Congo Attualità n. 343

INDICE

EDITORIALE:  CAMERA DEI DEPUTATI → APPROVATO IL PROGETTO DI REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

  1. IL PROGETTO DI REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE
  2. IL PROGETTO DI LEGGE FINANZIARIA PER L’ANNO 2018
  3. DUE RAPPORTI E UN MESSAGGIO DELLA CENCO
  4. LE DICHIARAZIONI DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

 

EDITORIALE:  CAMERA DEI DEPUTATI → APPROVATO IL PROGETTO DI REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

 

 

 

 

1. IL PROGETTO DI REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

 

Il 9 novembre, in una riunione del governo, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha proposto l’introduzione, nel progetto di revisione della legge elettorale, di una soglia di ammissibilità (sbarramento) dal 0,5 al 3 % a livello nazionale. Detto più chiaramente, per  ottenere un determinato numero di seggi in Parlamento, un partito deve ottenere dal 0,5 al 3% dei voti espressi validamente a livello nazionale. Questa soglia di sbarramento varrebbe per tutti i collegi elettorali, inclusi quelli uninominali. Secondo gli esperti della CENI, l’obiettivo di questa soglia di sbarramento a livello nazionale sarebbe quello di incoraggiare i partiti a tendenza nazionale che, presenti sull’insieme del territorio nazionale, portano avanti un discorso unificatore nazionale e non clanico. Per quanto riguarda le elezioni legislative provinciali, la CENI propone l’introduzione di una soglia di sbarramento dal 0,5 al 5% del totale dei voti espressi a livello provinciale.

Secondo la CENI, la soglia di sbarramento contribuirebbe a risolvere i problemi della sottorappresentazione dei grandi partiti e della soprarappresentazione dei piccoli partiti.

La Commissione elettorale ha fatto notare che, nelle precedenti elezioni, con un sistema proporzionale senza sbarramento, il 92% delle liste che avevano ottenuto almeno un seggio in Parlamento, non avevano nemmeno raggiunto il quoziente elettorale (il numero degli elettori diviso per il numero (500) dei deputati .

Per combattere il fenomeno della transumanza dei politici da uno schieramento all’altro e il gran numero di candidature fantasiose, la CENI propone, nel progetto di revisione della legge elettorale, l’obbligo, per il candidato indipendente, di dimettersi dalla sua formazione politica tre mesi prima dell’apertura dell’operazione di registrazione delle candidature.

La CENI propone anche il rafforzamento delle condizioni di ammissibilità, al fine di evitare le candidature multiple e i casi di non conformità.[1]

 

Per quanto riguarda il calcolo del quoziente elettorale necessario per la ripartizione dei seggi in Parlamento, la CENI ha chiesto, in via prioritaria, l’adeguamento degli articoli 115, 145, 146, 198 e 208 della legge elettorale che, finora, prevedono tale ripartizione secondo il numero degli abitanti, il che presuppone, implicitamente, l’organizzazione di un censimento generale della popolazione, un’operazione che non ha ancora avuto luogo. In assenza di tale censimento e di un registro di stato civile, la CENI ha proposto di procedere al calcolo del quoziente elettorale secondo il numero degli elettori registrati in ogni circoscrizione elettorale, ad eccezione di quelle circoscrizioni elettorali che dispongono di un recente censimento della popolazione.

La CENI ha proposto di modificare anche la modalità del voto, introducendo il voto semielettronico. Ha anche suggerito che, per ridurre il numero dei partiti politici che potranno partecipare alle elezioni, i partiti dovrebbero formare delle coalizioni, come in Parlamento.

Ispirandosi,  per esempio, ai 14 gruppi parlamentari, si potrebbero formare altrettante coalizioni elettorali invece degli oltre 600 partiti politici attualmente esistenti. Secondo la CENI, questa strategia dovrebbe consentire di ridurre le dimensioni e il costo delle schede elettorali e delle urne e, per conseguenza, anche il tempo per la loro distribuzione sul territorio.[2]

 

Per quanto riguarda il pagamento delle cauzioni da parte di ogni candidato, la nuova legge elettorale prevede una modalità regressiva, mediante l’introduzione di un “coefficiente di riduzione della quota” richiesta ad ogni candidato: più sono i seggi assegnati ad una determinata circoscrizione elettorale, meno alta sarebbe la cauzione da pagare. Se la riforma fosse adottata, ogni candidato dovrebbe versare, come cauzione, 800.000 franchi congolesi (circa 450 euro) nelle circoscrizioni aventi diritto a un seggio, 750.000 FC nelle circoscrizioni di due seggi, 700.000 FC nelle circoscrizioni di tre seggi, 650.000 FC nelle circoscrizioni di quattro seggi e 600.000 FC nelle circoscrizioni di cinque seggi.

Secondo il calendario elettorale pubblicato dalla CENI il 5 novembre, questa legge dovrebbe essere approvata in Parlamento entro il 30 novembre e promulgata dal Presidente della Repubblica entro il 15 dicembre 2017.[3]

 

Il 14 novembre, il Governo ha approvato il disegno di legge che modifica e integra la legge sull’organizzazione delle elezioni. Esso verrà presentato in parlamento per eventuali emendamenti e successiva approvazione.[4]

 

Il 23 novembre, Corneille Nangaa, presidente della CENI, si è recato all’Hôtel du Fleuve per una riunione con i vari gruppi parlamentari per presentare il progetto di revisione della legge elettorale. L’obiettivo sarebbe di poter incontrare tutti i 14 gruppi parlamentari, sia della maggioranza presidenziale che dell’opposizione politica.[5]

 

Secondo dei documenti audio dell’incontro del 24 novembre resi pubblici da Jeune Afrique (JA), sembra che la revisione della legge elettorale proposta non sia altro che una strategia del partito di governo, il PPRD, per vincere le elezioni e mantenersi al potere senza alcuna necessità di dover ricorrere ad eventuali coalizioni, nemmeno con gli altri partiti che costituiscono la propria famiglia politica.
Secondo il segretario generale del PPRD, Henri Mova Sakanyi, il PPRD non avrebbe altra scelta che votare a favore della soglia di rappresentatività (sbarramento), soprattutto perché, secondo lui, «ciò  ci permetterebbe di essere molto più a nostro agio». In altre parole, «non dovremo più condividere delle responsabilità, sia nel governo che nelle aziende pubbliche, con altri alleati politici o membri dell’opposizione, né condividere con loro una torta che non è aumentata».

A proposito dei timori espressi dai piccoli partiti che potrebbero scomparire, il segretario generale della maggioranza presidenziale e Presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, ha  affermato che certe formazioni politiche, denominate “mosaici”, in realtà non sono dei veri partiti, perché sarebbero stati creati artificialmente all’interno di una determinata strategia politica. Egli ha citato il nome di un partito i cui membri fondatori sono sua moglie e alcuni suoi collaboratori: «I partiti mosaici non sono veri partiti politici. Sono stati degli strumenti di strategia elettorale. Si tratta di partiti “cassetto” senza attivisti, senza bandiera, senza nulla. Prendiamo l’esempio del PPT. I membri fondatori del PPT sono il mio assistente Alex, la moglie di Ramazani, mia moglie e altri miei colleghi».

Da parte sua, il Vice Primo Ministro e Ministro degli Interni, Emmanuel Ramazani Shadary, si è chiesto con tono poco rassicurante: «Tutti sono contro questa riforma. Anche all’interno della  maggioranza presidenziale (MP) ci sono delle contraddizioni. Riusciremo ad avere 260 voti favorevoli per far passare il nostro progetto?». La risposta dei presenti è stata negativa.[6]

 

Il 27 novembre, l’Assemblea nazionale dei deputati ha iniziato a prendere in esame il progetto di emendamento alla legge elettorale. Questo dibattito inizia solo due giorni prima della scadenza del tempo concesso dalla CENI al Parlamento per approvare questa legge. Dopo il dibattito generale sul progetto di legge e le risposte fornite dal vice primo ministro e ministro dell’interno, Emmanuel Ramazani Shadary, il testo è stato dichiarato ricevibile e inviato alla Commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ) per uno studio più approfondito.[7]

 

Il 2 dicembre, la plenaria dell’Assemblea Nazionale dei deputati ha approvato il rapporto della Commissione Politica, Amministrativa e giuridica (PAJ) sull’esame della legge elettorale.

La commissione PAJ ha fissato la soglia di rappresentatività dei partiti e coalizioni politiche all’1% per le legislative nazionali, al 3% per le legislative provinciali e al 10% per le municipali e locali.

Questo tipo di sbarramento ridurrebbe il costo eccessivo delle elezioni e sarebbe una soluzione alla proliferazione dei piccoli partiti politici.

Per quanto riguarda la cauzione elettorale, ciascun candidato deputato nazionale dovrebbe pagare l’equivalente, in franchi congolesi, di 1.000 $ per un seggio in parlamento, contrariamente alla legge in vigore che fissa un’unica cauzione per un’intera lista presentata in una circoscrizione elettorale avente diritto a più seggi e per ogni candidato che si presenti in circoscrizioni elettorali aventi diritto ad un solo seggio. Inoltre, la PAJ ha mantenuto l’uso della macchina per votare, come proposto dal governo nel suo progetto di legge.

Tuttavia, durante il dibattito, i deputati nazionali hanno insistito sui tre punti essenziali di questa legge: il pagamento preliminare della cauzione, la soglia della rappresentatività e la macchina per votare.

Secondo alcuni deputati, la cauzione da pagare non corrisponde al contesto economico del paese, caratterizzato da una crisi finanziaria e che non permetterebbe a buona parte della popolazione di presentare la propria candidatura alle elezioni, benché ne abbia il diritto.

Secondo i deputati, la cauzione è discriminatoria, in quanto favorisce una classe sociale, quella opulenta e ricca, a scapito di un’altra, quella meno abbiente, che non ha la possibilità di disporre di tale somma, oltre ai costi della campagna elettorale.

Per quanto riguarda la soglia di rappresentatività (sbarramento), alcuni deputati propongono di applicarla a livello di circoscrizioni elettorali e non a livello nazionale come proposto dalla PAJ, mentre altri propongono di sopprimerla.

Per quanto riguarda la macchina per votare, i deputati hanno esortato la commissione a mantenere il voto manuale cartaceo, come utilizzato nelle due precedenti elezioni (2006 e 2011). Essi hanno affermato che la macchina per votare potrebbe porre il problema del suo utilizzo, soprattutto all’interno del Paese, dove la maggior parte delle persone non sanno usare il computer o altri strumenti elettronici. Hanno anche fatto riferimento al problema della mancanza dell’elettricità, ciò che potrebbe perturbare le stesse operazioni elettorali e hanno sollevato il problema di un’eventuale contraddizione tra i risultati forniti dalla macchina e quelli ottenuti attraverso il conteggio manuale.

La commissione PAJ è stata incaricata di riesaminare gli emendamenti proposti dai deputati per introdurli nel disegno di legge, prima della sua approvazione finale.

Inoltre, il portavoce dell’Assemblea nazionale, Aubin Minaku, ha annunciato l’apertura di consultazioni con i delegati dei deputati dell’opposizione e della maggioranza presidenziale (MP), al fine di ottenere le loro opinioni sulla legge elettorale che regolerà lo svolgimento delle elezioni.
La plenaria del 2 dicembre si è svolta in assenza di un gran numero di deputati nazionali dell’opposizione che hanno deciso di boicottare il dibattito in Aula sul progetto di legge elettorale in esame, sostenendo che sarebbe stato necessario discuterlo dapprima con il comitato di presidenza.

Essi hanno inoltre denunciato la natura anti-democratica di questo disegno di legge.
Gli oppositori hanno accusato la maggioranza presidenziale (MP) di “voler applicare il piano orchestrato nel suo incontro con il presidente della Ceni all’Hotel du fleuve, il 25 novembre“.
Reagendo all’atteggiamento degli oppositori, i deputati della maggioranza hanno affermato che l’opposizione non vuole andare alle elezioni e che fa di tutto per bloccare il voto della legge elettorale.[8]

 

Il 3 dicembre, durante una mattinata politica svoltasi presso la sede del partito Envol, l’Alternanza per la Repubblica (AR), una piattaforma membro del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, ha espresso la sua opposizione al progetto di legge elettorale attualmente esaminata in parlamento. Quattro sono i principali motivi addotti dall’AR: la soglia di rappresentatività al 3%, la cauzione che i candidati devono previamente pagare, la macchina per votare e la previa autorizzazione del governatore, durante il periodo elettorale, per poter organizzare un comizio o una manifestazione.[9]

 

La nuova legge elettorale, attualmente in esame all’Assemblea nazionale, cambierà certamente il panorama politico congolese in modo sostanziale, soprattutto con l’introduzione, per le elezioni legislative nazionali, di una soglia di rappresentatività (sbarramento) del 3%, per ogni partito o coalizione politica che voglia presentare dei candidati deputati. Tale soglia potrebbe essere abbassata al 2% o all’1%. In ogni caso, si tratta di un cambiamento che trasformerà il microcosmo politico-congolese.
Rifiutata anche dai piccoli partiti membri della maggioranza presidenziale, l’introduzione di qualsiasi tipo di sbarramento è categoricamente respinta dai partiti dell’opposizione, che la considerano come un indietreggiamento nella vita democratica del Paese.

Secondo uno studio di Delly Sessanga, nel caso di uno sbarramento del 3%, solo 6 partiti riuscirebbero ad avere dei deputati all’Assemblea Nazionale: 1. PPRD, 2. PPDD, 3.MSR, 4. PALU, 5. UDPS e 6. UNC.

In caso di uno sbarramento del 2%, sarebbero solo 11 partiti. Oltre ai primi 6 sopra citati, si aggiungerebbero i seguenti 5: 1. AFDC, 2. MLC, 3. ECT, 4. ARC e 5. RRC.

Infine, se l’indice di sbarramento si abbassasse all’1%, agli 11 precedenti, se ne aggiungerebbero altri 10. Questi sarebbero: 1.PDC (Endundo), 2.UCP, 3. UFC (Kengo), 4. CCU (Mende), 5.UNAFEC (Kyungu), 6.UNADEF (Mwando), 7.MIP, 8 RCD / K-ML, 9 CPR, 10. CCU e 11. UDCO. In tal modo si arriverebbe a un totale di 21 partiti.

Sugli oltre 600 partiti politici registrati presso il ministero degli interni, la nuova legge elettorale escluderebbe dal Parlamento la stragrande maggioranza di essi. A meno che non si raggruppino in coalizioni. Delly Sesanga ha quindi qualificato la nuova legge elettorale come una legge discriminatoria e antidemocratica e ha chiesto al popolo congolese di impedirne l’approvazione in parlamento, aderendo alle azioni (manifestazioni di piazza e giornate città morte) previste dal Raggruppamento dell’Opposizione.[10]

 

Il 3 dicembre, il presidente dell’Assemblea nazionale, Aubin Minaku, ha avviato delle consultazioni con i deputati nazionali per raggiungere un consenso sul progetto di legge elettorale in esame. I deputati sono divisi. Quelli della maggioranza sono favorevoli, mentre quelli dell’opposizione sono contrari. Questi ultimi denunciano, tra l’altro, “il carattere antidemocratico di questo disegno di legge”. Non sono arrivati ad alcun consenso. Nonostante tutte le discussioni del pomeriggio, i punti di divergenza sono tre: la soglia di sbarramento, la cauzione da pagare e l’introduzione del voto semielettronico. Secondo l’opposizione, la soglia di sbarramento dovrebbe essere eliminata: deve essere potata dal disegno di legge in esame. Da parte sua, la maggioranza presidenziale ha accettato un suo abbassamento dal 3% all’1%. Per quanto riguarda l’introduzione del voto semielettronico, l’opposizione ritiene che debba essere oggetto di consenso.[11]

 

Il 4 dicembre, i deputati dell’opposizione hanno abbandonato la sala e boicottato l’assemblea plenaria. Dopo essere uscito dalla sala, Baudouin Mayo Mambeke ha affermato: «Non vogliamo essere complici nell’assassinio della democrazia nel nostro paese. Ad ogni periodo elettorale, il potere si organizza per cambiare le leggi relative alle elezioni (…).La maggioranza presidenziale viola la costituzione per assicurarsi una nuova maggioranza nella prossima legislatura. Possono approvare la loro legge senza di noi e se ne assumano la responsabilità».

Il deputato Henri Thomas Lokondo, membro della maggioranza presidenziale, ha cercato invano di impedire l’introduzione della soglia di sbarramento. Secondo lui, la soglia proposta è incostituzionale, poiché va a svantaggio dei candidati indipendenti nelle prossime elezioni legislative. Egli ha proposto una mozione di sfiducia che è stata respinta.[12]

 

Il 4 dicembre, l’Assemblea nazionale ha approvato il progetto di revisione della legge elettorale. 287 deputati su 500 (che compongono la camera dei deputati) hanno preso parte al voto: 284 hanno votato sì, 2 si sono astenuti e 1 ha votato no. Il progetto così adottato sarà inviato al Senato.[13]

 

 

2. IL PROGETTO DI LEGGE FINANZIARIA PER L’ANNO 2018

 

Il 14 novembre, il Governo ha approvato il progetto di legge finanziaria per l’anno 2018. Il bilancio preventivo previsto è di 10,3 miliardi di franchi. Ciò equivale a circa 6,5 ​​miliardi di dollari (1 $ = 1.578 Fc) o a circa 5 miliardi di dollari (1 $ = 1,934 FC ), in calo del 10,5% rispetto al 2017.

Il budget preventivo ipotizza, per il 2018, una crescita del PIL del 4,4%, rispetto al 3,2% del 2017.

L’inflazione dovrebbe abbassarsi al 28,5%, in confronto al 40% di quest’anno.

Le entrate interne dovrebbero aumentare del 4,5% rispetto a quelle del 2017, mentre le entrate esterne potrebbero diminuire del 41,5%. Da ricordare che il cambio medio FC/$ è stato fissato a 1.813,4 FC, mentre nel 2017 è stato calcolato sui 1.458,7 FC; il cambio di fine periodo FC/USD è stato di 1.934 FC invece di 1.701.8 FC.

Tra le priorità di questa legge finanziaria 2018, si annovera l’organizzazione delle elezioni, l’arresto del deterioramento della situazione economica del paese, il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e la sicurezza delle persone e dei beni su tutto il territorio nazionale.

Nel settore delle spese, il governo ha previsto un totale di 977,5 miliardi Fc per le operazioni elettorali, tra cui 840 miliardi di Fc a favore della Commissione elettorale, cui occorre aggiungere l’appoggio logistico della MONUSCO, stimato sui 72,5 miliardi di Fc, per un totale, quindi, di 912,5 miliardi di Fc (498 milioni di Usd, secondo  un tasso di cambio di 1.813,4 FC per 1 $). Tale importo sarà utilizzato per organizzare, nel 2018, le tre elezioni simultanee a suffragio diretto,:presidenziali e legislative(nazionali e provinciali) nel 2018 e quelle indirette dei senatori e dei governatori delle province nel 2019. Va notato che, per l’anno finanziario 2017, il governo aveva assegnato alla CENI un montante di 1.202,9 miliardi di Fc. Contrariamente al 2017, nel 2018 i fondi elettorali sono quindi diminuiti del 19% circa. Questo progetto di legge sarà presentato in Parlamento per emendamenti e approvazione.[14]

 

Il 15 novembre, il progetto di legge finanziaria per l’anno 2018 è stato presentato all’Assemblea nazionale. Da notare che la Costituzione e la legge finanziaria prevedono che questo testo arrivi in Parlamento entro il 15 settembre, per consentire a entrambe le Camere del Parlamento, l’Assemblea nazionale e il Senato, di prenderlo in considerazione per almeno due mesi.[15]

 

Il 27 novembre, l’Assemblea nazionale ha dichiarato ricevibile la legge finanziaria 2018 e l’ha inviata alla Commissione economica e finanziaria, che ha quattro giorni di tempo per esaminarla.[16]

 

 

3. DUE RAPPORTI E UN MESSAGGIO DELLA CENCO

 

Il 20 novembre, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha presentato un rapporto sull’evoluzione dell’operazione di registrazione degli elettori. Finora sono stati registrati oltre 44 milioni di elettori. Resta da portare a termine questa operazione nel Kasai, Kasai Centrale e in altri due territori limitrofi. Il calendario elettorale prevede la fine dell’operazione entro il 31 gennaio 2018. Questa operazione è tanto più importante in quanto la nuova legge elettorale, che sarà approvata, prevede che i seggi in Parlamento saranno attribuiti sulla base del numero degli elettori registrati e non più sulla base del numero di abitanti. Il rapporto della CENCO copre il periodo compreso dal 28 agosto al 12 novembre 2017. È il risultato di una missione condotta dalla Commissione Giustizia e Pace e compiuta da 320 osservatori dispiegati su tutto il territorio del paese.
Secondo il rapporto della Cenco, in generale gli agenti della CENI incaricati della registrazione degli elettori sono stati ben formati e le attrezzature necessarie per l’operazione correttamente distribuite sul territorio. Tuttavia, la Cenco ha identificato alcune debolezze che la preoccupano.

La CENCO ha criticato la durata delle operazioni di registrazione degli elettori: «dal 31 luglio 2016 (data di inizio dell’operazione di registrazione degli elettori) fino al 23 dicembre 2018 (data dello svolgimento effettivo delle elezioni, secondo il calendario elettorale pubblicato il 5 novembre 2017), ci sono due anni e mezzo. Stando così le cose, il registro elettorale in costruzione conterrà pertanto molti deceduti; i nomi delle persone che hanno cambiato indirizzo non compariranno nelle liste degli elettori dei centri di voto del loro nuovo domicilio; quelli che recupereranno i loro diritti civili e politici prima del giorno delle elezioni non vedranno inclusi nelle liste degli elettori».

Gli osservatori della CENCO hanno deplorato il fatto che, per farsi registrare, molte persone hanno dovuto pagare una certa somma agli agenti della polizia e della CENI; si sono detti preoccupati per la presenza di doppie registrazioni (doppioni), anche se non hanno potuto dire in quali proporzioni; hanno rilevato dei casi di elettori che sono stati registrati senza aver presentato alcun documento di identità valido;  a volte hanno constatato anche l’iscrizione di minorenni e di membri dell’esercito e della polizia. Secondo il Segretario generale della CENCO, don Donatien Nshole, «se i minorenni, i deceduti e i membri dell’esercito e della polizia non saranno eliminati del registro elettorale, la ripartizione dei seggi in Parlamento sarà inficiata da queste irregolarità e quindi non sarà onesta».

La CENCO raccomanda alla CENI di istituire un meccanismo di collaborazione con il governo, al fine di incrociare i dati delle liste degli elettori e quelli del database biometrico dei membri della polizia e dell’esercito, affinché si possa eliminare dal registro elettorale i nominativi di tutti quelli che non vi hanno diritto. Tuttavia, sempre secondo la CENCO, «le persone iscritte nelle liste degli  elettori che si sono arruolate nella polizia e nell’esercito dopo la loro registrazione o quelle che vi si arruoleranno prima del giorno delle votazioni potranno apparire sulla lista degli elettori; la stessa cosa vale anche per tutti quelli che avranno perso il diritto di voto per incapacità mentale permanente o in seguito a una decisione giudiziaria irrevocabile».

Secondo  il presidente della CENI, Corneille Nangaa, questo rapporto è “prematuro”: «La qualità del registro elettorale sarà valutata alla fine dell’operazione. Qualsiasi valutazione fatta oggi è prematura».[17]

 

Il 20 novembre, in un rapporto sulle violazioni dei diritti umani pubblicato a Kinshasa, la CENCO ha rivelato che, negli ultimi cinque mesi, in occasione di pubbliche manifestazioni sono state uccise almeno 56 persone.

Secondo questo documento redatto dalla Commissione Giustizia e Pace della CENCO e relativo al monitoraggio delle manifestazioni in corso nella RDCongo, cinquantatre delle vittime di queste manifestazioni sono state uccise dalle forze dell’ordine (cinquantadue per uso d’armi e una per gas lacrimogeni) e tre agenti di polizia sono stati uccisi dai manifestanti.

Inoltre, sono stati registrati almeno 105 feriti (di cui 87 per uso d’armi), circa 355 arresti di manifestanti da parte della polizia, delle forze armate e dei servizi specializzati dello Stato, l’incendio di due commissariati di polizia, di quattro jeep della polizia e di un negozio da parte dei manifestanti.
La conclusione della Cenco è inequivocabile: il 98% dei casi di violazioni dei diritti umani che si sono verificati nel corso di manifestazioni pubbliche è il risultato di un uso sproporzionato della forza da parte della polizia e dei servizi di sicurezza. Solo l’1,33% dei casi si riferisce ad atti di vandalismo (come, per esempio, l’incendio di commissariati di polizia) commessi dai manifestanti.

Il rapporto rileva inoltre che le manifestazioni e le riunioni organizzate dai partiti politici della maggioranza presidenziale (MP) e dai partiti politici dell’opposizione membri del governo si sono svolte normalmente. Invece le manifestazioni organizzate dai partiti politici dell’opposizione, dalle organizzazioni della società civile (OSC) e dai movimenti cittadini sono state interdette e represse.
La Cenco deplora infine “l’ambiguità” che caratterizza le condizioni di organizzazione delle manifestazioni. Una nuova legge su questo argomento è stata approvata in parlamento nel 2015, ma non è stata ancora stata promulgata dal Presidente della Repubblica. Quale delle due leggi viene applica? Non è affatto chiaro. I vescovi infine si rammaricano del fatto che siano state condotte poche inchieste sulle violenze commesse durante le manifestazioni, che si tratti di violazioni dei diritti umani o di violazioni dell’ordine pubblico.

Il rapporto raccomanda, in particolare, che le autorità congolesi osservino il regime di informazione relativo alla libertà delle pubbliche manifestazioni e sancito dalla costituzione congolese ed esorta gli organizzatori delle manifestazioni a garantire il rispetto delle norme relative alla libertà di manifestazione.
«La polizia è scioccata da queste accuse», ha reagito il portavoce del governo, Lambert Mende, che critica la Cenco per non aver fornito i nomi e l’identità delle vittime identificate, come fanno invece i professionisti per la difesa dei diritti umani: «Senza precisazioni sull’identità delle presunte vittime, non vedo su quali basi si possa aprire delle inchieste».[18]

 

Il 27 novembre, i vescovi cattolici della CENCO hanno pubblicato un comunicato dal titolo “Il popolo congolese grida la sua sofferenza, andiamo subito alle elezioni“, di cui alcuni estratti:

«I. LA SITUAZIONE DRAMMATICA DEL NOSTRO PAESE

  1. Cinque mesi dopo il nostro messaggio intitolato “Il paese va molto male. In piedi, Congolesi! Dicembre 2017 è già vicino” e in cui avevamo stigmatizzato la violazione dell’accordo politico globale e inclusivo del Centro Interdiocesano di Kinshasa e le sue conseguenze, notiamo che non c’è stato alcun cambiamento significativo. L’imbroglio politico e la sofferenza della popolazione che ne risulta superano la soglia del tollerabile. Siamo profondamente delusi del fatto di trovarci nella stessa situazione di fine 2016. Il popolo non tollererà che questa situazione si ripeta nel 2018.
  2. Dato che le elezioni non sono state organizzate entro le scadenze previste dalla Costituzione, si è faticosamente trovato un compromesso attraverso l’Accordo del 31 dicembre 2016 in vista di un’uscita pacifica dalla crisi. Quest’accordo prevede, tra l’altro:

– La nomina del Primo Ministro presentato dal Raggruppamento dell’Opposizione (III.3.3.);

– La designazione dei membri del Consiglio Nazionale per la Supervisione dell’Accordo e del processo elettorale (CNSA) (VI.2.2.);

– La ristrutturazione della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) (IV.5.a.);

– Le misure di rasserenamento del clima politico (VI);

– L’organizzazione delle elezioni entro e non oltre dicembre 2017 (IV.2.).

  1. Purtroppo, l’attuazione di quest’accordo ha subito gravi distorsioni, soprattutto per quanto riguarda i punti sopra citati. Questo modo di confondere le cose ha eroso in modo significativo la fiducia e ha dato origine allo scetticismo. È in questo contesto di sfiducia generalizzata che la CENI ha pubblicato, il 5 novembre 2017, il nuovo calendario elettorale.
  2. L’URGENZA DI ANDARE SUBITO ALLE ELEZIONI
  3. Considerando quanto precede e al fine di evitare ulteriori manovre dilatorie, è urgente andare alle elezioni. Sulla base di una sincera volontà politica, è indispensabile rassicurare il popolo congolese e tutti i partner internazionali, fornendo loro delle garanzie per l’effettivo svolgimento delle elezioni.
    7. A tal fine, senza cedere alla rassegnazione, raccomandiamo:

A tutti noi Congolesi:

– Rendiamoci conto che noi, popolo congolese, siamo il sovrano principale e che non ci sarà alcun cambiamento senza il coinvolgimento di ciascuno di noi;

– Prendiamo conoscenza del calendario elettorale;

– Restiamo vigilanti e seguiamo con attenzione le scadenze del calendario per farle rispettare;

– Partecipiamo attivamente al processo elettorale;

– Se necessario, esprimiamo la nostra disapprovazione in modo pacifico, evitando ogni ricorso alla violenza, in conformità con la Costituzione.

  1. A Lei, Signor Presidente della Repubblica:

Considerando la sua responsabilità di garante della Costituzione e del buon funzionamento delle Istituzioni della Repubblica, la esortiamo a rassicurare il popolo dichiarando pubblicamente che non si presenterà come candidato alla sua successione. Siamo convinti che ciò contribuirebbe ad allentare le tensioni politiche. È pertanto necessario che si implichi pienamente nel perseguimento e nell’attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico previste nell’accordo.

  1. A voi, membri del Parlamento, chiediamo di:

– Adottare con diligenza le leggi che garantiscano lo svolgimento delle elezioni;

– Assicurare il controllo dell’esecuzione del budget relativo alle elezioni;

– Evitare, secondo lo spirito dell’Accordo di San Silvestro 2016, qualsiasi iniziativa di revisione e di cambiamento della Costituzione durante il periodo pre-elettorale ed elettorale.

  1. A voi, membri del Governo, raccomandiamo di:

– Garantire il rispetto delle libertà di espressione e di espressione, come previsto dalla Costituzione;

– Pubblicare, preferibilmente entro la fine del 2017 e in tutta trasparenza, il piano di erogazione dei fondi destinati alla CENI;

– Portare a termine l’attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico;

– Garantire la sicurezza del processo elettorale.

  1. A voi, membri della CENI, ribadiamo la nostra richiesta di:

– Rassicurare la popolazione sulla vostra indipendenza e neutralità;

– Collaborare in modo efficace e trasparente con il gruppo degli esperti.

  1. A voi, leader dei partiti politici, chiediamo di:

– Proporre dei progetti di società centrati sul benessere del popolo congolese, invece di limitarvi a fare dei piccoli regali che sconfinano nella corruzione;

– Assicurare l’educazione civica ed elettorale dei membri dei vostri rispettivi partiti politici e di tutta la popolazione;

– Non cercare di mantenersi al potere o di accedervi attraverso atti di forza che potrebbero precipitare il paese nel caos;

– Evitare l’incostanza e le divisioni interne e lavorare piuttosto nella legalità e nell’unità per l’interesse della popolazione;

– Organizzare, se necessario, delle manifestazioni non violente, in conformità con le disposizioni della Costituzione.

  1. A tutti noi, fratelli e sorelle, membri della società civile:

– Manteniamo la nostra identità di organizzazioni apolitiche, senza lasciarci asservire da qualsiasi tipo di raggruppamento politico;

– Assicuriamo il continuo monitoraggio dell’attuazione delle varie attività previste nel calendario elettorale ed esigiamo che ogni istituzione della Repubblica prenda le sue responsabilità.

  1. Ai membri della comunità internazionale, vi esortiamo a:

– Accompagnare il popolo congolese nel far rispettare l’attuazione del calendario elettorale, secondo il suo cronogramma;

– Facilitare lo svolgimento delle elezioni nel 2018 attraverso un appoggio finanziario e logistico alle operazioni pre-elettorali ed elettorali.

CONCLUSIONE
15. La CENCO desidera ricordare a tutti gli attori politici e all’intero popolo congolese che l’Accordo del 31 dicembre 2016 non è morto. È e rimane l’unica tabella di marcia consensuale per uscire dall’attuale crisi politica che dura troppo a lungo.

  1. Riaffermando il suo impegno a favore dell’accordo di San Silvestro, che essa stesso ha patrocinato, la CENCO esprime la sua ferma volontà di accompagnare il popolo congolese verso l’organizzazione di elezioni giuste, libere e trasparenti che consentiranno al nostro paese di scegliersi dei nuovi dirigenti».[19]

 

 

4. LE DICHIARAZIONI DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

 

Il 22 novembre, ad Addis Abeba (Etiopia), i partecipanti all’incontro dei garanti dell’accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione per la RD Congo e la regione dei Grandi Laghi hanno chiesto al governo congolese di fornire le risorse finanziarie e logistiche necessarie per consentire alla CENI di rispettare il calendario elettorale.

In una dichiarazione ufficiale, essi invitano inoltre le autorità congolesi a rispettare la libertà di riunione e di manifestazione pacifica e un accesso equo ai media pubblici. Desiderano inoltre che il governo della RD Congo applichi pienamente ed efficacemente le misure di rafforzamento della fiducia previste nell’accordo del 31 dicembre 2016.

Anche il rappresentante speciale del Segretario generale dell’ONU, Maman Sidikou, ha partecipato a questa riunione svoltasi dopo la pubblicazione del calendario elettorale da parte della CENI.

L’accordo quadro è stato firmato il 24 febbraio 2013 ad Addis Abeba, in Etiopia, da 11 paesi africani e da quattro istituzioni garanti (Nazioni Unite, UA, CIRGL e SADC), per porre fine al ciclo di violenze nell’est della RD Congo. Gli 11 paesi firmatari sono: Angola, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Ruanda, Sud Africa, Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia. Il Kenya e il Sudan hanno aderito all’accordo il 31 gennaio 2014, portando a 13 i firmatari dell’accordo quadro.[20]

 

Il 28 novembre, in una dichiarazione alla stampa, i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno dichiarato di aver preso atto della pubblicazione, da parte della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), del calendario elettorale per le elezioni presidenziali e legislative nazionali e provinciali.

Essi hanno ricordato che il Consiglio di Sicurezza, insieme all’Unione Africana, aveva ripetutamente chiesto la pubblicazione tempestiva di un calendario elettorale credibile e consensuale, conformemente all’accordo politico del 31 dicembre 2016.

Hanno sottolineato «l’importanza cruciale di assicurare che le elezioni non siano nuovamente rinviate» e hanno quindi esortato le autorità congolesi a garantire che le elezioni siano effettivamente organizzate il 23 dicembre 2018.

Il Consiglio di Sicurezza ritiene che un “ciclo elettorale pacifico e credibile” sia fondamentale per la pace e la stabilità della RD Congo. Esso ha invitato le autorità congolesi e tutte le istituzioni a prendere, senza indugio, tutte le misure necessarie, affinché il nuovo calendario elettorale sia scrupolosamente rispettato. Esso ha inoltre chiesto la pubblicazione di un budget credibile per l’organizzazione delle elezioni.

I membri del Consiglio hanno sottolineato anche la necessità di fare tutto il possibile per garantire che le elezioni previste siano organizzate nelle necessarie “condizioni di trasparenza, credibilità e inclusività, indispensabili per garantire un pacifico trasferimento del potere”.

Il Consiglio di Sicurezza ha riaffermato che l’attuazione efficace e tempestiva dell’accordo del 31 dicembre 2016 è essenziale per un processo elettorale credibile, per la pace e la stabilità nella RD Congo e per la legittimità delle istituzioni di transizione.

I membri del Consiglio hanno ribadito l’importanza di adottare misure urgenti per ripristinare la fiducia e disinnescare le tensioni politiche. In particolare, essi hanno insistito sulla liberazione dei prigionieri politici e sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

I membri del Consiglio di Sicurezza hanno accolto con favore la proposta presentata dall’Unione Africana, dall’Organizzazione Internazionale della Francofonia, dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe e dall’Unione Europea per l’istituzione di un gruppo internazionale di esperti in appoggio della CENI per la preparazione delle elezioni.

Il Consiglio di Sicurezza ha infine ribadito il suo appello a tutti i Congolesi, affinché lavorino per preservare le ancora fragili conquiste ottenute sulla via della pace e della stabilità. Ha anche esortato tutti i partiti politici, i loro sostenitori e gli altri attori politici a mantenere la calma e ad astenersi da qualsiasi forma di violenza.[21]

[1] Cf Actualité.cd, 13.11.’17

[2] Cf Actualité.cd, 10.11.’17

[3] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 24.11.’17

[4] Cf Radio Okapi, 15.11.’17; Politico.cd, 15.11.’17; Le Potentiel – Kinshasa, 16.11.’17

[5] Cf Cf Actualité.cd, 23.11.’17

[6] Cf Jeune Afrique, 25.11.’17  http://www.jeuneafrique.com/496609/politique/exclusif-reforme-electorale-en-rdc-un-enregistrement-sonore-revele-la-strategie-du-parti-de-kabila/;  Actualité.cd, 25.11.’17; RFI, 27.11.’17

mediacongo.net, 27.11.’17  http://www.mediacongo.net/article-actualite-32848.html

Hubert Leclercq – La Libre / Afrique, 26.11.’17

[7] Cf Radio Okapi, 28.11.’17

[8] Cf Radio Okapi, 03.12.’17; ACP – Mediacongo.net, 02.12.’17

[9] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 03.12.’17

[10] Cf Israël Mutala – 7sur7.cd, 03.12.’17

[11] Cf Radio Okapi, 03.12.’17

[12] Cf Actualité.cd, 04.12.’17

[13] Cf Actualité.cd, 04.12.’17

[14] Cf Radio Okapi, 15.11.’17; Politico.cd, 15.11.’17; Le Potentiel – Kinshasa, 16.11.’17

[15] Cf Actualité.cd, 15.11.’17

[16] Cf Radio Okapi, 27.11.’17

[17] Cf Radio Okapi, 21.11.’17 ; RFI, 21.11.’17; Actualité.cd, 21.11.’17

[18] Cf Radio Okapi, 21.11.’17 ; RFI, 21.11.’17; Actualité.cd, 20.11.’17

[19] Cf https://pretredanslarue.blogspot.it/2017/11/le-peuple-congolais-crie-sa-souffrance.html

[20] Cf Actualité.cd, 22.11.’17

[21] Cf Radio Okapi, 29.11.’17