CONFLITTO NELL’EST DEL CONGO, LA DENUNCIA DEI VESCOVI

Misna -25 settembre 2012

Una condanna delle violenze che attraversano le province orientali della Repubblica democratica del Congo è stata espressa dall’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale (Aceac), dopo un recente viaggio nell’Est dei vescovi congolesi e una serie di iniziative di solidarietà della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco).

Nel messaggio, diffuso al termine di una riunione a Bukavu, il capoluogo del Sud Kivu, i vescovi dell’Aceac denunciano “le molteplici conseguenze di atti di violenza verosimilmente pianificati come armi di guerra che ledono in modo atroce la dignità della persona umana”. I presuli condannano in modo “inequivocabile” le gravi violazioni dei diritti umani commesse dagli innumerevoli gruppi armati in attività soprattutto nel Nord Kivu. Il documento cita casi di “uccisioni, stupri, arruolamento di bambini nei vari eserciti, sfollamento forzato delle popolazioni, campi profughi inospitali e sfruttamento anarchico delle risorse minerarie”.

Tra i firmatari dell’appello rivolto alle autorità del Congo, dei paesi vicini e alla comunità internazionale in genere ci sono monsignor Jean-Pierre Tafunga, arcivescovo di Lubumbashi, monsignor Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega (Burundi), e monsignor Philippe Rukamba, vescovo di Butare (Rwanda). Testimoniando il loro “affetto paterno” e la loro “prossimità spirituale” alle vittime, i presuli esortano i governi dei paesi dei Grandi Laghi a “intraprendere senza indugi iniziative di dialogo per valutare in modo corretto le rivendicazioni messe sul tavolo”, tenendo conto delle “leggi vigenti che garantiscono la pace, la convivenza armoniosa e la riconciliazione dei popoli”.

Nel messaggio, pubblicato sul sito della Cenco, l’Aceac sollecita infine “un intervento della comunità internazionale a favore delle popolazioni civili aggredite, per metterle a riparo dai combattenti”. Nel documento si sottolinea la necessità di privilegiare un approccio “obiettivo”, finalizzato alla “prevenzione dei conflitti”e a favorire il dialogo tra le parti.

Nel concreto, i vescovi hanno chiesto alle Caritas nei paesi dell’Aceac di organizzare una colletta la prima domenica d’Avvento, il 2 dicembre, in concomitanza con la Giornata di preghiera per la riconciliazione nei Grandi Laghi. I proventi dell’iniziativa finanzieranno interventi a sostegno di dei rifugiati congolesi in Rwanda, Burundi e Tanzania.

Secondo le ultime stime dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Acnur) il conflitto riaccesosi sei mesi fa nell’est del Congo ha già causato almeno 390.000 sfollati interni e 60.000 rifugiati in Uganda e Rwanda. Dallo scorso aprile militari insorti – già esponenti della ribellione del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) – sono confluiti nel nuovo Movimento del 23 marzo (M23). I combattenti, sospettati di godere del sostegno del vicino Rwanda, hanno già preso il controllo di numerosi villaggi e arterie di comunicazione, arrivando a minacciare lo stesso capoluogo provinciale Goma.

La crisi nell’est del Congo dovrebbe essere al centro di un mini-vertice tra capi di Stato e di governo che si terrà domani, a margine della sessione plenaria dell’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York.

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