Congo Attualità n. 296

INDICE

EDITORIALE: ORMAI VERSO LA CONCLUSIONE DEL DIALOGO IN CORSO?

  1. VERSO LA FINE DEL DIALOGO TRA LA MAGGIORANZA, PARTE DELL’OPPOSIZIONE E LA SOCIETÀ CIVILE
    1. Una sospensione provvisoria dei lavori
    2. Il progetto dell’accordo conclusivo
    3. La ripresa dei lavori
  2. IL VERO “DIALOGO INCLUSIVO” SECONDO IL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE
  3. LA POSIZIONE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
  4. DUE APPELLI DELLA SOCIETÀ CIVILE AL PRESIDENTE KABILA
  5. QUANDO LA VIOLENZA DIVENTA VIOLENZA DI STATO

EDITORIALE: ORMAI VERSO LA CONCLUSIONE DEL DIALOGO IN CORSO?

1. VERSO LA FINE DEL DIALOGO TRA LA MAGGIORANZA, PARTE DELL’OPPOSIZIONE E LA SOCIETÀ CIVILE

a. Una sospensione provvisoria dei lavori

Il 19 settembre, i lavori del dialogo nazionale sono stati rinviati al giorno seguente, a causa degli scontri, a Kinshasa, tra manifestanti e polizia nel corso di una manifestazione organizzata dall’opposizione.[1]

Il 20 settembre, il facilitatore Edem Kodjo ha sospeso per 48 ore i lavori del dialogo, spiegando che la tensione attualmente osservata a Kinshasa non consente la prosecuzione dei lavori.[2]

Il 20 settembre, la Commissione Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha sospeso la sua partecipazione al dialogo politico in corso, «in segno di lutto per le vittime delle violenze scoppiate in città e per ricercare un consenso più ampio». In un comunicato, la Cenco ha sottolineato che «l’accordo politico che potrebbe uscire dal dialogo dovrà soddisfare determinati “principi”. Nel testo dell’accordo deve chiaramente apparire:

– l’affermazione secondo la quale l’attuale presidente [Joseph Kabila] non si presenterà come candidato alle prossime elezioni presidenziali che, tra l’altro, dovranno essere organizzate il più presto possibile.

– le date precise delle elezioni.

– il piano di erogazione dei fondi necessari per l’organizzazione delle elezioni.

– la composizione del comitato di controllo per l’applicazione dell’accordo e il suo piano di lavoro».[3]

Il 21 settembre, in un’intervista, Vital Kamerhe, co-moderatore del dialogo politico, ha affermato: «Vogliamo arrivare ad un buon accordo. Abbiamo dovuto affrontare le questioni del registro elettorale (liste degli elettori), dell’ordine di successione delle elezioni e di un calendario elettorale che contenga delle date precise: la data della convocazione delle elezioni presidenziali, la data dell’operazione di voto e la data del passaggio del potere. Occorre aggiungere la garanzia che quest’accordo sia poi rispettato da tutti … Noi che partecipiamo al dialogo ci siamo fissati alcune linee rosse da non oltrepassare. Abbiamo messo da parte il registro elettorale del 2011. Era stata proprio l’opposizione a dire, per prima, che il registro elettorale del 2011 era inutilizzabile. Pertanto ci siamo accordati di rielaborarlo completamente. Ci siamo messi d’accordo anche sull’ordine di successione delle elezioni e abbiamo deciso di iniziare il processo elettorale con le elezioni presidenziali. Rimane ancora l’ultimo scoglio, quello del calendario elettorale, che dovrebbe estendersi su un tempo il più breve possibile. … Vogliamo avere delle date che siano chiaramente indicate e che l’attuale presidente non si candidi più. Per quanto riguarda le elezioni presidenziali, si sta parlando del 2017. Non siamo gli unici ad avere capito che è meglio perdere un po’ di tempo, pur di preservare la pace sociale. Questo non vuol dire che dobbiamo aspettare senza fare nulla. Tutto il contrario. Occorre solamente cercare la migliore soluzione possibile. Se rimaniamo a braccia conserte, non sarà più solo questione di un rinvio temporaneo, ma di un clamoroso fallimento. Allora sarà terribile».[4]

Il 21 settembre, dopo la sospensione della partecipazione della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), della Nuova Società Civile del Congo e della Voce dei Senza Voce ai lavori del dialogo, Henry Thomas Lokondo, deputato della maggioranza, ha affermato che il facilitatore dovrebbe sospendere il dialogo per una settimana, al fine di consentire agli uni e agli altri di parlarsi e di cercare il modo di ampliare l’inclusività del dialogo nazionale. Secondo lui, «continuare il dialogo senza la presenza della CENCO e della Società Civile equivarrebbe a fare il lavoro a metà».[5]

Il 22 settembre, l’Abbé Donatien Nshole, primo vice segretario generale della CENCO, ha affermato che «i motivi per cui abbiamo sospeso (la nostra partecipazione) sono ancora validi: il lutto per le vittime del 19 e 20 settembre e la ricerca di un consenso più ampio. Gli eventi del 19 e 20 settembre ci hanno fatto capire che, se si vuole concludere il dialogo nelle sue attuali modalità, molti politici e gran parte della popolazione non si sentirebbero implicati nell’applicazione delle sue risoluzioni. Terminerebbe il dialogo, ma non la crisi. Per questo, la CENCO auspica un dialogo che sia un luogo dove poter trovare, insieme, le soluzioni ai problemi (…). È un appello rivolto agli uni e agli altri. Si deve capire che la situazione è grave. Troppo è il sangue finora sparso. Ognuno deve sentirsi responsabile di un futuro migliore per il nostro Paese».[6]

Il 23 settembre, in seguito alle violenze che si sono verificate in città, anche l’opposizione politica ha annunciato la sospensione della sua partecipazione ai lavori del dialogo. Secondo un comunicato firmato da Vital Kamerhe, presidente dell’UNC e co-moderatore del dialogo, l’opposizione pensa di approfittare di tale pausa per tentare, ancora una volta, di convincere altre forze dell’opposizione e della società civile a partecipare al dialogo. Nel comunicato, l’opposizione “pro-dialogo” ha ribadito la sua adesione a questo forum, ma ha ricordato le sue condizioni: «Secondo l’opposizione politica, qualunque accordo politico dovrà necessariamente menzionare i seguenti punti:

– La riaffermazione della stretta osservanza della Costituzione, in particolare degli articoli 220 e 70 relativi al numero e alla durata dei mandati del Presidente della Repubblica;

– La data di presentazione delle candidature e la data dell’operazione di voto;

– Il tempo necessario per organizzare le elezioni, che deve essere breve e tecnicamente giustificato; – Il futuro del Presidente della Repubblica dopo il 19 dicembre 2016;

– La ristrutturazione della Commissione elettorale;

– I meccanismi che garantiscano il buon esito dell’accordo».[7]

Il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e co-moderatore del dialogo, Vital Kamerhe, continua ad esigere un “calendario” elettorale come condizione per la firma dell’accordo che dovrebbe sancire la fine del dialogo. Secondo lui, l’accordo deve affermare chiaramente che Joseph Kabila non si ripresenterà più alle prossime elezioni presidenziali e indicare la data di queste elezioni. Secondo Vital Kamerhe, «il calendario [elettorale] deve far parte dell’accordo che firmeremo. Tale accordo deve specificare la data delle elezioni presidenziali, che si svolgeranno simultaneamente alle elezioni legislative nazionali e provinciali, e la data del passaggio del potere». Sempre secondo Vital Kamerhe, l’attuale Presidente della Repubblica non sarà candidato alla sua propria successione. «È ciò che desideriamo», ha egli concluso.[8]

Il 23 settembre, il Ministro della Sanità e membro della Maggioranza Presidenziale (MP), Felix Kabange Numbi, ha affermato che il dialogo non è un’assemblea plenaria della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) che possa dare delle date precise sull’organizzazione delle elezioni. Felix Kabange Numbi ha precisato che «la CENI sta già lavorando sui tempi giuridici e operativi che permetteranno di avere un’idea sull’insieme del processo elettorale, tenendo conto anche dell’ordine di successione delle elezioni che abbiamo scelto». Per quanto riguarda la questione della candidatura o meno dell’attuale presidente alle prossime elezioni, Felix Kabange Numbi ha dichiarato che essa non è oggetto del dialogo. Egli ha sottolineato che, «finché il presidente [Joseph Kabila] non dichiari ufficialmente che si candiderà alle prossime elezioni, non vedo il motivo per cui si debba costringerlo a fare una dichiarazione per dire che non si presenterà».[9]

Il 23 settembre, nel corso di una breve assemblea plenaria alla presenza dei due moderatori, Alexis Thambwe Mwamba e Vital Kamerhe, il facilitatore Edem Kodjo ha affermato che le consultazioni relative al dialogo politico stanno continuando, ma che non è ancora possibile prevedere una data per la conclusione del dialogo stesso. Egli ha poi distribuito ai partecipanti il testo del progetto dell’accordo politico, oggetto delle consultazioni in corso e che dovrebbe sancire la fine dei lavori. Infine, il facilitatore Edem Kodjo ha di nuovo sospeso i lavori per un tempo indeterminato.[10]

Il 24 settembre, il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha affermato che la data delle elezioni sarà sottomessa alla valutazione dei partecipanti al dialogo nazionale. Egli ha precisato che la data per le elezioni è già stata individuata da diversi esperti elettorali. Tra essi, egli ha citato in particolare: l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) e la Missione delle Nazioni Unite nella RDC (MONUSCO). Corneille Nangaa ha sottolineato che l’ordine di successione delle elezioni delineato dalla classe politica presente al dialogo comporta “notevoli sfide”, tra cui la logistica. Secondo Corneille Nangaa, l’elaborazione di un calendario elettorale che comprenda le elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali, dipenderà dalla somma dei diversi problemi, giuridici e tecnici. Il presidente della Commissione elettorale ha dichiarato che, per queste tre elezioni, saranno necessari circa 126.000 seggi elettorali e più di 179 milioni di schede elettorali diversificate sulla base di circa 64.000 candidati. Secondo Corneille Nangaa, tutto questo non potrà essere fatto che alla fine del processo di revisione del registro elettorale prevista per il mese di giugno 2017.[11]

Il 26 settembre, un gruppo di ambasciatori dell’Unione europea, del Canada e degli Stati Uniti accreditati a Kinshasa ha incontrato Edem Kodjo, il facilitatore del dialogo.

Essi hanno chiesto un ampio consenso che possa consentire lo svolgimento di elezioni “credibili e trasparenti”. Dopo l’incontro, l’Ambasciatore del Canada, Ginette Martin, ha dichiarato che «è molto importante assicurarsi che si arrivi ad un consenso il più ampio possibile che possa condurre all’organizzazione di elezioni credibili e trasparenti nel più breve tempo possibile e nel rispetto sia della costituzione che della volontà del popolo».[12]

b. Il progetto dell’accordo conclusivo

Qui di seguito, alcuni estratti del progetto dell’accordo:

         Capitolo I: Registro elettorale (liste degli elettori)

– Articolo 1: al fine di garantire l’inclusività del processo elettorale e l’universalità del voto, nella consapevolezza delle gravi carenze del registro elettorale del 2011, nonostante una sua revisione effettuata nel 2015, preso atto delle informazioni tecniche fornite dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) e dei rapporti degli esperti dell’ONU e dell’OIF, ci siamo accordati per l’elaborazione di un nuovo registro elettorale biometrico.

– Articolo 2: Il nuovo registro elettorale prevede la registrazione di tutte le Congolesi e di tutti i Congolesi che hanno raggiunto l’età di voto a partire dal xx xx xx e di tutte le Congolesi e tutti i Congolesi residenti all’estero in nazioni e città da determinare dalla CENI, tenendo conto delle risorse finanziarie e tecniche, e delle dimensioni della diaspora congolese in tali nazioni e città.

– Articolo 3: Il registro elettorale sarà elaborato entro il xx xx xx. Questo periodo comprende tutte le tappe necessarie, comprese l’annuncio della gara d’appalto, la firma dei contratti di acquisto dei kit elettorali, l’emissione e la distribuzione dei certificati elettorali biometrici e la pubblicazione delle liste degli elettori.

         Capitolo II: Ordine di successione delle elezioni

– Articolo 4: Le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali saranno organizzate simultaneamente.

– Articolo 5: Le elezioni amministrative locali si svolgeranno in concomitanza con le prime tre se le risorse tecniche e finanziarie lo consentiranno.

         Capitolo III: Calendario elettorale

– Articolo 6: Tenendo conto dei tempi necessari per l’elaborazione del nuove registro elettorale, per la preparazione delle diverse elezioni combinate e per il loro effettivo svolgimento, le parti presenti al dialogo concordano sul seguente calendario globale:

  1. Elaborazione del nuovo registro elettorale: il nuovo registro elettorale dovrà essere disponibile entro e non oltre la data del xx xx xx;
  2. Le elezioni del Presidente della Repubblica, dei deputati nazionali e dei deputati provinciali saranno organizzate contemporaneamente e non oltre il xx xx xx;
  3. L’organizzazione delle elezioni locali, se non potranno aver luogo in concomitanza con le prime tre nelle date indicate, saranno organizzate durante l’anno xxxx e in una data che sarà fissata dalla CENI, dopo aver consultato le parti interessate.

– Articolo 7: La CENI pubblicherà, entro e non oltre quindici (15) giorni dopo la firma di questo accordo, un calendario dettagliato delle varie attività di elaborazione del registro elettorale e dell’organizzazione delle varie elezioni menzionate nell’articolo 6 (b), tenendo conto dei progressi già compiuti.

– Articolo 8: Se i mezzi finanziari e tecnici lo permetteranno, le elezioni amministrative locali si svolgeranno in contemporanea con le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali nella data menzionata nel punto (b).

– Articolo 9: Se le risorse tecniche e finanziarie non permetteranno il loro svolgimento in coincidenza con le prime tre elezioni nelle date indicate per esse, le elezioni locali saranno organizzate secondo il calendario che la CENI stabilirà in consultazione con le parti interessate.

         Capitolo VII: Budget e finanziamento delle elezioni

– Articolo 16: È creato un “fondo elettorale” per finanziare l’insieme degli aspetti della preparazione e dello svolgimento delle elezioni del Presidente della Repubblica, dei deputati nazionali e dei deputati provinciali, tra cui l’elaborazione del nuovo registro elettorale e le misure di sicurezza del processo elettorale. È creato un altro “fondo” per tutti gli aspetti della preparazione e dello svolgimento delle elezioni locali.

– Articolo 17: Entro venti (20) giorni dalla firma del presente accordo, la CENI preparerà due budget dettagliati per tutti gli aspetti di queste elezioni. Il primo budget riguarderà le elezioni del Presidente della Repubblica, dei deputati nazionali e dei deputati provinciali. Il secondo budget riguarderà le elezioni locali. Entrambi i budget saranno accompagnati da un calendario realistico di erogazione delle risorse finanziarie, secondo le esigenze delle scadenze del calendario elettorale. La CENI li presenterà, per informazione, alla prima riunione del Comitato di controllo per l’applicazione delle risoluzioni del dialogo.

– Articolo 19: Riconoscendo l’onere che il finanziamento di questo costoso processo elettorale potrebbe costituire per lo Stato congolese, nel caso in cui dovesse farsene carico da solo, i paesi della regione e la comunità internazionale nel suo complesso saranno messi a conoscenza delle scadenze di esborso effettivo, in coerenza con il calendario elettorale stabilito.

          Capitolo IX: Continuità dello Stato / periodo intermedio

– Articolo 23: Il calendario elettorale consensuale menzionato nel capitolo III del presente accordo ha dimostrato l’impossibilità tecnica di organizzare le diverse elezioni entro i tempi inizialmente previsti. Al fine di evitare un vuoto costituzionale o politico nelle istituzioni dello Stato e in conformità con la sentenza 262 dell’11 maggio 2016 emessa dalla Corte Costituzionale a proposito dell’interpretazione dell’articolo della costituzione relativo al Presidente della Repubblica, nel periodo intermedio e a partire dalla firma del presente accordo si applicheranno le seguenti disposizioni:

  1. L’attuale Presidente della Repubblica resta in funzione fino all’insediamento del nuovo presidente eletto;
  2. Conformemente all’articolo 74 della Costituzione, il candidato eletto entrerà in funzione entro dieci giorni a partire dalla pubblicazione dei risultati definitivi delle elezioni presidenziali.
  3. I Deputati nazionali e provinciali, i Senatori, i Governatori e i vice governatori, i Consiglieri urbani, i Sindaci e Vice Sindaci, i Consiglieri dei settori o delle chiefdoms e i Capi di settore e i vice capi di settore in funzione alla data della firma del presente accordo continueranno a svolgere le loro attuali funzioni fino all’insediamento dei loro successori eletti;
  4. Si procederà, subito dopo la firma del presente accordo e entro un periodo non superiore a trenta (30) giorni, alla formazione di un nuovo governo di ampia unità nazionale, composto da rappresentanti della maggioranza presidenziale, dell’opposizione politica e repubblicana e della società civile. Fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 78 della Costituzione, il Primo Ministro sarà un membro dell’opposizione.
  5. Né il Primo ministro, né alcun altro membro del governo di ampia unità nazionale potranno essere candidati per le elezioni del Presidente della Repubblica. I membri del governo che vorranno candidarsi per la presidenza della Repubblica dovranno dimettersi dal loro incarico di Primo Ministro e di Ministro almeno novanta (90) giorni prima della data delle elezioni presidenziali, prevista secondo il calendario elettorale annunciato nell’articolo 6 (b).
  6. Essendo l’essenza di questo accordo il consenso, questo principio resterà in vigore anche in occasione della designazione del primo ministro e della formazione del governo di ampia unità nazionale. Il consenso regola anche i rapporti tra il Governo e il Parlamento. La base parlamentare del Governo, e quindi del primo ministro, è l’insieme dei deputati, maggioranza e opposizione compresa. La stessa cosa vale per il Senato; e ciò per facilitare il lavoro del Governo e permettergli di adempiere, convenientemente, la sua missione.
  7. La Costituzione della Repubblica non potrà essere oggetto di alcun emendamento prima della fine del ciclo elettorale menzionato nel presente accordo e dell’effettivo insediamento dei nuovi eletti. h. Riconoscendo le circostanze eccezionali di questo periodo intermedio, non sarà possibile procedere né all’elaborazione di una nuova Costituzione, né all’organizzazione di un referendum costituzionale, fino alla fine del periodo intermedio e all’effettivo insediamento dei nuovi eletti.[13]

c. La ripresa dei lavori

Il 30 settembre, sono ripresi i lavori del dialogo politico. Ma l’assemblea plenaria è stata immediatamente sospesa per continuare i lavori nell’ambito di una commissione di lavoro composta da 5 rappresentanti della maggioranza, 5 dell’opposizione, 3 della società civile e 2 delle personalità. Essendo il progetto di accordo già disponibile, la maggioranza presidenziale e l’opposizione hanno deciso di istituire questo gruppo di lavoro per cercare il consenso su alcuni punti sensibili che ancora li separano. L’assemblea Plenaria riprenderà il 1° ottobre con un intervento di Corneille Naanga, presidente della commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), sulle questioni relative alle diverse date del processo elettorale, in particolare per quanto riguarda le elezioni presidenziali.[14]

Il 1° ottobre, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha presentato una messa a punto sulla sospensione della sua partecipazione al dialogo nazionale.

In questo comunicato articolato in nove punti e letto davanti ai partecipanti al dialogo riuniti in assemblea plenaria, la CENCO ha precisato che «la sospensione della sua partecipazione al dialogo non è motivata da una volontà di discreditare il dialogo in corso, ma piuttosto dal desiderio di salvare questo dialogo che è voluto da tutte le parti e di cui essa è sempre stata, e rimane, uno dei più grandi difensori».

Secondo la CENCO, «considerando che le condizioni poste dall’opposizione sono state prese in considerazione solo parzialmente, nonostante il fatto che essa si sia più volte pronunciata su tale questione, il dialogo in corso continua ad essere caratterizzato dall’assenza di famiglie politiche che sono riuscite a fare aderire una gran parte della popolazione alle loro tesi».

In queste condizioni, i vescovi cattolici ritengono che le risoluzioni di questo dialogo rischiano di non raccogliere l’adesione di gran parte della popolazione: «I tristi avvenimenti del 19 e 20 settembre 2016, che tutti abbiamo giustamente condannato, hanno più che sufficientemente dimostrato che molti cittadini non si sentono implicati nel compromesso che potrebbe nascere dal dialogo e ciò qualsiasi possano essere le sue risoluzioni finali. La crisi politica non sarà quindi stata risolta». È per questo che la CENCO ha sospeso la sua partecipazione ai lavori del dialogo in corso. Ormai, il suo obiettivo è di «lavorare per ottenere un ampio consenso e le condizioni per un dialogo inclusivo».

La CENCO ha ricordato i “principi fondamentali” che dovrebbero far parte dell’accordo politico atteso alla fine del dialogo. Per i vescovi, l’attuale dialogo può continuare, ma le sue conclusioni dovrebbero essere aperte alle proposte del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento: «In questo momento, la CENCO incoraggia la continuazione dei lavori del dialogo in corso e raccomanda che siano presi in considerazione i principi fondamentali che essa ha sempre difeso e che sono stati inclusi nel suo ultimo comunicato del 20 settembre 2016. La CENCO chiederà al Raggruppamento dell’opposizione, che si riunirà in conclave nei prossimi giorni, di fare delle proposte di emendamenti, nel rispetto della costituzione e nel desiderio di costruire la pace (…). La CENCO auspica che sia istituito, al più presto possibile, un ambito inclusivo che permetta di trovare un compromesso accettabile per tutti. Sarebbe la garanzia di una pace solida e duratura di cui il Paese ha bisogno». Secondo la CENCO, ci sono ancora molti sforzi e sacrifici da compiere, sia da parte della maggioranza al governo che del Raggruppamento dell’opposizione, per raggiungere questo nobile obiettivo. Si tratta di una «responsabilità storica che ognuno deve assumere con lucidità».[15]

Il 1° ottobre, intervenendo durante l’assemblea plenaria del dialogo politico, il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha annunciato che l’operazione di registrazione degli elettori già in corso terminerà il 31 luglio 2017. Ne seguirà una serie di operazioni che dureranno 504 giorni e che culmineranno con le elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali.

Corneille Nangaa ha annunciato che, fino al 31 luglio 2017, saranno circa 45 milioni di aventi diritto al voto che saranno iscritti sulle liste degli elettori. In seguito, si prevede la ripartizione dei seggi secondo le diverse circoscrizioni elettorali, l’ordine dei materiali elettorali ritenuti sensibili (le schede elettorali, i fogli per i verbali di constatazione degli elettori che avranno votato, i fogli per i verbali del conteggio dei voti, le schede dei risultati, …) e la loro distribuzione sul territorio. Circa la data della convocazione dell’elettorato, Corneille Nangaa ha affermato che, «tenendo conto delle varie difficoltà legali e finanziarie e con l’appoggio della comunità internazionale, abbiamo potuto individuare alcune indicazioni. Termineremo la revisione del registro elettorale il 31 luglio 2017 e la convocazione dell’elettorato potrebbe aver luogo nel mese di novembre 2017. In seguito la CENI elaborerà gli algoritmi per l’assegnazione dei seggi secondo le varie circoscrizioni elettorali. Dopo di che il Parlamento dovrà approvare un annesso alla legge elettorale. Si procederà poi alla convocazione dell’elettorato che coinciderà con l’inizio dell’operazione di registrazione delle candidature». Infine, la formazione degli agenti elettorali dovrebbe terminare sette giorni prima del giorno dello svolgimento delle elezioni. Ma questa data non è ancora stata annunciata in modo esplicito. Ma se l’insieme delle operazioni preparatorie dovrà durare 504 giorni a partire dal 31 luglio 2017, è molto probabile che si arrivi a dicembre 2018. I calcoli della Ceni sono basati sul presupposto di un’unica operazione elettorale che abbina le elezioni presidenziali alle legislative nazionali e provinciali, come approvato dai partecipanti al dialogo.

Ma durante il dibattito che è seguito all’esposizione del presidente della Commissione elettorale, l’opposizione ha chiesto che, per l’attuale contesto politico, la Ceni comprima, nella misura del possibile, le date da essa indicate, in modo da poter convocare l’elettorato il 30 settembre 2017 e indire le elezioni sei mesi dopo (marzo 2018). In effetti, l’opposizione sostiene che il Parlamento può approvare la legge sulla ripartizione dei seggi in una settimana, invece dei 54 giorni previsti dalla CENI, dal momento che la revisione della Costituzione era stata approvata in soli tre giorni. Da parte sua, la maggioranza presidenziale si dice convinta che non si debba politicizzare una questione che è soprattutto tecnica e che occorra attenersi a ciò che dice la CENI, unica istituzione costituzionalmente competente in materia.

Le discussioni proseguiranno all’interno del gruppo di lavoro. A questo proposito, Leonard She Okitundu, uno dei portavoce della maggioranza presidenziale partecipante al dialogo nazionale, ha dichiarato che «abbiamo creato un gruppo di lavoro per prendere in considerazione la relazione della CENI e per esaminare le reazioni delle varie parti circa le questioni relative all’accordo politico. Sarà nella riunione del gruppo di lavoro che si discuteranno le opzioni relative alle date delle elezioni e all’accordo politico sulla gestione consensuale del governo».[16]

Secondo il presidente della commissione elettorale, a partire da luglio 2017, mese in cui il nuovo registro elettorale sarà a disponibile, occorreranno circa 504 giorni per poter effettuare tutte le complesse operazioni pre-elettorali. Secondo le sue dichiarazioni, le sfide da superare fino alla data delle elezioni presidenziali, abbinate alle legislative nazionali e provinciali, sono sia legali che tecniche, per non parlare dei vincoli finanziari. Sul fronte legislativo, occorrerà una legge sulla ripartizione dei seggi per circoscrizione elettorale. La base di questa legge sarà l’insieme dei dati del nuovo registro elettorale che sarà disponibile a partire dal mese di luglio 2017. Ma in quella data, i Parlamentari si troveranno in vacanze, anche se potrebbero interromperle per gli interessi superiori della nazione. Una volta che questa legge è pronta, la CENI procederà alla registrazione delle candidature per le varie elezioni (presidenziali, legislative nazionali e provinciali). Dopo questo passo, la CENI dovrà ordinare le schede elettorali di voto, per la cui produzione ci vorrà un certo tempo, come pure per la loro distribuzione nei vari seggi elettorali sparsi su tutto il territorio nazionale. La stessa cosa vale anche per le urne, gli inchiostri e tutti gli altri materiali elettorali cosiddetti sensibili. Inoltre, la CENI dovrà assumere e formare il personale elettorale necessario. Il superamento di queste sfide richiederà che il governo ne assicuri il finanziamento. In caso contrario, il calendario elettorale che è stato presentato, ma non ancora oggetto di consenso, non potrà essere rispettato. Altre incognite che pesano sul calendario proposto dalla CENI sono d’ordine politico: l’atteggiamento del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento e la buona fede (o mala fede) della maggioranza presidenziale.[17]

2. IL VERO “DIALOGO INCLUSIVO” SECONDO IL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE

Il 26 settembre, in una conferenza stampa a Kinshasa, il presidente del partito politico di opposizione Congo na biso (CNB), Freddy Matungulu, ha chiesto «un dialogo veramente inclusivo che riunisca il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento, da una parte, e i delegati che partecipano attualmente al dialogo politico in corso presso la Cittadella dell’Unione africana, dall’altra». Egli ha insistito: «Vogliamo un dialogo veramente inclusivo. Tale dialogo tra i rappresentanti dei “Kabilisti”, che sono attualmente riuniti in conclave presso la Cittadella dell’Unione africana, e i rappresentanti del Raggruppamento dell’opposizione». Egli ha aggiunto che l’accordo risultante da tale dialogo dovrebbe essere il risultato di un consenso, precisando che «questo accordo potrà essere raggiunto solo se i due gruppi si incontrano per arrivare a questo consenso, un consenso che non potrà ignorare le esigenze della costituzione del nostro paese». Secondo Freddy Matungulu, moderatore della piattaforma denominata “Dinamica dell’opposizione”, quelli che stanno attualmente partecipando al dialogo sotto la facilitazione di Edem Kodjo appartengono al cerchio del presidente Joseph Kabila. Egli ha pertanto ritenuto che, alla fine del conclave della Cittadella dell’Unione Africana, sarà opportuno che «i due gruppi si incontrino il più presto possibile».[18]

Il 27 settembre, nel corso di un’intervista, Christian Mwando, deputato dell’opposizione e membro del G7, ha chiesto l’organizzazione di ciò che egli ha definito “vero dialogo”: «Ci sono due campi: quello della Cittadella dell’Unione Africana, con il progetto d’accordo che già hanno preparato e quello del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento che ha già consegnato le sue richieste alla Presidenza dell’Unione africana. Non accettiamo il dialogo in corso, perché sapevamo fin dall’inizio che il suo obiettivo era di ottenere il rinvio del calendario elettorale. Se vogliamo andare al dialogo con l’appoggio della comunità internazionale, è per vedere come risolvere la questione del dopo 19 dicembre 2016, in modo che tutto finisca bene e per trovare una soluzione sul futuro di Kabila dopo quella data». Concludendo, egli ha affermato che, «se non ci sarà un vero dialogo inclusivo, il 19 dicembre prenderemo atto che Kabila non avrà più alcun mandato e che non potrà più esercitare le sue funzioni di Presidente della Repubblica. La costituzione prevede i meccanismi per la sua sostituzione».[19]

3. LA POSIZIONE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Il 16 settembre, in un suo comunicato, il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato che «gli Stati Uniti sono favorevoli ad un dialogo continuo e inclusivo,in vista dell’elaborazione di un piano consensuale che accordi la priorità alle elezioni presidenziali, organizzandole appena sia tecnicamente possibile, al fine di garantire un passaggio pacifico del potere politico. Incoraggiamo tutte le parti interessate ad impegnarsi in modo pacifico e costruttivo nel processo di dialogo».[20]

Il 19 settembre, in un suo comunicato, il ministero degli Esteri francese ha espresso il suo rammarico per il fatto che la Commissione elettorale non abbia convocato le elezioni entro i tempi previsti dalla costituzione e ha chiesto di «accelerare la preparazione trasparente delle elezioni presidenziali». Egli ha sottolineato che «è necessario che il calendario elettorale sia pubblicato il più presto possibile e che il periodo di rinvio delle elezioni sia il più breve possibile».[21]

Il 20 settembre, in un tweet, il segretario di Stato americano ha fatto sapere che le elezioni non dovranno oltrepassare il 2017. Il capo della diplomazia statunitense sa che ormai è difficile, o impossibile, organizzare le elezioni presidenziali entro quest’anno. Realistico, ha avuto il coraggio di dirlo pubblicamente. Concesso un altro anno a Kabila, ma non di più. Un anno per assicurare l’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali. Sembra essere questa la posizione anche della Chiesa cattolica e della parte dell’opposizione che partecipa al dialogo.[22]

Il 24 settembre, in un comunicato congiunto pubblicato a New York, diverse organizzazioni internazionali: l’Unione Africana, le Nazioni Unite, l’Unione Europea e l’Organizzazione Internazionale della Francofonia hanno ancora una volta insistito sulla necessità del dialogo e di una rapida organizzazione di elezioni credibili. Il Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per le Operazioni di Pace di pace, El Ghassim Wane, ha dichiarato: «Abbiamo ribadito il nostro appoggio al dialogo nazionale in corso, sottolineando al tempo stesso la necessità di un’inclusività la più ampia possibile, perché solo l’inclusività è una garanzia di stabilità e una garanzia di successo. Un dialogo inclusivo è la condizione di una stabilità duratura e della creazione delle condizioni necessarie per l’organizzazione, nel più breve tempo possibile, di elezioni che siano trasparenti e credibili, nell’ambito della Costituzione congolese, in modo da poter consolidare i risultati ottenuti da oltre un decennio».[23]

Il 26 settembre, in un’intervista rilasciata a Jeune Afrique, l’attuale primo ministro francese, Manuel Valls, ha ricordato che, alla fine del suo mandato, il Presidente Joseph Kabila non potrà ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale: «La RDCongo è un paese enorme, con notevoli risorse, ma con forti tensioni, soprattutto all’est, provocate da uno sfruttamento insufficientemente controllato di queste ricchezze … Le prossime elezioni dovranno essere organizzate nel rigoroso rispetto delle norme costituzionali, tra cui quelle relative alla limitazione di soli due mandati presidenziali consecutivi».[24]

Il 29 settembre, davanti agli studenti della Scuola di Affari Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche di Parigi, il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha affermato che «la RDCongo è un paese vasto con enormi risorse economiche e un grande potenziale umano, ma sull’orlo della guerra civile (…) perché c’è un presidente che vuole rimanere al potere, anche se la costituzione gli impedisce di ripresentarsi come candidato».[25]

4. DUE APPELLI DELLA SOCIETÀ CIVILE AL PRESIDENTE KABILA

Il 23 settembre, in una lettera, la Nuova Dinamica della Società Civile (NDSC) e la coalizione congolese della campagna internazionale “Giriamo pagina per il cambiamento democratico in Africa”, hanno chiesto al presidente della Repubblica, Joseph Kabila, di privilegiare la pace e la coesione nazionale per evitare che il paese cada nel circolo vizioso della violenza. Per il presidente nazionale della NDSC, Jean-Chrysostome Kijana, il paese può evitare la spirale della violenza, se il Capo dello Stato si pronunciasse ufficialmente sulla fine del suo mandato.[26]

Il 26 settembre, una ONG con sede a Londra (UK), Peace for Congo, ha chiesto al Capo dello Stato, Joseph Kabila, di pronunciarsi pubblicamente sulla fine del suo mandato presidenziale, Ciò contribuirebbe ad abbassare la tensione politica che il paese sta vivendo. «Per rasserenare il clima politico, Joseph Kabila dovrebbe parlare al popolo. Potrebbe dire che non si candiderà per un terzo mandato presidenziale. Se lo dicesse apertamente, si risolverebbero molte cose», ha detto il coordinatore di Peace for Congo, Isaac Shengezi.[27]

5. QUANDO LA VIOLENZA DIVENTA VIOLENZA DI STATO

Il 27 settembre, da Ginevra, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato la violenza con cui le forze di sicurezza hanno represso le manifestazioni del 19 e 20 settembre a Kinshasa. Egli si è detto preoccupato per la violenza che ha caratterizzatola repressione, ma anche per la possibilità che le forze di sicurezza abbiano premeditato questa repressione. Secondo le Nazioni Unite, durante gli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza, sono rimaste uccise almeno 53 persone, tra cui 49 civili e quattro agenti di polizia. 127 sono i civili rimasti feriti in seguito agli interventi della Guardia Repubblicana, dell’esercito e della polizia.

Il documento delle Nazioni Unite segnala la responsabilità delle autorità di Kinshasa: almeno 368 le persone arrestate sull’insieme del territorio nazionale, dei giovani reclutati e pagati per perturbare le manifestazioni e membri delle forze di sicurezza che sarebbero direttamente implicati in atti di saccheggio. Fatto ancor più grave, a differenza del governo congolese che sostiene di essere stato costretto ad intervenire di fronte a manifestanti vandalici, l’Alto Commissario per i diritti umani afferma che «le forze di sicurezza hanno fatto ricorso ad una violenza eccessiva e alle armi».A conferma di ciò, le Nazioni Unite affermano che molte vittime ferite da proiettili di armi da fuoco non sono state colpite alle gambe o sulle braccia, ma al torace o alla testa. Si tratta di un indizio che potrebbe indicare che è stato dato l’ordine di “sparare per uccidere”.

Infine, i brutali arresti di giornalisti e fotografi prima degli incidenti e l’averli trattenuti per diverse ore potrebbe, ancora una volta, secondo le Nazioni Unite, dimostrare che la violenta repressione della manifestazione fosse stata pianificata. Come l’insieme della comunità internazionale, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani chiede pertanto che si apra un’inchiesta indipendente, trasparente e credibile su questi fatti.[28]

Cento trentotto persone arrestate durante i disordini di Kinshasa sono già state processate con procedura di flagranza di reato. Trentotto persone sono state assolte, mentre un centinaio di altre sono state condannate a pene che vanno da 45 giorni a 25 anni di carcere. Queste persone sono state accusate per atti di saccheggio, incendio e distruzione dolosa commessi durante gli scontri del 19 e 20 settembre. I processi si sono svolti presso i Tribunali di grande istanza di Gombe e di Kalamu e presso i Tribunali di pace di Makala e Kasavubu. Altre sessantotto persone arrestate per gli stessi motivi sono ancora in attesa di essere presentate davanti ai giudici.

Il Presidente del gruppo di avvocati che difendono queste persone, Papy Niango, ha affermato che il pubblico ministero non ha fornito alcun “indizio grave” di colpevolezza degli imputati. Secondo l’avvocato Georges Kapiamba, «si tratta di processi rapidi e iniqui, organizzati su richiesta del Governo, per intimidire maggiormente la popolazione e i membri dei partiti politici dell’opposizione». Da parte sua, Emmanuel Cole, della Fondazione Bill Clinton per la Pace, si è detto sorpreso del fatto che, tra gli accusati dalla giustizia congolese, non c’è alcun militare, né alcun agente della polizia.[29]

Il 28 settembre, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato delle sanzioni finanziarie contro due generali congolesi: Gabriel Amisi Kumba e John Numbi, rispettivamente comandante della prima zona di difesa dell’esercito congolese e, il secondo, ex capo della polizia nazionale congolese.

I loro beni eventualmente depositati negli Stati Uniti saranno congelati ed ad ogni cittadino statunitense sarà interdetto di realizzare transazioni finanziarie con questi due individui.

Direttore dell’agenzia del Tesoro che emette queste sanzioni, John Smith a affermato che «questi due generali sono implicati in azioni che hanno minato il processo democratico congolese, represso le libertà politiche e violato i diritti del popolo congolese, rischiando di aggravare l’instabilità non solo del paese, ma anche della regione dei Grandi Laghi».

Il generale Amisi Kumba è accusato di essere stato al comando di unità delle FARDC che hanno represso delle manifestazioni politiche. Citando «l’uso eccessivo della forza e di armi letali durante le manifestazioni (…) in particolare in quella del mese di gennaio 2015», il dipartimento del Tesoro statunitense ha affermato che, «anche nelle province dell’ovest, tra cui Kinshasa, è stato segnalato un numero sempre più crescente di violazioni dei diritti alla libertà di espressione e di riunione».

Da parte sua, il generale John Numbi è accusato di aver fatto ricorso ad «atti d’intimidazione per assicurare la vittoria dei candidati della coalizione del presidente Kabila» in occasione delle elezioni dei nuovi governatori nel mese di marzo 2016. Egli ha minacciato di morte dei candidati dell’opposizione se non si fossero volontariamente ritirati e tre di loro l’hanno effettivamente fatto. Si sospetta anche che abbia chiesto ai deputati provinciali – elettori dei Governatori – di scrivere dei numeri di identificazione sulle loro schede elettorali, per controllare i loro voti. Se John Numbi non è più membro ufficiale del governo, rimane però “un consigliere influente del presidente Kabila“.[30]

Il 29 settembre, Human Rights Watch (HRW) ha chiesto all’Unione Europea e Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di adottare delle sanzioni simili a quelle che gli Stati Uniti hanno decretato contro i generali Gabriel Amisi e John Numbi. Secondo Ida Sawyer, ricercatrice di HRW per l’Africa, «il fatto che gli Stati Uniti abbiano annunciato delle sanzioni mirate contro due alti ufficiali delle forze di sicurezza congolesi costituisce un messaggio chiaro e forte: la repressione violenta delle manifestazioni politiche da parte del governo e le altre gravi violazioni dei diritti umani non rimarranno senza conseguenze». HRW auspica anche che gli Stati Uniti estendino le sanzioni ad altre situazioni: «per avere un impatto maggiore, gli Stati Uniti dovrebbero estendere le sanzioni anche ad altri alti funzionari del Governo, della sicurezza e dei servizi di intelligence responsabili della brutale repressione in corso negli ultimi due anni».[31]

[1] Cf Radio Okapi, 19.09.’16

[2] Cf Radio Okapi, 20.09.’16

[3] Cf Radio Okapi, 20.09.’16

[4] Cf Actualité.cd, 21.09.’16 https://actualite.cd/2016/09/21/kamerhe-continuons-a-perdre-temps-plus-glissement-sera-glissade-ca-sera-terrible-interview/

[5] Cf Radio Okapi, 22.09.’16

[6] Cf Stany Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 22.09.’16

[7] Cf Actualité.cd, 23.09.’16; Politico.cd, 23.09.’16

[8] Cf Radio Okapi, 23.09.’16

[9] Cf Radio Okapi, 24.09.’16

[10] Cf Radio Okapi, 23.09.’16

[11] Cf Radio Okapi, 26.09.’16

[12] Cf Radio Okapi, 26.09.’16

[13] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 26.09.’16 Testo completo:

 http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15279:projet-d-accord-politique-global-pour-l-organisation-d-elections-credibles-et-apaisees-en-rdc&catid=90:online-depeches&Itemid=468

[14] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 30.09.’16 e Actualité.cd, 30.09.’16

[15] Cf Radio Okapi, 01.10.’16; Actualité.cd, 01.10.’16

[16] Cf Radio Okapi, 01.10.’16 ; Actualité.cd, 01.10.’16

[17] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 01.10.’16

[18] Cf Radio Okapi, 27.09.’16

[19] Cf Actualité.cd, 28.09.’16

[20] Cf 7sur7.cd,17.09.’16

[21] Cf AFP – Africatime, 19.09.’16

[22] Cf 7sur7.cd, 21.09.’16

[23] Cf RFI, 25.09.’16

[24] Cf Politico.cd, 29.09.’16

[25] Cf Politico.cd, 29.09.’16

[26] Cf Radio Okapi, 26.09.’16

[27] Cf Radio Okapi, 26.09.’16

[28] Cf RFI, 28.09.’16

[29] Cf Radio Okapi, 28.09.’16 e RFI, 29.09.’16

[30] Cf AFP – Radio Okapi, 28.09.’16

[31] Cf Actualité.cd, 29.09.’16