Congo Attualità n. 447

L’ATTESA DELLA NOMINA DEI PROSSIMI MEMBRI DELLA COMMISSIONE ELETTORALE E LA DELUSIONE DEI RISULTATI DELLA LEGGE MARZIALE IN ITURI E NORD KIVU

INDICE

1. LA LEGGE MARZIALE IN ITURI E NEL NORD KIVU
a. Ancora molto lontani da una valutazione globale
b. La quarta proroga
2. LA COMMISSIONE ELETTORALE NAZIONALE INDIPENDENTE (CENI)
a. La promulgazione della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI
b. Il calendario previsto per la nomina dei nuovi membri della CENI
c. Un eventuale censimento: alibi perfetto per un rinvio delle prossime elezioni
3. UNA PROPOSTA DI LEGGE SULLA “CONGOLITÀ” (NAZIONALITÀ CONGOLESE)
a. La proposta di legge avviata da Noël Tshiani e presentata dal deputato Nsingi Pululu
b. A proposito della nazionalità congolese di origine

1. LA LEGGE MARZIALE IN ITURI E NEL NORD KIVU

a. Ancora molto lontani da una valutazione globale

Il 6 luglio, in un incontro con il primo ministro Sama Lukonde, il gruppo dei deputati nazionali dell’Ituri ha affermato che, dopo 60 giorni dalla sua proclamazione da parte del Capo dello Stato, i risultati della legge marziale in questa provincia sono ancora piuttosto limitati. Secondo il deputato nazionale Gratien di Saint Nicolas Iracan, in 4 dei 5 territori che compongono la provincia dell’Ituri il numero dei morti e degli sfollati aumenta sempre di più. Gratien Iracan deplora anche la scarsità di comunicazione tra le autorità militari e la popolazione. Secondo lui, «c’è il rischio di una profonda delusione da parte della popolazione e di un possibile caos generalizzato, se il governo non fa di più, affinché la legge marziale possa portare i suoi frutti. La popolazione ora tende ad appoggiare i gruppi armati locali che la proteggono dalle forze negative straniere. E così, si rischia di assistere ad una rottura di fiducia tra la popolazione stessa e l’esercito nazionale e questo sarebbe gravissimo». Perciò, il gruppo dei deputati dell’Ituri chiede la creazione di un comitato congiunto Parlamento-Governo, per aiutare la popolazione a collaborare con l’esercito, affinché possa ripristinare la sicurezza in questa parte del Paese.[1]

Il 7 luglio, il ministro della Giustizia, Rose Mutombo, ha annunciato che, dopo due mesi di sospensione per l’entrata in vigore della legge marziale, i tribunali civili dell’Ituri e del Nord Kivu potranno riprendere le loro attività in materie non penali (civili, commerciali, lavorative, amministrative). Ella ha aggiunto che, secondo il decreto del 3 maggio 2021 sulle misure di attuazione della legge marziale e l’articolo 156 della Costituzione, solo le questioni penali sono di competenza dei tribunali militari. La sospensione dell’attività dei tribunali civili in seguito all’instaurazione della legge marziale aveva avuto diverse conseguenze, tra cui un aumento della popolazione carceraria e un aumento dei casi di giustizia popolare.[2]

Il 9 luglio, il portavoce delle operazioni Sokola 1 Grand Nord, il tenente Anthony Mwalushayi, ha dichiarato che da quando, nel territorio di Beni, due mesi fa era stata instaurata la legge marziale,  l’esercito ha ucciso almeno 45 combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF), arrestato 92 collaboratori di questa milizia, recuperato 15 armi di diverso tipo, tra cui AK-47, RPJ7 e bombe artigianali, sequestrato 14 veicoli e 10 moto appartenenti a dei collaboratori delle ADF. Nonostante questi risultati, le uccisioni e i sequestri di persone non sono affatto diminuiti, soprattutto nel settore del Ruwenzori.[3]

b. La quarta proroga

Il 9 luglio, il Governo ha approvato il progetto di legge sull’autorizzazione per il prolungamento della legge marziale nell’Ituri e nel Nord Kivu per un altro periodo di 15 giorni, a partire dal 20 luglio. Questo progetto di legge è stato presentato dal ministro della Giustizia, Rose Mutombo.[4]

Il 17 luglio, l’Assemblea nazionale ha approvato, in prima lettura, il progetto di legge sul prolungamento della legge marziale nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu. Sui 339 deputati che hanno votato, 337 hanno votato “sì” e 2 si sono astenuti. Questo disegno di legge è stato presentato in parlamento dal ministro della Giustizia, Rose Marie Mutombo, che ha motivato questa quarta proroga per il fatto di dover consolidare i risultati positivi già percepibili, con il numero significativo di miliziani uccisi o arresi, di armi recuperate e di località passate sotto il controllo dell’esercito. Il testo sarà trasmesso al Senato per una seconda lettura.[5]

Il deputato nazionale Jackson Ausse ha denunciato le incongruenze contenute nel progetto di legge relativo alla quarta proroga della legge marziale in Ituri e nel Nord Kivu. Nel suo intervento durante il dibattito alla Camera, questo deputato dell’Ituri ha chiesto che, la prossima volta, il governo comunichi con esattezza nomi e cifre sui villaggi ricuperati dall’esercito e sui gruppi armati arresi. Secondo lui, infatti,gli elementi presentati dal governo per chiedere la proroga della legge marziale non corrispondono affatto alla realtà locale, in cui gruppi armati sono ancora molto attivi.[6]

Durante il dibattito generale sul progetto di legge sulla proroga della legge marziale, il deputato nazionale Jean-Baptiste Kasekwa ha dichiarato di non vedere la necessità di mantenere vigente la legge marziale sull’insieme delle due province dell’Ituri e del Nord Kivu. In primo luogo, egli ha chiesto al governo di essere “sincero” perché, secondo lui, i numerosi “risultati positivi” evocati dal governo non corrispondono assolutamente alla situazione sul terreno, che si sta ulteriormente deteriorando nonostante l’instaurazione della legge marziale. A questo proposito, Jean-Baptiste Kasekwa ha denunciato l’intensificazione, da parte delle attuali autorità militari, della riscossione delle tasse, l’assenza di operazioni militari significative e l’ampliamento del raggio d’azione di certi gruppi armati responsabili di massacri e sequestri. Egli ha denunciato anche la mancanza di collaborazione tra i governatori militari e i deputati nazionali e provinciali che, essendo del posto, detengono delle informazioni che potrebbero facilitare l’applicazione della legge marziale. Secondo lui, sarebbe necessario creare una commissione incaricata di valutare l’applicazione e i conseguenti risultati della legge marziale. Da parte sua, egli ha proposto di limitare l’applicazione della legge marziale alle sole zone problematiche, come possono essere i territori di Beni e Irumu, senza estenderla all’insieme delle due province.[7]

Ritenendo che i risultati della legge marziale non siano ancora sufficienti, il deputato Ayobangira Safari, eletto a Masisi (Nord Kivu), ha affermato che i deputati nazionali potrebbero decidere di non autorizzare più un ennesimo prolungamento della legge marziale, nel caso in cui non si procedesse ad una valutazione dei risultati ottenuti: «Con la quarta proroga che abbiamo appena approvato, la legge marziale raggiunge il suo terzo mese, senza che se ne vedano risultati significatici. Perciò, abbiamo fatto presente al governo che, come deputati, non potremo procedere ad ulteriori proroghe, fino a quando non si farà una valutazione oggettiva in cui emergano segnali positivi che ci dicono che siamo sulla strada giusta».[8]

Il 19 luglio, il Senato ha approvato in seconda lettura il progetto di legge sulla proroga della legge marziale nell’Ituri e nel Nord Kivu. Nel corso di questa seduta plenaria, che si è tenuta in videoconferenza per motivi di pandemia da Covid-19, i senatori hanno autorizzato all’unanimità (78/78) la quarta proroga della legge marziale, per un periodo di 15 giorni a partire dal 20 luglio 2021 a mezzanotte. Da ricordare che il Senato è composto da 109 membri. Il testo sarà trasmesso al Presidente della Repubblica per promulgazione.[9]

Il 20 luglio, il Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha promulgato la legge sulla proroga di altri 15 giorni della legge marziale in vigore dal 6 maggio nell’Ituri e nel Nord Kivu.[10]

Il 23 luglio, in un documento pubblicato a Kinshasa, i deputati provinciali del Nord Kivu si sono rivolti al presidente Tshisekedi per presentargli le loro constatazioni, i loro timori nonché le loro proposte, in rapporto alla gestione della legge marziale nella loro provincia. Essi rilevano le carenze e i limiti di questo provvedimento, i cui risultati sono ancora molto lontani da quelli sperati: «Dalla proclamazione della legge marziale, i risultati finora ottenuti sono ancora molto dalle aspettative suscitate. La legge marziale è stata instaurata senza aver prima approvato una legge sulle modalità della sua applicazione. L’instaurazione della legge marziale è stata più mediatica che operativa. La legge marziale è stata più volte prolungata, non secondo l’evoluzione delle operazioni, ma secondo la volontà di chi ha il potere di decidere. Le operazioni militari, annunciate contro i gruppi armati nel contesto della legge marziale, sembrano non essere ancora iniziate».
A proposito della proroga della legge marziale, i deputati ricordano che, «quando una misura cosiddetta eccezionale dura a lungo, essa cessa di essere eccezionale, si normalizza, ci si abitua, si discosta da suoi obiettivi e rischia di suscitare altre ambizioni che si possono immaginare».
Infine, i firmatari del documento raccomandano che la legge marziale sia limitata al solo territorio  di Beni, in cui l’autorità dello Stato è seriamente e gravemente minacciata; il governo fornisca all’esercito una logistica consistente e le risorse necessarie; si renda operativo il programma di disarmo; si identifichi e si consegni alla giustizia quegli ufficiali militari che sono implicati in fatti di mafia e di corruzione.[11]

2. LA COMMISSIONE ELETTORALE NAZIONALE INDIPENDENTE (CENI)

a. La promulgazione della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI

Il 29 giugno, la conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati ha dichiarato che il calendario relativo alla designazione dei membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) sarà reso noto dopo la promulgazione della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI da parte del Capo dello Stato Félix Tshisekedi.[12]

Il 3 luglio, il Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha promulgato la legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI. Questa nuova legge era stata approvata dall’Assemblea nazionale il 4 giugno e dal Senato l’11 giugno. La Corte costituzionale l’aveva dichiarata conforme alla costituzione il 1° luglio. Con la nuova legge, il numero dei membri della CENI è passato da tredici a quindici, di cui cinque designati dalla società civile, sei dalla maggioranza e quattro dall’opposizione.[13]

L’8 luglio, in un comunicato, il movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA) ha affermato che, «contrariamente agli impegni che erano stati presi a favore di un processo elettorale inclusivo, trasparente, indipendente e consensuale, si è approvata e promulgata una legge che, da una parte, sancisce la politicizzazione della CENI e, dall’altra, viola il principio fondante di indipendenza. Non avendo tenuto conto dei contributi della società civile e degli impegni presi dal Capo dello Stato, questa legge fa sì che la CENI resti un’istituzione politicizzata dominata dalla maggioranza, germe di futuri conflitti». Secondo LUCHA, «Il momento è grave. Se non si reagisce e se è vero che le stesse cause producono gli stessi effetti, il nostro Paese rischia di ricadere in una grande crisi politico-sociale come in passato».[14]

Da parte sua, il deputato nazionale André Mbata ha affermato che la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) è un’istituzione che ha delle origini politiche. Ha detto che in nessun paese al mondo ci sono elezioni organizzate dalla società civile, il che significa che il processo elettorale è, in qualche modo, sempre politicizzato. Egli ritiene che, come in tutte le altre democrazie del mondo, la maggioranza ha sempre una certa superiorità nella ripartizione delle diverse responsabilità. Secondo lui, l’indipendenza della CENI non sta nel numero, ma nella qualità delle persone. Egli ha affermato che la società civile occupa un posto importante nella composizione della nuova Ceni, perché è la società civile che deve designare il presidente della CENI, cioè colui che ne sarà il rappresentante legale.[15]

b. Il calendario previsto per la nomina dei nuovi membri della CENI

Il 13 luglio, il Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale ha comunicato il calendario relativo alla procedura di designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).
La procedura prevede le seguenti attività:
– Designazione di 5 membri da parte della società civile: 2 membri delle confessioni religiose, tra cui il Presidente della Commissione e un membro della plenaria, 2 membri delle organizzazioni specializzate in questioni elettorali, membri della plenaria e un membro delle organizzazioni per la difesa della diritti delle donne, membro della plenaria;
– Designazione di 4 membri da parte dell’opposizione, tra cui il 2° Vicepresidente e il Questore,
– Designazione di 6 membri della maggioranza, tra cui il primo vicepresidente, il relatore, il vicerelatore e il vicequestore.
Il calendario delle diverse attività è il seguente:
– Mercoledì 28 luglio 2021: Consegna degli atti di candidatura e dei dossier dei candidati di ogni componente presso il Comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale;
– Giovedì 29 luglio 2021: Istituzione della commissione paritetica di maggioranza – Opposizione, incaricata di esaminare le pratiche dei singoli candidati designati, secondo i criteri e le condizioni previste dagli artt. 10, 12 e 24 bis della legge organica sulla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).
– Da venerdì 30 luglio 2021 a martedì 03 agosto 2021: Esame dei singoli dossier da parte della commissione mista;
– Mercoledì 04 agosto 2021: Presentazione del rapporto della Commissione paritetica al Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale;
– Venerdì 06 agosto 2021: Esame e approvazione in seduta plenaria delle conclusioni della commissione paritetica e approvazione della delibera relativa alla nomina dei 15 membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente;
– Da lunedì 09 agosto 2021 a venerdì 13 agosto 2021: Eventuale sostituzione, da parte delle componenti, dei membri non approvati in seduta plenaria dell’assemblea Nazionale;
– Martedì 17 agosto 2021: trasmissione della delibera di conferma al Presidente della Repubblica, per investitura dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente.[16]

c. Un eventuale censimento: alibi perfetto per un rinvio delle prossime elezioni

Il 5 luglio, il Primo ministro Jean-Michel Sama Lukonde ha convocato alcuni ministri per riprendere la riflessione sull’organizzazione del censimento della popolazione. È stata istituita una commissione interministeriale incaricata di elaborare una tabella di marcia da presentare al capo del governo entro dieci giorni. L’ultimo censimento risale al 1984.
L’opposizione ritiene che l’organizzazione di questa costosa operazione sia una manovra per ritardare lo svolgimento delle elezioni. L’ex primo ministro Adolphe Muzito, attualmente coordinatore della piattaforma di opposizione Lamuka, si dice molto scettico: «Vogliono usare il censimento come alibi per rinviare le elezioni. Anche noi siamo favorevoli al censimento, ma dapprima occorre sapere quanto tempo esso richiede e con quale budget si intende finanziarlo. Per quanto riguarda tempo e mezzi, oggi è impossibile organizzare il censimento entro le scadenze che la costituzione prevede per l’organizzazione delle elezioni. Il tentativo del Primo ministro di voler organizzare il censimento prima delle elezioni sembra quindi una manovra per rimandare le elezioni a più tardi».[17]

Il deputato Jean-Jacques Mamba, membro del G13, ha affermato che il ritardo accumulato nell’organizzazione del censimento potrebbe far slittare il calendario elettorale. Egli ha ricordato che, «in un incontro del mese di luglio 2020, il G13 aveva ricevuto dalla direzione dell’Ufficio Nazionale di Identificazione della Popolazione (ONIP) la garanzia che sarebbe stato possibile concludere l’operazione di censimento entro il mese di ottobre 2022, a condizione che si cominciasse la procedura  nel terzo trimestre del 2020 e che si potesse disporre di un budget di 300 milioni di dollari». Secondo Jacques Mamba, «finora non è stata avviata alcuna attività per mancanza di risorse. Se si considera che si è in ritardo di un anno rispetto al cronogramma auspicato, è certo che fare del censimento una condizione per l’organizzazione delle elezioni comporta il rischio di non poter rispettare le scadenze costituzionali».[18]

3. UNA PROPOSTA DI LEGGE SULLA “CONGOLITÀ” (NAZIONALITÀ CONGOLESE)

a. La proposta di legge avviata da Noël Tshiani e presentata dal deputato Nsingi Pululu

L’8 luglio, il deputato nazionale Nsingi Pululu ha consegnato al presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso N’Kodia, una proposta di legge sulla nazionalità congolese avviata da Noël Tshiani, ex candidato presidenziale alle elezioni di dicembre 2018.
Secondo Nsingi Pululu, «questa legge è una risposta al problema della doppia nazionalità, perché sancisce l’irrevocabilità della nazionalità congolese di origine. Anche se si ha dieci nazionalità, non si perde la nazionalità congolese. La nazionalità congolese è irrevocabile: sei nato congolese, sei cresciuto congolese, morirai congolese. Si dà la possibilità a tutti i Congolesi, ovunque siano, di usufruire di tutti i diritti dei Congolesi».
L’iniziatore di questa proposta di legge, Noël Tshiani, ne ha fornito alcuni dettagli: «La proposta di legge che abbiamo presentato regola e limita l’accesso alle funzioni della sovranità nazionale, tra cui la presidenza della Repubblica, del Senato e dell’Assemblea nazionale; i ministeri detti sovrani, tra cui la presidenza del Consiglio dei ministri, la Difesa, la Sicurezza, gli Affari Esteri, gli affari Interni e le Finanze; i Capi di stato maggiore generale dell’esercito e della Polizia, gli alti magistrati, i direttori generali della DGM, dell’ANR, ecc. Tutte queste funzioni di sovranità nazionale dovrebbero essere riservate ai Congolesi nati da padre e madre congolesi, per evitare infiltrazioni straniere ai vertici dello Stato». Di conseguenza, la proposta di legge in questione esclude da tutte queste funzioni cosiddette sovrane tutti quei Congolesi che hanno un genitore straniero e tutti coloro che hanno legalmente acquisito la cittadinanza congolese. Secondo Nsingi Pululu, questa proposta di legge ha già ricevuto l’appoggio di 260 deputati nazionali[19].

L’8 luglio, il vicesegretario permanente del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), Ferdinand Kambere, ha affermato che l’obiettivo di questa proposta di legge è quello di escludere alcuni candidati alle elezioni presidenziali del 2023.[20]

Il 9 luglio, in un comunicato stampa, la Direzione politica di Insieme per la Repubblica, il partito politico di Moïse Katumbi, nato da padre greco e madre congolese e candidato potenziale alle prossime elezioni presidenziali del 2023, ha affermato che «questa proposta di legge, impensabile in qualsiasi altra parte del mondo democratico nel 21° secolo, è retrograda e totalmente irresponsabile. Essa minaccia l’unità e la coesione nazionale, creando categorie diverse di cittadini all’interno di una stessa Nazione. Domani, potrebbero esserci dei Congolesi di prima e seconda categoria. Tra questi ultimi, potrebbero essere annoverati quei Congolesi che hanno un genitore di nazionalità straniera o che hanno una nazionalità congolese acquisita».
Di conseguenza, Insieme per la Repubblica dichiara la sua opposizione a questa proposta di legge e avverte che un eventuale suo inserimento nel calendario dei lavori dell’Assemblea nazionale sancirebbe la rottura della sua adesione alla Sacra Unione: «Insieme per la Repubblica si oppone categoricamente a questo disegno di legge che legalizza una forma di segregazionismo identica a quella praticata sotto i regimi nazista e dell’apartheid del XX° secolo. L’eventuale inclusione di questo testo nel calendario dei lavori dell’Assemblea Nazionale segnerà la rottura definitiva e irreversibile, all’interno della Sacra Unione, tra i fautori della strumentalizzazione della nazionalità per mantenersi al potere e i veri repubblicani che vogliono dare il al popolo congolese la possibilità di eleggere liberamente i propri rappresentanti tra i propri connazionali, attraverso elezioni credibili, pacifiche e inclusive. Spetta ai Congolesi e solo a loro, non a un piccolo gruppo di politici, scegliere liberamente chi sarà responsabile della guida della Nazione».[21]

Il 10 luglio, l’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, ha criticato la proposta di legge sulla nazionalità congolese concepita da Noël Tshiani e presentata all’Assemblea nazionale dal deputato Pitshou Nsingi Pululu: «l’Episcopato congolese ritiene che la proposta di legge sulla nazionalità sia pericolosa per il popolo congolese, perché ostacola la coesione nazionale. Invece di essere uno strumento per unire il popolo in un’unica famiglia, questa proposta di legge  appare come uno strumento di esclusione e di divisione».[22]

Il 10 luglio, in un comunicato stampa, il Fronte Comune per il Congo (FCC) ha affermato la sua opposizione all’attuale proposta di legge sulla nazionalità congolese: «L’FCC si oppone a questa proposta di legge che è incostituzionale, inappropriata, discriminatoria e conflittuale. La costituzione del nostro Paese, infatti, determina in modo chiaro e univoco le condizioni di eleggibilità e di accessibilità alle diverse funzioni all’interno delle istituzioni della Repubblica. Inoltre, la stessa costituzione tutela, in modo uguale, tutti i diritti dei Congolesi … L’FCC si oppone a questa proposta di legge, perché mina gravemente l’unità del Paese, la pace e la coesione nazionale e rischia di compromettere le conquiste democratiche e il processo elettorale».[23]

Il 13 luglio, affrontando il tema relativo alla proposta di legge sulla nazionalità presentata dal deputato Nsingi Pululu, il presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, ha affermato che la Camera aprirà il dibattito sull’utilità e l’opportunità di questa legge nel momento opportuno: «sarà nell’ambito del dibattito democratico e repubblicano che caratterizza la nostra Camera che i deputati si pronunceranno sull’opportunità e sul merito di tale iniziativa. Ciò significa che l’Assemblea nazionale, in quanto camera legislativa e rappresentativa a livello nazionale e nel rispetto della procedura legislativa, affronterà la questione dell’utilità, dell’opportunità e del contenuto di questa iniziativa quando sarà il momento più opportuno».
Secondo Christophe Mboso, come per tutte le altre leggi, ci sono delle procedure da seguire prima che questa proposta di legge sia inserita nel calendario di una sessione parlamentare: «nessuno ignora che, prima di essere approvata, una proposta di legge deve passare attraverso diverse fasi. Secondo il nostro regolamento interno, la proposta di legge presentata viene inviata ad una Commissione di studio per osservazioni. Quest’ultima può respingerla perché non conforme con i principi fondamentali della Costituzione, oppure rimandarla al suo promotore per correzione, secondo le osservazioni formulate. Sarà poi inviata al Governo, che esprimerà il suo parere, favorevole o sfavorevole. Solo dopo tale iter, la proposta di legge potrà essere posta all’ordine del giorno dei lavori dell’Assemblea nazionale».
Christophe Mboso ha infine precisato che la sua iscrizione nell’ordine del giorno di una seduta plenaria è oggetto di deliberazione da parte della Conferenza dei presidenti composta dal presidente della Camera, dai presidenti dei gruppi parlamentari e dai presidenti delle varie commissioni permanenti.[24]

Il 14 luglio, in una conferenza stampa a Kinshasa, il deputato Jean-Claude Kibala ha dichiarato che questa legge in questione viola gli articoli 13 e 220 della costituzione. L’articolo 13 della Costituzione stipula che: “In materia di accesso all’istruzione e ai pubblici uffici o in qualsiasi altra materia, nessun Congolese può essere oggetto di una misura discriminatoria, sia essa risultante dalla legge o da un atto dell’esecutivo, a causa della sua religione, della sua origine familiare, della sua condizione sociale, della sua residenza, delle sue opinioni o convinzioni politiche, della sua appartenenza a una razza, a un gruppo etnico, a una tribù, a una minoranza culturale o linguistica”. L’articolo 220 afferma che “è formalmente proibito qualsiasi emendamento costituzionale che abbia come oggetto o effetto quello di ridurre i diritti dell’uomo e le libertà umane”.[25]

I deputati nazionali membri di Insieme per la Repubblica hanno chiesto al Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale di astenersi dall’inserire questa proposta di legge nel calendario dei lavori parlamentari, perché «viola intenzionalmente la costituzione, in particolare gli articoli 10 e 72».
L’articolo 10 afferma che “la nazionalità congolese è una ed esclusiva. Non può essere detenuta in concomitanza con qualsiasi altra. La nazionalità congolese è di origine o di acquisizione individuale. È di origine congolese qualsiasi persona appartenente ai gruppi etnici i cui membri e territorio costituivano quello che è diventato il Congo (oggi Repubblica Democratica del Congo) al momento dell’indipendenza”. Secondo l’articolo 72, “Nessuno può essere candidato all’elezione del Presidente della Repubblica se non soddisfa le seguenti condizioni: 1. avere la nazionalità congolese di origine; 2. avere almeno 30 anni; 3. godere di pieni diritti civili e politici; 4. non trovarsi in uno dei casi di esclusione previsti dalla legge elettorale”.[26]

b. A proposito della nazionalità congolese di origine

– Introduzione.
Per quanto riguarda la nazionalità, l’articolo 10 della Costituzione afferma che «la nazionalità congolese è una ed esclusiva. Non può essere detenuta in concomitanza con nessun’altra. La nazionalità congolese è di origine o di acquisizione individuale. È congolese di origine qualsiasi persona appartenente ai gruppi etnici le cui persone e il cui territorio costituivano quello che è diventato il Congo (l’attuale Repubblica Democratica del Congo) al momento dell’indipendenza. Una legge organica determina le condizioni di riconoscimento, di acquisizione, di perdita e di recupero della nazionalità congolese».
– Presentazione generale sulla nazionalità congolese di origine.
La nazionalità congolese di origine è denominata anche come nazionalità congolese attribuzione. Secondo la legge, la nazionalità congolese di origine è attribuita a un soggetto secondo una delle modalità di attribuzione previste dal legislatore. Di conseguenza, ci sono Congolesi di origine per appartenenza, per discendenza e per presunzione della legge.
1°. Nazionalità congolese di origine per appartenenza.
Secondo l’articolo 6 della legge n. 04/024 del 12 novembre 2004: «è congolese di origine chiunque appartenga ai gruppi etnici e nazionalità il cui popolo e territorio costituiscono quello che è divenuto il Congo (l’attuale Repubblica Democratica del Congo) al momento dell’indipendenza».
Tale disposizione attribuisce la nazionalità congolese di origine, senza alcuna eccezione, ai membri delle comunità di ciò che era diventato il Congo nel 1960. Si tratta di una nazionalità attribuita in modo collettivo e indifferenziato ai membri di tali comunità, sulla base del doppio criterio del sangue e del suolo, cioè: essere stato discendente di (….) ed essere membro della comunità facente parte delle altre comunità che vivevano sul suolo del Congo in quel determinato periodo.
2°. La nazionalità congolese di origine per discendenza.
L’articolo 7 della legge n. 04/024 del 12 novembre 2004 stipula che «è congolese dalla nascita il figlio di cui uno dei genitori – il padre o la madre – è congolese. La filiazione del bambino influisce sulla sua nazionalità solo se essa è accertata quando è ancora minore di età».
Si segnala che la nazionalità congolese è attribuita a un bambino i cui genitori, o uno di loro, hanno la nazionalità congolese. Non è obbligatorio che i genitori del bambino o uno di loro abbiano (abbia) la nazionalità congolese di origine. La legge stabilisce l’attribuzione della nazionalità congolese a qualsiasi figlio nato da genitori congolesi, senza fare alcuna distinzione sul tipo di nazionalità posseduta dai genitori del bambino o da uno di loro, cioè senza distinguere se il genitore del bambino ha la cittadinanza congolese di origine o per acquisizione. Questo aspetto si spiega per il fatto che chi ha la nazionalità congolese, incluso quelle acquisita, ha una sola nazionalità, cioè la nazionalità congolese, che non può essere posseduta in concomitanza con un’altra. Pertanto, un bambino nato da un genitore che ha acquisito la nazionalità congolese sarà automaticamente un congolese di origine.
Inoltre, l’articolo 25 della legge sulla nazionalità prevede che il bambino minore di 18 anni, se uno dei suoi genitori acquisisce la nazionalità congolese, diventa congolese di diritto. Tale disposizione conferisce al minore la nazionalità congolese, senza specificare se avrà la cittadinanza congolese di origine o per acquisizione. In base a tale disposizione, i figli di una coppia, di cui uno ha acquisito la nazionalità congolese, sono considerati titolari della cittadinanza congolese di origine.
Infine, affinché un individuo abbia la nazionalità congolese di attribuzione o di origine, la sua filiazione deve essere accertata quando è ancora minorenne. Tale condizione è dovuta al fatto che, in età maggiorenne, l’individuo potrebbe possedere già una nazionalità diversa da quella congolese o, talvolta, potrebbe essere apolide, cioè un individuo senza alcuna nazionalità. In questo caso, quando ha già un’altra nazionalità o è apolide, nonostante che i suoi genitori siano congolesi, dovrà intraprendere la procedura prevista per il recupero della nazionalità congolese, ovviamente se vuole diventare congolese. La conseguenza è che avrà la nazionalità congolese acquisita e non la nazionalità congolese di attribuzione.
3°. La nazionalità congolese di origine per presunzione della legge.
L’articolo 8 della legge relativa alla nazionalità congolese afferma che «un neonato che si trovi in Repubblica Democratica del Congo e di cui non se conoscano i genitori, è congolese per presunzione della legge. Tuttavia, si riterrà che non sia mai stato congolese se, quando minorenne, si accerta che è figlio di un genitore straniero e se ha, in conformità con la legge nazionale del suo genitore, la sua nazionalità».
L’articolo 9 della stessa legge stipula che «è congolese per presunzione di legge: il bambino nato nella Repubblica Democratica del Congo da genitori apolidi e il bambino nato nella Repubblica Democratica del Congo da genitori stranieri, la cui cittadinanza non è trasmessa al bambino a causa della legislazione dello Stato di origine che riconosce solo lo jus soli o non riconosce alcun effetto sulla nazionalità da discendenza naturale.
L’articolo 8 attribuisce la nazionalità congolese ai bambini minorenni appena nati trovati nella RDC quando non hanno genitori conosciuti.
L’articolo 9 attribuisce, in un caso, la nazionalità congolese ai figli di apolidi e, nel secondo caso, ai bambini nati nella RDC da genitori cittadini di uno Stato che esige che il figlio sia nato sul suolo dello Stato in questione, per ottenere la nazionalità dei suoi genitori o di uno di essi.
– Costituzionalità di leggi specifiche che limitano l’accesso alle alte cariche pubbliche ai titolari della nazionalità congolese di origine.
Solo i Congolesi di origine, senza alcuna categorizzazione particolare, hanno il diritto di accedere ai più alti posti di responsabilità nella Repubblica Democratica del Congo. Tale precisazione si basa sull’articolo 72 comma 1 della Costituzione che prevede: «Nessuno può essere candidato all’elezione del Presidente della Repubblica se non soddisfa le seguenti condizioni: 1. Possedere la nazionalità congolese di origine, …».
Nessun testo giuridico sulla nazionalità congolese limita l’accesso ad alte cariche pubbliche ai titolari della nazionalità congolese di origine.
Parallelamente, nessun testo giuridico categorizza i beneficiari della nazionalità congolese di origine. Un individuo ha la nazionalità congolese di origine quando riempie le condizioni previste dalla legge organica n. 04/024 del 12 novembre 2021. Quando soddisfa queste condizioni, ha la possibilità di accedere a tutte le alte funzioni della Repubblica, tra cui quella di Presidente della Repubblica.
Tuttavia, la legge relativa alla nazionalità congolese prevede, nell’articolo 25 comma 2, la possibilità che una legge specifica possa escludere da determinate funzioni pubbliche i beneficiari della nazionalità congolese di acquisizione. L’esclusione prevista da tale legge è conforme alla Costituzione.
Nello stesso tempo, gli articoli 102 e 106 della Costituzione lasciano la possibilità, anche a coloro che hanno acquisito la cittadinanza congolese (nazionalità congolese di origine o nazionalità congolese di acquisizione) di essere eletti deputato nazionale o senatore.
Con la formula ripresa negli articoli 102 e 106: «nessuno può essere candidato alle elezioni legislative se non soddisfa le seguenti condizioni: 1. essere congolese, …», il costituente dà la possibilità a qualsiasi congolese, cioè a chiunque persona che detenga la nazionalità congolese di origine o la nazionalità congolese di acquisizione di essere eletto deputato nazionale o senatore.
Da quanto precede, si può concludere che l’accesso alle alte cariche della repubblica è consentito solo alle persone riconosciute come titolari della nazionalità congolese di origine, senza una particolare distinzione soggettiva tra queste persone (congolesi di origine). Questa limitazione si basa sull’articolo 72 punto 1 della Costituzione.
Qualsiasi legge particolare che categorizzi i titolari della nazionalità congolese di origine ed escluda alcune categorie di essi non sarà conforme alla Costituzione. Violerebbe lo spirito dell’articolo 72 punto 1 della Costituzione che non fa distinzioni o categorizzazioni.
La Costituzione è un testo che ha un valore giuridico superiore a qualsiasi testo legislativo, … Perciò, una legge, o un regolamento specifico, che sia contraria alle disposizioni costituzionali sarà dichiarata incostituzionale e, conseguentemente, priva di ogni effetto. In altre parole, una legge particolare riguardante la questione della nazionalità congolese che sia in contraddizione con la costituzione è da considerarsi incostituzionale.[27]

[1] Cf Radio Okapi, 07.07.’21
[2] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 08.07.’21
[3] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 10.07.’21; Radio Okapi, 10.07.’21
[4] Cf Merveil Molo – 7sur7.cd, 10.07’21
[5] Cf Radio Okapi, 17.07.’21; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 16.07.’21
[6] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 19.07.’21
[7] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 19.07.’21
[8] Cf Radio Okapi, 20.07.’21
[9] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 19.07.’21
[10] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 20.07.’21
[11] Cf Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 23.07.’21
[12] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 30.06.’21
[13] Cf Radio Okapi, 07.07.’21
[14] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 09.07.’21
[15] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 27.06.’21
[16] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 13.07.’21
[17] Cf Pascal Mulegwa – RFI, 06.07.’21
[18] Cf Sonia Rolley – RFI, 14.07.’21
[19] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 08.07.’21; Berith Yakitenge – Actualité.cd, 08.07.’21; Moise Dianyishayi – Actualité.cd, 08.07.’21
[20] Cf Roberto Tshahe – Actualité.cd, 08.07.’21
[21] Cf Prince Mayiro – 7sur7.cd, 09.07’21; Radio Okapi, 09.07.’21
[22] Cf Radio Okapi, 10.07.’21
[23] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 11.07.’21
[24] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 13.07.’21
[25] Cf Radio Okapi, 14.07.’21
[26] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 14.07.’21
[27] Cf Maître Jacques B. Hangi (Avvocato presso il Tribunale del Nord-Kivu) https://actualite.cd/index.php/2021/07/12/rdc-questions-sur-la-nationalite-congolaise-dorigine-par-maitre-jacques-b-hangi