Congo Attualità n. 302

INDICE

EDITORIALE: UNA CRISI POLITICA ANCORA IN ATTESA DI SOLUZIONE

  1. IMPEDITO UN SECONDO COMIZIO DEL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE
  2. IL RAGGRUPPAMENTO A FAVORE DELLA MISSIONE DI MEDIAZIONE DELLA CENCO
  3. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PREME PER UN DIALOGO PIÙ INCLUSIVO
  4. LE NUOVE PROPOSTE DEL RAGGRUPPAMENTO PER UN ACCORDO PIÙ CONSENSUALE

EDITORIALE: UNA CRISI POLITICA ANCORA IN ATTESA DI SOLUZIONE

 

1. IMPEDITO UN SECONDO COMIZIO DEL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE

Il 17 novembre, Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha dichiarato di aver informato l’autorità provinciale sull’organizzazione di un comizio, che il Raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento terrà il 19 novembre, sul terreno del Viale Trionfale, a Kinshasa. Secondo lui, la decisione delle autorità, presa per vietare le manifestazioni pubbliche di natura politica, viola la Costituzione. «Come previsto dalla Costituzione, abbiamo inviato una nota al governatore, per informarlo del nostro comizio del 19 novembre. La decisione sul divieto di organizzare delle manifestazioni viola gli articoli 26 e 24 della nostra Costituzione. È inoltre discriminatoria, nel senso che la maggioranza presidenziale organizza, di fatto, incontri pubblici ogni giorno», ha dichiarato Jean-Marc Kabund. Il segretario dell’UDPS si è quindi rifiutato di sottoporsi alla decisione dell’autorità provinciale e, invitando tutti a dar prova di moderazione, si è detto convinto che, il 19 novembre, il comizio del Raggruppamento potrà svolgersi come previsto.[1]

Il 18 novembre, in risposta alla lettera dell’UDPS, il vice governatore della città-provincia di Kinshasa, Clément Bafiba, ha ricordato il provvedimento preso sull’interdizione di tutte le manifestazioni pubbliche di carattere politico e ha chiesto alla polizia di far rispettare l’ordine.

Da parte del Raggruppamento, il segretario dell’UDPS, Jean Marc Kabund, ha però confermato che il comizio ci sarà e che si svolgerà secondo la Costituzione, che garantisce ad ogni cittadino congolese la libertà di manifestazione.

Tuttavia, il portavoce della Polizia Nazionale Congolese (PNC), il colonnello Mwana Mputu, ha affermato di aver preso tutte le misure necessarie per far rispettare la decisione del governo provinciale di Kinshasa. Secondo il portavoce della PNC, il dispositivo adottato il 5 novembre [in occasione di un altro comizio indetto dal Raggruppamento, ma impedito ancor prima del suo inizio] verrà confermato e rafforzato, per impedire lo svolgimento di qualsiasi evento politico. Egli ha insistito sul fatto che, su tutta la città di Kinshasa, ogni raggruppamento di più di dieci persone sarà disperso.

Da parte sua, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha chiesto alla popolazione di Kinshasa di recarsi al lavoro come di consueto. In un comunicato stampa, il vice segretario generale della MP, il deputato Joseph Kokonyangi, ha fatto osservare che non è più il tempo dei comizi o di altre manifestazioni, tanto più che il dialogo ha portato i suoi frutti, con la nomina di un membro dell’opposizione a capo del governo. «Il Capo dello Stato ha dato il potere al Raggruppamento dell’opposizione, all’UDPS. Perché parlare ancora di cartellino giallo? Non è più questione di cartellino giallo. È finita! Il 19 novembre, come il 19 dicembre, saranno giorni normali. Non ci sarà nulla!», ha affermato il deputato Joseph Kokonyangi.[2]

Il 19 novembre, a Kinshasa, il Raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento non ha potuto tenere il suo comizio, come l’aveva previsto, per chiedere le dimissioni di Joseph Kabila alla fine del suo mandato presidenziale, nel mese di dicembre. Un ampio dispositivo di sicurezza era stato dispiegato in diversi luoghi della città, in particolare nei pressi dello Stadio dei Martiri, dove si sarebbe dovuto svolgere il comizio. Questo spazio, la spianata del viale Trionfale, era occupato da squadre di calcio, come in occasione della mancata manifestazione del 5 novembre. Numerosi agenti di polizia erano stati dispiegati anche a Limete, intorno alla residenza di Etienne Tshisekedi, leader del Raggruppamento, e davanti alla sede del suo partito, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS). L’imponente dispiegamento delle forze di sicurezza ha impedito ogni tentativo di raggiungere il luogo della manifestazione.

Anche a Lubumbashi, il Raggruppamento non è riuscito ad organizzare alcun tipo di manifestazione, a causa della massiccia presenza degli agenti di polizia sul luogo previsto per il comizio, il centro sociale del comune di Katuba. La polizia ha impedito a Gabriel Kyungu wa Kumwanza, presidente del Raggruppamento nell’ex Katanga, di raggiungere il luogo del comizio. Un gruppo di giovani non identificati ha lanciato pietre e sassi contro le residenze private di Charles e Christian Mwando, due esponenti del Raggruppamento dell’opposizione. Secondo Christian Mwando, ex ministro provinciale delle Finanze, l’aggressione si è svolta alla presenza di due jeep della polizia.[3]

Il 19 novembre, a Bunia, il movimento cittadino “Filimbi” ha organizzato, per le vie della città, un tipo di manifestazione denominata “Piga Filimbi” (fischia), per ricordare a Kabila la fine del suo mandato presidenziale nel mese di dicembre prossimo. I manifestanti sono stati dispersi dalla polizia pochi minuti dopo l’inizio della manifestazione. Tre di loro sono stati arrestati.

Secondo gli organizzatori, lo scopo dell’operazione “Piga Filimbi” era quello di ricordare alle autorità locali la fine del mandato del Presidente della Repubblica il 19 dicembre prossimo. Per la manifestazione, il giorno precedente erano stati distribuiti cinque mila fischietti e altrettanti cartellini gialli. Il coordinatore di questo movimento, Naguy Godhi, ha denunciato l’arresto di tre dei loro compagni da parte dei servizi di sicurezza. Le autorità locali erano state informate di questa manifestazione, ma il sindaco di Bunia aveva già verbalmente interdetto l’organizzazione di ogni manifestazione a carattere politico in tutto il comune.[4]

Il 21 novembre, due giorni dopo il loro arresto, i tre attivisti del movimento cittadino Filimbi sono stati trasferiti al Tribunale di grande Istanza dell’Ituri, a Bunia. La polizia li ha accusati di turbamento dell’ordine pubblico e d’incitamento alla ribellione. Uno dei militanti è un minorenne che è stato affidato al Tribunale dei Minori. Secondo il coordinatore di Filimbi in Ituri, Naguy Godi, il primo attivista è stato arrestato mentre stava partecipando alla manifestazione e gli altri due sono stati arrestati perché indossavano magliette gialle (simbolo di cartellino giallo).[5]

2. IL RAGGRUPPAMENTO A FAVORE DELLA MISSIONE DI MEDIAZIONE DELLA CENCO

Il 19 novembre, in un comunicato stampa firmato da Etienne Tshisekedi, presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento, e letto da Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il Consiglio dei Saggi «– Protesta contro l’interdizione delle manifestazioni decretata, in flagrante violazione dell’articolo 26 della Costituzione, da autorità provinciali al soldo di Joseph Kabila e del suo governo.

– Condanna la violenza con cui gli agenti delle forze armate e della polizia, strumentalizzati dal potere, hanno (1) organizzato delle incursioni nei quartieri e sequestrato degli animatori di movimenti giovanili del Raggruppamento, (2) impedito l’accesso ai luoghi del comizio e (3) accerchiato delle residenze di esponenti del Raggruppamento dell’opposizione.

– Constata che Kabila e il suo regime sono pronti a far ricorso a qualsiasi mezzo, pur di impedire al popolo congolese di difendere la costituzione e di far valere i suoi diritti fondamentali. – Riafferma la sua fiducia in una conclusione positiva della crisi, mediante l’organizzazione di un dialogo veramente inclusivo e appoggia la missione di mediazione condotta dalla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e sostenuta da tutta la Comunità internazionale.

– Invita tutti i Congolesi, le piattaforme politiche, i partiti politici e le associazioni della società civile ad una mobilitazione generale e dà inizio, a partire da oggi, al conto alla rovescia prima della fine del mandato presidenziale di Joseph Kabila, il 19 dicembre 2016, a mezzanotte».[6]

Il 21 novembre, in una dichiarazione politica rilasciata a conclusione di una riunione straordinaria del partito, il Consiglio Nazionale del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR), un partito membro del Raggruppamento dell’Opposizione, ha dichiarato che:

«1. Il non svolgimento delle elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzione, mentre il secondo e ultimo mandato del Presidente della Repubblica termina il 19 dicembre 2016, priva il popolo congolese di un’occasione storica di vivere, quest’anno e in modo pacifico, il suo primo passaggio del potere ai vertici dello Stato.

  1. Né il popolo congolese, né i partner internazionali della RDCongo considerano l’accordo firmato il 18 ottobre 2016, alla Cittadella dell’Unione Africana, come una soluzione realmente consensuale alla crisi socio-politica che sta diventando sempre più preoccupante e che rischia di precipitare il Paese nel caos.
  2. Pur riconoscendo le imperfezioni dell’accordo della Cittadella dell’UA e pur avendo affidato alla CENCO una missione di mediazione, per conciliare le posizioni della Maggioranza Presidenziale e quelle del Raggruppamento delle forze politiche e sociale acquisite al cambiamento, il presidente Joseph Kabila ha deciso di iniziare l’applicazione del tanto criticato accordo, nominando unilateralmente un primo ministro, senza attendere le conclusioni della CENCO. Il suo discorso del 15 novembre 2016, sullo stato della nazione, pronunciato con un tono dei più aggressivi, ha ulteriormente esacerbato la tensione dell’attuale clima politico.
  3. Violando la Costituzione e le leggi della Repubblica, il presidente Joseph Kabila considera abusivamente le attività e le manifestazioni pacifiche delle forze sociali e politiche come degli atti terroristici. Gli atti di repressione nei confronti dell’opposizione non fanno che ostacolare quel clima di serenità indispensabile per lo svolgimento delle trattative politiche, essenziali per un esito positivo della crisi.
  4. I partecipanti a questa riunione di partito appoggiano l’opera di mediazione della CENCO.
  5. Al fine di contribuire alla ricerca della pace e di soluzioni consensuali, per l’interesse superiore della nazione, il Consiglio Nazionale del MSR ritiene necessario risolvere le divergenze su un calendario elettorale realistico, accorciando i tempi dell’operazione di registrazione degli elettori, per potere organizzare le elezioni presidenziali e legislative nazionali nel terzo trimestre 2017 e le elezioni provinciali nel quarto trimestre del 2017.
  6. Per quanto riguarda la governance del paese durante il periodo transitorio, compreso tra il 20 dicembre 2016 e l’insediamento delle nuove istituzioni sorte dalle urne, il Consiglio Nazionale del MSR riafferma la necessità di istituire un regime di ampio consenso, le cui missioni e le competenze delle istituzioni saranno chiaramente stabilite in un accordo e orientate principalmente verso l’organizzazione, in date da concordare, di elezioni libere, trasparenti e credibili.
  7. Per maggiori garanzie, un accordo globale e inclusivo deve indicare chiaramente che il Presidente Joseph Kabila non sarà candidato alle prossime elezioni presidenziali, che la Costituzione del 18 febbraio 2006 non sarà oggetto di alcuna revisione, di alcun cambiamento, tanto meno di alcun referendum. Gli atti di sdoppiamento dei partiti politici, le procedure giudiziarie arbitrarie nei confronti di politici dell’opposizione devono necessariamente cessare, in particolare quelle intraprese contro Moïse Katumbi, candidato alle prossime elezioni presidenziali. È necessario procedere alla liberazione dei prigionieri politici e di opinione e all’apertura dello spazio politico e mediatico.
  8. È inoltre necessario che il comitato di controllo comprenda sia la CENCO che dei rappresentanti della comunità internazionale. È auspicabile che l’attuale mediazione della CENCO sbocchi in un accordo entro la fine di novembre 2016 al massimo, in modo da consentire a tutte le parti interessate di diffonderlo e di presentarlo alla popolazione prima della fatidica scadenza del 19 dicembre 2016.
  9. Il Movimento Sociale per il Rinnovamento rimane convinto che sia ancora possibile salvare la Repubblica, nell’ambito di un compromesso ampiamente condiviso».[7]

Il 25 novembre, in un’intervista, il segretario dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, ha accusato la maggioranza presidenziale di bloccare il dialogo inclusivo auspicato dal Raggruppamento dell’opposizione e ha ribadito la posizione del Raggruppamento stesso sulla data del 19 dicembre: Kabila non resterà al potere oltre il 19 dicembre. Secondo lui, «il Raggruppamento sta prevedendo due schemi: nel primo caso, Kabila lascia il potere per la via di negoziazioni o, nel secondo caso, il 19 dicembre, egli dovrà lasciare il potere secondo l’articolo 64 della costituzione. Secondo il Raggruppamento, Kabila non resterà al potere oltre il 19 dicembre. Il suo mandato presidenziale terminerà alle 23h59 del 19 dicembre. Egli dovrebbe accettare di negoziare con noi, per permettere di decidere ciò che sarà necessario per il paese dopo tale data. Sarebbe deplorevole che Kabila aspetti che la popolazione lo cacci dal potere con la forza il 19 dicembre. Sarebbe meglio che egli accettasse di negoziare con noi affinché, il 19 dicembre, si possa procedere al passaggio del potere, cedendo il posto ad un regime speciale gestito con coloro che ci staranno. Il Raggruppamento non è disposto a co-gestire il paese con Kabila dopo il 19 dicembre».[8]

Qualche giorno prima, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), Léonard She Okitundu, aveva dichiarato che le consultazioni della CENCO non erano state intraprese in vista di un nuovo dialogo. Secondo il senatore, la maggioranza mantiene i contatti con il Raggruppamento dell’opposizione, per trovare una soluzione sulla gestione del paese durante la transizione.

Egli ha affermato che «attraverso la CENCO, manteniamo i contatti con il Raggruppamento dell’opposizione, per cercare una soluzione sulla gestione del paese durante il periodo pre-elettorale. Ma un nuovo dialogo, come lo chiamano, non è fattibile. Sarebbe ammettere che tutto quanto è stato fatto alla Cittadella dell’Unione Africana sia stato inutile, quando invece questo dialogo si è svolto alla presenza di tutta la comunità internazionale. Questo accordo è stato approvato dalla CIRGL in occasione di un suo vertice in Angola ed è stato considerato come un importante passo in avanti dalla delegazione del Consiglio di Sicurezza, in occasione di una sua recente visita in RDCongo. Pertanto, mantenere i contatti con il Raggruppamento non esige un altro dialogo simile a quello che ha avuto luogo presso la Cittadella dell’Unione Africana».

A titolo di informazione, il Raggruppamento chiede un nuovo dialogo tra, da un lato i firmatari dell’accordo della Cittadella dell’UA e dall’altro, il Raggruppamento dell’opposizione e i suoi alleati.[9]

3. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PREME PER UN DIALOGO PIÙ INCLUSIVO

Il 22 novembre, in una dichiarazione, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti «riconosce gli sforzi fatti per un accordo più inclusivo nella Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), ma ammette che le prossime settimane saranno decisive, per determinare se la RDCongo si trovi sulla via dei principi democratici e del dialogo, o se rischi di ritornare ad una situazione di violenza e d’instabilità. Gli Stati Uniti confermano il loro appoggio alle discussioni, facilitate dalla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), tra l’opposizione politica e la Maggioranza, per raggiungere un consenso che favorisca l’organizzazione di elezioni credibili entro un tempo ragionevole. Queste discussioni dovrebbero appoggiarsi sull’accordo del 18 ottobre e, nello stesso tempo, rafforzarlo. Il loro buon esito dipenderà dalla buona fede, dalla serietà degli impegni e dalla concretezza delle concessioni da parte dell’opposizione politica e della maggioranza.

Gli Stati Uniti hanno esortato il governo e l’opposizione a collaborare con la CENCO, per trovare una risposta alle preoccupazioni che ancora rimangono, tra cui la data delle elezioni presidenziali nel 2017, la garanzia che il presidente Kabila non si candiderà per un terzo mandato e che la Costituzione non sarà modificata, una maggiore indipendenza della direzione della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), la formazione di un governo di transizione inclusivo e la creazione di un comitato di sorveglianza solido e indipendente.

Gli Stati Uniti esortano la coalizione del Raggruppamento, guidata da Etienne Tshisekedi, a fare proposte pratiche e costruttive e ad astenersi da una retorica incendiaria e da azioni incompatibili con le norme democratiche. Da parte sua, il governo congolese dovrebbe cogliere l’opportunità offerta dalla recente nomina del primo ministro Samy Badibanga, per rafforzare la fiducia di tutte le parti interessate e adempiere alla sua responsabilità di rispettare e di proteggere i diritti fondamentale, tra cui la libertà di espressione, di riunione, di manifestazione e di informazione. Lavorando insieme, il governo, l’opposizione e il popolo congolese possono tracciare un nuovo cammino pacifico per il futuro del loro paese, ma il tempo che rimane per raggiungere un consenso sta per terminare. Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare i Congolesi ad affrontare questa importante sfida».[10]

L’ambasciatore degli Stati Uniti nella RDC, James Swan, ha ribadito l’appello dell’amministrazione degli Stati Uniti per un accordo più inclusivo tra il Raggruppamento dell’opposizione e la maggioranza al potere. Ha anche ribadito il sostegno del suo paese all’iniziativa della CENCO per conciliare le due parti: «Abbiamo mandato uno stesso messaggio, sia alle autorità che all’opposizione, facendo notare che manca solo meno di un mese per arrivare al 19 dicembre, data che segna la fine del mandato del presidente Kabila. Rimane poco tempo per arrivare ad un accordo più inclusivo di quello firmato il 18 ottobre. Noi crediamo che l’accordo del 18 ottobre è una buona base. Ma sarebbe nell’interesse di tutti che diventi più inclusivo e consensuale. A questo può contribuire l’iniziativa dei vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo». Circa la posizione del Raggruppamento dell’opposizione, il diplomatico americano ha dichiarato che non è più il tempo per la politica della sedia vuota e del rifiuto: «Abbiamo incoraggiato l’opposizione a proporre idee più concrete, affinché si possa arrivare ad un accordo inclusivo. Penso che sia ormai troppo tardi per una politica della sedia vuota o del rifiuto». Il Consiglio di sicurezza e la maggior parte dei governi occidentali chiedono alla CENCO di proseguire le consultazioni e agli attori politici di parteciparvi, anche dopo la firma dell’accordo politico del 18 ottobre e la nomina di un primo ministro scelto tra le file dell’opposizione.[11]

Il 23 novembre, in un comunicato pubblicato da Bruxelles, la portavoce dell’Unione Europea, Catherine Ray, ha dichiarato di sostenere «gli sviluppi politici in corso nella Repubblica Democratica del Congo», alludendo in particolar modo all’attuazione dell’accordo politico del 18 ottobre e alle consultazioni in corso da parte della CENCO. Secondo il comunicato, «la nomina di un nuovo Primo Ministro nella persona di Samy Badibanga è avvenuta in un momento critico, un paio di settimane prima della fatidica data costituzionale del 19 dicembre. La sua prima responsabilità sarà quella di creare le condizioni adeguate per lo svolgimento di elezioni pacifiche, credibili e trasparenti, in conformità con i principi della Costituzione e con la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. A questo proposito, l’UE sostiene pienamente l’iniziativa in corso della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), che contribuirà a forgiare un indispensabile e ampio consenso sulla base dell’accordo del 18 ottobre. È essenziale che il governo e l’opposizione cooperino in modo costruttivo. Per fare questo, è necessario un clima politico pacifico, privo di qualsiasi tipo di restrizione alle libertà di espressione, di associazione e di manifestazione».[12]

4. LE NUOVE PROPOSTE DEL RAGGRUPPAMENTO PER UN ACCORDO PIÙ CONSENSUALE

Il 24 novembre, il Raggruppamento dell’opposizione ha consegnato alcune sue nuove proposte ai vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), nell’ambito delle consultazioni avviate da questi ultimi su richiesta del presidente Joseph Kabila. Le nuove proposte comprenderebbero, tra altre, una coabitazione tra l’opposizione e la maggioranza durante un periodo di transizione. «Il Raggruppamento non insiste più sul ritiro del presidente Joseph Kabila il 19 dicembre, ma propone una gestione comune del Paese», ha dichiarato un esponente di questa piattaforma dell’opposizione chiedendo l’anonimato. «Si tratta di controproposte più realistiche che abbiamo presentato alla CENCO, in risposta a quelle della maggioranza», ha egli affermato. Secondo altre fonti, il Raggruppamento avrebbe “attenuato” la sua posizione sul ritiro del presidente Kabila dalla Presidenza della Repubblica.[13]

Ecco alcuni estratti del documento del Raggruppamento trasmesso alla CENCO:

«1. IL PROCESSO ELETTORALE

1.1. Durata e ordine di successione

Il Raggruppamento appoggia l’opzione di organizzare le elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali nel mese di settembre 2017. Le elezioni provinciali saranno organizzate nel mese di dicembre dello stesso anno.

  1. LE ISTITUZIONI CON MANDATO ELETTIVO

2.1. Principi generali

  1. Le parti interessate si impegnano solennemente a rispettare la Costituzione e ad astenersi da qualsiasi iniziativa di una sua revisione o di un suo cambiamento, sia per via parlamentare che referendaria. b. Il Presidente attualmente in funzione, il cui secondo e ultimo mandato termina il 19 dicembre 2016, non tenterà di candidarsi per un terzo mandato.
  2. La durata del periodo intermedio non potrà superare i dodici mesi (un anno) a partire dal 20 dicembre 2016.
  3. Durante il periodo intermedio, la leadership del Paese deve essere rappresentativa dei due gruppi politici parti implicate in questi negoziati e deve essere esercitata nell’interesse del popolo congolese.
  4. La partecipazione delle parti implicate nell’esercizio del potere durante il periodo intermedio sarà inclusiva e paritaria. Le parti interessate sono, da un lato, i firmatari dell’accordo della Cittadella dell’UA e, dall’altro, il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento e quelli con cui condivide le posizioni.
  5. Le missioni delle istituzioni nazionali e provinciali, durante il periodo intermedio, sono limitate alle necessità della continuità dello Stato e dell’organizzazione delle elezioni, escludendo tutte le riforme strutturali e gli impegni economici e finanziari importanti che, normalmente, rientrano nella competenza dei nuovi leader eletti dalle urne.

2.2. Presidente della Repubblica

Nel sistema politico congolese, l’istituzione Presidente della Repubblica svolge un ruolo centrale e decisivo nella conduzione degli affari nazionali, sia nei termini di immaginario popolare che nell’effettivo esercizio del potere dello Stato.

Su questa questione fondamentale, il Raggruppamento è disposto a discuterne con i firmatari dell’accordo della Cittadella dell’UA.

2.3. Assemblea Nazionale e Senato

Il Raggruppamento ricorda che i deputati provinciali e i senatori nazionali hanno terminato il loro mandato nel 2012 e che i deputati nazionali termineranno il loro mandato in febbraio 2017. Tuttavia, vista la necessità di condurre a termine il processo elettorale nel più breve tempo possibile e considerata la necessità di assicurare la gestione della Repubblica nel rispetto delle norme minimali di uno stato democratico e di buon governo, il Raggruppamento riconosce la necessità di un’istituzione parlamentare, le cui missioni, nel periodo intermedio, saranno limitate a quanto segue:

  1. blocco legislativo elettorale (la legge elettorale e annessi, legge finanziaria e tutte le altre leggi necessarie per lo svolgimento delle elezioni);
  2. legge relativa alle misure di rasserenamento del clima politico;
  3. Insediamento del Governo di transizione;
  4. Controllo parlamentare sul Governo.

2.4. Governo della Repubblica

Nel contesto della coabitazione e della partecipazione delle due famiglie politiche alla leadership nazionale durante il periodo di transizione, il governo della Repubblica sarà guidato da un Primo Ministro, Capo del Governo, designato dal Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento. La ripartizione delle responsabilità tra le due famiglie politiche in seno al Governo sarà effettuata mediante concertazioni e su base paritaria, nell’ambito di trattative bilaterali. I principali compiti del governo di transizione sono:

  1. l’attuazione dell’accordo politico risultante dai negoziati in corso;
  2. l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico, come concordate nell’accordo;
  3. il finanziamento delle operazioni pre-elettorali e elettorali, secondo il piano di erogazione concordato dalle parti interessate e registrato nell’accordo politico;
  4. l’accompagnamento della Commissione elettorale, attraverso la mobilitazione dei fondi e dei mezzi tecnici necessari per lo svolgimento delle elezioni;
  5. la sicurezza del paese e del processo elettorale;
  6. il buon funzionamento della giustizia elettorale;
  7. il miglioramento dell’economia nazionale e della condizione sociale (condizioni di vita) della popolazione;
  8. La conservazione dell’unità nazionale e dell’integrità del territorio nazionale.

2.5. Istituzioni provinciali

Il Raggruppamento ritiene che i principi di base sopra elencati e relativi alla partecipazione inclusiva e paritaria delle due parti alla gestione della transizione e alla leadership nazionale debbano essere applicati, mutatis mutandis, anche alle Istituzione provinciali.

Di conseguenza, il Raggruppamento ritiene necessario procedere alla ristrutturazione anche dei governi provinciali esistenti, al fine di garantirvi la partecipazione dei rappresentanti delle due famiglie politiche. Le modalità pratiche di questa ristrutturazione saranno determinate, per consenso, da entrambe le parti, nell’ambito di trattative bilaterali.

  1. Rasserenamento del clima politico

Il Raggruppamento insiste sul fatto che le misure di rasserenamento del clima politico sono un segno della sincerità e dell’impegno del Governo per l’attuazione integrale dell’accordo politico e il buon esito della transizione. È in questo senso che il Raggruppamento mantiene la lista delle misure di rasserenamento del clima politico già indicata nei documenti depositati presso la CENCO e la delegazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, recentemente in visita nella Repubblica Democratica del Congo. Si tratta dei seguenti atti:

  1. La liberazione senza condizioni di tutti i prigionieri politici e d’opinione, sia a Kinshasa che all’interno del paese;
  2. L’abbandono di procedure giudiziarie ingiuste e ispirate a ragioni politiche intraprese contro i leader dell’opposizione;
  3. Il rientro in patria, nel rispetto della loro sicurezza, degli esiliati politici congolesi;
  4. L’arresto di tutte le forme di angherie, intimidazioni e minacce contro i membri dell’opposizione, sia a Kinshasa che all’interno del paese;
  5. La cessazione delle angherie fiscali, amministrative e poliziesche contro i membri dell’opposizione e della società civile;
  6. La soppressione dello sdoppiamento dei partiti politici dell’opposizione;
  7. La rimozione di tutti gli ostacoli alla libertà di stampa e di manifestazione;
  8. Il libero accesso dei mezzi di comunicazione a tutte le correnti di pensiero e di opinione;
  9. La riapertura di tutti i mezzi di comunicazione dell’opposizione interdetti di funzionare;
  10. La libertà di movimento dei membri dell’opposizione».[14]

Il 26 novembre, il Consiglio dei Saggi del Raggruppamento dell’opposizione ha detto di non riconoscere come proprie le proposte presentate nel documento trasmesso alla CENCO il 24 novembre e recante la firma di Christophe Lutundula e Bwassa Butsumba, rispettivamente Presidente della Commissione per le Strategie e relatore di questa commissione presso il Raggruppamento. Secondo varie fonti del Raggruppamento, il documento trasmesso alla CENCO non impegna la piattaforma dell’opposizione, visto che il Consiglio dei Saggi non è stato preventivamente informato né della sua redazione, né della sua trasmissione alla CENCO. Nel corso di una riunione convocata il 25 novembre, il Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento avrebbe espresso la sua massima insoddisfazione per non essere stato informato né dell’esistenza di tale documento, né della sua trasmissione ai vescovi della CENCO. I dirigenti del Raggruppamento hanno fatto capire che queste proposte non sono emanate dal Consiglio dei Saggi del Raggruppamento e che, quindi, non hanno alcun valore. Secondo questi dirigenti, la commissione strategica del Raggruppamento ha il rigoroso obbligo di riferire al Consiglio dei Saggi tutte le conclusioni emanate dal suo lavoro e non può, da sola, agire in nome dell’insieme del Raggruppamento.

Le proposte contenute nel documento in questione si articolano intorno al mantenimento di Joseph Kabila come Presidente della Repubblica, per un periodo che non dovrebbe andare oltre il 2017, in cambio di un impegno pubblico, da parte di quest’ultimo, di non candidarsi per un nuovo mandato, di una co-gestione del periodo di transizione e della ristrutturazione della Commissione elettorale, dell’alto Consiglio per gli audiovisivi e la Comunicazione (CSAC) e della Corte costituzionale.[15]

Secondo il presidente della Commissione strategica del Raggruppamento dell’opposizione (RASSOP), Christophe Lutundula, il documento è stato elaborato su specifica richiesta di Etienne Tshisekedi stesso. Sul suo account Twitter, egli ha assicurato che il documento esplicativo delle opzioni fatte dalla piattaforma, e su cui si basa il suo lavoro, era stato firmato da Etienne Tshisekedi stesso. Da parte sua, Felix Tshisekedi ha negato che il Raggruppamento abbia offerto alla Maggioranza una qualsiasi forma di condivisione del potere.[16]

Il 27 novembre, circa il documento del Comitato strategico del Raggruppamento, Jean-Marc Kabund ha riconosciuto che esso esiste e che è stato inviato alla CENCO, ma lo ha qualificato di semplice “documento di lavoro” e si è rifiutato di fare “commenti“, dicendo di non vedervi “alcun problema“.[17]

Il 28 novembre, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean Marc Kabund, ha tenuto una conferenza stampa sulla posizione del suo partito di fronte ai vari temi di attualità, tra cui l’accordo politico firmato il 18 ottobre alla Cittadella dell’Unione Africana, la nomina di Samy Badibanga a primo ministro, la necessità di un secondo dialogo realmente inclusivo e la data del 19 dicembre 2016 che marca la fine del secondo e ultimo mandato di Joseph Kabila come Presidente della Repubblica. Ecco alcuni estratti:

«L’accordo del 18 ottobre, firmato dalla maggioranza presidenziale ampliata ai suoi nuovi alleati di parte dell’opposizione, è semplicemente un “golpe” costituzionale che Joseph Kabila ha tentato di operare, nell’ambito di una strategia di conservazione del potere alla fine del suo attuale mandato. Infatti, essendo miseramente falliti i precedenti tentativi di mantenere Kabila al potere, i partecipanti al dialogo della Cittadella dell’Unione Africana gli hanno procurato un accordo per permettergli, in un primo momento, di oltrepassare la scadenza costituzionale del 19 dicembre 2016, giorno in cui si sarebbe dovuto assistere al primo passaggio pacifico del potere da un presidente uscente, Joseph Kabila, in questo caso, a un presidente eletto mediante elezioni organizzate entro i tempi previsti dalla costituzione.

In un secondo momento, quando anche tutte le altre istituzioni elettive dello Stato (Assemblea Nazionale e Senato) si troveranno in una situazione di illegalità e di illegittimità, Joseph Kabila creerà le condizioni per organizzare un referendum invece delle elezioni, per modificare l’articolo 220 della costituzione, il che gli permetterà di cambiare anche l’articolo 70 della Costituzione, che limita il mandato del Capo dello Stato a 5 anni, rinnovabile una sola volta. La sua subdola lotta per mantenersi al potere per tutta la vita si appoggia su due grandi pilastri: la Commissione elettorale e la Corte costituzionale. La prima gli fornisce i risultati che lui stesso le esige, come nel 2006 e nel 2011, la seconda gli conferma questi risultati e impedisce ogni forma di contestazione dei risultati elettorali. E così di seguito, di elezione in elezione. La ricerca dei mandati all’infinito e, quindi, della presidenza a vita, questo è ciò che Kabila vuole per sé.

La nomina di Samy Badibanga a primo ministro di Kabila è, per noi, un non-evento. Si tratta di una nomina che mira a creare confusione a discreditare l’opposizione.

Certamente, poco prima delle elezioni del 2011, Badibanga era consigliere speciale del presidente Etienne Tshisekedi wa Mulumba. È anche vero che, in quelle stesse elezioni, era stato eletto deputato nazionale sulle liste dell’UDPS, al seguito del Presidente Tshisekedi. Ma, in seguito ai brogli elettorali che lo hanno privato della vittoria, a favore di Joseph Kabila, perdente, il Presidente Tshisekedi aveva chiesto a tutti i deputati eletti sulle liste dell’UDPS di non accettare alcun ruolo in seno al Parlamento.

Samy Badibanga fa parte di quella trentina di eletti sulle liste dell’UDPS che hanno scelto di ignorare la parola d’ordine del presidente Tshisekedi, per andare a fare da stampelle politiche a Kabila e avallare, in tal modo, quei brogli elettorali che hanno recato tanti guai all’UDPS e al popolo congolese.

Dal 2012, Samy Badibanga e i suoi colleghi si sono auto-esclusi dal partito, cui non rendono conto delle loro attività e non pagano le quote annuali di membri effettivi.

Tuttavia, nonostante questa auto-esclusione, Samy Badibanga e i suoi colleghi sono sopravvissuti hanno continuato a svolgere il loro ruolo di Parlamentari, grazie al sistema di creazione di formazioni satellitari dei partiti favorito dal governo di Kabila, per consentire ai parlamentari dissidenti di usufruire dei vantaggi provenienti da strutture che hanno lo stesso nome, la stessa sigla, lo stesso logo e la stessa bandiera del partito originale. Lo scopo di questo sdoppiamento intenzionale dei partiti d’origine, favorito dal governo mediante l’emissione di documenti ufficiali, in violazione della legge, è quello di creare confusione e di discreditare l’immagine dei principali partiti politici dell’opposizione.

È ciò che sta succedendo con Samy Badibanga, membro della struttura “UDPS e alleati” e non del partito UDPS presieduto da Sua Eccellenza Etienne Tshisekedi wa Mulumba. Da parte nostra, non ci sentiamo interessati da questa nomina che, in ogni caso, arriverà a suo termine il 19 dicembre prossimo, tra pochi giorni.

L’UDPS e il Raggruppamento ritengono che solo il dialogo inclusivo e diretto tra, da un lato, Kabila e i suoi alleati del dialogo della Cittadella dell’UA, e, dall’altro, Tshisekedi e i suoi alleati del Raggruppamento, potrà permettere di trovare una soluzione consensuale per la gestione del periodo di transizione fino all’organizzazione delle elezioni. Questa via di mezzo uscirà dal confronto tra l’accordo del 18 ottobre e la tabella di marcia del Raggruppamento. Se questo incontro avrà luogo prima del 19 dicembre, Kabila ne farà parte. In caso diverso, non potrà più parteciparvi, perché il paese e il popolo congolese avranno già provveduto alla sua partenza, il 19 dicembre 2016. In questo contesto, incoraggiamo dunque il processo avviato dalla CENCO per aprire la strada ad un vero dialogo tra i figli e le figlie del paese, per evitare il peggio. Per quanto riguarda la questione della data del 19 dicembre prossimo, data costituzionale della fine del secondo e ultimo mandato di Joseph Kabila, due sono le ipotesi:

– La prima è “il rispetto della Costituzione in tutte le sue disposizioni”, come ha detto Kabila stesso, nel suo discorso alla nazione, il 15 novembre. In altre parole, deve rendersi conto che il suo mandato presidenziale è finito e che, quindi, deve ritirarsi. La classe politica istituirà un meccanismo di gestione del Paese fino allo svolgimento delle elezioni che devono essere organizzate il prima possibile, entro il 2017.

– La seconda ipotesi è quella del rifiuto di Kabila di ritirarsi il 19 dicembre, alle ore 23h59. In questo caso, in tutto il paese e in tutta la diaspora inizierà la resistenza, secondo l’articolo 64 della Costituzione.

Qui mi appello a tutti i Congolesi. Un proverbio africano dice: “Se un popolo non prende il suo destino in mano, nessun altro popolo lo farà al suo posto”. Indipendentemente da dove sarete il 19 dicembre, in patria o all’estero, prendetevi le vostre responsabilità, come ha detto il nostro presidente. Non permetteremo che Kabila sfidi 70 milioni di Congolesi.

Il fatto di non avere potuto tenere i due comizi previsti per il 5 e il 19 novembre non ci ha affatto scoraggiati. La polizia ci ha impedito di scendere in piazza, ma i due “cartellini gialli” sono stati recapitati al destinatario. Il 19 dicembre, estrarremo il “cartellino rosso” e saremo noi a giocare la partita di football sul terreno di viale Trionfale. Nessun manganello e nessun gas lacrimogeno ci faranno indietreggiare. Siamo decisi a difendere la Costituzione fino alla fine, per impedire a Kabila e alleati di considerare il nostro Paese come il loro regno».[18]

Il 29 novembre, dopo la polemica sul documento firmato da Christophe Lutundula e Buassa Butsumbu, rispettivamente presidente e relatore della commissione per le strategie del Raggruppamento, Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS, principale partito membro del Raggruppamento, in un’intervista ha confermato che si tratta di un documento emesso dal Raggruppamento. Tuttavia, egli ha precisato che «Christophe Lutundula, che doveva trasmetterlo ai vescovi, ha lasciato un paragrafo che non doveva essere incluso nel documento. Non l’ha fatto di proposito. Abbiamo chiarito la faccenda. Questo paragrafo si riferisce alla coabitazione con Kabila. Da parte nostra, non abbiamo mai detto di accettare una coabitazione con Kabila. Il Raggruppamento è stato creato per far partire Kabila dal potere il 19 dicembre. A Ibiza Spagna) e a Venezia (Italia) ci è stato proposto di tutto, ma non abbiamo mai accettato, perché crediamo nel rispetto della costituzione. Per ora, non c’è alcun motivo per pensare ad una coabitazione con Kabila. La nostra posizione è chiara: Kabila deve lasciare il potere prima del 19 dicembre. Per fare questo, dobbiamo dialogare prima del 19 dicembre, per arrivare ad un accordo che permetta di evitare uno scontro che potrebbe costare molte vite umane».[19]

Il 29 novembre, l’ex governatore del Katanga, Moïse Katumbi, è stato ospite del think tank americano “Il Consiglio Atlantico”.Nel corso del suo intervento, Moïse Katumbi ha presentato un piano di uscita dalla crisi, senza escludere la possibilità di una “primavera” congolese nel caso in cui non si trovasse un compromesso prima del 19 dicembre, data che segna la fine del secondo e ultimo mandato costituzionale dell’attuale presidente Joseph Kabila.

Secondo Moïse Katumbi, è necessario che la classe politica congolese arrivi ad un accordo. Egli si dice d’accordo con la proposta del Raggruppamento (la principale piattaforma dell’opposizione congolese, guidata da Etienne Tshisekedi), che propone di fare una sintesi, accettata da tutte le parti, tra il suo memorandum trasmesso alla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e le conclusioni del dialogo nazionale che si è concluso il 18 novembre scorso.

Nel suo discorso, Moïse Katumbi è ritornato sul fatto che il compromesso tra le due parti “deve essere chiaro” sulla non ricandidatura dell’attuale Presidente della Repubblica alle prossime elezioni che dovranno svolgersi entro il mese di settembre 2017, e non in aprile 2018, come proposto dall’accordo del 18 ottobre. Questo piano di uscita dalla crisi proposto da Moïse Katumbi concede a Joseph Kabila un “prolungamento” del suo mandato presidenziale che, però, non deve oltrepassare settembre 2017 e con la chiara condizione che non si ricandidi per un terzo mandato, non ammesso dalla Costituzione, nelle prossime elezioni presidenziali che saranno organizzate da un nuovo governo e una nuova commissione elettorale con la missione speciale di organizzare le elezioni.

Questa proposta (le elezioni presidenziali nel mese di settembre 2017 al massimo e l’interdizione del terzo mandato per Kabila) avrebbe come obiettivo quello di limitare la violazione della Costituzione, rinviando solo di pochi mesi le elezioni presidenziali (da organizzare entro settembre 2017) e garantendo l’alternanza (attraverso il divieto fatto a Kabila di ricandidarsi, secondo la Costituzione). Secondo questo piano, Kabila rimarrebbe al potere, ma solo per pochi mesi e senza alcuna possibilità di ricandidarsi per un nuovo mandato e di modificare la Costituzione in questo senso. Questo piano dovrebbe contribuire ad evitare il caos nella Repubblica Democratica del Congo, dove l’opposizione minaccia di ricorrere alle manifestazioni di piazza qualora Kabila non rispondesse positivamente alla richiesta di un consenso più inclusivo.[20]

Il 30 novembre, in una intervista rilasciata alla Voice of America a Washington, Moïse Katumbi ha affermato che «il presidente Kabila ha fatto di tutto per non organizzare le elezioni presidenziali. Rimangono ancora solo tre settimane alla fine del suo secondo ed ultimo mandato presidenziale e può ancora uscire dalla porta principale, lasciando avanzare la democrazia nel nostro paese, ascoltando la voce del popolo che vuole il rispetto della costituzione e consentendo il primo passaggio pacifico e democratico del potere ai vertici dello stato».

Interrogato sulla possibilità che Joseph Kabila rimanga al potere anche dopo la fine del suo mandato, qualora accettasse di non ricandidarsi per un terzo mandato e di organizzare le elezioni il prima possibile, Moïse Katumbi ha risposto che, «su tale questione, la Costituzione è molto chiara». Circa la data del 19 dicembre, egli ha dichiarato che «la CENCO sta consultando il Raggruppamento, le forze vive e la maggioranza presidenziale al fine di trovare un compromesso. Se non si trovasse un consenso su una soluzione negoziata, noi faremo rispettare la costituzione. E in questo caso, il 19 dicembre, Joseph Kabila non sarà più presidente della Repubblica. L’importante è rispettare la Costituzione e attuare il passaggio di potere ai vertici dello stato».

Egli ha sottolineato che «occorre favorire il dialogo auspicato dalla CENCO» e ha aggiunto che, «se non si arriva ad un accordo, il popolo riconquisterà il potere e farà rispettare la nostra Costituzione. Il popolo congolese libererà il paese, perché non può più accettare che un gruppo rimanga al potere per sempre, continuando a maltrattarlo».[21]

[1] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 17.11.’16

[2] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 18.11.’16; Radio Okapi, 18.11.’16

[3] Cf Radio Okapi, 19.11.’16; AFP – Jeune Afrique, 20.11.’16

[4] Cf Radio Okapi, 19.11.’16

[5] Cf Radio Okapi, 22.11.’16

[6] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 21.11.’16

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15787:tshisekedi-en-residence-surveillee-de-fait&catid=85&Itemid=472

[7] Cf Forum des As – Kinshasa, 22.11.’16 http://www.forumdesas.org/spip.php?article9515

[8] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 25.11.’16

[9] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 22.11.’16

[10] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 23.11.’16 http://www.lepotentielonline.com/fortes-pressions-americaines-sur-kabila-et-tshisekedi-pour-eviter-un-chaos-apres-le-19-decembre-2016

[11] Cf RFI, 23.11.’16

[12] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 24.11.’16 http://www.lepotentielonline.com/dialogue-inclusif-l-ue-sur-les-pas-des-etats-unis

[13] Cf Politico.cd, 25.11.’16

[14] Cf desc-wondo.org, 26.11.’16 http://desc-wondo.org/fr/flash-desc-le-rassemblement-pose-ses-conditions-pour-cautionner-le-glissement-de-kabila/

[15] Cf Actualité.cd, 26.11.’16

[16] Cf Jacques Kini – Actualité.cd, 27.11.’16

[17] Cf Actualité.cd, 28.11.’16; Politico.cd, 28.11.’16

[18] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 29.11.’16

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15849:l-udps-maintient-son-carton-rouge-le-19-decembre&catid=85&Itemid=472

[19] Cf Actualité.cd, 29.11.’16

[20] Cf Politico.cd, 30.11.’16; 7sur7.cd, 30.11.’16

[21] Cf Nicolas Pinault – VOA – Afrique, 30.11.’16; Actualité.cd, 30.11.’16