Congo Attualità n. 192

INDICE:

EDITORIALE: Prima che non sia troppo tardi

1. LA RIPRESA DEI COMBATTIMENTI FRA L’M23 E L’ESERCITO CONGOLESE

2. LA BRIGATA D’INTERVENTO DELL’ONU A FIANCO DELLE FARDC CONTRO L’M23

3. LE DICHIARAZIONI DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE.

 

EDITORIALE: Prima che non sia troppo tardi

 

1. LA RIPRESA DEI COMBATTIMENTI FRA L’M23 E L’ESERCITO CONGOLESE

Il 21 agosto, dopo un mese di tregua, sono ripresi gli scontri tra l’esercito congolese (FARDC) e l’M23. I combattimenti continuano intorno a Kibati, Mutaho e Kanyarucinya a circa quindici chilometri a nord di Goma. Come sempre le due parti si rigettano la responsabilità dell’inizio dei combattimenti. Inoltre, delle unità dell’esercito ruandese, RDF, venute in rinforzo all’M23, sarebbero stati viste al fronte. Il che costituisce, sotto gli occhi di tutti, comprese la MONUSCO (la forza Onu in RDCongo) e Mary Robinson, una flagrante violazione dell’Accordo-quadro firmato il 24 febbraio 2013, ad Addis Abeba. Il nome di un ufficiale ruandese, un certo Gatama, sarebbe sempre più citato a capo del plotone ruandese venuto in rinforzo all’M23.[1]

Secondo il portavoce militare della Monusco, il tenente colonnello Prosper Felix Basse, “bisogna ricordare che il 13, 14, 16 e 20 agosto, abbiamo osservato sporadici combattimenti con armi leggere tra le due parti. Dal 21, le cose si sono accelerate intorno alle 19 e 30. Entrambe le parti hanno combattuto con colpi di mortai, lanciarazzi multipli e anche artiglieria. Ripresi verso le 5 del mattino del 22 agosto, questi combattimenti sono stati molto intensi fino alle ore 13 circa, quando abbiamo osservato che le FARDC guadagnavano terreno“.[2]

Il 22 agosto, in una dichiarazione rilasciata dopo la ripresa dei combattimenti, il capo della Monusco, Martin Kobler, ha detto di aver “ordinato alla Forza della Monusco di reagire e di prendere le misure necessarie per proteggere civili e impedire ogni avanzata dell’M23“. Il portavoce militare della Monusco, Felix-Prosper Basse, ha spiegato che “in conformità con il loro mandato, le truppe delle Nazioni Unite sono lì per proteggere i civili e fornire un supporto, in caso di bisogno, alle FARDC che si comportano, per il momento, molto bene al fronte “.[3]

Il 22 agosto, nel pomeriggio, varie granate sono cadute su due quartieri della città di Goma, lontani della linea del fronte. Dal lato sinistro di Katindo, si sono registrati ingenti danni e la casa di un funzionario della Monusco è stata parzialmente danneggiata. Nel quartiere Murara, il bilancio fornito dai leader locali segnala cinque feriti gravi, tra cui tre bambini. Le autorità municipali e il servizio di protezione civile, arrivato sul luogo, non hanno voluto pronunciarsi sull’origine di queste granate. Dicono di attendere un’indagine balistica per determinare l’origine di queste granate e la natura dell’arma che le ha tirate. Una bomba sarebbe caduta anche sul territorio ruandese.[4]

Il governatore della provincia, Julien Paluku, ha dichiarato che “in totale, abbiamo subito cinque granate. C’è una parte che è caduta nei pressi dell’Università di Goma, un’altra attorno alla prigione centrale. E altre in quartieri abitati della città di Goma, cosa che ha inquietato l’intera popolazione. Il bilancio attuale e provvisorio è di quattro morti, tra cui tre bambini e una donna, e dodici persone ferite.”

Una fonte delle Nazioni Unite ha riferito, nel corso della giornata, che un totale di “11 granate ” sono cadute in due tempi e hanno colpito i quartieri “Katindo, Murara, Birere Muzenze e il nord dell’aeroporto “. Per il colonnello Olivier Hamuli, portavoce delle FARDC nel Nord-Kivu, le granate cadute nella città di Goma “potrebbero provenire dal Rwanda” e non da posizioni dei ribelli dell’M23 che sono state, secondo lui, “respinte” durante i combattimenti in corso a Kibati, a più di quindici chilometri dalla città .

Il vice governatore del Nord-Kivu, Feller Lutahichirwa, ha osservato che i primi accertamenti effettuati sui siti d’impatto indicano che queste granate sarebbero state sparate a partire dal territorio ruandese e non dalle posizioni della M23. Ha tuttavia ritenuto che un’indagine balistica regionale è necessaria per ottenere maggiori informazioni circa la loro provenienza. “Le granate che abbiamo visto provenivano da est della città verso ovest, e ad est della città di Goma c’è il paese vicino, il Ruanda “, ha detto Feller Lutahichirwa. Un altro elemento che fa dire al vice governatore che queste granate sarebbero venute dal Ruanda: i ribelli dell’M23 sono a oltre 20 km a nord della città di Goma, dopo essere stati respinti dalle forze armate della RDCongo ( FARDC). Alcuni abitanti di Goma, infatti, hanno affermato di aver osservato la traiettoria di alcune granate che sarebbero provenute dalle parti di Rubavu, in territorio ruandese. Secondo alcune fonti, potrebbe trattarsi di rappresaglie da parte dell’esercito ruandese in risposta a tiri partiti dal territorio congolese che avrebbero danneggiato alcuni edifici in Rwanda. A questo proposito, l’M23 è accusato di essere all’origine di questa provocazione destinata in realtà a dare all’esercito ruandese un pretesto per reagire.

Secondo il portavoce dell’M23, il tenente colonnello Vianney Kazarama, i tiri sono prevenuti dall’esercito congolese a partire da Sake, dove si trova la sua artiglieria pesante, e cercavano di colpire la comunità ruandofona insediata a Goma.[5]

Secondo un comunicato del Ministero della Difesa ruandese pubblicato in serata, il Ruanda ha accusato l’esercito congolese di avere deliberatamente lanciato un razzo sul villaggio ruandese di Bugu, situato pochi chilometri a nord di Gisenyi, città di confine nei pressi di Goma. Secondo la dichiarazione, il razzo non ha fatto né morti né feriti ma danni materiali. Denunciando un “atto provocatorio“, il portavoce dell’esercito ruandese, il generale Joseph Nzabamwita, ha detto che “i bombardamenti di oggi sono del tutto ingiustificati e insensati“.[6]

Il 23 agosto, in una dichiarazione a Radio Okapi, il portavoce militare delle Nazioni Unite, il tenente colonnello Prosper Basse, ha detto che “il 22 agosto verso le ore 14, l’M23 ha tirato granate a sud di Munigi causando la morte di una donna e di un bambino e diciassette civili sono stati feriti. Intorno al 15 e 30, abbiamo visto che l’M23 ha ancora lanciato di razzi verso Munigi. Ma questi razzi sono caduti a Kanyaruchinya e hanno causato 9 altri feriti e ucciso due persone”. Ha aggiunto che “la Monusco è ormai impegnata a fianco delle FARDC (Forze Armate della RDCongo), in considerazione della minaccia alla sicurezza posta dall’M23 contro le popolazioni di Kibati ma anche e soprattutto di Goma“. [7]

Il 23 agosto, il Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDCongo, Martin Kobler, che risiede a Goma, accompagnato dal Comandante della Forza della Monusco, ha visitato la linea del fronte di Kanyaruchinya, a circa dieci chilometri a nord della capitale del Nord-Kivu, per rendersi conto dell’applicazione della parola d’ordine che aveva dato il giorno prima ai caschi blu di proteggere i civili e d’impedire ogni avanzata dell’M23 verso Goma. Arroccato sull’alto colle di Munigi, Martin Kobler ha osservato, per un’ora almeno, il corso dei combattimenti. Egli ha constatato gli scambi dei colpi di mortaio tra le FARDC e l’M23, ma anche e soprattutto il coinvolgimento dell’aviazione delle truppe delle Nazioni Unite a fianco dell’esercito regolare.[8]

Il 23 agosto, in una conferenza stampa a Kinshasa, il portavoce del governo congolese, Lambert Mende ha confermato che “l’iniziativa della ripresa delle ostilità è opera dei ribelli dell’M23 e dei loro alleati ruandesi che hanno lanciato un attacco contro le posizioni delle FARDC a Kibati. Le forze governative sostenute dalla Brigata Internazionale della Monusco hanno reagito sulla difensiva. ” Ha poi dichiarato che questa controffensiva delle FARDC appoggiate dalla Monusco, ha permesso di infliggere ulteriori sconfitte agli attaccanti, 17 dei quali sono stati uccisi, tra cui due dei loro capi, il colonnello Hama e il colonnello Tambwe. Ha anche detto che una dozzina di elementi M23 sono stati catturati. Ha aggiunto che “le FARDC sono state anche in grado di distruggere il deposito delle munizioni dell’M23 à Kibumba, che ha bruciato per tutta la giornata, il che dà un’idea del volume degli approvvigionamenti inviati dal Ruanda in favore di questa forza negativa“. Inoltre, ha parlato di “undici granate cadute giovedì nel primo pomeriggio in due tempi in diversi quartieri della città di Goma, in particolare i quartieri della zona sinistra di Katindo, Murara, Office e nei sobborghi di Munigi. Questa pioggia di bombe ha causato perdite in vite umane e gravi danni materiali, in particolare una donna morta a Munigi con i suoi tre figli, 12 feriti“.

Lambert Mende ha accusato il Ruanda di essere intervenuto a fianco dell’M23 e d’aver lanciato razzi a partire dal suo territorio sulla periferia di Goma. “Secondo le prime informazioni fornite dai nostri esperti, il maggior numero di tiri di razzi provenivano dal territorio della Repubblica del Ruanda. Sono stati localizzati precisamente nelle località di Mukamira e di Rugero nel distretto di confine di Rubavu e in un’altra località, quella di Mahuku “, ha detto, aggiungendo: “È da notare che questi attacchi sanguinosi avevano deliberatamente di mira la popolazione civile di Goma, perché i combattimenti militari propriamente detti tra le FARDC e la coalizione denominata M23 avevano luogo à più di 15 km dalla capitale del Nord-Kivu. Dobbiamo dedurre che ci si trova di fronte a crimini di guerra secondo il diritto internazionale. Il governo della RDC invita le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale a trattarli come tali. Siamo tristi di dover constatare che la destabilizzazione sistematica del Kivu e la balcanizzazione della RDCongo restano nell’agenda di certi ambienti a Kigali, nonostante gli impegni in contrario presi negli incontri internazionali dai nostri colleghi di questo Paese vicino“. Lambert Mende anche ritenuto ” infondate” le informazioni contenute nella dichiarazione del Ministero ruandese della Difesa, secondo cui l’esercito congolese avrebbe deliberatamente lanciato un razzo in territorio ruandese. “Fonti molto credibili hanno testimoniato già da ieri (giovedì) sia presso il nostro governo che presso alcune istanze della Comunità internazionale che delle bombe sono effettivamente cadute in Ruanda a partire dal territorio congolese senza fare vittime umane, ma che – dettaglio molto importante – è l’ M23 che ha lanciato queste bombe in Ruanda per poi accusare l’esercito congolese al fine di giustificare l’entrata in guerra contro la RDCongo di questo Paese che la supporta già in modo ufficioso“, ha dichiarato il portavoce del governo congolese.[9]

Il 23 agosto, il Rappresentante permanente della RDCongo presso le Nazioni Unite, l’ambasciatore Ignace Gata Mavita, in una lettera a Maria Cristina Perceval, Presidente del Consiglio di Sicurezza per il mese di agosto, ha chiesto al Consiglio Sicurezza di:

– Condannare fermamente gli attacchi della forza negativa M23 e dei suoi alleati contro la popolazione civile di Goma e dei suoi dintorni;

– Ordinare il ritiro immediato e incondizionato delle unità regolari dell’esercito ruandese nel territorio della RDCongo;

– Invitare il Ruanda a rispettare gli impegni assunti liberamente, in conformità con l’accordo-quadro firmato ad Addis Abeba il 24 febbraio 2013;

– Considerare gli atti criminali commessi dalla forza negativa M23 dai loro sponsor come crimini di guerra e crimini contro l’umanità e di chiedere al CPI di trattarli come tali.[10]

L’uscita mediatica del portavoce del governo congolese, Lambert Mende, e la lettera dell’ambasciatore Ignace Gata Mavita al Consiglio di sicurezza mettono la comunità internazionale davanti alle sue responsabilità. Le Nazioni Unite sono state le prime a denunciare il coinvolgimento del Ruanda nella nuova ribellione guidata dall’M23. Ma questo non è affatto sufficiente. Kinshasa ritiene necessario andare oltre, prendendo misure costringenti o coercitive. Purtroppo, le condanne fatte qua e là non sono state seguite da azioni, al punto che il Ruanda si è confortato nel suo stato d’intoccabile. La constatazione è che Kigali continua a mantenere la sua impresa omicida nella regione dei Grandi Laghi, facendosi passare per l’eterna vittima di un genocidio in cui la RDCongo non c’entra per niente. I recenti avvenimenti interpellano la comunità internazionale. Nessuna capitale delle potenze planetarie può dunque ignorare la tragedia ricorrente della RDCongo orientale.[11]

Secondo alcuni osservatori, gli ultimi attacchi dell’M23 contro le FARDC sono un modo per lui di far sentire che non è morto, ma è vivo e vegeto, soprattutto con la sua artiglieria pesante che non è ancora stata distrutta. Ciò che l’M23 vuol dire è che esso è ancora essenziale per qualsiasi accordo di pace nel Nord-Kivu, dove dispone ancora di mezzi impressionanti per continuare la guerra. Con questi attacchi, l’M23 starebbe facendo pressione sul governo congolese, per ottenere la propria partecipazione alle Concertazioni nazionali.

Il Presidente della società civile del Nord-Kivu, Thomas d’Aquin Mwiti, respinge con veemenza questa possibilità, perché assicura che si tratta di marionette, lacchè del Ruanda, senza alcuna responsabilità. Dato che è il Ruanda che, secondo lui, detta loro tutto quello che dicono, come hanno fatto a Kampala, egli ritiene che “sarebbe meglio trattare direttamente con il Ruanda, piuttosto che con degli irresponsabili.” Infatti, se i negoziati di Kampala sono ancora in fase di stallo, ciò è dovuto al fatto che l’M23 non ha una lista propria di richieste. Tutto quanto presenta come rivendicazione è confezionato nelle officine dei suoi sponsor ruandese e ugandese con i loro piani di balcanizzazione della RDCongo che cercano invano di materializzare dal 1996. [12]

Il 23 agosto, l’esercito ruandese ha accusato la RDCongo d’avere nuovamente bombardato il suo territorio e ha avvertito che non sarebbe rimasto indefinitamente senza reagire. “Questi bombardamenti continui e insensati dell’esercito congolese sono inaccettabili e devono cessare immediatamente“, ha detto una dichiarazione rilasciata dal portavoce dell’esercito ruandese, il generale Joseph Nzabamwita.

Secondo il generale ruandese, cinque granate sono cadute venerdì pomeriggio in diversi villaggi ruandesi di confine con la RDCongo e la loro traiettoria suggerisce “che sono stati sparati dalle posizioni delle FARDC (Forze Armate della RDCongo), vicino a Mutaho“, un villaggio situato a una ventina di chilometri a nord di Goma e vicino alla linea del fronte con l’M23. “L’esercito ruandese rimane pronto a prendere tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza della popolazione“, ha affermato, sostenendo che i tiri fossero “non accidentali”. “Gli atti provocatori che mettono in pericolo la vita dei cittadini ruandesi non rimarranno eternamente senza risposta“, ha continuato.[13]

 

2. LA BRIGATA D’INTERVENTO DELL’ONU A FIANCO DELLE FARDC CONTRO L’M23

Il 24 agosto, tre persone sono state uccise e altre cinque ferite nell’esplosione di razzi sparati dall’M23 a ovest di Goma. Le due prime granate sono cadute contemporaneamente nel quartiere di Ndosho, dove, secondo il capo del quartiere, una donna di 37 anni e un ragazzo di 14 anni sono stati uccisi. Una terza granata è caduta a Rusayo nella zona di Mugunga, ferendo diverse persone. Queste ultime sono state portate all’ospedale Cebca Ndosho. Secondo la Monusco, i colpi provenivano dal territorio congolese.

La caduta dei proiettili ha causato una viva tensione a Goma, dove degli abitanti hanno manifestato in segno di protesta contro l’apparente passività della Monusco. Dei manifestanti hanno formato un corteo, trasportando il corpo di un bambino ucciso dalla granata nel quartiere di Ndosho (ovest di Goma). Tutti i negozi erano chiusi e il traffico è stato ridotto. Dei veicoli della Monusco stati presi di mira e al personale delle Nazioni Unite è stato chiesto di limitare i suoi spostamenti in città. La polizia nazionale congolese ha disperso i manifestanti con gas lacrimogeni. Due manifestanti sono stati uccisi sul posto.

Esasperati, gli abitanti di Goma domandano da mesi alla Monusco di andare a combattere la ribellione dell’M23. Questi civili non comprendono che dei razzi possano ancora cadere sulla città, mentre la missione delle Nazioni Unite aveva annunciato l’istituzione di una zona di sicurezza intorno a Goma per proteggere la popolazione .

Il capo della MONUSCO, Martin Kobler, ha detto che “questi atti degli elementi dell’M23 non possono essere tollerati, e qualsiasi attacco contro le popolazioni civili e le Nazioni Unite costituisce un crimine di guerra.” Ha assicurato che “questi attacchi contro i civili non resteranno impuniti ” e, in una dichiarazione, ha affermato di aver “ordinato alla Forza della Monusco di reagire con tutta l’energia necessaria contro questi crimini terribili e innominabili.

Ha chiesto di “lasciare che la Monusco faccia il suo lavoro, perché è l’unico modo per aiutarla a riportare la sicurezza in e intorno a Goma, come pure nel Nord-Kivu in generale..” Inoltre, Martin Kobler ha detto di comprendere la rabbia della popolazione. “Per noi, una persona uccisa è un morto di troppo per la popolazione del Nord Kivu. Quindi capisco perfettamente il vostro dolore, che personalmente e come Monusco condividiamo” ha aggiunto.

Il portavoce della Monusco, il tenente colonnello Prosper Basse assicurato di capire “la frustrazione della popolazione civile” e ha ribadito il “sostegno indefettibile” della Monusco alle forze armate della RDCongo (FARDC) .

L’inviata speciale delle Nazioni Unite per i Grandi Laghi, Mary Robinson, ha dichiarato “inaccettabili” gli attacchi contro civili e caschi blu, chiedendo di evitare l’escalation. In una dichiarazione, ha sottolineato l’urgenza di una soluzione politica alla crisi in RDCongo: “Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare un’escalation delle tensioni nella regione, privilegiare il dialogo, rispettare la lettera e lo spirito dell’Accordo-quadro di Addis Abeba“.[14]

Il 24 agosto, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Goma, insieme con il capo della Monusco, Martin Kobler, il comandante della forza della Monusco, il generale Carlos Alberto Do Santos Cruz ha qualificato come crimine di guerra il fatto di tirare razzi contro la popolazione civile. “Questa situazione è inaccettabile, dato si attaccano le popolazioni civili. La popolazione civile non è un obiettivo militare. È un crimine contro l’umanità“, ha detto il generale Carlos Cruz. Il funzionario delle Nazioni Unite ha anche affermato che la Monusco è impegnata sul campo di battaglia ed è disposta a prendere tutti i rischi per difendere la popolazione di Goma.

I Caschi blu si sono impegnati a fianco dell’esercito, dopo il lancio di razzi e granate caduti negli ultimi giorni sui quartieri di Goma. Da parte sua, il portavoce delle FARDC nel Nord Kivu, il colonnello Olivier Hamuli, che ha pure partecipato a questa conferenza stampa, ha confermato la partecipazione e il sostegno della Brigata d’intervento della Monusco a fianco dei soldati congolesi a partire dalla ripresa dei combattimenti.[15]

Il 24 agosto, l’M23 ha inviato una lettera aperta al Segretario Generale delle Nazioni Unite, accusando Kinshasa di bombardare le popolazioni e chiedendo Ban Ki-moon di formare una commissione d’inchiesta indipendente. Secondo l’M23, “il governo congolese ha ridipinto di bianco i suoi elicotteri da combattimento per farli passare per quelli delle Nazioni Unite durante le operazioni contro le sue forze.” [16]

Il 25 agosto, gli abitanti di Goma hanno accusato i Caschi blu uruguaiani d’aver ucciso, tirando sula folla, due civili durante le manifestazioni del giorno precedente, quando i manifestanti hanno cercato di entrare nel loro accampamento situato alla periferia dell’aeroporto. Secondo una fonte militare occidentale, “il distaccamento uruguaiano è stato travolto dalla folla che cercava di entrare nel suo campo e ha sparato per disperderla“. Il presidente uruguaiano José Mujica respinge queste accuse e accusa la polizia congolese. “In nessun momento i caschi blu uruguaiani hanno sparato contro la gente con pallottole vere. Se sono stati sparati proiettili di gomma, questo ha permesso di evitare che (i manifestanti) entrassero nella caserma della Monusco“, ha reagito il portavoce dell’esercito uruguaiano, il colonnello Mario Stevenazzi. Il capo della Monusco, Martin Kobler, ha deplorato la morte dei due manifestanti durante gli avvenimenti del 24 marzo a Goma, senza specificarne le circostanze. Kobler ha anche “chiesto l’apertura di un’inchiesta congiunta da parte della polizia della RDCongo e quella della Monusco“.[17]

Il 25 agosto, il ministero britannico degli Affari esteri ha affermato di aver ritirato, per precauzione, il personale con sede a Goma. Londra dispone, infatti, di “un ufficio di rappresentanza” a Goma. [18]

Il 25 agosto, una relativa calma è stata osservata sulla linea del fronte a Kibati, a circa 20 chilometri a nord di Goma (Nord-Kivu). Il portavoce delle forze armate della RDCongo (FARDC), nel Nord- Kivu, il colonnello Olivier Hamuli, ha dichiarato che l’esercito mantiene ancora le sue posizioni in questa zona di combattimento ed è pronto a reagire contro ogni avanzata dei ribelli dell’M23 verso Goma. Fonti della regione dicono che la Brigata d’intervento della Monusco combatte al fianco delle FARDC per impedire l’avanzata dell’M23. A Goma, non è stata sentita nessuna detonazione, il traffico procedeva normalmente ed i negozi erano tutti aperti. [19]

Il 26 agosto pomeriggio, degli scontri sono stati segnalati tra le FARDC e l’M23, précisamente intorno alla zona comunemente chiamata “Tre Antenne“, a Kibati, a circa 20 chilometri a nord di Goma, nel territorio di Nyiragongo. [20]

Il 28 agosto, i combattimenti tra le FARDC e l’M23 si sono intensificati in mattinata nei pressi di Kibati, circa 20 chilometri a nord di Goma. Le FARDC hanno utilizzato degli elicotteri da combattimento, dei carri armati e delle truppe di terra, mentre le forze della Monusco, “tra cui la Brigata d’intervento” hanno usato i loro elicotteri hanno tirato con mortai e l’artiglieria. Un casco blu tanzaniano è stato ucciso e altri cinque feriti, tre tanzaniani e due sudafricani, in seguito a un razzo lanciato dall’M23 su una posizione dell’ONU presso le alture di Kibati.

Il colonnello Olivier Hamuli, portavoce per l’esercito congolese del Nord-Kivu, ha detto che le FARDC si comportavano bene sul campo di battaglia.

Durante la conferenza stampa settimanale delle Nazioni Unite a Kinshasa, il portavoce militare per Monusco, Madnodge Mounoubai, ha detto che la missione delle Nazioni Unite aveva utilizzato i suoi elicotteri da combattimento e i suoi mezzi d’artiglieria per sostenere l’esercito congolese sulle colline di Kibati e delle Tre antenne. Ha spiegato che “a partire dalle sue posizioni di colline di Kibati, l’M23 dal 21 agosto bombarda ogni tanto Goma, mettendo in pericolo la popolazione civile” e tira anche sulle strutture della missione delle Nazioni Unite. “Tra gli obiettivi del nostro mandato, figura la difesa della popolazione civile. Quindi, siamo impegnati a fianco delle FARDC per sloggiarli da questo luogo, al fine di mettere la popolazione civile al riparo dai loro colpi” ha detto.

Durante questa stessa conferenza, il nuovo Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDCongo, Martin Kobler, ha condannato fermamente gli attacchi contro i civili a Goma. Ha inoltre sottolineato che la Brigata d’intervento della Monusco era una soluzione magica alla crisi nell’est del Congo: “La Brigata d’intervento non può risolvere [da sola] il problema, né politico né militare. Lo scopo è quello di ripristinare l’autorità dello Stato in tutto il territorio della RDCongo. E per raggiungere questo scopo, occorre una collaborazione triplice tra la popolazione, il governo e la comunità internazionale “. La cooperazione tra Monusco e Kinshasa comprende “compiti abbastanza difficili,” ha continuato, precisando che la riforma del settore della sicurezza costituiva la prima priorità. “E’ molto importante riformare le FARDC, perché non è possibile ripristinare l’autorità dello Stato con un esercito che non può farlo“, ha detto. “Non c’è una soluzione militare a questo conflitto“, ha detto Martin Kobler, chiedendo la continuazione dei colloqui di Kampala tra il governo congolese e l’M23. Ma “queste discussioni, attualmente in un vicolo cieco, non escludono l’uso di mezzi militari“, ha sfumato.

Il nuovo Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDCongo ha anche messo in guardia tutti i perpetratori di violenze sessuali, atti che ha descritto come “terrorismo sessuale”. Per Martin Kobler, un solo caso di stupro è un caso di troppo e merita una punizione esemplare. Ha inoltre annunciato di aver lanciato una lotta accanita contro il fenomeno dei “bambini soldato“.[21]

Il 28 agosto, secondo informazioni ricevute dalla Società civile del Nord Kivu, il colonnello Ninja ex FDLR oggi RDF-Gisenyi, ha appena ricevuto l’ordine dalla gerarchia militare dell’esercito ruandese, di poter lanciare un attaccare su Goma. Un’arma pesante era installata al livello di Rusura in Ruanda (di fronte a Kanyanja) e bombardava le FARDC per sostenere l’M23 in rotta. Inoltre, un’altra arma dello stesso tipo era messa al livello di Kibaya, nel luogo comunemente chiamato Kamakoma. Le autorità governative, la Monusco e le Missioni diplomatiche accreditate in RDCongo sono dunque avvisate. [22]

Il 28 agosto, il governo ha invitato la popolazione di Goma a diffidare della disinformazione che regna in questa città da quando è stato colpita da razzi. Nel corso di una missione in questa provincia, il ministro degli Interni, Richard Muyej, ha anche invitato la gente di Goma a fidarsi della Monusco, le cui forze sono impegnate a fianco dell’esercito congolese nella lotta contro l’M23. Nel corso di una conferenza stampa, il ministro dell’Interno ha affermato la volontà del governo di ridare rapidamente speranza alle popolazioni del Nord-Kivu. Ha messo in guardia gli attori socio-politici della regione contro le insidie ​​di un’intossicazione orchestrata, secondo lui, dal Ruanda per creare panico e distogliere l’attenzione delle autorità della provincia dalla loro missione di difendere il territorio. Per quanto riguarda la ripresa dei combattimenti a Kibati, Richard Muyej ha invitato la popolazione a mantenere la calma e ad evitare reazioni epidermiche come pure conflitti intercomunitari. “Siamo prudenti. Forse fra noi ci sono infiltrati. Identifichiamo questi infiltrati, presentiamoli davanti ai servizi perche siano neutralizzati politicamente. Dimentichiamo le nostre differenze. Non accetteremo mai che si venga a camminare su di noi “, ha detto. Il ministro dell’Interno ha sottolineato l’impegno e il sostegno della Monusco alle Forze armate della RDCongo (FARDC). Egli ha chiesto alla popolazione di sostenere, di confidare e di credere nell’azione della Brigata d’intervento della Monusco attualmente impegnata sul campo di battaglia. Per quanto riguarda la RDCongo, la disciplina ritrovata nei ranghi delle FARDC, la professionalità che sta istallandosi sempre più e la logistica che segue sono altrettante opportunità per difendere le frontiere nazionali dalle avidità straniere.[23]

Il 28 agosto, in serata, intorno alle ore 20, quattro razzi sono caduti sulla città di Goma (Nord- Kivu), uccidendo una persona e facendo dodici feriti gravi nel quartiere di Mabanga nord. Una casa è stata completamente danneggiata nel quartiere Bujovu. Nessuna informazione ufficiale è stata ottenuta sulla provenienza di questi razzi. Tuttavia, secondo un funzionario del governatorato della provincia del Nord-Kivu, due bombe “sono infatti state lanciate a partire da Gisenyi in territorio ruandese” Un tiro di razzo ha colpito la vicina città ruandese di Gisenyi, nei pressi del mercato di Mbugangari, non lontano dal centro della città, adiacente a Goma, dall’altra parte del confine, uccidendo una donna e ferendo gravemente il suo bambino, secondo il Vice Sindaco della città Ezechiel Nsengiyumva Buntu, che ha parlato di tiri “volontari”, senza indicare quale campo ne era all’origine.[24]

Il 29 agosto, a Kibati, dopo una notte relativamente tranquilla, la sparatoria ha ripreso poco prima delle ore 7 (09h00 GMT) in direzione delle posizioni tenute dall’M23. Esse mirano a “sloggiare l’M23 dalle posizioni da cui egli tira sulle posizioni civili“, ha detto il portavoce militare della missione delle Nazioni Unite in Congo (Monusco), il tenente colonnello Prosper Basse. La nuova brigata di intervento delle Nazioni Unite nella RDCongo conduce l’offensiva con la sua artiglieria e i suoi elicotteri, a sostegno dell’esercito regolare congolese contro l’M23. Secondo militari occidentali desiderosi di mantenere l’anonimato, questi bombardamenti potrebbero precedere un’avanzata delle truppe regolari che sono supportate dalla brigata di intervento delle Nazioni Unite. [25]

Il 29 agosto, altri razzi sono caduti in mattinata nella città di Goma. Non si è stati ancora in grado di identificarne la provenienza. L’M23 è stato, tuttavia, formalmente messo in causa per questi tiri sulle popolazioni civili. Gli scoppi di questi esplosivi sentiti intorno a Goma hanno creato il panico tra la popolazione. Nonostante la paura, le attività sociali ed economiche continuano normalmente nella città. Autobus e moto-taxi che assicurano il trasporto in comune sono visibili sulle strade. Negozi, botteghe e banche sono pure aperti nella capitale della provincia del Nord-Kivu, nonostante nuovi scontri tra le FARDC e l’M23 a Kibati, a 20 km dalla capitale del Nord Kivu.

Il capo dell’Ufficio della Monusco nel Nord Kivu ha detto, nel corso di una conferenza stampa, che un razzo caduto a Goma e due altri in Ruanda provenivano dalla zona occupata dall’M23. Ha confermato il bilancio di una persona uccisa e di diverse altre ferite, invitando la popolazione locale a vivere insieme e a non attaccare le “popolazioni ruandofone”. Da parte sua, il portavoce militare nel nord Kivu, il colonnello Olivier Hamuli, ha assicurato che le FARDC mantenevano le loro posizioni dallo scoppio delle ostilità, in Kibati.[26]

Il 29 agosto, dopo la morte di una ruandese uccisa da una granata, il Ruanda ha denunciato, in una dichiarazione pubblicata alla fine della giornata, il bombardamento “inaccettabile” del suo territorio, accusando la RDCongo vicina di prendere come mira la popolazione civile ruandese “Il bombardamento costante del territorio ruandese è inaccettabile, come lo sarebbe per qualsiasi nazione sovrana. I civili ruandesi sono presi di mira dalle forze della RDCongo “, ha detto la ministra degli Esteri del Ruanda, Louise Mushikiwabo, citata in un comunicato ufficiale. “Abbiamo dato prova di moderazione il più a lungo possibile, ma questa provocazione non può più essere tollerata“, ha avvertito, “non esiteremo a difendere il nostro territorio. Il Ruanda ha la responsabilità di difendere la sua popolazione “. Le autorità di Kigali accusano l’esercito della RDCongo ( FARDC ) di aver tirato ” volontariamente” su Gisenyi. Esse aggiungono che meno di due ore dopo, un’altra granata ha colpito Gisenyi, in prossimità del punto di attraversamento verso Goma, ferendo una persona, e che altre otto granate sono cadute nel villaggio di confine di Busasamana, circa 20 chilometri a nord di Gisenyi . “Un totale di 34 granate sono state sparate sul Ruanda nel mese scorso dalle forze della RDCongo “, afferma Kigali in questo comunicato.

Kinshasa respinge l’accusa di Kigali e afferma addirittura che il Ruanda ha bombardato il proprio territorio  è in ogni caso quanto indica il portavoce del governo congolese,  Lambert Mende Omalanga : “Dei testimoni hanno visto un lancio di granata nei pressi del confine del luogo chiamato la Grande Barriera, tirato dalle forze ruandesi verso il Ruanda. Sono dunque delle sceneggiate che non coinvolgerebbero nemmeno più l’M23. L’esercito ruandese stesso ha tirato a mezzogiorno di oggi, dal Ruanda sul Ruanda.” Secondo dei giornalisti, dei veicoli militari ruandesi, tra cui carri armati, sono stati visti la sera, sulla strada che collega Kigali a Gisenyi, in direzione del confine con la RDCongo. [27]

Il 29 agosto, fonti diplomatiche hanno affermato che l’Onu ha “informazioni credibili e coerenti” circa un appoggio dell’esercito ruandese ai ribelli dell’M23 durante i combattimenti in corso. Secondo tali fonti diplomatiche che citano un rapporto del sotto-Segretario Generale per le operazioni di mantenimento della pace, Edmond Mulet, che ha parlato al Consiglio di sicurezza in occasione di una riunione a porte chiuse sull’attuale situazione della RDCongo, anche “in questi ultimi giorni“, truppe ruandesi si sono infiltrate nella RDCongo, il che ha costretto il Segretario Generale Ban Ki-moon a contattare il presidente ruandese Paul Kagame per incitarlo alla moderazione. Sempre secondo i diplomatici, Edmond Mulet ha detto al Consiglio che la Monusco (Missione delle Nazioni Unite) ha «constatato dei tiri dell’artiglieria dell’M23 verso il Ruanda», mentre Kigali accusa l’esercito congolese di aver sparato sul suo territorio. Edmond Mulet ha aggiunto che la Monusco non ha mai visto le forze governative congolesi (FARDC) sparare sul Ruanda. «I tiri dell’artiglieria provenivano da zone dove le FARDC non erano presenti», ha detto precisando che, «secondo i rilievi eseguiti, gli obici lanciati contro il Ruanda provenivano da posizioni occupate dall’M23». La tesi delle Nazioni Unite è che il Ruanda sta cercando un pretesto per intervenire nella RDCongo. Per questo, il Consiglio di Sicurezza ha pubblicato una dichiarazione in cui «condanna nei termini più forti gli attacchi, ripetuti e mirati, dell’M23 contro i civili e la stessa Monusco». La dichiarazione dei 15 paesi membri del Consiglio chiede il disarmo e lo smantellamento dei gruppi armati, tra cui l’M23.[28]

Il 29 agosto, il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU e Capo della Monusco, Martin Kobler, ha fatto un viaggio lampo a Kigali. Se le ragioni del suo spostamento sono ancora sconosciute, fonti attendibili informano che il capo della Monusco è andato a incontrare i dirigenti politici e militari ruandesi, riguardo, senza dubbio, alla ripresa delle ostilità nei dintorni della città di Goma. Più precisamente, l’agenda di Martin Kobler prevedeva degli scambi con James Kabarebe, il ministro ruandese della Difesa e con Louise Mushikiwabo, ministra ruandese degli Affari Esteri. Fonti delle Nazioni Unite indicano che il capo della MONUSCO ha portato prove tangibili che mettono in causa il coinvolgimento dell’M23 negli ultimi bombardamenti del territorio ruandese, che i dirigenti di Kigali hanno attribuito, a torto, precisa la Monusco, alle FARDC. Per la Monusco, i bombardamenti sul territorio ruandese sono un diversivo, fabbricato dall’a alla z dall’M23, in modo da attirare l’ira di Kigali e implicarla nell’offensiva attualmente condotta dalla coalizione FARDC – Brigata d’intervento delle Nazioni Unite. [29]

Il 30 agosto, il portavoce del governo congolese, Lambert Mende Omalanga ha denunciato le “infiltrazioni ruandesi” nella RDCongo. Affermando che “il sostegno di Kigali all’M23 non ha mai fatto difetto in nessun momento“, ha citato “la presenza a fianco dell’M23 di alcune centinaia di elementi delle forze regolari ruandesi infiltrate nella RDCongo negli ultimi giorni, dopo averli pesantemente equipaggiati con armi, munizioni e equipaggiamenti sofisticati come occhiali di visione notturna (rapporto Onu)“.[30]

Il 30 agosto, il direttore del progetto Africa centrale al centro dell’International Crisis Group (ICG), Thierry Vircoulon, ha detto che il Ruanda si ritrova attualmente “molto isolato sulla scena internazionale”. Ed è forse un punto di svolta nella crisi del Nord-Kivu. Il margine di manovra di Kigali oggi sembra molto limitato, soprattutto a causa della significativa presenza dell’ONU a fianco delle FARDC nella lotta contro l’M23. “Ora i Caschi Blu sono molto coinvolti. Vi è quindi il rischio di scontro tra Caschi blu e il Ruanda, il che sarebbe catastrofico per quest’ultimo“, ha detto.[31]

3. LE DICHIARAZIONI DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Il 13 agosto, durante una visita nella RDCongo, il ministro degli Affari Esteri belga, Didier Reynders, ha incontrato il presidente Joseph Kabila, il primo ministro Augustin Matata Ponyo e il ministro degli Esteri Raymond Tshibanda. Egli ha dichiarato che, nelle trattative con il Movimento del 23 marzo (M23), uno dei gruppi armati attivi nell’est del Paese, il governo congolese ha fatto il “massimo” e ha, quindi, affermato che i ribelli dell’M23 non dovrebbero più essere reintegrati nell’esercito nazionale. In una conferenza stampa, ha dichiarato: «Penso che, in materia di impunità e di reinserimento ci sono dei limiti, una linea rossa da non oltrepassare. Ritengo che il governo congolese abbia già fatto il massimo. Penso che le autorità congolesi siano andati al di là di ciò che è possibile (…) Non si può chiedere ai Congolesi, e spero anche che non lo facciano, di reintegrare nell’esercito dei militari che si sono ribellati, una, due e tre volte e che pretendono di essere lasciati nella zona che essi vogliono. A forza di incorporare nell’esercito degli indisciplinati, vi si incorpora la stessa indisciplina».

Notando che l’esercito congolese ha fatto alcuni progressi nella sua organizzazione, Didier Reynders ha affermato che  «l’altra via (accanto alla negoziazione) è quella d’intervenire militarmente». In tal modo, egli ha indicato la possibilità che l’esercito congolese, appoggiato dalle forze della Monusco, conduca, nelle prossime settimane, alcune azioni contro i gruppi armati presenti nella parte orientale del Paese, tra cui, in primo luogo, l’M23. «Occorre dar tempo al tempo (…), ma le aspettative della popolazione sono molte e, a un dato momento, se dopo l’invio della brigata d’intervento delle Nazioni Unite nulla cambierà, allora la comunità internazionale perderà tutta la sua credibilità», ha egli ammesso. Il capo della diplomazia belga ha incontrato anche i nuovi responsabili della Monusco, il capo civile, il diplomatico tedesco Martin Kobler, e il comandante militare, il Generale brasiliano Carlo Alberto dos Santos Cruz. Secondo Didier Reynders, i capi militari della Monusco non hanno “alcun dubbio” sull’appoggio fornito dal Ruanda e dall’Uganda all’M23. Ricordando l’accordo quadro firmato ad Addis Abeba il 24 febbraio da undici Paesi africani, tra cui il Ruanda e l’Uganda, ha quindi affermato: «Occorre che tutti gli 11 paesi, tra cui il Ruanda e l’Uganda, partecipino positivamente all’attuazione di tale accordo».[32]

Il 18 agosto, il 33° vertice dei Capi di Stato e di governo della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC), che si è tenuto a Lilongwe (Malawi), raccomanda alle autorità della RDCongo e all’M23 di fissare un “tempo ragionevole” entro cui finalizzare le trattative di pace iniziate il 9 dicembre 2012 a Kampala (Uganda).[33]

Il 25 agosto, sei senatori degli Stati Uniti in visita nella regione dei Grandi Laghi, si sono detti favorevoli ad una soluzione politica del conflitto nell’est della RDCongo. A Goma, un rappresentante dei senatori, Lindsey Graham, ha dichiarato che «la presenza delle Nazioni Unite nella RDCongo è molto importante, ma la soluzione non verrà dalle Nazioni Unite. Ci deve essere una soluzione politica, una soluzione che emerga dalla sinergia della popolazione di questa provincia e di tutto il Congo e che implichi anche i Paesi vicini».[34]

Il 25 agosto, gli Stati Uniti hanno espresso la loro preoccupazione per la ripresa dei combattimenti tra le forze governative e l’M23. «Invitiamo urgentemente i governi della RDCongo e del Ruanda alla moderazione, al fine di evitare una scalata militare del conflitto o di qualsiasi altra azione che rappresenti un rischio per i civili», ha detto Marie Harf, portavoce del Dipartimento di Stato americano, aggiungendo: «Siamo, inoltre, profondamente preoccupati per l’aumento delle tensioni etniche a Goma e chiediamo a tutte le parti di evitare qualsiasi azione che possa aggravarle».[35]

Il 26 agosto, l’Unione Europea ha fermamente condannato la ripresa dei combattimenti intorno a Goma e ha sottolineato “l’urgenza” che l’M23 e i vari gruppi armati depongano le armi. «Gli attacchi contro i civili e le truppe della Monusco non possono essere tollerati», ha dichiarato Sébastien Brabant, un portavoce del servizio diplomatico dell’UE. «Chiediamo a tutte le parti di dar prova di moderazione, nell’interesse della popolazione civile e per promuovere una soluzione politica alla crisi dell’est della RDCongo», ha aggiunto, concludendo: «L’Unione Europea sostiene le iniziative che la Monusco ha intrapreso, compreso il dispiegamento della brigata d’intervento internazionale nel Nord Kivu, in conformità con il suo mandato stabilito nella risoluzione 2098 (2013) del Consiglio di Sicurezza, al fine di garantire la protezione dei civili».[36]

Il 26 agosto, il capo della Monusco, Martin Kobler, ha risposto alle domande rivoltegli da Radio France Internationale (RFI).

RFI: Gli abitanti di Goma sono esasperati. Non riescono a capire come sia possibile che possano ancora cadere delle bombe sulla loro città, quando la Monusco aveva già annunciato la delimitazione di una zona di sicurezza per proteggere i civili. Cosa può dire loro?

Martin Kobler: Capisco molto bene l’impazienza e la frustrazione della popolazione di Goma. Sono state lanciate delle bombe contro la città. Ci sono stati morti e feriti a Goma. Vorrei loro dire che siamo qui per aiutarli, che condanniamo fermamente gli attacchi contro la popolazione civile, che è un crimine di guerra! Risponderemo con fermezza. Ho già dato ordine al comandante militare di reagire con la forza. Abbiamo combattuto insieme con le FARDC, l’esercito congolese, in modo molto, molto deciso. Abbiamo usato tutti i mezzi che abbiamo. Io stesso ho assistito ad operazioni d’attacco da parte degli elicotteri e dell’artiglieria della Monusco contro le posizioni dell’M23.

RFI: La Monusco dispone di esperti in balistica. Sa da dove provengono gli obici. Chi li ha dunque lanciati su  Goma?

Martin Kobler: Non spetta a noi fare commentare su chi ha sparato contro chi. Noi lo sappiamo. E questo è molto importante. Ma in questa importante crisi dobbiamo sdrammatizzare la situazione ed evitare qualsiasi rischio di aumento della tensione, in particolare con i Paesi confinanti. Su ciò abbiamo la nostra posizione e la comunicheremo ai governi dei Paesi vicini.
Ho già informato gli ambasciatori dei Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza a Kinshasa su quanto sta accadendo qui a Goma, in modo che possano utilizzare i loro contatti con i paesi della regione per calmare la situazione.

RFI: Fin dall’inizio, la popolazione di Goma accusa la Monusco di aver creato una zona di sicurezza su uno spazio troppo ristretto che non comprende, dunque, le zone occupate dall’M23. Quindi la popolazione vi chiede di andare oltre e di attaccare le posizioni tenute dall’M23.
Martin Kobler: vorrei dire che la Monusco non è una soluzione magica a tutti i problemi dell’est della RDCongo. La brigata d’intervento è già sul posto, ma non è una soluzione magica. Occorrono altri mezzi per risolvere i problemi. Sono problemi congolesi e, quindi, anche le soluzioni dovranno essere congolesi. Noi non siamo responsabili di tutto ciò che succede qui. Ciò che facciamo è appoggiare il governo congolese e il suo esercito per combattere i gruppi armati. Ci si aspetta troppo dalla Monusco. Non possiamo difendere tutta la popolazione! Stiamo facendo tutto il possibile! Ma il primo responsabile della protezione della popolazione è lo stesso governo congolese.

RFI: L’inviata delle Nazioni Unite per la Regione dei Grandi Laghi, Mary Robinson, chiede di privilegiare il dialogo e sottolinea l’urgenza di una soluzione politica. C’è qualche differenza di interpretazione nell’ambito delle Nazioni Unite su ciò che serve per far fronte all’M23?
Martin Kobler: No, per niente. È esattamente anche la mia posizione e sono costantemente in contatto con la Robinson. Ieri, ci siamo parlati ben quattro volte per telefono e sono assolutamente d’accordo con Mary Robinson. Questo conflitto può essere risolto solo dalla politica. Per avere una soluzione a lungo termine, ci deve essere una soluzione politica. Ad esempio, i colloqui in corso a Kampala. Ma non è accettabile attaccare la popolazione civile. E il nostro mandato sancito dal Consiglio di Sicurezza è di difendere la popolazione civile.

RFI: Sì, ma i negoziati di Kampala sono bloccati. Quindi ritiene possibile oggi una ripresa del dialogo?
Martin Kobler: Ci sono esempi in altre parti del mondo: gli scontri militari non escludono la ripresa dei contatti politici. Questo vale anche per i colloqui di Kampala. Ma spetta ai mediatori ugandesi deciderlo, oltre alle parti implicate, il governo congolese e l’M23. È auspicabile che i colloqui di Kampala continuino.

RFI: Il Ruanda è un partner affidabile per la comunità internazionale per risolvere la crisi nell’est della RDCongo?

Martin Kobler: Collaboriamo con tutti i membri del Consiglio di Sicurezza. Il Ruanda è anche membro della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi. Ed è per questo che è importante avere, un buon rapporto con questo Paese, in particolare noi della Monusco, per calmare la situazione.[37]

Il 27 agosto, secondo un comunicato dell’ambasciata della Gran Bretagna nella RDCongo, il ministro degli Esteri britannico per l’Africa, Mark Simmonds, a vivamente condannato gli attacchi dell’M23 e ha chiesto a tutti coloro che hanno influenza su tale gruppo terrorista di far pressione su di lui, al fine di porre fine al conflitto nell’est della RDCongo. «Informazioni delle Nazioni Unite rivelano che l’M23 ha lanciato degli obici verso il territorio ruandese», ha affermato l’autorità britannica. «Su questi fatti è necessaria un’inchiesta rapida, esaustiva e trasparente. Faccio appello anche all’esercito congolese affinché eviti di lanciare, seppure involontariamente, obici verso il Ruanda. L’M23 deve cessare ogni forma di violenza e mi appello a tutti coloro che hanno influenza su di lui, affinché si possa conseguire tale obiettivo», ha insistito il ministro degli Esteri britannico per l’Africa. «Ogni tipo di appoggio esterno all’M23 è inaccettabile, pregiudizievole per la sicurezza della regione e in diretta violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», ha affermato. Per una pace duratura nella regione dei Grandi Laghi, Mark Simmonds ha esortato tutti i firmatari dell’accordo quadro di Addis Abeba a rispettare gli impegni presi in tale occasione, per evitare il peggioramento dell’attuale ciclo di violenza nella zona.[38]

Il 28 agosto, da fonti diplomatiche si è appreso che, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Ruanda ha bloccato un’iniziativa della Francia e degli Stati Uniti a favore di sanzioni contro due comandanti militari dell’M23, adducendo come motivo che «una tale misura avrebbe messo in pericolo i negoziati di Kampala tra il governo congolese e l’M23 e le prove contro di loro sono deboli». Gli Stati Uniti e la Francia avevano presentato al Consiglio dei documenti secondo cui il colonnello Vianney Kazarama, portavoce dell’M23 e il comandante Erick Mboneza hanno commesso crimini che comportano sanzioni da parte delle Nazioni Unite. I documenti presentati fanno riferimento ad un rapporto del gruppo degli esperti delle Nazioni Unite, secondo cui Erick Mboneza e un altro comandante dell’M23, il colonnello Kaina, erano stati visti in compagnia di ufficiali ruandesi tra marzo e maggio 2013. Gli esperti delle Nazioni Unite e gli Stati Uniti accusano regolarmente il Ruanda di appoggiare l’M23, ciò che Kigali nega categoricamente.[39]

Il 30 agosto, in un comunicato, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha confermato che i ribelli dell’M23 hanno sparato in direzione del Ruanda, nonostante le affermazioni di Kigali che accusa le forze governative congolesi. Ban Ki-moon ha condannato, in particolare, i tiri di obici da parte dell’M23, causando morti, feriti e danni alla popolazione civile dell’est della RDCongo e delle zone limitrofe del Ruanda e tra i caschi blu. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha «esortato tutte le parti implicate a perseguire un processo politico inclusivo che affronti le cause profonde del conflitto» nell’est della RDCongo. Egli ha invitato tutte le autorità regionali ad abbassare i toni e ad astenersi da qualsiasi azione o dichiarazione che possa determinare un ulteriore deterioramento della situazione. Ban Ki-moon ha sottolineato che coloro che ostacoleranno il processo in corso o che violeranno il diritto internazionale dovranno rispondere delle loro azioni.[40]

Il 30 agosto, la rappresentante della diplomazia europea, Catherine Ashton, ha messo in guardia contro “ogni tentativo di internazionalizzare il conflitto”, nella parte orientale della RDCongo, dove il Ruanda è accusato dall’Onu di ingerenza. «Condanno fermamente i ripetuti attacchi dell’M23 contro le popolazioni civili e la Monusco e qualsiasi tentativo di internazionalizzare il conflitto. Qualsiasi intervento diretto di paesi limitrofi alla RDCongo non potrebbe che peggiorare la situazione», ha affermato in un comunicato il capo della diplomazia europea. Catherine Ashton ha invitato «tutte le parti alla moderazione e al rispetto dell’integrità territoriale».[41]

Il 30 agosto, l’esercito sudafricano ha severamente messo in guardia l’M23 contro ogni tentativo di riprendere la città di Goma. «Non pensate di riprendere Goma. Questa volta non vedrete Goma!», ha dichiarato in una conferenza stampa a Pretoria il tenente generale Derrick Mgwebi, capo del comando militare sud africano. Il Sud Africa ha fornito circa 1.345 militari alla nuova brigata d’intervento (FIB) della Monusco, quasi la metà del contingente ONU che comprende anche militari della Tanzaniani e del Malawi.[42]


[1] Cf Radio Okapi, 22.08.’13; La Prospérité – Kinshasa, 23.08.’13

[2] Cf Radio Okapi, 23.08.’13

[3] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 22.08.’13

[4] Cf Radio Okapi, 22.08.’13

[5] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 22.08.’13 ; RFI, 22.08.’13; Radio Okapi, 22.08.’13

[6] Cf Belga – Africatime, 23.08.’13

[7] Cf Radio Okapi, 23.08.’13

[8] Cf Radio Okapi, 23.08.’13

[9] Cf Angelo Mobateli – Le Potentiel – Kinshasa, 23.08.’13

[10] Correspondance particulière

[11] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 24.08.’13

[12] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 23.08.’13

[13] Cf AFP – Kigali, 24/08/2013 (via mediacongo.net)

[14] Cf Radio Okapi, 24.08.’13; AFP – Goma, 24.08.’13

[15] Cf Radio Okapi, 24.08.’13

[16] Cf AFP – Africatime, 24.08.’13

[17] Cf AFP – Goma, 25.08.’13 (via mediacongo.net); L’Express – Africatime, 26.08.’13

[18] Cf AFP – Londres, 25.08.’13

[19] Cf Radio Okapi, 26.08.’13

[20] Cf Radio Okapi, 27.08.’13

[21] Cf Radio Okapi, 28.08.’13; AFP – Jeune Afrique – Kinshasa, 28.08.’13

[22] Cf L’Avenir – Kinshasa, 29.08.’13

[23] Cf Radio Okapi, 29.08.’13

[24] Cf Radio Okapi, 29.08.’13; AFP – Goma, 29.08.’13; AFP – Kigali, 29.08.’13; Le Potentiel – Kinshasa, 30.08.’13

[25] Cf AFP – Kinshasa, 29.08.’13; AFP – Goma, 29.08.’13

[26] Cf Radio Okapi, 29.08.’13

[27] Cf AFP – Gisenyi, 29.08.’13; RFI, 29.08.’13

[28] Cf AFP – La Libre, 29.08.’13

[29] Cf Angelo Mobateli – Le Potentiel – Kinshasa, 30.08.’13

[30] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 30.08.’13

[31] Cf AFP – Nairobi, 30.08.’13

[32] Cf AFP – Jeune Afrique, 14.08.’13 et Belga- Rtbf, 14.08.’13

[33] Cf Angelo Mobateli – Le Potentiel – Kinshasa, 20.08.’13

[34] Cf Radio Okapi, 26.08.’13

[35] Cf Les Echos – Africatime, 26.08.’13

[36] Cf AFP – Bruxelles, 26.08.’13

[37] Cf Sarah Tisseyre – RFI, 26.08.’13

[38] Cf Yves Kalikat – Forum des As – Kinshasa, 29.08.’13

[39] Cf Reuters – New York, 29.08.’13 (via mediacongo.net)

[40] Cf Radio Okapi, 31.08.’13

[41] Cf AFP – Bruxelles, 30.08.’13

[42] Cf AFP – Pretoria, 30. 08.’13