NORD KIVU: FAZIONE M23 ANNUNCIA TREGUA, RIBELLI IN RWANDA

 Misna – Missionary International Service News Agency.

 

Una tregua nei combattimenti è stata decretata unilateralmente dal generale Sultani Makenga, a capo di una delle due fazioni ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) in lotta da settimane per il controllo di ampie aree della provincia del Nord Kivu (est). “Annunciamo la fine delle operazioni militari avviate per dare la caccia al gruppo di elementi indisciplinati al soldo del generale Bosco Ntaganda (ricercato dalla Corte penale internazionale)” recita un comunicato a firma di Bertrand Bisimwa, nuovo capo politico della fazione pro-Makenga, assicurando di “essere riuscito a far rientrare nei ranghi centinaia di uomini tra soldati e ufficiali” e di “aver ristabilito il controllo su ampie fasce di territorio”. La ripresa dei combattimenti nell’instabile est, lo scorso 9 marzo, ha già causato 12.000 sfollati che hanno trovato rifugio nelle zone governative controllate dall’esercito regolare o nei pressi di basi della locale missione Onu (Monusco).

Bisimwa fa anche riferimento al fatto che diversi ufficiali, semplici soldati e dirigenti politici – tra cui Jean-Marie Runiga, a capo del della fazione rivale – hanno varcato i confini col Rwanda o avrebbero cercato la protezione della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite. Oggi la stampa congolese fa riferimento alla vittoria dell’ala moderata dell’M23 che potrebbe aprire la strada alla firma di un accordo di pace col governo di Kinshasa, nell’ambito dei negoziati di Kampala, in corso da dicembre sotto la mediazione dei paesi dei Grandi Laghi.

Ma le stesse fonti di stampa sottolineano che il massiccio ingresso in territorio ruandese di esponenti dell’M23 potrebbe alimentare un nuovo braccio di ferro diplomatico tra Kinshasa e Kigali, col governo congolese che ne richiederà l’estradizione. Finora il portavoce dell’esercito ruandese, il generale Joseph Nzabamwita, ha dichiarato che i rifugiati sono stati divisi in due gruppi: da una parte i combattenti che sono stati disarmati e posti sotto custodia, dall’altra i civili accolti nel campo per rifugiati di Nkamira (nord), gestito dalle Nazioni Unite. Il primo motivo di discordia rischia di essere la persona di Runiga, uno dei capi dell’M23 molto vicino a Ntaganda.

Ieri il portavoce del governo congolese, Lambert Mende, si è detto certo che anche Ntaganda ha varcato il confine con il Rwanda. Ricercato dalla Cpi, il fondatore dell’ex ribellione del Congresso nazionale di difesa del popolo (Cndp) è accusato di arruolamento di bambini in Ituri tra il 2002 e il 2003; la corte dell’Aia ha già spiccato due mandati di cattura nei suo confronti.

L’instabilità nella ricca provincia mineraria del Nord Kivu si è manifestata a partire di aprile 2012, mese di nascita dell’M23 che lo scorso anno si è scontrato con le truppe regolari delle Fardc, causando almeno 500.000 sfollati interni. Secondo il governo di Kigali, dall’inizio della crisi più di 25.000 congolesi si sono rifugiati in Rwanda; altri sono scappati in Uganda. I due paesi confinanti sono accusati da mesi di fornire sostegno militare, politico e logistico al Movimento del 23 marzo, pur facendo parte della mediazione che sta negoziando gli accordi di pace a Kampala.

[VV]