Congo Attualità n. 445

ANCORA VIOLENZE NEL NORD KIVU E NELL’ITURI , NONOSTANTE LA LEGGE MARZIALE

INDICE

1. UN PROGETTO DI LEGGE DELEGA A FAVORE DEL GOVERNO
a. La proposta del Consiglio dei Ministri
b. Il Senato approva
c. La Camera dei deputati non approva e consulta la Corte Costituzionale
d. Il Senato dichiara conclusa la sessione parlamentare e si mantiene a disposizione per sedute in videoconferenza
e. Il Comitato di presidenza della Camera dei deputati propone di continuare la sessione parlamentare mediante la convocazione di sedute plenarie in forma ridotta
2. LA PROROGA DELLA LEGGE MARZIALE
3. ANCORA VIOLENZE, NONOSTANTE LA LEGGE MARZIALE
a. Nel Nord Kivu
b. Nell’Ituri

1. UN PROGETTO DI LEGGE DELEGA A FAVORE DEL GOVERNO

a. La proposta del Consiglio dei Ministri

L’11 giugno, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che gli consentirebbe di legiferare su determinate materie senza passare per il Parlamento. Questo disegno di legge permetterebbe di chiudere la sessione parlamentare ordinaria entro i termini costituzionali ed eviterebbe l’indizione di una sessione parlamentare straordinaria in tempi di covid-19. Una volta adottato, questo disegno di legge di abilitazione consentirebbe al governo di prorogare la legge marziale in vigore su parte del territorio nazionale senza passare per il parlamento che, ufficialmente, deve concludere la sessione ordinaria di marzo il 15 giugno. In un incontro con i senatori della maggioranza, il Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi aveva già chiesto loro di votare a favore di questo progetto di legge.[1]

Il 14 giugno, il vice primo ministro e ministro degli Esteri, Christophe Lutundula, ha presentato ai senatori il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri. Secondo il ministro, tale autorizzazione rilasciata al governo avrebbe una validità di tre mesi e consentirebbe al governo di prorogare la legge marziale e di avviare alcune riforme relative al sistema fiscale e a quello della regolamentazione digitale. Secondo il ministro Lutundula, «gli obiettivi di questo disegno di legge sono essenzialmente tre: a) prorogare la legge marziale su una parte del territorio nazionale, b) emettere le norme di attuazione della legge marziale e dello stato di emergenza sanitaria, in conformità con l’articolo 85 comma 3 della Costituzione e c) razionalizzare il sistema fiscale per aumentare le entrate nazionali, attraverso l’uso di tecnologie digitali che consentono di combattere efficacemente la corruzione e l’evasione fiscale». Questo progetto di legge sarà inviato al Senato in prima lettura. Sarà quindi inviato all’Assemblea nazionale per seconda lettura. Una volta adottato in parlamento, il disegno di legge sarà promulgato dal Capo dello Stato. Diventato legge, permetterà al governo di legiferare durante i tre mesi in cui le attività parlamentari saranno costituzionalmente sospese. In fatti, la sessione parlamentare ordinaria di marzo si concluderà il 15 giugno.[2]

b. Il Senato approva

Il 14 giugno, in conformità a quanto previsto dall’articolo 129 della Costituzione, il Senato ha approvato, in prima lettura, il disegno di legge che autorizza il governo a legiferare con ordinanze su talune materie rientranti nell’ambito di applicazione della legge. Queste materie sono:
– la proroga della legge marziale
– le modalità di applicazione della legge marziale
– la regolamentazione del settore digitale
– la razionalizzazione e incremento delle entrate interne.
Su 94 senatori che hanno preso parte al voto, 90 hanno votato “per”, 1 ha votato “no” e altri 3 si sono astenuti. Se i senatori hanno facilmente autorizzato il Governo a legiferare su materie relative alla legge marziale, essi hanno tuttavia espresso molte riserve prima di autorizzare il governo a prendere provvedimenti in campo giuridico nei settori della finanza pubblica e della tecnologia digitale, ritenuti “estremamente sensibili”.
Questo disegno di legge sarà inviato all’Assemblea nazionale per una seconda lettura. In caso di approvazione negli stessi termini, esso sarà trasmessa al Presidente della Repubblica per la sua promulgazione.
La legge entrerà in vigore sin dalla sua promulgazione da parte del Capo dello Stato e scadrà automaticamente entro 90 giorni. Infatti, secondo l’articolo 129 della Costituzione, il Governo può chiedere sia al Senato, sia all’Assemblea nazionale l’autorizzazione a legiferare mediante decreti legge ma, alla ripresa della sessione parlamentare ordinaria seguente, il parlamento può ratificare o meno i decreti legge che sarebbero stati emessi. Tale articolo, infatti, dispone che: “Il Governo può, per esecuzione urgente del suo programma d’azione, chiedere all’Assemblea nazionale o al Senato l’autorizzazione per prendere, mediante decreti legge, per un periodo limitato e su materie specifiche, dei provvedimenti che, normalmente, spettano al potere legislativo. Tali decreti legge sono deliberati in Consiglio dei ministri. Entrano in vigore dalla loro pubblicazione e diventano nulle se il disegno di legge di ratifica non è presentato al Parlamento entro il termine fissato dalla legge delega (…) I decreti legge deliberati in Consiglio dei ministri e ratificati possono essere modificati  solo dalla legge. I decreti legge cessano automaticamente di produrre i loro effetti in caso di rigetto del disegno di legge di ratifica”.[3]

c. La Camera dei deputati non approva e consulta la Corte Costituzionale

Il 14 giugno, la Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari dell’Assemblea nazionale ha deciso di proseguire i lavori parlamentari oltre il 15 giugno, data prevista per la fine della sessione parlamentare ordinaria di marzo. Secondo Joseph Lembi Libula, relatore dell’Assemblea Nazionale, «questa decisione è stata motivata dall’inserimento di nuovi temi nel programma di lavoro: l’elaborazione del calendario per la nomina dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e la necessità di seguire l’evoluzione della legge marziale, come previsto dall’articolo 144 della Costituzione».
Il relatore dell’Assemblea nazionale ha giustificato l’inserimento del primo punto relativo alla CENI per il fatto che le due Camere del Parlamento hanno già approvato la legge sulla riforma di questa istituzione di appoggio alla democrazia: «È urgente che l’Assemblea nazionale elabori e attui il calendario relativo alla designazione dei nuovi membri della CENI, tanto più che la legge approvata dalle due camere è già stata trasmessa al Capo dello Stato per la sua promulgazione. Ciò consentirà alla CENI di insediarsi e di iniziare a lavorare». Sulla seconda questione relativa alla legge marziale decretata dal Capo dello Stato nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri, il relatore ha sottolineato il fatto che «spetta all’Assemblea nazionale e al Senato approvare ogni sua eventuale proroga ogni 15 giorni, secondo le disposizioni dell’articolo 144 della Costituzione: “in caso di legge marziale, l’Assemblea nazionale si riunisce di diritto. Se si trova in sessione ordinaria, questa sessione continua e la sua chiusura sarà posticipata. Se non si trova in sessione ordinaria, si deve convocare una sessione straordinaria. Di conseguenza, non ci sarà alcuna chiusura ufficiale dell’attuale sessione ordinaria, perché è compito dell’Assemblea nazionale approvare, ogni due settimane, eventuali proroghe della legge marziale, fino a quando sarà necessario». Questa decisione della conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari è stata presa dopo l’approvazione, da parte del Senato, del disegno di legge sulla delega al governo del potere di legiferare durante la pausa parlamentare.[4]

Il 15 giugno, nella seduta plenaria che avrebbe dovuto sancire la fine della sessione parlamentare ordinaria di marzo, l’Assemblea nazionale non ha accettato di esaminare, in seconda lettura, il disegno di legge sulla delega al governo, nonostante fosse già stato approvato dal Senato. La Camera dei Deputati ha ritenuto che questa legge non fosse conforme all’articolo 144 della Costituzione che prevede: “In applicazione delle disposizioni dell’articolo 85 di questa Costituzione, lo Stato d’assedio, come lo stato di emergenza, è dichiarato dal Presidente della Repubblica. L’Assemblea nazionale e il Senato si riuniscono quindi di diritto. Se non sono riuniti, sarà convocata una sessione straordinaria, secondo le prescrizioni dell’articolo 116 di questa Costituzione. La chiusura delle sessioni ordinarie o straordinarie è, di diritto, differita per consentire, se necessario, l’applicazione delle disposizioni del comma precedente.
Lo stato di emergenza o lo stato d’assedio può essere dichiarato in tutto o in parte del territorio della Repubblica per un periodo di trenta giorni. Il decreto che proclama lo stato di emergenza o lo stato d’assedio cessa automaticamente di produrre i suoi effetti dopo la scadenza del termine previsto dal terzo comma del presente articolo, a meno che l’Assemblea Nazionale e il Senato, consultati dal Presidente della Repubblica su decisione del Consiglio dei ministri, non ne abbiano autorizzato la proroga per successivi periodi di quindici giorni ciascuno (…)”. Secondo il relatore dell’Assemblea nazionale, Joseph Lembi Libula, l’Assemblea nazionale continuerà quindi a lavorare, per poter seguire da vicino l’evoluzione dello stato d’assedio ed elaborare il calendario delle attività relative alla nomina dei nuovi membri della CENI.[5]

Il 17 giugno, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Christophe Mboso, ha inviato una corrispondenza alla Corte Costituzionale per chiederle se fosse necessario chiudere la sessione ordinaria come previsto dall’articolo 115, o se fosse necessario ritardarne la chiusura, come richiesto dall’articolo 144, comma 2 e 3, relativo al caso di stato d’assedio. Da parte sua, Mboso ha affermato che è necessario arrivare ad una decisione precisa: chiudere la sessione parlamentare per precauzione contro la terza ondata di coronavirus o rispettare le disposizioni della costituzione.[6]

d. Il Senato dichiara conclusa la sessione parlamentare e resta a disposizione per sedute in videoconferenza

Il 28 giugno, dopo aver approvato la legge sulla proroga della legge marziale in Ituri e Nord Kivu, il Senato ha chiuso la sessione parlamentare ordinaria di marzo. Nel suo intervento conclusivo, il Presidente del Comitato di presidenza, Bahati Lukwebo, ha precisato che, «secondo le disposizioni della sentenza R. Const. 1584 della Corte Costituzionale, emessa su richiesta dell’Assemblea nazionale in interpretazione dell’articolo 144, commi 2 e 3 della Costituzione, secondo le quali “le Camere del Parlamento possono chiudere eccezionalmente la loro sessione ordinaria e restare a disposizione ogni quindici giorni per la proroga della legge marziale”, la chiusura odierna della sessione parlamentare di marzo 2021 è legittima», aggiungendo: «Oltre alla sentenza R. Const 1584 della Corte costituzionale, il preoccupante acuirsi della diffusione della epidemia da Coronavirus costituisce un ulteriore ostacolo nel perseguimento delle attività del Senato».
Per le prossime proroghe della legge marziale, egli ha insistito sulla necessità che l’Assemblea Nazionale approvi la legge delega, che consentirebbe al Presidente della Repubblica di prorogare la legge marziale con decreto-legge deliberato in Consiglio dei ministri.
Bahati Lukwebo ha inoltre annunciato ai senatori che, dopo la chiusura della sessione parlamentare ordinaria di marzo, mentre è ancora in vigore la legge marziale nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu, nel caso in cui l’Assemblea nazionale non approvasse il progetto di legge sulla delega al governo, i senatori si riuniranno in videoconferenza, per autorizzare o meno le prossime proroghe della legge marziale.[7]

e. Il Comitato di presidenza della Camera dei deputati propone di continuare la sessione parlamentare mediante la convocazione di sedute plenarie in forma ridotta

Il 29 giugno, al termine di un incontro dei presidenti dei gruppi parlamentari, il relatore dell’Assemblea nazionale, Joseph Lembi Libula, ha dichiarato che, in seguito a quanto disposto dalla sentenza R.const. 1584 della Corte Costituzionale, in interpretazione dell’articolo 144 sulla legge marziale, i deputati proseguiranno i lavori della sessione parlamentare ordinaria di marzo. Egli ha sottolineato che, mentre in due province del Paese è in vigore la legge marziale, l’articolo 144 della Costituzione non consente all’Assemblea nazionale di chiudere la sessione parlamentare ordinaria, nonostante l’apparizione di una terza ondata della pandemia da Covid-19. Secondo Joseph Lembi Libula, «è stato deciso all’unanimità che l’Assemblea nazionale non chiuderà la sessione parlamentare in corso e che continuerà a riunirsi in formato ridotto, in conformità con i provvedimenti presi dal governo in rapporto alla diffusione della pandemia da Coronavirus». Secondo lui, solo 60 deputati nazionali saranno autorizzati a riunirsi in seduta plenaria. In caso di votazione, saranno i membri del Comitato di presidenza e della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari a votare al posto dell’Assemblea plenaria.[8]

Il 1° luglio, il Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale ha presentato, in seduta plenaria, la bozza di risoluzione relativa alla convocazione di sedute plenarie in forma ridotta per motivi sanitari in tempi di pandemia da Covid-19, come deciso nell’ultima riunione della conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari.
La bozza di risoluzione in questione comprende i seguenti 3 articoli:
Articolo 1: La seduta plenaria dell’Assemblea nazionale si riunisce d’ora in poi in forma ridotta e delibera su tutte le questioni di sua competenza e secondo l’evoluzione della situazione, fino alla riapertura della sessione parlamentare ordinaria del 15 settembre 2021;
Articolo 2: I partecipanti alla seduta plenaria in formato ridotta sono: i membri del Comitato di presidenza  dell’Assemblea nazionale e i delegati dei gruppi parlamentari, delle commissioni permanenti e del comitato dei saggi. D’ora in poi, i deputati così delegati parteciperanno in modalità rotativa;
Articolo 3: la presente risoluzione entra in vigore alla data della sua aprrovazione da parte dell’assemblea plenaria.
Questa bozza di risoluzione è stata respinta in blocco da quasi tutti i deputati nazionali, perché ritenuta non conforme allo spirito della costituzione.
Il deputato Daniel Mbau ha affermato che «questa risoluzione è in contrasto con l’articolo 101 della Costituzione che prevede quanto segue: il deputato nazionale è il rappresentante della nazione ed ogni mandato imperativo è nullo. In nessuna parte nella costituzione si dice che un deputato può essere rappresentato da un altro deputato, perché egli stesso è portatore di un mandato. Questa forma di delega è quindi incostituzionale… Dato il carattere imperativo della legge da un lato e la necessità della sicurezza sanitaria dall’altro, si può ritenere che, qualora sia necessario delegare in via eccezionale, questa delega deve riguardare una sola specifica materia, cioè la proroga o meno della legge marziale, secondo l’evoluzione della situazione e fino all’inizio della sessione parlamentare ordinaria del 15 settembre».
Secondo il deputato Eliezer Ntambwe, la risoluzione presentata dal Comitato di presidenza sembra molto al disegno di legge di abilitazione del governo, peraltro già bocciato dall’Assemblea nazionale. Secondo lui, la proposta di risoluzione contiene il rischio di possibili abusi nel momento dell’assunzione di determinate decisioni che impegnerebbero non solo i 60 deputati delegati, ma tutti i 500 deputati nel loro insieme. Perciò egli ha chiesto che la seduta plenaria in formato ridotto si limiti alla sola questione relativa alla legge marziale: «Se si vuole che si possa approvare questa risoluzione, è necessario riformularla e determinare con chiarezza la materia per la quale i deputati delegheranno parte del loro potere».
Su richiesta della maggior parte dei deputati, la seduta plenaria ha deciso di inviare questo progetto di risoluzione a una commissione speciale, per la sua riformulazione e la limitazione delle possibili materie da trattare. Infatti, se il progetto adottato dalla conferenza dei presidenti era stato concepito per trattare un’unica materia, quella del prolungamento o meno della legge marziale, quello presentato dal Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale prevede un’autorizzazione a pronunciarsi su qualsiasi tipo di materie. Infine, il 2° vicepresidente dell’Assemblea nazionale, Vital Banywesize, che ha presieduto la seduta plenaria, ha chiesto alle varie componenti  politiche di scegliere i propri delegati che dovranno far parte della commissione speciale.[9]

2. LA PROROGA DELLA LEGGE MARZIALE

Il 25 giugno, il governo ha approvato un nuovo disegno di legge sulla proroga della legge marziale nell’Ituri e nel Nord Kivu, per un periodo di 15 giorni a partire dal 6 luglio 2021.[10]

Il 26 giugno, in una conferenza stampa a Goma (Nord Kivu), il Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha ammesso la responsabilità di vari ufficiali dell’esercito, di qualche comunità etnica, di certi paesi limitrofi e di alcune compagnie minerarie nella perpetrazione delle violenze nell’est del Paese. Egli ha affermato che per questo ha deciso di radicalizzare l’amministrazione militare nelle due province del Nord Kivu e dell’Ituri, scosse da continui cicli di violenze. L’obiettivo sarebbe quello di riportare la pace, la stabilità e la sicurezza in queste due entità territoriali: «A un certo punto ci siamo dovuti chiedere perché, in queste due province, si continui a massacrare la popolazione civile, nonostante le decisioni che si prendono nonostante e i mezzi che si mettono in campo. Purtroppo, ci sono delle responsabilità a volte concomitanti, in cui sono implicati vari ufficiali dell’esercito, qualche comunità etnica, certi paesi limitrofi e alcune compagnie minerarie. Tutto ciò richiede un controllo rigoroso e un intervento efficace, ciò che finora non è stato fatto o non ha dato buoni risultati. Perciò, si è dovuto ricorrere all’instaurazione della legge marziale. La militarizzazione dell’amministrazione è un provvedimento estremo che forse porterà buoni risultati».[11]

Il 28 giugno, il Senato ha approvato il disegno di legge sulla proroga della legge marziale nelle province di Ituri e Nord Kivu. Tutti i 91 senatori presenti hanno votato sì. Con tale voto, il Senato autorizza, in prima lettura, la proroga della legge marziale nelle suddette province per un periodo di 15 giorni a decorrere dal 5 luglio 2021. Il disegno di legge adottato sarà trasmesso all’Assemblea Nazionale per una seconda lettura, in vista della sua promulgazione da parte del Capo dello Stato.[12]

Il 1° luglio, l’Assemblea nazionale ha approvato in seconda lettura la proroga della legge marziale nelle due province del Nord Kivu e dell’Ituri. Sui 340 deputati presenti, tutti hanno votato sì. Di conseguenza, la legge marziale sarà nuovamente prorogata di altri 15 giorni.[13]

Il 5 luglio, il Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi ha promulgato la legge che proroga di 15 giorni la legge marziale in vigore dal 6 maggio nelle due province del Nord Kivu e dell’Ituri. Egli ha inoltre firmato un decreto sull’istituzione, organizzazione e gestione del Programma di Disarmo, Smobilitazione, reinserimento Comunitario e di Stabilizzazione (PDDRC-S). Il PDDRC-S risulta dalla fusione di due programmi: il programma nazionale per il Disarmo, Smobilitazione e Reinserimento (DDR) e il programma per la Stabilizzazione e la Ricostruzione delle zone di post conflitto (STAREC). È un servizio pubblico posto sotto l’alta autorità del Presidente della Repubblica, dal quale riceve le orientazioni e al quale deve rendere conto della sua esecuzione.[14]

3. ANCORA VIOLENZE, NONOSTANTE LA LEGGE MARZIALE

a. Nel Nord Kivu

Il 29 giugno, 10 persone sono state sequestrate da miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) in due quartieri di Beni, Rwangoma e Paida, nei pressi del Parco nazionale di Virunga. Queste 10 persone, di cui 8 della cella frazione di Kithahomba e 2 della frazione di Mapendo, sono state sequestrate nelle ore mattutine mentre si recavano a lavorare nei loro campi. «I nostri familiari sono stati presi in ostaggio nei pressi del fiume Mamoma, alcuni a Nyaleke e altri a Mayangose. Tra gli ostaggi c’è anche mio marito», ha detto Masika Tsongo, la moglie di uno degli ostaggi. La settimana precedente, altre 9 persone erano state sequestrate nello stesso comune, a Kalau e dintorni.[15]

Il 30 giugno, durante la notte, almeno dieci persone, tra cui quattro donne, sono state uccise in un nuovo attacco attribuito a miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF), nel quartiere di Rwangoma della città di Beni. Secondo alcuni testimoni, l’attacco è iniziato alle 23:00 ora locale ed è durato alcune ore. Diverse case e negozi sono stati dati alle fiamme. I miliziani hanno preso di mira alcune case ben precise e hanno chiamato alla porta citando nomi altrettanto precisi di persone che vi risiedevano, il che fa pensare che fossero accompagnati da collaboratori della zona. Gli aggressori si sarebbero serviti di persone sequestrate il ​​giorno prima a Rwangoma come guide.[16]

Il 5 luglio, almeno tre civili sono stati uccisi in un agguato teso da combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF) nel villaggio di Ratsangwele, a 4 chilometri da Loselose, nel settore di Ruwenzori, territorio Beni. Il fatto è avvenuto alle 10 (ora locale). Le vittime erano partite in moto  dalla vicina località di Nzenga, per recarsi a lavorare nei loro campi.[17]

Il 6 luglio, il portavoce delle operazioni militari Sokola 1, il tenente Antony Mwalushayi, ha annunciato che l’esercito ha arrestato altri 3 collaboratori delle ADF a Kasindi, nel territorio di Beni. Si tratta di 2 donne e un uomo: la signora Kanyere Lukando Asiya, farmacista di 40 anni, la signora Kanyere Sikuli Mariamu Charmante, di 22 anni e il signor Issa Yusufu Mbitse, di 27 anni e proprietario di un negozio nei pressi della frontiera di Kasindi. Le tre persone arrestate sono di nazionalità congolese. «Esse sono sospettate di fornire alle ADF un appoggio logistico e di effettuare delle transazioni finanziarie attraverso i loro telefoni. Abbiamo i dati delle transazioni. Abbiamo ottenuto anche informazioni su alcune modalità di collaborazione», ha affermato il tenente Anthony Mwalushayi.[18]

b. Nell’Ituri

Il 1° luglio, il portavoce dell’esercito in Ituri, il tenente Jules Ngongo, ha annunciato che, in 72 ore di scontri, l’esercito ha neutralizzato (ucciso) 13 miliziani, tra cui 9 Mai-Mai del gruppo Kyandenga e 4 miliziani delle ADF, a Ndimo e a Otoabere, nel distretto di Walese-Vonkutu, in territorio di Irumu. L’esercito ha anche recuperato 4 armi AK-47.[19]

Il 1° luglio, nove persone, tra cui 5 uomini e 4 donne, sono state uccise selvaggiamente da una folla inferocita nel quartiere Mambila Kipe Yayo di Komanda, un centro commerciale situato a 75 km a sud di Bunia, nel territorio di Irumu. I fatti si sono svolti durante una manifestazione popolare per protestare contro l’insicurezza causata dai miliziani delle ADF in questa entità territoriale. Le vittime, dei Banyabwisha provenienti dal Nord Kivu, erano sospettate di collaborazione con le ADF. Altre persone ricercate dai manifestanti, si sono salvate per un pelo, grazie all’intervento dei caschi blu bengalesi che le hanno consegnate alle forze della polizia.[20]

Il 4 luglio, il presidente della società civile del distretto di Bahema Nord, nel territorio di Djugu, Charité Banza, ha dichiarato che, dal 2 luglio, più di tredici persone sono state uccise e diverse case distrutte, nel corso di attacchi perpetrati da miliziani della Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO) in tre villaggi del territorio di Djugu.[21]

Il 6 luglio, in un comunicato stampa, il portavoce dell’esercito in Ituri, il tenente Jules Ngongo, ha affermato che, dalla settimana precedente, il comandante del settore operativo in Ituri, il generale Rigobert Kasongo Maloba, ha stabilito il suo quartier generale a Komanda, per dirigere le  operazioni in corso. Secondo le sue dichiarazioni, per colpire le roccaforti delle ADF, sono stati usati degli elicotteri da combattimento: «grazie ai bombardamenti degli elicotteri da combattimento, dalle 10 alle 15 del 5 luglio, l’esercito ha distrutto 5 roccaforti (Masangalo, Mugulumugulu, Belu 2, Mont Aina e Zunguluka) delle ADF/MTM, situate ad est della strada nazionale RN4, asse Komanda-Beni, a sud del territorio di Irumu … Le zone di Komanda, Tre Antenne, Ponte Loya e Idou sono ora occupate dalle nostre forze armate che tenteranno di consolidare le loro posizioni».
Il presidente della società civile di Komanda, Daniel Herabo, ha confermato la presenza delle autorità del settore operativo a Komanda. Ha confermato anche i rinforzi militari giunti nella zona, ma non ha parlato di alcun bombardamento delle postazioni delle ADF da parte dell’aviazione militare: «È vero che da due giorni l’esercito ha intensificato le sue attività, ma non sembra che le roccaforti delle ADF siano già state bombardate. Le ADF stanno ancora occupando Tre Antenne, Idou e Zunguluka, in foresta, e persino Ndalia, lungo la strada RN4».[22]

[1] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 12.06.’21
[2] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 14.06.’21
[3] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 14.06.’21; Radio Okapi, 15.06.’21
[4] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 15.06.’21
[5] Cf Radio Okapi,16.06.’21
[6] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 17.06.’21
[7] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 29.06.
[8] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 29.06.’21
[9] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 02.07.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 02.07.’21
[10] Cf Actualité.cd, 26.06.’21
[11] Cf Radio Okapi, 27.06.’21
[12] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 28.06.’21
[13] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 01.07.’21
[14] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 05.07.’21
[15] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 30.06.’21
[16] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 01.07.’21; Azarias Mokonzi – Politico.cd, 01.07.’21
[17] Cf Yassin Kombi  – Actualité.cd, 05.07.’21
[18] Cf Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 06.07,’21; Actualité.cd, 06.07.’21
[19] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 01.07.’21
[20] Cf Radio Okapi, 02.07.’21
[21] Cf Radio Okapi, 04.07.’21
[22] Cf Séraphin Banangana – 7sur7.cd, 06.07,’21; Patrick Maki – Actualité.cd, 06.07.’21