NORD-KIVU: RELIGIOSI RAPITI, LE RICERCHE CONTINUANO

Misna

“La chiamata ricevuta ieri si è rivelata fasulla e per ora le piste che stiamo seguendo non ci hanno portato alla verità. Le ricerche proseguono in varie direzioni anche perché qui, purtroppo, i gruppi armati che tengono la popolazione in ostaggio sono tanti” dice alla MISNA monsignor Paluku Sikuly Melchisedech, vescovo della diocesi di Butembo-Beni, nella turbolente provincia del Nord-Kivu. Da sabato sera non si hanno più notizie di tre religiosi congolesi della congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione, rapiti in un convento della parrocchia di Nostra Signora dei Poveri a Mbau, a una ventina di chilometri a nord dalla città di Beni. I padri Jean-Pierre Ndulani, Anselme Wasinkundi e Edmond Bamutute sono stati portati via da non meglio identificati uomini armati, forse una decina, che parlavano swahili.

“Di per sé l’indizio della lingua non è un elemento sufficiente per risalire a un gruppo piuttosto che a un altro. Solo un esperto riuscirebbe a dire con esattezza in base alla pronuncia e alle espressioni utilizzate se si tratta di un congolese piuttosto che di una persona originaria da un paese vicino” sottolinea il prelato. Rimane in piedi la pista dei ribelli ugandesi delle Adf-Nalu, attivi nella zona e in passato già responsabili di azioni simili ai danni dei civili nel settore di Mbau-Beni. “Stiamo anche seguendo strade che potrebbero portarci ad altri gruppi. Ad esempio è molto strana la concomitanza tra il rapimento dei tre religiosi e la nascita a Beni di un nuovo movimento politico-militare, presentatosi come ‘Unione per la riabilitazione della democrazia in Congo’ (Urdc)” prosegue monsignor Sikuli. Non viene nemmeno escluso un possibile coinvolgimento del Movimento del 23 marzo (M23), appena ribattezzato Esercito rivoluzionario del Congo (Arc), anche se ha il suo feudo nel territorio di Rutshuru. Il vescovo aveva già riferito alla MISNA di “possibili infiltrazioni nella zona di Beni di uomini del M23”.

Si fa sempre più strada l’ipotesi che si tratti di un sequestro a scopo di estorsione visto che due dei tre religiosi rapiti, tutti congolesi, erano arrivati da poco nella diocesi, dov’erano poco noti; uno è originario del sud del paese e l’altro era tornato dall’Irlanda.

“Ribadiamo il nostro appello ai rapitori affinché liberino i religiosi senza alcuna condizione. Non possiamo scendere a patti con individui che intendono mercanteggiare con le vite umane. Accettare l’idea di un riscatto creerebbe un precedente pericoloso per la Chiesa in un territorio abbandonato a sé stesso, in balia di innumerevoli gruppi armati e criminali che l’esercito regolare non riesce ad arginare” conclude monsignor Sikuli.

[VV]