Congo Attualità n. 460

L’ESERCITO UGANDESE IN RDCONGO PER COMBATTERE LE ADF

INDICE

1. RDCONGO – UGANDA: IL TABÙ DEGLI INTERVENTI MILITARI ESTERNI
2. L’ENTRATA DI TRUPPE UGANDESI IN RDCONGO
3. ALCUNE DELLE DICHIARAZIONI CHE NE SONO SEGUITE
4. IL DIBATTITO SULLA COSTITUZIONALITÀ O MENO DELL’AUTORIZZAZIONE DI ENTRATA IN RDCONGO CONCESSA DA KINSHASA ALL’ESERCITO UGANDESE
5. DIETRO LE QUINTE

1. RDCONGO – UGANDA: IL TABÙ DEGLI INTERVENTI MILITARI ESTERNI

Il 30 novembre, gli eserciti ugandese e congolese hanno iniziato delle operazioni militari congiunte nell’est della RDCongo, per combattere le Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato di origine ugandese. Ma la presenza di militari ugandesi in territorio congolese è ampiamente messe in discussione.
Il via libera concesso da Kinshasa all’ingresso delle truppe ugandesi in RDCongo ha innescato un ampio dibattito sulla legittimità e sugli obiettivi di tale intervento.
Le immagini dei soldati ugandesi che entrano in Congo a piedi con armi e bagagli sollevano molti interrogativi e, soprattutto, ravvivano nei Congolesi tristi ricordi del passato. Tra il 1998 e il 2003, l’esercito ugandese aveva attivamente partecipato a quella che, ormai, è nota come “seconda guerra congolese”, dapprima sostenendo la milizia MLC di Jean-Pierre Bemba, poi scontrandosi apertamente con  l’esercito ruandese a Kisangani nel 2000. Se la maggioranza dei Congolesi vuole mettere fine ai drammatici massacri commessi nel Nord Kivu e nell’Ituri, è però consapevole dei rischi inerenti all’entrata di un esercito straniero in territorio congolese.
A questo proposito, va ricordato che, nel 2005, l’Uganda fu condannata dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, per “violazioni dei diritti umani e sfruttamento illegale delle risorse naturali”.
Le attuali operazioni militari ugandesi sul suolo congolese sono state motivate da recenti attentati commessi a Kampala e attribuiti dalle autorità ugandesi alle ADF. Ma si può ritenere che la richiesta dell’Uganda per intervenire in territorio congolese non sia affatto dispiaciuta a Kinshasa.
Dallo scorso maggio, le due province del Nord Kivu e dell’Ituri sono poste sotto il regime della legge marziale, un regime eccezionale che dà pieni poteri ai militari, per intensificare le offensive militari contro i vari gruppi armati. Ma dopo sette mesi di legge marziale, in quelle due province il numero delle violenze e dei massacri non è affatto diminuito. Durante questo periodo di legge marziale, sono state uccise più di 1.200 persone e l’aiuto ugandese arriva proprio nel momento giusto, per rinforzare un regime di legge marziale, i cui risultati sono molto deludenti, almeno finora.
Secondo una fonte dei servizi di sicurezza occidentali, la decisione di Félix Tshisekedi di lasciare entrare le truppe ugandesi in territorio congolese per combattere le ADF è quindi molto pragmatica: «Di fronte alla mancanza di risultati sufficienti nell’applicazione della legge marziale, il presidente non aveva altra scelta che accettare la richiesta dell’Uganda. L’esercito congolese è ancora molto debole. Da solo, non è in grado di assicurare la sicurezza del Paese. Il presidente sa che, in occasione delle prossime elezioni del 2023, sarà giudicato sulla sua promessa di sicurezza».
Ma i rischi dell’intervento ugandese sono molto reali.
Il presidente Tshisekedi ha scommesso sul miglioramento della sicurezza nell’est del Paese facendo ricorso ad operazioni militari congiunte, attraverso una stretta collaborazione con l’Uganda che, anch’esso, vuole mettere definitivamente fine alla minaccia rappresentata dalle ADF. Ma la scommessa è molto rischiosa. I risultati possono essere deludenti e la pressione militare su questo gruppo armato può avere un effetto contrario, come l’aumento delle rappresaglie contro le popolazioni civili, come finora successo.
Inoltre, l’arrivo delle truppe ugandesi in territorio congolese rischia di riaccendere le tensioni regionali. È quanto spiega Jason Stearns, direttore del Gruppo Studi sul Congo (GEC) della New York University: «Il Ruanda, che da tempo guarda l’Uganda con sospetto, potrebbe considerare il dispiegamento delle truppe ugandesi nell’est della RDCongo come una minaccia e un’invasione di una zona da esso ritenuta essenziale per la sua sicurezza nazionale e il suo sviluppo economico». Il rischio sarebbe quello di un’escalation di un conflitto già esistente, in cui Uganda e Ruanda si ritroverebbero a combattersi ancora l’un contro l’altro, sempre in territorio congolese, come in passato.
Al di là di questi rischi, se le operazioni militari risultano necessarie per sconfiggere i gruppi armati, non sono però sufficienti per assicurare la pace nell’est della RDCongo. Le cause dell’insicurezza e delle violenze sono, infatti, molteplici: problemi economici, conflitti fondiari, comunitari e sociali, sfruttamento illegale delle risorse naturali e lotte interminabili per l’accesso al potere politico. In tale contesto, la soluzione militare non può essere l’unica ritenuta. Se è necessario effettuare operazioni militari, è anche necessario attuare un programma di smobilitazione, disarmo e reinserimento sociale, promuovere progetti di mediazione dei conflitti locali, costruire e riparare le infrastrutture e, infine, assicurare servizi pubblici essenziali.[1]

2. L’ENTRATA DI TRUPPE UGANDESI IN RDCONGO

Il 28 novembre, un consigliere della presidenza congolese che ha chiesto l’anonimato ha dichiarato che, il venerdì 26 novembre, il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha autorizzato l’esercito ugandese (Forza di Difesa del Popolo Ugandese / UPDF) ad attraversare la frontiera, per combattere, in collaborazione con l’esercito congolese, le Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato di origine ugandese e responsabile di innumerevoli massacri nell’est della Repubblica Democratica del Congo e di recenti attentati in Uganda. Secondo le sue dichiarazioni, «è tuttavia necessario che tutte le procedure previste siano rispettate, in particolare a livello del Parlamento e del comando delle Forze Armate della RDCongo (FARDC)».
Il Capo dello Stato è arrivato a tale decisione dopo aver consultato anche una delegazione di notabili della comunità Nande, maggioritaria nella regione di Beni e della quale faceva parte anche Antipas Mbusa Nyamuisi, presidente del RDC-K/ML.[2]

Il presidente congolese Félix Tshisekedi non ha fatto altro che accogliere una richiesta del suo omologo ugandese Yoweri Museveni. Questo intervento militare dovrebbe assumere la forma di un’operazione congiunta tra l’esercito ugandese e quello congolese. L’obiettivo sarebbe quello di perseguire il gruppo armato delle ADF, attivo nell’est della RDCongo. Il 16 novembre, le autorità ugandesi avevano accusato proprio le ADF di essere responsabili dei due attentati di Kampala che hanno provocato la morte di quattro persone e che erano stati rivendicati dall’ISIS attraverso la sua provincia centrafricana (ISCAP) a cui apparterrebbero le ADF. Lo scorso marzo, infatti, gli Stati Uniti avevano inserito le ADF tra i “gruppi terroristici” affiliati ai jihadisti dell’ISIS.
Sono questi attentati perpetrati a Kampala (Uganda) che hanno permesso a Yoweri Museveni di aumentare la pressione sulla sua controparte congolese. È da anni che il presidente ugandese cerca di ottenere l’approvazione di Félix Tshisekedi per questa operazione. Durante un’intervista rilasciata a France 24 in settembre, il presidente ugandese aveva già espresso la sua intenzione di inviare delle truppe nella RDCongo: «Siamo sempre pronti ad aiutare il governo congolese, qualora ce lo consentisse».
Si nota un riavvicinamento tra Kinshasa e Kampala, soprattutto da quando Felix Tshisekedi è salito al potere. Su iniziativa del presidente ugandese Yoweri Museveni, lo scorso maggio sono stati firmati degli accordi per la riabilitazione di varie strade che collegano i due Paesi. I due Capi di Stato avevano inaugurato tali lavori a metà giugno, in una cerimonia organizzata a Kasindi, una cittadina situata sulla frontiera.[3]

Il 29 novembre, in una conferenza stampa, Patrick Muyaya, ministro delle Comunicazioni e portavoce del governo, ha affermato che non c’è ancora alcuna presenza dell’esercito ugandese sul suolo congolese, anche se ci sono degli scambi di informazioni tra le due parti: «Non ci sono truppe ugandesi nella RDCongo, anche se ci sono dei contatti regolari e stretti tra le forze armate e i servizi di intelligence della RDCongo e dell’Uganda. Alla luce della crescente minaccia, i nostri eserciti possono prendere in considerazione la possibilità di alcune azioni mirate». Il portavoce del governo ha quindi accennato alla possibilità di andare oltre l’attuale tipo di collaborazione con l’esercito ugandese: «In continuità con lo scambio di informazioni in corso da diversi mesi, il popolo congolese sarà informato sull’implementazione di azioni “mirate e concertate”, previste in collaborazione con l’esercito ugandese per combattere contro le ADF, nostro comune nemico». Egli ha infine ammesso che la possibilità di un’operazione militare congiunta tra i due Paesi è “un’opzione possibile, poiché si è in presenza di una minaccia internazionale”.[4]

Il 30 novembre, il portavoce del ministero della Difesa ugandese ha annunciato che l’esercito ugandese (Uganda People’s Defence Force/UPDF), ha avviato delle operazioni militari contro le Forze Democratiche Alleate (ADF) nel territorio di Beni, nell’est della RDCongo. Secondo le sue dichiarazioni, tali operazioni sono coordinate congiuntamente con gli “alleati”, che sono le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC): «Questa mattina abbiamo effettuato degli attacchi aerei contro alcune basi delle ADF, in collaborazione con i nostri alleati congolesi».
Subito dopo l’annuncio fatto dal portavoce del ministero della Difesa ugandese, in un tweet, il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, ha annunciato l’inizio di «azioni mirate e concertate con l’esercito ugandese contro alcune posizioni delle ADF nell’est del Paese. Si tratta di attacchi aerei e di bombardamenti a partire dall’Uganda». In effetti, nel corso della mattinata, l’esercito ugandese ha bombardato le postazioni delle ADF situate nei pressi di Medina,  nel distretto di Watalinga del territorio di Beni, al confine con l’Uganda.[5]

Il 30 novembre, il portavoce del Ministero della Difesa ugandese ha assicurato che i bombardamenti aerei effettuati in mattinata dall’Uganda People’s Defense Force (UPDF) hanno colpito con precisione le basi delle Forze Democratiche Alleate (ADF) che erano state individuate nel territorio di Beni (Nord Kivu). Egli ha aggiunto che sono previste anche delle operazioni a terra, per localizzare altri siti delle ADF. Fonti locali confermano l’effettuazione di bombardamenti aerei. Almeno due aerei militari ugandesi hanno sorvolato la zona, per colpire gli obiettivi identificati nel distretto di Watalinga. Dopo gli attacchi aerei, il portavoce del governo congolese ha annunciato che l’esercito congolese e quello ugandese prevedono di passare ad un’offensiva terrestre congiunta mediante il dispiegamento di truppe di fanteria, per condurre delle operazioni di rastrellamento, ciò che permetterà loro di prendere il controllo sul territorio e di garantirne la sicurezza.[6]

Il 30 novembre, la società civile di Watalinga, nel territorio di Beni (Nord Kivu), ha confermato l’ingresso delle truppe ugandesi in suolo congolese. Secondo David Muwaze, un rappresentante della società civile locale, nel pomeriggio, i militari ugandesi hanno attraversato il confine congolese attraverso il posto di confine di Nobili e si sono installati a Buisegha, un villaggio situato tra Nobili e la località di Kamango. Il presidente della società civile di Watalinga, Mabele Musaidizi Watala, ha precisato che «i militari ugandesi provenienti da Nobili sono già a Buisegha, a 3 km da Kamango. Altri sono già a Bauma, vicino a Bungando. Il capo distretto, Pascal Saambili, ci ha chiesto di invitare la popolazione alla calma, perché si tratta di un accordo firmato tra il governo congolese e quello ugandese. Purtroppo, la popolazione non era a conoscenza di questo arrivo e, presa dalla paura, sta fuggendo».[7]

Il 1° dicembre, una seconda ondata di militari ugandesi è entrata in territorio congolese verso le 11:00, a bordo di veicoli blindati, carri armati e una dozzina di camion “KAMAZ”.[8]

Il 1° dicembre, a Kinshasa, in una conferenza stampa, il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, ha confermato la presenza di truppe ugandesi nella Repubblica Democratica del Congo sin dal giorno anteriore. Circa le preoccupazioni del popolo congolese che, ricordando le numerose atrocità commesse in passato dall’esercito ugandese in territorio congolese, deplora il fatto che le autorità congolesi abbiano acconsentito all’attuale suo ritorno nell’est della RDCongo, il ministro Patrick Muyaya ha affermato che il governo congolese ha scelto di guardare verso il futuro, senza dimenticare il passato. «Tutti sappiamo di avere avuto un passato difficile con l’Uganda. Noi non n dimentichiamo nulla del nostro passato e comprendiamo le preoccupazioni dei nostri connazionali. Sappiamo che si tratta di un’operazione militare su cui, a ragione, molti nostri connazionali esprimono molti dubbi. Ma ci sono delle decisioni che è necessario prendere e noi abbiamo fatto la scelta di andare avanti insieme, perché ci troviamo di fronte a un nemico comune, le ADF, che non conosce confini, che sta uccidendo sia nell’est della RDCongo che in Uganda. Abbiamo quindi l’obbligo di collaborare», ha affermato Patrick Muyaya.
Occorre ricordare che, dal 1998 al 2003, le Forze di Difesa del Popolo Ugandese (UPDF) avevano occupato la parte nord-orientale della RDC, particolarmente la provincia dell’Ituri, commettendovi dei crimini molto gravi. Inoltre, in quel periodo, nel 2001, per sei giorni la città di Kisangani fu vittima di una guerra tra gli eserciti ugandese e ruandese. In quell’occasione, più di 1.000 persone rimasero uccise e 3.000 ferite, senza calcolare gli inestimabili danni materiali.[9]

Il 2 dicembre, terzo giorno dell’operazione lanciata contro le ADF, nuovi rinforzi in truppe ed equipaggiamenti sono arrivati nella Repubblica Democratica del Congo a partire dall’Uganda.
«Verso le 16:00 (14:00 GMT), abbiamo visto entrare in territorio congolese un’altra colonna di militari ugandesi, con dei veicoli blindati e dei camion cisterne per l’acqua», ha indicato Tony Kitambala, giornalista indipendente con sede a Nobili (Nord Kivu). Nel frattempo, a fine giornata, nel loro primo comunicato stampa congiunto, i portavoce dei due eserciti, i generali Flavia Byekwaso e Léon-Richard Kasonga, hanno indicato che «le forze speciali delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) appoggiate dalle unità speciali delle Forze di Difesa del Popolo Ugandese (UPDF) continuano le operazioni di ricerca e di rastrellamento delle zone che erano state bombardate dai due eserciti il mattino del 30 novembre».[10]

Il 3 dicembre, le truppe ugandesi e congolesi hanno continuato la loro offensiva congiunta contro le ADF sul suolo congolese. I militari ugandesi sono entrati attraverso Nobili, del raggruppamento di Bawisa. Dell’accordo tra le autorità congolesi e ugandesi su queste operazioni congiunte non si sa ancora nulla, né sulla durata delle operazioni, né sul numero dei militari ugandesi entrati nella RDCongo. Tuttavia, secondo alcune fonti, sarebbero già arrivati ​​almeno 1.700 soldati ugandesi e ne sarebbero attesi altri 300. Questi militari dell’esercito ugandese hanno stabilito la loro base operativa avanzata a Mukakati, un villaggio del settore di Watalinga, a circa 13 km da Nobili, posto di frontiera con l’Uganda,[11]

Il 3 dicembre, le Forze di Difesa del Popolo Ugandese (UPDF) hanno annunciato che continueranno l’offensiva “Shujja” (colui che è forte, in swahili) contro le Forze Democratiche Alleate (ADF) fino a quando questo gruppo non sarà definitivamente annientato. In un’intervista, il portavoce della Difesa e dell’Esercito, il brigadiere Flavia Byekwaso, ha dichiarato: «Non possiamo dire quando le truppe ugandesi potranno lasciare la Repubblica Democratica del Congo, poiché si tratta di un’operazione appena iniziata e in corso. Credo che vi rimarranno fino a quando le ADF non saranno completamente sconfitte». L’offensiva ugandese è comandata dal capo delle forze terrestri delle UPDF, il tenente generale Muhoozi Kainerugaba, e dal comandante della divisione Mountain, il maggior generale Kayanja Muhanga.[12]

Pochissime sono le informazioni sulle attuali posizioni delle ADF. Secondo varie fonti dei servizi di sicurezza, l’attuale stato maggiore delle ADF si troverebbe in una zona situata tra i territori di Mambasa e d’Irumu,  nella provincia di Ituri, a prossimità delle postazioni delle milizie della CODECO. Le ADF avrebbero trasferito i loro accampamenti da Beni in questa regione subito dopo l’instaurazione della legge marziale nel Nord Kivu e nell’Ituri, dopo aver abbandonato molte loro basi tradizionali, situate finora nella regione di Beni dove, attualmente, avrebbero formato piccoli gruppi, di una quarantina di combattenti ciascuno, che operano a Halungupa, Lume, Bashu, Mwenda, Kainama e Mamove, perpetrando attacchi per rifornirsi di viveri, medicinali, armi e infiltrarsi nelle grandi città, al fine di ottenere informazioni utili. Sempre secondo queste fonti dei servizi di sicurezza, lo stesso Moussa Seka Baluku, attuale capo delle ADF, non risiederebbe in un campo fisso ma, grazie alla collaborazione di gruppi complici creati già da diversi anni, si sposterebbe regolarmente nella regione di Beni, per sfuggire agli attacchi di cui è oggetto da parte dell’esercito.[13]

Varie sono le sfide che le FARDC e l’UPDF dovranno affrontare.
La prima sfida è quella di mettere in sicurezza la strada Kasindi-Beni, lunga circa 80 chilometri. Si tratta di una strada molto importante per il settore economico poiché, a partire dalla frontiera congolo-ugandese di Kasindi-Lubiriha, permette di raggiungere l’Africa orientale e l’Oceano Indiano. Questa strada è l’unica via di esportazione e di importazione utilizzata dagli operatori economici di Beni e Butembo, per rifornire di beni di prima necessità il Nord Kivu, l’Ituri e la Tshopo. Ma è proprio su questo tratto stradale Beni – Kasindi che le ADF hanno finora teso imboscate, massacrato persone, incendiato veicoli e villaggi e saccheggiato i beni della popolazione.
La seconda sfida è quella di facilitare il ritorno degli sfollati a Bulongo, Kisima, Makisabo, Halungupa, Mamove e altri villaggi del territorio di Beni, considerati come i granai della regione ma oggi abbandonati a causa degli attacchi delle ADF.
La terza sfida è quella di mettere in sicurezza la strada Oicha – Komanda, che collega il Nord Kivu e l’Ituri, una strada spesso bloccata al traffico, a causa degli attacchi e delle imboscate delle ADF.[14]

3. ALCUNE DELLE DICHIARAZIONI CHE NE SONO SEGUITE

Il 28 novembre, il Premio Nobel per la Pace 2018, il dottor Dénis Mukwege, in un tweet ha ricordato le nefaste conseguenze della presenza, in passato, degli eserciti ruandese e ugandese sul territorio congolese e ha denunciato ciò che egli denomina “strategia dei piromani/vigili del fuoco” e decisione inaccettabile: «Dopo 25 anni di crimini di massa e saccheggio delle nostre risorse da parte dei Paesi limitrofi, l’autorizzazione che il Presidente della Repubblica ha concesso all’UPDF e gli accordi di cooperazione militare con l’esercito ruandese (RDF) sono inaccettabili. No ai piromani che si presentano come vigili del fuoco! Gli stessi errori produrranno gli stessi tragici effetti. Congolesi in piedi. La nazione in pericolo».[15]

Il 29 novembre, il professor Bily Bolakonga si è espresso sull’autorizzazione concessa all’esercito ugandese per entrare nella RDCongo, al fine di combattere contro le Forze Democratiche Alleate (ADF) nelle due province del Nord Kivu e dell’Ituri. Secondo lui, questa autorizzazione è una evidente ammissione del fallimento della legge marziale decretata nelle due province.
Tuttavia, egli ha dichiarato che il Presidente della Repubblica non aveva alcun margine di manovra poiché, da  almeno due settimane, l’Uganda stava minacciando di invadere la RDCongo.
Secondo fonti sicure, l’Uganda avrebbe invaso il territorio congolese con o senza l’accordo delle autorità congolesi, perché alcune zone significative del suo territorio erano oggetto di attacchi da parte di forze negative a partire dalla RDCongo. Allora, si sono avviate delle trattative segrete.
Decidendo di autorizzare l’ingresso delle truppe ugandesi nella RDCongo, il Capo dello Stato ha optato per il male minore (che rimane sempre un male), in quanto un’invasione dell’esercito ugandese senza l’accordo delle autorità congolesi sarebbe stata un’umiliazione simile a quella delle forche caudine. Tanto più che la RDCongo non ha assolutamente i mezzi, almeno per il momento, per contenere un’invasione ugandese. Si è quindi ritenuto meglio cooperare, tanto più che l’esercito congolese è gravemente privo di risorse operative, poiché certi ufficiali generali si dedicano piuttosto ai loro affari economici.
Poiché la decisione è già stata presa, ora è necessario inquadrarla:
Primo: occorre dare a questa decisione una forma di legalità, ricorrendo a tutti gli strumenti giuridici possibili (parlamentari e altri);
Secondo: occorre inquadrare questa entrata delle truppe ugandesi attraverso un accordo che comprenda clausole chiare. coinvolgendo gli stati maggiori di comando dei due eserciti (creazione di una commissione militare congiunta), evitare che l’esercito ugandese – rinomato nell’est della RDCongo per il suo basso livello di disciplina e per l’attività commerciale di alcuni suoi generali – si dedichi allo sfruttamento illegale delle risorse naturali e umane, creare dei meccanismi operativi di controllo congiunto da effettuarsi in modo periodico e sistematico, prevedere dei meccanismi di sanzione per qualsiasi irregolarità o crimine commesso;
Terzo: limitare nel tempo la presenza dell’esercito ugandese in territorio congolese e fare in modo che la valutazione effettuata ad ogni scadenza (con possibilità di proroga) sia basata sui risultati e sul rispetto scrupoloso delle clausole dell’accordo.[16]

Il 30 novembre, il deputato nazionale e presidente del Gruppo dei deputati delle 26 province della RDC, Gratien Iracan, ha indicato che «l’intervento congiunto degli eserciti ugandese e congolese per combattere le forze negative che destabilizzano la regione dell’Ituri e del Nord Kivu potrebbe essere una soluzione efficace, per mettere fine ai massacri finora perpetrati». Secondo questo deputato di Insieme pour la Repubblica, dopo 5 mesi di operazioni militari nel nell’ambito della legge marziale e di fronte ai continui massacri perpetrati nonostante sia in vigore la legge marziale, è ragionevole che la RDC accetti l’intervento dell’esercito ugandese per combattere le ADF.[17]

Il 30 novembre, in occasione della seduta plenaria per l’autorizzazione della 13ª proroga della legge marziale nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu, i deputati nazionali si sono detti favorevoli ad operazioni militari congiunte tra  l’Uganda e la RDCongo, in vista di una maggiore efficacia della lotta contro le ADF perché, secondo loro, “il tempo della legge marziale è uguale a quello di prima della legge marziale”. Affinché le disposizioni della legge marziale possano riportare rapidamente la pace nell’Ituri e nel Nord Kivu, i deputati nazionali si sono detti favorevoli alla collaborazione tra le forze armate ugandesi e quelle congolesi per combattere insieme contro le ADF e le altre forze negative.[18]

Il 30 novembre, il deputato nazionale André Claudel Lubaya ha affermato che «l’entrata in guerra degli ugandesi contro le ADF, sul territorio congolese e con l’autorizzazione dello stesso governo congolese, è una evidente ammissione del fallimento della legge marziale, dell’impotenza dell’apparato militare della RDC e dei limiti di tutte le relative politiche». Questo deputato eletto a Kananga, nella provincia del Kasai Centrale, ha affermato che il Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, non può tacere quando l’integrità del territorio è minacciata: «Sulla base all’articolo 74 della Costituzione, il Presidente della Repubblica ha la responsabilità di salvaguardare l’indipendenza del paese e l’integrità del suo territorio. Di fronte alla gravità della situazione, egli deve uscire dal silenzio, per rassicurare la nazione e mantenerla unita, per eliminare dubbi e dissipare malintesi. Non può rimanere in silenzio quando l’integrità del territorio è minacciata, soprattutto quando tale minaccia proviene da un Paese che, in un passato ancora recente, ha già aggredito il nostro territorio».[19]

Il 30 novembre, intervenendo in una seduta dell’Assemblea nazionale sull’ennesima richiesta di proroga della legge marziale nel Nord Kivu e nell’Ituri, un deputato nazionale eletto nella circoscrizione di Goma (Nord Kivu), Hubert Furuguta, ha criticato l’ingresso, secondo lui incontrollato, delle truppe ugandesi in territorio congolese, senza discuterne dapprima in Parlamento. Il deputato Furuguta ha rivolto una serie di domande al Presidente dell’Assemblea Nazionale, al quale ha chiesto di dire la verità sulla presenza dei militari ugandesi in territorio congolese: «In questo periodo così complesso, è attraverso i social media che abbiamo sentito parlare delle operazioni militari di un esercito straniero sul nostro territorio. Signor Presidente, queste operazioni sono collegate alle operazioni in corso nell’ambito della legge marziale? O sono parallele a quelle della legge marziale? O sono indipendenti da quelle della legge marziale? Quanti militari sono entrati e con quali armi? Si sono posti dei limiti alle libertà di movimento di questi militari stranieri sul nostro territorio? Noi amiamo la sicurezza del nostro Paese, ma se questa operazione è mal programmata, essa produrrà una maggior insicurezza. Chiediamo la verità. Se non ci diciamo la verità, contribuiremo a perpetuare l’infelicità del nostro Paese». In effetti, nessuna indicazione è stata finora fornita da fonte ufficiale sul numero dei militari finora entrati, né sulla possibile durata delle operazioni.[20]

Il 2 dicembre, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Christophe Mboso N’kodia, ha dichiarato che l’attuale cooperazione militare tra la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica dell’Uganda è la conseguenza di una raccomandazione della Commissione “Difesa e Sicurezza” dell’Assemblea Nazionale: «Dal 30 novembre, l’esercito congolese beneficia della collaborazione dell’esercito ugandese, in seguito alle raccomandazioni formulate dalla Commissione “Difesa e Sicurezza” della nostra Assemblea Nazionale».[21]

Il 2 dicembre, in una seduta plenaria, il presidente del Senato, Modeste Bahati, ha dichiarato: «sono i deputati e i senatori delle due province dell’Ituri e del Nord Kivu che hanno inviato un memorandum al Presidente della Repubblica, chiedendogli di collaborare con l’esercito ugandese. Si tratta di una raccomandazione formulata anche nel rapporto della Commissione “Difesa e sicurezza” dell’Assemblea nazionale. L’iniziativa è dunque partita dal parlamento, dietro richiesta di vari nostri colleghi».[22]

4. IL DIBATTITO SULLA COSTITUZIONALITÀ O MENO DELL’AUTORIZZAZIONE DI ENTRATA IN RDCONGO CONCESSA DA KINSHASA ALL’ESERCITO UGANDESE

Il 30 novembre, il deputato nazionale André Claudel Lubaya ha affermato che non si può indire una guerra, senza informarne previamente la nazione, tanto meno senza l’autorizzazione del Parlamento: «Ricorrendo alla strategia del fatto compiuto. il governo congolese deve ora prendersi le sue responsabilità. Deve dire la verità alla nazione ed evitare di trattare questa questione con superficialità. Non è possibile trascinare una nazione in una guerra senza dapprima informarla o senza ottenere il consenso del Parlamento. La situazione è grave. Ci sono molte cose da chiarire, lezioni da imparare e responsabilità da assumersi. Il governo ha il dovere di essere trasparente e responsabile e, su questo tema, è tenuto a rispettare le leggi della Repubblica».[23]

Il 1° dicembre, il portavoce della Polizia nazionale congolese (PNC), il Commissario Pierrot Mwana Mputu, ha parlato delle operazioni militari congiunte intraprese il giorno precedente dalle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) e dalle Forze di Difesa Popolare dell’Uganda ( UPDF) contro il gruppo armato delle Forze Democratiche Alleate (ADF) nel territorio di Beni (Nord Kivu). A chi rimprovera il governo di non aver previamente chiesto l’autorizzazione del Parlamento per l’entrata delle truppe ugandesi in territorio congolese, il portavoce della PNC ha risposto: «Attualmente, nella Repubblica Democratica del Congo non esiste alcuna disposizione che sancisca la previa autorizzazione del parlamento nel caso in cui il Presidente della Repubblica decida di chiedere l’appoggio di un esercito straniero». Secondo lui, è sufficiente che «il presidente della Repubblica ne informi i membri dei comitati di presidenza  del Senato e dell’Assemblea nazionale». Egli ha inoltre ricordato che la collaborazione tra le FARDC e l’UPDF è una delle raccomandazioni che il parlamento ha rivolto al governo e che i parlamentari che maggiormente hanno appoggiato queste operazioni militari congiunte sono proprio i deputati del Nord Kivu e dell’Ituri.[24]

Il 3 dicembre, il deputato Juvenal Munubo, eletto nella circoscrizione di Walikale (Nord Kivu), ha dichiarato che non era opportuno autorizzare l’ingresso di truppe straniere in territorio congolese: «Avremmo potuto limitarci solo a uno scambio di informazioni nell’ambito della CIRGL, senza autorizzare l’ingresso di truppe ugandesi nella RDCongo», visto che «la collaborazione tra eserciti non significa necessariamente accettare la presenza di forze straniere in Congo».
Il deputato ha persino accusato l’esecutivo di non avere rispettato i testi costituzionali: «Autorizzando l’esercito ugandese ad entrare in territorio congolese senza previamente sottoporre al Parlamento il relativo accordo di difesa, il governo congolese viola intenzionalmente l’articolo 214, comma 1 della Costituzione. Ora spetta ai deputati assumersi le proprie responsabilità e al popolo congolese di restare vigile». Reagendo alle dichiarazioni del portavoce della Polizia Nazionale Congolese ( PNC), Juvenal Munubo ha affermato che, «secondo l’articolo 214 della Costituzione, gli accordi di pace (e di difesa) devono essere sottoposti alla ratifica del Parlamento», precisando che «la consultazione di alcuni deputati membri dei gruppi parlamentari provinciali non rappresenta un’esigenza legale in materia».
Egli insiste: «Agli articoli 213 e 214, la Costituzione distingue due tipi di accordi: gli accordi non soggetti a ratifica (art. 213, comma 2) e gli accordi soggetti a ratifica (214, comma 1), tra cui quelli relativi alla pace (difesa), al commercio e alle finanze».
Secondo lui, il modo migliore per procedere sarebbe stato quello di applicare le raccomandazioni della Commissione “Difesa e Sicurezza” dell’Assemblea Nazionale: cambiamenti nella catena di comando militare, rafforzamento delle risorse logistiche, lotta contro l’impunità all’interno dell’esercito, ecc.[25]

In realtà. La Costituzione congolese si pronuncia sullo stato d’emergenza, stato d’assedio (legge marziale, dichiarazione di guerra, trattati internazionali di pace, ma non sembra fare alcun riferimento né ad un’eventuale autorizzazione di entrata in RDCongo concessa ad un esercito straniero, né ad operazioni militari congiunte tra l’esercito congolese e l’esercito di un Paese terzo in territorio congolese:
Articolo 119, comma 2:
Le due Camere del Parlamento si incontrano in Congresso per:
l’autorizzazione della proclamazione dello stato di emergenza, dello stato d’assedio (legge marziale) e della dichiarazione di guerra, secondo gli articoli 85 e 86 della presente Costituzione.
Articolo 85:
Quando circostanze gravi minacciano, in modo immediato, l’indipendenza o l’integrità del territorio nazionale o determinano l’interruzione del regolare funzionamento delle istituzioni, il Presidente della Repubblica dichiara lo stato di emergenza o lo stato d’assedio (legge marziale) dopo concertazione con il Primo Ministro e i Presidenti delle due Camere .., Ne informa la nazione con un messaggio.
Articolo 86:
Il Presidente della Repubblica dichiara la guerra con decreto deliberato in Consiglio dei Ministri, dopo aver chiesto il parere del Consiglio superiore di difesa e previa autorizzazione dell’Assemblea nazionale e del Senato, secondo l’articolo 143 della presente Costituzione.
Articolo 143:
Conformemente alle disposizioni dell’articolo 86 della Costituzione, il Presidente della Repubblica dichiara la guerra su decisione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio supremo di difesa e con l’autorizzazione delle due Camere del Parlamento. Ne informa la Nazione con un messaggio.
Articolo 213:
Il Presidente della Repubblica negozia e ratifica i trattati e gli accordi internazionali.
Il Governo conclude gli accordi internazionali non soggetti a ratifica previa delibera del Consiglio dei ministri. Egli ne informa l’Assemblea nazionale e il Senato.
Articolo 214:
I trattati di pace (di sicurezza, ndr), i trattati commerciali, i trattati e gli accordi relativi alle organizzazioni internazionali e alla risoluzione dei conflitti internazionali… possono essere ratificati o approvati solo in virtù di una legge.

5. DIETRO LE QUINTE

Uganda e Ruanda hanno tra loro una relazione conflittuale e si accusano a vicenda di una reciproca destabilizzazione a partire dall’est della Repubblica Democratica del Congo.
Va ricordato che, già nel 2000, i due eserciti ruandese e ugandese si erano aspramente scontrati per sei giorni, a Kisangani, importante centro minerario della RDCongo nordorientale, provocando molte centinaia di morti e feriti.
Essere il principale punto di transito per l’oro e per altri minerali estratti nella Repubblica Democratica del Congo, prima che siano esportati fuori dall’Africa, è sicuramente fonte di enormi guadagni. Per questo Ruanda e Uganda sono ancora oggi impegnati in un vero e proprio braccio di ferro, per costringere la RDCongo a favorire l’uno o l’altro.
A metà ottobre, il capo di Stato ugandese, Yoweri Museveni, aveva annunciato l’intenzione di finanziare, per un importo di 53 milioni di dollari, la costruzione di nuove infrastrutture stradali nel Nord Kivu. Da parte sua, anche il capo di Stato ruandese, Paul Kagame, ha annunciato di voler costruire, nei pressi di Goma, nella stessa provincia del Nord Kivu, un “villaggio moderno” (con un costo di 30 milioni di dollari) a favore delle vittime dell’eruzione vulcanica avvenuta lo scorso maggio. Tutto ciò basta per dimostrare che ciascuno di questi due paesi ha degli interessi economici e geostrategici da difendere in RDCongo. Ci si può quindi chiedere come reagirà il Ruanda se l’Uganda, con l’ingresso delle sue truppe in territorio congolese, interferisse sugli interessi ruandesi nella RDCongo. Non si potrebbe escludere un nuovo scontro tra i due eserciti in territorio congolese, magari via gruppi armati affiliati. Si tratterrebbe di uno scontro simile alla guerra dei sei giorni del 2000 a Kisangani.[26]

Nel 2020, l’Uganda aveva annunciato lo studio di un progetto di costruzione di strade nell’est della RDCongo, che avrebbe favorito la sicurezza e le relazioni commerciali tra i due paesi. Le strade prese in considerazione sono la Kasindi-Beni (80 km), la Beni-Butembo (54 km) e la Bunagana-Ruchuru-Goma (89 km). Il 27 maggio 2021, i due governi hanno firmato un accordo intergovernativo per approvare il progetto. Il 16 giugno 2021, i presidenti Yoweri Museveni e Félix Tshisekedi hanno partecipato a una cerimonia di inaugurazione dei lavori a Mpondwe-Kasindi. Il costo dell’intero progetto sarebbe di almeno 65,9 milioni di dollari. Gran parte dei macchinari necessari (scavatori, ruspe, bulldozer, trattori, rulli compressori, camion e altri mezzi di trasporto) e i container adibiti a uffici, alloggi e strutture sanitarie, sono già arrivati alla base cantieristica di Dott Services Limited e altri si trovano già presso il Liberty Internal Custom Depot, nel parco industriale di Namanve.[27]

[1] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 04.12.’21
http://afrikarabia.com/wordpress/rdc-ouganda-le-tabou-des-interventions-militaires-etrangeres-ravive/
[2] Cf AFP – lalibre.be/Afrique, 28.11.’21
[3] Cf Victor Mauriat – RFI, 28.11.’21; Actualité.cd, 28.11.’21
[4] Cf Actualité.cd, 29.11.’21
[5] Cf Radio Okapi, 30.11.’21; Patrick Maki – Actualité.cd, 30.11.’21
[6] Cf Actualité.cd, 30.11.’21; Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 30.11.’21
[7] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 30.11.’21; Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 30.11.’21
[8] Cf Merveilles Kiro – Politico.cd, 02.12.’21
[9] Cf Prince Mayiro – 7sur7.cd, 01.12.’21; Radio Okapi, 02.12.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 02.12.’21
[10] Cf AFP – Actualité.cd, 03.12.’21
[11] Cf Actualité.cd, 03.12.’21
[12] Cf Monitor – Congovirtuel.com, 03.12.’21
[13] Cf Radio Okapi, 07.12.’21
[14] Cf Radio Okapi, 08.12.’21
[15] Cf Actualité.cd, 28.11.’21
[16] Cf Bily Bolakonga – Laprunellerrdc.info, 29.11.’21
[17] Cf Radio Okapi, 30.11.’21
[18] Cf Radio Okapi, 01.12.’21
[19] Cf Christian Malele – Politico.cd, 30.11.’21
[20] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 30.11.’21
[21] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 03.12.’21
[22] Cf Moise Dianyishayi – 7sur7.cd, 02.12.’21
[23] Cf Christian Malele – Politico.cd, 30.11.’21
[24] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 02.12.’21
[25] Cf Actualité.cd, 03.12.’21
[26] Cf Coco Kabwika – Congovirtuel.com, 29.11.’21
[27] Cf The Observer – Congovirtuel.com, 02.12.’21