RIBELLI ENTRANO A SAKE, L’APPELLO DEL VESCOVO DI GOMA

Misna

 

Fonti locali della MISNA confermano che senza incontrare grandi difficoltà il Movimento del 23 marzo (M23) è entrato nella località di Sake, a 27 chilometri ad ovest da Goma, il capoluogo della provincia del Nord-Kivu passato ieri sotto il controllo dei ribelli. Sake potrebbe essere la prima di una lunga serie di tappe per il gruppo armato nato lo scorso aprile.

“Non ci fermeremo a Goma, andremo fino a Bukavu, Kisangani e Kinshasa” ha annunciato il portavoce militare del M23, il colonnello Viannay Kazarama, davanti a una folla riunita nello stadio di Goma, dove decine di militari e agenti di polizia congolesi hanno già consegnato le armi. In quel che sembra un vero e proprio manifesto politico, l’esponente della ribellione ha puntato il dito contro il presidente Kabila “che non ha vinto le elezioni dello scorso anno” e contro “tutti quegli agenti dello Stato corrotti che derubano fondi pubblici”. Il colonnello Kazarama ha anche sostenuto che l’M23 “opera per il benessere dei militari”, denunciando le “condizioni miserabili nelle quali sono costretti e vivere e combattere”. Domani le forze di sicurezza congolesi che si sono già arrese dovrebbero essere portate in un centro della polizia a Mubambirwo, alle porte di Sake, “per un incontro di pochi giorni” ha aggiunto l’esponente del M23.

Da Kinshasa è arrivata la reazione del primo ministro Matata Ponyo: “Abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra. La vittoria ci appartiene ancora” ha detto il capo del governo, invitando la popolazione a dare prova di “unità e patriottismo per preservare la sovranità e l’integrità del territorio nazionale”.

Ma dall’ingresso in città dei ribelli del M23 crescono le preoccupazioni per la sorte dei civili, in particolare quelle decine di migliaia di sfollati arrivati nelle ultime settimane a Goma in provenienza da altri territori già controllati dai miliziani. “Lancio un grido d’allarme per tutte quelle donne, quei bambini e anziani che vagano per le strade, sotto la pioggia, senza un riparo e senza cibo. Quei deboli che hanno già sofferto troppo necessitano di un’assistenza umanitaria urgente” dice alla MISNA il vescovo di Goma, monsignor Théophile Kaboy Ruboneka. Un appello che ha già raggiunto Kinshasa dov’è in corso un incontro di un centinaio di vescovi presidenti delle Conferenze episcopali e delle Caritas con il Pontificio Consiglio Cor Unum. “Stiamo lavorando a una risposta umanitaria urgente a favore della popolazione martoriata di Goma e del Nord-Kivu” riferisce alla MISNA Guy-Marin Kamandji di Caritas Développement Congo (Cdc).

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