GOMA: LA BATTAGLIA E IL CALVARIO DEI CIVILI

Misna

 

“La situazione sta precipitando e si fa sempre più incerta. I ribelli sono riusciti a prendere il controllo di alcuni quartieri mentre in altri per fortuna l’esercito congolese sta resistendo. Combattimenti sono in corso e la gente è rintanata dentro casa da ieri pomeriggio anche perché colpi di obice sono già caduti sulla nostra città, causando almeno nove vittime”: è il racconto di ore concitate fatto alla MISNA da Thomas d’Aquin Muiti, presidente della società civile del Nord Kivu, contattato a Goma.

Da diverse ore il capoluogo della provincia all’Est del Congo, confinante con Rwanda e Uganda, è diventato “una città fantasma, dove la vita si è fermata, ma a vivere il più grande calvario sono quelle decine di migliaia di sfollati costretti a lasciare i campi, a camminare sotto la pioggia, la paura allo stomaco in cerca di un altro riparo” sottolinea l’interlocutore della MISNA. Da luglio, in successive ondate attorno a Goma e in città sono stati accolti almeno 300.000 sfollati in fuga da altri territori – dal Rutshuru (nord) e in parte dal Masisi (sud) – già passati sotto il controllo del Movimento 23 marzo (M23), la ribellione nata sette mesi fa dopo un’ondata di diserzioni nei ranghi dell’esercito regolare congolese (Fardc) di ex miliziani integrati nell’esercito tre anni fa. L’M23 contesta a Kinshasa la mancata attuazione degli accordi di pace firmati nel 2009 con l’allora Congresso nazionale di difesa del popolo (Cndp, tutsi) del capo latitante ricercato dalla Corte penale internazionale, Bosco Ntaganda.

Nelle ultime ore il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, ha invitato la popolazione di Goma “alla calma nonostante la situazione di guerra”, assicurando che “anche se ci sono ribelli infiltrati in città le nostre Forze armate hanno ancora il controllo della situazione”, riferisce l’emittente locale ‘Radio Okapi’.

“Sulla base di testimonianze raccolte da esponenti della società civile – denuncia il presidente della società civile del Nord Kivu – possiamo confermare che le truppe di Kigali stanno dando man forte ai ribelli del M23. Nella notte sono entrate in territorio congolese e hanno aiutato i miliziani ad avere la meglio sui soldati congolesi”. Un responsabile dell’Onu a Goma ha confermato che  l’aeroporto cittadino è ormai sotto il controllo della ribellione; l’M23 avrebbe avuto la meglio sulle Fardc anche in alcuni quartieri orientali, tra cui quello chiamato ‘Office’. In queste ore gli scontri si starebbero concentrando in centro città e attorno all’aeroporto. Informazioni ancora tutte da confermare sembrano indicare che il campo della locale missione Onu (Monusco) nei pressi dell’aeroporto sia stato incendiato dai ribelli. L’interlocutore della MISNA punta ancora il dito contro il Rwanda “per aver lanciato colpi di obice su Goma”, mentre le popolazioni ruandesi stabilite a Gisenyi sarebbero state evacuate verso Kigali.

“Lanciamo un appello alle autorità ruandesi: quello di dare prova di buona fede ritirandosi dal nostro territorio. Non può dichiarare la guerra e sedere contemporaneamente al Consiglio di sicurezza come membro non permanente” prosegue Muiti, riferendo anche di possibili vittime ruandesi a Gisenyi, una località che dista pochi chilometri dal confine con il Congo, raggiunta da colpi di mortaio che sarebbero stati esplosi dalle Fardc. Il generale ruandese Joseph Nzabamwita accusato l’esercito congolese di avere “deliberatamente bombardato il Rwanda con colpi di mortaio e blindati T55”, colpendo l’aeroporto di Gisenyi e il Monte Rubavu, provocando due vittime civili e sette feriti.

A dare la misura della gravità della situazione è anche la decisione delle Nazioni Unite di “evacuare i suoi funzionari non essenziali” da Goma. “In realtà è un’operazione che è già cominciata tre giorni fa e riguarda il personale del quartiere generale della Monusco e del Programma alimentare mondiale, già raggruppati in appositi campi” riferisce l’interlocutore della MISNA.

Nelle ultime ore i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno condannato “con forza” la ripresa delle ostilità da parte dei ribelli dell’M23, chiedendo “la fine immediata” dell’offensiva militare. Inoltre l’UE ha espresso “grande preoccupazione per le informazioni che indicano il proseguire di un sostegno esterno ai gruppi ribelli dell’Est”, chiedendo a “coloro che sono coinvolti di cessare immediatamente il loro appoggio”.

A Kinshasa gli oppositori al presidente Joseph Kabila hanno lanciato un appello al governo, invitandolo a “far tacere le armi e a dialogare con gli ammutinati per evitare che questa storia si ripeta” ha detto Vital Kamerhe, ex presidente del parlamento congolese. Il portavoce del governo, Lambert Mende, ha assicurato che “il Rwanda non occuperà mai un singolo metro quadro del Congo (…); la resistenza continuerà”. Per il presidente della società civile del Nord-Kivu, quanto sta accadendo da sette mesi nell’Est del paese “non è altro che la conclusione di un processo cominciato dal Rwanda nel 1998: l’annessione di quella porzione di territorio non solo per interessi economici”.

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