Congo Attualità n. 194

INDICE:

EDITORIALE: Due appuntamenti simultanei

1. GLI ULTIMI PREPARATIVI DELLE CONCERTAZIONI NAZIONALI

2.L’OPPOSIZIONE CRITICA NEI CONFRONTI DELLE CONCERTAZIONI

3. UN’OPPOSIZIONE ORMAI DIVISA

4. APERTURA DELLE CONCERTAZIONI NAZIONALI

a. Il discorso del Presidente della Repubblica

b. Qualche reazione

5. I LAVORI PRELIMINARI DELLE CONCERTAZIONI

 

EDITORIALE: Due appuntamenti simultanei

 

1. GLI ULTIMI PREPARATIVI DELLE CONCERTAZIONI NAZIONALI

Il 20 agosto, un gruppo di professori dell’Università di Kinshasa, riuniti nell’Apukin, ha dichiarato alla stampa che «le concertazioni nazionali possono in nessun caso essere il luogo di una spartizione del potere». Essi protestano contro qualsiasi manovra politica per trasformare tale appuntamento in un’occasione di pensare ad interessi individuali che non corrispondono alle aspettative del popolo congolese che si aspetta una sola cosa: uscire da quella squallida miseria in cui vive da anni. La guerra nell’est del Paese, l’organizzazione della pubblica amministrazione, la riforma dell’esercito, il problema della disoccupazione … sono le principali preoccupazioni di questi professori che pensano che lo Stato stia girando a vuoto.[2]

Il 21 agosto, il gruppo di contatto ha terminato i lavori di preparazione delle concertazioni nazionali. Si conosce finalmente la quota di partecipazione riservata ai vari gruppi invitati alle concertazioni nazionali, almeno ufficiosamente: 151 posti sono riservati alle istituzioni nazionali e provinciali, 140 ai partiti politici della maggioranza, 100 ai partiti politici dell’opposizione parlamentare ed extraparlamentare, 31 alle personalità storiche, 50 agli esperti, 29 ai capi tradizionali, 20 agli invitati del Capo dello Stato, 20 ai gruppi armati e 42 ai gruppi di contatto, che chiaramente sono partecipanti di diritto e, infine, 3 agli invitati del comitato di presidenza, cioè un totale di 686 partecipanti.[3]

Il 27 agosto, Aubin Minaku e Leon Kengo wa Dondo, membri del comitato di presidenza, hanno annunciato che le concertazioni nazionali inizieranno il 4 settembre. Le due personalità hanno peraltro firmato il regolamento interno del forum alla presenza dei membri del Comitato preparatorio. Tuttavia già si prevedono dei grandi assenti: l’UDPS (Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale) di Etienne Tshisekedi, il gruppo parlamentare dell’UDPS e alleati, il gruppo parlamentare dell’UNC (Unione pour la Nazione Congolese) di Vital Kamerhe e alleati, le FAC (Forze Acquisite al Cambiamento) di Martin Fayulu e la CDR (Corrente dei Democratici e Riformatori) di Jean Lucien Bussa.[4]

Il 2 settembre, da fonti prossime al comitato di presidenza si è appreso che le concertazioni nazionali non inizieranno più il 4 settembre, ma il 7 settembre. Il primo motivo del rinvio è che il 5 settembre si terrà a Kampala un vertice dei Capi di Stato membri della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) cui parteciperanno il presidente Joseph Kabila, il Ministro della Difesa, Alexandre Luba Ntambo, e il ministro degli Affari Esteri, Raymond Tchibanda. Tuttavia, altre probabili cause dello spostamento possono essere dovute anche all’impreparazione e alla scarsa organizzazione delle concertazioni nazionali. In effetti, fino a 48 ore prima dell’apertura del forum, non si conoscevano ancora la sua configurazione, il numero dei partecipanti, gli argomenti da trattare, i mezzi logistici messi a disposizione dei partecipanti. In questa cacofonia che, del resto, è indicativa della classe politica congolese, ogni fazione politica, ogni partecipante ha un suo programma segreto. Alcuni vengono a queste concertazioni per ricominciare una nuova carriera politica sperando di poter occupare nuovi posti nelle diverse istituzioni della Repubblica. Altri vengono per la diaria, ciò che fa correre molta gente verso questo tipo di forum. Infine, la terza categoria, per quanto piccola, è quella dei Congolesi che con coscienza si interessano del progresso del Paese e la cui presenza in questo forum è dettata esclusivamente dalla preoccupazione di servire il paese e di contribuire alla coesione nazionale.

L’altra causa che ha influito sullo spostamento della data di inizio delle concertazioni nazionali è l’assenza dei grandi partiti politici dell’opposizione, tra cui i gruppi parlamentari dell’UDPS, dell’UNC, dell’MLC …. in questo forum. Inoltre, in seno ai partiti politici, come l’UDPS e l’MLC, si sono creati due campi. Il primo è quello dei sostenitori della partecipazione alle concertazioni politiche e il secondo è quello dei sostenitori della politica della sedia vuota.[5]

2. L’OPPOSIZIONE CRITICA NEI CONFRONTI DELLE CONCERTAZIONI

Il 27 agosto, il portavoce dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Jean Baudouin Mayo Mambeke, ha spiegato perché il suo partito non parteciperà alle concertazioni nazionali. Ricorda dapprima che dopo le elezioni del novembre 2011 dai risultati non credibili, l’UNC e altre forze dell’opposizione e della società civile avevano chiesto la tenuta di un dialogo politico nazionale, per risolvere la questione dell’illegittimità sorta dopo le elezioni. Pertanto, l’UNC continua a chiedere un dialogo politico che rispetti la Costituzione della Repubblica e le leggi del Paese. Secondo lui, il Presidente della Repubblica dovrebbe riconsiderare il suo decreto, con il quale aveva indetto le concertazioni, alla luce dell’accordo di  Addis Abeba che gli chiedono di assicurare la riconciliazione dei Congolesi e della risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che gliene ha indicato la strada: un “dialogo politico trasparente e inclusivo con la partecipazione di tutte le parti congolesi implicate” sotto l’egida del Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDCongo, in collaborazione con l’Inviata speciale delle Nazioni Unite per la regione dei Grandi Laghi.

Secondo Jean Baudouin Mayo, non corrisponde a verità affermare che le condizioni poste dall’opposizione sono state accettate. In effetti, non vi è stato alcun rilascio di prigionieri politici e di prigionieri di opinione, né alcuna amnistia, né la riapertura dei mezzi di comunicazione dell’opposizione, né una pari rappresentanza delle diverse componenti, né la modifica del decreto presidenziale, né la garanzia da parte del Capo dello Stato che la Costituzione della Repubblica sarà rispettato nel suo spirito e nella sua lettera, soprattutto per quanto riguarda la fine del suo mandato nel 2016. Per tutti questi motivi e molti altri, l’UNC ritiene che non ci siano le condizioni per poter partecipare.

A proposito di un eventuale governo di unità nazionale, formato da una nuova maggioranza (attuale maggioranza, opposizione e società civile), Baudouin Mayo ha dichiarato che il problema del Congo non è in primo luogo quello del governo. Ce n’è già uno. Secondo lui, la coesione nazionale non richiede necessariamente un governo di unità nazionale. Un tale governo deriverebbe semplicemente da uno schema incostituzionale, il cui scopo sarebbe quello di prolungare il mandato del Presidente della Repubblica, con o senza modifica della Costituzione. L’opinione pubblica deve sapere che questa è la controparte del governo di unità nazionale. L’UNC non può quindi accettare un tale schema. È inaccettabile. È tempo di imparare ad ottenere il potere dalle mani del popolo sovrano, attraverso il voto che può permettere un’alternanza. L’UNC aspetta, quindi, il 2016. Per questo, l’UNC è pronta a tutto. Il mandato del presidente Kabila si concluderà 19 dicembre 2016. E il 20 dicembre di quell’anno, avremo un altro presidente. Diremo grazie al presidente Kabila per il suo lavoro. Egli potrà vivere in pace in questo paese, come senatore a vita, con l’immunità di ex Presidente.

Circa gli obiettivi reali del dialogo, secondo Baudouin Mayo, ce ne sono due: la valutazione delle elezioni del novembre 2011, i correttivi da apportarvi e la guerra nell’est del Paese. Tutto il resto è una conseguenza di queste due grandi questioni. Rispetto alla prima, è necessario impegnarsi a fondo per delle elezioni eque e trasparenti, con dei meccanismi di composizione delle controversie, mentre per la seconda, occorre, dopo aver analizzato le cause della guerra, trovarvi delle soluzioni, senza che sia necessario cedere di fronte ai criminali di guerra. Una giustizia equa e giusta deve essere sempre la nostra alleata.[6]

Il 28 agosto, l’UDEMO (Unione dei Democratici Mobutisti), il PUNA (Partito di Unità Nazionale) e la CRP (Convenzione per la Rinascita e il Progresso), tre partiti membri del Gruppo parlamentare MLC e alleati, hanno confermato il loro rifiuto di partecipare alle concertazioni nazionali. Essi pongono come condizione per la loro partecipazione che tale forum si svolga sotto l’egida delle Nazioni Unite e l’agevolazione del presidente del Congo/Brazzaville Denis Sassou Nguesso, il cambio di denominazione (dialogo nazionale e non concertazioni nazionali), la pari rappresentanza delle “Componenti “(maggioranza presidenziale, opposizione, società civile), delle province e il rispetto della quota del 30% per le donne. Tuttavia, questi partiti hanno dichiarato di rimanere membri a pieno titolo del gruppo parlamentare MLC e alleati nell’Assemblea Nazionale dei Deputati.[7]

Il 31 agosto, i gruppi parlamentari dell’opposizione dell’UDPS, dell’UNC e dell’MLC e i loro alleati presso l’Assemblea Nazionale hanno ribadito, in una dichiarazione politica, il loro boicottaggio delle concertazioni nazionali. In base a questa dichiarazione politica letta a Palazzo del Popolo dal presidente del gruppo parlamentare dell’UDPS e alleati, Samy Badibanga, «il presidente Joseph Kabila dovrebbe rilasciare un nuovo decreto che integri e modifichi quello del 26 giugno per indire un dialogo politico in linea con lo spirito dell’accordo-quadro di Addis Abeba e la risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». Secondo la dichiarazione, «l’articolo 5 della risoluzione 2098 chiede al Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la RDCongo, in collaborazione con l’Inviata speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la regione dei Grandi Laghi, di sostenere, coordinare e valutare l’applicazione, nella RDCongo, degli impegni nazionali presi nell’accordo di Addis Abeba e ricordati nel suo allegato B. Circa la riconciliazione nazionale, se nel Paese esiste una frattura politica è in seguito alle caotiche elezioni presidenziali e legislative del 2011, nelle quali uno dei protagonisti più importanti è stato il presidente Etienne Tshisekedi. La coesione nazionale non è, pertanto, possibile senza un abbassamento della tensione politica o senza inclusività. Per quanto riguarda la crisi di sicurezza nell’est del Paese, al di là delle interferenze esterne, si pone il problema della riforma dell’esercito,della riorganizzazione e del funzionamento dei servizi di sicurezza, sia civili che militari, tema che non figura, però, tra i temi scelti. Si constata anche che tutti i gruppi armati non sono stati invitati. Inoltre, i firmatari della dichiarazione rifiutano qualsiasi pretesto per utilizzare le concertazioni nazionali per modificare la Costituzione della Repubblica e denunciano la volontà di istituire un governo di unità nazionale o di transizione contrario allo spirito e alla lettera della Costituzione. Sulla base di questi elementi, i gruppi parlamentari e i partiti politici dell’opposizione rappresentati nell’Assemblea Nazionale decidono di non partecipare alla concertazioni nazionali nel modo in cui sono state convocate e organizzate fino ad oggi».[8]

Il 1° settembre, il Raggruppamento Congolese per la Democrazia / Kisangani – Movimento di Liberazione (RCD / KML) di Mbusa Nyamwisi, ex candidato alle presidenziali del 2011, ha dichiarato di non voler partecipare alle concertazioni nazionali nel modo in cui sono state finora organizzate, affermando che esse non garantiscono né l’inclusività né la riconciliazione, né la coesione nazionale. L’RDC / KML accusa la maggioranza di voler “legittimarsi” attraverso queste concertazioni e chiede una riformulazione di questo forum da parte della comunità internazionale. Secondo questo partito, «la squilibrata rappresentazione dei partecipanti a favore della maggioranza presidenziale, che dispone di almeno il 75 per cento dei partecipanti, conferma l’idea di un vero e proprio congresso della maggioranza presidenziale». Inoltre gli organizzatori non si sono minimamente interessati a cercare una «facilitazione internazionale come prevista dall’accordo quadro di Addis Abeba e dalla risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».[9]

In sintesi, i partiti dell’opposizione denunciano il fatto che la convocazione di queste concertazioni nazionali non tenga conto dello spirito e della lettera dell’accordo di Addis Abeba (24 febbraio 2011) e della risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo loro, la riconciliazione nazionale comporta inevitabilmente la risoluzione della crisi di legittimità sorta in seguito alle contestate elezioni del 28 novembre 2011. Esigono, quindi, un vero dialogo che, sotto l’egida della comunità internazionale, coinvolga anche il Presidente Nazionale dell’UDPS, Etienne Tshisekedi, uno dei principali protagonisti nella crisi attuale, e i gruppi armati che sono alla base della ricorrente insicurezza nell’est del Paese. Vogliono che le concertazioni nazionali siano il luogo dove si possa discutere della legittimità delle istituzioni, della formazione di un esercito repubblicano e moderno, del saccheggio e della svendita delle risorse naturali, della corruzione, delle violazioni dei diritti umani del reclutamento forzato di bambini soldato. Tra le altre richieste, si possono ricordare la sostituzione del presidente della commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), l’Abbé Apollinaire Malu-Malu, considerato troppo vicino al presidente Kabila e sospettato di voler modificare l’articolo 220 della Costituzione, per consentire al Presidente di presentarsi per un terzo mandato di cinque anni.[10]

3. UN’OPPOSIZIONE ORMAI DIVISA

Il 1° settembre, a differenza della maggior parte dei partiti dell’opposizione, il segretario generale del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), Thomas Luhaka ha dichiarato che il suo partito parteciperà alle concertazioni nazionali.[11]

Il 3 settembre, una delegazione di sette deputati dell’UDPS, guidata da  Serge Mayamba, ha incontrato Léon Kengo Wa Dondo, Presidente del Senato e Co-Presidente delle concertazioni nazionali, per avere alcune informazioni sull’organizzazione del forum in preparazione, dato che il partito non aveva preso parte ai lavori del gruppo di contatto istituito appunto per la preparazione. Tali informazioni sono loro necessarie e fondamentali per poter prendere una decisione definitiva circa la loro partecipazione alle concertazioni. Secondo i membri della delegazione, tutte le dichiarazioni che sono state fatte finora, circa la non partecipazione del loro gruppo, sarebbero state fatte a titolo personale e non impegnerebbero che il loro autore, tanto più che, in una votazione interna, la maggioranza si era espressa per la partecipazione attiva a questo forum nazionale. La delegazione ha, inoltre, deplorato il fatto che uno di loro abbia fatto delle dichiarazioni a nome del partito, senza consultare coloro che hanno preso parte al voto. La delegazione ha, infine, presentato a Kengo wa Dondo una lista di 20 deputati dell’UDPS che vogliono partecipare alle consultazioni, precisando che ce ne saranno altri.[12]

Mentre si avvicina l’apertura delle “concertazioni nazionali”, l’opposizione politica congolese non riesce ancora a mettersi d’accordo sulla sua partecipazione o no al forum e sembra più che mai dispersa e divisa. Dopo qualche esitazione, alcuni partiti hanno deciso di partecipare, mentre altri continuano a sostenere la tesi del boicottaggio. Con il rischio di creare delle divisioni interne alla loro famiglia politica.

Presso l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), per esempio, la parola d’ordine è di boicottare le istituzioni sorte dalle controverse elezioni del 2011. «Non possiamo partecipare a un forum che non è altro che una manovra per legittimare Joseph Kabila», afferma deciso un consigliere di Etienne Tshisekedi, che si rifiuta di prendere parte alla vita istituzionale del Paese. Ma l’UDPS ha dei deputati alla Camera, anche se contro il parere del loro direttivo. E alcuni di loro, una ventina, cioè due terzi del gruppo, hanno annunciato, il 3 settembre, la loro intenzione di partecipare alle concertazioni nazionali. È una “farsa”, sostiene Samy Badibanga, il presidente del gruppo parlamentare dell’UDPS e Alleati, che giudica questo nuovo forum come contro-produttivo e non conforme alle raccomandazioni delle Nazioni Unite e che ricorda che la decisione presa era di “non partecipare”.

La stessa confusione esiste anche all’interno delle Forze Acquisite al Cambiamento (FAC) che si sono divise tra l’ala di Lisanga Bonganga, che ha preso parte ai lavori preparatori delle concertazioni nazionali, e l’ala di Martin Fayulu, contraria alla partecipazione.

Più flessibile, il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), partito politico di Jean-Pierre Bemba, sarà presente. «Per noi, le concertazioni forniranno un quadro dove tutti possono venire ed esprimersi sulla situazione del paese», ha detto Thomas Luhaka, il segretario generale del partito.
L’MLC ha affermato di aver chiesto e ottenuto l’ampliamento dell’ordine del giorno per includere le questioni di governance e la riforma dell’esercito, della polizia e dei servizi di sicurezza. Un’altra garanzia che sarebbe stata concessa, sarebbe l’istituzione di un meccanismo di facilitazione. «In caso di blocco delle discussioni, Denis Sassou Nguesso, Presidente del Congo – Brazzaville, sarà chiamato ad intervenire. E per evitare la sovra rappresentazione della maggioranza al potere in questo incontro, abbiamo chiesto e ottenuto che tutte le decisioni siano prese per consenso», ha affermato Thomas Luhaka. Inoltre, «non riteniamo che sia opportuno istituire un nuovo ordine politico: Joseph Kabila è stato eletto per cinque anni, dobbiamo lasciargli finire il suo ultimo mandato», ha dichiarato Thomas Luhaka, precisando che «in tutti i casi, le concertazioni non hanno alcun mandato di riesaminare la Costituzione».

Tali affermazioni non sono sufficienti per rassicurare Vital Kamerhe, leader dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), che critica il presidente Joseph Kabila per aver violato lo spirito dei testi internazionali che hanno chiesto l’indizione di tale forum a livello nazionale. «La risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza ha proposto un dialogo inclusivo sotto l’egida del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite [Martin Kobler, ndr], in collaborazione con l’Inviata speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Regione dei Grandi Laghi [Mary Robinson, ndr]», insiste, mettendo così in discussione la direzione delle “concertazioni nazionali” affidata a Aubin Minalu e Leon Kengo wa Dondo, presidenti delle due camere del Parlamento congolese.[13]

Il 6 settembre, le FAC – opposizione hanno deciso di partecipare al dialogo nazionale. Jean Pierre Lisanga Bonganga ha anche riferito che questa decisione è per garantire un clima politico sereno. Lisanga ha ricordato che, oltre alla crisi della sicurezza quasi permanente nell’est della RDCongo negli ultimi vent’anni, l’organizzazione caotica delle elezioni del novembre 2011 ha portato il paese verso una crisi di legittimità delle istituzioni. Di fronte a questa situazione, le FAC-opposizione affermano di appoggiare l’organizzazione e lo svolgimento delle concertazioni nazionali come via idonea per uscire dalla crisi.[14]

Infine, i deputati dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) hanno deciso di partecipare alle concertazioni, ma il loro partito ricorda che la maggior parte di essi sono stati già espulsi. «Chiunque affermi che l’UDPS partecipa a questa iniziativa si rende colpevole di truffa morale», ha dichiarato il capo gabinetto di Etienne Tshisekedi che si rammarica, tra l’altro, che la questione della legittimità delle istituzioni non sia tra gli argomenti discussi. Va notato che anche l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) di Vital Kamerhe rifiuta di partecipare alle concertazioni, considerate come “una manovra per prolungare il mandato del presidente Kabila».[15]

Il 6 settembre, presso la sede del suo partito e in presenza di alcuni dirigenti e attivisti, il segretario generale del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), Thomas Luhaka, ha letto un messaggio del Presidente Jean-Pierre Bemba Gombo indirizzato ai delegati del partito che parteciperanno alle concertazioni nazionali. Secondo questo messaggio, «le concertazioni nazionali sono un’opportunità per l’MLC per dire ai responsabili delle Istituzioni dello Stato tutta la verità».
In effetti, secondo Jean-Pierre Bemba, è necessario dire al governo che, sul piano della sicurezza, tutte le sue politiche di riforma dell’esercito e dei servizi di sicurezza sono fallite e che, quindi, la formazione di un esercito repubblicano, forte e deterrente è ancora lontana. Gli alti ufficiali, aggiunge Bemba, dovrebbero cessare di vendere le armi e le munizioni, ciò che indebolisce l’efficacia delle loro truppe. «Gli autori di queste pratiche devono essere perseguiti e puniti severamente», ha suggerito.

Sul piano della governance, il leader dell’MLC ha chiesto di mettere fine alla pratica di dell’arricchimento personale illecito, combattendo coraggiosamente contro la cronica impunità che lo caratterizza. Secondo lui, si dovrebbero istituire dei meccanismi idonei capaci di evitare le ingiustizie nella distribuzione delle ricchezze nazionali e di bloccare la corruzione e l’emorragia delle finanze dello Stato.

A proposito del processo elettorale, è indispensabile consolidare il ciclo elettorale, perché l’incapacità degli attuali governanti nel portare a termine i processi elettorali del 2006 e del 2011 crea un grave problema di squilibrio nelle Istituzioni per quanto riguarda il loro mandato e, alla fine, di legittimità delle istituzioni stesse che continuano ad agire senza il mandato popolare, in assenza di elezioni. Nella stessa ottica, Bemba ha chiesto ai rappresentanti dell’MLC di insistere per l’accessibilità dei cittadini alle liste degli elettori e dei centri di voto, in vista di un controllo che possa garantire la credibilità e la trasparenza delle prossime elezioni. Infine, secondo Bemba, è inaccettabile che finora non sia stata istituita la Corte Costituzionale, incaricata dei contenziosi elettorali, quando la legge organica relativa alla sua organizzazione e al suo funzionamento è già stata approvata dal Parlamento da molto tempo.[16]

Il 6 settembre, le organizzazioni della Società Civile hanno presentato ciò che si aspettano venga trattato durante i lavori delle concertazioni nazionali. «Sullo sfondo delle cinque tematiche proposte nel decreto presidenziale, abbiamo individuato le principali sfide che sono alla base della mancanza di coesione nazionale e proponiamo possibili soluzioni da approvare dai partecipanti», ha detto Longendja, delegato di Codhod.

Sostenitrice di un rigoroso rispetto del ciclo elettorale, la Società civile ha invitato le istituzioni nazionali ad organizzare le elezioni provinciali e locali, comunali e urbane rimaste in sospeso. Essa chiede alla Commissione Elettorale di aprire la partecipazione alle elezioni anche ai Congolesi che vivono all’estero, di avviare una verifica delle liste elettorali e di pubblicarle sul suo sito web.

A proposito della governance, la società civile ha incoraggiato il proseguimento del processo di riforma dei settori strategici, come l’estrazione mineraria e petrolifera e la silvicoltura, ecc.
A tutti i partecipanti alle concertazioni, raccomanda vivamente di escludere dalle discussioni ogni questione che rischi di mettere in discussione la sacralità dell’articolo 220 della Costituzione.

Al Governo, chiede l’elaborazione di un calendario realistico per il rimpatrio volontario (o forzato, qualora fosse necessario) a breve termine, dei gruppi armati stranieri, in collaborazione con gli organismi competenti e i paesi vicini (Ruanda, Uganda e Burundi). Chiede, inoltre, l’accelerazione del processo di riforma dell’esercito nazionale e dei servizi di sicurezza, l’istituzione di un comitato di monitoraggio per tale riforma e il rilancio del processo di Disarmo, Smobilitazione, Reintegrazione nell’esercito e Reinserzione nella vita sociale (DDRR), con particolare attenzione alle problematiche legate agli aspetti economici e sociali degli smobilitati.[17]

4. APERTURA DELLE CONCERTAZIONI NAZIONALI

a. Il discorso del Presidente della Repubblica

Il 7 settembre, il Capo dello Stato Joseph Kabila ha aperto, presso il Palazzo del Popolo a Kinshasa, i lavori delle concertazioni nazionali. Ha iniziato il suo discorso di apertura affermando che «nella storia degli Stati e dei Popoli, ci sono dei momenti unici che, al di là di tutte le divisioni possibili, mettono alla prova la solidità del voler vivere insieme, sfidano la coscienza e richiedono la mobilitazione delle energia e delle intelligenze … Si tratta della minaccia che, da diversi anni, pesa sull’esistenza stessa del nostro Paese come Nazione, voluta una e indivisibile, e come Stato sovrano nelle sue frontiere intangibili ereditate dalla colonizzazione. Se non vogliamo tradire la memoria dei martiri della nostra indipendenza e di tutti coloro che, di generazione in generazione, hanno dato la vita per mantenere accesa per sempre la fiamma della libertà, tutti dobbiamo sentirci interpellati da questa minaccia e mobilitarci come un solo uomo per affrontarla».

Il Capo dello Stato ha precisato che «le concertazioni nazionali hanno luogo proprio nel momento in cui il nostro paese è, ancora una volta, aggredito da coloro che cercano, con tutti i mezzi, di destabilizzarlo. L’obiettivo della guerra che oggi si sta combattendo, soprattutto nei territori di  Rutshuru e di Nyragongo è, infatti, di creare le condizioni oggettive per lo smembramento del grande Congo. Prendere coscienza della vera natura e della posta in gioco di questa guerra è una condizione per arrivare alla vittoria».

Egli ha ricordato che «l’obiettivo di quest’incontro è quello di individuare i modi e i mezzi per ripristinare e consolidare la coesione interna, con il fine di assicurare la vittoria su tutte le forze di aggressione, rafforzare l’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale, porre fine al circolo vizioso della violenza, soprattutto nel Nord e Sud Kivu e in Ituri, scongiurare qualsiasi tentativo esterno di destabilizzazione del Paese e pianificare, insieme, lo sviluppo socio-economico del Paese nella pace e nella concordia».

A proposito dell’insicurezza e della drammatica situazione umanitaria nella provincia del Nord Kivu, il Presidente ha ricordato l’ultimo vertice dei Capi di Stato della CIRGL a Kampala, sottolineando che, in tale occasione, «alle forze negative è stato dato l’ordine di mettere fine a tutte le loro attività militari e belliche e alle loro minacce di destabilizzare la RDCongo. Si farà ogni sforzo possibile, affinché gli incontri di Kampala portino al ritorno della pace e al ristabilimento dell’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale. In caso contrario, le nostre Forze Armate si assumeranno questo compito».

Rendendo omaggio alle Forze Armate della RDCongo (FARDC) e alle forze di sicurezza per il loro coraggio, il Presidente della Repubblica ha espresso la sua simpatia e solidarietà con il popolo del Kivu, vittima di un’ingiusta guerra imposta alla RDCongo. «Ribadisco la mia volontà di garantire loro la sicurezza e di porre fine alla loro sofferenza», ha affermato, invitando il pubblico ad osservare un minuto di silenzio per le vittime di questa guerra.

Il capo dello Stato ha qualificato le concertazioni come un’iniziativa di tipo  “cittadino e non politico“. Secondo lui, le concertazioni nazionali vogliono essere «un quadro di lavoro sereno, trasparente e senza un’agenda nascosta, un quadro di riflessione oggettiva al di fuori di ogni trambusto e sciacallaggio politico, una dimostrazione eloquente della nostra capacità di discutere e di decidere in tutta libertà, senza ingerenze esterne e in conformità con la Costituzione, le leggi e le Istituzioni della Repubblica».

Ricordando il decreto di convocazione di questo incontro, Il Capo dello Stato ha evocato i diversi temi scelti come priorità del momento. Si tratta, ha detto, della riforma delle istituzioni, dell’economia, dei conflitti tra comunità, della pace, della ricostruzione nazionale, del decentramento e del rafforzamento delle entità territoriali.

A proposito dello svolgimento dei lavori propriamente detti, il Capo dello Stato ha dichiarato che si riconosce ai partecipanti alle concertazioni nazionali «l’immunità di parola, su riserva, naturalmente, del rispetto per la legge e l’ordine pubblico, come sancito dalla Costituzione».

Tuttavia, egli ha sottolineato che «i partecipanti alle concertazioni nazionali non possono sostituirsi al sovrano primario, tanto meno rimettere in causa le decisioni che rientrano nella competenza esclusiva di quest’ultimo», e ha insistito sul fatto che «essi hanno la possibilità di contribuire, attraverso una riflessione serena e responsabile, a progettare le riforme necessarie per meglio  assicurare l’integrità territoriale e la sovranità nazionale dello Stato, al fine di garantire la sicurezza delle persone e dei beni, approfondire e consolidare la democrazia, migliorare la governance politica e sociale e favorire una crescita economica più sostenibile e socialmente utile per il nostro popolo». Facendo riferimento alle componenti dell’opposizione che hanno boicottato i lavori, il presidente ha «invitato coloro che ancora esitano a partecipare a questo forum por apportarvi il loro contributo».

Riferendosi alla situazione d’insicurezza nell’est del Paese, Joseph Kabila ha elogiato gli sforzi della Comunità Internazionale (SADC, CIRGL, Unione Africana, Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, Mary Robinson, sua Inviata speciale per la regione dei Grandi Laghi, Martin Kobler, suo Rappresentante speciale per la RDCongo, i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’Unione Europea), nel trovare una soluzione per questa regione in cui i militari congolesi affrontano, dal mese di maggio 2012, il gruppo armato dell’M23.

Infine, «per facilitare lo svolgimento delle concertazioni nazionali e per permettere un abbassamento della tensione politica», Joseph Kabila ha annunciato, senza ulteriori dettagli, «la liberazione condizionale di alcuni prigionieri». Inoltre, egli ha annunciato che, in attesa dell’approvazione, da parte del Parlamento, di una legge sull’amnistia, si sta già studiando la «possibilità di concedere la grazia presidenziale ad altri prigionieri», senza specificarne però i possibili destinatari.[18]

b. Qualche reazione

Tra le reazioni a caldo registrate dopo il discorso del Capo dello Stato, Joseph Kabila, in occasione dell’apertura delle concertazioni nazionali, una certa opinione pubblica si è chiesta perché il Capo dello Stato non abbia invitato i partecipanti ad affrontare certe questioni, anche se scottano. Si tratta, in particolare, delle questioni relative alla revisione della Costituzione che ha sollevato un grande dibattito, alla crisi di legittimità sorta in seguito ai brogli elettorali del 2011, alla formazione di un governo di unità nazionale, annunciata con clamore da un membro del comitato di presidenza delle concertazioni stesse. L’inserimento di tali argomenti nell’ordine del giorno avrebbe reso il dibattito  più completo.[19]

Il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku Kahongya ha invitato i partecipanti alle concertazioni  nazionali ad appropriarsi le sofferenze della popolazione del Nord Kivu. «Penso che quando tutti i Congolesi faranno proprio il dramma che si sta vivendo nell’est del Paese, allora sarà l’inizio della fine della crisi che ha a lungo scosso la RDCongo», ha detto il governatore del Nord Kivu, accogliendo con favore l’iniziativa del Capo dello Stato che ha chiesto ai Congolesi di consolidare la loro unità per far fronte comune contro coloro che minacciano la pace e la sicurezza nell’est del Paese.[20]

L’8 settembre, in una dichiarazione letta dal loro moderatore, Lisanga Bonganga, le Forze Acquisite al Cambiamento (FAC/opposizione) hanno affermato che «questo discorso non è stato all’altezza delle sfide politiche nel contesto di crisi che affligge attualmente il nostro Paese». Secondo la dichiarazione, «nessuna menzione è stata fatta dal presidente Kabila né sul destino delle Istituzioni della Repubblica, tra cui il Senato, i Governi provinciali e le Assemblee Provinciali, i cui mandati sono in gran parte arrivati a fine legislatura, né sulla sorte dell’amministrazione locale, la cui gestione resta nelle mani della sola maggioranza politica che si sostituisce, in tal modo, al popolo». Il rispetto verso il sovrano primario deve essere scrupolosamente messo in pratica dal Presidente Kabila e dalla sua maggioranza politica che fanno di tutto, purtroppo, per imporre al popolo sovrano un Presidente della Repubblica e dei deputati nazionale eletti  in seguito alle caotiche elezioni del novembre 2011. In definitiva, è Kabila e la sua maggioranza presidenziale che si stanno sostituendo al sovrano primario e non le FAC o l’opposizione che partecipano a questo Dialogo/Concertazioni proprio per difendere la volontà del popolo, sovrano primario.
Infine, le FAC/Opposizione ribadiscono che «il dialogo/concertazioni nazionali fornisce un quadro adeguato per la negoziazione politica tra tutte le forze della Nazione e non un Consiglio consultativo o una cassa di risonanza di Istituzioni mancanti di legittimità politica».[21]

Il 9 settembre, nel corso di una conferenza stampa presso la sede del suo partito a Kinshasa, Jean-Claude Vuemba, presidente del Movimento del Popolo Congolese per la Repubblica (MPCR), ha dichiarato che «l’unica soluzione alla crisi politica della RDCongo passa attraverso un testa a testa diretto tra Joseph Kabila ed Etienne Tshisekedi e la grazia presidenziale per tutti i prigionieri politici». L’MPCR ritiene, infatti, che «la grave crisi politica è tra Kabila e Tshisekedi», sin dalle elezioni del 28 novembre 2011, che hanno consacrato la rielezione del presidente Joseph Kabila, mentre il leader dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Etienne Tshisekedi, ha sempre contestato i risultati di quelle elezioni, proclamandosi egli stesso presidente della Repubblica. Jean-Claude Vuemba ha sottolineato la necessità di un incontro tra queste due figure:
«Tshisekedi e Kabila devono trovare un terreno di intesa per mandare avanti il Paese. Penso che questa sia l’unica soluzione alla crisi sociale e politica del paese». Egli ha anche chiesto la grazia presidenziale per i prigionieri politici, proprio per rafforzare la coesione nazionale.
Su un altro piano, secondo lui, la RDCongo non dovrebbe accontentarsi dell’appoggio della Monusco per combattere contro i gruppi armati, ma dovrebbe formare il proprio esercito: «Quello che stiamo chiedendo da tempo, è un vero esercito repubblicano ed efficiente. Fino ad oggi, non l’abbiamo». Vuemba ha, inoltre, chiesto una rottura diplomatica tra Kinshasa e Kigali, essendo quest’ultimo accusato di appoggiare i miliziani dell’M23 che, da maggio 2012, combattono contro le FARDC nel Nord Kivu.[22]

5. I LAVORI PRELIMINARI DELLE CONCERTAZIONI

L’8 settembre, il comitato di presidenza ha annunciato che la prima assemblea plenaria, inizialmente prevista in giornata,è stata rinviata al 9 settembre. Secondo il comitato di presidenza, la plenaria doveva essere dedicata alla presentazione del regolamento interno, ma per il ritardo preso nella convalida delle liste dei delegati, compresi quelli della società civile, non è stata possibile.[23]

Il 9 settembre, i partecipanti si sono riuniti per la prima seduta plenaria in cui è stato approvato il regolamento interno. Poi si è continuato con l’iscrizione dei delegati sulle liste delle tematiche che saranno trattate. Secondo alcune fonti, il comitato di presidenza ha approvato il preventivo economico delle concertazioni. Anche se le cifre esatte non sono state rivelate, resta il fatto che in tale preventivo sono comprese le spese dei viaggi dei delegati, soprattutto quelli provenienti dalle zone dell’interno del paese e dalla diaspora, del vitto, dell’alloggio e, naturalmente, della diaria. Solo per quest’ultima, si parla di circa 400 $ al giorno per partecipante. Secondo altre fonti, la diaria sarebbe stata ridotta a 50 $ al giorno.[24]

Il 10 settembre, le Forze Innovativi per l’Unione e la Solidarietà (FONUS/opposizione) hanno criticato l’approvazione del regolamento interno delle cocertazioni senza alcuna discussione nella plenaria. Il segretario generale del partito, il deputato Emery Okundji Ndjovu, ha affermato che «Benché frutto di un “consenso” all’interno del gruppo di contatto, un documento così importante, dal punto di vista giuridico, avrebbe richiesto una seppur minima discussione nell’assemblea plenaria, perché è come la bussola che deve garantire la libertà di espressione e di opinione. Inoltre era necessario che l’Assemblea verificasse se è conforme al decreto presidenziale di convocazione delle concertazioni stesse». Le Fonus hanno inoltre deplorato il disordine constatato nell’organizzazione, in particolare circa le quote di rappresentazione di ogni componente e soprattutto circa le liste dei partecipanti passati dai 700 previsti a più di 1.000.[25]

In effetti, le liste dei delegati della società civile e dell’opposizione non erano ancora ben definite. Per questo, il comitato di presidenza ha istituito una commissione per verificare le liste di tutti i partecipanti. Liste gonfiate di delegati avanzo, liste parziali, liste contenenti nominativi di delegati fittizi erano ancora da correggere. Nel frattempo, solo i rappresentanti delle Istituzioni della Repubblica hanno potuto ritirare, senza problemi, i documenti di lavoro, perché le loro liste erano già state approvate, senza difficoltà, da un comitato ad hoc. Si tratta delle liste dei delegati della Presidenza della Repubblica, del Governo, del Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato), della magistratura, delle istituzioni provinciali e dei delegati invitati dal Capo dello Stato la cui lista era già stata convalidata.[26]

Il 10 settembre, il Movimento per il Rinnovamento (MR), partito di opposizione, ha annunciato che non parteciperà più alle concertazioni. Il suo presidente, Clemente Kanku, ha affermato che il partito ha preso una tale decisione perché le richieste dell’opposizione non sono state prese in considerazione né dal regolamento interno delle concertazioni, nel dal discorso inaugurale del Capo dello Stato Joseph Kabila. Clemente Kanku ha affermato di aver partecipato attivamente ai lavori del Comitato preparatorio per favorire un vero dialogo nazionale, inclusivo e aperto a tutte le parti. Dopo aver analizzato le parole del presidente Kabila, l’MR denuncia il silenzio su alcune questioni fondamentali che potrebbero, a suo parere, allentare la tensione politica e promuovere una vera coesione nazionale.

Circa l’inclusività, l’MR ha sottolineato l’indubbia necessità di un incontro tra il presidente Kabila ed il presidente dell’UDPS, Etienne Tshisekedi, per risolvere la questione della legittimità, ciò che potrebbe garantire una maggiore inclusività e rappresentatività della popolazione.

A proposito della mediazione, al di là dei ringraziamenti di carattere formale, in nessuna parte del discorso del Presidente si è sentito parlare di dettagli specifici che dimostrino l’effettività di una mediazione esterna e l’assenza del presidente Dénis Sassou Nguesso o di un suo rappresentante e significativa.
Per quanto riguarda l’immunità dei partecipanti prima, durante e dopo le concertazioni, si constata che non è stata presa alcuna misura per la protezione dei combattenti della diaspora e dei membri di certi movimenti armati nazionali.

Circa la liberazione dei prigionieri politici dell’opposizione, il presidente della Repubblica ha parlato, in modo succinto, di certe liberazioni condizionali e di una grazia presidenziale in studio nel suo ufficio, in attesa dell’approvazione di una legge sull’amnistia in Parlamento, mentre la popolazione aspettava azioni concrete, come la liberazione del Pastore Kuthino, dell’onorevole Chalupa, dell’Onorevole Eugène Diomi, dell’onorevole Mohindo, dell’Onorevole Onusumba e di altri.

Circa l’impegno del Capo dello Stato per garantire l’applicazione delle risoluzioni delle concertazioni anche da parte delle Istituzioni della Repubblica, affinché le decisioni di questo incontro non rimangano lettera morta, il Presidente della Repubblica non ha preso alcun impegno in questo senso. D’altra parte, l’articolo 6 del regolamento interno delle concertazioni stipula che le conclusioni e le raccomandazioni della plenaria saranno presentate al Presidente della Repubblica dal comitato di presidenza sotto forma di un rapporto generale dei lavori. Lo stesso articolo chiede al Capo dello Stato, ai presidenti del Senato e dell’Assemblea dei deputati e al governo di garantire, secondo i casi, l’esecuzione o l’attuazione delle raccomandazioni delle concertazioni.
Per quanto riguarda la revisione della Costituzione, il Capo dello Stato non ha preso, in termini chiari e senza equivoci, l’impegno di non permetterla, né si è impegnato a non ripresentarsi alle prossime elezioni del 2016  per un terzo mandato.

Sulla questione di un governo di unità nazionale, l’MR ha invitato l’opposizione a lasciare che la maggioranza al potere assuma e porti a termine ”da sola” il suo fallimento fino al 2016, in modo che l’opposizione possa, a quella data, offrire una vera possibilità di alternanza e impedire alla maggioranza di operare un prolungamento dell’attuale suo mandato attraverso sotterfugi o altre manovre politiche.

Circa la ripresa dei negoziati di Kampala, ci si può legittimamente interrogare sul peso delle decisioni delle consultazioni nazionali rispetto a quelle di Kampala. È indispensabile che il governo si spieghi su questa questione che minaccia la nostra sovranità, qualsiasi siano le pressioni internazionali e diplomatiche.[27]

Il 10 settembre, sono stati distribuiti ai partecipanti i documenti di lavoro, il che ha permesso, nonostante il ritardo, di conoscere il contenuto dettagliato dei temi da discutere.

I gruppi tematici (stati generali) delle concertazioni nazionali sono stati formati secondo i cinque temi stabiliti dal decreto presidenziale di convocazione.

Il primo gruppo tematico (156 membri) sulla governance, democrazia e riforme istituzionali discuterà su questioni relative al sistema politico. Si valuterà il sistema elettorale e il progetto della programmazione del ciclo elettorale per il triennio 2013-2016. Si parlerà anche della riforma dei servizi pubblici, compresi quelli della giustizia, della difesa e della sicurezza.

Il secondo gruppo tematico (172 membri) sull’Economia, settore produttivo e finanze pubbliche dovrà affrontare la questione delle politiche economiche, la riforma delle finanze pubbliche, la valutazione della riforma del portafoglio di Stato e le prospettive di privatizzazione delle imprese pubbliche.

Il terzo gruppo tematico (171 membri) sul disarmo, smobilitazione, reinserimento e rimpatrio affronterà le cause della guerra nell’est del Paese. Sarà redatta una mappatura dei gruppi armati ancora attivi nell’est della RDCongo. I partecipanti dovranno studiare le strategie e proporre modi e mezzi per neutralizzare i gruppi armati.

Il quarto gruppo tematico (153 membri) sui conflitti comunitari, pace e riconciliazione tratterà la questione dei conflitti comunitari, del ripristino dell’autorità dello Stato, della pace, della sicurezza e della coesione nazionale.

Il quinto gruppo tematico (148 membri) sul decentramento e il rafforzamento dell’autorità dello stato tratterà la questione della nuova suddivisione territoriale, tenendo conto della coesione nazionale.[28]

L’11 settembre, durante la sessione plenaria, i partecipanti hanno istituito i comitati dei gruppi tematici. Ogni comitato è composto di cinque membri, di cui due co-facilitatori, un relatore titolare e due vice relatori. Ogni gruppo tematico è composto di delegati delle Istituzioni della Repubblica, della maggioranza al potere, dell’opposizione e della società civile. Questi gruppi di lavoro sono composti secondo i cinque temi stabiliti dal decreto presidenziale del 26 giugno. I membri di ogni gruppo tematico faranno, per la tematica loro affidata, una diagnosi e un’analisi della situazione del paese, per poi formulare, infine, alcune raccomandazioni. Le decisioni dei gruppi tematici sono prese con il consenso dei componenti. In mancanza di consenso, la questione viene lasciata aperta per essere presentata al comitato di presidenza e / o all’assemblea plenaria.[29]


[1] Cf Kambale Mutogherwa – La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 10.09.’13

[2] Cf Socrate Nsimba – La Prospérité – Kinshasa, 22.08.’13

[3] Cf La Prospérité – Kinshasa, 22/08/2013 (via mediacongo.net)

[4] Cf Radio Okapi, 27.08.’13

[5] Cf Luc-Roger Mbala Bemba – L’Observateur – Kinshasa, 03.09.’13

[7] Cf 7 sur 7. cd, 29.08.’13

[9] Cf Radio Okapi, 02.09.’13

[10] Cf Le Phare – Kinshasa, 02.09.’13; AFP – Kinshasa, 02.09.’13

[11] Cf Radio Okapi, 02.09.’13

[12] Cf Africa News – Kinshasa, 04.09.’13

[13] Cf RFI, 04.09.’13; Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 03.09.’13

http://www.jeuneafrique.com/Article/ARTJAWEB20130903182756/

[14] Cf Fadi Lendo – Congo News – Kinshasa, 07.09.’13

[15] Cf RFI, 07.09.’13

[16] Cf Tshieke Bukasa – Le Phare – Kinshasa, 09.09.’13

[17] Cf Tshieke Bukasa – Le Phare – Kinshasa, 09.09.’13

[19] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 09.09.’13

[20] Cf Radio Okapi, 08.09.’13

[21] Cf La Prospérité – Kinshsasa, 09.09.’13

[22] Cf Radio Okapi, 09.09.’13

[23] Cf Radio Okapi, 08.09.’13

[24] Cf La Prospérité – Kinshasa, 10.09.’13

[25] Cf Bertin Kangamotema – Le Potentiel – Kinshasa, 10.09.’13

[26] Cf Dorian Kisimba – Forum des As – Kinshasa, 11.09.’13

[28] Cf Radio Okapi, 11.09.’13