Un dialogo ancora alla ricerca di una maggiore inclusività

Editoriale Congo Attualità n. 300– a cura della Rete Pace per il Congo

Nuove consultazioni

La Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha iniziato una nuova ronda di consultazioni con le varie forze politiche, quelle che hanno partecipato al dialogo e quelle che l’hanno boicottato, al fine di trovare un consenso politico più inclusivo che permetta di garantire la pace dopo il 19 dicembre, data che segna la fine del secondo ed ultimo mandato dell’attuale Presidente della Repubblica e di assicurare l’organizzazione delle prossime elezioni nel tempo più breve possibile. Il raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento ha addirittura rimesso alla CENCO un suo memorandum in cui presenta il suo punto di vista sull’attuale crisi politica e le sue proposte per uscirne.

Convergenze e divergenze

Confrontando questo documento con il testo dell’accordo firmato il 18 dicembre dalla Maggioranza Presidenziale e una parte dell’Opposizione e della Società Civile, si notano non solo delle convergenze, ma anche delle proposte che possono migliorare il testo dell’accordo già firmato.

– Sia i firmatari dell’accordo del 18 ottobre che il Raggruppamento dell’opposizione riconoscono l’inadeguatezza dell’attuale registro elettorale (presenza di registrazioni multiple di elettori e di nominativi di persone già decedute, assenza dei nuovi maggiorenni e dei residenti all’estero, …) e la necessità di una sua rielaborazione completa. Una raccomandazione positiva da parte del Raggruppamento è quella di controllarne e di accelerarne lo svolgimento, una raccomandazione del tutto accettabile.

– Le due parti riconoscono che è ormai impossibile organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla Costituzione, cioè entro la fine del mese di novembre 2016. Le due parti concordano per un rinvio. È a questo punto che appaiono le prime differenze.

I firmatari dell’accordo del 18 ottobre prevedono l’organizzazione simultanea, in un solo giorno, delle elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali per la fine del mese di aprile 2018, seguite successivamente dalle elezioni indirette dei senatori nazionali e dei governatori delle province.

Il Raggruppamento dell’opposizione propone invece l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali entro la fine del 2017 e l’organizzazione delle elezioni legislative provinciali 60 giorni dopo, seguite dalle elezioni indirette dei senatori e dei governatori.

Come si può notare, tra le due posizioni esiste una certa similitudine, almeno per quanto riguarda la globalità dei tempi previsti. Si potrebbe aggiungere che la proposta del Raggruppamento apporta un miglioramento rispetto a quella dell’accordo in quanto, disgiungendo le elezioni presidenziali e legislative nazionali da quelle provinciali, manterrebbe lo svolgimento delle elezioni presidenziali in una data (prima della fine del 2017) ragionevole e accettata da tutti, semplificherebbe le operazioni di voto da parte dei cittadini e contribuirebbe a ridurre il rischio di una possibile confusione e, conseguentemente, di eventuali brogli elettorali.

– Il terzo punto sembra più problematico e si riferisce alla gestione del potere dopo il 19 dicembre 2016.

Secondo i firmatari dell’accordo del 18 ottobre, il presidente Kabila continua nelle sue funzioni fino all’organizzazione delle prossime elezioni presidenziali, conformemente con il 2° paragrafo dell’articolo 70 della Costituzione: “Alla fine del suo mandato, il presidente della Repubblica resta in funzione fino all’effettivo insediamento del nuovo Presidente eletto”. Inoltre, si procederebbe alla formazione di un governo di unità nazionale con un primo ministro proveniente dalle file dell’opposizione che ha partecipato al dialogo.

Secondo il Raggruppamento, invece, l’attuale presidente terminerà il suo mandato il 19 dicembre 2016, secondo le disposizioni del 1° paragrafo dell’articolo 70 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta” e dovrà, quindi, lasciare il potere ad un “regime speciale”. Infatti, secondo il raggruppamento, se l’attuale regime non è riuscito, o non ha voluto organizzare le elezioni nei cinque anni che aveva a sua disposizione, non potrà farlo in futuro e, tanto meno, a breve termine.

Che cosa poi il Raggruppamento intenda per “regime speciale” rimane ancora un’incognita. Forse dietro tale espressione si cela la volontà di risolvere il famoso “contenzioso elettorale del 2011”, insediando Etienne Tshisekedi come presidente della Repubblica ad interim fino all’organizzazione delle prossime elezioni presidenziali. In questo caso, si tratterrebbe di un’iniziativa del tutto legittima e comprensibile, ma probabilmente irrealistica e non viabile.

Un necessario compromesso

È dunque necessario e urgente che le due parti arrivino ad un compromesso che permetta di organizzare le prossime elezioni nel tempo più breve possibile e in modo trasparente e credibile.

Tale compromesso potrebbe consistere nell’apportare all’accordo firmato il 18 ottobre le principali proposte formulate dal Raggruppamento, in modo che anche quest’ultimo possa aderirvi.

Tra tali proposte, non si potrebbe dimenticare quelle relative all’ordine di successione delle elezioni e al calendario elettorale, al rispetto della Costituzione, in particolare per quanto riguarda la limitazione del numero e della durata dei mandati del Presidente della Repubblica, all’impegno di non procedere, nel periodo intermedio, ad alcun revisione della costituzione, sia per via parlamentare che per via referendaria, all’impossibilità di un terzo mandato presidenziale, al rispetto dei diritti umani, in particolare per quanto riguarda le libertà di espressione e di manifestazione.