15 NOVEMBRE → “MANIFESTAZIONI” MUTATE IN “CITTÀ MORTE”

Editoriale Congo Attualità n. 341 – a cura della Rete Pace per il Congo

 

Una giornata test

Il 7 novembre, il movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA) aveva indetto una giornata di manifestazioni, per il 15 novembre e su tutto il territorio nazionale, per esprimere il proprio dissenso a proposito del nuovo calendario elettorale appena pubblicato e che fissa il 23 dicembre 2018 come data per le prossime elezioni presidenziali e legislative (nazionali e provinciali), permettendo all’attuale presidente Joseph Kabila di rimanere al potere un secondo anno in più, essendo il suo mandato presidenziale già terminato il 20 dicembre 2016.

Nel suo comunicato, LUCHA «chiede ai Congolesi di organizzare delle manifestazioni pacifiche nei propri quartieri, sbarrando le strade e aderendo a una giornata senza l’apertura di scuole, università, negozi, mercati e uffici della pubblica amministrazione».

Questa giornata del 15 novembre si colloca all’interno di una campagna più vasta il cui obiettivo finale è di ottenere le dimissioni volontarie o la destituzione del presidente Kabila entro il 31 dicembre 2017, per permettere un periodo di “transizione senza Kabila”, con un Presidente della Repubblica e un Governo, entrambi di transizione, incaricati di organizzare le prossime elezioni.

Essa è stata appoggiata in modo esplicito dalla Dinamica dell’Opposizione e, soprattutto dal Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, che l’ha presentata come un’ennesima giornata “città morte”.

Sempre secondo il comunicato di LUCHA, tale giornata dovrebbe servire per «verificare la capacità di mobilitazione e di preparazione della popolazione prima dell’assalto finale del mercoledì 28 novembre», che consisterebbe nel «bloccare completamente il paese (strade, porti, aeroporti, frontiere, scuole, università, negozi, mercati, uffici della pubblica amministrazione), senza alcuna interruzione, fino alla caduta effettiva del regime Kabila».

Una valutazione tra molte altre

Concepita dai movimenti civici come giornata di manifestazioni, con blocco di strade, sit-in e cortei, la giornata del 15 novembre si è trasformata ben presto in un’ennesima giornata “città morte”. Una delle cause di questo cambiamento di modalità è forse stata l’ambiguità con cui il Raggruppamento dell’Opposizione l’ha presentata. Risulta difficile valutarne il tasso di adesione, in quanto non si sa bene se chi non va a lavorare e rimane in casa lo fa per adesione o per paura di eventuali disordini o della repressione da parte della polizia. In ogni modo, nel caso del 15 novembre, il tasso di adesione  potrebbe essere qualificato di alto in alcune città dell’Est (Goma, Butembo e Beni / Nord Kivu), dove LUCHA  è particolarmente presente, medio – basso a Kinshasa (la capitale) e a Lubumbashi (Sud Est) e quasi nullo a Kisangani (Nord), a Matadi e a Boma (Ovest).

Il secondo elemento della giornata, le manifestazioni (sit-in, cortei, comizi), è stato completamente assente, a causa soprattutto della repressione messa in atto dalla polizia sin dagli inizi della giornata.

Già due giorni prima,  l’ispettore provinciale della polizia nel Nord Kivu, Placide Nyembo, aveva annunciato che «la polizia arresterà tutti quelli che tenteranno di perturbare l’ordine pubblico» e aveva quindi chiesto alla popolazione locale di non seguire la parola d’ordine data da degli  “incivili” e di continuare la vita normale. Il giorno precedente, il commissario provinciale della polizia di Kinshasa, Sylvano Kasongo, aveva dichiarato che «ogni gruppo di più di 5 persone sarà disperso senza pietà». Parole intollerabili che violano il diritto alla libertà di espressione, di riunione e di manifestazione e, quindi, da condannare senza alcuna esitazione e in modo chiaro ed esplicito.

 

Guardando verso il futuro

  1. Il Governo dovrebbe garantire e promuovere il rispetto del diritto dei cittadini alla libertà di espressione, di riunione e di manifestazione, in conformità con le disposizioni della Costituzione e delle leggi,

– chiedendo ai Governatori provinciali e alle autorità amministrative locali di revocare tutte le disposizioni incostituzionali e antidemocratiche relative al divieto di organizzazione di manifestazioni pubbliche di carattere politico e

– istruendo la Polizia a limitarsi ad assicurare la sicurezza delle persone e dei beni durante le manifestazioni, ricorrendo a un uso adeguato e proporzionato della forza solo in caso di estrema necessità, escludendo comunque sempre l’uso di armi letali.

  1. I movimenti cittadini e i partiti politici dovrebbero

– valutare realisticamente la fattibilità o meno degli obiettivi finora perseguiti attraverso le loro manifestazioni (dimissioni o destituzione dell’attuale Presidente della Repubblica, transizione senza Kabila) e trarre le conseguenze che ne potrebbero derivare.

– astenersi dal ricorrere alla violenza in tutte le sue forme ed evitare tutte quelle azioni e quei discorsi che potrebbero dar adito all’intervento della polizia.