Il dialogo come via concreta e pacifica verso l’uscita dalla crisi

Congo Attualità n. 178 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo

 

L’idea di un dialogo intercongolese a livello nazionale era emersa ed era stata accolta da molti come un modo per uscire dalla crisi politica del Paese conseguente alla pubblicazione dei risultati elettorali del mese di novembre 2011.

La mancanza di un consenso nazionale a livello politico è stata l’inevitabile conseguenza delle numerose irregolarità e dei gravi brogli elettorali che hanno caratterizzato le elezioni del novembre 2011, ciò che ha provocato la contestazione di risultati che “non corrispondono né alla verità delle urne, né alla giustizia”.

Questa crisi politica si è aggravata con la ripresa della violenza nella parte orientale del paese, con l’apparizione di un ennesimo gruppo armato, il Movimento del 23 marzo(M23) appoggiato militarmente dai Paesi limitrofi, il Ruanda e l’Uganda.

In questo contesto, il dialogo tra tutte le forze politiche e della Società civile potrebbe essere una via concreta e pacifica verso l’uscita dalla crisi.

Il nodo da sciogliere.

Una delle questioni che si dovrà affrontare sarà certamente l’esito elettorale del 2011.

Da una parte, l’attuale presidente della Repubblica e molti deputati della Maggioranza Presidenziale (MP) sono stati dichiarati eletti dalla commissione elettorale sulla base di risultati manipolati e, quindi, non credibili. Dall’altra, il candidato dell’opposizione, potenziale vincitore delle elezioni presidenziali, non potendo disporre della totalità dei risultati a livello nazionale, non può dimostrare la sua vittoria se non sulla base di tendenze e proiezioni dedotte dai risultati di un certo numero di seggi  elettorali. Questa situazione di fatto è una delle cause della mancanza di coesione nazionale. Un dialogo a livello nazionale potrebbe contribuire a ricostruirla. Ma come? Attraverso la dinamica del “nessuno ha vinto e nessuno ha perso”. In questo senso, una buona governabilità del Paese richiede il contributo di tutti: nessuno può pretendere di governare da solo e tutti hanno qualcosa da apportare. In questa prospettiva, tutte le forze politiche dovrebbero cedere qualcosa e fare un passo indietro, per trovare un consenso su alcuni punti prioritari che possano favorire il bene del popolo.

Per un nuovo clima politico indispensabile alla coesione nazionale.

È nel dialogo che le istituzioni dello Stato (governo e parlamento), le diverse parti politiche (maggioranza presidenziale, opposizione parlamentare e extraparlamentare) e la società civile sapranno trovare le modalità adeguate per concretizzare questo nuovo clima politico indispensabile alla coesione nazionale.

È solo la coesione nazionale che può fare avanzare il Paese sulla via della sovranità nazionale, della democrazia, del rispetto dei diritti umani, della giustizia, della pace e del progresso socio economico. È solo la coesione nazionale che, nel più rigoroso rispetto della Costituzione, faciliterà le necessarie riforme dei servizi di sicurezza (esercito, polizia e servizi segreti), della giustizia (istituzione della Corte Costituzionale, della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato), del sistema elettorale (una commissione elettorale più trasparente e più indipendente dai partiti politici) e garantendo una buona gestione delle risorse naturali (minerarie, petrolifere, forestali e agricole), in vista di un miglioramento delle condizioni sociali dell’intera popolazione (diritti umani, infrastrutture, educazione, sanità).