Congo Attualità n. 329

INDICE

EDITORIALE: VERSO UN SECONDO RINVIO DELLE ELEZIONI?

  1. VERSO UN SECONDO RINVIO DELLE ELEZIONI?
    1. Le dichiarazioni del presidente della Commissione Elettorale
    2. Le reazioni dell’Opposizione
    3. Le reazioni della Maggioranza Presidenziale e Alleati
    4. Le reazioni della Società Civile
    5. L’ipotesi di una transizione: senza Kabila / con Kabila?
    6. Una seconda ipotesi: organizzazione di elezioni separate
  2. A PROPOSITO DEL RIMPATRIO DELLA SALMA E DEI FUNERALI DI ETIENNE TSHISEKEDI

 

EDITORIALE: VERSO UN SECONDO RINVIO DELLE ELEZIONI?

 

 

 

 

1. VERSO UN SECONDO RINVIO DELLE ELEZIONI?

 

a. Le dichiarazioni del presidente della Commissione Elettorale

 

Il 7 luglio, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha annunciato che gli attuali parametri di cui è in possesso non consentono di organizzare le elezioni entro il mese di  dicembre 2017. Tra le difficoltà segnalate, egli indica l’attuale inadeguatezza di certe leggi che andrebbero modificate e aggiornate, per permettere alla Commissione elettorale di accelerare il suo lavoro di preparazione delle elezioni.

A proposito della legge elettorale, per esempio, gli articoli 115, 145, 146, 198 e 208 prevedono la ripartizione dei seggi in Parlamento secondo la densità della popolazione, cioè a partire dai risultati di un censimento della popolazione che non è ancora stato effettuato o dai dati di un ufficio di stato civile che ancora non esiste affatto. È per questo che, in assenza di un censimento recente della popolazione, la Commissione elettorale propone di modificare gli articoli della legge elettorale relativi alla ripartizione dei seggi, per calcolarla non secondo il numero degli abitanti, ma secondo il numero degli elettori iscritti nelle varie circoscrizioni elettorali.

La Commissione elettorale ha anche suggerito una modalità per ridurre il numero dei partiti politici che potrebbero partecipare alle elezioni. Secondo la Commissione elettorale, i vari partiti dovrebbero unirsi in coalizioni, come in Parlamento. Ci si potrebbe ispirare, per esempio, ai quattordici gruppi parlamentari per formare altrettante coalizioni o piattaforme elettorali invece degli attuali circa 500 partiti politici. Secondo la Commissione elettorale, questa modalità potrebbe contribuire a ridurre le dimensioni delle schede di voto, delle urne e, quindi, anche i costi della loro distribuzione sul territorio nazionale.

Altri aspetti riguardano:

La limitazione del numero delle candidature, escludendo quelli che si sono dimessi da un partito politico o da una coalizione di partiti;

L’introduzione di regole relative alle candidature multiple nella stessa circoscrizione;

L’inquadramento delle manifestazioni pubbliche durante la campagna elettorale;

La regolamentazione, da parte del Consiglio Superiore degli  Audiovisivi e della Comunicazione (CSAC), del tempo attribuito ad ogni parte politica sui mezzi di comunicazione pubblici; Il comitato della Commissione elettorale ha affermato che queste leggi avrebbero potuto essere modificate prima della fine della sessione parlamentare di marzo 2017. La sessione parlamentare è terminata il 15 giugno e non si è accennato ad alcuna sessione parlamentare straordinaria. Per cui, l’opposizione e la società civile denunciano una mancanza di volontà, da parte dei politici della maggioranza, di organizzare le elezioni entro i tempi previsti nell’accordo del 31 dicembre 2016. A tutto ciò, si deve aggiungere che, solo per l’approvazione e la promulgazione della legge sulla ripartizione dei seggi, la Commissione elettorale ritiene che occorrano dai 50 ai 70 giorni. Inoltre, secondo le sue previsioni interne, essa prevede il calcolo della ripartizione dei seggi per circoscrizione prima della registrazione dei candidati. Solo in seguito, potrà passare alla tappa seguente, quella di ordinare i materiali cosiddetti “sensibili” (schede di voto, urne, ecc).[1]

 

Il 9 luglio, nel corso del telegiornale Africa di TV5 Monde, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha annunciato che il calendario elettorale sarà pubblicato dopo la valutazione del processo elettorale che sarà effettuata dalla stessa Commissione elettorale, insieme al Governo e al Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA).

Ha fatto questa dichiarazione. Secondo Corneille Nangaa, «l’accordo prevede che la valutazione tecnica del processo elettorale sia effettuata con il governo e il CNSA. Dopo tale valutazione, la Commissione elettorale potrà pubblicare il calendario elettorale». Tuttavia, il CNSA non è ancora operativo e il Parlamento non ha ancora approvato la legge organica sulla sua creazione.

Corneille Nangaa ha aggiunto che non si potrà andare alle elezioni senza le province del Kasai: «La Commissione elettorale ha già registrato 33 milioni di elettori, cioè l’80 % della popolazione elettorale. L’operazione di registrazione degli elettori non è ancora iniziata né nelle due province del Kasai e del Kasai centrale, né nei due territori di Kamiji e di Luilu della provincia del Lomani (…). Non andremo alle elezioni senza il Kasai che rappresenta circa il 10% dell’elettorato. Anche loro hanno il diritto di partecipare alle elezioni. Stiamo già preparando l’operazione di registrazione degli elettori anche in quella zona».

Egli ha chiesto che gli si conceda il tempo necessario per organizzare bene le elezioni.

«Sono il presidente della Commissione elettorale. Sono il garante della corretta organizzazione delle elezioni. Ci troviamo di fronte alla possibilità di organizzare il primo passaggio di potere in modo pacifico. Per questo, dovremo avere il tempo necessario per organizzare bene le prossime elezioni».[2]

 

In un’intervista, Corneille Nangaa ha riaffermato che «un eventuale rinvio delle elezioni è dovuto, tra l’altro, ai problemi incontrati nel corso delle attività preparatorie delle elezioni, la più importante delle quali è l’operazione di registrazione degli elettori». Egli ha precisato che «la situazione di insicurezza nel Kasai non ha permesso di iniziare questa operazione nello stesso tempo che le altre province. È ciò che ha sconvolto i piani della Commissione elettorale. L’operazione di registrazione degli elettori in questa parte del territorio nazionale rischia di avere un impatto negativo sul tempo previsto per lo svolgimento delle elezioni ma, nello stesso tempo, non è possibile andare alle elezioni lasciando da parte la popolazione del Kasai».[3]

 

b. Le reazioni dell’Opposizione

 

Dopo l’annuncio, da parte del presidente della Commissione elettorale, dell’impossibilità di organizzare le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali entro la fine di quest’anno, le dichiarazioni del Raggruppamento dell’Opposizione si fanno sempre più minacciose. In un suo Twitt, il deputato Martin Fayulu ha fatto osservare che, «decidendo unilateralmente di rinviare le elezioni alle calende greche, Corneille Nangaa gioca con il fuoco». L’UDA di Claudel Lubaya ha chiesto le dimissioni del presidente della Commissione elettorale e del Capo dello Stato, accusati di essere i principali responsabili della non organizzazione delle elezioni. Secondo il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Felix Tshiskedi, «attraverso la sua dichiarazione che dimostra la sua appartenenza al campo di Kabila, Corneille Nangaa ha dichiarato la guerra contro il popolo congolese». In generale, l’opposizione congolese respinge l’idea di rinviare le elezioni e fa appello alla mobilitazione popolare per esigere “le dimissioni” di Joseph Kabila. Con un suo Twitt, Sindika Dokolo ha proposto la creazione di una «breve transizione senza i Kabilisti, che saranno sostituiti dalla società civile». Una proposta avanzata anche dall’UDA, che evoca un periodo intermedio di 90 – 120 giorni, per andare rapidamente alle elezioni. Nessuna reazione da parte del potere. Per ora, questo breve silenzio funziona. In effetti, nelle ultime ore, l’uomo da abbattere non è più Kabila, ma Corneille Nangaa, perché o non ha aspettato la concertazione tra la Commissione elettorale, il futuro CNSA e il governo, come richiesto dall’accordo del 31 dicembre 2016, per fare un annuncio così sensibile.[4]

 

Il 10 luglio, l’Alternanza per la Repubblica (AR), piattaforma politica membro del Raggruppamento dell’Opposizione, ha rilevato il carattere “unilaterale” della dichiarazione che il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha fatto a Parigi, sulla “impossibilità di organizzare le elezioni entro la fine del 2017“.

Il presidente di questa piattaforma, Delly Sesanga, ha affermato di non capire come mai la Commissione elettorale abbia potuto annunciare, da sola, il rinvio delle elezioni, mentre il processo elettorale è inclusivo. Secondo lui, «questa dichiarazione unilaterale del Presidente della Commissione elettorale non impegna che lui solo. Senza aver fatto, nel corso dell’ultima sessione parlamentare, alcun rapporto sulla situazione della Commissione elettorale, la dichiarazione del presidente della Commissione elettorale appare come una messa in discussione delle conquiste raggiunte durante il dialogo del Centro interdiocesano e una violazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 rispetto alle aspettative della popolazione».

Il presidente di AR ritiene che la dichiarazione del Presidente della Commissione elettorale sia un’ammissione del fallimento e dell’incompetenza degli animatori di questa istituzione nell’assolvere i loro compiti e, quindi, chiede loro di dimettersi: «In tali circostanze, si può chiedere ai membri della Commissione elettorale di dimettersi, affinché un’equipe più efficace possa permettere di raggiungere l’obiettivo che è quello di organizzare elezioni entro il mese di dicembre di quest’anno».[5]

 

Il 10 luglio, in una sua nota, il deputato nazionale e presidente del Movimento di Solidarietà per il Cambiamento, Laurent Batumona, ha accusato Joseph Kabila e il suo regime di essere all’origine dell’attuale crisi politica e dell’impasse  del processo elettorale. Questa sua dichiarazione fa seguito all’annuncio del presidente della Commissione elettorale su un eventuale rinvio delle elezioni.

«Il Presidente della Repubblica è il principale responsabile dell’attuale crisi politica e dell’impasse in cui si trova il processo elettorale perché, con la sua maggioranza, non rispetta la Costituzione né la parola data», ha dichiarato Laurent Batumona, accusando il potere di instaurare una dittatura, al fine di mantenersi al potere violando l’ordine costituzionale: «È da tutti risaputo che l’attuale regime non rispetta la Costituzione che gli impone di organizzare le elezioni alla fine di ogni mandato … Mi oppongo quindi ad ogni tentativo di indire un referendum o di procedere alla revisione della Costituzione. La Commissione elettorale deve rispettare il popolo congolese che vuole le elezioni in conformità con l’accordo del 31 dicembre 2016 (…) Kabila e la sua maggioranza vogliono instaurare una dittatura, ma noi non accetteremo».[6]

 

Il 10 luglio, il Gruppo dei 7 (G7) ha condannato l’annuncio fatto da Corneille Nangaa, presidente della Commissione elettorale, su un possibile rinvio delle elezioni. Appoggiandosi sull’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale della Francofona, questa coalizione di Opposizione ritiene che sia ancora possibile organizzare le elezioni entro il 31 dicembre 2017. Il G7 ritiene che l’attuale  direzione della Commissione elettorale abbia fallito e ne richiede, quindi, la ristrutturazione, come previsto nell’accordo del 31 dicembre 2016. Secondo ilG7, «con la sua dichiarazione oltraggiosa, fatta per di più all’estero, Corneille Nangaa ha confermato ancora una volta che è al servizio di Kabila e della sua maggioranza, eseguendone pedissequamente le istruzioni e le strategie». Per il G7, nessun dispositivo costituzionale e/o legale dà al Presidente della Commissione elettorale il potere di decidere il rinvio delle elezioni. Perciò esso continua a chiedere alla Commissione elettorale «la pubblicazione del calendario elettorale, tenendo conto della scadenza del 31 dicembre 2017, come concordato nell’accordo del 31 dicembre 2016».[7]

 

Il 10 luglio, il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento ha affermato di considerare l’annuncio fatto dal presidente della Commissione elettorale come una «dichiarazione di guerra contro il popolo congolese». Durante una conferenza stampa, il Raggruppamento dell’Opposizione ha dichiarato che «il presidente della Commissione elettorale sarà responsabile davanti al popolo congolese di tutte le conseguenze che deriveranno dal un qualsiasi rinvio nell’organizzazione delle elezioni» che, in linea di principio, avrebbero dovuto aver luogo entro la fine di quest’anno, in conformità con l’accordo del 31 dicembre 2016. Secondo un comunicato firmato da Félix Antoine Tshisekedi, «l’annuncio fatto da Corneille Nangaa è una dichiarazione di guerra contro il popolo congolese, ordinata da Joseph Kabila, per far soffrire ancor di più un popolo che, già provato da una situazione socio-economica catastrofica, non attende null’altro che lasci il potere entro il 31 dicembre 2017, poiché lo sta esercitando illegalmente».

Il Raggruppamento dell’Opposizione considera la dichiarazione di Nangaa come una “fuga in avanti” ed evoca non solo la persistenza, ma anche il moltiplicarsi di zone di insicurezza, per giustificare la non organizzazione delle elezioni.

«Pronto a tutto, Joseph Kabila continua a moltiplicare i sotterfugi e non esita a usare mezzi violenti, come l’aumento di focolai d’insicurezza nel Kasai e all’est del paese dove, sotto i suoi ordini, membri delle forze armate e della polizia sono implicati in uccisioni di massa e in altri crimini di cui sono vittime diverse migliaia di civili, tra cui anche due esperti delle Nazioni Unite», ha aggiunto il Raggruppamento dell’Opposizione, che invita il popolo congolese ad essere «vigile e pronto a partecipare attivamente alle grandi azioni di resistenza che proporrà alla nazione il 22 luglio, in occasione della chiusura del suo secondo conclave».[8]

 

Il 12 luglio, la segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Eve Bazaïba Masudi, s’è insorta contro il presidente della Commissione elettorale dopo che quest’ultimo abbia annunciato l’impossibilità di organizzare le elezioni prima della fine del 2017, conformemente con l’accordo del 31 dicembre 2016: «non è necessario che Nangaa giochi con il fuoco. Se vuole perpetuare l’illegittimità delle istituzioni e dei loro leader, credo che dovrà assumersene le responsabilità». Eve Bazaïba ha aggiunto che «non c’è alcun motivo per il quale non si possano organizzare le elezioni, nemmeno l’insicurezza, tanto più che nel Kasai non si tratta di gruppi armati stranieri, ma piuttosto di una entità amministrativa locale che si è ribellata contro l’autorità politico amministrativa centrale». Tuttavia, ella ha affermato che il governo dovrebbe trovare una soluzione definitiva alla crisi del Kasai in cui si registrano ancora scontri tra le forze di sicurezza e la milizia Kamuina Nsapu.[9]

 

c. Le reazioni della Maggioranza Presidenziale e Alleati

 

Il 9 luglio, il presidente nazionale dei Nuovi Repubblicani per la Giustizia, Joseph Bangakya, ha affermato che la non organizzazione delle elezioni entro la fine di quest’anno non è una sorpresa. In un’intervista, l’ex vice governatore dell’ex Provincia Orientale ha spiegato che l’accordo del 31 dicembre 2016 ha previsto la possibilità di un eventuale rinvio delle elezioni. Secondo lui, «le discussioni del  Centro interdiocesano hanno previsto che, in caso di mancato svolgimento delle elezioni, la Commissione elettorale, il CNSA e il Governo debbano incontrarsi, per decidere una nuova data per le elezioni e un nuovo calendario elettorale. Inoltre, la Commissione elettorale ha sempre detto che sarebbe stato molto difficile organizzare le tre elezioni nello stesso giorno e, per di più, entro la fine del 2017». Secondo Joseph Bangakya, «è necessario istituire rapidamente il CNSA, ciò che permetterebbe di decidere una data precisa, ragionevole e non populista, delle prossime elezioni». Egli ha aggiunto che, già durante il dialogo del Centro interdiocesano, «l’opposizione era a conoscenza della probabilità di un eventuale rinvio delle elezioni».[10]

 

Il 10 luglio, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), André-Alain Atundu, ha affermato di ritenere “ragionevole” la dichiarazione di Corneille Nangaa che, a Parigi, ha dichiarato che, probabilmente, non sarà possibile organizzare le elezioni entro il 2017. Il portavoce della MP ha sottolineato che «quella dichiarazione è ben fondata, in quanto tiene conto delle varie situazioni di insicurezza in cui si trova attualmente il Paese».

Secondo André-Alain Atundu, «sarebbe molto rischioso affermare che le elezioni potranno svolgersi entro la data fissata nell’accordo, tanto più che ci sono due province in cui l’operazione di registrazione degli elettori non è ancora iniziata e che non possono essere escluse dal processo elettorale». Perciò egli ha invitato i politici a «conformarsi alle dichiarazioni sicure di un tecnico, piuttosto che far riferimento alle loro singole aspirazioni politiche».[11]

 

L’11 luglio, in un’intervista, il Ministro della Comunicazione e dei Media, Lambert Mende, ha dichiarato che il governo ha preso atto della posizione del presidente della Commissione elettorale sulla probabilità di rinviare le elezioni oltre il 31 dicembre 2017, anche se non ne è ancora stato informato ufficialmente. Inoltre, ha affermato che l’accordo del 31 dicembre 2016 prevede che, in caso di difficoltà, la Commissione elettorale, il Governo e il CNSA possano decidere all’unanimità ciò che sarà necessario fare per risolverle.[12]

 

Il 16 luglio, riferendosi alle dichiarazioni del presidente della commissione elettorale sulla impossibilità di organizzare le elezioni nel 2017, il presidente del Partito Laburista, Steve Mbikayi, ha dichiarato che «Corneille Naanga ha fatto bene ad anticipare queste informazioni, per evitare che ci siano ancora delle tensioni come quelle constatate nel mese di settembre dell’anno scorso».

Steve Mbikayi ha affermato che la decisione di organizzare le elezioni prima della fine del 2017 era stata “imposta” dal Raggruppamento dell’Opposizione, durante il dialogo svoltosi tra la maggioranza e l’opposizione, sotto l’egida dei vescovi cattolici, lo scorso dicembre.

«Nel corso delle discussioni, eravamo tutti sicuri che non sarebbe stato possibile organizzare le elezioni nel 2017. Tuttavia abbiamo imposto tale data alla Commissione elettorale, anche se essa non era d’accordo», ha detto il presidente del Partito laburista. Tuttavia, egli ha ammesso che pretendere di organizzare le elezioni entro la fine di quest’anno “è un’utopia” e ha aggiunto che «quello che Naanga ha detto è ciò che tutti (i negoziatori) già sapevamo, ma che non volevamo dire».[13]

 

d. Le reazioni della Società Civile

 

Il vice presidente della CENCO, Mons. Fridolin Ambongo, ha dichiarato di non comprendere come mai il presidente della Commissione elettorale abbia potuto annunciare l’impossibilità di organizzare le elezioni nel 2017 senza avere previamente consultato gli organi competenti indicati nell’accordo del 31 dicembre 2016. Secondo il vescovo, «prima di annunciare un eventuale rinvio delle elezioni, la Commissione elettorale avrebbe dovuto presentare un rapporto sull’operazione di registrazione degli elettori e informare l’opinione pubblica sulla tappa successiva». Ha poi precisato che «il presidente della Commissione elettorale avrebbe dovuto parlarne dapprima con il CNSA e il Governo, come previsto nell’accordo del 31 dicembre 2016».

Mons. Ambongo ha ricordato che, «nella loro dichiarazione, i Vescovi della CENCO avevano detto che le elezioni dovrebbero aver luogo entro quest’anno, nel 2017. E finora, nessuno ha fornito degli elementi contrari, per affermare che ciò non è possibile. Al contrario, ciò che finora si è constatato è l’accumularsi degli indizi di mancanza di volontà, per non organizzare le elezioni».

Secondo il vescovo, è proprio questa mancanza di volontà che sta causando molte frustrazioni fra il popolo congolese. Secondo lui, «nessuno vuole portare il paese verso il caos. Ma in un sistema democratico, quando ci sono delle frustrazioni, la popolazione ha il diritto di esprimere la propria rabbia. E in tutti i paesi del mondo, l’unico modo con cui il popolo può esprimersi è il ricorso alle manifestazioni pacifiche».[14]

 

Il 10 luglio, in un comunicato, la coalizione di 33 organizzazioni non governative ha espresso la sua indignazione nei confronti della dichiarazione del Presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa che ha annunciato un possibile rinvio delle elezioni previste entro la fine di quest’anno, secondo l’accordo del 31 dicembre 2016. La coalizione delle 33 ONG ha raccomandato al Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Congo e capo della Monusco, Maman Sidikou, di «informare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU su questa situazione volutamente creata e mantenuta da Corneille Nangaa e di procedere a delle sanzioni individuali nei suoi confronti, nel caso in cui non cambi atteggiamento». La coalizione delle 33 ONG ha insistito anche sulla necessità di pubblicare urgentemente il calendario globale e inclusivo delle attività elettorali.[15]

 

L’11 luglio, in un comunicato, il movimento cittadino “Compte à rebours” (Conto alla rovescia) ha condannato ciò che ha descritto come «l’ennesima conferma delle manovre dilatorie orchestrate dal presidente della Commissione elettorale, in perfetta sintonia con il regime, per soffocare l’intero processo elettorale». Secondo “Compte à rebours”, «voluta indipendente sia dai costituenti che dagli organi legislativi, la Commissione elettorale si è invece trasformata in un’appendice della Maggioranza Presidenziale (MP) o, meglio, nel suo braccio destro». Questo movimento di risveglio civico si è detto molto preoccupato per la proliferazione dei vari focolai di insicurezza diventati oggi, per la Commissione elettorale, dei pretesti per continuare a rinviare le elezioni.

“Compte à rebours” ha annunciato l’intensificazione delle sue azioni sul terreno, al fine di ottenere la pubblicazione di un calendario elettorale completo entro la fine di questo mese di luglio e, contemporaneamente, le dimissioni di Corneille Nangaa, in vista di una maggiore trasparenza del processo elettorale.[16]

 

e. L’ipotesi di una transizione: senza Kabila / con Kabila?

 

L’11 luglio, presso la sede dell’UDPS, Félix Tshisekedi ha affermato che, se le elezioni non   avranno luogo entro il 31 dicembre 2017, si potrebbe pensare a una breve transizione senza Kabila: «Se non ci saranno elezioni prima del 31 dicembre 2017, occorrerà un breve periodo di transizione senza Kabila. Esattamente com’è successo in Burkina Faso. Il 31 dicembre 2017, i politici si incontreranno per designare una persona che avrà come unico incarico di organizzare le elezioni».

Egli ha ancora una volta denunciato il rinvio delle elezioni e ha di nuovo criticato Corneille Nangaa: «Dobbiamo essere vigili. C’è un complotto. Corneille Nangaa ha accettato di collaborare con i nemici del Congo».

Di fronte ai militanti del suo partito, Félix Tshisekedi ha evocato le tre strategie che, secondo lui, Kabila usa per rimanere al potere: «Kabila è la causa della nostra sofferenza. Egli gode della complicità di alcuni di noi. Egli usa tre strategie: il referendum, il caos e la strategia alla Putin. Per quanto riguarda il referendum, a quanto pare non vi riuscirà. La seconda strategia è quella della terra bruciata. Secondo le nostre informazioni, dopo il Kasai, sarà il turno del Kongo centrale. La verità è che egli non vuole le elezioni».[17]

 

Il 14 luglio, nel corso di una conferenza stampa, “Libertà”, un nuovo partito fondato dal deputato nazionale Germain Kambinga, ha proposto la ripresa dei colloqui del Centro interdiocesano svoltisi con la mediazione dei vescovi della CENCO. Questa formazione politica suggerisce anche che il posto di portavoce dell’opposizione sia assegnato all’UDPS e quello della presidenza del CNSA a Vital Kamerhe.

Secondo “Libertà”, «nel contesto del conflitto in corso in cui la maggioranza presidenziale e l’opposizione si accusano a vicenda di essere la causa della crisi socio-politica, “Libertà” propone, sul piano politico, la ripresa dei negoziati sotto l’egida della CENCO, con un’ampia partecipazione e per un periodo massimo di 30 giorni (…). Propone anche la creazione, in conformità con la legge sullo statuto dell’opposizione e al più tardi il 20 settembre 2017, di una struttura di tutta l’opposizione, avente come portavoce un delegato dell’UDPS e ciò, tenendo conto dei risultati elettorali del 2011. La struttura così creata sarà l’unica a poter parlare in nome di tutta l’opposizione, compreso il G7. “Libertà” propone anche un periodo di transizione di 18 mesi con l’attuale Capo dello Stato come Presidente della Repubblica e con il portavoce dell’opposizione come Primo Ministro. In caso di forza maggiore, questo periodo di transizione potrebbe essere prolungato di 3 mesi al massimo».

Inoltre, nel contesto delle misure di rasserenamento del clima politico, questo partito chiede la cessazione delle procedure giudiziarie in corso contro Moïse Katumbi e il suo ritorno al paese come uomo libero. Infine, per il deputato nazionale Germain Kambinga, ex ministro dell’industria, l’opposizione dovrebbe rinunciare a qualsiasi opzione di “insurrezione armata” che rischierebbe di mettere in pericolo la Costituzione. Alla maggioranza presidenziale, Kambinga chiede di prendere in considerazione le esigenze sociali della popolazione.[18]

 

f. Una seconda ipotesi: organizzazione di elezioni separate

 

Il 16 luglio, in un’intervista, il Presidente di Alternanza per la Repubblica (AR), Delly Sesanga, ha affermato che «nessuno vuole oltrepassare il 31 dicembre 2017, senza che ci siano le elezioni». Egli ha detto che se la Commissione elettorale e il governo lo vogliono, «si può ancora organizzare le elezioni prima della fine del mese di dicembre 2017, almeno per quanto riguarda le presidenziali e le legislative nazionali … In questa prospettiva, le legislative provinciali potrebbero essere organizzate in marzo o aprile del prossimo anno, nel 2018».

Circa la partecipazione del Raggruppamento dell’Opposizione al governo e al CNSA, Delly Sesanga ha detto che queste discussioni appartengono già al passato. Secondo lui, ritornare a parlare di nuovo sui temi del CNSA, del Governo e delle disposizioni per l’applicazione dell’accordo del 31 dicembre 2016, equivarrebbe ad allungare ancor di più i tempi e contribuirebbe ad aumentare i ritardi, il che sarebbe fare il gioco della Maggioranza e della Commissione elettorale.

Egli ha anche fatto notare che i punti dell’accordo su cui il Raggruppamento dell’Opposizione non transigerà sono organizzazione delle elezioni presidenziali entro la fine di quest’anno e l’attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico.[19]

 

Il 17 luglio, il vice presidente del Gruppo dei 7 (G7), Christophe Lutundula, ha affermato che la soluzione alla questione del rinvio delle elezioni si trova nell’articolo 4.2 dell’accordo del 31 dicembre 2016: «La clausola 4.2 dell’accordo introduce un meccanismo di aggiustamento dell’organizzazione delle elezioni, cui si farebbe ricorso in caso di necessità estrema. Anche se l’accordo propone l’organizzazione di tre elezioni contemporaneamente, cioè nello stesso giorno, questo meccanismo permetterebbe di organizzarle separatamente. In sé, la clausola non permette di rinviare indefinitamente le elezioni, ma autorizza a sdoppiarle».[20]

 

 

2. A PROPOSITO DEL RIMPATRIO DELLA SALMA E DEI FUNERALI DI ETIENNE TSHISEKEDI

 

Il 7 giugno, il portavoce dell’UDPS, Augustin Kabuya, ha affermato che l’UDPS e il Governo hanno ripreso i negoziati sull’organizzazione del rimpatrio dei resti mortali di Etienne Tshisekedi, deceduto il 1° febbraio a Bruxelles e che è stata istituita una commissione congiunta governo -famiglia – UDPS per trattare la questione. Ha inoltre rivelato che i funerali saranno a carico del governo congolese.[21]

 

L’8 giugno, il fratello di Étienne Tshisekedi, Mons. Gerard Mulumba, ha dichiarato che il governo congolese, l’UDPS e la famiglia biologica di Étienne Tshisekedi hanno finalmente raggiunto un accordo sul luogo della sepoltura: «Abbiamo raggiunto un accordo. Il Presidente Tshisekedi sarà sepolto  in una proprietà familiare a N’Sele, nella periferia di Kinshasa». Un membro dell’UDPS ha confermato la notizia e ha annunciato che l’esposizione della salma avrà luogo presso il Palazzo del Popolo, sede del Parlamento, ma ha aggiunto che «ancora non c’è nulla di definitivo».[22]

 

Il 15 giugno, in un’intervista, il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, ha accusato il governo di non avere alcuna intenzione di organizzare i funerali del defunto Étienne Tshisekedi, benché tale questione sia già stata discussa tra la famiglia biologica del defunto, il partito e il Governo. Egli ha affermato che l’UDPS e la famiglia biologica del defunto hanno già firmato il comunicato finale delle discussioni, aggiungendo che l’UDPS e la famiglia non capiscono il motivo per cui il ministro degli Interni, Emmanuel Shadary, non abbia ancora firmato tale documento.[23]

 

Il 29 giugno, nel corso di una conferenza stampa, l’UDPS ha dichiarato di prendere atto della mancanza di volontà, da parte del governo, di organizzare i funerali di Étienne Tshisekedi, ha affermato di incaricarsene essa stessa e ha annunciato il rimpatrio, a breve tempo, dei resti mortali di Étienne Tshisekedi. Secondo il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, «il partito e la famiglia biologica annunciano di prendere atto della rinuncia, da parte dello Stato congolese, di organizzare i funerali di Etienne Tshisekedi. Pertanto, hanno deciso di rimpatriare i suoi resti mortali con i propri mezzi. La data sarà comunicata a breve tempo». Jean-Marc Kabund insiste: «Che il governo faccia ciò che ha sempre fatto: inviare la polizia e i militari per accompagnarci sul luogo dell’esposizione della salma. Consideri pure l’arrivo e l’accoglienza della salma come se si trattasse di una marcia pacifica».[24]

[1] Cf Patient LIGODI – Actualité.cd, 11.07.’17

[2] Cf Actualité.cd, 09.07.’17

[3] Cf Le Point Afrique – La Prospérité – via 7sur7.cd, 13.07.’17

[4] Cf Yvon Muya – Cas-info.ca, 08.07.’17

[5] Cf Radio Okapi, 10.07.’17

[6] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 10.07.’17

[7] Cf Actualité.cd, 10.07.’17

[8] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 10.07.’17

[9] Cf Radio Okapi, 12.07.’17

[10] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 10.07.’17

[11] Cf Radio Okapi, 10.07.’17

[12] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 11.07.’17

[13] Cf Radio Okapi, 17.07.’17

[14] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 10.07.’17

[15] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 10.07.’17

[16] Cf Élysée Odia – 7sur7.cd, 11.07.’17

[17] Cf Actualité.cd, 11.07.’17

[18] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 13.07.’17; Radio Okapi, 15.07.’17; Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 15.07.’17

[19] Cf Israël Mutala – 7sur7.cd, 17.07.’17

[20] Cf Cas-info.ca, 17.07.’17

[21] Cf Radio Okapi, 07.06.’17

[22] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 08.06.’17

[23] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 15.06.’17

[24] Cf Actualité.cd, 29.06.’17; RFI, 30.06.’17