Decidere ora, senza perdere altro tempo prezioso

Editoriale Congo Attualità n.244 – a cura della Rete Pace per il Congo

Consultazioni presidenziali

In vista della preparazione del dialogo nazionale e dopo i primi contatti del suo emissario, Kalev Mutond, il presidente Kabila ha iniziato una serie di consultazioni con le varie componenti della società congolese, tra cui la società civile, le confessioni religiose, i partiti politici, gli ambasciatori accreditati a Kinshasa, i governatori delle province e il Parlamento.

I principali partiti dell’opposizione, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) non hanno aderito a queste consultazioni, cui hanno invece aderito le confessioni religiose, i partiti membri della Maggioranza Presidenziale (MP) e vari partiti dell’opposizione che fanno parte del Governo o collaborano con la MP.

Da queste consultazioni sono emerse alcune problematiche che dovrebbero essere al centro del dibattito nel corso del dialogo: il calendario elettorale globale proposto dalla Commissione elettorale e ritenuto dall’opposizione irrealizzabile in tempi troppo ristretti, il rispetto delle scadenze elettorali come previste dalla Costituzione, il finanziamento del processo elettorale, la partecipazione alle elezioni dei giovani diventati maggiorenni dopo le ultime elezioni del 2011, la sicurezza prima, durante e dopo le varie operazioni elettorali, ecc.

Questioni critiche: legge sulla ripartizione dei seggi e finanziamento del processo elettorale

Nel frattempo, la Camera dei Deputati ha bocciato e rinviato al Governo il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi per circoscrizione, un testo legislativo assolutamente necessario per l’organizzazione delle elezioni comunali e locali, previste per il 25 ottobre prossimo. «Tale progetto di legge porta in sé dei problemi che devono essere necessariamente risolti», ha affermato Aubin Minaku, Presidente dell’Assemblea Nazionale. La conseguenza è che la Commissione elettorale ha dovuto rinviare, a tempo indeterminato, l’operazione di registrazione delle candidature alle elezioni locali prevista dal 26 maggio al 15 giugno. Inoltre, per quanto riguarda il finanziamento delle elezioni, alte autorità dello Stato, tra cui il presidente del Senato, hanno già fatto sapere che lo Stato non dispone ancora delle risorse finanziarie sufficienti per organizzare il ciclo elettorale completo come previsto.

Difficile capire certe cose

In questa situazione, è veramente molto difficile pensare che la Commissione elettorale possa organizzare le elezioni locali il 25 ottobre come previsto.

Ben sapendo che il ritardo accumulato sulle elezioni locali avrà delle inevitabili ripercussioni anche sull’organizzazione delle elezioni dei deputati provinciali ad esse abbinate e delle elezioni presidenziali e legislative del 2016, è difficile capire l’ostinazione della Maggioranza presidenziale nel volere mantenere a tutti i costi l’ordine cronologico delle elezioni, iniziando con le locali e le provinciali e terminando con le presidenziali e le legislative, come finora previsto nel calendario elettorale.

Risulta difficile capire anche la decisione del Presidente Kabila di volere convocare un dialogo politico a livello nazionale quando, nel corso delle consultazioni, sono già emersi gli elementi sufficienti per prendere una decisione. Il dubbio è che questo dialogo sia una strategia dello stesso Presidente Kabila per ritardare ulteriormente la preparazione delle elezioni, comprese quelle presidenziali del 2016, in vista di rimanere al potere anche dopo la fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale, come previsto dalla Costituzione.

Tra le disposizioni del calendario elettorale e le esigenze costituzionali

A questo punto, è necessario decidere se dare la priorità alle elezioni presidenziali e legislative nazionali, considerate vincolate dalla Costituzione, o alle elezioni locali e provinciali, considerate come degli arretrati elettorali perché non organizzate nel 2006 e 2011. La prima possibilità è sostenuta dall’opposizione politica e dalla Comunità internazionale. La seconda è appoggiata dai partiti membri della Maggioranza Presidenziale.

Non dovrebbe essere molto difficile scegliere tra la fedeltà alle esigenze costituzionali e l’attaccamento a un calendario elettorale che, tra l’altro, dovrà necessariamente essere modificato, a causa dei ritardi già accumulati. La responsabilità di tale decisione spetterebbe alla Commissione elettorale, cui è stata affidata la missione di organizzare le elezioni e non al Parlamento o al Governo, la cui missione è semplicemente quella di dotare la Commissione elettorale dei testi legislativi necessari, tanto meno al Presidente della Repubblica, che dovrebbe esercitare la sua missione di Autorità suprema dello Stato con tutta imparzialità e nel rispetto assoluto della Costituzione. Questa decisione potrebbe essere presa immediatamente, senza alcuna necessità di convocare un ennesimo “dialogo” che comporterebbe dispendio di tempo e di energie.

In ogni modo, se “dialogo” ci sarà, esso dovrà necessariamente essere inclusivo, con la partecipazione cioè anche dei principali partiti dell’opposizione, quali l’UDPS, l’UNC e il MLC, per evitare che diventi un monologo all’interno della sola famiglia politica del Capo dello Stato.

Sarà soprattutto necessario parlare chiaramente sulle questioni che stanno attualmente bloccando il processo elettorale, ammettendo ritardi, insufficienze e lacune e abbandonando la strategia politica dello struzzo o delle mezze verità, che spesso nasconde un atteggiamento di malafede e che è utilizzata per mantenere il popolo nell’inganno.