Congo Attualità n. 244

INDICE

EDITORIALE: DECIDERE ORA, SENZA PERDERE ALTRO TEMPO PREZIOSO

  1. DIALOGO NAZIONALE: IL PRESIDENTE KABILA INIZIA UNA SERIE DI CONSULTAZIONI
  2. ELEZIONI LOCALI: BOCCIATO IL PROGETTO DI LEGGE SULLA RIPARTIZIONE DEI SEGGI SECONDO LE CIRCOSCRIZIONI
  3. LA QUESTIONE DEL FINANZIAMENTO DEL PROCESSO ELETTORALE 2015-2016
  4. IL PRESIDENTE KABILA CONTINUA LE CONSULTAZIONI

 

EDITORIALE: DECIDERE ORA, SENZA PERDERE ALTRO TEMPO PREZIOSO

1. DIALOGO NAZIONALE: IL PRESIDENTE KABILA INIZIA UNA SERIE DI CONSULTAZIONI

In vista della preparazione del dialogo nazionale e dopo i primi contatti del suo emissario, Kalev Mutond, con le varie forze politiche, il presidente Kabila ha iniziato una serie di consultazioni. Previste per il 29 maggio, le consultazioni sono state inizialmente rinviate al 30 maggio, per essere infine fissate per il 1° giugno.

Il 30 maggio, il presidente Joseph Kabila doveva iniziare una serie di consultazioni con tutte le componenti della società congolese, dai capi delle confessioni religiose ai rappresentanti dei partiti politici, almeno di quelli che si sono detti disposti a rispondere all’invito.

Tuttavia, i principali partiti di opposizione hanno deciso di boicottare questo ciclo di consultazioni. È il caso della piattaforma dell’opposizione che raggruppa dei partiti come l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC).

Il deputato Delly Sesanga, presidente del partito Envol e moderatore della piattaforma, ha affermato che già c’è stato un dialogo in occasione delle ultime concertazioni nazionali e che, in tale occasione, erano già state formulate molte raccomandazioni. Secondo lui, non c’è niente da aggiungere. «Ciò che oggi è importante non è convocare un secondo forum, ma focalizzare l’interesse del Paese e della popolazione sul ciclo elettorale, affinché esso possa svolgersi in modo pacifico», ha affermato Delly Sesanga, precisando che «bisogna ricordare che ci sono state delle concertazioni nazionali che hanno portato ad una serie di raccomandazioni, per cui non risulta chiaro ciò che oggi si possa aggiungere o modificare».

Anche l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha rifiutato di partecipare a questo dialogo. In un primo momento, questo partito di opposizione si era dichiarato favorevole al dialogo ma, in seguito, ha precisato che tale dialogo dovrebbe svolgersi sotto l’egida della comunità internazionale e che, quindi, non potrebbe essere pilotato dal presidente Kabila, egli stesso parte del problema. Secondo Félix Tshisekedi, segretario nazionale dell’UDPS per le relazioni esterne, la risoluzione 2098 delle Nazioni Unite stabilisce i termini di riferimento per il dialogo e andare contro l’accordo quadro di Addis Abeba significherebbe la malversazione dell’intero processo. Egli ha precisato che, «secondo la proposta avanzata dall’UDPS, si dovrebbe discutere sulla questione del contenzioso elettorale del 2011. A questo proposito, abbiamo ricevuto una risposta favorevole da parte dell’inviato di Kabila, che si è detto disposto a discutere di tutte le questioni, senza alcun tabù. Inoltre, è necessario cercare la strada per arrivare ad un processo elettorale credibile e pacifico e, infine, è altrettanto necessario discutere sulla sorte di Kabila». L’UDPS ha quindi rifiutato di partecipare a un dialogo avviato dal presidente Kabila che, secondo Felix Tshisekedi, «è mal piazzato, essendo al tempo stesso giudice e parte in causa. Ecco perché abbiamo chiesto una mediazione o facilitazione internazionale per arrivare a questo dialogo».[1]

Il 1° giugno, in vista dell’organizzazione dell’eventuale nuovo dialogo, il Presidente Joseph Kabila ha incontrato i rappresentanti delle confessioni religiose, tra cui i delegati della Chiesa di Cristo in Congo (ECC), della Chiesa Kimbaguista, della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco), della Comunità Islamica del Congo e dell’Esercito della Salvezza. Da parte loro, i vescovi della Chiesa cattolica hanno affermato che il dialogo è la principale via pacifica per uscire dalla crisi, ma che è necessario definirne le modalità, i contenuti, le finalità e gli obiettivi. Hanno inoltre auspicato che il dialogo nazionale conduca la classe politica e la società congolese a un “consenso” sul calendario elettorale. Secondo l’opposizione, l’attuale calendario elettorale è troppo stretto, “non realistico”, e rischia di prolungare illegalmente il mandato del Capo dello Stato. Padre Leonard Santedi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco), ha sottolineato la necessità di ricostruire la “fiducia”, al fine di «portare a buon termine il processo elettorale». A questo proposito, egli ha rilevato che, «per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni, qualsiasi forma di dialogo deve svolgersi nel pieno rispetto (…) della Costituzione, delle Istituzioni e delle scadenze elettorali imposte dalla stessa costituzione».[2]

 

Il 2 giugno, il Presidente della Repubblica Joseph Kabila ha continuato il giro delle consultazioni. Il secondo giorno ha incontrato il Cardinale Laurent Monsengwo, Arcivescovo di Kinshasa, la delegazione della Chiesa ortodossa, quella delle Chiese del Risveglio in Congo, delle chiese indipendenti e la delegazione dei capi tradizionali. Tutte le personalità religiose e tradizionali consultate hanno appoggiato il principio di un dialogo per la pace nella RDC. Mons Monsengwo ha dichiarato che «il dialogo è una buona cosa, purché si sappia ciò che si vuole e si rispettino i tempi costituzionali». Il Capo dello Stato riceverà la classe politica al più presto. Va però detto che le consultazioni avviate dal presidente Kabila non sono accettate dai principali partiti dell’opposizione, tra cui l’UDPS, che ha cambiato idea e ha messo in discussione il formato stesso di questi colloqui.[3]

Il 4 giugno, quarto giorno delle consultazioni a Palais de la Nation, il Capo dello Stato ha ricevuto Azarias Manyiwa Ruberwa, presidente nazionale del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), Clement Kanku, presidente del Movimento per il Rinnovamento (MR) e Steeve Mbikayi, del Partito Laburista (PT), tutti membri dell’opposizione.

Secondo Azarias Ruberwa, nel contesto attuale del Paese, un dialogo politico è ormai inevitabile e irreversibile. Egli ha affermato che, «per facilitare l’organizzazione di un ciclo elettorale realistico, la classe politica deve dialogare», aggiungendo che «ci sono delle elezioni che probabilmente dovranno essere rinviate al 2017 o al 2018, in particolare quelle locali, la cui non organizzazione non viola la Costituzione». Nella sua lettura della situazione attuale del paese, il presidente nazionale del RCD cita due fatti che egli considera come principali ostacoli allo svolgimento di un ciclo elettorale credibile. In primo luogo, egli parla del fattore tempo: «Secondo il programma della Commissione elettorale, si devono organizzare sette elezioni nel giro di un solo anno, da ottobre 2015 a novembre 2016. Ragionevolmente, non è possibile organizzare un simile ciclo elettorale. Non c’è più il tempo necessario per riuscire a preparare le varie elezioni previste». In secondo luogo, egli evoca l’aspetto economico: «Con quali soldi si possono organizzare queste elezioni? Questi miliardi di dollari di cui tanto si parla, finora non ci sono».

Da parte sua, Clement Kanku, favorevole al dialogo, ha affermato che occorrerebbe che si definissero in modo chiaro i termini di referenza di questo incontro e che si sappia in anticipo dove questo dialogo potrà portare. Ha quindi proposto al Capo dello Stato che, se dialogo ci sarà, esso sia inclusivo, con la partecipazione di tutte le componenti politiche. Altrimenti sarebbe un dialogo controproducente. Per quanto riguarda il calendario elettorale, Clement Kanku ha dichiarato che il suo partito è favorevole a un calendario consensuale. Per quanto riguarda l’abbassamento della tensione politica, il MR chiede, tra altre cose, la liberazione dei leader dell’opposizione ancora in carcere e la riapertura di alcuni mezzi di comunicazione prossimi all’opposizione.[4]

Il 4 giugno, il Vice Segretario di Stato statunitense per la democrazia e i diritti umani, Tom Malinowski, ha invitato tutte le forze politiche e sociali a partecipare, per il bene di tutti, al dialogo che si sta preparando. Tom Malinowski si è espresso nel corso di una conferenza stampa organizzata presso la residenza dell’ambasciatore statunitense a Kinshasa. Il Vice Segretario di Stato per la democrazia e i diritti dell’uomo ha suggerito che «questo dialogo possa focalizzarsi sulle questioni elettorali e non sia utilizzato come mezzo per ritardare l’organizzazione delle elezioni». Egli ha fatto osservare che «la cosa più importante è quella di superare in modo democratico la tappa elettorale del 2016 e di evitare qualsiasi incidente che possa ritardarla». Egli ha aggiunto che «i limiti relativi ai mandati presidenziali sono una buona cosa per la democrazia e la stabilità. In Africa come altrove, l’era dei presidenti a vita deve finire». Infine, all’avvicinarsi delle scadenze elettorali, Tom Malinowski ha chiesto alle autorità governative di garantire la libertà di manifestazione e di espressione, soprattutto per la stampa.[5]

Il 5 giugno, al termine di un incontro con il Capo dello Stato in occasione delle consultazioni presidenziali, il Presidente delle Forze del Futuro, Arthur Z’Ahidi Ngoma, ha dichiarato che il dialogo auspicato dal Capo dello Stato deve riguardare solo la questione delle elezioni. Gérard Ntumba, segretario generale dell’Alleanza per lo Sviluppo e la Repubblica (ADR) di Francois Muamba, ha affermato che il suo partito ha fatto alcune proposte al Capo dello Stato in relazione alla necessità di un dialogo. Tali proposte si riferiscono alla necessità di un calendario elettorale consensuale, alla revisione delle liste elettorali per includervi anche i nuovi maggiorenni, la liberazione dei prigionieri politici e il finanziamento delle elezioni, etc.[6]

I principali partiti di opposizione sono rimasti saldamente saldi sul loro rifiuto di avviare un nuovo dialogo con il presidente Kabila. Secondo l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), non è necessario passare attraverso una consultazione previa, bisognerebbe passare direttamente al dialogo. Ma un dialogo con una mediazione internazionale. L’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) rifiutano in blocco l’idea di nuove concertazioni. Secondo loro, la priorità è quella di risolvere i problemi relativi al calendario elettorale, prerogativa della Commissione elettorale e non del Presidente della Repubblica. In definitiva, questi primi giorni di consultazioni non hanno portato alcuna svolta importante. «La maionese non ha preso», ha detto un diplomatico per descrivere la scarsa adesione a questa proposta del Capo dello Stato. Unica certezza è che sia quelli che sono contrari al dialogo come quelli che sono favorevoli sono d’accordo su un punto: la priorità è quella di rendere realizzabile il calendario elettorale, rispettare le scadenze elettorali come previste dalla Costituzione e organizzare le elezioni presidenziali entro la fine del 2016. È stata sollevata anche la questione dei nuovi maggiorenni, cioè di coloro che hanno compiuto i 18 anni tra il 2011 e il 2015, in modo che possano votare in tutte le elezioni. Ma la domanda fondamentale rimane ancora la stessa: che cosa si aspetta Joseph Kabila da questo dialogo? Finora, non ha dato alcuna indicazione circa l’obiettivo ricercato.[7]

Il 6 giugno, reagendo alle dichiarazioni del Vice Segretario di Stato per la democrazia e i diritti dell’uomo, Tom Malinowski, il portavoce del governo congolese, Lambert Mende, ha affermato che il dialogo proposto dal presidente Joseph Kabila non riguarda gli stranieri. In visita a Kinshasa, Malinowski aveva dichiarato che il dialogo non dovrà ritardare le elezioni. Secondo Lambert Mende, si tratta di un processo alle intenzioni e di una ingerenza inaccettabile in una questione interna di un paese sovrano. «Questo dialogo non riguarda gli stranieri. Si tratta di un affare congolese. È un caso tipico di una questione interna e domestica. Non possiamo che respingere ogni tentativo di interferenza da parte di funzionari stranieri di qualsiasi paese siano», ha detto il portavoce del governo. Lambert Mende si è detto disposto a «ricevere consigli da amici, ma non ingiunzioni, 54 anni dopo l’indipendenza», aggiungendo che «ciò non può essere accettato da qualsiasi Congolese degno di questo nome».[8]

L’8 giugno, il portavoce del governo, Lambert Mende, ha dichiarato che il governo ha respinto la richiesta dell’UDPS, primo partito di opposizione, affinché il dialogo politico avviato da Joseph Kabila si realizzi sotto la mediazione internazionale. Secondo il portavoce del governo, nessun accordo internazionale richiede da Kinshasa che questo dialogo si svolga in presenza di un facilitatore o di un inviato speciale. Secondo lui, è invece auspicabile che il dialogo abbia luogo tra Congolesi.[9]

L’8 giugno, nel quadro delle consultazioni presidenziali in corso, il presidente Kabila ha ricevuto il partito di governo, il PPRD, la Società Civile e l’Opposizione Repubblicana.

Alla fine della riunione con il Capo dello Stato, il Presidente del Senato e autorità morale dell’Opposizione Repubblicana (OR), Leon Kengo wa Dondo, si è dichiarato ormai favorevole al dialogo, stimando che questo incontro tra Congolesi è lo strumento ideale per trovare possibili soluzioni ai problemi che assillano la vita nazionale. Egli ha affermato che «le elezioni richiedono molti soldi, ma nel bilancio 2015, le risorse destinate alle elezioni non sono sufficienti», per cui i Congolesi devono dialogare tra loro per cercare una via d’uscita. Alla domanda su dove trovare i soldi per organizzare le elezioni, l’autorità morale dell’OR ha dichiarato di comunicare la risposta dapprima al Capo dello Stato. Tuttavia, Ben Kalala, coordinatore dell’OR e membro della delegazione, ha affermato che, «nell’interesse della nazione e alla luce dei problemi finanziari resi noti dalla CENI, sarà necessario invertire il calendario elettorale».[10]

Il 9 giugno, il Presidente Kabila ha ricevuto una delegazione della Maggioranza Presidenziale guidata da Aubin Minaku, segretario esecutivo di questa famiglia politica e presidente dell’Assemblea Nazionale. La maggioranza presidenziale si è detta aperta al dialogo auspicato dal Capo dello Stato e sostiene il calendario elettorale globale pubblicato dalla Commissione elettorale. Altri due gruppi politici sono stati ricevuti presso il Palazzo della Nazione: il MLC / liberale, ala dissidente del MLC che fa capo al vice primo ministro Thomas Luhaka e l’Opposizione Cittadina di Justin Bitakwira, un dissidente dell’UNC di Vital Kamerhe. Questi due gruppi hanno aderito alla logica del dialogo.[11]

Il 10 giugno, i due deputati Justin Bitakwira e Steve Mbikayi sono stati espulsi dal gruppo parlamentare del “UNC e alleati” cui appartenevano. Il presidente di questo gruppo, Jean Marie Bamporiki, che ha reso pubblica la decisione, ha dichiarato che la posizione presa dai due deputati circa l’organizzazione di un dialogo nazionale e le consultazioni del presidente Kabila va contro la linea direttiva del gruppo che ha deciso di non aderirvi.[12]

L’11 giugno, il Capo dello Stato, Joseph Kabila ha ricevuto gli ambasciatori, i capi delle missioni diplomatiche e Martin Kobler, Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDCongo. Di fronte a 22 ambasciatori, Joseph Kabila ha voluto spiegare il significato della sua iniziativa: consultare il maggior numero possibile di politici congolesi per verificare se sia necessario aprire un dialogo sulle principali questioni che bloccano il processo elettorale: il calendario elettorale, il finanziamento delle operazioni elettorali, la sicurezza prima, durante e dopo i vari scrutini e la suddivisione territoriale. Secondo il Presidente Kabila, l’obiettivo non sarebbe quello di ritardare le varie scadenze elettorali, come alcuni temono, ma quello di evitare gli errori delle elezioni caotiche del 2006 e del 2011, per andare alle urne in un clima pacifico e consensuale. Secondo alcuni diplomatici, «è la prova di una certa apertura e della volontà di calmare la situazione», anche se il Presidente ha ribadito che, secondo lui, «tutte le elezioni sono importanti, sia le locali che le presidenziali». Non una parola sulla possibilità che la comunità internazionale possa svolgere un ruolo di mediazione in questo dialogo, come auspicato dal leader dell’UDPS, partito di opposizione. Da parte loro, gli ambasciatori occidentali hanno, a loro volta, ricordato le loro priorità: rispettare la Costituzione e i limiti dei mandati presidenziali, appoggiando con priorità l’organizzazione delle elezioni legislative e presidenziali, perché, secondo diversi osservatori, i ritardi accumulati sono già troppo numerosi per permettere di organizzare le elezioni locali nel mese di ottobre. Inoltre, non è ancora stato sbloccato un centesimo per acquistare le urne o altro materiale. Una questione cruciale, questa, che gli ambasciatori intendono affrontare in una riunione con la Commissione elettorale.

Martin Kobler ha dichiarato di avere rassicurato il presidente Kabila sul «ruolo positivo che dovranno svolgere la Missione delle Nazioni Unite e la comunità internazionale per quanto riguarda le questioni da risolvere il prima possibile», tra cui le questioni relative al database elettorale, il calendario elettorale, i nuovi maggiorenni e il finanziamento delle operazioni elettorali. Da parte sua, l’ambasciatore dell’UE nella RDCongo, Jean-Michel Dumond, ha dichiarato che l’UE «in linea di principio, è pronta ad appoggiare il processo elettorale». Tutti hanno detto di appoggiare l’iniziativa del dialogo auspicato dal Capo dello Stato congolese, ma hanno messo un accento particolare sull’organizzazione delle scadenze elettorali nel rispetto dei tempi previsti dalla Costituzione.[13]

L’11 giugno, a proposito di un’eventuale necessità di un dialogo politico a livello nazionale, il Capo dello Stato Joseph Kabila ha consultato anche i Governatori delle province. A loro, egli ha chiesto di consultare la popolazione su tre questioni relative al processo elettorale: tempi, mezzi e sicurezza. Il governatore della provincia del Nord Kivu, Julien Paluku, ha dichiarato che i governatori delle province hanno accolto con favore lo spirito di dialogo e di ascolto che il Capo dello Stato ha sempre dimostrato.[14]

Dopo essere stato costretto a desistere dal modificare la Costituzione e la legge elettorale, il presidente congolese è alla ricerca di un consenso politico che gli permetta di rimanere al potere anche dopo il 2016. Ma la convocazione di un “dialogo nazionale” per calmare il clima politico e discutere sul calendario elettorale non trova molte adesioni. Secondo un osservatore della politica congolese, il dialogo nazionale promosso da Joseph Kabila «rischia di limitarsi al partito presidenziale e ai suoi alleati».

Joseph Kabila continua le sue consultazioni in vista di un dialogo a livello nazionale ma, per ora, i principali partiti di opposizione hanno rifiutato la proposta e vogliono discutere sul calendario elettorale, una delle cause della crisi politica, solo con la Commissione elettorale e non con il presidente Kabila. Solo pochi piccoli partiti di opposizione e alleati della maggioranza presidenziale hanno accettato di essere “consultati” da Joseph Kabila. La causa di questa mancanza di interesse per un dialogo nazionale è la grande mancanza di chiarezza sui suoi contenuti. Anche l’obiettivo del dialogo e la sua forma rimangono finora sconosciuti.

Arrivato al potere nel 2001, per un periodo di 5 anni di transizione politica, eletto la prima volta nel 2006 e rieletto per la seconda volta nel corso delle elezioni fortemente contestate del 2011, Joseph Kabila deve normalmente lasciare il potere prima della fine del 2016, poiché la Costituzione gli impedisce di candidarsi per un terzo mandato presidenziale consecutivo. Tuttavia, a soli 43 anni, non si può certo immaginare che Joseph Kabila accetti di lasciare il potere. È certamente ciò che pensa l’opposizione. Dopo non essere riuscito a cambiare la Costituzione, né la legge elettorale, il presidente Kabila potrebbe ancora “prolungare” il suo mandato presidenziale, ritardando l’organizzazione delle future elezioni. In questa strategia di “slittamento”, Joseph Kabila è quindi alla ricerca di un consenso politico attorno alla sua persona, al fine di potere rimanere al potere anche al di fuori di qualsiasi quadro costituzionale. E in questa strategia di “slittamento” del calendario elettorale, Joseph Kabila è ben partito. La Commissione elettorale (CENI) dovrebbe infatti organizzare sette elezioni in meno di due anni, senza un database elettorale affidabile, senza adeguate risorse finanziarie e in un caos istituzionale causato da un’inaspettata ristrutturazione delle province. Kabila potrebbe servirsi di questa situazione come pretesto per non accettare più il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale e per aprire le porte a una nuova transizione politica. Tale “slittamento” porterebbe Joseph Kabila “fuori mandato” e gli permetterebbe poi di ricandidarsi alle seguenti elezioni presidenziali, poiché il periodo di transizione “riporterebbe i contatori a zero”.[15]

2. ELEZIONI LOCALI: BOCCIATO IL PROGETTO DI LEGGE SULLA RIPARTIZIONE DEI SEGGI SECONDO LE CIRCOSCRIZIONI

Il 3 giugno, il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi nelle circoscrizioni, necessario per le elezioni comunali e locali, è stato trasmesso al Parlamento. È il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Kinkiey Mulumba, che l’ha presentato al presidente dell’Assemblea nazionale. Spetta ora ai parlamentari esaminarlo e votarlo, per trasmetterlo poi alla Commissione elettorale.[16]

Il 4 giugno, il presidente del gruppo parlamentare dell’UDPS e alleati, Samy Badibanga, ha fatto osservare che il disegno di legge presentato menziona 63 raggruppamenti senza elettori e altri con un solo elettore! Anche se la legge n. 10/011 del 18 maggio 2010, che fissa le suddivisioni territoriali all’interno delle province, dispone che un raggruppamento sia composto da più villaggi. Egli ha inoltre evidenziato casi di Comuni con troppo pochi elettori, come Ndu, nella futura provincia di Bas-Uele, con solo 16 elettori, quando la suddetta legge non conferisce lo statuto di città ad una agglomerazione o entità con almeno 20.000 abitanti.[17]

Il 5 giugno, il vice primo ministro dell’interno, Evariste Boshab, ha presentato all’Assemblea Nazionale dei deputati il progetto di legge del governo sulla ripartizione dei seggi nelle circoscrizioni, richiesto per le elezioni comunali, locali e urbane. Molto severa è stata la critica dei parlamentari, sia della maggioranza che dell’opposizione. Alcuni parlamentari hanno chiesto il suo respingimento. Tra loro, Jean-Baudouin Mayo, dell’Unione per la Nazione Congolese, che ha affermato che, a otto giorni dalla fine della sessione parlamentare, le due camere del parlamento non avrebbero potuto esaminare questo disegno di legge, ritenuto tuttavia molto importante per un processo elettorale pacifico e trasparente. Mayo ha anche fatto notare l’incostituzionalità del disegno di legge sulla ripartizione dei seggi, perché violerebbe l’articolo 5 della Costituzione, escludendo dalle liste degli elettori quasi 8 milioni di nuovi maggiorenni, cioè tutti quei cittadini congolesi divenuti maggiorenni tra il 2011 e il 2015. Mayo ha qualificato questo progetto di legge di falso documento, in quanto riporterebbe vecchie statistiche degli uffici del Ministero degli Interni e non aggiornate. Egli si chiese da dove vengono le cifre di quei nuovi raggruppamenti, di quelle nuove città e di quei nuovi villaggi in cui non è stato registrato alcun elettore. Infatti, nel disegno di legge, egli ha trovato l’elenco di diversi raggruppamenti comprendenti vari villaggi con nessun elettore iscritto, quindi senza alcun seggio. Egli ha aggiunto che, in questa legge, il numero di seggi non tiene conto del peso demografico di ciascuna entità.[18]

Il 13 giugno, l’Assemblea Nazionale dei Deputati ha bocciato il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi per circoscrizione previsto per le elezioni municipali e locali. «Questo progetto porta in sé dei problemi che devono necessariamente essere risolti», si è giustificato Aubin Minaku, Presidente dell’Assemblea Nazionale. È stata una decisione che ha visto d’accordo parlamentari sia dell’opposizione che della maggioranza.

I deputati che hanno esaminato il progetto di legge in questione hanno ritenuto che questo documento non è accettabile, poiché contiene degli errori. «Il testo menziona delle circoscrizioni dove non c’è nessun elettore ma che hanno ottenuto un seggio [cui provvedere]. È estremamente grave. In questo progetto di legge si fa riferimento anche a delle località o a dei raggruppamenti inesistenti. È per questo motivo che il Presidente dell’Assemblea ne ha tratto tutte le conseguenze e ha dichiarato inaccettabile questo progetto di legge», ha affermato il deputato Toussaint Alonga.

Alcuni deputati hanno ritenuto che il progetto di legge, come presentato dal governo, non riflette le varie realtà locali. Inoltre, dicono le stesse fonti, il progetto del governo manca di coerenza interna. Alcune circoscrizioni con molti elettori hanno meno seggi rispetto ad altre circoscrizioni che hanno pochi elettori. «È indispensabile risolvere questi problemi a monte», ha dichiarato il deputato Toussaint Alonga.

I deputati nazionali hanno criticato questa legge per una serie di incongruenze nei dati, incongruenze che, secondo loro, distorcerebbero la distribuzione dei seggi nelle circoscrizioni. La maggior parte dei parlamentari nazionali ha denunciato un tentativo d’imbroglio nella distribuzione dei seggi. Secondo loro, diversi raggruppamenti e settori previsti nel progetto di legge del governo sono inesistenti o oggetto di rilevanti contenziosi. Facendo allusione al censimento elettorale del 2004 e all’aggiornamento che ne è stato fatto nel 2011, i deputati hanno deplorano la mancanza di coerenza tra i dati contenuti nella legge e la realtà sul terreno. Per illustrare questo squilibrio, i deputati hanno evocato il caso del territorio di Oshwe, nella provincia del Bandundu, che ha più di 500.000 abitanti, ma solo 57.000 elettori iscritti, a causa della lontananza dei centri di registrazione. Sempre secondo questi deputati, in certi piccoli territori, le cifre sembrano piuttosto gonfiate rispetto ad altri territori. «Come può essere possibile che ci siano dei settori senza raggruppamenti e dei raggruppamenti senza villaggi? E soprattutto, in questo progetto di legge ci sono dei raggruppamenti senza alcun elettore ma con un seggio a disposizione», ha detto il deputato Delly Sessanga, aggiungendo che accettare questo progetto di legge equivarrebbe ad accettare il falso e a inquinare il clima elettorale, specialmente all’interno del paese. L’approvazione della legge sulla ripartizione dei seggi prevista per le elezioni municipali e locali è una condizione essenziale per la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), per potere dare inizio all’operazione di presentazione delle candidature per le elezioni locali previste per il 25 ottobre di quest’anno. Infatti, la Commissione elettorale ha già dovuto rinviare l’inizio della presentazione delle candidature per le elezioni municipali e locali, previsto il 26 maggio, non avendo ancora a sua disposizione la legge sulla ripartizione dei seggi.

Essendo dovuto essere trasmesso all’Assemblea nazionale il 4 aprile 2015, questo progetto di legge è stato depositato il 3 giugno, con un ritardo quindi di due mesi. Dato che la sessione parlamentare si è conclusa il 15 giugno e che i lavori non riprenderanno che il 15 settembre, a meno che non si convochi una sessione straordinaria del parlamento, Henry Thomas Lokondo, deputato della maggioranza, ha affermato di non credere più nell’organizzazione delle elezioni comunali, municipali e locali il 25 ottobre 2015, come previsto dalla CENI. «Stiamo andando in vacanza per tre mesi. È tecnicamente impossibile organizzare le elezioni locali. È un dato di fatto che dimostra che non c’era la volontà politica di organizzarle. Non si può presentare un progetto di legge così importante con un ritardo come questo. Se a tutto questo si aggiungono gli spinosi problemi finanziari, è chiaro che le elezioni locali saranno rinviate al 2017», precisa Henry Thomas Lokondo. Invece, la Commissione elettorale si dimostra più serena e cerca di calmare le acque. «La Commissione elettorale aveva condizionato l’inizio delle registrazione delle candidature alle elezioni municipali e locali all’approvazione e alla promulgazione di questa legge. Se si tratta di un semplice rinvio, la Commissione elettorale può ancora aspettare, senza alcun problema. Come me, tutti hanno saputo che il Presidente dell’Assemblea ha chiesto una sessione parlamentare speciale di 15 o 30 giorni. Se si tratta di 30 giorni al massimo, la Ceni può attendere, nessuno muore per questo», ha affermato Jean-Pierre Kalamba, relatore della commissione elettorale.[19]

Presa il 13 giugno, la decisione dei deputati nazionali di rinviare al Governo il progetto di legge sulla distribuzione dei seggi, necessario per l’organizzazione delle elezioni locali, avrà gravi conseguenze.

La prima è che sarà praticamente impossibile organizzare le elezioni dei consiglieri dei comuni e dei settori / chiefdoms il 25 ottobre 2015. La seconda è che i consiglieri urbani, i borgomastri e i capi settore non potranno essere eletti il 20 gennaio 2016, perché ne mancherebbe l’elettorato che è costituito dai consiglieri municipali per le prime due categorie e dai consiglieri di settore per la terza categoria. La terza conseguenza è che i sindaci e i vicesindaci delle città non potranno essere eletti il 7 marzo 2016, perché si deve dapprima procedere all’organizzazione delle elezioni dei consiglieri urbani e all’installazione dei consigli urbani. Se si considera che, se la Commissione elettorale mantiene la sua decisione di abbinare le elezioni provinciali a quelle locali, come già previsto dal calendario elettorale, la quarta conseguenza è che sarà praticamente impossibile organizzare, il 25 ottobre 2015, le elezioni dei Deputati provinciali. La quinta è che le elezioni dei senatori nazionali non potranno svolgersi il 17 gennaio 2016, perché i loro elettori dovrebbero essere i deputati provinciali, essi stessi non eletti il 25 ottobre 2015. Infine, le elezioni dei governatori e dei vice governatori delle province non potranno essere organizzate il 31 gennaio 2016, per mancanza di elettori che dovrebbero essere i deputati provinciali.

Come si può vedere, il rinvio del progetto di legge sulla distribuzione dei seggi per le elezioni locali alla sessione parlamentare di settembre provocherà il collasso definitivo del calendario elettorale della Commissione elettorale, almeno per quanto riguarda le elezioni urbane, municipali e locali e, forse, anche le elezioni dei deputati provinciali, dei Senatori nazionali e dei Governatori delle province.

Anche se il Parlamento (Senato e Assemblea nazionale) fosse convocato in sessione straordinaria per esaminare con urgenza la legge sulla distribuzione dei seggi secondo le circoscrizioni, il ritardo è ormai troppo grande. Il tempo perso non potrà più essere recuperato.

Lo sconvolgimento quasi inevitabile del calendario elettorale, con ritardi che possono andare da due a tre mesi o più, potrebbe causare, se non si sta attenti, il rinvio automatico anche delle elezioni presidenziali e legislative nazionali. L’unica alternativa a disposizione della Commissione elettorale per non rinviare le due elezioni bloccate dal legislatore e mantenerle alla data del 27 novembre 2016, è quella di rinviare al 2017 o al 2018 le elezioni urbane, municipali, locali e, forse, anche quelle provinciali, non vincolate costituzionalmente.

In breve, la tesi difesa da molte personalità dell’opposizione e della società civile, quella cioè del rinvio delle elezioni locali a dopo il 2016 potrebbe essere la strada giusta. È del resto l’auspicio dei partner internazionali della RDCongo che continuano a insistere sullo stretto rispetto della Costituzione per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali. A loro avviso, le elezioni non prioritarie (i deputati provinciali, i consiglieri dei settori, dei comuni e delle città, i senatori, i governatori e i vice-governatori di province, i sindaci e vicesindaci) potrebbe aspettare. Ciò che non è l’opinione del Governo congolese, che pensa che nessuna elezione è più importante di un altra. Data la situazione di stallo creata dal rinvio dell’esame della legge sulla ripartizione dei seggi nelle circoscrizioni per le elezioni locali, il tempo è ormai terribilmente sfavorevole alla Commissione elettorale, costretta a prendere una chiara e netta decisione a proposito di queste elezioni, al fine di non oltrepassare la “linea rossa” del 27 novembre 2016, data fissata per lo svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative nazionali.[20]

3. LA QUESTIONE DEL FINANZIAMENTO DEL PROCESSO ELETTORALE 2015-2016

Il 12 giugno, gli ambasciatori accreditati a Kinshasa, dei rappresentanti di organizzazioni non governative e i donatori di fondi internazionali hanno tenuto una riunione con la Commissione elettorale per discutere sulla questione delle prossime elezioni e dei ritardi accumulati. Era presente il ministro delle finanze, ma non quelli dell’Interno e del Bilancio.

Si è dapprima discusso sulla questione del finanziamento. Finora, non sono ancora stati comunicati dati aggiornati sulla somma che il governo potrà stanziare, né sul più di un miliardo di dollari che costerà l’intero ciclo elettorale. Nel corso della riunione, non sono emersi nemmeno i dati sul finanziamento delle elezioni di quest’anno 2015. Il finanziamento del processo elettorale 2015-2016 è una questione ancora mantenuta nel segreto. Nessuna istituzione della Repubblica osa pronunciarsi apertamente su questo tema. Per il ciclo elettorale completo presentato il 12 febbraio 2015, la Commissione elettorale ha previsto un preventivo totale di 1 miliardo e 145 milioni di dollari. Secondo voci ufficiose della Commissione elettorale, questo preventivo sarebbe stato ridotto a 889 milioni di dollari. Se la Commissione elettorale ha previsto una somma di 397 milioni di dollari per il solo 2015, il Governo non ha previsto che 247 milioni di dollari. Non si sa ancora dove la Commissione elettorale troverà i 150 milioni di dollari restanti.

Di fronte a tutte queste incertezze, dalla riunione del Comitato di partenariato, tra il governo, la Commissione elettorale e i partner internazionali, ci si aspettava delle garanzie per quanto riguarda la disponibilità di fondi e, in particolare, ci si attendeva un impegno preciso del governo per sbloccare la somma necessaria.

Secondo la Commissione elettorale, il governo congolese ha finora finanziato l’elaborazione della mappatura delle liste degli elettori (29 milioni di dollari) e stava per sbloccare un altro finanziamento di circa 26 milioni di dollari, cioè meno del 5% del bilancio complessivo. Senza alcun budget sbloccato, non è realistico pensare che la Commissione elettorale possa organizzare il ciclo elettorale secondo la sua pianificazione e in tutta indipendenza. È per questo che la questione del finanziamento delle elezioni dovrebbe essere chiaramente discussa all’interno delle istituzioni della Repubblica: Governo, Parlamento e Commissione elettorale.[21]

4. IL PRESIDENTE KABILA CONTINUA LE CONSULTAZIONI

Il 16 giugno, nel quadro delle sue consultazioni, il Presidente della Repubblica ha ricevuto i deputati, ma quelli dell’opposizione hanno per lo più declinato l’invito.

Il Capo dello Stato Joseph Kabila, che insiste per l’organizzazione, in primo luogo, delle elezioni locali e comunali, lo ha esplicitamente espresso ai deputati che avevano appena concluso la sessione parlamentare ordinaria. Kabila ha anche loro suggerito di prepararsi per una sessione speciale in cui si dovrà principalmente esaminare e approvare il progetto di legge sulla distribuzione dei seggi per circoscrizione, senza il quale non si possono organizzare le elezioni locali e comunali.

In effetti, alla fine dell’incontro, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, ha annunciato l’organizzazione di una sessione speciale del Parlamento destinata all’esame della legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni locali. Secondo Aubin Minaku, le elezioni saranno organizzate tutte. «Occorre fare ogni sforzo per garantire che le elezioni si svolgano come previsto. Dobbiamo organizzare le elezioni, qualsiasi siano i problemi finanziari. Dobbiamo organizzare dapprima le elezioni arretrate per poi procedere con le altre», ha dichiarato, aggiungendo che il calendario elettorale globale sarà rispettato. Tutte le elezioni, incluse le provinciali e le locali, dovrebbero dunque svolgersi seguendo l’ordine cronologico già stabilito.

A proposito dei problemi finanziari, Aubin Minaku ha affermato che «non vi è alcuna preoccupazione, solo osservazioni responsabili», aggiungendo che «le difficoltà finanziarie, se ci fossero, non dovrebbero impedire alla RDC di organizzare queste elezioni così importanti». Secondo Aubin Minaku, dopo la sessione parlamentare appena conclusa, ne sarà convocata una speciale, per esaminare soprattutto la legge sulla ripartizione dei seggi. Nonostante sia appena stato respinto dall’Assemblea Nazionale, questo testo è ormai destinato ad essere approvato a tutti i costi da questa stessa camera. Inoltre, interrogato sull’installazione delle nuove province, Aubin Minaku ha risposto che «la procedura della creazione delle nuove province deve continuare, (perché) deve arrivare a conclusione qualsiasi siano le difficoltà di ordine finanziario e logistico. Non serve a nulla rinviare ancora». Egli ha tuttavia ammesso che «l’unica vera preoccupazione è come riuscire a realizzare tutto ciò sul piano finanziario».

L’udienza del presidente Kabila riservata ai deputati nazionali si è svolta in assenza dei principali partiti dell’opposizione, come l’UDPS, l’UNC e il MLC che continuano a rifiutare di aderire alle consultazioni iniziate da Joseph Kabila, in vista dell’organizzazione di un dialogo nazionale. Anche un’altra piattaforma dell’opposizione parlamentare, la Dinamica per l’unità d’azione dell’opposizione, ha rifiutato di aderire alle consultazioni del presidente Kabila che mirano, secondo la stessa piattaforma, a prolungare il suo mandato oltre il 2016.[22]

A nome degli “Iscritti”, Henry Thomas Lokondo ha ribadito il suo impegno per il dialogo che è un principio repubblicano per risolvere pacificamente le controversie politiche. Parlando dei problemi generalmente posti dai gruppi consultati, cioè il calendario elettorale e la suddivisione territoriale, egli ha indicato che si tratta di questioni costituzionali che non prevedono dibattito. La loro materializzazione deriva dalla stessa Costituzione. Ma, ha fatto notare, occorre essere chiari per quanto riguarda la questione finanziaria. Quindi ha suggerito al Capo dello Stato di chiedere al governo di dire ai Congolesi se ha le risorse sufficienti per farlo. In caso contrario, senza fondi nulla sarà fatto.

Anche il rappresentante del Gruppo Parlamentare del Rinnovamento (GPR), Konde Kikanda Vila, ha ribadito il suo impegno per il dialogo. Parlando delle elezioni, egli ha affermato che spetta alla Commissione elettorale fissare il calendario delle elezioni. Ma, in caso di blocco dovuto alla mancanza di finanziamento, dovrebbe dichiararlo pubblicamente. Per il momento, egli osserva, la Commissione elettorale non ha finora detto nulla. Parlando della suddivisione territoriale, egli ha consigliato di procedere con cautela perché, a suo parere, il Paese non ha i mezzi sufficienti per sostenere tale riforma.

Favorevole al dialogo, il presidente del gruppo parlamentare PPRD, Ramazani Shadari, ha rivelato ciò che dovrebbe costituire gli obiettivi e i contenuti del dialogo. Secondo lui, il dialogo dovrebbe aiutare a prevenire tensioni e conflitti e ad evitare la violenza prima, durante e dopo le elezioni. Il dialogo dovrebbe contribuire anche a creare un clima di pace nel paese durante il periodo elettorale. Sulle elezioni, il presidente del gruppo PPRD, che è anche segretario generale del partito presidenziale, si è detto in disaccordo con coloro che vogliono iniziare con le elezioni presidenziali e legislative nazionale, rinviando le elezioni locali. Secondo Ramazani Shadari, bisogna organizzare dapprima le elezioni arretrate del 2006 e del 2011, per poi organizzare le elezioni presidenziali e legislative. A proposito della registrazione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori, egli ha dichiarato che non devono essere presi in considerazione nelle elezioni locali e provinciali, perché si tratta di elezioni arretrate. Tuttavia, essi dovranno essere iscritti in occasione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali del 2016. Tornando alla questione del dialogo, in particolare sulla questione del facilitatore, Ramazani Shadari si è detto ferocemente contrario ad un facilitatore estero, perché le elezioni sono una questione di sovranità nazionale. Se ci sono dei problemi, spetta ai Congolesi stessi sedersi attorno a un tavolo per trovare le soluzioni. Secondo lui, fare appello a una personalità estera sarebbe svendere la sovranità nazionale.[23]

Mentre Joseph Kabila stava incontrando i deputati nazionali presso gli edifici dell’Unione Africana, più di una ventina di personalità politiche aderenti alla “Dinamica per l’unità d’azione dell’opposizione” si sono date appuntamento presso la “Galleria 5 a Sec”, a Gombe (Kinshasa). In una conferenza stampa organizzata dopo il loro incontro, i partiti politici e gruppi parlamentari dell’opposizione hanno confermato il loro “categorico rifiuto di partecipare a qualsiasi dialogo politico avviato dal Presidente Kabila con il solo obiettivo, dichiarano, di mantenersi al potere attraverso il rinvio delle elezioni.

Vital Kamerhe, Jean-Claude Vuemba, Martin Fayulu, Delly Sessanga, Eve Bazaiba, Gilbert Kiakwama, Jean-Lucien Bussa, Samy Badibanga, Joseph Olenga Nkoy, Ingele Ifoto e altri, hanno riaffermato, attraverso José Makila, loro portavoce e moderatore, il loro impegno e la ferma volontà di andare alle elezioni entro i tempi fissati dalla Costituzione.

É solo in questo contesto che la “Dinamica per l’unità d’azione dell’opposizione” esige dalla Commissione elettorale l’attivazione della commissione tripartita (Commissione elettorale, maggioranza e opposizione) annunciata il 25 maggio 2015, per esaminare le questioni sollevate dall’opposizione stessa nel suo memorandum depositata sui tavoli dell’Abbé Apollinaire Malumalu (Commissione elettorale) e di Martin Kobler (Monusco). Tale memorandum verte su tre requisiti, tra cui un calendario elettorale consensuale, l’iscrizione di tutti gli elettori e la neutralità della Ceni. Secondo questa piattaforma politica, le elezioni presidenziali e legislative nazionali sono viste come la massima priorità nel processo elettorale in corso e dovrebbero imperativamente svolgersi il 27 novembre 2016.[24]

Il 17 giugno, Joseph Kabila si è incontrato con i membri della Camera alta del Parlamento. Secondo Leon Kengo wa Dondo, Presidente del Senato, Joseph Kabila e i senatori hanno parlato di quattro punti principali: il finanziamento delle elezioni, il calendario elettorale, la questione della registrazione dei nuovi maggiorenni e la sicurezza sul territorio nazionale durante il periodo elettorale. Dopo l’incontro durato circa due ore, il presidente del Senato ha affermato di avere espresso al Presidente Kabila che sarebbe conveniente andare alle elezioni senza due tipi di calendario elettorale. «Non possiamo andare alle elezioni con due calendari elettorali, uno per le elezioni arretrate del 2011 e l’altro per il nuovo processo elettorale», ha detto precisando che «conviene privilegiare un solo aspetto del ciclo elettorale e decidere se dare la priorità alle elezioni arretrate del 2006-2011 o alle elezioni costituzionali del 2016».

Ci si rende conto che Léon Kengo ha voluto parlare di due tendenze esistenti sulla questione delle elezioni. La prima, sostenuta dai membri della maggioranza presidenziale, difende il rigoroso rispetto del calendario elettorale proposto dalla Commissione Elettorale. Secondo loro, si deve cominciare con le elezioni locali per concludere con le elezioni presidenziali e legislative nazionali. Secondo questa tendenza, è necessario organizzare dapprima le elezioni arretrate che non sono state organizzate nel 2006 e nel 2011. La seconda tendenza, sostenuta dall’opposizione e dalla comunità internazionale, considerando il poco tempo che resta per arrivare al 27 novembre 2016, dà priorità all’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali. Secondo questa tendenza, è ormai inevitabile rinviare a dopo il 2016 tutte le altre elezioni.

Per quanto riguarda la questione dei nuovi maggiorenni, Léon Kengo ha auspicato la loro partecipazione a tutte le elezioni, al contrario di quelli che pensano che non possono partecipare alle elezioni provinciali e locali, per il fatto che si tratta di arretrati elettorali che risalgono a un periodo in cui non avevano ancora il diritto di voto.

Per quanto riguarda la questione del finanziamento delle elezioni, il presidente del Senato ha affermato che il preventivo iniziale di 1 miliardo e 200 milioni di dollari è stato rivisto e ridotto a 900 milioni di dollari. «È ancora troppo», ha esclamato, aggiungendo che si vedrà con la comunità internazionale cosa si potrà fare.

Infine, ha dichiarato che sarà convocata una sessione speciale del parlamento, per esaminare e approvare la legge sulla ripartizione dei seggi elettorali per le elezioni locali.[25]

[1] Cf RFI, 30.05.’15

[2] Cf AFP – Jeune Afrique, 02.06.’15

[3] Cf Radio Okapi, 02.06.’15

[4] Cf Laurel Kankole – Forum des As – Kinshasa, 05.06.’15

[5] Cf Didier Kebongo – Forum des As – Kinshasa, 05.06.’15

[6] Cf Radio Okapi, 06.06.’15; Dom – Le Phare – Kinshasa, 08.06.’15

[7] Cf RFI, 06.06.’15

[8] Cf Radio Okapi, 07.06.’16

[9] Cf RFI, 09.06.’15

[10] Cf Angelo Mobateli – Le Potentiel – Kinshasa, 08.06.’15; RFI, 09.06.’15

[11] Cf RFI, 10.06.’15

[12] Cf Radio Okapi, 11.06.’15

[13] Cf Radio Okapi, 11.06.’15; RFI, 11.06.’15

[14] Cf Radio Okapi, 12.06.’15

[15] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 07.06.’15

[16] Cf Radio Okapi, 04.06.’15

[17] Cf BM – Le Phare – Kinshasa, 08.06.’15 (via mediacongo.net)

[18] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 09.06.’15

[19] Cf Radio Okapi, 15 e 16.06.’15

[20] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 16.06.’15

[21] Cf Amédée Mwarabu Kiboko – Le Potentiel – Kinshasa. 15.06.’15

[22] Cf RFI, 17.06.’15; Radio Okapi, 17.06.’15; Laurel Kankole – Forum des As – Kinshasa, 17.06.’15

[23] Cf Dom – Le Phare – Kinshasa, 17.06.’15

[24] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 17.06.’15

[25] Cf Don – Le Phare – Kinshasa, 18.06.’15