prima.

– Si suggerisce di portare in mano corona per il rosario, Bibbia o altre insegne liturgiche. Tutti i fedeli devono essere muniti di carta d’identità o altro documento sostitutivo.

– Non portare striscioni o altre effigi di partiti politici o movimenti cittadini, ecc.

– Per l’abbigliamento si propone di indossare abiti da chiesa, o semplicemente magliette bianche, camicie bianche o altro indumento bianco.

– In caso di scontri con le forze dell’ordine o l’uso di gas lacrimogeni da parte della polizia, usare fazzoletti umidi e ungere il viso con margarina. Non fuggire mai davanti alla polizia, ma serrare le file e cantare inni o inginocchiarsi. Rimanere uniti e, se la polizia vuole arrestare qualcuno, tutti i manifestanti si costituiscano come prigionieri.[3]

 

Il 28 dicembre, in un comunicato, il movimento cittadino “Lotta per il Cambiamento” (LUCHA), «dopo aver consultato il Comitato Laico di Coordinamento (CLC), ha annunciato di posticipare a domenica 31 dicembre 2017 l’inizio delle manifestazioni popolari pacifiche originariamente previsto per venerdì 29 dicembre. Motivazione: la necessaria sinergia nella mobilitazione dei cittadini.
La LUCHA conferma l’obiettivo di questa mobilitazione (le dimissioni di Kabila e del suo regime), il suo carattere ininterrotto (il 31 dicembre dovrebbe essere solo il punto di partenza), il suo carattere pacifico, la strategia della paralisi delle principali città bloccando strade e quartieri, per ridurre al minimo la possibilità di repressione e per mantenere la mobilitazione per diversi giorni di seguito.

La LUCHA continua a ricordare ai leader delle forze sociali e politiche che, finché Kabila e i suoi complici, inclusa la Commissione elettorale, rimangono al potere, la possibilità di elezioni libere, inclusive e trasparenti tra un anno rimane un’utopia. Di conseguenza, è necessario instaurare una transizione senza Kabila e senza le istituzioni politiche a lui subordinate.

La LUCHA esorta inoltre i Congolesi a utilizzare le prossime 48 ore per rifornirsi di scorte alimentari, o per fare in modo che i piccoli mercati di quartiere possano continuare a funzionare finché durerà il blocco delle città o per pensare ad alcune strategie di solidarietà. Comunque sia, è meglio accettare un sacrificio di qualche giorno per liberarsi definitivamente, piuttosto che rimanere indefinitamente ostaggi di un regime che ci priva di tutto senza pietà.

 La LUCHA invita ancora una volta i membri delle forze armate e della polizia a mettersi dalla parte del popolo, perché questa lotta è anche la loro e quella delle loro famiglie, e mette in guardia tutti quelli che, tra loro, continuano a partecipare alla repressione per difendere questo regime illegittimo».

 

Com’era prevedibile, le adesioni alla manifestazione indetta dal CLC sono state molte, provenienti dai partiti dell’opposizione, dai movimenti civici e dalle Ong per la difesa dei diritti umani. È sufficiente citarne alcune: l’Unione per la Nazione Congolese (UNC), l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale / Kibassa (UDPS / Kibassa), l’UDPS / Limete, il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), l’Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo (Ecidé), l’Envol, il Movimento Popolare Congolese per la Repubblica (MPCR), il Gruppo dei 7 (G7), il Fronte per il Rispetto della Costituzione (FRC), l’Alternanza per la Repubblica (AR), la Dinamica dell’Opposizione, i “Progressisti”, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), la “Voce dei Senza Voce” (VSV), il movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA), il movimento cittadino Congolesi in piedi, il Collettivo per le Azioni della Società Civile (CASC), …

 

Il 29 dicembre, in un’intervista, il presidente del Partito Laburista e Ministro dell’Istruzione superiore e universitaria, Steve Mbikayi, ha ritenuto inopportuna l’iniziativa dei laici cattolici perché, ha detto, l’applicazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 è già in corso: «Anche se la marcia è un’espressione della democrazia, quella del 31 dicembre 2017 mi sembra inappropriata, nella misura in cui le ragioni avanzate non sono corrette. Si sente odore d’una manipolazione esterna. Ci troviamo in un processo elettorale: è stata approvata la legge elettorale ed è stato pubblicato il calendario elettorale. Quindi mi chiedo cosa otterremo con questa marcia, visto che l’accordo del 31 dicembre 2016 è già in stato di applicazione. Le ragioni per cui la marcia è convocata rimangono dunque oscure … È vero che, secondo l’accordo di San Silvestro 2016, le elezioni si sarebbero dovute svolgere in dicembre 2017. Ma è altrettanto vero che tutti quelli che stavamo partecipando al dialogo del Centro interdiocesano, eravamo tutti convinti che non fosse stato possibile farlo entro quelle data. Nonostante ciò, per placare l’opposizione, è stato necessario accettare quella data. Tuttavia, ci si era accordati sul fatto che, in caso di necessità, il Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNS), il Governo e la Commissione elettorale potessero incontrarsi per una valutazione e fissare una nuova data. È ciò che è stato fatto. L’accordo è quindi stato applicato. Pertanto, se il municipio autorizza questa marcia del 31 dicembre 2017, anche noi, come coalizione dell’opposizione al governo, organizzeremo una nostra marcia per appoggiare il processo elettorale».[4]

 

Il 29 dicembre, in un breve messaggio di auguri per il nuovo anno, Germain Kambinga, presidente della piattaforma del Centro ed ex ministro dell’Industria, ha chiesto alla classe politica di abbassare i toni e alle confessioni religiose di accompagnare il processo elettorale. Egli ha dichiarato che «il tempo della polemica, della tensione e della protesta deve cedere il passo all’abbassamento dei toni e all’accompagnamento vigilante necessario per il buon esito del processo elettorale». Egli ha aggiunto che, «se c’è una data cui tutti dobbiamo puntare gli occhi, è il 23 dicembre 2018, il giorno delle elezioni presidenziali, legislative nazionale e legislative provinciali, come indicato nel calendario elettorale recentemente pubblicato dalla Commissione elettorale». Egli ha quindi disapprovato l’iniziativa della marcia pacifica del 31 dicembre 2017, organizzata dal CLC per chiedere la rigorosa applicazione dell’accordo di San Silvestro 2016.[5]

 

Il 29 dicembre, attraverso un breve messaggio ai cittadini di Kinshasa letto in lingala, il governatore André Kimbuta ha annunciato il suo rifiuto di prendere atto della manifestazione prevista dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC). Tra i motivi indicati, egli a citato l’assenza, nella lettera del CLC indirizzata all’esecutivo provinciale, degli itinerari e dl punto di arrivo della manifestazione e la mancanza delle coordinate (indirizzi e numeri di telefono) degli organizzatori. Il governatore ha avanzato un altro motivo, quello dell’impossibilità di dispiegare più di 24.000 agenti di polizia, che ha detto di non avere a disposizione, per supervisionare la marcia. Egli si è infine detto preoccupato per il fatto che i politici si siano intromessi in tale iniziativa. Sulla base di queste osservazioni, André Kimbuta ha dichiarato di non essere in grado di garantire la sicurezza delle persone e delle cose nel corso della marcia di questo 31 dicembre 2017.[6]

 

Il 30 dicembre, nonostante il fatto che il governatore di Kinshasa, André Kimbuta, non abbia preso atto della manifestazione prevista per il 31 dicembre, il Comitato dei Laici Cattolici (CLC) ha confermato il mantenimento della marcia. In un’intervista, Léonie Kandolo, responsabile della comunicazione per il CLC, ha ribadito che la legge non conferisce al governatore il diritto di vietare una manifestazione: «La legge ci impone di informare l’autorità e l’abbiamo fatto per iscritto, quindi l’autorità avrebbe dovuto risponderci per iscritto e non attraverso un comunicato letto alla televisione. Inoltre, la legge non dice che l’autorità abbia il diritto di vietare una manifestazione … Organizzare una marcia è un diritto costituzionale».[7]

 

Il 30 dicembre, in seguito alla diffusione di alcune informazioni su voci discordanti all’interno della Chiesa cattolica riguardo alla marcia prevista per il 31 dicembre, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) le ha smentite e ha ribadito il suo appoggio all’iniziativa.

Secondo un comunicato diffuso sul sito cattolico DiaCenco.com, «negli ultimi giorni, alcuni media e social network conducono una campagna di intossicazione per seminare divisione all’interno dell’episcopato, il che è deplorevole. I Vescovi della CENCO rimangono solidari e uniti in questo momento difficile che sta attraversando il Paese. I vescovi non sono affatto divisi tra loro sulla marcia del 31 dicembre 2017, organizzata dal Comitato Laico di Coordinamento della Diocesi di Kinshasa. Una cosa è affermare che questa iniziativa proviene dal Comitato Laico di Coordinamento della diocesi di Kinshasa, un’altra cosa è opporvisi. Nessun vescovo condanna questa marcia».[8]

 

Il 30 dicembre, il governo congolese ha qualificato come “progetto sovversivo” la marcia prevista dal Comitato dei Laici Cattolici (CLC) per il 31 dicembre 2017. In un Consiglio straordinario dei ministri, il governo ha rivelato che gli organizzatori della manifestazione avrebbero reclutato delle “bande di teppisti” e ex membri di gruppi armati, al fine di perturbare l’ordine pubblico. Secondo il verbale della seduta straordinaria, «il Consiglio constata che si tratta d’un inaccettabile tentativo di sovversione in uno stato di diritto. Infatti, i servizi governativi hanno rilevato un reclutamento, da parte degli organizzatori, di bande di facinorosi e di ex membri di gruppi armati, cui sono state distribuite armi da guerra per attaccare la popolazione civile e alcune personalità pubbliche e per danneggiare le strutture pubbliche, al fine di fomentare un’insurrezione che permetterebbe loro di conquistare il potere attraverso vie non democratiche … Gli organizzatori devono sapere che il Governo ha dato alle forze di difesa e di sicurezza le dovute istruzioni per reprimere in modo efficace e professionale qualsiasi atto di perturbazione dell’ordine pubblico, nel rigoroso rispetto del diritto internazionale umanitario».[9]

 

Il 30 dicembre, nel pomeriggio, degli ufficiali della polizia e dell’esercito nazionale si sono riuniti presso l’Università William Both (Esercito della salvezza). All’ordine del giorno: come impedire la marcia dei cattolici. La soluzione: impedire a tutti i costi ai cristiani di partecipare alla messa del mattino. Per questo, la polizia e l’esercito dovranno pattugliare tutta la notte e, al mattino, dispiegarsi davanti alle chiese per impedirvi ogni possibile accesso e dissuadere i cittadini ad uscire di casa.[10]

 

Il 30 dicembre, la Polizia Nazionale Congolese (PNC) ha annunciato che si opporrà a chiunque tenterà di partecipare alla marcia del 31 dicembre 2017 a Kinshasa. Il commissario della polizia provinciale della città di Kinshasa, il generale Sylvano Kasongo, ha dichiarato: «Poiché il governatore non ha preso atto dell’organizzazione della marcia, chiediamo ai cittadini di dedicarsi liberamente alle loro attività. Come d’abitudine, possono andare a messa. Alla fine della messa, possono ritornare a casa o dedicarsi ad altre loro occupazioni. Non ci sarà alcuna marcia o manifestazione. Se qualcuno tenterà di iniziare la marcia, la polizia glielo impedirà. La nostra missione è di proteggere la popolazione. (…). Abbiamo ricevuto alcune informazioni secondo le quali sono stati reclutati dei facinorosi che sono stati armati per sparare sulla popolazione, per poi addossarne la responsabilità alla polizia. È compito nostro ricercare questi banditi».[11]

 

Il 30 dicembre, il ministro delle Poste e Telecomunicazioni e Nuove Tecnologie dell’Informazione, Emery Okundji, ha comunicato agli operatori delle telecomunicazioni di interrompere i servizi Internet e SMS. Nella sua lettera, il Ministro cita ragioni di sicurezza di Stato: «Per motivi di sicurezza dello Stato e in conformità con le disposizioni dell’articolo 46 della legge n. 012/2002 del 16 ottobre 2002 sulle telecomunicazioni, vi è chiesto di sospendere, dalle ore 18:00 di sabato 30 dicembre 2017 fino a nuovo avviso, l’erogazione dei servizi Internet e SMS … Una riunione di valutazione dell’esecuzione di questa misura si terrà il lunedì, 1 gennaio 2018, alle ore 13:00, presso il mio ufficio, al fine di decidere su un eventuale ripristino dei servizi suddetti».[12]

 

b. Il giorno della marcia

 

A Kinshasa

 

Il 31 dicembre, a Kinshasa, molti fedeli cattolici hanno potuto iniziare la marcia, ma poi sono stati bloccati e dispersi dalla polizia che ha lanciato gas lacrimogeni e sparato colpi d’arma da fuoco.
Nella parrocchia di Saint Robert, nel comune di N’Sele, i fedeli e il loro parroco hanno iniziato la marcia fino a raggiungere le vicinanze dell’aeroporto di N’djili, dove sono stati dispersi dalla polizia.
Alcuni manifestanti della parrocchia di Saint Augustin nel comune di Lemba, sono riusciti a raggirare la polizia e a iniziare la marcia, ma dopo poche decine di metri sono stati fermati dalle forze di sicurezza. Secondo alcuni testimoni, di fronte a militari pesantemente armati, i manifestanti si sono messi in ginocchio e hanno cominciato a pregare. Dopo un po’, il comandante militare ha dato l’ordine di disperderli sparando colpi in aria.

Nella parrocchia di Saint Léonard, nel quartiere Mbudi (Mont Ngafula), nonostante la presenza della polizia davanti alla Chiesa, i fedeli sono riusciti a iniziare la marcia portando in mano Bibbie e corone di rosario. Pochi metri più avanti, però, sono stati dispersi da un’altra unità militare arrivata in rinforzo. Tuttavia, la maggior parte dei manifestanti sono riusciti a raggirare la sorveglianza della polizia e si sono uniti a dei manifestanti di altre chiese, che si trovavano a qualche centinaio di metri più lontano. Tuttavia, molti altri fedeli cattolici non sono riusciti a uscire dalle loro chiese e, tanto meno, a iniziare la marcia come avrebbero voluto.[13]

 

Nella parrocchia di Notre Dame di Fatima, situata nel quartiere di Mitendi, comune di Mont-Ngafula (Kinshasa), la polizia ha impedito ai fedeli di entrare in Chiesa e ha arrestato il parroco, il padre Crispin.[14]

 

A Lemba, nella parrocchia di San Benoît, un testimone spiega che, «all’inizio, tutto è andato bene. Ma alla fine della messa e nel momento di uscire dalla chiesa per iniziare la marcia, è arrivata la guardia presidenziale, i Bana Mura, riconoscibili dal loro berretto rosso. Hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni per impedirci di iniziare la marcia».

Secondo uno dei fedeli della parrocchia di San Michele, nel quartiere di Bandalungwa, dove Vital Kamerhe, membro dell’opposizione, aveva partecipato alla messa, «sono entrati dei militari che hanno cominciato a sparare in aria ma quasi ad altezza d’uomo. Erano pesantemente armati, dei veri Rambo. Parlavano inglese e, quindi, non erano congolesi. Il sacerdote ha dovuto interrompere la celebrazione della messa».

Alla parrocchia di Saint-Alphonse di Matete, ci sono stati i primi morti. Secondo quanto riferito, due fedeli sono rimasti uccisi da spari della polizia. Ci sono stati anche molti feriti tra cui il sacerdote che celebrava la messa.[15]

 

Alla cattedrale di Notre Dame du Congo, a Lingwala, all’arrivo del presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Félix Tshisekedi, la polizia ha lanciato dei gas lacrimogeni per disperdere i militanti che si erano radunati intorno a lui. In seguito, 3 jeep della polizia hanno fatto irruzione nel recinto della parrocchia. Alla fine della messa e ancor prima dell’inizio della marcia, Felix Tshisekedi è salito in auto ed è partito per tornare a casa, un gesto che ha provocato una cascata di fischi da parte dei fedeli che si sono sentiti da lui abbandonati. In seguito a questo atteggiamento del presidente del Raggruppamento dell’opposizione e alla minaccia della presenza armata della polizia, il sacerdote ha chiesto ai fedeli di ritornare a casa per “evitare un bagno di sangue”.[16]

 

Nella chiesa di St. Raphael di Limete, la polizia ha impedito ai fedeli di uscire dalla chiesa per più di tre ore. Secondo quanto riferito, più di 600 persone sono rimaste intrappolate all’interno della chiesa dentro cui la polizia lanciava dei gas lacrimogeni. Una persona testimonia: «ci sono stati molti feriti, altri sono svenuti e una signora è stata portata in ospedale perché era stata colpita alla testa da un proiettile».[17]

 

Nella parrocchia di Saint Joseph, nel quartiere di Matonge, i cristiani sono riusciti a marciare fino alla rotatoria di Victoire, dove sono stati dispersi dalla polizia e dall’esercito che hanno fatto ricorso ai gas lacrimogeni. Presente, Martin Fayulu, membro dell’opposizione, si è detto sorpreso dell’imponente dispiegamento della polizia, mentre il governatore André Kimbuta aveva dichiarato di non avere abbastanza personale per garantire la sicurezza durante lo svolgersi della marcia.[18]

 

All’interno del Paese

 

A Kananga (Kasai Centrale), quando i parrocchiani delle chiese Notre Père e Saint Paul hanno cercato di raggrupparsi, l’esercito ha aperto il fuoco e una persona è rimasta uccisa. Un ufficiale militare, che ha chiesto l’anonimato, ha spiegato che quando ha visto dei giovani che portavano delle bende rosse, ha creduto che fossero dei miliziani Kamwina Nsapu. È per questo che i soldati hanno aperto il fuoco, uccidendo un manifestante.[19]

 

A Mbandaka (Equateur), le forze dell’ordine controllavano la maggior parte delle principali strade e dei luoghi pubblici. Diversi agenti di polizia erano dispiegati all’ingresso di ogni parrocchia e la maggior parte dei fedeli che volevano partecipare alla marcia dopo la messa domenicale non hanno potuto farlo. Alcuni tentativi fatti per iniziare la marcia prevista sono stati subito soffocati con il lancio di gas lacrimogeni.

Anche a Lisala, le autorità provinciali hanno schierato agenti di polizia in tutta la città e, soprattutto, davanti alle chiese cattoliche. Nella parrocchia di S. Ermes, al momento dell’omelia, il sacerdote ha detto che l’indizione della marcia da parte dei laici cristiani non implicava un impegno ufficiale della Chiesa cattolica. Tuttavia, il G7, una piattaforma dell’opposizione politica, e il movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA) avevano pianificato una marcia a partire da mezzogiorno in poi.[20]

 

A Kisangani (Tshopo), non era stata prevista alcuna marcia. Secondo quanto detto dall’arcivescovo Marcel Utembi, nell’arcidiocesi di Kisangani il Comitato dei Laici Cattolici non esiste. Per motivi di sicurezza, il prelato cattolico ha soppresso anche la celebrazione del 120° anniversario dell’evangelizzazione della città, nonostante fosse stata prevista per questa domenica. Già dal giorno precedente, negli snodi principali della città era stato predisposto un importante dispositivo di sicurezza.[21]

 

A Goma (Nord Kivu), la marcia pianificata dal Coordinamento dei Laici Cattolici (CLC) non ha avuto luogo, con grande disappunto e delusione di alcuni fedeli. Alla Cattedrale dei Virunga, come in tutte le parrocchie della città, i fedeli cattolici si aspettavano una parola d’ordine per iniziare la marcia ma, alla fine della messa, la maggior parte dei parroci non hanno dato alcuna indicazione. Altri fedeli hanno denunciato la militarizzazione della città, nonostante che la marcia fosse stata dichiarata pacifica: «Non abbiamo potuto iniziare alcuna marcia, perché non ci è stato detto nulla. Inoltre, per strada ci sono molti agenti di polizia pronti a spararci addosso se osassimo cominciare la marcia. Sono ben armati. È come se fossimo in guerra».[22]

 

A Uvira, Fizi e Mwenga (Sud Kivu), le Messe si sono svolte normalmente. Subito dopo il servizio liturgico, la maggior parte dei fedeli è ritornata a casa. In mancanza del Coordinamento dei Laici Cattolici (CLC) a Uvira, la Società civile e il Raggruppamento dell’opposizione avevano previsto delle manifestazioni in appoggio dell’iniziativa dei laici cattolici. Da parte loro, le autorità territoriali avevano interdetto questa iniziativa, considerandola “inopportuna, perché il calendario elettorale è già stato pubblicato e la legge elettorale promulgata“.

Alla cattedrale Saint Paul di Uvira, il celebrante non ha fatto alcun riferimento alla marcia. Tuttavia, ha esortato i fedeli a pregare per il paese e per la pace. Da parte sua, il vescovo, mons. Sebastien Muyengo Mulombe, ha celebrato la messa a Luvungi, nella piana della Ruzizi, in occasione del giubileo della parrocchia locale. Nella sua omelia, il prelato non ha fatto alcun riferimento alla marcia indetta dal CLC, anche se ha esortato i fedeli a pregare per il paese e per l’organizzazione di elezioni democratiche.[23]

 

A Kamina (Haut-Lomami), dodici membri dell’UDPS sono stati arrestati all’uscita da una chiesa cattolica. Quattro di loro, gravemente feriti durante l’intervento della polizia, sono stati ricoverati all’ospedale generale di riferimento. Pascal Betu, presidente della lega giovanile dell’UDPS / Haut-Lomami, ha chiesto la loro liberazione.[24]

 

Secondo una fonte dell’Onu, «il bilancio provvisorio della giornata del 31 dicembre 2017 è di otto morti, di cui sette a Kinshasa e uno a Kananga, nel centro del paese. 82 arresti, tra cui due sacerdoti, sono stati effettuati a Kinshasa e 41 nel resto del paese. Secondo un rapporto della polizia e del governo emesso in precedenza, un poliziotto e tre civili sono stati uccisi a Kinshasa. Secondo il colonnello Pierrot-Rombaut Mwanamputu, portavoce della polizia, «due giovani sono stati uccisi nella parrocchia di Saint-Alphonse a Matete», nella parte orientale di Kinshasa, mentre un altro è stato ucciso nel comune popolare di Masina. Secondo una dichiarazione del governo, è stato ucciso

anche un poliziotto.[25]

 

Il Raggruppamento dell’Opposizione ha avanzato la cifra di 11 persone uccise.

Il presidente del Raggruppamento, Antoine Félix Tshisekedi, ha invitato la popolazione congolese ad osservare una giornata nazionale di lutto il lunedì 8 gennaio, giorno in cui riprenderanno le scuole. Inoltre, ha chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI) di aprire un’inchiesta sui “continui crimini” commessi dalle autorità di Kinshasa, tra cui quelli del 31 dicembre 2017.[26]

 

Il 1° gennaio, il governo ha annunciato la revoca della sospensione dell’accesso a Internet e SMS. Il ministro delle poste, telecomunicazioni e nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (PTNTIC), Emery Okundji, ha dichiarato che tale revoca sarà effettiva a partire dalle ore 23:00. Egli ha precisato che, nel corso di una riunione di valutazione, si è potuto constatare che i motivi che avevano giustificato la sospensione dell’accesso a Internet e SMS non esistevano più.[27]

 

Il 3 gennaio, la Nunziatura Apostolica ha pubblicato un rapporto tecnico secondo il quale, il 31 dicembre, «134 parrocchie sono state circondate e isolate dalle forze di sicurezza. In 2 parrocchie i posti di blocco delle forze dell’ordine hanno impedito l’accesso dei fedeli alla chiesa e reso impossibile la celebrazione della messa. In 5 parrocchie, la celebrazione della messa è stata interrotta dalla polizia. In 18 parrocchie, le forze di sicurezza sono entrate nel recinto della chiesa. In 10 parrocchie, la polizia ha lanciato gas lacrimogeni all’interno del recinto della chiesa. % morti in 3 parrocchie: 1 nella parrocchia di Saint Dominique, 2 nella parrocchia della Sainte Famille e 2 nella parrocchia di Sainte Alphonse. 6 sacerdoti e 1 seminarista sono stati arrestati».[28]

 

c. Dopo la marcia

 

Il 1° gennaio, in un comunicato, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha annunciato la sua intenzione di proseguire le sue azioni nei prossimi giorni:

«Questa domenica 31 dicembre 2017, milioni di Congolesi ci siamo mobilitati, al di là delle etichette politiche, per dire STOP alle sofferenze del popolo congolese. Abbiamo marciato per dire al mondo che stiamo riprendendo in mano il nostro destino.

Il potere non ha esitato a sparare sulla popolazione, a lanciare gas lacrimogeni nelle chiese durante il culto e a sequestrare dei fedeli nelle parrocchie, il che rappresenta una grave violazione dei luoghi sacri.

Nonostante la violenza di questa repressione, nonostante i numerosi posti di blocco eretti nei quartieri e davanti alle parrocchie della capitale (Kinshasa), la popolazione ha dimostrato al mondo la sua determinazione, non ha ceduto alla paura, ha marciato con coraggio e disciplina. Nessuno può credersi più forte di tutti noi riuniti (…)

Il bilancio provvisorio della giornata è pesante: una decina di morti, varie decine di feriti e centinaia di arresti.

Il nostro pensiero va ai nostri connazionali che hanno perso la vita e alle loro famiglie: a loro diciamo che i loro sacrifici non saranno vani.

Cari compatrioti, coloro che si aggrappano al potere devono sapere che esso ci appartiene e che il paese appartiene a tutti noi. Siamo determinati a riprendere in mano il nostro destino, a costruire un futuro migliore per i nostri figli e a dire ALT alla dittatura (…) Non possiamo tornare indietro. I nostri figli ci guardano, il mondo intero ci guarda, la nostra coscienza ci interpella. Ci concediamo qualche giorno per seppellire degnamente i nostri morti e per curare i nostri feriti. I Congolesi non concederanno più alcuna tregua all’attuale potere.

Il popolo congolese chiede il rispetto e l’applicazione dell’accordo di San Silvestro 2016, in particolare:
1. Una dichiarazione pubblica da parte del Presidente della Repubblica sul fatto che non sarà candidato alla propria successione, in conformità con la Costituzione;

  1. L’applicazione effettiva, completa e in buona fede dell’accordo di San Silvestro 2016, tra cui:
  2. La liberazione di tutti i prigionieri politici,
  3. La fine dell’esilio dei membri dell’opposizione minacciati di arresto al loro rientro in patria,
  4. La fine della duplicazione dei partiti politici,
  5. Il riconoscimento della libertà dei media e, in particolare, della RTCN,
  6. La riapertura di media ingiustamente chiusi,
  7. La ristrutturazione della Commissione elettorale, al fine di ricreare la fiducia tra l’elettorato e l’istituzione organizzatrice delle elezioni,
  8. L’utilizzazione del calendario recentemente proposto dalla Commissione elettorale come strumento di lavoro per l’elaborazione di un calendario elettorale consensuale,
  9. Il libero esercizio delle attività politiche da parte di tutti».[29]

 

Il 2 gennaio, in un suo comunicato, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha condannato “con estrema energia” l’uso della violenza da parte delle forze dell’ordine durante la marci del 31 dicembre 2017:

«– A proposito della marcia del 31 dicembre 2017 promossa dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC), un organo dell’Arcidiocesi di Kinshasa, la CENCO si dichiara profondamente scioccata per gli ignobili atti che l’hanno perturbata. Essa deplora l’assoluta mancanza di rispetto della dignità della vita umana e porge le sue condoglianze alle famiglie delle vittime innocenti. Condanna la violazione della libertà di culto garantita in qualsiasi stato democratico, la profanazione di alcune chiese e l’aggressione fisica dei fedeli, tra cui dei chierichetti e dei sacerdoti.

– La CENCO condanna con la massima energia l’uso della violenza da parte di alcuni agenti delle forze dell’ordine e la violenza ingiustificata che ha causato la morte di alcune persone. Non dovrebbe essere necessario ricordare che la vita umana ha un carattere sacro e inviolabile. Pertanto, la CENCO chiede l’apertura di un’inchiesta seria e obiettiva, per stabilire le responsabilità sulla perdita di vite umane e sulle aggressioni avvenute.

– La CENCO coglie l’occasione per ricordare a tutti i compatrioti che l’unica via pacifica per uscire da questa crisi politica e sociale è la piena e completa attuazione dell’Accordo di San Silvestro 2016 che, nonostante le gravi distorsioni subite, resta del tutto attuale».[30]

 

Il 2 gennaio, il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya ha condannato la violenta repressione, da parte di “cosiddetti uomini valorosi in uniforme”, della marcia promossa dai cristiani cattolici. Questa manifestazione pacifica era stata indetta dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) per esigere la “reale applicazione” dell’accordo del 31 dicembre 2016.

Il cardinale Laurent Monsengwo ha condannato e stigmatizzato il comportamento di questi “cosiddetti valorosi uomini in uniforme”, comportamento che, purtroppo, è degenerato in barbarie: «l’aver impedito ai fedeli cristiani di entrare nelle chiese per partecipare alla celebrazione Eucaristica in varie parrocchie di Kinshasa, il furto di denaro e telefonini, l’inseguimento, la perquisizione sistematica delle persone nelle chiese e per le strade, l’ingresso di militari nelle canoniche di alcune parrocchie con il pretesto di cercare presunti uomini armati, le uccisioni, gli spari su cristiani inermi e muniti solo di Bibbie, rosari, crocifissi e statue della Vergine Maria».

L’arcivescovo di Kinshasa si è chiesto: «Come possiamo ancora fidarci di dirigenti incapaci di proteggere il popolo, di garantire la pace, la giustizia e l’amore per il popolo? Come potremo fidarci di dirigenti che non sanno rispettare la libertà religiosa del popolo?».

Con tono deciso, egli ha anche affermato che «la strumentalizzazione della libertà religiosa per mascherare interessi nascosti, come l’accaparramento di risorse, l’accumulo di ricchezza e il mantenimento del potere con metodi incostituzionali, può provocare, e provoca, enormi danni alla società congolese».

Infine, egli ha chiaramente affermato che «l’accordo politico globale e inclusivo del 31 dicembre 2016 è violato volontariamente» e che «è arrivato il tempo in cui i dirigenti mediocri devono assolutamente dimettersi, per permettere la salvaguardia della pace e della giustizia».[31]

 

d. Alcune considerazioni

 

L’attesa data fatidica del 31 dicembre 2017 è passata. Il 1° gennaio 2018, Joseph Kabila era ancora presidente. Ma il 31 dicembre 2017 avrà delle conseguenze. Marcato da pacifiche marce indette dal Comitato Laico di Coordinamento, un organo della diocesi cattolica di Kinshasa, ma anche dalle violenze perpetrate dalle forze di sicurezza, il 31 dicembre 2017 marcherà un prima e un dopo.
Il prima è caratterizzato dall’incapacità di mobilitare la popolazione, un’incapacità cui l’opposizione sembrava ormai rassegnata. Le ultime manifestazioni indette dal Raggruppamento dell’Opposizione, il 10 aprile, il 30 novembre o il 19 dicembre 2017, si erano ormai ridotte a delle giornate “città morte” improvvisate e inefficaci, con dei leader di partito impossibilitati di uscire di casa per parteciparvi, perché impediti dalle forze dell’ordine. Tutto ciò era sufficiente per mettere in dubbio la reale capacità dell’opposizione di costringere il Presidente Joseph Kabila a dimettersi. Ma questo succedeva prima del 31 dicembre 2017 e prima dell’apparizione del Comitato Laico di Coordinamento, una struttura recentemente sorta nell’ambito della Chiesa cattolica.

Il 31 dicembre 2017 segnerà probabilmente una nuova svolta nella lotta del popolo congolese nella sua ricerca di democrazia: canti e slogan “Kabila, il tuo mandato è finito” non sono stati soffocati né dai gas lacrimogeni, né dagli spari in aria o ad altezza d’uomo. Le poche immagini che hanno potuto essere diffuse, perché le connessioni Internet erano state interrotte, hanno messo in piena luce la determinazione del popolo e la sua evidente sfiducia nei confronti dell’attuale regime. Per il potere congolese, che finora è riuscito a utilizzare le divisioni all’interno dell’opposizione per imporsi, la Chiesa cattolica potrebbe rappresentare un nuovo attore inaspettato e difficile da affrontare.[32]

 

Nonostante la repressione, la Chiesa cattolica ha dimostrato di avere la capacità di mobilitare la popolazione proprio quando, da un anno, le manifestazioni indette dall’opposizione hanno incontrato poca adesione e le lacune nell’applicazione dell’accordo di San Silvestro 2016, ottenuto grazie alla mediazione della Conferenza episcopale, rischiano di indebolire la sua stessa credibilità.
Il 31 dicembre 2017, la Chiesa cattolica ha dimostrato di essere ancora un’autorità morale di peso. Anche se non è stata lei a indire ufficialmente la marcia, ma il Comitato Laico di Coordinamento, tuttavia i sacerdoti hanno svolto un ruolo chiave nella mobilitazione. Alcuni di loro erano persino in testa ai vari cortei. Da parte sua, l’opposizione ha accettato di porsi sotto la sua insegna, senza portare alcun logo o distintivo. Da più di un anno non si erano viste così tante persone sfilando in corteo, almeno sulle strade di Kinshasa.[33]

[1] Cf Forum des As – Kinshasa, 27.12.’17  http://www.forumdesas.org/spip.php?article14191

[2] Cf 7sur7.cd, 28.12.’17  https://7sur7.cd/new/2017/12/marche-du-31decembre-le-clc-saisit-officiellement-kimbuta/

[3] Cf Edmond Izuba et Grevisse Tekilazaya – Cas-info.ca, 28.12.’17; Hubert Leclercq – La Libre / Afrique, 28.12.’17

[4] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 29.12.’17

[5] Cf Tony Dibendila – Cas-info.ca, 29.12.’17

[6] Cf Grevisse Tekilazaya – Cas-info.ca, 30.12.’17; Rachel Kitsita – Actualité.cd, 29.12.’17; Elysée Odia – 7sur7.cd, 29.12.’17

[7] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 30.12.’17

[8] Cf Politico.cd, 30.12.’17

[9] Cf Djodjo Vondi – Actualité.cd, 30.12.’17

[10] Cf Hubert Leclerq – La Libre / Afrique, 30.12.’17

[11] Cf Actualité.cd, 30.12.’17

[12] Cf Actualité.cd, 30.12.’17  https://actualite.cd/2017/12/30/rdc-internet-sms-coupes-decision-ministre-pt-ntic/

[13] Cf Radio Okapi, 31.12.’17

[14] Cf Radio Okapi, 31.12.’17

[15] Cf Hubert Leclercq – La Libre / Afrique, 31.12.’17

[16] Cf Actualité.cd, 31.12.’17; Hubert Leclercq – La Libre / Afrique, 31.12.’17

[17] Cf Hubert Leclercq – La Libre / Afrique, 31.12.’17

[18] Cf Actualité.cd, 31.12.’17

[19] Cf Actualité.cd, 31.12.’17

[20] Cf Radio Okapi, 31.12.’17

[21] Cf Radio Okapi, 31.12.’17

[22] Cf Radio Okapi, 31.12.’17

[23] Cf Radio Okapi, 31.12.’17

[24] Cf Radio Okapi, 01.01.’18

[25] Cf AFP – Jeune Afrique, 31.12.’17

[26] Cf Actualité.cd, 01.01.’18; Cas-info.ca, 01.01.’18

[27] Cf Radio Okapi, 01.01.’18 ; Actualité.cd, 02.01.’18

[28] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 04.01-‘17

[29] Cf Actualité.cd, 02.01.’18  https://actualite.cd/2018/01/02/rdc-clc-declare-quil-ny-aura-plus-de-repit-pour-le-pouvoir-place/

[30] Cf http://cenco.cd/mise-point-indignation-de-cenco-relatives-a-marche-31-decembre-2017-organisee-comite-laic-de-coordination-de-larchidiocese-de-kinshasa/

[31] Cf Radio Okapi, 02.01.’18

[32] Cf Cas-info.ca, 01.01.’18

[33] Cf RFI, 01.01.’18