Congo Attualità n. 397

INDICE

1. I MASSACRI DI BENI (NORD KIVU):  DALLE ADF/NALU ALLE ADF/MTM
a. Come spiegare dei massacri commessi nel 2019 e attribuiti a delle ADF che sarebbero state sconfitte nel 2014?
b. Chi sono realmente le ADF originali?
c. Dalle ADF-Nalu alle “ADF / MTM”: cambio di modalità d’azione dopo la morte del generale Lucien Bahuma
d. La fallace tesi della jihad islamica per confondere le piste sulla reale identità degli autori dei massacri di Beni
e. Il Generale Akili Muhindo, reclutatore di “pseudo ADF”
f. Il generale Delphin Kahimbi, reclutatore delle cosiddette “ADF / MTM”
g. Conclusione e raccomandazioni
2. L’ESERCITO RUANDESE A BENI PER RIOCCUPARE L’EST DELLA RDCONGO?
a. Una misteriosa resa del gruppo mayi-mayi Uhuru
b. L’arresto di presunti ADF di lingua “kinyabwisha”
c. Un massacro perpetrato nei pressi di una postazione della brigata “Nindja”
d. Le FARDC conducono le operazioni principalmente al sud di Beni e non a nord, dove si compiono i massacri
e. La presenza di battaglioni ruandesi presso la frontiera ugandese
f. Conclusione: Kigali al fianco delle FARDC per distruggere i Nande e ricuperare il controllo economico sull’Est della RD Congo

1. I MASSACRI DI BENI (NORD KIVU):  DALLE ADF/NALU ALLE ADF/MTM

Jean-Jacques Wondo Omanyundu – Desc-Wondo, 26.12.’19[1]

a. Come spiegare dei massacri commessi nel 2019 e attribuiti a delle ADF che sarebbero state sconfitte nel 2014?

Da ottobre 2014, il Territorio di Beni (Nord Kivu) sta subendo una serie di continui massacri e di estreme violenze. Questi massacri sono attribuiti alla ribellione ugandese delle Forze Democratiche Alleate (ADF). Tuttavia, dopo l’inizio dell’operazione militare Sokola 1 nella zona settentrionale del Nord Kivu in gennaio 2014, questa ribellione era stata praticamente decapitata.
Il suo leader, Jamil Mukulu, era fuggito da Beni in febbraio 2014 e si era nascosto a Kigoma, in Tanzania, dov’è stato arrestato ed estradato in Uganda in luglio 2015. Da allora è in carcere. Vari comandanti del gruppo erano stati uccisi uno dopo l’altro e i pochi rimasti si erano dati alla fuga. Nel loro rapporto pubblicato in gennaio 2015, gli esperti delle Nazioni Unite avevano dichiarato che, «delle ADF, non rimanevano che una trentina di miliziani, da 30 a 40 comandanti (che non partecipano ai combattimenti), delle donne e dei bambini. I miliziani non avrebbero  più armi, né munizioni, né fonti di rifornimento, né equipaggiamento».
In occasione della visita dei capi di stato maggiore delle FARDC (esercito congolese) e delle UPDF (esercito ugandese) a Madina, una delle basi delle ADF riconquistata all’epoca dal generale Bahuma, tra aprile e settembre 2014, le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) avevano dichiarato che le ADF erano state definitivamente sconfitte, essendo rimasti solo circa trecento combattenti sparsi qua e là.
Quindi, come si spiegano i massacri attribuiti alle ADF dopo la morte del generale Bahuma? Come si spiega il cambiamento osservato nel loro modo di agre? Chi sono i nuovi assassini di Beni denominati ora ADF / MTM?

b. Chi sono realmente le ADF originali?

Le ADF, precedentemente note come Forze Democratiche Alleate – Esercito di Liberazione dell’Uganda (ADF-Nalu), era una ribellione ugandese attiva nella regione del “Grande Nord”, zona settentrionale della provincia del Nord Kivu, al confine con l’Uganda, tra il lago Alberto e il lago Eduardo, roccaforte dell’etnia Nande.
Le ADF sono apparse nei primi anni 1990 (nel 1992 secondo diverse fonti), in seguito alla fusione di due gruppi armati opposti al presidente ugandese Yoweri Museveni, al potere dal 1986. La componente Nalu (Esercito Nazionale per la Liberazione dell’Uganda) si dissolse nella prima metà degli anni 2000. Rimase solo la componente ADF che concentrò le sue basi e le sue attività all’interno della RD Congo, nella regione di Beni, “congolizzandosi” in un certo qual modo.
Un tempo sostenute dal Sudan, le ADF erano originariamente composte principalmente da combattenti musulmani Tabliqh, una setta musulmana. Tra il 2007 e il 2014, le ADF erano guidate da Jamil Mukulu, un cristiano che si era convertito all’Islam.
– Secondo una fonte dell’intelligence militare delle FARDC: «le ADF sono una ribellione ugandese degli Yira dell’Uganda, ma che si era installata nel territorio di Beni nel 1992, al tempo di Mobutu. Era a partire dalla RD Congo (allora Zaïre) che le ADF effettuavano i loro attacchi contro il regime di Museveni. In origine, la maggior parte delle truppe ADF / NALU erano dei Nande ugandesi che si erano convertiti all’Islam. Poco a poco, questa ribellione ha messo radici nella RD Congo, intrecciando forti legami con i loro fratelli Nande di Beni: matrimoni, affari, funerali, ecc». Queste relazioni con certi Congolesi sono state confermate anche dagli esperti delle Nazioni Unite che, in un loro rapporto del 20 giugno 2012, hanno affermato che «due ex combattenti delle ADF e i servizi di intelligence ugandesi hanno dichiarato che le ADF hanno ricevuto trasferimenti di denaro da Londra, Kenya e Uganda, mediante degli intermediari congolesi residenti  a Beni e a Butembo, nel Nord Kivu». Le stesse fonti citate dagli esperti delle Nazioni Unite sostengono anche che le ADF si finanziavano attraverso un’organizzazione di taxi attiva nei pressi della frontiera e l’esportazione di oro e legname verso l’Uganda.
– Secondo Jacques Siwako, un ex combattente dell’Esercito Popolare Congolese (APC), ala armata dell’ex ribellione RCD-ML guidata da Mbusa Nyamwisi e appoggiata dall’Uganda e successivamente integrata nelle FARDC dopo il 2003, «le ADF-Nalu era un gruppo armato composto principalmente da musulmani dell’Uganda appoggiato dal governo Mobutu attraverso un colonnello che, all’epoca, risiedeva a Beni, il colonnello Mayala [6]. Per ampliare la sua base, il gruppo reclutava i giovani Nande a Beni. All’inizio, questi giovani non erano necessariamente musulmani. Dopo la caduta di Mobutu, Mzee Laurent-Désiré Kabila ha continuato ad appoggiarli e ha installato il loro quartier generale a Nairobi (in un luogo comunemente noto come Livingston), dove il loro ufficiale di collegamento non era che l’attuale generale delle FARDC Mundos Akili Muhindo, comunemente noto come Mundos. Quest’ultimo ha coordinato le operazioni in collaborazione con Jamil Mukulu, allora capo delle ADF. Abbiamo tentato più volte a fermare le ADF, ma invano. I nostri servizi di intelligence sapevano che le ADF hanno continuato a reclutare nuove leve nelle chiese musulmane di Beni, Butembo, Goma, ecc. Anche l’ex governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, è membro di questa religione. Il suo vero nome sarebbe Ali Kahongya. Con la complicità del suo alleato politico, Joseph Kabila, aveva inviato il suo fratello minore, conosciuto con il soprannome di KAPLIKO (un musulmano radicale e capo della DGRNK OICHA) a Oicha, affinché entrasse in contatto con Jamil Mukulu, per ricevere i trasferimenti bancari destinati alle ADF».
– Secondo un alto ufficiale della Demiap, Mukulu aveva buoni rapporti con Joseph Kabila e, talvolta, risiedeva a Kinshasa a spese dello Stato. Le relazioni tra i due si deteriorarono quando il presidente Kabila non pagò a Mukulu una certa somma promessa. È in quell’occasione che Mukulu riprese la via della guerriglia in foresta a Mayikosa, presso Eringeti e che Kabila, tramite il generale Delphin Kahimbi, infiltrò le ADF corrompendo stretti collaboratori di Mukulu, per indebolire le sue basi a Beni e obbligare Mukulu all’esilio in Tanzania.

c. Dalle ADF-Nalu alle “ADF / MTM”: cambio di modalità d’azione dopo la morte del generale Lucien Bahuma

Le analisi sulle modalità d’azione delle ribellioni africane dimostrano chiaramente che una ribellione si appoggia sempre su un paese vicino che le serve come campo base per un’eventuale ritirata e per l’approvvigionamento logistico. Se le ADF originali hanno ottenuto l’appoggio della RD Congo per attaccare l’Uganda, le “nuove ADF” non hanno più l’Uganda come loro obiettivo, soprattutto a partire dal mese di agosto 2014.
È piuttosto contro le popolazioni civili congolesi dei Nande, compresi i musulmani, che questi “presunti ADF” dirigono principalmente i loro attacchi, secondo una modalità operativa diversa da quella usata dalle ADF originali.
In un documento operativo delle FARDC diffuso prima dell’inizio dell’Operazione militare Sokola 1 a Beni nel gennaio 2014, su può leggere:
FORZA: Le ADF sono circa 650 combattenti, il 40% dei quali sono congolesi. Si stima che i loro familiari a carico siano circa 750. Le donne e i bambini sono addestrati ad azioni di guerriglia. Tra i ranghi delle ADF ci sono Ugandesi, Burundesi, Ruandesi ed Etiopi.
MODALITÀ D’AZIONE: Le ADF operano in piccoli gruppi, attaccando le postazioni delle FARDC, con l’obiettivo di infliggere loro il massimo delle perdite e di rifornirsi di carburante, armi e munizioni.
Effettuano sequestri di giovani, anziani, uomini e donne. In caso di eventuale sconfitta, si disperdono rapidamente nella foresta ed evitano qualsiasi scontro con l’esercito
Sotto il comando del defunto generale Bahuma, le ADF erano state notevolmente indebolite e si erano ritirate all’interno della foresta, limitandosi ad effettuare sequestri di persone civili. Curiosamente, dopo la morte del generale Bahuma e la sua sostituzione con “Mundos”, questi presunti ribelli hanno intensificato i loro attacchi e sono passati dai sequestri di ostaggi, loro classica modalità operativa, ai massacri di persone civili (compresi bimbi neonati) e agli attacchi contro le forze dell’esercito regolare e della MONUSCO.

d. La fallace tesi della jihad islamica per confondere le piste sulla reale identità degli autori dei massacri di Beni

Nella lunga serie dei massacri perpetrati sul territorio di Beni, si è notato un cambiamento nella retorica dell’identità degli autori dei massacri di Beni. Soprattutto, si nota un cambiamento tattico tra le modalità operative delle ADF originali, guidate da Jamil Mukulu prima della sua fuga in Tanzania nel mese di febbraio 2014, e quelle delle attuali “presunte ADF / MTM (Madina a Tauheed Wau Mujahedeen)”, a cui alcuni attribuiscono una certa affiliazione all’ISIS.
Alcuni analisti osservano che i massacri compiuti sul territorio di Beni a partire da ottobre 2014 marcano una completa rottura con le pratiche delle ADF fino ad allora conosciute, orientate maggiormente verso i sequestri di persone a scopo di estorsione e gli omicidi mirati di persone coinvolte nelle loro attività commerciali. Attualmente, sono i massacri della popolazione civile e gli scontri con le forze armate congolesi e con le truppe della MONUSCO che costituiscono la nuova modalità operativa delle “presunte ADF / MTM”.
Le autorità congolesi attribuiscono quasi sistematicamente gli attacchi delle presunte ADF all’internazionale del terrorismo islamista, ma non riescono ad apportare prove tangibili.
Nel suo studio sulla minaccia islamica nell’Africa dei Grandi Laghi, Myrto Hatzigeorgopoulos arriva a constatare che, se è vero che le ADF sono state create a partire da un nucleo duro di musulmani radicali, membri della setta Tabligh, e che la maggior parte dei suoi combattenti sono di fede musulmana, è altrettanto vero che il gruppo in sé non sembra collocarsi in una logica di espansione ideologica di un Islam radicale, e ancor meno in un processo di reclutamento di candidati per la jihad. Sebbene le attività delle ADF presentino un importante fattore di insicurezza per le popolazioni dell’est del paese, sembra che le ADF non facciano parte del movimento del terrorismo islamista e non appartengano alla “jihadosfera”. I legami delle ADF con lo Stato islamico non sono, infatti, stati confermati nel rapporto degli esperti delle Nazioni Unite pubblicato il 19 dicembre 2019.
È più che probabile che il cosiddetto movimento “ADF / MTM” abbia fatto ricorso al nome di Stato Islamico come strategia per reclutare nuovi combattenti e che questa modifica del nome sia stata fatta per attirare l’attenzione e il conseguente appoggio finanziario dello Stato islamico o dei Paesi musulmani, come il Sudan.

e. Il Generale Akili Muhindo, reclutatore di “pseudo ADF”

Charles Akili Muhindo, conosciuto come Mundos, è un Hunde del Nord Kivu. Come gran parte dei membri dell’esercito congolese, Akili Mundos non è un militare per vocazione. Prima di entrare nelle FARDC, era il capo di una milizia di autodifesa dei Mai-Mai Hunde, alleati di Laurent-Désiré Kabila. In quel tempo, il principale avversario di Kabila era Antipas Mbusa Nyamwisi, politico Nande e leader del Raggruppamento Congolese per la Democrazia / Kisangani – Movimento di Liberazione (RCD / K-ML) appoggiato dall’Uganda.
In aprile 1998, Laurent-Désiré Kabila lo mandò in Cina con Joseph Kabila, per frequentare un corso di addestramento militare. In agosto 1998, cioè all’inizio della ribellione del RCD-Goma, Akili Mundos e Joseph Kabila furono richiamati in patria da Laurent-Désiré Kabila.
Nel 2005, Mundos e una piccola parte del suo gruppo Mai-Mai furono integrati nelle FARDC, ma continuò a mantenere il controllo sull’altra parte che era rimasta in foresta. Dopo la sua integrazione nelle FARDC, Mundos seguì un corso di formazione negli Stati Uniti.
Successivamente, fu tra i militari addestrati dai nordcoreani nel Katanga, per formare il battaglione Simba, specializzato in terrorismo di stato. Ne sarà il comandante. Fu poi inviato in Israele per un ulteriore addestramento di sei mesi. Al suo ritorno, nel 2008, egli fu nominato comandante dell’Operazione Rudia, intrapresa per combattere i ribelli ugandesi LRA di Joseph Kony, nell’ex Provincia Orientale.
Da settembre 2014 a giugno 2015, il generale Mundos è stato il comandante dell’operazione Sukola1 a Beni (Nord Kivu) condotta contro le Forze Democratiche Alleate (ADF),. Stranamente, è stato il periodo in cui i massacri di Beni si sono intensificati in modo drammatico, benché le basi delle ADF fossero state quasi totalmente distrutte dal generale Lucien Bauma.
Il rapporto S / 2016/466 del gruppo di esperti delle Nazioni Unite pubblicato il 23 maggio 2016 ha specificamente messo in causa il generale Mundos e altri ufficiali delle FARDC, accusandoli di fornire armi e munizioni alle ADF.
Il gruppo di esperti è venuto a sapere che, «nel 2014, otto persone sono state contattate dal generale Mundos, per chiedere loro di partecipare ai massacri. Tre membri delle ADF-Mwalika hanno dichiarato che, alcuni mesi prima dell’inizio dei massacri in settembre del 2014, il generale Mundos aveva convinto vari membri del loro gruppo a fondersi con altre reclute ADF. Secondo le loro dichiarazioni, il generale Mundos ha finanziato ed equipaggiato quel gruppo con armi, munizioni e uniformi delle FARDC. Si è recato più volte al loro campo base, indossando talvolta l’uniforme delle FARDC e altre volte in tenuta civile. (…) Un ex miliziano Mayi-Mayi ha ammesso di essere stato reclutato dal generale Mundos che, nel primo incontro, gli avrebbe detto che, a Mayangose, era stato allestito un campo di addestramento ch​​e sarebbe stato operativo nelle settimane seguenti».
Inoltre, secondo alcuni operatori economici di Beni, il generale Mundos è stato implicato in un  traffico di oro, coltan e cassiterite, nonché nella vendita di auto provenienti da Dubai via Beni, nell’esportazione di legname verso il Golfo Persico e nel commercio di cacao sul mercato di Beni.

f. Il generale Delphin Kahimbi, reclutatore delle cosiddette “ADF / MTM”

Ex capo dello Stato maggiore dell’intelligence militare (Ex-Demiap), il generale Delphin Kahimbi è attualmente vicecapo dello Stato maggiore generale dei Servizi di intelligence. Questo veterano dell’AFDL, membro dell’etnia Havu del Territorio di Kalehe (Sud Kivu), è nato nel 1969. Rimane uno dei fedeli luogotenenti di Joseph Kabila. Delphin Kahimbi ha scalato rapidamente i vari livelli della sua carriera militare all’interno delle FARDC. Addestrato nel settore delle comunicazioni all’interno dell’esercito patriottico ruandese, Kahimbi ha mantenuto rapporti eccellenti con la gerarchia militare ruandese e con i militari di lingua ruandese presenti nelle FARDC. Tra il 1997 e il 1998, è stato ufficiale responsabile delle trasmissioni alle dipendenze di James Kabarebe, quando quest’ultimo, benché ruandese, era capo di stato maggiore dell’esercito congolese. Dopodiché, Delphin Kahimbi divenne direttore delle comunicazioni militari presso lo stato maggiore delle forze terrestri guidata, in quel tempo, da Joseph Kabila.
Di conseguenza, il Generale Kahimbi esercita una grande influenza all’interno delle FARDC, per aver avuto e mantenuto contatti con diversi comandanti delle truppe operative, cui forniva collegamenti radio durante le operazioni militari. Kahimbi interpreta, in qualche modo, il ruolo di ufficiale di collegamento tra Joseph Kabila e Paul Kagame.
Un ufficiale dei Servizi di Intelligence militare congolese identifica il generale Kahimbi come uno dei responsabili del reclutamento e del finanziamento delle “presunte ADF” che compiono massacri a Beni.
All’interno dell’esercito, Kahimbi avrebbe creato una rete parallela che collabora con ex luogotenenti di Jamil Mukulu che sono tornati e che sono poi stati integrati nelle FARDC. I reclutamenti di nuove leve vengono effettuati principalmente negli ambienti degli ex combattenti ADF e di certe milizie locali, come i Mayi-Mayi Uhuru e dei miliziani ruandesi identificati come “Banyabwisha” e nucleo principale delle “presunte ADF / MTM”.
Secondo questo ufficiale, poche settimane prima dell’inizio delle operazioni militari annunciate dal presidente Tshisekedi, Kahimbi si sarebbe recato a Beni per partecipare a una riunione militare. Lo stesso giorno, verso le 21:00, presso l’Albertine Hotel di Beni, si sarebbe incontrato con alcuni capi delle “presunte ADF” a cui avrebbe dato informazioni sull’avvio delle operazioni e sui siti militari da evitare. Questo ufficiale ha parlato anche dell’esistenza di una rete di approvvigionamento e di finanziamento delle attività di queste “presunte ADF”, attraverso l’emissione di denaro contante che, da Kinshasa a Beni, è trasportato da dei militari e degli intermediari civili collegati a Delphin Kahimbi e a Joseph Kabila.

g. Conclusione e raccomandazioni

Sorte come ribellione ugandese contro il regime di Museveni, le ADF si sono progressivamente congolizzate e hanno cominciato ad attaccare solo le popolazioni Nande del Nord Kivu, un popolo che spesso è di ostacolo alle intenzioni geoeconomiche ed egemoniche del Ruanda nella RDCongo.
In questa trasformazione strategica dalle ADF originali alle “ADF / MTM”, i generali Mundos e Kahimbi, ex collaboratori militari di Joseph Kabila nell’Est del Paese, rimangono i principali attori responsabili dei massacri di Beni. Nessun studio scientifico serio, né alcun rapporto del gruppo di esperti dell’ONU riesce a dimostrare il carattere radicale jihadista degli autori dei massacri di Beni. Con ogni probabilità, i veri autori di questi massacri sono dei militari filo ruandesi delle FARDC che agiscono sotto gli ordini di Kahimbi, o delle milizie locali mantenute da Kahimbi e Mundos o dei combattenti ruandofoni e ruandesi che agiscono a favore dell’espansione delle popolazioni ruandesi sul territorio di Beni. Secondo l’analista Boniface Musavuli, il nemico non è né “ribelle”, né “islamista”, né “ugandese”, e neppure “ADF”.
Finché il Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, non riesca a fare un’analisi neutrale e obiettiva di questa situazione e continui a fare affidamento sui generali che gli sono stati imposti da Kabila, come John Numbi e Kahimbi , con l’appoggio dell’esercito ruandese, i massacri di Beni non si fermeranno mai.
Mentre ha affermato di aver permutato le unità militari e i loro capi presenti nel Nord Kivu da molto tempo, la realtà è che quelle unità c i loro capi continuano ad operare a Beni. I nuovi comandanti inviati a Beni, come il generale Jacques Changoliza Nduru e altri ex ribelli ruandofoni, sono gli stessi che, in passato, hanno già compiuto altri massacri.
La messa in sicurezza dell’Est della RD Congo richiede, in primo luogo, una buona analisi della realtà, per potere ben identificare il vero nemico e, in secondo luogo, un reale allontanamento, dal Nord Kivu, dei diversi comandanti di unità che hanno un passato ribelle filo-ruandese e delle unità militari formate da ex ribelli filo-ruandesi. È anche necessario che il presidente Tshisekedi proceda gradualmente a un vero cambiamento alla guida delle FARDC, escludendo dall’esercito dei generali criminali come John Numbi, Gabriel Amisi Tango Four, Delphin Kahimbi e Akili Muhindo Mundos … Questi ultimi sono tutti soggetti a sanzioni internazionali che devono essere mantenute o, addirittura, aumentate estendendole alla persona di Joseph Kabila. Infine, la messa in sicurezza della RD Congo non potrebbe essere efficace senza una profonda riforma delle FARDC che consenta loro di diventare un vero esercito repubblicano, efficiente e modernizzato, e non una accozzaglia di milizie.

2. L’ESERCITO RUANDESE A BENI PER RIOCCUPARE L’EST DELLA RDCONGO?

Jean-Jacques Wondo Omanyundu – Desc-Wondo, 16.12.’19[2]

Una delle promesse fatte dal presidente congolese Félix Tshisekedi al presidente ruandese Paul Kagame, in occasione della sua visita a Kigali alla fine di marzo 2019, era stata quella di agire insieme, attraverso operazioni militari congiunte, per porre fine ai molti gruppi armati ancora attivi nell’Est della RD Congo.
Davanti all’impossibilità di creare uno “stato maggiore integrato” degli eserciti della regione (Burundi, RDCongo, Ruanda, Uganda, Tanzania) che avesse consentito alle truppe di questi paesi di prendere parte attiva alle operazioni militari condotte congiuntamente contro i gruppi armati dell’Est della RDCongo, le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) hanno intrapreso da sole, almeno ufficialmente, una grande offensiva contro i gruppi armati, nazionali e stranieri, presenti nel Nord Kivu. Tuttavia, numerose informazioni concordanti ricevute da fonti militari congolesi e ugandesi, nonché dalla società civile, hanno segnalato la presenza di vari battaglioni ruandesi in appoggio delle FARDC, l’esercito congolese. Tuttavia, gli obiettivi delle forze speciali dell’esercito ruandese a fianco delle truppe congolesi non sembrano essere gli stessi di quelli perseguiti dall’esercito congolese. A quanto pare, l’obiettivo principale dell’invio delle truppe ruandesi è quello di consolidare una presenza militare ruandese nell’Est della RDCongo, dove il Ruanda a degli interessi economici strategici per la sua economia.

a. Una misteriosa resa del gruppo mayi-mayi Uhuru

Il 4 dicembre 2019, 707 miliziani Mayi-Mayi si sono arresi alle FARDC a Chani-Chani, nel territorio di Beni. Molti di loro sono membri del gruppo denominato Uhuru. Secondo l’autoproclamato generale di questa milizia, l’obiettivo è quello di unire gli sforzi per combattere definitivamente le ADF ancora attive a Beni. Curiosamente, invece di disarmare questi Mayi-Mayi che non dovrebbero entrare a far parte dell’esercito, il colonnello Mukulu, delegato del Capo di Stato Maggiore, ha dichiarato che essi «riceveranno un breve addestramento, per potere poi appoggiare le forze lealiste nella lotta contro le ADF» . Quei Mayi-Mayi che si sono arresi sono stati raggruppati in un centro di transito a Mayimoya.
In passato, il gruppo ribelle Uhuru imperversava nella località di Samboko, nell’est del comune rurale di Oicha, capoluogo del territorio di Beni. Curiosamente, è in questa stessa zona che i massacri di civili sono stati attribuiti alle presunte ADF, incluso quello del 23 maggio 2019.
Attualmente, la zona di Samboko-chani-chani è quasi disabitata, avendo i suoi abitanti abbandonato il villaggio, per rifugiarsi a Oicha e a Eringeti, o sull’altro lato del fiume Samboko, nel vicino Ituri.

b. L’arresto di presunti ADF di lingua “kinyabwisha”

Il 29 ottobre 2018, un ufficiale congolese stanziato a Beni ha affermato che le presunte ADF sono costituite in gran parte da ruandofoni. Aveva fatto tale constatazione a partire dall’arresto di una decina di presunti ADF in una proprietà di un privato residente in un quartiere della città di Beni denominato Matonge. Secondo questo ufficiale, «durante il loro interrogatorio, gli aggressori hanno confessato di appartenere al gruppo ADF proveniente da Kirumba, con l’intenzione di raggiungere la località di Boga, nella provincia dell’Ituri. Parlavano il kinyabwisha, una lingua simile al kinyarwanda, usata dalla popolazione dei dintorni di Sake, nei territori di Rutshuru e Masisi.
Secondo Boniface Musavuli, il “kinyabwisha” non esiste. Si tratta piuttosto del Kinyarwanda. Le popolazioni di origini ruandesi che vivono nel territorio del Rutshuru da molto tempo si definiscono Banyabwisha, proprio come i Banyamulenge del sud Kivu, per distinguersi dalla loro identità di “Banyarwanda”, diventata ormai troppo imbarazzante. È ciò che ha dato origine alla cosiddetta lingua “kinyabwisha”. Inoltre, egli fa notare che le ADF non hanno mai avuto una presenza né a Kirumba (Sud Lubero), né nel territorio di Rutshuru. Infine, queste persone di lingua “kinyabwisha”  non possono provenire da Kirumba, dove gli abitanti parlano il kinande e non il kinyarwanda.

c. Un massacro perpetrato nei pressi di una postazione della brigata “Nindja”

Il 12 dicembre 2019, una decina di civili sono stati massacrati nel distretto di Watalinga, situato a circa 100 chilometri a nord-est della città di Beni, vicino a una postazione di commando addestrati dalla Cina. Dopo i massacri, gli abitanti hanno inseguito gli aggressori e ne hanno uccisi due. Si tratta di due commando membri della brigata Ninja, appartenente alla 4a promozione del Centro di addestramento di Kamina formata da istruttori cinesi. L’unità della brigata Nindja è agli ordini del colonnello Dunia, l’uomo dei lavori sporchi di Kabila secondo fonti militari, ed è dispiegata sull’asse stradale Mayengose-Watalinga dove, nella notte dal 15 al 16 dicembre 2019, almeno 11 civili furono massacrati e altri 5 feriti nel quartiere di Majengo Mapya.

d. Le FARDC conducono le operazioni principalmente al sud di Beni e non a nord, dove si compiono i massacri

Dall’inizio delle operazioni, quasi tutti i massacri sono stati compiuti nell’area nord-ovest di Beni. Questo asse nord delle operazioni di Sokola 1 Nord comprende le località di Kamango, Mbau, Mangurejipa, Oicha e la valle del fiume Semuliki. Il suo quartiere generale  si trova a Erengeti. Secondo le informazioni raccolte da fonti militari del Nord Kivu, i principali campi base dei “presunti ADF” e le loro zone operative si trovano in quest’area geografica dell’asse nord di Sokola 1, cioè nella zona compresa tra il fiume Semuliki, situato a nord del territorio di Beni e al confine con la provincia dell’Ituri, e la località di Mavivi, situata a 10 km dalla città di Beni. È qui che avviene la stragrande maggioranza dei massacri commessi. Inoltre, a queste operazioni partecipano ufficialmente circa 21.000 militari FARDC, ma le truppe sono suddivise in battaglioni e unità che non sono in contatto tra loro e manca un supporto aereo. I tre aerei sukhoi-25 basati a Kisangani non sono praticamente operativi, perché non hanno l’autonomia sufficiente per compiere il volo, di 800 km, Kisangani – Beni – Kisangani, I due elicotteri MI-24 capaci di colpire il nemico in movimento e di appoggiare efficacemente le truppe terrestri sono difettosi.

e. La presenza di battaglioni ruandesi presso la frontiera ugandese

Oltre alla disorganizzazione delle truppe e delle operazioni e alla complicazione del comando delle operazioni militari dopo l’invio del generale John Numbi, si nota anche il dispiegamento di vari battaglioni ruandesi sul lato congolese della frontiera con l’Uganda, al fine di impedire un eventuale ingresso di truppe ugandesi. «Questi battaglioni ruandesi sono gli esecutori dei massacri di Beni, agiscono agli ordini di Kabila e di Kagame e sono in stretto contatto coi generali Delphin Kahimbi e Gabriel Amisi Tango Four … C’è complicità tra le autorità militari congolesi e quelle ruandesi», ha dichiarato un ufficiale dell’intelligence militare congolese, citando il nome del colonnello Bernard Ngozi Kashumba, delle Forze speciali ruandesi, per coordinare con il generale Numbi le operazioni ruandesi e congolesi nel Nord Kivu.

f. Conclusione: Kigali al fianco delle FARDC per distruggere i Nande e ricuperare il controllo economico sull’Est della RD Congo

I massacri contro le popolazioni Nande del Nord Kivu non sarebbero motivati ​​da una certa ideologia religiosa islamista, tanto più che non sono presi di mira direttamente i simboli dello Stato. Ciò che è chiaro è che, nel Nord Kivu, i Nande rappresentano il gruppo etnico maggioritario che ha sempre controllato l’economia del posto, opponendosi ai tentativi di egemonia da parte delle popolazioni ruandofone. Controllando la maggior parte dell’economia locale, i Nande danno fastidio a certi leader della regione, tra cui l’ex presidente Joseph Kabila, odiato dai Nande a causa del suo divorzio politico da Antipas Mbusa Nyamwisi nel 2011. Appoggiando in modo schiacciante Martin Fayulu nelle elezioni del 2018, i Nande hanno ampliato la loro avversione a Kabila e hanno votato contro il suo candidato, Emmanuel Shadary.
È così che i massacri di Beni rappresentano un mezzo per Kabila e Kagame, secondo i loro rispettivi interessi politici e geopolitici, per sostenere un falso gruppo armato estremista. L’obiettivo è quello di sottrarre ai Nande il controllo economico e politico della regione, seminandovi il disordine attraverso le “presunte ADF” che i due presidenti, congolese e ruandese, hanno creato e che mantengono attraverso intermediari locali. L’obiettivo dei ripetuti attacchi ai convogli di merci e dei continui omicidi di commercianti Nande sulle strade Butembo-Beni-Kasindi-Uganda, Butembo-Beni-Bunia- Ituri e Butembo-Goma è quello di soffocare economicamente le tre principali aree di prosperità economica dei Nande (Beni, Butembo e Oicha) che, a lungo termine, faciliterebbe la loro sottomissione alle ambizioni egemoniche del Ruanda di Kagame.
Kagame ha una fissazione egemonica, geopolitica e patologica per l’Est della RDC che se ne serve come principale cava mineraria, per esportare a basso costo (eliminazione delle barriere doganali) i minerali importati illegalmente dalla RDC e trarre, in tal modo, maggiori profitti economici. In effetti, lo sfruttamento illegale dei minerali dell’Est della RDC è fondamentale per mantenere in equilibrio il bilancio dello stato ruandese per permettere l’arricchimento personale della sua élite politico-militare. Diversi autori hanno dimostrato che, durante tutte le guerre, dirette o indirette, condotte dal Ruanda nell’Est della RDC a partire dal 1996-1997, al di là delle motivazioni di sicurezza, il loro obiettivo principale è stato quello geo – economico.
Un’altra motivazione geostrategica del Ruanda è quella di rioccupare lo spazio orientale della RDC, dove la sua influenza è andata sempre più diminuendo. In realtà, la perdita di influenza del Ruanda sulla RD Congo è iniziata nel 1998. È a partire da quell’anno che, malgrado le successive ribellioni congolesi che ha appoggiato, il Ruanda sta gradualmente perdendo terreno in Congo. In effetti, nel 1997 – 1998 con l’AFDL, il Ruanda controllava l’intera RDC. James Kabarebe, attuale consigliere militare di Kagame ed ex ministro ruandese della Difesa, era il capo dello stato maggiore delle Forze Armate Congolesi (FAC). La creazione dell’RCD (1998 – 2003) ha permesso al Ruanda di occupare i due Kivu, il Maniema, parte della Provincia Orientale e del Katanga, cioè un terzo del territorio congolese. Si può constatare che lo spazio di influenza ruandese si era notevolmente  ridotto. Tra il 2006 e il 2009, il CNDP controllava solo il Rutshuru e il Masisi. Prima di essere sconfitto, l’M23 controllava solo la metà del territorio controllato dal CNDP. Come si può constatare, a partire dalla sconfitta dell’M23, nonostante l’infiltrazione di militari ruandesi e di altri congolesi ruandofoni nell’esercito congolese, molti dei quali però sono già deceduti o invecchiati, l’influenza militare territoriale del Ruanda sul Congo si è drasticamente ridotta. Pertanto, i massacri di Beni e le operazioni militari in corso servono per rafforzare la presenza militare ruandese in Congo e per rioccupare territori ricchi di risorse minerarie e di terre coltivabili.

[1] Cf Texte complet: http://desc-wondo.org/apres-mundos-le-general-delphin-kahimbi-devient-il-le-nouveau-patron-des-presumes-adf-mtm-jj-wondo/
[2] Cf Texte complet: http://desc-wondo.org/larmee-rwandaise-en-cours-de-reoccupation-de-lest-de-la-rdc-jean-jacques-wondo/