Nel Kivu, si stupra e si massacra nel silenzio

Traduzione di Don Piero Gavioli di un appello pubblicato dal giornale Le Monde il 25 dicembre 2012

All’est della Repubblica democratica del Congo (RDC), ossia nel cuore dell’Africa, questa regione è una delle più belle del mondo. Intorno ad un lago, le coltivazioni salgono in terrazze fino in cima alle colline. Acqua, sole, terre fertili, il Kivu avrebbe tutto per vivere felice.

Purtroppo per lui, il suo sottosuolo trabocca di materie prime. Principalmente la cassiterite, un minerale da cui si estrae lo stagno. Ma anche il coltan, altro minerale ricercato. E presto il petrolio, che è stato appena scoperto. Attirate da queste ricchezze facili, da decenni bande di mercenari e di predoni di ogni tipo razziano il territorio e martirizzano le popolazioni. Ogni tanto, si alzano delle voci. Ogni tanto, ritorna la calma. E poi ricomincia il silenzio. E riprendono gli stupri ed i massacri.

Per tentare di limitare queste atrocità, l’ONU ha mandato sul posto, nel 1999, una forza di pace che conta oggi diciassettemila soldati. Ricordiamo che questi diciassettemila caschi blu sono in Congo in nome della comunità internazionale, cioè in nostro nome.

Ma, per mancanza di applicazione reale del loro mandato per intervenire, questi diciassettemila soldati guardano e constatano. L’orrore, in questi ultimi giorni, ha superato un nuovo grado. Delle milizie, tra cui il gruppo battezzato M23, fanno incursioni a Goma e seminano il terrore nella sua periferia. Indossano belle uniformi e brandiscono  armi nuove.

Da dove vengono? Devastano ed uccidono. E stuprano. Stuprano a centinaia di migliaia le donne e i bambini per terrorizzare la popolazione. Stuprano per distruggere. Stuprano per strappare per sempre le identità. Ed i bambini che non hanno massacrato, li arruolano con la forza. E, durante questo tempo, i diciassettemila soldati della Missione dell’ONU per la stabilizzazione nella RDC (Monusco) aspettano una risoluzione del Consiglio di sicurezza che permetterebbe loro di agire.

Conoscete il Kivu? Vi si svolge un dramma. In questo momento stesso. Con già milioni di morti e altri milioni di vite devastate. Un dramma che la comunità internazionale potrebbe fermare. All’istante. Le basterebbe dare l’ordine ai diciassettemila soldati di fare il loro mestiere e di riempire il loro mandato. Il loro mestiere di soldato. E la loro missione di garantire la pace e la dignità della specie umana.

 

Firmatari: Muhammad Ali, fondatore del Muhammad Ali Center; Robert Badinter, ex presidente del Consiglio Costituzionale; Yamina Benguigui, ministro della Francofonia; Jacques Chirac, ex Presidente della Repubblica francese e presidente della Fondazione Jacques Chirac; Rosario Dawson, attrice; Jonathan Demme, regista; Abdou Diouf, ex Presidente della Repubblica del Senegal e Segretario Generale della Francofonia; Eva Ensler, scrittrice e creatrice dei V-Day; Leymah Gbowee, premio Nobel della pace 2011; Stéphane Hessel, ex ambasciatore di Francia; Angelique Kidjo, cantante; Claude Lanzmann, scrittore e regista; Federico Mayor, ex direttore generale dell’Unesco; Denis Mukwege, ginecologo premio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite; Thandie Newton, attrice; Erik Orsenna, scrittore; Atiq Rahimi, scrittore; Jean Christophe Ruffin, scrittore; Mahamat Saleh Haroun, regista; Valérie Trierweiler, ambasciatrice della Fondazione Danielle Mitterrand.

(Le Monde, 25.12.2012)