Elezioni → tra corruzione e una maggioranza parlamentare gonfiata

Editoriale Congo Attualità n. 378  – A cura di Rete Pace per il Congo

Il 15 marzo, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha organizzato le elezioni senatoriali in 24 province su un totale di 26. Sono i deputati provinciali che, in conformità con la legislazione vigente, eleggono i senatori Secondo i risultati provvisori, su un totale di 109 senatori, il Fronte Comune per il Congo (FCC) ne ha ottenuti 91, oltre a un senatore a vita nella persona dell’ex presidente Joseph Kabila. LAMUKA ne ha ottenuti 6 e Verso il Cambiamento (CACH) 3. I rimanenti 8 senatori saranno eletti dopo le elezioni legislative nazionali e provinciali che saranno organizzate a Beni e Butembo (Nord Kivu) e a Yumbi (Maï-Ndombe), poiché rinviate per motivi di insicurezza.

Casi sospetti di corruzione: la necessità di far ricorso alla Corte costituzionale

Queste elezioni senatoriali sono state marcate da vari casi sospetti di corruzione. Le tangenti oscillavano tra i 20.000 e i 100.000 $. A volte erano i candidati che le offrivano ai deputati provinciali. Altre volte succedeva il contrario. Tutto ciò ha causato il ritiro di oltre 40 candidati ancor prima delle stesse elezioni e, soprattutto, la sconcertante sconfitta dei candidati dell’opposizione. Un caso emblematico è quello delle Assemblee provinciali di Kinshasa e del Kasai – centrale in cui, con 12 e 7 deputati rispettivamente, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), partito del nuovo Presidente della Repubblica Felix Tshisekedi, non ha ottenuto alcun senatore.
Per rimediare a questa situazione, va notato che l’articolo 110 (2° paragrafo) della Costituzione prevede che “qualsiasi causa di ineleggibilità alla data delle elezioni, accertata successivamente dall’autorità giudiziaria competente, comporta la perdita del mandato di deputato o di senatore. In questi casi, l’interessato viene rimpiazzato dal suo primo sostituto”. Inoltre, l’articolo 10 della legge elettorale precisa che “non sono eleggibili “(…) le persone condannate con sentenza irrevocabile per … corruzione, … “. Di conseguenza, i singoli candidati o i loro partiti hanno avuto la possibilità di far ricorso alla Corte costituzionale entro otto giorni dalla data della proclamazione dei risultati provvisori da parte della Commissione elettorale. È auspicabile che l’abbiano fatto. Chi non l’ha fatto dimostra di essere direttamente implicato in questo scandalo o di esserne complice.
Da parte sua, la Corte costituzionale dovrà stabilire le diverse responsabilità ed emettere le rispettive sentenze secondo verità e giustizia, sotto pena di essere tacciata di parzialità e di mancanza di indipendenza.
Inoltre, sarebbe opportuno pensare ad una prossima revisione della legge elettorale per includere, nel X° capitolo dedicato alle disposizioni penali, delle sanzioni nei confronti di candidati ed elettori che si rendessero responsabili di atti di corruzione in occasione delle elezioni indirette dei senatori nazionale e dei governatori provinciali.

L’esorbitante maggioranza parlamentare ottenuta dall’FCC: una potenziale minaccia per la democrazia congolese

Organizzate dopo le elezioni presidenziali e le legislative nazionali culminate con l’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica e dell’Assemblea dei deputati nazionali, le elezioni senatoriali concludono, in un certo qual modo, il ciclo elettorale a livello nazionale, permettendo l’insediamento del Senato e aprendo la strada alla formazione di un nuovo Governo.
Il fatto che la Commissione elettorale non abbia pubblicato alcun risultato dettagliato (seggio elettorale per seggio elettorale, circoscrizione elettorale per circoscrizione elettorale, provincia per provincia) delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali del 30 dicembre 2018, non fa che aumentare il sospetto che i risultati generali pubblicati non siano che il frutto di oscuri brogli elettorali.
Tuttavia, nonostante la mancanza di credibilità dei risultati elettorali divulgati dalla Commissione elettorale, non ci si può esimere dall’analizzare la nuova situazione politica che si è creata proprio in seguito a tali elezioni.
Già nelle elezioni legislative nazionali, il Fronte Comune per il Congo (FCC) aveva ottenuto più di 330 deputati (più del 66 %, pari ai 2/3) su un totale di 500 seggi. Con le elezioni senatoriali, l’FCC ha ottenuto 91 senatori, più 1 senatore a vita, ciò che corrisponderebbe all’84,4 % su un totale di 109 senatori.
Ne deriva che l’FCC disporrebbe di almeno 422 parlamentari (il 69,3 %) su un totale di 609 che compongono il Congresso (Assemblea nazionale e Senato riuniti insieme).
All’interno del Congresso, l’FCC usufruirebbe di una maggioranza parlamentare ben superiore ai 3/5 (365 parlamentari su un totale di 609) dei componenti dell’emiciclo.
Una maggioranza parlamentare così elevata potrebbe rischiare di trasformarsi in una grande minaccia nei confronti della democrazia, in quanto concederebbe ad una sola forza politica la possibilità di determinare non solo la politica generale del Paese, ma anche il futuro delle Istituzioni della Repubblica.
Per esempio, con una simile maggioranza, l’FCC potrebbe essere tentato di modificare la modalità delle elezioni presidenziali, passando dal voto universale diretto (articolo 70 della Costituzione) al voto universale indiretto. In tal caso, il Presidente della Repubblica non sarebbe più eletto direttamente dal popolo, ma indirettamente dal Parlamento riunito in congresso.
Inoltre, con questa maggioranza e sulla base degli articoli 164 – 166 della Costituzione, l’FCC potrebbe decidere di avviare una procedura giudiziaria presso la Corte Costituzionale contro il nuovo Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi, per alto tradimento, violazione intenzionale della Costituzione, cessione di una parte del territorio nazionale, gravi violazioni dei diritti umani, corruzione, malversazione di fondi pubblici, arricchimento illecito, reato contro l’onore o la moralità. In effetti, secondo la costituzione, il Parlamento può prendere una simile decisione con una maggioranza pari o superiore ai 2/3 dei parlamentari che compongono il Congresso (406 su 609).
Da questa analisi sul nuovo assetto politico congolese, si può dedurre che le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali del 30 dicembre scorso hanno sì contribuito a provocare un cambiamento a livello della Presidenza della Repubblica, ma hanno lasciato intatto il precedente regime, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Ciò è avvenuto perché l’opposizione si è forse concentrata troppo sulle elezioni presidenziali, pensando che fosse sufficiente cambiare il presidente della Repubblica per cambiare l’intero regime. Non è stato così. Occorrerebbe quindi prendere atto dell’immensa importanza delle elezioni legislative (nazionali e provinciali) in un processo vera democratizzazione del Paese e di reale rinnovamento del ceto politico alla guida delle istituzioni.