E ora, che fare?

Congo Attualità n. 146 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo

 

La realtà attuale.

La camera dei Deputati ha eletto il suo Comitato di presidenza e il Presidente della Repubblica ha nominato un nuovo Primo Ministro incaricato di formare il nuovo governo.

Tutto si svolge come se le elezioni del 28 novembre fossero state “libere, democratiche, trasparenti e corrette”. Anche la maggior parte dei membri dell’opposizione non osano più rimettere in discussione i risultati elettorali pubblicati e hanno accettato di entrare nell’ingranaggio del sistema, per “portare, in nome del popolo che li ha eletti, la loro lotta all’interno delle nuove istituzioni”.

La parte più radicale dell’opposizione, invece, si ostina a proclamare la vittoria elettorale del suo candidato, senza però riuscire a fornire la totalità dei “veri risultati”, a livello nazionale, seggio elettorale per seggio elettorale. La realtà è che i “veri risultati elettorali” restano ancora sconosciuti. In tale situazione, sarebbe stato logico annullare le elezioni, sia presidenziali che legislative e ricominciare tutto da capo. Non lo si è fatto. Per motivi politici, economici e di tempo.

Da parte sua, la Commissione Elettorale ha concluso un seminario di valutazione delle elezioni presidenziali e legislative. Dopo i vari rapporti degli osservatori elettorali, nazionali e stranieri, che hanno denunciato una lunga serie di irregolarità e brogli elettorali e definito i risultati pubblicati «non credibili», ci si aspettava un chiarimento netto e convincente da parte sua a proposito delle varie questioni: liste degli elettori contenenti doppioni, iscrizioni di minori, militari e stranieri, cartografia dei seggi elettorali, distribuzione del materiale elettorale, diffusione di schede elettorali già votate, manipolazione dei risultati elettorali nei centri di compilazione dei risultati, ecc. Ci si aspettava che, dopo avere riconosciuto molte delle varie irregolarità, il comitato centrale della commissione elettorale avesse presentato alcune correzioni dei risultati elettorali pubblicati. Ma invano. Nel suo discorso di apertura, dopo aver elencato una serie di “problemi” constatati nel corso del processo elettorale, il presidente della commissione elettorale ha, ancora una volta, ribadito, senza battere ciglio, che «i risultati annunciati sono giusti e credibili. Tutti i problemi citati non hanno influito sui risultati delle urne». Nel discorso di chiusura, lo stesso presidente della commissione elettorale ha formulato una semplice serie di vaghe «promesse» volte a soddisfare le proposte avanzate dagli osservatori nei loro rispettivi rapporti.

La situazione politica permane molto confusa e potrebbe impedire la governabilità del Paese, ostacolare il miglioramento delle condizioni sociali della popolazione e, addirittura, causare l’implosione del Paese. È quindi necessario e urgente cercare e trovare una via di uscita, a partire da questa realtà creata, tra intrighi e contraddizioni di ogni tipo, dalle ultime elezioni che hanno pur dato al Paese un Presidente e una nuova Camera dei Deputati, anche se la loro legittimità è messa a dura prova, se non apertamente negata.

I vari rapporti degli osservatori, la società civile e la classe politica, inclusa la maggior parte dell’opposizione, danno ormai l’impressione di non mettere più in discussione le nuove istituzioni sorte dalle ultime seppur contestate elezioni: il Presidente della Repubblica, la Camera dei Deputati e il nuovo governo, quest’ultimo ancora in gestazione.

 

E ora, che fare?

Ciò che ora si può fare è continuare il processo elettorale mediante le elezioni dei deputati provinciali, che eleggeranno i futuri membri del Senato della Repubblica, seguite dalle elezioni municipali e locali, prendendo tutte le misure necessarie suggerite nei vari rapporti di osservazione elettorale, per evitare gli errori fatti nelle precedenti elezioni. A questo fine, gli osservatori elettorali sono unanimi nel richiedere la ristrutturazione e una nuova composizione della commissione elettorale. Molte voci della società civile esigono addirittura le dimissioni dei membri dell’attuale comitato di presidenza della commissione stessa, in quanto ritenuti primi responsabili del fallimento delle operazioni elettorali precedenti. Essendo questo il prezzo da pagare per avere una commissione elettorale efficace e credibile, bisognerà pagarlo fino all’ultimo centesimo: le persone possono e devono accettare di essere sostituite, affinché la commissione elettorale possa ricuperare la piena fiducia del popolo congolese.