Congo Attualità n. 130

QUESTO NUMERO E’ INTERAMENTE DEDICATO ALLE PROSSIME ELEZIONI IN R.D.CONGO.

SOMMARIO

EDITORIALE

1. PROCESSO ELETTORALE

– Il controllo delle liste degli elettori
– L’iscrizione degli elettori
– La pubblicazione delle liste provvisorie dei candidati alle elezioni dei deputati nazionali
– La pubblicazione della lista finale degli 11 candidati alle elezioni presidenziali
– La pubblicazione delle liste definitive dei candidati alle elezioni legislative
– Problemi logistici
– Tensioni pre-elettorali
– Le dichiarazioni della Società Civile
– Verso una separazione delle elezioni presidenziali da quelle parlamentari?
– Kivu: alcune sfide elettorali

 

EDITORIALE

Secondo la stampa di Kinshasa, nonostante che il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Daniel Ngoy Mulunda, assicuri che le elezioni presidenziali e legislative avranno luogo il 28 novembre come previsto, molti osservatori restano scettici e l’opinione pubblica, tanto nazionale che internazionale, esige azioni concrete.

Le elezioni presidenziali, i cui candidati sono già noti, non sembrano fare problema. Il problema, invece, si pone seriamente per le elezioni legislative, in cui si dovranno eleggere i deputati nazionali.

Il 14 ottobre, la CENI ha pubblicato la lista definitiva dei candidati per le elezioni dei deputati nazionali. Ma, secondo il calendario elettorale, ciò doveva essere fatto il 27 settembre scorso. Infatti, secondo il calendario iniziale, la CENI avrebbe dovuto pubblicare queste liste 30 giorni prima dell’inizio della campagna elettorale, per consentire ai candidati e ai partiti politici di procedere alla preparazione del materiale necessario per la campagna elettorale, prevista dal 28 ottobre al 26 novembre 2011.

Si tratta di un segnale preoccupante, tanto più che la CENI addossa il ritardo alla Corte Suprema di Giustizia (CSJ) che doveva prendere in esame i casi controversi. Infatti, essa si è trovata nell’impossibilità di esaminare in tempi brevi tutti i contenziosi presentati, soprattutto a causa dell’insufficiente numero di giudici impegnati in questo lavoro.

Primo. La lista dei circa 20.000 candidati, inviata in fretta e furia alla CSJ ha posto un serio problema, nonostante l’apparente calma dimostrata dalla CSJ. La documentazione presentata da queste migliaia di assetati di potere, nessuno dei quali vorrebbe lasciarsi scappare l’opportunità di occupare uno dei 500 seggi dell’Assemblea Nazionale, sarebbe stata piena di molte irregolarità.

Secondo alcune indiscrezioni, infatti, molti candidati sarebbero stati implicati, in un modo o nell’altro, in qualche tipo di problema e, proprio per questo, avrebbero strategicamente aspettato gli ultimissimi giorni del periodo di iscrizione delle candidature, per presentare la loro documentazione al Centro di raccolta e Trattamento delle Candidature (BRTC) della CENI.

Secondo. È sulla base della lista finale dei candidati alla Camera dei Deputati che la CENI deve ordinare la stampa delle schede di voto e distribuirle nelle 169 circoscrizioni elettorali in cui è suddivisa la Repubblica Democratica del Congo (RD Congo). È in Sud Africa che dovrebbero essere confezionate, ma si pone un serio problema circa il loro formato, che potrebbe essere il “più grande” del mondo.

Terzo. La fabbricazione delle urne elettorali. Inizialmente, era un’impresa tedesca che avrebbe dovuto fabbricarle. Ma all’ultimo minuto, a causa delle ristrettezze di tempo (e nel rispetto del riposo dei fine settimana) ha rinunciato. La CENI si è quindi rivolta a una società cinese, che ha accettato di fabbricare le urne, lavorando 24 ore 24.

Inoltre, in un paese quattro volte più grande della Francia e 80 volte più vasto del Belgio e tenendo conto dell’insufficienza delle infrastrutture, non si possono dimenticare i problemi relativi alla logistica. Anche con l’assistenza della MONUSCO, la CENI dovrà avere il tempo necessario che gli permetta di distribuire tutto il materiale elettorale fino all’interno del Paese.

Cosa succederà se questi problemi non saranno risolti? La CENI separerà le elezioni presidenziali dalle legislative, organizzando dapprima solo le elezioni presidenziali e le legislative in un secondo momento? In ogni modo, il 6 dicembre 2011 marca la fine della legislatura e del mandato presidenziale. Secondo vari osservatori, si pongono tre alternative: 1) elezioni presidenziali e legislative il 28 novembre, come previsto, ma con il pericolo di elezioni affrettate, confuse e rischiose per l’intera nazione. 2) elezioni presidenziali il 28 novembre e le legislative più tardi, con tutte le conseguenze che ciò comporta. 3) elezioni presidenziali e legislative rimandate.

Cosa accadrà se non ci saranno elezioni il 28 novembre 2011? Dal punto di vista giuridico, non ci sarebbe alcun problema, poiché il presidente uscente rimarrebbe in carica fino al giuramento del nuovo presidente eletto. Ma è in termini di legittimità che si pone il vero problema. Se il 28 novembre non ci saranno elezioni e se il 6 dicembre il Paese non avrà un presidente democraticamente eletto, non si sa su quale base il Presidente uscente potrà ottenere la fiducia del popolo congolese, dato che le attuali istituzioni, soprattutto l’Assemblea Nazionale dei Deputati, saranno giunte a fine legislatura e, quindi, non esisteranno più. Sarebbe saggio riflettere, per prendere le giuste decisioni, per evitare che il bosco si incendi.

 

1. PROCESSO ELETTORALE

Il controllo delle liste degli elettori

Il 19 settembre, durante un incontro, a Kinshasa, tra il comitato della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni) e i rappresentanti dell’opposizione politica, il presidente della Commissione, NGOY Mulunda, ha accettato la presenza di cinque delegati designati dall’opposizione e di altri cinque designati dalla maggioranza presidenziale, affinché possano assistere al controllo delle liste degli elettori. Il presidente della CENI ha chiesto che i delegati siano degli esperti di informatica, dal momento che si tratta di una questione tecnica. Nel corso di una posteriore udienza concessa a diplomatici africani accreditati nella RD Congo, Ngoyi Mulunda ha precisato che l’accesso al server centrale sarà concesso solo se anche la maggioranza designerà i suoi delegati. Altrimenti, l’accesso al server centrale non sarà possibile, nemmeno per l’opposizione. Su questo punto, la posizione della maggioranza è ben nota. Essa non ha mai sollevato un tal problema e, quindi, considera questa questione irrilevante.

La Ceni ha, inoltre, indicato che pubblicherà le liste dei 32 milioni di elettori per distretti elettorali e quella dei 62.000 centri elettorali alla fine di settembre.

L’iscrizione degli elettori

Secondo alcuni osservatori, l’iscrizione degli elettori riserva alcune sorprese. In cinque anni, il numero degli elettori iscritti è passato da 25,7 milioni a 32 milioni, con un aumento del 25% superiore alla crescita demografica. Più sorprendente, è soprattutto nelle province considerate favorevoli al presidente in carica, Joseph Kabila, che si sono registrati gli incrementi maggiori: Nord Kivu (+22%), Sud-Kivu (+ 21,5%), Maniema (+39%), Katanga (+31,5%), Provincia Orientale (+19,5%). La provincia di Kinshasa, che è considerata ostile, è aumentata solo dell’11%.

Il giornale Le Potentiel ha rivelato che, secondo un rapporto che circola in modo informale a Kinshasa, centinaia di migliaia di nomi iscritti nel registro elettorale sarebbero dei falsi elettori. Il rapporto sarebbe un documento riservato redatto all’inizio di agosto da Zetes, la società belga contrattata dal governo congolese per fornire i certificati elettorali magnetici. Zetes ha effettuato un esame tecnico preliminare del database contenente le liste degli elettori, per verificare la presenza di eventuali doppioni, cioè gli elettori che possono apparire nel sistema informatico più di una volta. L’esame di Zetes ha identificato un gran numero di doppioni nelle seguenti proporzioni: Bandundu: 278.039 (quasi il 13,68% degli elettori di questa provincia) – Equateur: 201.543 (il 12,69% degli elettori) – Provincia Orientale: 198.881 (il 5,47% degli elettori) – Kinshasa: 22.466, lo 0,87% degli elettori.

Si tratta di un numero di doppioni molto superiore a quello annunciato dal presidente della CENI, Daniel NGOY Mulunda, che aveva parlato di 119.000 doppioni identificati. I più preoccupanti sono i doppioni binari, cioè i veri doppioni. Questi conterrebbero dei dati multipli, cioè foto e impronte digitali identiche, ma con informazioni diverse, immessi nel database di solito al momento (timestamp) dell’iscrizione. Secondo il rapporto di Zetes, la presenza di tali doppioni “porta a pensare che si tratti di una manipolazione effettuata direttamente nella banca dati del computer usato per l’iscrizione degli elettori”. I doppioni binari rivelano chiaramente un tentativo di frode. Zetes ha calcolato che l’eliminazione di tutti i doppioni dal registro elettorale avrebbe preso molto tempo, fino a ottobre. Se lo si avesse fatto, si sarebbe dovuto rinviare la data delle elezioni previste il 28 novembre.

Anche supponendo che tutti questi falsi elettori risultino da errori tecnici, il minimo che si possa dire è che la loro presenza ha distorto la rappresentatività di alcune circoscrizioni elettorali. Non essendo il registro elettorale stato corretto prima dell’approvazione della legge sulla distribuzione dei seggi parlamentari, come molti senatori chiedevano, le popolazioni di Kinshasa e di altre circoscrizioni in cui si sono registrati meno doppioni, potrebbero essere sottorappresentate in parlamento. Tuttavia, contattate da diplomatici e giornalisti, la divisione elettorale della MONUSCO e la società Zetes hanno affermato che questi problemi sono di natura tecnica e che non hanno conseguenze significative sull’insieme del processo elettorale. Il documento arriva in un brutto momento per Kinshasa, tanto più che, in piena estate, erano già state segnalate altre irregolarità, tra cui l’iscrizione di minorenni o di persone di nazionalità straniera. L’Associazione per la Promozione della Democrazia e lo Sviluppo nella RD Congo (APRODEC asbl), invita la CENI e la società Zetes a pubblicare spontaneamente il rapporto finora mantenuto confidenziale.

Il 3 ottobre, la società Zetes reagisce all’articolo pubblicato da Le Potentiel 5343 del 30 settembre 2011.

«In primo luogo, il titolo dell’articolo, anche se formulato al condizionale, suggerisce ad alcuni lettori l’idea di frodi già confermate, come lo si può constatare anche sulla stampa locale in cui, senza tener conto dell’ampiezza del lavoro fatto, un’ipotesi è presentata come un fatto compiuto. Come partner della CENI, la società Zetes partecipa a uno sforzo comune con l’obiettivo di ottenere i migliori dati possibili in vista delle prossime elezioni. Zetes fornisce alla CENI quante più informazioni possibili, per consentire la correzione di eventuali errori. Queste informazioni sono analizzate e verificate dalla CENI in vista del rapporto finale sulla questione dei doppioni. Non vi è alcun altro rapporto al di fuori di quello ufficiale reso pubblico dalla CENI, unica depositaria delle informazioni definitive. Va ricordato che questo tipo di operazioni complesse e ampie comporta sempre una quantità di problemi, risolti nella maggior parte dei casi. Zetes lamenta la fuga di informazioni, tanto più che non è mai stata consultata o non ha avuto la possibilità di pronunciarsi prima di un uso incorretto di citazioni da parte dei vari organi di stampa.

Secondo Zetes, è impossibile organizzare la frode a livello dei sistemi di gestione delle informazioni, database, per diverse ragioni:

– È impossibile creare / cancellare dei dati archiviati in un database senza che almeno uno degli agenti coinvolti nell’operazione, e sono molti, se ne accorga.

– Tutte le operazioni effettuate nel database, dall’inizio fino al sistema centrale, rimangono registrate. È così possibile conoscere in ogni momento qualsiasi tipo di manipolazione eseguita (data e ora, natura e autore della manipolazione, …).

– Un’ipotesi alta del numero di veri doppioni (da non confondere con i doppioni registrati nei dati grezzi identificati con il sistema AFIS, sistema di verifica delle impronte digitali) è dello 0,5% sulla base della popolazione totale. Di questi 0,5%, il 90% sono casi di persone che tentano di ottenere un secondo certificato elettorale per fini di estetica (la foto non è “bella”), o perché c’è un errore nel nome o, semplicemente, per avere un secondo certificato per convenienza, tanto più che serve anche come carta di identità provvisoria.

– La natura di un doppione è complessa. Nel caso in cui tutti i “veri doppioni” fossero il risultato di frodi, ciò che non accade mai, si tratta di meno del 0,25% delle persone interessate, la cui iscrizione non deve essere presa in considerazione (un doppione è una coppia di almeno 2 persone). Anche se triplicata, questa cifra non è che possa incidere maggiormente sui risultati delle elezioni in generale. Secondo Zetes, le soluzioni informatiche centralizzate servono per portare credibilità al processo elettorale, offrendo la possibilità di ridurre i margini di errore. Zetes ha così successivamente inviato delle informazioni parziali, non esaustive, contribuendo in tal modo alla correzione di errori inevitabili. I dati menzionati dalla stampa sono di due nature completamente differenti. La stampa ha scambiato i dati grezzi con dei dati definitivi, in cui gli errori tecnici sono già stati rimossi. In realtà, il confronto è privo di senso. Zetes afferma che non è a livello del sistema di centralizzazione che può avvenire la frode, a causa della natura troppo complessa e irrimediabilmente visibile di questo tipo di operazioni».

La pubblicazione delle liste provvisorie dei candidati alle elezioni dei deputati nazionali

Il 22 settembre, la Ceni ha pubblicato la lista provvisoria dei candidati per le elezioni nazionali dei deputati: 19.497 candidati per 500 seggi (un record in rapporto ai 9.632 candidati registrati nel 2006). La Ceni dispone di 169 circoscrizioni elettorali e di 62.000 centri elettorali distribuiti in tutto il paese.

Analizzando le candidature presentate, si percepisce una nuova redistribuzione delle presenze dei partiti politici e, soprattutto, di quelli dell’opposizione. Nel suo blog Congo Siasa, Jason Stearns fa l’elenco dei candidati presentati da ciascuna delle parti: il MLC di Jean-Pierre Bemba→ 237 candidati, il PPRD di Joseph Kabila→ 545, l’UDPS di Etienne Tshisekedi→ 377, l’UFC di Leon Kengo→ 334 e l’UNC di Vital Kamerhe→ 450. Da tali cifre, si possono dedurre alcune conclusioni. In primo luogo, l’indebolimento del MLC, il più grande partito dell’opposizione, afflitto da lotte interne e dall’assenza del suo capo alle elezioni presidenziali (Jean-Pierre Bemba è in carcere a L’Aja). Il MLC rischia di perdere molto consenso in queste elezioni e, in particolare, lo statuto di primo partito di opposizione.

Altri due partiti possono prendere il suo posto: l’UDPS di Etienne Tshisekedi, assente nel 2006 per boicottaggio e il nuovo UNC di Vital Kamerhe, onnipresente con 450 candidati, anche se è stato fondato meno di 1 anno fa. Inoltre, Jason Stearns fa notare che l’UNC è riuscito a presentare i suoi candidati in oltre l’85% dei seggi disponibili alla Camera dei Deputati. L’UDPS è meno presente dell’UNC, con 377 candidati, ma secondo Jason Stearns, ciò riflette una minuziosa strategia del partito di Tshisekedi: quella di presentare dei candidati per i seggi che sono sicuri di conquistare. Per quanto riguarda il PPRD, il partito presidenziale, esso presenta il maggior numero di candidature (545) e spera di potere ottenere una larga maggioranza all’Assemblea Nazionale. Ma con 19.497 candidati per 500 posti, Joseph Kabila corre un rischio: essere eletto per un pelo alla presidenza e non avere una maggioranza stabile in Parlamento. Un rischio reale, se si considera che il primo ministro, che sarà nominato dopo le elezioni presidenziali, dovrà uscire da una “maggioranza” in seno all’Assemblea dei Deputati … una maggioranza che potrebbe essere molto “eteroclita”.

Ecco la tabella dei candidati dei cinque maggiori partiti secondo le 11 province:

 

  MLC
(Bemba)
MLC
(Bemba)
UDPS
(Tshisekedi)
UFC
(Kengo)
UNC
(Kamerhe)
TOT.
Bas Co. 15 23 21 21 22 102
Band. 41 51 34 43 50 219
Equat. 51 54 36 41 45 227
Kas. Oc. 7 41 41 32 40 161
Kas. Or. 4 42 41 30 35 152
Kat. 6 86 46 36 64 238
Kin. 49 55 51 47 50 252
Man. 9 14 7 3 14 47
Pr. Or. 22 102 31 44 55 254
N. Ki 22 45 37 27 43 174
S. Ki 11 32 32 10 32 117
TOTALE 237 545 377 334 450 1943

 

 

Il 25 settembre, la Ceni ha concluso l’accettazione dei ricorsi da parte dei candidati parlamentari. Alcuni partiti politici hanno presentato un numero di candidati superiore al numero dei seggi previsti per una determinata circoscrizione. Ciò che costituisce una violazione del paragrafo 2 dell’articolo 22 della legge elettorale, in cui si afferma che una lista presentata da un partito politico o da una coalizione politica è dichiarata invalida, quando contiene un numero di candidati superiore al numero massimo dei seggi stabiliti per ogni circoscrizione. Il PPRD, per esempio, ha presentato diciassette candidati per la circoscrizione di Tshangu a Kinshasa, quando ci sono solo quindici seggi disponibili. Ancora a Kinshasa, nella circoscrizione di Lukunga, il PPRD ha presentato 15 candidati per 13 seggi, a Kipushi quattro candidati per tre seggi e a Kisangani 10 candidati per cinque seggi.

A Masimanimba, nella provincia di Bandundu, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) ha presentato nove candidati e Renovac tredici candidati per solo sei seggi. Il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) ha presentato quattro candidati nella circoscrizione del Bongandanga (provincia di Equateur.) per solo tre seggi. Inoltre, l’UDPS di Tshisekedi ha presentato sei candidati per quattro seggi nella circoscrizione di Moba, nel Katanga, Alcuni candidati sono stati eliminati, perché iscritti a nome di diversi partiti politici.

Il relatore della Ceni, Matthieu Pita, ha affermato che “le liste sono ancora provvisorie e che, in quanto tali, possono contenere errori di omissione, di registrazione o tecnici”. Ha rassicurato che il lavoro di revisione è fatto in collaborazione con i candidati stessi e i partiti politici presso il Centro di accettazione e di elaborazione delle candidature (BRTC). La corsa degli uni e degli altri per presentarsi come candidati sembra avere una sola spiegazione: nella RDCongo l’attività politica paga bene. Essa attira tutti: medici, ingegneri, insegnanti, agricoltori. Ma la mobilitazione delle chiese e delle ONG saprà aiutare gli elettori a fare la scelta giusta.

La pubblicazione della lista finale degli 11 candidati alle elezioni presidenziali

Il 26 settembre, la Ceni ha pubblicato la lista finale degli 11 candidati alle elezioni presidenziali:

1) Jean ANDEKA Jambi (Alleanza dei credenti nazionalisti congolesi)

2) Adam Bomboli INTOL (Indipendente)

3) Joseph Kabila Kabange (Indipendente)

4) François Nicéphore Malela Kakes (Unione per la rinascita e lo sviluppo del Congo)

5) Vital Kamerhe LWA-KANYIGINYI (Unione Congolese per la Nazione)

6) Oscar Kashala LUKUMUENA (Unione per la ricostruzione del Congo)

7) Léon Kengo wa Dondo (Unione delle Forze per il Cambiamento)

8) Antipa Mbusa Nyamwisi (Indipendente)

9) Franz Joseph Mobutu Nzanga NGBANGAWE (Unione Democratica Mobutista)

10) José-Alex Mukendi Kamami (Indipendente)

11) Etienne Tshisekedi wa Mulumba (Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale).

L’8 ottobre, a Kinshasa, una cinquantina di partiti politici e associazioni che sostengono la candidatura di Léon Kengo wa Dondo per le elezioni presidenziali del 28 novembre hanno istituito una piattaforma denominata “Forze dell’opposizione riunite in Congo” (Foreco). Si assiste ormai alla coesistenza di tre distinte tendenze in seno all’opposizione: “DTP” (Dinamica Tshisekedi Presidente), “AVK” (Alternativa Vital Kamerhe) e “Foreco” (Forze riunite dell’opposizione in Congo).

La pubblicazione delle liste definitive dei candidati alle elezioni legislative

Il 14 ottobre, nel tardo pomeriggio, la CENI ha pubblicato le liste definitive dei candidati alle elezioni per la Camera dei Deputati nazionali. Secondo la CENI, il ritardo è dovuto all’esame dei contenziosi elettorali da parte della Corte Suprema di Giustizia. Sono state accolte 18.386 candidature sulle 19.497 pervenute. 1.111 sono state quindi ritenute invalide dalla Corte Suprema di Giustizia. Diverse possono esserne le cause, fra cui gli errori tecnici. Dei 18.386 candidati, 2.209 sono donne. Secondo il relatore della Ceni, la circoscrizione elettorale di Dungu (Provincia Orientale) ha registrato un minor numero di candidati rispetto ad altre: 4 per un seggio. Invece, la circoscrizione di Tshangu (città di Kinshasa) ha registrato il maggior numero di candidati: 1.548 per 15 seggi. Per quanto riguarda le province, la città-provincia di Kinshasa ha registrato 5.351 candidati per 51 seggi. Invece, la provincia del Maniema ha registrato il minor numero di candidati: 324 per 14 seggi.

Prevista per il 27 settembre, la pubblicazione di queste liste è avvenuta con due settimane di ritardo. Tuttavia, il presidente della Ceni, Daniel Ngoyi Mulunda, ha assicurato che il ritardo preso nella pubblicazione delle liste finali non disturberà il calendario elettorale. “Non c’è alcun impatto sui tempi, per il semplice fatto che la pubblicazione si è verificata entro i limiti del periodo dedicato alla risoluzione dei contenziosi elettorali”, ha assicurato il presidente Mulunda. Per quanto riguarda le urne elettorali, ordinate in un primo momento in Germania, il presidente della Ceni ha affermato che saranno presto consegnate da un’impresa cinese, in modo che il 28 novembre si possano avere contemporaneamente sia le elezioni presidenziali che le legislative. Le stesse garanzie sono state date anche per le schede di voto, provenienti dal Sud-Africa.

Problemi logistici

Nonostante le affermazioni della CENI, a causa del grande numero di candidati per le elezioni legislative, è chiaro che il formato e la stampa delle schede di voto costituiscono ancora un rompicapo per la Ceni stessa. Infatti, secondo l’attuale legge elettorale, sulla scheda di voto dovranno apparire le foto e i nomi dei candidati, i simboli e i nomi dei partiti e la casella per il voto. In una circoscrizione di Kinshasa, per esempio, ci sono 1489 candidati. Si devono quindi inserire 1489 foto e nomi di candidati, i simboli e i nomi dei partiti e la casella di voto su una medesima scheda di voto, su più pagine, naturalmente. Dopo aver votato, l’elettore dovrà piegare la scheda in quattro e introdurla in un’urna che, anch’essa, sarà anche molto più grande di quelle normali. Secondo un esperto della CENI, le schede di voto saranno stampate in formato A2 (quattro volte più grande di un foglio normale), la cui dimensione è di 42 centimetri per 60.

Circa le urne elettorali, Mathieu Mpita, relatore della CENI, informa che, a causa dei tempi troppo stretti imposti dal calendario elettorale, una società tedesca che stava preparando le urne elettorali vi ha rinunciato, per il semplice motivo che la normativa tedesca non permette di lavorare giorno e notte, né nei fine settimana. L’impresa tedesca avrebbe quindi ceduto il contratto ad una sua filiale in Cina, in grado di produrre le urne, lavorando 24 ore su 24.

Il 7 ottobre, il relatore della CENI, Mathieu Mpita, ha assicurato che “nessun ostacolo politico o tecnico può impedire di organizzare le elezioni presidenziali e legislative il 28 novembre 2011”. Ha dichiarato che su 786 tonnellate di materiale elettorale atteso per i centri di voto, 590 sono già state ricevute e saranno distribuite a livello dei territori. Per quanto riguarda le cabine di voto, su 924 tonnellate previste, 507 sono già state ricevute e distribuite anche a livello dei territori. Ha anche affermato che la CENI ha inviato 172 delegati nelle province per individuare i luoghi in cui allestire i 62.000 centri elettorali previsti. Tale missione dovrà determinare la collocazione precisa dei centri elettorali e di spoglio dei voti sul territorio nazionale. Sarà quella la mappatura dei centri di voto e di conteggio dei voti stessi.

Tensioni pre-elettorali

Il 27 settembre, governo e opposizione si sono accusati a vicenda di armare delle milizie per perturbare le prossime elezioni. In una conferenza stampa presso la sede dell’UDPS di Limete, il segretario generale del partito, Jacquemain Lukoo Shabani, ha denunciato l’aumento dell’insicurezza provocato da chi è al potere. Parlando delle recenti evasioni di detenuti dalle carceri del paese, come nel Katanga, Kasai e Nord Kivu, Jacquemain Shabani reputa che esse siano addirittura favorite con lo scopo preciso di perturbare il processo elettorale (la campagna elettorale e le stesse elezioni).

Nel corso di una conferenza stampa all’Hotel Venus di Kinshasa, il Segretario Generale della Maggioranza Presidenziale (PM), Aubin Minaku, ha affermato che “una certa opposizione, invece di preparare i propri membri alle elezioni, sta mettendo in atto una strategia della protesta con connotazioni insurrezionali e sta preparando delle milizie per evitare che le elezioni si svolgano il prossimo 28 novembre”.

Il 29 settembre, agenti della polizia appartenenti al Gruppo Mobile di Intervento (GMI) hanno disperso i manifestanti che partecipavano a due manifestazioni organizzate contemporaneamente dall’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e dal Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD). L’obiettivo della marcia dell’UDPS era quello di arrivare davanti alla sede della Ceni per richiedere una maggiore trasparenza nel processo elettorale e la partecipazione dell’opposizione al controllo del registro elettorale. La marcia del PPRD era diretta verso la sede dell’UDPS, con il fine di chiedere al partito di impegnarsi per un processo elettorale. pacifico. Il capo della polizia a Kinshasa, il generale Jean de Dieu Oleko, ha dichiarato che le autorità locali avevano inizialmente permesso la marcia dell’UDPS, ma che, successivamente, avevano chiesto agli organizzatori di rinviarla ad un altro giorno, ciò che il partito “non ha accettato”. Il Segretario Generale dell’UDPS, Jacquemin Shabani, ha accusato i membri della Lega della Gioventù del PPRD (al potere), di aver “attaccato” i manifestanti del suo partito “lanciando pietre e bottiglie”. Da parte sua, il presidente della Lega della Gioventù del PPRD, Francis Kalombo, ha affermato che “sono stati i militanti dell’UDPS ad attaccare per primi” e che “i militanti del PPRD non hanno fatto che difendersi”. Francis Kalombo ha assicurato che il Comune era a conoscenza della loro manifestazione.

Il 6 ottobre, l’UDPS ha organizzato un’altra marcia per chiedere alla CENI più trasparenza nel processo elettorale. La Polizia è intervenuta sin dall’inizio per disperdere i manifestanti. Spari e gas lacrimogeni contro lanci di sassi, lo scontro è stato breve. Il giorno anteriore, l’UDPS aveva ricevuto una notifica da parte del sindaco della città, secondo la quale la marcia era stata proibita, ma il segretario generale del partito, Jacquemin Shabani, l’ha ritenuta discriminatoria e, quindi, senza effetto. Secondo l’UDPS, durante gli scontri tra la polizia e i manifestanti, una donna commerciante ambulante è stata uccisa e una decina di persone sono rimaste ferite.

Il 13 ottobre, a Kinshasa, la polizia ha disperso con manganelli e gas lacrimogeni una manifestazione dell’UDPS. Quattro persone sono rimaste ferite e tre militanti dell’UDPS arrestati. Il Segretario Generale del partito, Jacquemin Shabani ha affermato che la polizia ha brutalizzato, arrestato e picchiato gli attivisti del suo partito. Ha deplorato la repressione e ha accusato il governo di intolleranza politica. Ha spiegato che il suo partito aveva indetto la manifestazione per chiedere la trasparenza e la correttezza nel processo elettorale e denunciare l’intolleranza politica e le violazioni dei diritti e delle libertà dei cittadini. Jacquemin Shabani ha anche annunciato che l’UDPS manterrà la pressione sulla Ceni fino ad ottenere la sua partecipazione nell’operazione di controllo del registro elettorale e la lista completa dei centri elettorali.

Le dichiarazioni della Società Civile

Il 12 ottobre, a Kinshasa, il Collettivo delle organizzazioni non governative per la difesa dei diritti umani ha organizzato una conferenza stampa dedicata all’analisi della situazione politica nell’attuale periodo pre-elettorale.

Dopo aver ricordato la ratifica e l’adesione della RDCongo ai testi internazionali che garantiscono il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione, d’opinione, di espressione, di riunione e di manifestazioni pubbliche, il Collettivo ha ribadito che la Costituzione della RDCongo istituisce, per quanto riguarda la libertà di manifestazione, un regime informativo e non di autorizzazione. Purtroppo, il Collettivo constata che, invece di fare riferimento alle disposizioni costituzionali che promuovono la democrazia, le autorità della RDC continuano a fare erroneamente riferimento al Decreto Legislativo n. 196 del 29 gennaio 1999 che, in materia di manifestazioni pubbliche, impone un sistema di una previa autorizzazione da parte dell’autorità politica e amministrativa.

A titolo illustrativo, i rappresentanti delle ONGDH hanno dichiarato: “Lo si constata spesso, soprattutto quando i partiti di opposizione organizzano una manifestazione per rivendicare i loro legittimi diritti, incluso per quanto riguarda la trasparenza nel processo elettorale. Spesso le loro proteste vengono brutalmente e violentemente represse dalla PNC, per il fatto che non erano state autorizzate”. Il Collettivo ha anche osservato che i partiti politici stanno reclutando dei giovani allenati in arti marziali, che si comportano come vere milizie, alla vista di tutte le autorità. Stranamente, questi “giovani atleti” sono maggiormente reclutati dai partiti politici al potere.

A questo proposito, il Collettivo ha inoltre osservato che recentemente, quando un partito di opposizione organizza una manifestazione, i partiti al potere subito organizzano una contromanifestazione, mobilitando questi giovani, spesso dotati di armi. È successo a Kinshasa, Lubumbashi e Mbujimayi. Nella sua analisi, il Collettivo afferma che, in questo periodo elettorale, il potere cerca di creare una psicosi nella popolazione e un clima di terrore, per impedire rivendicazioni democratiche, anche nel caso di frodi elettorali.

Infine, il Collettivo raccomanda ai giovani congolesi di impegnarsi di più per impedire la frode elettorale e di non sostenere quei politici malintenzionati che tentano, a tutti i costi, di creare dei disordini per ottenere il potere o per rimanervi.

Il 12 ottobre, un centinaio di donne, membri della Dinamica delle donne per il cambiamento (Dyfac), hanno sfilato per le strade di Kinshasa per chiedere ai partiti politici di non ricorrere ai giovani “atleti” per le loro manifestazioni elettorali e per esigere misure di sicurezza e la trasparenza nel processo elettorale.

Verso una separazione delle elezioni presidenziali da quelle parlamentari?

Il 12 ottobre, Felix-Marie Kasongo Niembo, vice presidente del UDCN (Unione dei Democratici per la Concordia Nazionale), un partito della maggioranza presidenziale (MP), ha affermato che “la separazione delle elezioni presidenziali da quelle legislative non può in alcun modo essere un ostacolo per il corretto svolgimento delle elezioni”. Tale affermazione è probabilmente un tentativo di sondaggio lanciato dalla “MP” (maggioranza presidenziale) per testare la reazione della pubblica opinione sull’ipotesi di una separazione delle elezioni presidenziali dalle legislative.

Tharcisse Nembalemba Loseke, un membro della “DTP” (Dinamica Tshisekedi Presidente) ha dichiarato che il candidato Etienne Tshisekedi wa Mulumba non è “contrario” all’idea di una tale “separazione”. Secondo Loseke, “si potrebbero separare le due elezioni per non dare al presidente uscente un pretsto per rinviare le elezioni presidenziali”.

Jean-Claude Ndjakanyi Onokoma Shongo ha affermato che “l’UNC (Unione per la Nazione Congolese) di Vital Kamerhe è contro ogni idea di separazione delle elezioni. Occorre evitare che il presidente eletto abbia un’influenza sull’elettorato in occasione delle elezioni dei deputati nazionali”.

Dello stesso parere è anche l’UFC (Unione delle Forze per il Cambiamento) di Léon Kengo wa Dondo. “L’UFC è contro la separazione delle elezioni”, ha dichiarato Dieudonné Wabi, rappresentante del partito per il Benelux. “Un’eventuale separazione potrebbe essere analizzata solo come un tentativo di influenzare il risultato delle elezioni legislative”. Wabi continua: “Nel caso di un’eventuale separazione, allora cadrebbe l’argomento che era servito per giustificare la riduzione delle elezioni presidenziali a un solo turno, in vista di non appesantire le finanze pubbliche”. E conclude: “Sul piano costituzionale, la separazione delle elezioni potrebbe avere un impatto negativo sul mandato temporale dei deputati nazionali, appartenenti a una legislatura giunta ormai al suo termine, previsto il 6 dicembre”.

Ex segretario di Stato per l’Informazione durante la Seconda Repubblica, Vincent Nzuzi Mulamba, è semplicemente “contrario” a una separazione delle due consultazioni elettorali previste per il 28 novembre, affermando: “Sono contrario perché una separazione rischia di favorire il presidente eletto, che potrà influenzare le elezioni dei deputati nazionali”. Nzuzi conclude: “I Congolesi hanno la disgraziata reputazione di seguire chi detiene il potere”.

Il 14 ottobre, durante una mattinata politica organizzata a Kinshasa, le associazioni della società civile raggruppate nella piattaforma “Agire per elezioni trasparenti e pacifiche” (Aeta) hanno rievocato le difficoltà logistiche, tecniche, politiche e di sicurezza che la CENI sta affrontando e hanno affermato che è impossibile che essa possa organizzare le elezioni presidenziali e legislative in conformità con il calendario elettorale. Queste ONG hanno dichiarato che il modo “approssimativo e non trasparente”, con cui si è finora svolto il processo elettorale, potrebbe avere un impatto negativo sulla tenuta delle prossime elezioni “secondo le scadenze previste e in condizioni accettabili”. Il segretario permanente di Aeta, Jérôme Bonso, ha precisato che un eventuale rinvio delle elezioni non richiede necessariamente la formazione di un nuovo governo. “Si potrebbe arrivare ad un consenso per stabilire un periodo di tempo, necessario alla Ceni per ultimare la preparazione, affinché le elezioni possano svolgersi in un clima pacifico”, ha suggerito. Secondo il Presidente del coordinamento Sinergia del Congo, Christopher Mutamba, occorre arrivare ad un consenso tra la Ceni, i partiti politici e la società civile.

Kivu: alcune sfide elettorali

Come spesso accade, le elezioni hanno un significato diverso nelle province e nella capitale. Mentre a Kinshasa si parla soprattutto delle elezioni presidenziali, nel Kivu ci si preoccupa soprattutto delle elezioni legislative e provinciali.

– Nel Nord Kivu, nel 2006, nel “Piccolo Nord”, che comprende i territori di Masisi, Rutshuru, Goma e Nyiragongo e per lo più popolato da Rwandofoni, furono iscritti 1.172.693 elettori. Nel “Grande Nord”, che comprende i territori di Beni, città di Beni, Butembo e Lubero e per lo più popolato da Nande, furono iscritti 1.289.319 elettori. Gli elettori del “Grande Nord” rappresentavano, allora, il 52% degli elettori dell’intero Nord Kivu. Le elezioni del 2006 avevano dunque permesso ai Nande di prendere, per pochi punti, il controllo del Nord Kivu. Con una lieve superiorità demografica, i Nande sono stati in grado di avere una certa maggioranza in seno alle istituzioni politiche: Julien Paluku, governatore del Nord Kivu dal 2006, è un Nande, il “Grande Nord” aveva ottenuto 25 deputati nazionali e il “Piccolo Nord” ne aveva ottenuto 23. Il “Grande Nord” aveva ottenuto venti deputati a livello provinciale e il “Piccolo Nord” diciotto. Tuttavia, nelle recenti iscrizioni degli elettori del 2011, si nota che esse hanno invertito il rapporto demografico. Nel Piccolo Nord, sono stati iscritti 1.389.994 elettori, mentre nel Grande Nord, sono stati registrati 937.995 elettori.

Nel Piccolo Nord Kivu, nel territorio di Goma, la percentuale di iscrizione è del 161% degli elettori previsti e nel territorio del Nyiragongo è del 216% degli elettori previsti. In tal modo, Goma è passata da 180.955 elettori iscritti nel 2006 ai 351.455 elettori registrati nel 2011 (per 218.000 elettori previsti) e il territorio di Nyiragongo è passato da 41.083 elettori nel 2006 a 107.458 elettori nel 2011 (per 49.700 elettori previsti). Il Territorio di Rutshuru, densamente popolato (481.054 elettori, otto seggi all’Assemblea Nazionale e sei seggi all’Assemblea Provinciale) e la popolazione è composta da Nande, Hunde e Ruandofoni, sarà un settore chiave per le elezioni legislative nazionali e provinciali.

– Nel Sud Kivu, provincia di origine di Vital Kamerhe, la scommessa elettorale si gioca sul piano delle legislative nazionali e provinciali in un contesto politico locale molto frammentato. Questa provincia è quella dove l’UNC di Vital Kamerhe può avere la maggiore influenza. Questo partito è principalmente installato nei territori di Fizi (191.295 elettori iscritti), Uvira (297.624 elettori iscritti), Walungu (265.963 elettori iscritti), Bukavu (290.069 elettori iscritti) e Idjwi (95.074 elettori iscritti). Tuttavia, occorre relativizzare il potenziale elettorale dell’UNC, perché condivide parte del suo elettorato con l’UDPS di Étienne Tschisekedi, che vanta un forte seguito a Fizi e a Bukavu. Inoltre, la comunità Bashi, da cui proviene Vital Kamerhe, è divisa e i suoi capi tradizionali sostengono Joseph Kabila.

Dal 2006, infatti, Joseph Kabila sta cercando di corteggiare la comunità Bashi, rappresentata al governo centrale dal ministro dell’Agricoltura, Norbert Basengezi Katintima. Il PPRD ha lanciato una vasta operazione di seduzione nei confronti di questa comunità nel territorio di Walungu, nominando coordinatore della MP Eugène Mukubaganyi Mulume, capo della comunità Mwenshe, da cui provengono il Governatore del Sud Kivu, Marcelin Cishambo e il presidente dell’UNC, Vital Kamerhe. Come nel Nord Kivu, dove le iscrizioni degli elettori hanno contribuito a invertire il rapporto demografico tra Piccolo e Grande Nord, le iscrizioni degli elettori hanno ridotto il peso politico della comunità Bashi nel Sud Kivu. Nei territori di Shabunda, Mwenga, Fizi e Idjwi, dove la comunità Bashi è una minoranza, le percentuali di iscrizione, nel 2011, sono superiori al 100% degli elettori previsti (Territorio di Idjwi, 107,38%, Territorio di Fizi, 122,84%, Territorio di Mwenga, 113,71%, Territorio Shabunda, 102,25%). Anche se i territori di Fizi e Idwji hanno un peso elettorale molto basso (numero di votanti iscritti: territorio Idjwi, 88.537; territorio Fizi, 191.295, Territorio di Mwenga, 240.826, Territorio di Shabunda, 146 685), questo dato potrebbe ridurre di alcuni punti il peso elettorale di Bashi nel sistema politico locale del Sud Kivu.