Congo Attualità n. 286

RAPPORTO FINALE DEL GRUPPO D’ESPERTI DELL’ONU

PER LA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Maggio 2016 (Scarica il testo completo in francese)

INDICE:

RIASSUNTO

  1. GRUPPI ARMATI STRANIERI
    1. Le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR)
    2. Le Forze Democratiche Alleate (ADF)
    3. L’implosione delle ADF in varie fazioni
    4. Violazioni del diritto internazionale umanitario
  2. GRUPPI ARMATI CONGOLESI
    1. Il Nduma Difesa del Congo – Rinnovato (NDC-R) e l’Unione per la Protezione degli Innocenti (UPDI)
    2. Le Forze per la Protezione del Popolo (FPP) e le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda – Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia (FDLR-RUD)
  3. RETI CRIMINALI
    1. Sikatenda Shabani
    2. I sequestri di persone nel territorio di Rutshuru

RIASSUNTO

Nel 2015, le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) hanno condotto delle operazioni militari contro i gruppi armati, stranieri e locali, ancora attivi nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo). Tuttavia, questi gruppi armati continuano a controllare certe parti del territorio e a trarre ampi benefici da attività relazionate al commercio delle risorse naturali, anche se non sono stati segnalati nuovi movimenti di ribellione contro il governo e diversi gruppi armati hanno visto diminuire il numero effettivo dei loro membri e hanno subito delle scissioni. Tuttavia, le condizioni di sicurezza nell’est del paese non sono affatto migliorate.

Le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR) sono ancora il gruppo armato più grande, anche se sono state significativamente indebolite dalle operazioni militari condotte contro di loro dalle FARDC e da alcune milizie Mayi-Mayi.

Il gruppo d’esperti ha potuto constatare che alcuni combattenti FDLR sono in possesso di un certificato che attesta la loro condizione di rifugiati. L’avrebbero ottenuto illegalmente nel corso di un’operazione di registrazione dei rifugiati ruandesi ancora presenti nell’est della RDCongo. Ne consegue che a volte è difficile distinguerli dai veri rifugiati, il che complica la programmazione delle operazioni militari contro di loro.

Le Forze Democratiche Alleate (ADF) si sono ormai scisse in piccoli gruppi che agiscono senza alcun centro di comando. Per motivi di praticità, il gruppo d’esperti ha attribuito un nome ad ogni nuova fazione: ADF-Mwalika, il gruppo di Baluku, il gruppo di Feeza, il gruppo di Matata e l’unità mobile di Abialose.

Per quanto riguarda la loro composizione, il gruppo d’esperti ha constatato che essa varia da un gruppo all’altro. Tuttavia, nel loro insieme, le diverse fazioni comprendono dei combattenti di origine ugandese, ma anche dei Congolesi della regione di Beni e di Butembo e degli individui di lingua ruandese. Per esempio, certi combattenti del gruppo di Baluku parlano il kinyarwanda e lo swahili, ma non il Kiganda. Essi vi sarebbero stati inviati da un ex colonnello delle FARDC, Richard Bisamaza, un ex militare del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) che era stato integrato nell’esercito nazionale, ma che l’aveva disertato quando si trovava a Beni, nel mese di agosto 2013, per aderire al Movimento del 23 marzo (M23). Le ADF-Mwalika comprenderebbero anche degli ex-membri dell’ex Esercito Patriottico Congolese (APC), ex braccio armato del Raggruppamento Congolese per la Democrazia – Kisangani / Movimento di Liberazione (RCD-K/ML) di Antipa Mbusa Nyamwisi. Per quanto riguarda il gruppo di Feeza, i comandanti sono tutti degli ugandesi, ma la maggior parte dei combattenti sono dei Congolesi, della regione di Beni. Il gruppo di Matata sarebbe composto quasi esclusivamente da Congolesi della regione di Beni. I diversi gruppi ADF hanno spesso usufruito di un appoggio da parte di certi comandanti delle FARDC che hanno fornito loro armi, munizioni, uniformi, informazioni, nuove reclute e generi alimentari.

A proposito dei massacri perpetrati contro la popolazione civile del territorio di Beni a partire dal mese di ottobre 2014, finora nessun gruppo armato ne ha rivendicato la responsabilità. Da parte loro, i sopravvissuti non sono riusciti ad identificare i gruppi armati implicati in questi crimini, sia per la confusione che si crea nel momento dell’attacco, sia per il fatto che molti gruppi armati locali utilizzano l’appellativo ADF. Tuttavia, i testimoni hanno fornito delle informazioni interessanti su certe caratteristiche dei crimini perpetrati. Nei massacri, si fa generalmente ricorso ai machete e ad altri tipi d’armi bianche, ma vengono utilizzate anche armi da fuoco. In alcuni casi, gli autori dei massacri indossano uniformi militari; in altri casi, indossano sia tenute militari che abiti civili. Secondo varie testimonianze, gli esecutori dei massacri parlano Swahili (con un accento locale o straniero), Kinyarwanda, Kiganda e, in alcuni casi, Lingala.

A partire da tali informazioni, il gruppo d’esperti dell’Onu ha potuto dedurre che nei massacri di Beni sono implicati diversi gruppi: le varie fazioni delle ADF, un gruppo di persone di lingua ruandese provenienti dal territorio di Rutshuru e dall’Uganda e, infine, alcune milizie locali create in seguito a conflitti relativi alla proprietà delle terre, all’attività commerciale e all’esercizio dell’autorità locale.

Secondo il gruppo d’esperti, un certo numero di Congolesi fanno parte di reti criminali e sono implicati in atti di banditismo, senza tuttavia far parte di alcun gruppo armato organizzato. Queste reti criminali creano una situazione d’insicurezza simile a quella causata dai gruppi armati ma, rispetto a questi ultimi, esse risultano più difficili da neutralizzare con operazioni militari convenzionali. Il numero abbastanza elevato di ex combattenti implicati in attività criminali, come i sequestri di persone con richiesta di riscatto, dimostra la necessità di migliorare il programma previsto per il loro disarmo e reinserimento sociale.

I. GRUPPI ARMATI STRANIERI

A. Le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR)

Nel 2015 e 2016, le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR) sono state significativamente messe in difficoltà dalle operazioni militari condotte simultaneamente dalle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) e da due gruppi armati Mayi-Mayi. Queste operazioni hanno esacerbato le divisioni interne, indebolito la capacità di comando e di controllo dei capi delle FDLR e interrotto le loro fonti di finanziamento. Tuttavia, non ancora completamente annientate, le FDLR potrebbero ricostituirsi e tornare ad essere una forza destabilizzante nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), perché la stragrande maggioranza dei suoi capi sono ancora in libertà.

Il numero dei combattenti delle FDLR ancora attivi nell’est della RDCongo è oggetto di stime diverse. I Servizi di intelligence delle FARDC stimano che il loro numero sia compreso tra 500 e 1.500. Secondo il governo del Ruanda, nei primi mesi del 2016, i membri delle FDLR sarebbero stati ancora 2.905. Il gruppo di esperti ritiene che i membri delle FDLR siano attualmente circa 1400-1600.

Ai primi di dicembre 2015, nell’ambito dell’operazione militare Sukola II condotta contro le FDLR nel Nord Kivu, le FARDC sono riuscite a riprendere il quartiere generale delle FDLR, sulla collina Rushihe, nell’est del territorio di Walikale, e il posto di comando del sottosettore di Canaan, situato a Mumo e quello del sotto-settore di Comet Reserve, nei pressi di Ihula. Le FDLR hanno subito ulteriori perdite in attacchi organizzati, alla fine di novembre 2015, da due gruppi Mayi-Mayi, il gruppo Nduma Difesa del Congo – Rinnovato (NDC-R) e l’Unione per la Protezione degli Innocenti (UPDI). I due gruppi hanno cacciato le FDLR dalle posizioni che occupavano nei pressi della linea di demarcazione tra i territori di Walikale e di Lubero (nord Kivu). Si tratta delle postazioni di Lusamambo, Bukumbirwa, Buleusa, Kimaka, Kanune e Kateku. All’inizio del 2016, le FDLR si trovavano principalmente nella zona ovest del territorio di Rutshuru, nel Nord Kivu e nella foresta di Hewa Bora, nel Sud Kivu.

Le FARDC hanno dichiarato al gruppo di esperti che, dall’inizio delle operazioni nel mese di gennaio 2015 fino al 12 marzo 2016, avevano ucciso 68 combattenti delle FDLR e catturato 405. Da parte sua, la Monusco ha affermato di aver ricevuto, nello stesso periodo, altri 733 membri FDLR arresi. Le FARDC hanno precisato che, sui 405 FDLR catturati, avevano consegnato alla Monusco 73 minorenni. Questi 73 minorenni sono inclusi anche nelle cifre della Monusco. Il bilancio totale sarebbe quindi di 68 combattenti morti e di 1.065 catturati o arresi (405 + 733-73).

Approfittando delle nuove operazioni d’identificazione e di registrazione dei rifugiati ruandesi intraprese della Commissione Nazionale per i Rifugiati nel Sud Kivu, alcuni combattenti delle FDLR hanno ottenuto un certificato di attestazione per rifugiati. Nell’est della RDCongo, i rifugiati ruandesi si trovano spesso nei pressi delle basi militari delle FDLR ed è difficile distinguerli dai combattenti delle FDLR. Il fatto che alcuni combattenti delle FDLR possano ora beneficiare di uno status ufficiale di rifugiati complica ulteriormente il compito dei servizi di sicurezza congolesi. La maggior parte degli ex combattenti FDLR in possesso di attestazione per rifugiati hanno dichiarato di averla ottenuta durante le operazioni di registrazione effettuate dalla Commissione Nazionale per i Rifugiati a Lumbumba, nel mese di dicembre 2015, e a Due Case, nel mese di gennaio 2016, nel settore Itombwe, situato ad est di Mwenga.

Le FDLR hanno continuato a reclutare nuove leve anche nel 2015 e 2016. Secondo un resoconto scritto del comandante di un sottosettore delle FDLR, sui 101 soldati che le FDLR avevano recentemente addestrati, la maggior parte erano dei rifugiati ruandesi, ma 37 erano congolesi.

Nel 2015, le FDLR hanno continuato a finanziarsi mediante l’imposizione di tasse sulla popolazione, atti d’estorsione, saccheggi, sequestri di persone contro riscatto e il commercio d’oro, di legname, di carbone e di prodotti agricoli. Hanno anche indirettamente beneficiato di distribuzioni umanitarie destinate ai rifugiati e agli sfollati. Vari combattenti e capi delle FDLR hanno affermato che le entrate economiche vengono recuperate dai comandanti militari, non dai combattenti o capi che non hanno uomini sotto il loro diretto comando. Questa informazione e il volume dei ricavi sono stati ripresi in un memorandum redatto nel mese di giugno 2015 dal presidente ad interim delle FDLR, Gaston Iyamuremye, che deplorava il fatto che alcuni dirigenti diventano ricchi, costruiscono case e comprano auto e moto, mentre il gruppo dei combattenti manca di fondi.

Il caso di Buleusa è emblematico. Era la principale cittadina occupata dalla compagnia Derby delle FDLR, sotto il comando del “tenente colonnello Kizito”. Il traffico commerciale della zona era sottoposto a tassazione in due punti: a Katsinga e a Kimaka. I camion che trasportavano derrate alimentari pagavano 10 dollari ciascuno e quelli che trasportavano legname (assi o carbone) pagavano 20 $ ciascuno. Secondo alcune stime, il fatturato annuale di questa unità delle FDLR, derivante dalla tassazione stradale nei due posti di blocco citati, sarebbe stato di almeno 13.000 $.

Inoltre, il gruppo di esperti ha constatato la presenza di segherie proprio nei pressi delle postazioni militari delle FDLR e i registri di tassazione delle FDLR dimostrano che alcuni camion, che trasportavano legname, avevano attraversato il posto di blocco di Kimaka senza essere tassati. Una nota manoscritta indica, a lato della registrazione dei camion non tassati, che il loro carico era destinato al comandante ( “comdi”) o al vicino sottosettore di Canaan (“Kanani”).

Per comprendere il valore di questi carichi esenti da tassazione, si sa che un camion commerciale può trasportare tra 600 e 800 assi, 130 sacchi di carbone o 80 sacchi di mais o fagioli. A Buleusa, un sacco di carbone è venduto a 6.000 franchi congolesi (6,50 $) e le assi costano 3.000 franchi congolesi (3.25 $) ciascuna. A Buleusa, un carico di carbone era venduto a 1.000 $ e un carico di assi era venduto tra i 2.000 e i 2.600 $. Secondo alcune stime, questa unità FDLR avrebbe guadagnato, solo per il commercio delle assi, fra 24.000 e 31.000 dollari l’anno. Un abitante di Buleusa e un ex combattente delle FDLR hanno riferito al gruppo d’esperti che il “tenente colonnello Kizito” aveva il controllo sulla produzione di assi nella zona e che vietava ad altre persone di tagliare alberi, anche se ne erano i proprietari. Le FDLR controllavano anche i campi, costringendo i civili a lavorare un giorno alla settimana per loro e gratuitamente. Agli interessati veniva consegnata una ricevuta manoscritta recante un timbro, la data e il nome del lavoratore, come prova di aver effettuato il servizio. Le principali coltivazioni delle FDLR erano la manioca, il mais e i fagioli, ma anche la cannabis. Le FDLR di Buleusa vendevano un gran numero di carichi di derrate alimentari, a prezzi che andavano da 1.100 $ (per la farina di manioca) a 2.600 $ (per i fagioli) per camion. A Buleusa, il sacco di manioca è venduto a 13.000 franchi congolesi (14 $), il sacco di mais a 20.000 franchi congolesi (21,60 $) e il sacco di fagioli a 30.000 franchi congolesi (32.40 $).

B. Le Forze Democratiche Alleate (ADF)

1. L’implosione delle ADF in varie fazioni

Le Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno subito profondi cambiamenti da quando l’operazione Sukola I, iniziata nel 2014 e condotta dall’esercito congolese (FARDC) contro di loro, ha portato alla riconquista di quasi tutte le loro basi e ha causato la loro implosione in piccoli gruppi che si sono sparsi nell’est del territorio di Beni e nel sud della provincia dell’Ituri. Alcuni di questi gruppi si sono riorganizzati, sono ritornati nelle zone delle loro precedenti roccaforti e, verso la fine del 2014 e inizio 2015, vi hanno creato nuove basi. Tuttavia, non hanno continuato ad operare insieme. All’inizio del 2016, non è più possibile considerare le ADF come un gruppo unitario. Il gruppo di esperti ha attribuito un nome ad ogni nuova fazione: ADF-Mwalika, il gruppo di Baluku, il gruppo di Feeza, il gruppo di Matata e l’unità mobile di Abialose.

Il gruppo di Baluku

A metà del 2014, il Gruppo ADF che operava sotto il comando di Seka Musa Baluku si è spostato verso est prima e, nei primi mesi del 2015, ha installato un suo accampamento a sud del villaggio di Kainama. Il gruppo era composto di circa 200 persone, familiari compresi. Alcune famiglie si sono spostate verso il nord raggiungendo l’Ituri, mentre altre sono partite verso il sud, arrivando nella zona di Mwalika. Poco dopo l’erezione del campo di Kainama, il gruppo di Baluku aveva ricevuto dei rinforzi, tra cui un gruppo di 20 – 25 combattenti, pesantemente armati e con uniformi militari. Questi rinforzi, separati dai combattenti congolesi, erano denominati come “nuovi arrivati”, parlavano il kinyarwanda e lo swahili, ma non il Kiganda. Secondo alcuni ex combattenti delle ADF e alcuni ufficiali delle FARDC, i nuovi combattenti sarebbero stati inviati presso il gruppo di Baluku da un ex colonnello delle FARDC, Richard Bisamaza, un ex militare del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) che era stato integrato nell’esercito nazionale, ma che l’aveva disertato quando si trovava a Beni, nel mese di agosto 2013, per aderire al Movimento del 23 marzo (M23). Il gruppo di Baluku ha continuato a ricevere rinforzi, almeno fino a marzo 2016.

Il gruppo di Feeza

Dopo la caduta del campo di Madina, Feeza ha condotto il suo gruppo verso l’est, per ricongiungersi con quello di Baluku, con il quale è rimasto per diversi mesi, per poi ritornare all’ovest, passando per l’Ituri, creando vari campi nei pressi di Tshutshubo, presso il fiume Bango e un po’ più a nord dell’ex campo di Gerico. I comandanti della fazione, fra cui Amigo, Muzzanganda e Lumisa, erano tutti degli ugandesi, ma la maggior parte dei combattenti erano congolesi, della regione di Beni. All’inizio del 2016, il gruppo di Feeza era composto da circa 150 persone, familiari compresi. Come la fazione ADF-Mukulu, il gruppo di Feeza ha istituito un sistema giudiziario e si è dato delle regole religiose molto rigide. Tutti, compresi i civili catturati, devono convertirsi all’Islam, imparare l’arabo e pregare in arabo. Il gruppo di Feeza, in particolare, aveva stretti legami con la popolazione di Eringeti e di Mbau e alcuni dei suoi comandanti hanno sposato delle familiari dei capi locali. Alcuni di questi capi sono stati arrestati nel 2015 per presunta collaborazione con le ADF e sono ancora detenuti in carcere, per lo più a Kinshasa.

Il gruppo di Matata

Vicino ai luoghi dove si era stabilito il gruppo di Feeza, lungo il fiume Bango, c’era anche un terzo campo. Questo campo ospitava un altro gruppo di ex combattenti ADF, designato come “Gruppo di Matata”, composto quasi esclusivamente da combattenti e comandanti congolesi della regione di Beni, tra cui i comandanti Castro e Pascal Undebi. Degli ex combattenti di questa fazione hanno affermato che, di solito, gli attacchi prendono di mira individui specifici, spesso commercianti, con i quali sono in conflitto. Simili attacchi sono avvenuti a Ndalia (Ituri), Kokola, Linzo, Kakuka e Oicha A volte è successo che il gruppo di Matata abbia operato in collaborazione con un altro gruppo formato da persone di lingua Kinyarwanda.

Il gruppo mobile di Abialose

Un gruppo mobile di 25 – 30 combattenti, per lo più di lingua Kiganda e Kinyarwanda, opera principalmente nell’area di Abialose, sotto il comando del “Maggiore” Efumba. Questo gruppo ha ripetutamente attaccato le FARDC, a Kainama nel mese di febbraio 2015 e a Oicha nel mese di ottobre 2015, saccheggiando materiali e forniture. Nel mese di gennaio e febbraio 2016, questo gruppo ha sparato contro degli elicotteri della Monusco in varie occasioni.

Forze Democratiche Alleate – Mwalika

Diversi campi situati nella zona di Mwalika, ai piedi delle montagne del Rwenzori, ospitano dei membri delle ADF-Mwalika. Questi elementi, che negli ultimi anni sono rimasti in gran parte inosservati, hanno cercato di fondersi con la popolazione locale e si dedicano principalmente al commercio del cacao e del legname. Anche se il campo di Mwalika non ha subito gli attacchi dell’esercito nazionale, tuttavia le azioni intraprese nell’ambito dell’operazione Sukola hanno privato il gruppo dei suoi contatti commerciali, costringendolo a dedicarsi all’agricoltura, per potersi sostenere. Le stesse fonti hanno riferito che, già prima dell’inizio dell’operazione Sukola, un ufficiale delle FARDC, il tenente colonnello Birotcho Nzanzu, aveva iniziato a inviare alle ADF-Mukulu nuove reclute, tra cui molti elementi di lingua Kinyarwanda, ma la fazione di Mwalika vi si era opposta. Nel 2015 e all’inizio del 2016, la fazione ADF-Mwalika ha continuato a ricevere nuove reclute, tra cui degli Ugandesi e dei Congolesi di etnia Nande, originari delle regioni di Beni e di Butembo.

2. Violazioni del diritto internazionale umanitario

Gli attacchi contro le popolazioni civili nel territorio di Beni

Dall’inizio dei massacri di Beni, in ottobre 2014, nessun gruppo armato ne ha rivendicato la responsabilità. Da parte loro, i sopravvissuti non sono riusciti ad identificare i gruppi armati implicati in questi crimini, sia per la confusione che si crea nel momento dell’attacco, sia per il fatto che molti gruppi armati locali utilizzano l’appellativo ADF. Tuttavia, i sopravvissuti hanno fornito delle informazioni interessanti su certe caratteristiche dei crimini perpetrati. Nei massacri, si fa generalmente ricorso ai machete e ad altri tipi d’armi bianche, ma vengono utilizzate anche armi da fuoco. In alcuni casi, gli autori dei massacri indossano uniformi militari; in altri casi, indossano sia tenute militari che abiti civili. Secondo varie testimonianze, gli esecutori dei massacri parlano Swahili (con un accento locale o straniero), Kinyarwanda, Kiganda e, in alcuni casi, Lingala.

Secondo il gruppo d’esperti dell’Onu, nei massacri di Beni sono quindi implicati diversi gruppi: le varie fazioni delle ADF, un gruppo di persone di lingua ruandese provenienti dal territorio di Rutshuru e dall’Uganda e, infine, delle milizie locali implicate in determinati conflitti per il controllo del territorio e l’effettività del comando. Il gruppo ha inoltre constatato che degli ufficiali dell’esercito regolare hanno svolto un ruolo importante d’appoggio a determinati gruppi armati.

Le ex Forze Alleate Democratiche – Gruppo Mukulu

Per oltre un decennio, le ADF guidate da Jamil Mukulu non hanno compiuto grandi massacri. Avendo instaurato, nel corso degli anni, stretti rapporti con la popolazione locale di Oicha e di Eringeti, le ADF avevano condotto degli attacchi occasionali, soprattutto contro quelli sospettati di fornire informazioni su di loro o di non rispettare gli impegni di tipo commerciale. Tuttavia, sulla base delle sue indagini, il gruppo di esperti ritiene che i principali responsabili dei massacri di Beni siano le varie fazioni delle ADF che operano nella zona compresa tra Eringeti, Kamango, Kainama e Oicha. I sopravvissuti di alcuni degli attacchi hanno affermato che gli autori dei massacri parlavano Kinyarwanda, il che corrisponde alle informazioni fornite da alcuni membri delle ADF, secondo cui dei combattenti di lingua Kinyarwanda avevano partecipato ad alcune loro operazioni. Un esempio è l’attacco del 29 novembre 2015 contro la cittadina di Eringeti. Gli aggressori parlavano kinyarwanda e swahili con un accento straniero. Il gruppo di esperti ha intervistato due ex combattenti che hanno preso parte all’attacco e che hanno riconosciuto che facevano parte delle ADF. Prendendo in considerazione le loro spiegazioni e tenuto conto delle basi da cui avevano operato, il Gruppo di esperti ha concluso che i due erano membri del gruppo mobile Abialose. I due combattenti hanno riferito che, in questo attacco, avevano partecipato anche dei combattenti di lingua Kinyarwanda provenienti dall’Uganda.

ADF-Mwalika Nel 2006, quando l’Esercito Patriottico Congolese (APC), braccio armato del Raggruppamento Congolese per la Democrazia – Kisangani / Movimento di Liberazione, si è smobilitato e si è integrato nelle FARDC, Antipa Mbusa Nyamwisi, leader politico del movimento, e il generale Frank Kakolele, comandante del ramo militare, hanno inviato centinaia di loro combattenti in foresta, nei pressi di Mwalika. Anche se aveva preso il nome ADF e aveva frequenti contatti con le ADF di Mukulu, tuttavia questo gruppo operava in modo indipendente e aveva una catena di comando diversa. Alcuni combattenti delle ADF-Mwalika hanno partecipato a dei massacri. Ad essi si erano aggregati anche uomini, donne e bambini che parlano Kinyarwanda, provenienti dal territorio di Rutshuru e dall’Uganda. Secondo vari ex combattenti, circa una ventina di combattenti delle ADF-Mwalika avevano abbandonato il gruppo, quando si erano accorti della sua implicazione nei massacri. Il che concorda con altre informazioni ottenute dal gruppo di esperti, secondo le quali le ADF-Mwalika sono state attive soprattutto alla fine del 2014 e nella prima metà del 2015.

Milizie locali

Anche i conflitti locali hanno svolto un ruolo importante nei massacri commessi nel territorio di Beni. I conflitti relativi al controllo delle terre o all’esercizio del comando hanno portato alla creazione di milizie locali e alcuni capi locali hanno avuto dei legami con le varie fazioni delle ADF, al fine di rafforzare la loro posizione. Ad esempio, un capo locale, André Mbonguma Kitobi, aveva creato una sua milizia in seguito ad un conflitto con l’ICCN. Il gruppo di Mbonguma era strettamente legato alle ADF-Mwalika, ciò che è in parte spiegabile in seguito al lungo rapporto tra Mbonguma e alcuni ex elementi dell’APC integrati nelle ADF-Mwalika, ma anche per il fatto che questo gruppo armato (le ADF-Mwalika) operava nel suo territorio a Mayangose.

Appoggio di alcuni ufficiali dell’esercito congolese a dei gruppi armati

Le informazioni raccolte hanno dimostrato che alcuni ufficiali delle FARDC si sono trovati implicati nei massacri attraverso il loro appoggio ai gruppi armati locali. Il Gruppo di esperti ha le prove secondo le quali alcuni ufficiali delle FARDC hanno contribuito direttamente a creare una situazione d’insicurezza. Alcuni ufficiali delle FARDC sono stati implicati nell’appoggio a gruppi armati che hanno commesso dei massacri. Ad esempio, un colonnello delle FARDC, Katachanzu Hangi, procurava alle ADF munizioni, uniformi e cibo. Il colonnello Katachanzu aveva comunicato alle ADF delle informazioni dettagliate sulla posizione delle FARDC a Eringeti, affinché le ADF potessero impossessarsi delle armi dei militari congolesi nell’attacco del 29 novembre 2015.

Secondo le dichiarazioni di tre membri delle ADF-Mwalika, già nel 2014, il generale Mundos aveva contattato delle persone (almeno otto), per convincerle a partecipare ai massacri. Secondo le stesse fonti, il generale ha finanziato il gruppo e gli ha procurato armi, munizioni e uniformi delle FARDC. Si sarebbe recato più volte nel loro accampamento, a volte portando una divisa militare delle FARDC, altre volte in borghese.

Arresto e rimessa in libertà di persone implicate nei massacri

Nonostante l’arresto di decine di persone accusate di appoggiare le ADF, il gruppo di esperti nota con preoccupazione la mancanza di progressi nel settore della giustizia, al fine di garantire che le persone implicate nei massacri siano assicurati alla giustizia. I presunti responsabili dei massacri arrestati da membri delle FARDC non sono poi stati presentati alle autorità giudiziarie. Quando una persona presumibilmente implicata nei crimini viene arrestata dalle autorità competenti, alcuni ufficiali delle FARDC fanno di tutto per farla liberare. Il maggiore Kapelo delle FARDC è uno degli ufficiali incaricati di questa missione. Un responsabile delle ADF e un ex comandante delle FARDC hanno confermato che, quando vengono catturati dei presunti autori di massacri, generalmente essi sono rimessi in libertà.

Reclutamento Nel mese di agosto 2014, un certo Adrian Muhumuza ha ammesso di essere un reclutatore di nuove leve per le ADF. Se Muhumuza era un reclutatore per conto delle ADF, era anche tenente colonnello delle FARDC al servizio di un colonnello FARDC membro del Consiglio Nazionale per la Sicurezza. Ciò conferma che degli ufficiali delle FARDC sono implicati in operazioni di reclutamento e di approvvigionamento a favore dei vari gruppi armati responsabili dei massacri di Beni.

Necessità di un’inchiesta approfondita

Molte persone, anche del governo congolese, sostengono ancora che le ADF hanno dei legami con gruppi terroristici stranieri, ma non vi è alcuna prova che confermi tale affermazione. Quello che si sa è che diversi gruppi armati che operano sotto la denominazione ADF, alcune milizie locali e alcuni gruppi di lingua ruandese hanno partecipato ai massacri. Inoltre, è ormai evidente che certi ufficiali delle FARDC sono stati implicati in operazioni di reclutamento e di appoggio ai gruppi armati responsabili di questi crimini. Ne consegue che, in un’ulteriore inchiesta più approfondita, il legame esistente tra milizie locali, gruppi armati implicati nei massacri e certi ufficiali delle FARDC dovrebbe essere seriamente preso in considerazione.

II. GRUPPI ARMATI CONGOLESI

A. Il Nduma Difesa del Congo – Rinnovato (NDC-R) e l’Unione per la Protezione degli Innocenti (UPDI)

I gruppi armati creati recentemente, il gruppo Nduma Difesa del Congo – Rinnovato (NDC-R) e l’Unione per la Protezione degli Innocenti (UPDI), si sono resi noti nel 2015, sconfiggendo le FDLR che controllavano l’est del territorio di Walikale e il sud del territorio di Lubero.

In luglio 2014, il vice comandante del gruppo Nduma Difesa del Congo, il “Generale” Guidon Shimiray Mwissa, è uscito dal gruppo e ne ha creato uno proprio, il Nduma Difesa del Congo -Rinnovato (NDC-R). Ex tenente dell’esercito regolare, il “Generale” Shimiray ha guidato il suo gruppo nelle operazioni condotte contro le FDLR-FOCA (Forze Combattimento Abacunguzi), FDLR-RUD (Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia) e i Mai Mai Lafontaine (Unione dei Patrioti Congolesi per la Pace) nell’est di Walikale e nel sud di Lubero. Secondo fonti della Monusco, il NDC-R dispone di un totale di 300 – 500 membri. In novembre e dicembre 2015, il NDC-R è entrato in contatto con l’Unione per la Protezione degli Innocenti (UPDI), appena creato per combattere contro le FDLR lungo la strada tra Bukumbirwa e Miriki. Composta prevalentemente da membri di etnia Kobo e Nande, l’UPDI è guidata da Marungu Magua, un Kobo originario di Mesambo, la cui famiglia era in conflitto con il “colonnello Kizito” delle FDLR, per un contenzioso di terre. Per combattere contro le FDLR, il NDC-R e l’UPDI erano in contatto con alcuni ufficiali dell’esercito nazionale (FARDC) che fornivano loro armi e munizioni.

B. Le Forze per la Protezione del Popolo (FPP) e le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda – Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia (FDLR-RUD)

Le Forze di Protezione del Popolo (FPP) è un gruppo armato prevalentemente hutu che opera nel nord-est del territorio di Rutshuru, sotto l’autorità di un ex membro delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda – Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia (FDLR-RUD), il “Colonnello Dani Hugo”. Questo gruppo è composto da combattenti che precedentemente erano associati alle FDLR-Soki, fino alla morte, nel 2013, del loro comandante, il “Colonnello” Sangano Mushoke e a quella, nel 2014, del suo successore, il “Maggiore” Kasongo. Benché ufficialmente indipendenti, le FPP possono essere considerate come un’appendice criminale delle FDLR-RUD, senza un’agenda politica propria. Risulta difficile differenziare i due gruppi. Il portavoce del gruppo ha confermato al gruppo di esperti che i responsabili politici delle FPP e delle FDLR-RUD erano gli stessi. Secondo le FARDC, i membri dei due gruppi sarebbero, in totale, circa 200. Il gruppo di esperti ritiene che 70 di loro appartengano alle FPP.

Le FPP sono dispiegate soprattutto a Katwiguru e a Kisharo, lungo la strada che va da Rutshuru a Nyamilima, e più a nord, nel Parco Nazionale dei Virunga, a Kigaligali e a Busesa. I loro capi, tra cui il comandante, il “Colonnello Dani Hugo”, il portavoce, il “Capitano Mayanga” e il “Maggiore Kadhaf” sono principalmente ruandesi, mentre gli uomini di truppa sono principalmente congolesi. Secondo le FARDC, questo gruppo dispone di una sessantina di fucili d’assalto, nove mitragliatrici, sette lanciarazzi, tre mortai da 60 mm. e uno da 82 mm. Le entrate economiche di questo gruppo proverrebbero in maggior parte dai sequestri di persone, dal bracconaggio (carne affumicata) e dalla tassazione illegale sulla popolazione civile.

Nel 2014 e nel 2015, tra 1.000 e 3.000 famiglie, principalmente hutu, sono state trasferite in una zona del Parco Nazionale dei Virunga denominata Kongo, parzialmente controllata dalle Forze di Protezione del Popolo (FPP) e dalle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda – Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia (FDLR-RUD). In seguito alle tasse che i gruppi armati impongono sui civili che vivono nelle zone sotto loro controllo, questo trasferimento di popolazioni ha notevolmente aumentato il loro reddito. Dopo la sconfitta del Movimento del 23 marzo (M23) nel 2013, il capo tradizionale del raggruppamento di Binza, Jerôme Nyamuhenzi Kamara, ha cominciato a distribuire delle terre situate a Kigaligali e nella zona di Katanga, un’area del Parco Nazionale dei Virunga situata sul lato ovest della strada tra Nyamilima e Ishasha. Le terre sono state assegnate a degli sfollati che erano stati mandati nell’accampamento di Kiwanja, a dei rifugiati congolesi del campo di Nakivale, in Uganda, e a delle popolazioni civili provenienti da altri territori del Nord Kivu in cerca di terre. Le terre erano concesse gratuitamente ma, dopo tre anni, si sarebbe dovuto iniziare a pagare le tasse di diritto tradizionale. La Fondazione Eugène Serufuli ha incoraggiato le popolazioni civili ad acquistare quelle terre, ha distribuito degli aiuti ai nuovi arrivati e ha costruito un mulino, una fontana e una scuola. Il gruppo di esperti ha osservato che l’area di re insediamento si estendeva su una zona denominata Kigaligali 2 e Katanga, dal 2010 occupati dalle FPP e FDLR-RUD. Entrambi i gruppi si finanziavano mediante un sistema di tassazione sulla popolazione locale. A Kigaligali, per esempio, ogni sacco di derrate alimentari era soggetto a una tassa di 500 franchi congolesi (0,54 $) da parte delle FDLR-RUD e di 1.500 franchi congolesi (1,62 $) da parte delle FPP. In pratica, la delocalizzazione di famiglie civili in quelle zone costituiva un sostegno finanziario a questi gruppi armati.

III. RETI CRIMINALI

Per rete criminale, il gruppo di esperti intende qualsiasi gruppo le cui attività criminali organizzate nel proprio interesse causano un danno significativo per l’intera comunità. Le motivazioni di queste reti sono soprattutto economiche piuttosto che politiche. Esse approfittano soprattutto della debolezza dello Stato. Reti criminali possono esistere anche all’interno delle strutture dello stato, per esempio nell’esercito. Le reti criminali prese in esame nel presente rapporto comprendono dei membri di gruppi armati e, nello stesso tempo, degli ufficiali, in esercizio o pensionati, delle FARDC.

A. Sikatenda Shabani

Il gruppo di esperti ha scoperto che, in territorio di Fizi (Sud Kivu), un generale delle FARDC in pensione, Sikatenda Shabani, estorce oro da molte persone, minacciandole di ricorrere alla violenza. Questo caso illustra come, a volte, può essere difficile distinguere tra gruppi armati, reti criminali e membri delle FARDC. Prima di essere integrato nelle FARDC, il Generale Sikatenda è stato per molti anni comandante di una milizia mayi-mayi del Sud Kivu.

Il comportamento del generale Sikatenda e del suo entourage è molto simile a quello di una rete criminale organizzata le cui attività sono principalmente rivolte ad estorcere la maggior quantità d’oro possibile dalle mani dei proprietari di siti minerari.

Attualmente residente a Kilembwe, in territorio di Fizi, il Generale Sikatenda è sempre circondato da uomini armati. Si reca regolarmente nelle zone prossime ai siti minerari della regione di Misisi, dove estorce, dai proprietari delle miniere, dei periodi di 24, 48 o 72 ore di produzione d’oro, mediante l’emissione di ordini arbitrari e facendosi impunemente passare come un’autorità superiore a quella dell’amministrazione locale e delle FARDC.

Un gruppo di 10 – 20 agenti del generale Sikatenda è permanentemente presente a Misisi, sotto il comando di un coordinatore conosciuto sotto il nome di Diope. Nel 2014, quest’ultimo aveva esigito un periodo di 24 ore di produzione d’oro per pozzo e per anno. La frequenza è successivamente aumentata di due o tre volte per ciascuno dei 100 pozzi attivi a Misisi. Il periodo di produzione esigito è quindi passato da 24 a 48 e a 72 ore e, in un caso, a cinque giorni di produzione. Anche se i proprietari dei pozzi minerari non conoscono l’esatta quantità d’oro prodotta durante quei periodi, poiché il Generale Sikatenda manda delle sue squadre di minatori, un proprietario di un pozzo d’oro ha affermato che la produzione giornaliera ottenuta dal generale possa arrivare fino a 100 grammi di d’oro, per un valore di circa 4.000 $.

Il Gruppo ha inoltre ottenuto delle prove secondo cui il generale Sikatenda ha personalmente concesso a dei trasportatori di merci dei pass, grazie i quali i loro veicoli sono esentati da ogni tipo d’ispezione. Il documento porta il titolo “Repubblica Democratica del Congo: Forze Armate Congolesi” ed è firmato dal “tenente generale Sikatenda Shabani”. Anche se questo documento non è stato rilasciato né approvato dal governo della Repubblica Democratica del Congo o dalle FARDC, resta il fatto che il generale Sikatenda si presenta come un generale attivo delle FARDC senza che le autorità provvedano ad arrestarlo.

B. I sequestri di persone nel territorio di Rutshuru

Tra il 2015 e l’inizio del 2016, nel territorio di Rutshuru, le associazioni della società civile hanno identificato 110 casi di sequestro di persone, quasi sempre con richiesta di riscatto. La maggior parte dei sequestri si sono verificati sulle strade principali che collegano Goma e Kiwanja, Kiwanja e Kanyabayonga e Kiwanja e Nyakakoma e nel Parco Nazionale dei Virunga. Di solito, le vittime sono impiegati stipendiati e uomini d’affari ma, a volte, anche semplici contadini. I sequestri sono effettuati da gruppi armati composti da 5-10 uomini che, generalmente, conducono le loro vittime all’interno del Parco Nazionale dei Virunga e ve le mantengono durante tutto il tempo in cui negoziano il riscatto con i membri delle loro famiglie o con i loro datori di lavoro. L’importo del riscatto dipende dalla situazione economica e sociale della vittima, ma normalmente varia da 1.000 a 2.000 $. Il pagamento è effettuato tramite un intermediario o, in alcuni casi, tramite bonifico su telefono cellulare. La maggior parte degli autori dei sequestri in territorio di Rutshuru appartengono a delle reti criminali composte da ex miliziani Nyatura e da disertori di vari gruppi armati. Queste bande costituite per lo più da ex miliziani Nnyatura che le FARDC hanno usato, nel 2012 e 2013, per combattere contro il Movimento del 23 marzo (M23). Alcuni di loro sono ex membri delle Forze di Difesa degli interessi del popolo congolese e del movimento popolare di auto-difesa (vedi S / 2014/42, par. 159), che si sono poi riuniti intorno a dei capibanda, come “Jean” Emmanuel Biriko, Godefroid Nizeyimana e Fidèle Karai. Ad alcuni sequestri hanno partecipato anche alcuni membri delle forze di sicurezza congolesi.